dossier pedagogico Homo sapiens La grande storia della diversità umana Ogni villaggio è un microcosmo che tende a riprodurre il macrocosmo dell’umanità intera, anche se in proporzioni un po’ diverse. Luigi Luca Cavalli Sforza, 2011 Martin Harvey Getty Images • indicazioni per l’uso del dossier • schede di lavoro mal d’Africa la solitudine è un’invenzione recente geni, popoli e lingue tracce di mondi perduti Italia, l’unità nella diversità tutti parenti, tutti differenti • consigli di lettura dello Scaffale d’arte • filmografia • siti internet guida all’uso del dossier Il dossier è pensato per tutti coloro che sono curiosi di sapere e sperimentare. Suggerisce spunti di discussione e attività. Le schede di lavoro approfondiscono temi chiave con immagini, informazioni, citazioni e proposte operative. Il dossier è uno strumento utile per sviluppare a scuola o a casa gli argomenti trattati al museo. Per un rapporto costante di scambio e riflessione con scuole e famiglie, oltre la visita in mostra. per approfondire la nostra metodologia di lavoro, vi consigliamo: C. Francucci e P. Vassalli (a cura di), Educare all’arte. Immagini esperienze percorsi, Electa Milano 2009 e Educare all’arte, Electa Milano 2005 istruzioni d’uso una risorsa per insegnanti, genitori e operatori Con la mostra Homo sapiens. La grande storia della diversità umana il gruppo internazionale di scienziati, appartenenti a differenti discipline e coordinati da Luigi Luca Cavalli Sforza, presenta le più recenti scoperte sull’evoluzione dell’uomo e sulle strade percorse dai nostri antenati durante la diffusione della specie umana. Il risultato è una mostra interattiva e multimediale che racconta in sei sezioni le storie e le avventure degli spostamenti, in larga parte ancora sconosciuti, che hanno generato l’attuale mosaico della diversità umana. Come la mostra, il dossier è diviso in sei sezioni e intreccia discipline diverse con l’obiettivo di rendere più facile e chiara la comprensione delle tematiche affrontate lungo il percorso espositivo, che spazia dall’archeologia alla preistoria, dalla genetica all’antropologia e all’arte. Aspettiamo di conoscere la vostra opinione su questo dossier e le sue proposte d’uso. Scriveteci all’indirizzo: [email protected] Per ringraziarvi, i primi cinquanta che invieranno commenti, idee e elaborati riceveranno un ingresso omaggio. Vi preghiamo di specificare se siete insegnanti, genitori o operatori. obiettivi didattici • Sollecitare abilità già presenti in maniera spontanea in ogni ragazzo • Lavorare in gruppo confrontandosi con gli altri: raccontare, descrivere, dialogare scambiandosi domande, informazioni, opinioni ed emozioni • Cogliere legami e sinergie fra le diverse discipline per lo studio della preistoria • Incontrare il fatto storico a partire dal confronto con il quotidiano per stimolare la curiosità e sollecitare rinvii al presente • Collocare nel cosiddetto tempo profondo gli eventi, dalla preistoria a oggi • Accrescere la capacità di osservazione di antichi manufatti e opere d’arte per comprendere il contesto in cui sono stati realizzati • Sperimentare le tecniche grafiche e pittoriche dell’arte preistorica • Studiare il linguaggio come caratteristica tipica della nostra specie in continuo cambiamento e evoluzione • Capire che la specie umana è unica, di origine africana, anche se la sua storia è multiforme • Comprendere l’inconsistenza scientifica del concetto di “razza” • Percepire il museo come risorsa per l’educazione interculturale • Offrire modalità di apprendimento che utilizzino criteri teorici e soluzioni laboratoriali La grande mappa della diffusione umana nel mondo 2 scheda di lavoro primati ordine di mammiferi che comprende lemuri, scimmie e ominidi. specie in biologia, insieme di individui il cui incrocio porta alla nascita di una prole fertile. geologo studia l’origine, la storia, la forma e la costituzione della Terra e delle rocce che la compongono. La storia dell’umanità inizia con i piedi. André Leroi-Gourhan, 1964 Mal d’Africa Strani primati di grossa taglia emergono dalle radure africane e colonizzano il Vecchio Mondo. Siamo poco dopo gli inizi del genere Homo, quasi 2 milioni di anni fa. Qual è il loro tratto distintivo? L’espansione cerebrale? L’utilizzo di strumenti in pietra? Certamente, ma ciò che contraddistingue queste nuove specie sembra soprattutto l’acquisizione di una locomozione bipede completa. Il bacino è compatto, arcuato, con l’attaccatura di potenti muscoli. L’andatura smette di essere incerta e oscillante e gli arti superiori non penzolano più, lunghissimi, sui fianchi. I primi Homo sono esseri slanciati e agili, adattati agli ambienti in via di inaridimento dell’Africa orientale. Divisi in più specie, sono grandi camminatori, forse già senza pelo, figli a modo loro della formazione della Great Rift Valley, una valle tettonica dell’Africa orientale in cui sono stati scoperti numerosi resti fossili risalenti a più di 16 milioni di anni fa. Si spostano in cerca di cibo, si diffondono, esplorano ambienti inediti, si muovono incessantemente. C’è qualcosa di loro, in tutti noi, ancora oggi. Nel momento in cui abbiamo cominciato a diventare umani, abbiamo anche iniziato a vagare negli spazi aperti, a solcare praterie, ad attraversare vallate e istmi, a cercare qualcosa oltre la collina. Ricostruzione di due individui di Australopithecus afarensis che lasciarono le loro impronte presso il sito di Laetoli, Tanzania © AMNH 3 attività su due zampe Camminare “su due zampe” provoca una serie di vantaggi e svantaggi rispetto, ad esempio, all’andatura quadrupede dei nostri parenti più prossimi, gli scimpanzé. Se è vero che, grazie al modo in cui ci spostiamo, abbiamo le mani libere per trasportare cibo e oggetti, l’abbandono del quadrupedismo comporta una riorganizzazione costosa di tutta l’anatomia: rende più instabili, porta a esporre gli organi vitali, restringe il canale del parto nelle femmine ed è più difficile da apprendere per i cuccioli. Ancora oggi, il nostro corpo non è completamente adattato alla postura eretta: chi soffre di ernia del disco, mal di schiena e logorio delle articolazioni ne sa qualcosa! Proponete ai vostri studenti, durante una giornata di sole, a ridosso del mezzogiorno, di camminare su 4 zampe, e di osservare l’ombra che proiettano rispetto a quando camminano con due. Qual è stato uno dei vantaggi più importanti del bipedismo per una specie che si muoveva nelle infuocate radure africane? attività dai tempo al tempo! I primi rappresentanti del genere Homo compaiono sulla Terra circa 2.5 milioni di anni fa. A noi sembra un tempo incredibilmente antico ma riusciamo a immaginare esattamente quanto sia? Concepire in modo astratto periodi così lunghi, quello che gli scienziati chiamano “tempo profondo”, è quasi impossibile anche per un adulto. Vi proponiamo allora un modo “pratico” per visualizzarlo. Paragoniamo l’età della Terra, circa 4.5 miliardi di anni, alla lunghezza di un rotolo di carta igienica, mediamente 24 metri. Rispetto alla lunga età della Terra, dove si colloca la comparsa di Homo sapiens? La soluzione si ottiene con una proporzione: 2400 cm: 2500 millenni = x cm: 2.5 millenni, x = 2.4 cm. Considerando che uno strappo misura in media 12 cm, il genere Homo sapiens compare solo alla fine del nostro rotolo, quindi in tempi molto recenti! attività abili primitivi Congiuntamente alla comparsa del genere Homo, gli scienziati hanno trovato i primi strumenti in pietra: la costruzione di utensili con questo materiale è una caratteristica tipicamente umana. Questi oggetti sono davvero così “primitivi”? Quali erano le conoscenze che un “artigiano” preistorico doveva avere? Provate con gli studenti, prendendo due sassi e colpendo uno con l’altro, a ottenere l’oggetto che avete in mente, anche molto elementare. E’ semplice? I nostri antenati, oltre a essere in grado di immaginare una forma senza vederla e a essere abili scheggiatori, erano anche esperti geologi. Provate a scheggiare pietre di tipo diverso: alcune saranno troppo dure, altre troppo fragili. Le pietre utilizzate per gli strumenti preistorici, come la selce e l’ossidiana, hanno invece la giusta durezza e da esse si possono ottenere margini estremamente affilati. Tavoletta narrativa Inuit d’avorio, ricavata dalla sezione longitudinale di una zanna di tricheco. Le incisioni sul davanti e sul retro narrano scene di caccia e pesca e di vita del villaggio 4 scheda di lavoro uomo di Neanderthal specie del genere Homo, parente più prossimo di Homo sapiens. Specie documentata in Europa e in Asia occidentale fra 250 mila e 30 mila anni fa. Il nome deriva dal sito tedesco in cui sono stati scoperti alcuni dei loro primi reperti. filogenesi storia evolutiva di una specie o di un gruppo e delle sue parentele. Una sola specie umana abita adesso questo pianeta, ma gran parte della storia ominide è stata caratterizzata dalla molteplicità, non dall’unità. Lo stato attuale dell’umanità come un’unica specie, massimamente diffusa sull’intero pianeta, è decisamente insolito. Stephen J. Gould, 1998 La solitudine è un’invenzione recente Quando la nostra specie Homo sapiens nasce in Africa, intorno a 200 mila anni fa secondo i dati genetici e archeologici, una delle sue prima attività è quella di… spostarsi! Ma il Vecchio Mondo è già affollato di specie del genere Homo fuoriuscite dall’Africa in almeno due ondate precedenti. Così i nostri antenati sapiens, uscendo dall’Africa a ondate successive ed espandendosi di regione in regione, incontrano i loro cugini più antichi, convivono lungamente con loro negli stessi territori, fino a quando - per ragioni non ancora chiare, forse a seguito di una competizione per le risorse - rimangono l’unico rappresentante del genere Homo sulla Terra, con la faccia piatta, le gambe lunghe, i lobi frontali ben sviluppati, l’infanzia prolungata. Un’evenienza assai tardiva e forse casuale. Fino a 40 millenni prima, un battito di ciglia del tempo geologico, ben cinque specie del genere Homo vivono tutte insieme nel Vecchio Mondo. Ricostruzione del possibile aspetto di un uomo di Neanderthal il quale, secondo alcuni recenti ritrovamenti, utilizzava penne di uccello come ornamento. Illustrazione di Mauro Cutrona 5 attività parliamo neandertaliano? L’uomo di Neanderthal doveva avere una forma elementare di linguaggio articolato, come testimonia la conformazione della sua gola. Probabilmente a causa di un adattamento ai climi freddi, il suo collo è più corto del nostro, e di conseguenza laringe, faringe e corde vocali sono più brevi. Studiandone la forma, gli scienziati ipotizzano che questi nostri cugini non riuscissero a pronunciare le vocali “i”, “a”, “u” e le consonanti “g” e “k”. Provate a leggere una frase omettendo questi suoni: la lingua che ascolterete avrà qualcosa di affine all’antico neandertaliano! attività il cespuglio degli ominidi La storia evolutiva umana è più complessa di quello che ci si potrebbe aspettare. Non solo perché i fossili sono spesso pochi e frammentari, ma anche perché l’umanità è rappresentata da una notevole varietà di forme, che si sono spostate, probabilmente anche incrociandosi fra loro, fino all’estinzione quasi totale del genere Homo. Di questo “cespuglio” di specie ne è sopravvissuta una sola: la nostra. Provate a diventare paleoantropologi e a ricostruire il cespuglio del genere Homo. Ritagliate i crani e poi attaccateli su un pannello provando a ricostruire la filogenesi utilizzando i dati della tabella. È molto complesso poiché, in base al criterio di ordine che sceglierete, verranno fuori “cespugli” sempre diversi. Gli scienziati cercano di costruirne uno che sintetizzi al meglio l’insieme di tutti gli altri. probabile comparsa e estinzione altezza volume cranico provenienza Homo erectus 1.8 milioni 50.000 anni 180 cm fino a 1000 cm3 Africa, Europa e Asia Homo floresiensis 95.000 > 17.000 100 cm fino a 400 cm3 Indonesia Homo sapiens 200.000 > ? 170 cm fino a 1450 cm3 Africa, poi tutto il pianeta Homo habilis 2.3 > 1.4 milioni di anni 130 cm fino a 650 cm3 Africa Homo heidelbergensis 700.000 200.000 anni 180 cm fino a 1400 cm3 Europa, Asia e Africa Homo ergaster 1.9 > 1.4 milioni di anni 180 cm fino a 1000 cm3 Africa Homo neanderthalensis 250.000 30.000 anni 160 cm fino a 1500 cm3 Europa e Medio Oriente nome cranio 6 scheda di lavoro Cro-Magnon Homo sapiens con caratteristiche anatomiche moderne, documentato in Europa a partire da 40 mila anni fa. Il nome deriva dall’omonimo sito francese in cui sono stati trovati i loro primi reperti. genetica scienza che studia la trasmissione ereditaria dei caratteri biologici. archeologia scienza che studia La nostra scala di progresso tanto glorificata è in realtà la documentazione di una diversità declinante in una linea genealogica di scarso successo, la quale finì a un certo punto per imbattersi in una bizzarra invenzione dell’evoluzione chiamata coscienza. le civiltà del passato attraverso la raccolta e l’analisi delle tracce materiali che queste hanno lasciato. linguistica scienza che studia il linguaggio umano e la sua evoluzione nel tempo e nello spazio. megafauna il termine indica animali di grandi dimensioni ed è spesso associato alla fauna estinta nella preistoria, come mammut e dinosauri. Stephen J. Gould, 1993 Geni, popoli e lingue Il mosaico del popolamento di Homo sapiens sulla Terra si va componendo e con esso prendono forma i tracciati della diversità genetica, linguistica e antropologica dell’umanità. Dai siti europei dei sapiens di Cro-Magnon, ma forse già da ritrovamenti sudafricani più antichi, emergono i primi segni di un profondo cambiamento comportamentale e cognitivo che gli studiosi definiscono “Rivoluzione Paleolitica” e rappresentano la “seconda nascita” cognitiva e linguistica della specie umana, la specie parlante. Per la prima volta compaiono in natura capacità di pensiero e abilità creative che apparentemente non si riscontrano in alcun essere vivente, comprese le altre specie umane del passato. Perduto il nostro primato in quanto esseri eccezionali e unici, emergono i contorni della nostra specificità. Nel frattempo avvengono due epiche avventure di esplorazione e colonizzazione dei “nuovi mondi”: il continente australiano e le Americhe. Grazie alla convergenza di dati provenienti da discipline diverse – come la genetica di popolazioni, l’archeologia e la linguistica – è oggi possibile ricostruire l’albero genealogico delle diversificazioni dei popoli sulla Terra e le ramificazioni che hanno portato la specie umana a diffondersi in tutto il globo. È la storia planetaria della diversità umana scritta nei geni, nei popoli e nelle lingue. Rappresentazione di un mitocondrio, organulo cellulare contenente materiale genetico utilizzato per datare le relazioni filogenetiche di popolazioni e specie © Science Picture Co/Science Faction/Corbis 7 Pittura rupestre con cavallo proveniente dalla Grotta di Lascaux, Francia, Paleolitico Superiore attività pagine di pietra Intorno a 40 mila anni fa diventiamo anatomicamente e mentalmente moderni. E’ il fiorire di un’intelligenza divenuta simbolica e capace di astrazione: pitture rupestri straordinarie, animate sia da magnifiche scene di caccia realistiche sia da figure stilizzate e simboliche; opere d’arte intagliate nell’osso; sepolture rituali sontuose e sofisticate; ornamenti per il corpo, monili e abbellimenti; i primi strumenti musicali. E’ come se avessimo imparato a inventare mondi possibili, anziché accettare passivamente la dura realtà. Nasce la mente umana moderna, pronta a cimentarsi nelle sue “prime volte”, come l’arte e la musica. Provate a immedesimarvi in un artista preistorico: immaginate che la vostra classe sia una caverna buia, illuminata solo dal fuoco delle torce. Prendete dei sassi: saranno le vostre “pagine di pietra”. Disegnate i contorni delle figure con il carboncino (i nostri antenati usavano legno bruciato), mentre per i colori potete usare pigmenti naturali (ocra, caolino, limonite) mischiati con acqua. Pennelli? Dei sottili bastoncini simuleranno gli strumenti usati migliaia di anni fa. Lasciate asciugare il colore e infine fissate i pigmenti con la colla spray. attività Calco storico di cranio di Smilodon populator, la specie più grande mai vissuta di tigre dai denti a sciabola. Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze, sezione di Geologia e Paleontologia deviazioni linguistiche L’evoluzione delle lingue ha molti tratti in comune con l’evoluzione delle specie animali e vegetali. A partire da una “lingua madre” le lingue accumulano piccole variazioni nel tempo fino a diventare molto diverse dall’originale. Se due popolazioni che parlano la medesima lingua si isolano l’una dall’altra, le loro lingue cominceranno a differenziarsi divergendo, fino a che un individuo della prima popolazione non riuscirà più a comunicare con uno della seconda. Proviamo a simulare questo fenomeno. Dividete la classe in due gruppi. Comunicate a un membro di ciascun gruppo la frase: “Le migrazioni e gli adattamenti possono determinare una differenziazione tra i vari tipi di Homo sapiens”. Poi fate giocare al “telefono senza fili” entrambi i gruppi. Ogni errore di trasmissione simula una mutazione linguistica ma, essendo i due gruppi isolati, accumulano mutazioni differenti. Dopo qualche turno, ogni gruppo scrive l’ultima frase sussurrata su un foglio. Suddividete i due gruppi in due sottogruppi e proseguite il gioco. Alla fine confrontate le quattro frasi “figlie”. Cos’è successo? Quale frase assomiglia di più all’originale? Procedendo alla rovescia e confrontando somiglianze e differenze fra le lingue, i linguisti riescono a ricostruire gli alberi genealogici delle lingue del mondo. spunti di discussione Ricostruzione di Homotherium serum, grande felino americano vissuto tra 2 milioni e 100.000 anni fa © Davide Buonadonna estinzioni ieri, oggi e domani Ovunque sia arrivato nel suo migrare per il mondo e durante tutta la sua storia, Homo sapiens ha modificato gli ambienti e le specie viventi con cui è venuto in contatto. Celebri le estinzioni delle megafaune preistoriche, americana e australiana: animali di notevoli dimensioni, come il diprotodonte, o decisamente pericolosi, come la tigre dai denti a sciabola, non sono riusciti a sopravvivere all’incontro con il primate bipede, a causa della caccia intensiva o della distruzione del loro habitat. Ma questo è successo anche in epoca storica, basti pensare al Moa o al Dodo; purtroppo questo è un processo non ancora interrotto. Provate a fare una ricerca su quante sono le specie preistoriche che si sono estinte a causa dell’uomo e quante hanno subito la stessa sorte solo negli ultimi dieci anni. 8 scheda di lavoro uomo di Flores soprannominato hobbit man per via della sua piccola statura, si è estinto misteriosamente solo 12 mila anni fa, pur essendo anatomicamente arcaico. È l’ultima specie del genere Homo a essersi estinta. Il nome deriva dall’omonima isola indonesiana in cui sono stati scoperti i suoi reperti. adattamenti biologici e culturali In biologia si definisce adattamento una qualsiasi caratteristica ereditabile di un organismo che accresce la sua capacità di sopravvivere e di riprodursi nel suo ambiente. E’ uno dei concetti chiave su cui si basa la teoria evoluzionistica di Darwin: la selezione naturale, durante il tempo, ha permesso la sopravvivenza di quelle popolazioni i cui individui erano in possesso delle caratteristiche più funzionali in un determinato ambiente. Gli artigli di un leone, le pinne pettorali di un pesce, la pelliccia bianca di una volpe artica sono tutti classici esempi di adattamento. La nostra specie, però, è particolare: sono ormai decine di migliaia di anni che la nostra sopravvivenza non è garantita soltanto da determinate caratteristiche fisiche, ma anche e soprattutto da innovazioni culturali. Ad esempio, benché non possediamo più una folta pelliccia, siamo in grado di sopravvivere in climi freddissimi grazie ad avanzamenti tecnologici come fuoco e vestiti. La specie umana si adatta all’ambiente soprattutto in modo “culturale” e tecnologico: sono sopravvissute nel tempo quelle popolazioni che hanno progettato e realizzato innovazioni tali da permettere loro di sopravvivere in ambienti inediti. Spostarsi sul territorio è una prerogativa dell’essere umano, è parte integrante del suo “capitale”, è una capacità in più per migliorare le proprie condizioni di vita. E’ una qualità connaturata, che ha permesso la sopravvivenza dei cacciatori e raccoglitori, la dispersione della specie nei continenti, la diffusione dell’agricoltura, l’insediamento in spazi vuoti, l’integrazione del mondo, la prima globalizzazione ottocentesca. Massimo Livi Bacci, 2010 Tracce di mondi perduti Se l’uomo di Neanderthal e l’uomo di Flores fossero sopravvissuti qualche millennio in più, avrebbero visto campi coltivati e le prime città di Catal Huyuk, di Tell es Sultan e di Gerico. La domesticazione di piante e animali, avviata in più parti del mondo tra 11 mila e 7 mila anni fa, finito il grande freddo dell’ultima glaciazione, immette nel sistema terrestre un insieme di pratiche che fanno sì che gli ecosistemi producano ben più di quanto sarebbe naturale. La popolazione umana, con le prime civiltà agricole e urbane, inizia a crescere a ritmi mai visti prima, innescando nuove diffusioni di popoli, colonizzazioni, ibridazioni e nuovi conflitti tra antichi e recenti tracciati di espansione umana. Le carte del popolamento si rimescolano come le famiglie linguistiche e il grande viaggio della diversità umana riparte. Homo sapiens raggiunge tutti o quasi i lembi di terre emerse accessibili, con conseguenze irreversibili. L’impatto dell’uomo sulla diversità biologica diventa pesante e il ritmo di estinzione dei viventi per cause umane accelera. Anche la diversità culturale, nell’intreccio di spostamenti, non è esente da minacce: agricoltori e nomadi si incontrano e si scontrano. Queste storie ci consegnano un messaggio chiaro: gli spostamenti di popoli continuano a essere il motore principale dei cambiamenti nel mosaico della diversità umana. Zemi, idolo realizzato in fibre di cotone lavorate, intrecciate e mescolate a ossa, appartenente alla popolazione caraibica precolombiana dei Taino, unico esemplare esistente al mondo di “idolo” antillano. Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino 9 attività di segni e di scritture Connessa con la nascita del commercio e delle prime forme di economia, la scrittura nasce come strumento per semplificare queste attività, attraverso, ad esempio, l’uso di simboli per indicare il numero di capi di bestiame, di quantità di merce e per imprimere dati in qualcosa di più solido e duraturo della memoria umana. Di lì a breve, questo potente strumento invade ogni aspetto della vita umana, dalla religione alla letteratura, alla matematica. Dividete in due la classe. Un rappresentante di ciascun gruppo va alla lavagna e partendo dalla stessa frase deve farla indovinare alla sua squadra, senza parlare ma disegnando. Non vince chi ci arriva prima ma chi usa meno “segni”, perché la scrittura è nata anche per velocizzare la traduzione dei pensieri, usare concetti astratti e stimolare la fantasia. spunti di discussione Tavoletta in terracotta dell’antica Babilonia, 1700 a. C., contenente quella che gli studiosi pensano sia una formula, in caratteri cuneiformi, per calcolare la diagonale del quadrato. Il Teorema di Pitagora ben prima della nascita di Pitagora stesso. Yale Babylonian Collection animali a domicilio A partire dalla fine dell’ultima era glaciale, l’umanità comincia a produrre il proprio nutrimento, affrancandosi sempre più dalla necessità di sfruttare ciò che la natura offriva spontaneamente. Mentre sono molte le specie vegetali addomesticate in varie parti del globo, lo stesso non si può dire per quelle animali. Provate a scoprire quante e quali sono le specie animali addomesticate dall’uomo: come mai così poche? Quali sono secondo voi le caratteristiche di una specie “addomesticabile”? E perché queste specie hanno accettato un simile compromesso? Che vantaggio ne hanno tratto? Emblematica è la storia della specie allevata più antica: il cane. Provate a ricostruirla per capire come mai anche altre specie hanno avuto il suo stesso destino. Diverse razze di cani domestici © Chris Collins/CORBIS spunti di discussione estremamente adattabili Oggi organizzare un’escursione in ambienti estremi, come quelli artici, non è affatto semplice. Eppure già migliaia di anni fa questi territori erano colonizzati dalla nostra specie. Provate a scoprire quali sono le attrezzature necessarie a un esploratore che oggi vuole recarsi al Polo Nord. Provate ora a sostituirle tutte con qualcosa di affine ma preistorico. Deve essere stato semplice colonizzare quegli ambienti? Cosa ha permesso il successo di questi esploratori preistorici? Quali adattamenti si ebbero in prima battuta: adattamenti biologici, come il colore della pelle e dei capelli, o culturali? 10 scheda di lavoro Dicono i dotti che uno degli abitanti di quella regione, Italo, diventò re dell’Enotria; che questi dal suo nome, avendo mutato l’antico, si chiamarono Itali invece che Enotri e che da lui prese il nome di Italia tutta quella penisola dell’Europa compresa tra i golfi Scilletico e Lametico; distano questi l’uno dall’altro mezza giornata di cammino. Aristotele Italia, l’unità nella diversità La storia planetaria della diversità umana è ricca di casi emblematici. L’Italia deve la sua diversità biologica e culturale alla posizione geografica, alla forma del suo territorio e all’incessante stratificazione di popolazioni in ingresso e in uscita. Ne risulta un’unità nella diversità e una diversità nell’unità che non ha eguali al mondo. A partire dalla storia dei primi “italiani”, appartenenti ad altre specie umane che condivisero con noi i territori della penisola prima che i sapiens rimanessero gli unici rappresentanti viventi del genere Homo, il nostro Paese è da sempre terreno di incontri e transiti. Già dopo l’invenzione dell’agricoltura, l’Italia ha avuto una posizione strategica durante le fasi di popolamento del Mediterraneo. Le espansioni e le successive dispersioni di popoli lasciano traccia nel complesso mosaico genetico italiano. In queste trame di diversità emerge lentamente in filigrana l’unità culturale, come illustrato dalla nascita della lingua italiana molto tempo prima della nascita dell’Italia come entità politica unitaria. In epoca moderna i migranti sono stati gli italiani, sia nel periodo delle navigazioni planetarie che ci videro protagonisti, sia negli anni tra il 1840 e il 1914 durante i quali espatriarono 11 milioni di persone. Oggi Italia ed Europa sono di nuovo la meta di una crescente migrazione da terre lontane e il futuro sembra essere sempre più all’insegna della diversità. Il “Giovane Principe” di Arene Candide (grotta presso Finale Ligure, Savona), sepoltura di un giovane, vissuto 24.000 anni fa. Il corredo funebre, ricchissimo e perfettamente conservato, fa presupporre che il ragazzo fosse una personalità di spicco della sua comunità © Gustavo Tomsich/CORBIS 11 attività sulle tracce della preistoria Il nostro paese è conosciuto in tutto il mondo per la sua storia, ma molto poco per la sua preistoria. Sui libri di scuola l’Italia fa la sua comparsa a partire dall’epoca Romana (fatta eccezione per la Magna Grecia) ma Homo sapiens viveva già da centinaia di migliaia di anni lungo lo stivale lasciando “tracce” del suo passaggio. Andate alla scoperta dei tesori preistorici presenti in Italia e provate a ipotizzare come mai il nostro paese è abitato da così tanto tempo. attività multiculturale è meglio Il nostro paese, dopo un lungo periodo di emigrazione, sta vivendo una fase di immigrazione. Spesso si tende a pensare a questo fatto come a un problema che ha come conseguenza un impoverimento generalizzato. In realtà la storia ci insegna che gli incontri di popoli, per quanto burrascosi, hanno sempre arricchito e mai impoverito. La multiculturalità è stata spesso un vantaggio per le civiltà che ne hanno fatto esperienza. Provate a cercare a scuola o nel vostro quartiere persone che parlano una lingua diversa dalla nostra. Chiedete loro di tradurre l’articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. In quante lingue differenti siete riusciti a tradurre la frase? spunti di discussione mutazioni linguistiche L’Italiano è nato prima dell’Italia. Se la nostra unità nazionale è stata raggiunta solo nel 1861, i primi passi della nostra lingua risalgono agli ultimi secoli dell’Impero Romano. Un idioma antico, dunque, che è stato fra i pochi comuni denominatori di genti politicamente e culturalmente divise per secoli. La nostra lingua, con la sua lunga storia, non ha smesso di evolversi: come sta cambiando oggi? Quali sono state le ultime parole inserite nel nostro vocabolario? Prevalgono anglicismi e neologismi. Come ve lo spiegate? E voi ragazzi parlate forse una “lingua” che i vostri genitori non capiscono? E quando scrivete un messaggio con il cellulare, il nonno è in grado di comprenderlo? Cranio cerimoniale colorato con ocra e adorno di conchiglie, oggetto di culto delle isole Andamane. Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze, sezione di Antropologia 12 scheda di lavoro emozioni primarie secondo la psicologia cognitivista ed evoluzionista sono paura, gioia, rabbia, sorpresa. Al contrario delle emozioni secondarie – vergogna, imbarazzo, senso di colpa – quelle primarie si esprimono attraverso mimica facciale, gestualità e tono di voce; sono universali, cioè indipendenti dalla cultura di appartenenza e accomunano specie umana e primati. Le razze ce le siamo inventate, le abbiamo prese sul serio per secoli, ma adesso ne sappiamo abbastanza per lasciarle perdere. Laetoli, la prima camminata dell’umanità A Laetoli, in Tanzania, su uno strato di cenere fresca poi pietrificata del vulcano Sadiman, sono state scoperte numerose impronte lasciate da due esemplari adulti di australopiteco, un maschio e una femmina, insieme a quelle di un piccolo che probabilmente saltellava per camminare dentro le grandi impronte del papà. Datate oltre 3 milioni e mezzo di anni fa, sono le impronte più antiche di primati bipedi della storia. Guido Barbujani, 2006 Tutti parenti, tutti differenti Non c’è mai stato un inizio della storia, ma storie prima di altre storie. La diversità umana non è dovuta a caratteristiche biologiche o cognitive prestabilite, ma è figlia di molteplici storie contingenti che sono ancora in corso. Più che “esseri umani”, sarebbe meglio se ci definissimo “divenienti umani”. Se l’origine di Homo sapiens è così recente, unica e africana, e se poi la nostra giovane specie è stata così mobile, significa che non c’è stato il tempo sufficiente per separare le popolazioni umane in “razze” geneticamente distinguibili. La variabilità genetica umana è assai ridotta e si distribuisce in modo continuo. Il duplice messaggio di questa storia è la forte unità biologica e al contempo la straordinaria diversità culturale interna alla specie umana. Dopo l’età dei grandi esodi, viviamo oggi un’epoca di mescolanza biologica e culturale da una parte e di conflitti e uniformazioni dall’altra. Non sappiamo come evolverà la nostra specie perché il futuro dipende da noi. Sappiamo però che le “civiltà” non sono monoliti isolati, assomigliano piuttosto a organismi in trasformazione, ricchi di differenze interne e interdipendenti sia nel tempo sia nello spazio. Le radici di questi sistemi plastici di culture e di popoli sono tutte intrecciate fra loro. Il tema dell’unità nella diversità può essere letto a più livelli, dalle emozioni primarie alle lingue, dai tratti fisici alle culture. Da quei passi incerti nel tufo di Laetoli alla camminata dell’uomo sulla Luna, ne abbiamo fatta di strada! In ordine da sinistra a destra: © Jason Brown, © Raffaele Petralla, © Kazuyoshi Nomachi/CORBIS, © Gregor M. Schmid/CORBIS, © Tiziana and Gianni Baldizzone/CORBIS, © Lawrence Manning/CORBIS 13 spunti di discussione quali “razze”? All’interno di una specie possono esistere “varietà geografiche”, “razze” o “sotto-specie”, cioè popolazioni geneticamente differenziate e distinguibili dalle altre per alcune caratteristiche fisiche, i cui membri tuttavia restano reciprocamente fecondi. Ciò avviene anche nella specie umana? Sfidate i vostri ragazzi a definire le caratteristiche fisiche di alcune “razze” come Ispanici, Latinos, Indiani dell’India, Caraibici, o degli abitanti del Brasile e della Cina. Scopriranno, confrontandone le immagini, che ciò è impossibile. Ad esempio i cosiddetti Ispanici, spesso citati nei polizieschi americani, comprenderebbero contemporaneamente uno spagnolo europeo, un messicano con antenati Indios e un nero cubano. Gli individui della nostra specie non sono stati isolati geograficamente abbastanza a lungo da creare varietà distinte. Inoltre, poiché siamo stati e siamo una specie in continuo movimento e promiscua, le varietà umane si diluiscono una nell’altra senza soluzione di continuità. spunti di discussione il mondo in un piatto Oggi il termine “modernità” è spesso associato a quello di “globalizzazione”. In realtà, soprattutto se con questo si intende il fenomeno di scambi culturali a livello mondiale, è interessante scoprire che questo processo è sempre avvenuto. Lo stesso si può dire per un ambito solo apparentemente impensabile come la cucina regionale. Chiedete ai ragazzi qual è il loro piatto preferito, meglio se un piatto regionale. Cercatene insieme gli ingredienti e provate a scoprire da dove provengono. Potete ripetere questo esercizio con diversi piatti tipici: l’hamburger americano, il fish&chips inglese, il cioccolato svizzero. La pizza ad esempio è fatta con il grano addomesticato in Medio Oriente, il pomodoro scoperto in America, la mozzarella di mucca, animale originario delle steppe asiatiche, e il basilico che proviene dall’Asia tropicale. Dunque la globalizzazione è davvero un processo squisitamente moderno? E in che senso i diversi piatti possono dirsi regionali? 14 Homo sapiens La grande storia della diversità umana 11 novembre 2011 • 12 febbraio 2012 dossier pedagogico credits consigli di lettura dello Scaffale d’arte progetto Servizi educativi Laboratorio d’arte per adulti Luigi Luca Cavalli Sforza, Telmo Pievani, Homo sapiens. La grande storia della diversità umana, Codice Edizioni 2011 (catalogo della mostra) Guido Barbujani, L’invenzione delle razze. Capire la biodiversità umana, Bompiani 2006 Tahar Ben Jelloun, Il razzismo spiegato a mia figlia, Bompiani 2010 Luigi Luca Cavalli Sforza, Francesco Cavalli Sforza, Chi siamo. La storia della diversità umana, Mondadori 1994 Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie, Einaudi 1998 Giorgio Manzi, Homo sapiens, Il Mulino 2006 Telmo Pievani, La vita inaspettata, Cortina 2011 responsabile Paola Vassalli a cura di Stefano Papi, Associazione Didattica Museale, Milano con Chiara Bandi e Francesca Romana Mastroianni consigli di lettura dallo Scaffale d’arte traduzione in inglese Stephen Tobin progetto grafico rocchi pavese design info SIMILI DIVERSI visita e laboratorio scuole • infanzia e primaria dal martedì al venerdì ore 11.30 - 13.30 ingresso euro 4,00 (gratuito scuola dell’infanzia) attività euro 80,00 per gruppo classe è possibile accogliere contemporaneamente due classi (max 25 ragazzi per classe) prenotazione gratuita obbligatoria famiglie • ragazzi 7 > 11 anni domenica dalle 11.00 alle 13.00 attività + ingresso mostra euro 12,00 prenotazione consigliata euro 1,50 offerta famiglia attività + ingresso mostra euro 10,00 per ragazzo ingresso mostra euro 10,00 per adulto (max 2) i ragazzi dai 7 agli 11 anni che nell’arco di un mese partecipano a due laboratori del percorso grandi mostre al Palazzo delle Esposizioni e alle Scuderie del Quirinale possono acquistare lo speciale biglietto integrato laboratorio a euro 18,00 Palazzo delle Esposizioni via Nazionale 194, 00184 Roma www.palazzoesposizioni.it info e prenotazioni scuole 06 39967 200 privati 06 39967 500 dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 18.00 sabato dalle 9.00 alle 14.00 per ragazzi AA.VV., Sapiens & Co., Larus 2007 Marco Aime, Una bella differenza, Einaudi 2009 Henny Boccianti, Disegni e di scritture, Lapis 2007 Claire Didier, Le livre des têtes, Nathan 2009 Mara Dompè, Alessandro Blegino, Little Darwin, Codice Edizioni 2010 Andrea Dué, Le prime terre abitate. Dai primati all’homo sapiens, Jaca Book 1994 Jacqueline Kelly, L’evoluzione di Calpurnia, Salani 2011 Neal Layton, Grande Storia Universale, Editoriale Scienza, 2006 Jonathan Lindstrom, Tutto dal principio, Editoriale Scienza 2009 Alberto Moravia, Storie della preistoria, Rizzoli 2009 Telmo Pievani, La teoria dell’evoluzione, Il Mulino, 2010 Telmo Pievani, Federico Taddia, Perché siamo parenti delle galline? E tante altre domande sull’evoluzione, Editoriale Scienza, 2010 Peter Sis, L’albero della vita, Fabbri 2005 Robert Winston, Da Darwin al DNA. L’evoluzione delle specie raccontata ai ragazzi, EdiCart 2009 filmografia La caverna dei sogni dimenticati (Werner Herzog, 2010, documentario 3D) Cro-Magnon - Odissea nella preistoria (Michael Chapman, 1986, fantascienza) Il cavernicolo (Carl Gottlieb, 1981, comico) Il mondo perduto - Jurassick Park (Steven Spielberg, 1997, avventura) La guerra del fuoco (Jean-Jacques Annaud, 1981, avventura) L’era glaciale (Chris Wedge, Carlos Saldanha, 2002, animazione) L’era glaciale 2 - il disgelo (Carlos Saldanha, 2006, animazione) L’era glaciale 3 - l’alba dei dinosauri (Carlos Saldanha, 2009, animazione) Un milione di anni fa (Don Chaffey, 1966, avventura) Una notte al museo (Shawn Levy, 2006, avventura) siti internet www.homosapiens.net www.antiqui.it/doc/preistoria/sommpre.htm www.paleontologiaumana.it www.pikaia.eu www.becominghuman.org www.amnh.org www.humanorigins.si.edu www.nhm.ac.uk http://paleosite.free.fr www.culture.gouv.fr/culture/arcnat/lascaux/fr 15