Anno II - Numero 256 - Giovedì 31 ottobre 2013 Direttore: Francesco Storace Politica Esteri Roma Caos sul Cavaliere dopo il voto palese Datagate: gli Usa spiavano il Papa? Marino fa il pieno, ma solo di proteste a pag. 3 Castellino a pag. 5 Cataluddi e Vignola a pag. 6 I L 7 4 % D E G L I I TA L I A N I N O N N E V U O L E P I Ù S A P E R E D E L L A M O N E TA U N I C A Almeno togliete il nome di An da quella Fondazione... aurizio Gasparri, si sa, è difficile da frenare quando rotea la lingua o si trova davanti una tastiera su cui ticchettare la qualunque. E come un Cetto qualsiasi, ne spara una al secondo. Ma siccome si permette di fare lo spiritoso, è bene che spieghi con chiarezza i messaggi che invia con i suoi tweet, riguardanti la fondazione An. Premessa: più si parla di quella roba, meno siamo interessati a farne parte. Pretendiamo solo che non ci rompano le scatole dalla casa che grazie a Roberto Buonasorte - che presentò la Colleoni a Fini - è finita ad An insieme a un ingente patrimonio donato dalla nobildonna al partito. Se Buonasorte fosse stato come certi personaggi, An non avrebbe visto quelle enormi risorse. Via Paisiello, dunque, lasciatela stare. Restituiteci il simbolo e tenetevi il bottino. Detto questo, Gasparri deve spiegare che cosa vuol dire questo suo tweet, visto che è membro molto influente della fondazione An anche se se ne va in Forza Italia: "Partitini preparano il ritorno del cognato di Tulliani, altro che destra... Manovre in atto. Giù le mani dal patrimonio. Già fatti danni". Deve stare molto cauto, il vicepresidente del Senato. Noi siamo quello che si definisce - per ora - un partitino e non sappiamo chi pregusta il ritorno di quello che solo ora chiama "il cognato di Tulliani", che ha seguito lui e non noi. Definisce così Fini al quale si inginocchiò dopo aver capito che veniva fatto fuori da ministro in favore di Mario Landolfi. Siccome parla di patrimonio e di danni fatti, farebbe bene ad esporre a un giudice che cosa succede dentro quella fondazione. Sappiamo che sono stati spesi 26 milioni, nessuno ha spiegato come. Gasparri corre il rischio di doverlo riferire al magistrato a cui chiunque potrebbe rivolgersi, stante quello che scrive. Intanto, apprezzeremmo molto se togliessero il nome An a quella fondazione. An era pulita, non ripulita. Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 M EURO-PAC E in tutto il continente crescono i partiti contrari all’Unione di Igor Traboni orreva l’estate scorsa, mica un secolo fa, quando il 45% degli europei (sondaggio Gallup) si diceva contrario all’Europa e alla sua moneta, con i cittadini italiani nella media statistica. A distanza di neppure un paio di mesi, la percentuale degli italiani che vorrebbero buttar via l’euro è salita addirittura al 74%, un aumento che trova paragoni numerici – per rendere l’idea – solo con le nuove tasse messe su da Monti e dai suoi tecnici. Insomma: stiamo rivivendo i tempi assai bui del 31 maggio 1997 e del 30 novembre dello stesso anno, quando Romano Prodi ci rifilò le scadenze dell’euro-tassa, salvo poi accorgersi (gli italiani, mica Prodi) che un etto di mortadella – tanto per restare in tema – era schizzato da mille lire a 1 euro: il doppio, con o senza pistacchi. Solo che questa decina scarsa di anni, e di C stipendi sempre più magri, ha sviluppato un odio verso l’euro che neanche certi sgherri contro la Tav. Il 74% degli italiani che non ne vogliono più sapere, potrebbe arrivare a toccare la totalità della popolazione da qui a Natale quando, complici le nuove tasse sulla casa del Letta-Alfano, ci ricorderemo che almeno diecimila lire sotto il piatto dei bambini le potevamo mettere. Provate ora a infilarci la, peraltro brutta, cartamoneta da 5 euro e vedrete le pernacchie che vi faranno. Nel frattempo, e non potrebbe essere diversamente, crescono i partiti euroscettici. Ed è questa l’unica preoccupazione che assale i soloni intronizzati tra Bruxelles e Strasburgo, passando per Roma: Enrico Letta e i suoi simil-tecnici Saccomanni e Fassina vedono nell’Europa il solo baluardo per tenere in piedi l’attuale governo, tanto che il premier già qualche settimana fa aveva lanciato il grido d’allarme, nientepopodimeno che dalle colonne dell’International New York NICHI VENDOLA INDAGATO PER I FATTI DELL’ILVA Time: "il populismo minaccia la stabilità dell'Unione Europea”. Ma minaccia soprattutto la sua, di stabilità, visto che l’Italia è il Paese con l’euro più misero. In Francia alla moneta unica ne stanno già dicendo quattro, e di quelle pesanti, attraverso la crescita del Fronte di Marine Le Pen. Ma perfino in Paesi tradizionalmente tranquilli, vedono l’euro peggio di una Rosy Bindi presidente di qualsiasi cosa, fosse pure un condominio. Il partito euroscettico, ad esempio, cresce pure nella pacata Finlandia, mentre ai miti olandesi le scatole girano più dei famosi mulini, solo a sentir parlare di euro. E a Bruxelles continua a tener banco, quantunque imboscato, uno studio degli economisti della École des Hautes Études di Parigi, secondo il quale Francia, Italia e Spagna beneficerebbero ampiamente dall’uscita dall’euro, che ripristinerebbe la loro competitività perduta in tanti anni di euro-depressione economica. IN CASSAZIONE FINISCE L’INCUBO DEL GIORNALISTA ROMANO Che fai, ti dimetti? Accame prosciolto Francesca Ceccarelli a pag.8 Marco Zappa a pag.3 2 Giovedì 31 ottobre 2013 Attualità Gli ultimi “capolavori” della terza carica dello Stato: 4mila euro mai saldati per i lavori nella villa a Mergo Boldrini, dalla padella alla brace La numero uno di Montecitorio fa aspettare un Premio Nobel per la Pace perché impegnata con i suoi collaboratori di Federico Colosimo una Laura Boldrini tutta d’oro, che luccica, sì. Ma con i soldi nostri, dei contribuenti. Dopo l’appalto di circa 4 milioni di euro per il sito internet di Montecitorio, la Gold-Rini ci ricasca. Dal web, al giardinaggio. Siepi, reti, pali per la villa di famiglia a Mergo (Ancona), lì dove vive suo fratello, con una fattura che doveva essere intestata al Viminale e che, poi, è rimasta sospesa e impagata. A rivelarlo, il Tempo. Un’imbeccata arrivata al quotidiano romano direttamente via telefono. L’interlocutore? Anonimo, marchigiano. Un’indiscrezione che trova presto conferme nel piccolo comune della provincia di Ancona. Dove gli abitanti invitano i cronisti del giornale fondato da Roberto Angiolillo, ad andare a chiedere lumi al vivaio di zona che avrebbe portato a termine il montaggio delle piante sintetiche sul perimetro dell’abitazione. Un capannone con furgoni parcheggiati, vicinissimo alla reggia della famiglia Boldrini, pieno di rami da gettare. Alla porta d’ingresso, il titolare dell’azienda. Che come sente pronunciare “Boldrini”, decide di vuotare il sacco e raccontare tutto. “I lavori li abbiamo fatti noi, ma nessuno ci ha ancora pagato. La È fattura è in sospensione, mi avevano detto di intestarla al Viminale, ma poi non se ne fece niente. Nessuno si è fatto più vivo. Io non so chi mi darà quei soldi, ma penso che sarebbe giusto che mi arrivassero dalla Boldrini, con il denaro suo e non di altri. I contribuenti hanno ragione a lamentarsi. Non so come andrà a finire, so solo che aspetto quei ‘piccioli’ da agosto. E intanto noi saremmo costretti pure a pagarci l’Iva”. Come dire: oltre il danno, la beffa. Dal Viminale e dalla Boldrini, naturalmente, scena muta. Quell’oasi verde, con un panorama incantevole e una vista mozzafiato, lì dove l’esponente di Sel fa capolino ogni volta che ne ha la possibilità, è stata allestita con siepi sintetiche e un bellissimo recinto. “A gratis”, come si dice a Roma. I 4.360 euro, al vivaio “Natura Garden” ancora non sono stati versati. Ed è una vergogna. Anzi, una doppia vergogna. Perché quei soldi dovevano arrivare dal Viminale. Ma che schifezza è questa? Tante, adesso, le cose certe. La prima è che il vivaio in questione per la famiglia Boldrini non lavorerà più. Non per scelta sua naturalmente. Dal titolare dell’azienda non sono arrivate offese, ma constatazioni puntuali. E adesso cosa farà la Presidente della Camera, invierà la polizia postale anche al “Natura Garden” di Mergo? Perché, ormai è noto a tutti, chi prova a contestarla finisce indagato o con un “Daspo” di 3 anni. L’esponente di Sel ha le braccia corte. “Le fresche tue, coi soldi miei”, recitava un antico detto romano. Ma le piace il lusso: chiamala scema. Oltre ad essere corta di manica, la terza carica dello Stato risulta anche sgradevole e poco ospitale. Non capita tutti i giorni di vedere un premio Nobel per la pace fare anticamera al piano nobile di Montecitorio. Lì, proprio fuori dallo studio di Laura Boldrini. E’ successo lo scorso pomeriggio ad Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace nel 1991, presidente della Lega Nazionale per la democrazia birmana, giunta per la prima – e probabilmente anche ultima – volta in Italia in visita ufficiale. A rivelarlo, l’Espresso. Tutti i presenti nel salottino adiacente alla stanza presidenziale hanno vissuto con imbarazzo quei minuti (circa dieci) che sembravano non finire mai. Elegante, paziente e soprattutto educata, la politica birmana, tra uno scambio di battute con la sua traduttrice, non ha potuto però fare a meno di dare un’occhiata al suo orologio. La Boldrini non aveva alcun altro appuntamento – è bene specificarlo - era solo impegnata a dialogare con i suoi collaboratori. Questo succede solo in Italia, Paese incivile. E qui non possiamo certamente parlare di gaffe o fraintendimento, ma di maleducazione. Le regole del galateo istituzionale alla Boldrini probabilmente non le hanno spiegate. DALLE ASSUNZIONI DI “TROMBATI” ECCELLENTI, ALLA SCORTA TANTO CRITICATA, PASSANDO PER IL MAXI-APPALTO DA 4 MLN DI EURO Gli scandali che hanno macchiato la Presidentessa aura Boldrini, sin dalla sua nomina a Montecitorio (era il 16 marzo 2013), non ha fatto altro che collezionare gaffe e scandali. Ripetuti, continui. Le speranze di un nuovo corso della politica sono state deluse da subito. Altro che importante segnale di rinnovamento, altro che spartiacque tra la vecchia politica e la nuova che dice “No” ai privilegi della Casta. I primi atti della Boldrini hanno smentito clamorosamente questi orientamenti. Ripercorriamo, tappa per tappa, alcune delle figuracce messe a segno dall’ex portavoce dell’Onu. L “Figli di” e “trombati” - Alla faccia della sobrietà, da quando è stata chiamata a rappresentare il popolo italiano, lo staff di comunicazione è stato quadruplicato. Nel lungo elenco, Valentina Loiero, figlia dell’ex dc e poi Pd Agazio; Roberto Natale, già presidente della Federazione nazionale della stampa, ricollocato da Vendola come portavoce del presidente dopo la mancata elezione con Sel; Giulia Laganà, primogenita dell’ex parlamentare Pd, Tana de Zulueta. In più, per pareggiare il rapporto tra “figli di” e “trombati”, a far da consigliere politico-istituzionale, Carlo Leone, già vice-presidente della Camera in quota Pd, “silurato” e non rieletto. Miss Italia e il tapiro d’oro – Da quando è in carica, la Boldrini non ha mai perso occasione di difendere la dignità delle donne, scagliandosi contro quelle pubblicità e trasmissioni, come Miss Italia, che abuserebbero del corpo ignudo delle donne. Eppure la signora tra il 1988 e il 1989 portava a casa lo stipendio grazie alla trasmissione “Cocco” di Rai 2 (era assistente di produzione), il cui pezzo forte erano proprio le ragazze poco vestite. Lo ha scoperto Striscia la notizia, che le ha riservato un bel tapiro d’oro. Scorta, polizia postale e foto false – Non voleva la scorta per andare contro gli abusi della vecchia politica, la Boldrini. E invece oggi può considerarsi la regina delle blindate. La moralista di Montecitorio è una vera e propria “sorvegliata speciale”. Ben tre, le auto al suo seguito. Giorno dopo giorno. Ma non solo. La scorta, la Presidente di Montecitorio l’ha voluta anche sulla rete. Per controllare internet e far incriminare chiunque si diverta a ironizzare su di lei. Detto, fatto. Basta ricordare che cosa è accaduto a un giornalista di Latina che ha osato postare su facebook un fake di una sua foto nuda su una spiaggia. Dieci ore più tardi i poliziotti sono piombati a casa del redattore, che ora è indagato per diffamazione. Guai a contestare la Presidente. Gold-Rini – Come dimenticare poi lo scandalo del maxi-appalto di circa 4 milioni di euro per la gestione del portale di Montecitorio? A scoperchiare il vaso di Pandora, ci hanno pensato il Giornale d’Italia e il suo direttore, Francesco Storace. Boldrini assenteista – La Boldrini percepisce uno stipendio netto di circa 13 mila euro, ma lavorare proprio non le piace. Dal 16 marzo al 18 ottobre, ha presieduto l’Assemblea per un totale di 137 ore che, equiparate alla giornata tipo di lavoro (7 ore), fanno all’incirca 19 giorni. Proprio così, 19 giorni in 7 mesi. Non male. Nessun reato, sia chiaro. Ma per chi vuole atteggiarsi a moralizzatore della politica, esistono ugualmente le contraddizioni di ordine morale. F.Co. LA MINISTRA PD TORNA AD ATTACCARE GLI ITALIANI: “IL NEMICO È L’EVASORE, NON L’IMMIGRATO” Il ritorno di Cecile, sempre accanto ai clandestini di Igor Traboni opo qualche settimana di assenza dai palcoscenici mediatici - e senza che alcuno la chiamasse perché proprio non se ne sentiva la mancanza - il ministro all'Integrazione Cecile Kyenge è tornata a dire la sua. E a rispararle di nuovo grosse, prendendo di mira quegli italiani della cui Repubblica è comunque ministro. Almeno secondo giuramento davanti al capo dello Stato. Intervenendo a un convegno su cit- D tadinanza e integrazione a Roma, l’oculista naturalizzata emiliana ha infatti detto che il nemico non è l'immigrato clandestino, ma l'evasore. Ovviamente italiano, aggiungiamo noi, visto che i clandestini di pagare le tasse neanche a parlarne. Qualcuno dovrebbe comunque spiegarle che larga parte del suo governo di sinistra-centro va in direzione opposta e che perfino un giudice ha assolto un imprenditore (italiano, ma forse questo per la signora Cecile non ha importanza) che proprio non ce la faceva a pagare l'Iva e che quindi era diventato evasore suo malgrado. Poi, la dottoressa italocongolese, alfiere di quel Pd che apre agli stranieri soprattutto se c'è da farli votare alle primarie, ha ridetto la sua anche sui temi del suo ministero per molto tempo i governi italiani avrebbero "navigato a vista" sulle politiche migratorie. Per la titolare dell'Integrazione, infatti, l'immigrazione dovrebbe essere considerata una "opportunità. Ora occorre cambiare approccio". E magari anche ministro... Roma, via Giovanni Paisiello n.40 Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità su Il Giornale d’Italia rivolgersi al Responsabile Marketing Daniele Belli, tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] 3 Giovedì 31 ottobre 2013 Attualità La Suprema corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza d’appello di Milano: giustizia è fatta Accame, incubo finito dopo 8 anni Storia di un golpe: dal blitz dei Carabinieri a casa del padre Giano, all’ordine di custodia cautelare in carcere giunto al termine, dopo 8 anni di agonia e torti ingiustificabili, il calvario giudiziario di Nicolò Accame. Dopo essere stato assolto con formula piena il 29 ottobre 2012 dalla Corte d’Appello di Roma, per un presunto reato di intrusione informatica relativo al cosiddetto Laziogate, adesso il giornalista romano è stato prosciolto anche dalla Suprema Corte di Cassazione per le infamanti accuse mosse nei suoi confronti dalla Procura di Milano nel lontano 2005. Corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio e interferenza illecita nella vita privata. Per i giudici meneghini Accame avrebbe istigato, in concorso con gli investigatori Pierpaolo Pasqua, Gaspare Gallo e Luca Luciano Garbelli (in qualità di esecutori), a corrispondere al Maresciallo della Gdf, Francesco Liguori, la somma di 23mila euro al fine di accedere abusivamente alla banca dati dell’anagrafe tributaria e a quella delle Forze di Polizia. Per avere informazioni su Piero Marrazzo e la sua consorte. Ed inoltre a procurare indebitamente notizie ed immagini relative all’attività svolta all’interno del circolo di Alternativa Sociale, guidato all’epoca da Alessandra Mussolini. Accame viene condannato dal Tribunale meneghino a 3 anni di reclusione. In secondo grado, la Corte gli riconosce le attenuanti generiche e gli infligge una pena di 2 anni e 6 mesi. Ma ieri mattina, la Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza d’appello, mettendo il punto finale alla vicenda. E’ la vittoria di Accame, della sua famiglia, di suo padre Giano e del suo avvocato, Paolo Colosimo, il primo a credere nell’innocenza del giornalista. È Nicolò Accame con i figli Giano e Leone Nicolò Accame il Laziogate lo ha pagato caro. Era il direttore del ministero della Salute ed è stato cacciato via. Allontanato dal lavoro perché ritenuto “soggetto pericoloso”. E’ stato sospeso dall’ordine dei giornalisti e per lui la Procura ha ordinato anche un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. I carabinieri nel 2005 sono entrati alle 4 di mattina nella casa dei suoi genitori. Cercando le prove del crimine a carico dell’allora portavoce di Francesco Storace, ma non trovando niente. Neanche Accame. Hanno sbagliato indirizzo, che paradosso … Ad aprire la porta, l’indimenticabile scrittore e politologo Giano, padre del “ricercato”. “Se cercate Totò Riina- dice ironico ai carabinieri il famoso giornalista – resterete delusi”. Non domi, i militari allora sono corsi a frugare nella abitazione di Nicolò, dall’altra parte di Roma, dove hanno trovato un bambino di tre anni e un altro appena nato. Accame è stato intercettato, pedinato. Sbattuto sui giornali, bollato come un criminale. Dopo 8 anni di ceffoni, adesso si scopre che Accame è un uomo giusto, per bene. Non ci voleva certo Pico della Mirandola per capirlo. Bastava essere più prudenti, attenti. E invece no. Un’offensiva senza precedenti si scatena contro il Presidente uscente della Regione Lazio, Francesco Storace, chiaramente favorito nella campagna elettorale che lo vede contrapposto a Piero Marrazzo. Si dice di tutto e il contrario di tutto. Il risultato? La sinistra vince sul filo di lana le elezioni. Passano alcuni mesi, Storace è diventato nel frattempo Ministro della Salute, ma il calvario giudiziario non è finito. E’ appena iniziato. Il laziogate può tornare ancora buono. Sbuca un “pentito”, un accusatore utile alla causa, Dario Pettinelli. Il “teste della corona” che vomita fango e che fa promuovere l’azione penale. Un disoccupato a cui Storace aveva deciso di offrire un posto di lavoro. Scoppia un altro scandalo, con Storace che decide di dimettersi da Ministro della Salute. Un gesto nobile, significativo, esemplare, ripagato solo dall’assoluzione. Per Accame viene chiesto addirittura un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Un’assurdità. Come tutta questa vicenda che, dopo 8 anni, è giunta finalmente al termine. Niccolò Accame è stato prosciolto. PARL A IL GIORNAL IS TA TRAVOLTO DAL LAZIOGATE E RIABILITATO DOPO UN CALVARIO GIUDIZIARIO “Guadagno meno, ma sono più felice” di Marco Zappa fuori pulito dal Laziogate. Nicolò Accame esce dalla Corte di Cassazione, il Palazzaccio, sventolando la sentenza. Pochi fogli di carta che pesano come pietra. La pietra tombale del Laziogate. Il primo commento è per chi gli sta a fianco. Tanto per cominciare devo e voglio ringraziare la persona che più mi ha aiutato: il mio avvocato, Paolo Colosimo. E oggi? Oggi ha mantenuto la promessa che mi fece nel 2006. Abbiamo vinto. Una grande soddisfazione per entrambi. Che altro aggiungere? Paolo è un grande avvocato e un grande uomo. Se non sbaglio sono oltre sette anni che ti accompagna in questa vicenda. Sì, fin dall’inizio. Come legale, come amico, come fratello maggiore. In tre gradi di giudizio non ha mai sbagliato una mossa. Non ha mai perso la speranza di abbattere un castello accusatorio assurdo. Di tirarmi per stare con i miei tre figli. Giano, Leone e Otto Accame. Con loro mi diverto, sto bene. Sono la mia felicità e il mio orgoglio. E poi sto scrivendo un libro. dell’arte che porta i quadri di Caravaggio in tutto il mondo. In questi giorni sta esponendo le opere di Guercino e Caravaggio a San Pietroburgo, all’Hermitage. Un libro su cosa? E’ una sorpresa. In questi anni di processi ho raccolto storie curiose su alcune persone. Adesso le racconto. E quindi? Sapeva del mio momento così e così. Mi ha cercato lui e mi ha dato mandato di organizzare la mostra in Messico, in Brasile e soprattutto in Argentina, che è la mia seconda casa. Per il momento mi rimborsa le spese di viaggio, ma se sarò bravo… Travolto dal Laziogate sei stato anche licenziato dal ministero della Salute dove eri direttore generale. Ora che lavoro fai? Ho un dignitoso contratto da giornalista: 1500 euro al mese. Guadagno meno di un quinto rispetto al ministero, ma sono più felice. Un periodo difficile. Alcuni ti hanno girato le spalle. Hai molti rancori? No, al contrario. Tante persone che nel momento di vacche magre mi sono state vicine. Gli sono grato. Perché? Perché ho meno rotture di palle e più tempo Per esempio? Per esempio Roberto Celli. È un imprenditore Se sarai bravo? Diventerò suo socio. Esportatore dell’arte e della cultura italiana nel mondo. Altro che le bugie e le miserie del Laziogate. Capisci? GIUNTA S PACCATA, MA ANCHE MINACCIATA CON UNA SERIE DI LETTERE ANONIME AI MEMBRI Decadenza: passa la norma del voto palese di Igor Traboni a Giunta per il Regolamento del Senato ha deciso per il voto palese sulla decadenza di Silvio Berlusconi. Sette i voti a favore e 6 contrari. Il deputato Karl Zeller della Svp, fino all’ultimo in blico, ha votato a favore del voto segreto. Irritato, il Cavaliere ha disdetto il pranzo con i ministri del Pdl inizialmente fissato per ieri.. Immediata l'offensiva del Pdl. Per Renato Brunetta si tratta di una 'Decisione assurda e senza precedenti contro Berlusconi. Una decisione contra personam, inaccettabile'. Secondo Renato Schifani è una ‘Pagina buia per le regole parlamentari'. La decisione di votare a scrutinio palese sulla decadenza perché non sarebbe un voto sulla persona, ma sull'integrità del Plenum del Senato è passato con 7 voti a favore e 6 contrari. Il deputato Karl Zeller (Svp) ha votato a favore del voto segreto. "Quello sulla decadenza di Berlusconi non sarà un voto sulla persona, ma sul suo status di parlamentare. Pertanto non sarà L necessario il voto segreto", aveva detto Linda Lanzillotta (Sc) in una pausa dei lavori della Giunta per il regolamento. Una Lanzillotta criticatissima: pare che il rinvio di 24 ore prima sia stato deciso per dare tempo alla ex Pd, ora con Monti, di decidere. Contro il Cavaliere. ''C'è bisogno che ci sia separazione fra le singole vicende giudiziarie e l'azione del governo'' ha ribadito il presidente del Consiglio Enrico Letta rispondendo a 'Radio Anch'io' ad una domanda sulla richiesta di Berlusconi di dichiarare la non retroattività della legge Severino. A Berlusconi, ha spiegato Letta, ''non è che devo rispondere oggi. La risposta è contenuta nel voto di fiducia del 2 ottobre'' Ma oltre alla tensione politica, con i falchi del Pdl pronti a rimettere in discussione il governo , la giornata di ieri è stata caratterizzata anche da una lettera di minacce pervenuta a ognuno dei 15 senatori della Giunta. Minacce esplicite e ‘inviti’ a togliere di mezzo politicamente il Cavaliere. Giovedì 31 ottobre 2013 4 Storia Sobria, pratica, per il suo uomo un punto di riferimento. E fu una buona madre per i suoi figli (4– continua) Il fiuto di Rachele e il vento che cambia La sua istintiva avversione per i ruffiani si rivelò profetica. A metà degli anni ’30 la donna già presagiva il tradimento di Emma Moriconi achele, oltre che madre e moglie premurosa, donna semplice e lontana dalla mondanità, è per Benito anche un punto di riferimento. Pratica, poco incline ai vezzi, una sera del 1936 decide di parlare con il marito dei suoi pensieri: “Il tuo posto nella storia con la “esse” maiuscola te lo sei conquistato - gli dice - tutti ti ammirano, il Paese ti è grato … burrasche ne abbiamo passate abbastanza. Più diventi potente e più esse diventano minacciose. Corri il rischio un giorno o l’altro di venire travolto …”. Il Duce, che porta sulle spalle i destini d’Italia, e ne è ben consapevole, non può seguire la strada indicata dalla moglie: “No, Rachele, bisogna sempre andare avanti. Molto, moltissimo mi resta ancora da fare: per assicurare un po’ di benessere alla povera gente, per consolidare le nostre conquiste …”. Rachele vorrebbe una vita normale: “Ma la nostra casa …” gli dice. “Alla nostra casa pensaci tu - le risponde Benito, che ben conosce le qualità della madre dei suoi figli - io penso all’Italia”. Donna Rachele Mussolini potrebbe essere una “first lady”: Benito è amato e rispettato da tutti, il suo potere è immenso, nulla le vieterebbe di indossare abiti eleganti, di partecipare a feste e ricevimenti, di fare la vita R Cercateci e ci troverete ovunque. All’indirizzo www.ilgiornaleditalia.org , con un portale all news ed un giornale sfogliabile e scaricabile on-line. Siamo anche su Facebook all’indirizzo www.facebook.com/ilgiornaleditalia.portale. Siamo anche abili cinguettatori, su Twitter, @Giornaleditalia. Tutti i nostri video sul canale Youtube, Il giornale d’Italia. Se volete scriverci, potete farlo all’indirizzo e-mail: [email protected] della gran dama. Ma il potere non è riuscito a cambiare lui, e nemmeno lei. Benito conduce una vita semplice, frugale, fatta di lavoro, famiglia, e qualche scappatella extraconiugale. Lei, Rachele, indossa abiti che si cuce a mano da sola, semplici, di stoffe non pregiate. Si occupa della casa e dei figli, aspetta il marito a Villa Torlonia, la sera. I figli crescono, mettono su famiglia, sono dei bravi ragazzi. È una famiglia normale, quella del Duce fondatore dell’Impero. All’inizio degli anni Quaranta, Rachele avverte prima di altri che l’aria sta cambiando. Il genero Galeazzo Ciano scrive nelle sue memorie che “è molto allarmata di come vanno le cose … sente che il barometro segna tempesta e afferma che tutto e tutti puntano direttamente contro il Duce. Si lamenta che gli storni - che lei ama cacciare - abbiano disertato i pini di Villa Torlonia: “Con l’aria che tira anche loro hanno cambiato direzione: se ne vanno sugli alberi di Villa Savoia”. È incredibile l’intuito delle donne, a volte. Rachele ne dà prova in più di un’occasione: non simpatizza affatto con i ruffiani che ruotano intorno al Duce, ritenendoli pronti a tradirlo. Non ama Galeazzo, il marito della figlia Edda: di lui, anzi, non si fida per nulla. Non ha una buona opinione del Re, che ritiene pronto a voltare le spalle a Benito al primo spostamento d’aria. In quell’inizio degli anni Qua- ranta, il resto della storia è ancora da scrivere, ma lei sembra davvero una profetessa. Del resto, Ciano dimostrerà senza ombra di dubbio, con i fatti, che la crescente antipatia che la suocera nutre nei suoi confronti è più che giustificata. Lui ricambia il sentimento, ritenendola invadente e annotando nel suo diario - che a tratti sembra un giornalino da femminucce pettegole - le sue “crescenti interferenze”. Rachele proprio non lo sopporta, detesta il suo atteggiamento da lord: “Quello va cercando di togliere il posto a Benito” ripete. Il Duce, che tra i suoi difetti ha certamente quello di fidarsi spesso delle persone sbagliate, non la ascolta: “È la donna migliore del mondo, ma un po’ fissata”. Nel 1941 il grave lutto della morte del figlio Bruno, dopo un incidente in aeroplano, spezza il cuore della donna. È Benito a dirle cosa è accaduto. Quando arriva dal figlio, Rachele non ha più lacrime: “Bruno … Bruno …” continua a ripetere, mentre gli accarezza le mani, il volto, i capelli. Questa tragedia la fa invecchiare di colpo, il suo sorriso vivace e fiero di romagnola si spegne. La sera del 25 luglio 1943, quando Benito sta per recarsi al fatale Gran Consiglio, è ancora Rachele a vedere più chiaro. Non esita, Rachele: “Falli arrestare tutti prima di cominciare”. (… continua …) 5 Giovedì 31 ottobre 2013 Esteri Si allarga lo scandalo delle intercettazioni. Anche la Cina adotta le prime contromisure L’America vacilla sotto il Datagate di Giuliano Castellino iviso tra il tetto del debito pubblico, rialzato all’ultimo minuto, e lo scandalo del Datagate, l’impero americano sta disastrosamente vacillando. E lo scandalo degli 007 potrebbe rappresentare un duro colpo per gli pseudosceriffi del mondo. Non usa mezzi termini Glenn Greenwald, il blogger che ha diffuso le informazioni di Edward Snowden: “Non è vero che ogni Paese intercetta le comunicazioni personali dei propri alleati democraticamente eletti; e di certo non è vero che ogni Paese effettua intercettazioni di massa su milioni di persone innocenti, in ogni angolo del mondo. Solo gli Stati Uniti lo fanno. Il mondo non lo sapeva, e adesso lo sa. È questo il motivo per cui le autorità Usa sono furibonde: non perché sia stata messa a rischio la sicurezza nazionale, ma perché la loro reputazione e la loro credibilità sono state compromesse agli occhi del mondo”. Secondo Greenwald, Snowden “ha fornito una quantità D enorme di documenti, chiedendoci ripetutamente di esaminarli con grande meticolosità e giudizio, soppesandoli uno a uno e tenendo a mente l’interesse comune e il fatto che alcuni di quei documenti avrebbero potuto danneggiare persone innocenti. Da cinque mesi disponiamo di molte migliaia di documenti. In tutto, credo che ne abbiamo pubblicati circa 200, o 250, e questo dimostra con quanta cau- tela stiamo procedendo. Ma non abbiamo detto nulla ai terroristi che già non sapessero e il problema sta nell’affermazione che è tutta una questione di terrorismo. Angela Merkel è forse una terrorista? Milioni di cittadini spagnoli e francesi sono terroristi? Si tratta, è evidente, di una questione di potere politico e spionaggio economico. E in tutto il mondo, l’affermazione che tutto sia invece incentrato sul terrorismo è considerata per quello che è: una balla bella e buona’’. Intanto iniziano a preoccuparsi le altre potenze mondiali. La Cina ha annunciato che rafforzerà le misure di sicurezza dopo le accuse rivolte alla Nsa. “Come molti altri Paesi, anche noi stiamo seguendo con attenzione queste notizie’’ ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri cinese, che ha aggiunto: “Siamo preoccupati per le notizie sull’attività dell’Nsa e prenderemo le misure necessarie per la sicurezza delle proprie comunicazioni’’. Messo all’angolo, il governo americano prova a difendersi e cambiare le carte in tavola: “A spiare gli amici - ha dichiarato James Clapper, direttore della National Intelligence degli Stati Uniti - non ci pensa solo la Nsa: anche i leader degli Usa e gli stessi servizi di informazione americani sono spiati dai loro alleati europei”. Il capo della Nsa, Keith Alexander, ha provato una timida reazione: “Le notizie provenienti dall’Europa sono false. Non abbiamo raccolto noi le informazioni sui cittadini eu- ropei, questi dati erano forniti dai nostri partner europei”. È evidente che l’imbarazzo della Casa Bianca cresce giorno dopo giorno. Infatti, al di là di alcune procedure di controllo ormai note, si tratta di un vero e proprio “grande orecchio mondiale” che, insieme al “grande occhio”, ha la totale sorveglianza del mondo. Nuove rivelazioni da “Panorama” Spiati anche Ratzinger e il futuro pontefice? a National security agency avrebbe intercettato anche Papa Ratzinger e il cardinal Bergoglio, poco prima di diventare pontefice. Questo almeno stando alle rivelazioni del settimanale Panorama in edicola da oggi. Infatti, nelle circa 46 milioni di telefonate tracciate dagli Usa in Italia, tra il 10 dicembre 2012 e l’8 gennaio 2013, ci sarebbero infatti anche quelle da e per il Vaticano. 'Spiate' che sarebbero andate avanti fin sulla soglia del Conclave, il 12 marzo 2013. Incluse quelle in entrata e in uscita dalla Domus Internationalis Paolo VI a Roma, dove risiedeva il cardinale Jorge Mario Bergoglio, futuro pontefice, in- L sieme con altri ecclesiastici. Secondo il settimanale, esiste il sospetto che anche le conversazioni di quello che sarebbe diventato Papa possano essere state monitorate. D’altronde Bergoglio fin dal 2005 era stato messo sotto la lente dell’intelligence Usa, come svelato dai rapporti di Wikileaks. Anche le chiamate relative alla scelta del nuovo presidente dello Ior, il tedesco Ernst von Freyberg, sarebbero state captate. Secca la smentita vaticana, tramite il portavoce: "Non ci risulta nulla su questo tema e in ogni caso non abbiamo alcuna preoccupazione in merito" padre Federico Lombardi. Igor Traboni QUALI STRATEGIE DIETRO LE MOSSE DI ERDOGAN? La Turchia ‘entra’ in Europa anche grazie a un tunnel entrata della Turchia nell’Unione europea è argomento di dibattito ormai da anni. I filoatlantici, che fanno finta di combattere il pericolo islamico, si pronunciano a favore, mentre gli europeisti sono contrari. Negli ultimi anni sembrerebbe che la Turchia abbia coltivato l'entrata in Europa unicamente per interesse, da una parte con il progetto del "Grande Califfato dall'Egitto alla Turchia" e dall'altra con i prestigiosi appoggi internazionali di Erdogan. L’ Nonostante Istanbul non faccia ancora formalmente parte dell’Unione, ha un accesso diretto al territorio a tutti gli effetti. Il Bosforo, lo stretto che unisce il Mar Nero al Mare di Marmara, segna, assieme allo stretto dei Dardanelli, il confine meridionale tra l’Europa e l’Asia. L'antica Costantinopoli si estende dalla sponda europea alla sponda asiatica e le acque del Bosforo ricoprono un ruolo strategico nel commercio, specialmente in quello del petrolio proveniente dal Mar Nero. Il Ponte del Bosforo e il Ponte Fatih Sultan Mehmet attraversano lo stretto: il primo, lungo 1.074 metri, è stato completato nel 1973; il secondo, lungo 1.090 metri, è del 1988 e si trova a una cinquantina di chilometri di distanza dal Ponte del Bosforo. Il signor Erdogan non solo riceve denaro, consensi e forza dalle Potenze atlantiche, ma controlla gran parte della tratta del petrolio proveniente dall’Asia. Il 29 ottobre scorso è stato dato il via ai lavori per il Marmaray, il tunnel più profondo del mondo che, grazie al collegamento alla linea metropolitana di Istanbul, consentirà il passaggio di un milione e mezzo di pendolari al giorno. Con questo tunnel la Turchia avrà un’entrata diretta in Europa e in particolare arriverà fino in Grecia, il Paese più colpito dalla crisi economica degli ultimi anni. Si tratta veramente solo di un tunnel o siamo di fronte alle Termopili del Terzo millennio? G.Cast. A DECIDERLO, LA HISTORICAL COMMISSION DI LOS ALTOS. TRA QUELLE MURA, NEL 1976, NACQUE IL PRIMO APPLE La casa di Jobs diventa “patrimonio storico” Prima di trasferirsi a Cupertino, per diversi anni l’abitazione fu la sede dell’azienda stato uno dei protagonisti del secolo scorso. Le sue creazioni vengono utilizzate quotidianamente da milioni di persone in tutto il mondo. A poche settimane dall’uscita nelle sale italiane del film che racconta la sua storia, un nuovo fatto rende omaggio al genio di Steve Jobs, fondatore della Apple, deceduto per un tumore al pancreas il 5 ottobre del 2011. La casa dove l’informatico statunitense ha mosso i suoi primi computer, infatti, è stata dichiarata dalla Los Altos Historical Commission “History Landmark”, ossia patrimonio storico dello Stato americano. La villetta a un piano nella quale i genitori di Steve Jobs si trasferirono nel 1968, si trova al numero 2066 di Crist Drive, a Los Altos, in California. Fu proprio nel garage di quella casa che Steve Jobs creò, nel lontano 1976, i suoi primi cento pezzi del suo Apple 1, inve- È stendo i proventi della vendita della sua Volkswagen. La decisione, presa all’unanimità dalla Commissione, fa sì che la casa venga mantenuta così com’era all’epoca in cui vi abitò Jobs. Il responso è arrivato dopo due anni di lavoro, e non avrà bisogno del via libera di Patricia Jobs, sorella dell’inventore, nonché attuale proprietaria dell’abitazione. Per parecchio tempo, prima di essere definitivamente trasferita a Cupertino, la villetta fu anche la sede della società della Mela morsicata, divenuta negli anni a venire una delle più grandi aziende del mondo, con un fatturato di oltre 156 miliardi di dollari, davanti alla eterna rivale Microsoft. Oltre alle innumerevoli invenzioni, tra cui Iphone, Ipod e Ipad, Steve Jobs è stato l’artefice della casa di produzione “Pixar”, passata alla storia per film d’animazione come “Toy Story” e “A Bug’s Life”. Nel 2007 venne classificato da Fortune tra i primi 25 uomini d’affari più potenti del pianeta, e nel 2010 “uomo dell’anno” dal Financial Times. Nel 2004, Steve Jobs scoprì di essere affetto da una rara forma di tumore maligno al pancreas, e dopo un susseguirsi di interventi, miglioramenti e ricadute, il suo cuore smise di battere il 5 ottobre 2011 a seguito di un arresto respiratorio dovuto ad un attacco cardiaco. Oltre alle innumerevoli invenzioni, di lui rimane memorabile un discorso pronunciato nel 2005 alla Stanford University, durante al quale, rivolgendosi ai laureandi, disse: “Il vostro tempo è limitato, quindi non sprecatelo vivendo la vita di qualcun altro. Siate affamati, siate folli”. Giorgio Musumeci 6 Giovedì 31 ottobre 2013 Roma Irrompe la mobilitazione per l’eccessivo ricorso alle consulenze esterne Marino riempie le piazze di chi protesta contro di lui MINACCIA IN CASO DI SCUDETTO Quando si spoglierà della fascia tricolore? Mentre il sindaco faceva il comico in radio, al Campidoglio i dipendenti comunali lo cercavano per dirgliene quattro di Ugo Cataluddi rmai all’appello non manca più nessuno. Dopo la sua stessa maggioranza, i vigili, i commercianti e i presidenti dei Municipi (del suo stesso partito) il sindaco Ignazio Marino è riuscito a mettersi contro anche gli oltre 60mila dipendenti del Comune di Roma, che questa mattina hanno espresso tutta la loro insofferenza per le sue scelte affollando piazza del Campidoglio. E se non c’erano tutti all’appello, poco ci manca, una piazza così gremita si è infatti vista in rarissime occasioni. I motivi della protesta sono i soliti: Marino non valorizza il personale interno, favorendo le assunzioni di esterni. Un disagio, questo, che accomuna i lavoratori del Comune a molti altri alle dirette o indirette dipendenze del ciclista genovese. Dall’Atac, dove Marino ha pensato bene di piazzare un Ad fuoriuscito da Alitalia (guarda caso stessa provenienza dell’assessore ai Trasporti Guido Improta) al Corpo di Polizia municipale, con l’ormai nota vicenda tragicomica culminata con la nomina a comandante di Clemente, fino ad arrivare alla stessa giunta, composta per la quasi O a folla gaudente al Circo Massimo - macché: ai Fori Imperiali! - Antonello Venditti che intona “Roma, Roma, Roma” e sullo sfondo del Colle più immortale della Città Eterna (il Palatino, senza nulla voler togliere - sia mai - al Quirinale) la “madrina” della serata che si spoglia. Ma che Sabrina Ferilli, ma che Ilary Blasi: lui, Ignazio Marino da Genova! Ecco, di tante promesse che ha fatto, il sindaco ha scelto proprio la peggiore per “festeggiare” la nona vittoria consecutiva della strabiliante corazzata di Garcia. D’altronde siamo sotto “Halloween”: un film horror dagli effetti agghiaccianti come quello che sarebbe recitato dall’inquilino del Campidoglio, con uno spogliarello in pubblico, è difficile immaginarlo. Chissà, forse il chirurgo “de noantri” si sente un po’ dottor House, con la differenza che questo aveva il bastone e lui la bicicletta… Comunque dice che quando l’ha sparata alla trasmissione radiofonica di Max Giusti (“Se la Roma vince lo scudetto mi spoglio”) stava solo scherzando. Il panico però era ormai seminato. Figuratevi: per i “lupacchiotti” quello spettacolo sarebbe una macchia indelebile sull’ipotetico quarto scudetto; per gli “aquilotti”, poi, il peggiore degli incubi. Insomma, Marino è riuscito davvero laddove nessun sindaco poteva: unire laziali e romanisti. Una sola la speranza, che può accomunare di nuovo tutti. Che il sindaco Marino si spogli, ma solo della fascia tricolore, e definitivamente. Allora sì, sai che caroselli al Circo Massimo (e ai Fori Imperiali)… Robert Vignola L totalità da assessori esterni. Sono infatti ben 75 le assunzioni confermate dallo stesso sindaco, durante una discutibile intervista radiofonica con Max Giusti. Cinque per assessore. Inutile ricordare che questo dispendio di denaro pubblico avviene in un momento di gravissima congiuntura economica per il Comune di Roma, salvato da sicuro default solo grazie all’intervento governativo (e della Regione). Quello che invece preoccupa è che, sempre durante la citata intervista in cui Marino ha vestito i panni del comico, la scelta sia stata rivendicata come normale e più che legittima. Evidentemente non per le migliaia che questa mattina sono scesi in piazza per quello che è solo “il primo passo verso una mobilitazione collettiva contro l'amministrazione comunale”. "Il sindaco - ha affermato il sindacalista Francesco Croce - ave va promesso una netta frenata alle consulenze esterne a favore della valorizzazione degli interni. Cosa che non sta avvenendo. Così, mentre da un lato si istituisce un ufficio temporaneo di scopo per la verifica dei contratti degli interni, dall'altro assistiamo a spese folli nelle aziende controllate, assunzioni senza meritocrazia, e spreco di denaro pubblico. Il personale è furioso e noi ci chiediamo quale sia il ruolo dell’assessore al Personale, Luigi Nieri e del dg delle Risorse Umane, se il loro compito è stato di fatto demandato a un ufficio tecnico temporaneo”. La protesta è quindi destinata a proseguire. GIOVANI MALVIVENTI, CARRIERA FINITA INSEGUIMENTO ALLA STAZIONE DELLA METRO Presi dopo una rapina in farmacia ne confessano anche una seconda Scippa telefono a una ragazza Agenti lo salvano dal linciaggio apinatori in erba eppure, a modo loro, gentiluomini. O forse semplicemente sprovveduti, chissà. Fatto sta che ha fatto scalpore la storia dei due giovani malviventi che, presi dalla polizia subito dopo una rapina, si sono pentiti e hanno confessato anche un altro colpo di cui nessuno li aveva accusati. Durante un servizio antirapina, gli agenti del commissariato Sant’Ippolito, diretti da Stefania D’Andrea, hanno colto in flagranza gli autori di una rapina in una farmacia della zona. Due uomini a volto coperto e con il casco da motociclista in testa, approfittando di un momento in cui non c’erano clienti, sono entrati all’interno della farmacia di via Diego Angeli. Una volta dentro, uno dei due ha minacciato la farmacista con una pistola, mentre l’altro ha svuotato la cassa del denaro contante e poi ha strappato la catenina dal collo della stessa dottoressa. Vedendo la scena dall’esterno i poliziotti si sono avvicinati all’ingresso per sorprendere i malviventi, uno di questi però si è accorto del movimento ed è scappato prima che gli agenti potessero bloccarlo, l’altro invece è è chi ruba per fame, ma assai spesso è il lusso a spingere ad azioni criminali, come lo scippo. Un comportamento che però viene guardato con sempre maggiore sdegno dalla gente, che in più occasioni negli ultimi tempi ha mostrato di voler reagire alla criminalità dilagante. Lo ha imparato, nella sua storia a lieto fine, una studentessa: derubata del suo smartphone, è stata aiutata dalla folla a ritrovarlo. Il ladro, infatti, è stato inseguito per diverse centinaia di metri fino ad essere arrestato. La vittima, una ragazza molto giovane, stava parlando al telefono mentre saliva le scale che dalla stazione metro di piazza Vittorio conducono in superficie, quando un uomo, dopo averla avvicinata, le ha letteralmente strappato di mano l’apparecchio ed è fuggito. Fortunatamente la scena è stata notata da due agenti in abiti civili che proprio in quel momento stavano scendendo la scalinata per andare a prendere il treno. Dopo il faccia a faccia, lo scippatore è stato inseguito e raggiunto al culmine di una lunga corsa a piedi. Bloccato e identificato per D.J., polacco R C’ caduto direttamente nelle braccia dei poliziotti. Da subito il ragazzo fermato si è dimostrato molto collaborativo con la polizia, tanto da fornire immediatamente il nome e il numero di telefono del complice. Quest’ultimo, chiamato al cellulare e vistosi ormai scoperto, è tornato indietro e si è consegnato agli agenti. Una volta in commissariato i due hanno anche confessato un’altra rapina alla stessa farmacia avvenuta alcuni giorni prima, della quale però nessuno li aveva ancora accusati. D.C., 18enne romano, è stato arrestato per tentata rapina in flagranza, mentre il suo complice al momento è stato denunciato in stato di libertà. V.B. di 33 anni, è stato trovato in possesso del telefono cellulare che durante la corsa aveva nascosto negli slip. Dopo l’arresto gli agenti hanno avuto il loro da fare per respingere una decina di persone che avevano assistito alla scena e che volevano linciarlo. Provvidenziale l’arrivo di una pattuglia del commissariato Esquilino, giunta in ausilio, che ha prelevato il malvivente e lo ha accompagnato in ufficio. Arrestato con l’accusa di scippo, l’uomo è stato accompagnato presso le camere di sicurezza della Questura in attesa di essere processato per direttissima. Il telefono invece è stato riconsegnato alla ragazza. V.B. 7 Giovedì 31 ottobre 2013 Roma L A S Q U A L L I D A V I C E N D A D E L L A C A S A D ’ A P P U N TA M E N T I C O N D U E M I N O R E N N I C O I N V O LT E Baby squillo ai Parioli:indagati anche i clienti Dopo gli interrogatori restano in carcere tutti e cinque gli arrestati, compresa la madre della più piccola. Si stanno passando al setaccio i tabulati telefonici una storia fatta apposta per far discutere. Il fatto è che indigna. E i fiumi di parole lasciano già udire il loro fragore che si propaga, a monte di un appartamento nel cuore dei Parioli, il quartierebene di Roma, dove coabitavano lo squallore e l’ignominia. La vicenda, peraltro, è già giudiziaria. Le testimonianze fioccano come nera neve sul manto candido della carta dei giornali: neve che posandosi, disegna i volti lugubri dei mostri del caso. "Non ce la faccio più, sono loro che mi obbligano, voglio soltanto tornare a scuola". La dichiarazione è stata della più piccola delle due baby squillo: Emanuela, 14 anni, non ha resistito ed è crollata parlando della sua esperienza. Dicendosi obbligata dalla mamma, insieme alla sua amica Serena, a prostituirsi. La madre lavorava come barista: è finita in manette perché intascava una parte dei compensi della figlia. “Vendeva la figlia come un macellaio farebbe con la sua carne”, ha chiosato lo psicologo clinico Enzo Cordaro. L’altra famiglia è caduta dalle nuvole, scoprendo con una lettera anonima che la figlia, che spariva anche per giorni dal controllo dei genitori, era finita in un bordello, dove lavorava per pagarsi gli “sfizi”: in primis la cocaina. La coppia, entrambi professionisti, ha permesso con la sua denuncia di far partire È le indagini. Che ora puntano, con particolare puntiglio, a scoprire tutte le responsabilità, nella loro entità, e ad identificarne gli attori. I cinque arrestati, per l’intanto, respingono le accuse ma con argomentazioni ritenute non convincenti. Gli L’INIZIATIVA Minori tra etica e diritto: convegno in Corte d’Appello La famiglia e i minori fra etica e diritto'' è il titolo del convegno che si svolgerà lunedì 4 novembre a Roma, nella Sala Europa della Corte di Appello con l'obiettivo di fare il punto sull'importanza della salvaguardia dei principi etici di tutte le situazioni che vedono coinvolti le famiglie e i minori. ''Nel diritto di famiglia e minorile come spiegano i promotori dell'iniziativa - è necessario che tutti gli operatori, nel loro agire, tengano sempre a mente che occorre in primis tutelare i valori morali e quindi scegliere un tipo di strada che li conduca a privilegiare la via pacifica dell'accordo e della non belligeranza, a tenere sempre presente che fondamentali da tutelare sono gli interessi dei bambini, a vario titolo coinvolti nei procedimenti''. Dunque il 4 no- “ vembre si farà il punto sulla questione e sul ruolo di avvocati, psicologi, giornalisti e chi lavora nei mass media, ed interverranno il Cardinale Velasio De Paolis (Presidente Emerito della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede), Cataldo Pandolfi (Presidente facente funzione della Corte d'Appello di Roma), Fulvio Filocamo (Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Roma), Roberto Giacobbo (Vice Direttore Rai Due e Conduttore di Voyager), Mauro Vaglio (Presidente dell'Ordine degli Avvocati di Roma), Simone Mondini (Avvocato del foro di Verona). L’introduzione e la moderazione sarà affidata alla cura di Giorgio Aldo Maccaroni, Presidente Avvocatura Italiana per i Diritti delle Famiglie. interrogatori di garanzia si sono svolti ieri mattina nel carcere di Regina Coeli: tra gli arrestati c'è chi ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere come Riccardo Sbarra, commercialista e secondo l'accusa cliente delle due giovani ragazze. Dal canto loro Nunzio Pizzicalla, Mirko Ienni, Mario De Quattro e la madre di una delle ragazze, hanno fornito al gip Maddalena Cipriani una ricostruzione dei fatti puntando a sminuire le loro responsabilità nella vicenda. Una scelta difensiva che viene giudicata "non convincente" da chi indaga. Anzi, gli interrogatori di garanzia avrebbero confermato, se non addirittura rafforzato, l'impianto accusatorio. Occhio però anche a chi ha consumato rapporti: i tabulati telefonici potrebbero svelarne parecchi. Alcuni sono già stati identificati e sono iscritti nel registro degli indagati, mentre altri sono in via di identificazione. Rischiano, secondo quanto prevede la legge, condanne da uno a 6 anni di reclusione. Molto ci sarà ancora da scavare e l’impressione è che si vada a finire in un pozzo senza fondo. Chi riforniva di cocaina le ragazzine, da quando e perché? Le immagini pedopornografiche che servivano da specchietto per le “allodole” dei social network, quanto stanno girando in rete? A prescindere dal mancato controllo delle famiglie, qual è stato il ruolo –invece – della scuola? E ancora: esiste o meno un sistema di pedopornografia? Il caso dei Parioli è, insomma, davvero destinato a rimanere isolato? Gustavo Lidis Eurosky Tower . L’investimento più solido è puntare in alto. Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq. La vicinanza di grandi aziende (italiane e multinazionali) e la posizione assolutamente strategica rispetto agli aeroporti e al centro città garantiscono una elevata richiesta di unità abitative di piccolo/medio taglio in affitto per manager e dirigenti. Al 19° piano, ad oltre 70 metri di altezza, sono state realizzate le prime tre residenze campione, altamente rifinite in ogni singolo dettaglio. Per prenotare la tua visita contatta i nostri consulenti al numero 800 087 087. RE AWARDS Premio Speciale Smart Green Building UFFICIO VENDITE Roma EUR Viale Oceano Pacifico (ang. viale Avignone) Numero Verde 800 087 087 www.euroskyroma.it 8 Giovedì 31 ottobre 2013 Dall’Italia T R A I N C I D E N T I E AV V I S I D I L I C E N Z I A M E N T O A R R I VA U N N U O V O S C A N D A L O A I V E RT I C I Ilva: l’indagato d’eccezione è Nichi Vendola Molti i nomi della sinistra pugliese finiti nelle indagini: dalla Regione ai Comuni di Francesca Ceccarelli uove gravi accuse per il governatore di Puglia Nichi Vendola finito tra i 53 indagati nell’inchiesta sull’Ilva di Taranto. L’ipotesi di reato è quella di concussione ai danni del direttore generale dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato: a contestare l’illecito il pool di inquirenti guidati dal procuratore Franco Sebastio che ha notificato gli avvisi di conclusione dell’indagine nella quale sono accusati del disastro ambientale e sanitario di Taranto Emilio, Nicola e Fabio Riva, i vertici della fabbrica e, con capi d’imputazione differenti, anche politici, funzionari ministeriali e locali, membri delle forze dell’ordine, un ex consulente della procura, un sacerdote e il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano. “Per me momento di grande turbamento – cinguetta Vendola – al più presto voglio rispondere al pm. Siamo in fase preliminare, verità arriverà immediatamente. Non sarà difficile per me dimostrare che la mia amministrazione si è comportata senza ombre contro l’illegalità”. Fino a prova contraria solo scuse, i fatti dicono altro. “Ambiente svenduto” questo il nome dell’inchiesta condotta dalla Guardia di finanza di Taranto per la quale il governatore sarebbe stato individuato come protagonista di una “vicenda concussiva in danno del direttore regionale di Arpa Puglia Giorgio Assennato” e chiamato in causa per l’ipotesi di “mancato rinnovo nell’incarico, in scadenza nel febbraio 2011, per effetto delle sollecitazioni rivolte al governatore Vendola ed ai suoi più stretti collaboratori – tra gli altri l’allora capo-segreteria, Manna – proprio dai vertici Ilva”. Quello che emergerebbe dunque è che Vendola avrebbe fatto pressing su Assennato affinché, su ri- N chiesta dei Riva, chiudesse un occhio nei confronti dell’impianto siderurgico tarantino. Nelle diverse informative i finanzieri, guidati dal colonnello Salvatore Paiano e dal maggiore Giuseppe Dinoi, hanno infatti spiegato che “all’esito di quella vicenda concussiva e per effetto di essa, in realtà il prof. Assennato ridimensionerà (nei confronti dell’Ilva, ndr) il proprio approccio, fino a quel momento improntato al più assoluto rigore scientifico”. Grazie all’intervento di Vendola, secondo l’accusa, si sarebbero appianate le divergenze con il direttore generale dell’Arpa: secondo quanto riferito in un intercettazione Assennato “si è molto… responsabilizzato”. Questa “presa di coscienza” dunque spinge l’avvocato Franco Perli a suggerire a Fabio Riva a non insistere per la sua sostituzione perché “potremmo trovarcene anche uno molto peggio”. Secondo le indiscrezioni il nome di Vendola già da tempo si sarebbe aggirato nel registro degli indagati seppur celato grazie al fatto che il presidente non era mai stato destinatario di alcuna misura cautelare. Ma lo scossone è arrivato e nel registro degli indagati sono finiti anche l’assessore regionale all’ambiente, ex magistrato Lorenzo Nicastro, l’ex assessore alle politiche giovanili Nicola Fratoianni, entrambi accusati di favoreggiamento nei confronti nei confronti di Vendola. Dello stesso reato dovranno rispondere il direttore generale dell’Arpa Assennato e il direttore scientifico Massimo Blonda. Ma lista nera non finisce qui: nell’ultimo atto delle indagini preliminari anche i nomi di Donato Pentassuglia, consigliere regionale Pd accusato di favoreggiamento nei confronti di Archinà, e quelli del capo di Gabinetto Francesco Manna, del dirigente del settore Ambiente Antonello Antonicelli, dell’ex direttore del- l’area Sviluppo economico della regione Puglia, Davide Filippo Pellegrino. Un intero sistema asservito all’Ilva: amministrazioni provinciali e comunali incluse. Tornano alla cronaca i nomi dell’ex presidente della provincia di Taranto, Gianni Florido, e l’ex assessore provinciale all’ambiente Michele Conserva, arrestati entrambi a maggio scorso con l’accusa di aver fatto pressione su alcuni dirigenti perché concedessero all’Ilva l’autorizzazione all’utilizzo delle discariche interne (poi autorizzate con decreto del governo) e del sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, accusa di non aver messo in atto come primo cittadino le misure necessarie per bloccare i danni alla salute dei tarantini causati dall’azienda. Mentre fioccano le accuse anche gli ambientalisti scagliano le prime pietre: “Vengano processati i politici che non hanno difeso la salute”. Sottolineano in una nota il presidente del Fondo Antidiossina Fabio Matacchiera e Alessandro Marescotti e Antonia Battaglia di PeaceLink Taranto. Dal canto loro gli ambientalisti “esprimono la propria soddisfazione per l’eccellente lavoro svolto dal Gip Patrizia Todisco che con coraggio e professionalità ha garantito lo svolgimento delle indagini, le quali dovrebbero confluire nel processo a carico di coloro che, secondo il Gip, avrebbero messo in atto un disegno criminoso per inquinare l’ambiente, causando danni alla salute. Tutto ciò al fine di perseguire la logica del profitto”. Nel frattempo si susseguono gli incidenti, e a farne le spese come sempre l’ultima ruota del carro: gli operai. Quindici i lavoratori che ieri mattina sono stati portati in infermeria dopo aver avvertito sintomi di intossicazione a causa di fumi sprigionati dalla Siviera di emergenza della Colata a caldo dell’Acciaieria 1, probabilmente a causa di un incendio. LE VOCI DE LA DESTRA “Chiarire subito la situazione per la tranquillità dei cittadini” Sul coinvolgimento del leader Sel intervengono Adriana Poli Bortone e Paolo Agostinacchio Non sono assolutamente stupita – dichiara Adriana Poli Bortone, leader del movimento “Io Sud” – assurdo che fino ad ora se ne facessero ricadere le responsabilità sul Governo nazionale laddove la Regione doveva controllare con gli organi preposti eventuali irregolarità. “Vendola si conferma una persona spocchiosa – aggiunge la Polibortone – un ‘legibus solutus’ esponente di un partito ‘sinistra, ecologia e libertà’ di cui restano solo le ceneri e le evidenti contraddizioni”. Sulla stessa linea d’onda Paolo Agostinacchio, avvocato e dirigente de ‘La Destra’ in Puglia: “La situazione di Taranto è davvero confusa. Non possiamo ancora abbandonarci in giudizi visto che una sentenza definitiva non è stata emessa e, soprattutto, non è stato concluso l’iter dell’inchiesta. La priorità – sottolinea Agostinacchio – è fare chiarezza sulla vicenda e capire le eventuali responsabilità. È ora che sia dia tranquillità e giustizia ai cittadini e ai lavoratori. Per questo mi auguro si possa concludere al più presto la vicenda”. F.Ce. “ DOPO L A CRIS I DE L L A DANESE ‘VESTAS NACELLES’ UN’ALTRA STANGATA ALLA CITTÀ DI TARANTO Chiude Marcegaglia: licenziati 134 dipendenti L’annuncio del gruppo: “La difficoltà del settore non ci permette di andare avanti”. I sindacati protestano on solo Ilva, nuove brutte notizie per il sistema produttivo ed economico di Taranto. Un’altra fabbrica chiude, annunciando le dimissioni di centinaia di operaia. Dopo la ‘Vestas Nacelles’, multinazionale danese di produzione di energia eolica con 147 lavo- N ratori, anche “Marcegaglia Buildtech”, con 134 unità lavorative, stoppa la produzione. La decisione è stata annunciata martedì, 29 ottobre, quando il gruppo ha comunicato ai sindacati di categoria e alle Rsu di Fim, Fiom e Uilm la cessazione delle attività dell’azienda che si occupa dei pannelli coibentati e del fotovoltaico, con il conseguente licenziamento di 134 dipendenti, dal prossimo 31 dicembre, dello stabilimento di Taranto. Una decisone persa, come spiega lo stesso gruppo “a causa della grave crisi che ha irreversibilmente colpito il settore del fotovoltaico in Italia e nel mondo”. “La sospensione dell’attività produttiva dello stabilimento tarantino – si legge nella nota – è stata proclamata per il prossimo 18 novembre, alla scadenza della cassa integrazione ordinaria in corso. L’azienda ha già garantito la sua piena disponibilità a trovare con i sindacati e con le maestranze ogni soluzione possibile allo scopo di ridurre al minimo l’impatto sociale ed economico per i 134 dipendenti dello stabilimento”. Immediata protesta di Fim, Fiom e Uilm di Taranto. I sindacati metalmeccanici hanno messo soprattutto in rilievo il fatto chela decisone arriva a pochi giorni di distanza dall’annunciata chiusura della danese Vestas nel settore dell’energia eolica. “È l’ennesima mazzata per questo territorio già martoriato da una crisi senza precedenti, che continua a mietere perdite di posti di lavoro. Fim, Fiom e Uilm a questo massacro non ci stanno – si legge nella nota dei sindacati – e convocano, per domani (ieri, ndr) 30 ottobre, dalle 15, un’assemblea con tutti i lavoratori proclamando, sin da ora, lo stato di agitazione del gruppo”. “Anche questa volta – si legge nel comunicato – Taranto subisce la perdita di 140 posti di lavoro, a causa di una decisione aziendale disinteressata al nostro territorio: lasciano Taranto per una riorganizzazione del Gruppo Marcegaglia, scippando nuovamente a questa città posti di lavoro e opportunità di sviluppo non inquinante. Dopo l’eolico – concludono – a pochi giorni di distanza, anche il fotovoltaico abbandona Taranto, una città già compromessa dai problemi ambientali”. Così su Taranto si abbatte un’altra tegola e si infrange quel “sogno” di “fare della città jonica la capitale del fotovoltaico in Italia”, quel desiderio che era stato espresso da Antoni Marcegaglia, amministratore delegato dell’omonimo gruppo, nel settembre 2011presentando agli amministratori locali il rilancio industriale del sito cittadino, dove Marcegaglia era approdato nel 2000 a seguito della vicenda Belleli di Mantova. A settembre 2011 Marcegaglia inaugurò a Taranto la produzione di lamiere e pannelli fotovoltaici per la produzione di energia solare attraverso una tecnologia innovativa: lamine di film sottile al silicio amorfo. Marcegaglia annunciò anche di aver stanziato per la riconversione del sito di Taranto 15 milioni di euro e di voler raddoppiare la produzione di pannelli fotovoltaici nel giro di pochi mesi. “In realtà il progetto, che sfruttava una tecnologia americana – spiega Cosimo Panarelli, segretario locale della Fim Cisl – non ha avuto il successo che il gruppo Marcegaglia auspicava. In Puglia non c’è stato sviluppo alcuno. Alla fine, nella ristrutturazione del gruppo, Marcegaglia ha sacrificato Taranto. Dopo Vestas nell’eolico è un altro pezzo di attività industriale nelle fonti energetiche rinnovabili che perdiamo nel giro di poche settimane”. E a pagarne le spese, principalmente, sono i lavoratori. . Barbara Fruch 9 Giovedì 31 ottobre 2013 Dall’Italia BUFERA AI VERTICI DELL’ENTE Milano - Operazione di polizia porta all’arresto di sette persone Il pizzo delle ‘buste rosse’: spaccato di criminalità cinese Una banda di pregiudicati clandestini, costringeva commercianti, gestori di dormitori abusivi e prostitute a consegnare 300 euro al mese di Carlotta Bravo a malavita cinese ha affondato le radici anche nel Belpaese. Estorsioni ai danni di commercianti, cosi come di gestori di dormitori abusivi o di giri di prostitute. Tutte settori che negli ultimi anni hanno visto prepotentemente predominare la popolazione orientale che agisce, talvolta, con metodi brutali. A far venire a galla uno spaccato della criminalità cinese è stata un’operazione della polizia a Milano, che al termine di un’indagine ha eseguito ordinanze di custodia cautelate emesse dal gip nei confronti di sette cinesi di età compresa tra i 27 e i 31 anni con le accuse di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione e alle estorsioni. Secondo quanto comunicato delle forze dell’ordine, le estorsioni, seguendo un co- L pione tipico della criminalità di matrice cinese, erano fatte proprio ai danni di commercianti connazionali, di chi gestiva dei dormitori abusivi o di prostitute. Come racconta Il Corriere di Milano la banda chiedeva il pizzo ad attività legali ma soprattutto illegali, come case di appuntamento. Questo garantiva il silenzio delle vittime, che in caso di denuncia avrebbero dovuto spiegare alla polizia la propria posizione. A dare il via alle indagini, infatti, è stata una telefonata anonima arrivata in Questura nell’aprile del 2012. Una persona spiegò che nel suo negozio sarebbero arrivati degli estorsori, Pordenone - Gli effetti della crisi permettendo così agli agenti di arrestare quattro persone in flagranza. Da quel momento è iniziato un lavoro che ha portato all’individuazione della banda di cinesi con a capo Licheng ‘A Lao’ Cheng, di 31 anni, capace di incutere un tale timore nelle vittime da non aver bisogno di presentarsi alla consegna dei soldi. Bastava una sua telefonata per convincere anche il più ostinato commerciante a versare il pizzo di 300 euro al mese. Se si rifiutava, un membro dell’organizzazione chiamava A Lao al cellulare e lui diceva: “Chiedigli se avrà ancora il coraggio di restare aperto. E digli che te l’ho detto io”. Nel gergo cinese il pizzo era chiamato ‘busta rossa’, una espressione mutuata dal passato che indicava il risarcimento economico per un’offesa subita. La banda (nella foto del Corriere di Milano) era composta da tutti pregiudicati clandestini, e si è scoperto essere frutto dell’alleanza di due gruppi rivali. “Il capo di un’altra banda chiese il pizzo a una persona che era già sotto l’egida degli uomini di A Lao - spiegano gli investigatori - e invece di iniziare una guerra hanno deciso di unirsi in un unico gruppo senza altri concorrenti”. In questo scenario si può intuire facilmente come i cinesi, perlomeno alcuni, non abbiano difficoltà ad avere a disposizione grosse cifre di denaro da reinvestire sul mercato. Ecco perché nel Ventunesimo secolo ci troviamo un fiorire di attività della popolazione orientale. Il tutto a che prezzo? Cagliari - Scena drammatica nel palazzo regionale Firenze Fiera sotto accusa per le spese Tra le somme contestate anche multe stradali per oltre 200 euro l’una l presidente di Firenze Fiera, Antonio Brotini, è stato ascoltato dalle Commissioni consiliari Controllo e Lavoro, riunitesi in seduta congiunta. Oggetto dell’incontro, erano le strategie aziendali che la società intende adottare per il futuro, ma l’audizione di Brotini arriva dopo un attacco durissimo sferratogli pochi giorni fa durante la seduta del consiglio comunale della città, nella quale si accusavano i vertici di Firenze Fiera di compiere spese “quantomeno bizzarre” con le carte di credito aziendali intestate a componenti del consiglio d’amministrazione della società. Già da diverso tempo, l’istituzione che gestisce le strutture adibite a ospitare eventi e congressi, naviga in brutte acque. Solo lo scorso anno le perdite hanno sfiorato i due milioni di euro, tanto che, nel tentativo di limitare i danni, i vertici avevano annunciato i licenziamenti di 13 dipendenti, poi tuttavia ritirati dopo le proteste dei sindacati. Secondo l’accusa rivolta alla società in Consiglio Comunale, dal Cda sono state ef- I fettuate spese per oltre 40.000 euro, dei quali oltre 10.000 per ristoranti, 11.000 per alberghi, e più di 9.000 euro per i viaggi. Di queste somme, all’incirca 5.000 euro risultano non documentati. Dalla carta di credito intestata al presidente, inoltre, risultano pagate multe stradali di oltre 200 euro l’una, cosa che, difficilmente potrebbe essere giustificata come attività della società. Dal canto suo, l’organizzazione della Fiera di Firenze manifesta soddisfazione per la riuscita degli evento conclusosi pochi giorni fa alla Fortezza Da Basso, e in una nota fa sapere di avere “già in mente nuove idee e spunti per la prossima edizione che si presenterà in una veste ancora più ricca e con un’ancora più mirata selezione degli espositori”. Giorgio Musumeci Mondragone - Arrestati una donna e il suo complice Chiude Ideal Standard 450 dipendenti a casa Disoccupato e malato tenta di impiccarsi Prima li drogava e poi li derubava Il sito di Orcenìco cesserà l’attività: nessun accordo sulla cassa integrazione Il grido d’aiuto: “Non ho nemmeno i soldi per fare la terapia in ospedale” Una delle vittime uccisa da un’automobile mentre vagava sotto gli effetti delle droghe ine dei giochi all’indomani Fdellodella riunione del ministero Sviluppo economico a n disoccupato del Sulcis ha U minacciato d’impiccarsi a un cornicione del palazzo del Con- a dell’incredibile ciò che una H donna di 40 anni, Monica Voira, si è inventata insieme al compagno Roma dove ieri si è discusso della vertenza Ideal Standard. Il management ha infatti deciso unilateralmente di chiudere il sito di Orcenìco di Zoppola (Pordenone), così come del resto aveva preannunciato, e di avviare da oggi la procedura di mobilità per i 410 operai. Una sentenza che lascia pochi margini di manovra ai rappresentanti sindacali che hanno impugnato gli atti della questione. Era stata avanzata la richiesta di attendere almeno quindici giorni prima di avviare la mobilità e licenziare tutti, ma la proprietà non ha sentito ragioni. Il Mise ha dunque riconvocato le parti per il 18 novembre alle 15, giorno in cui si discuterà in merito alla eventualità che subentri un partner del quale ancora non si conoscono i particolari. Un’ipotesi comunque ancora da discutere. In attesa del 18 sia la Cisl che la Uiltec ribadiscono la necessità che la “vertenza molto delicata” abbia “supervisione del Mise ora più che mai". Il ministero dello sviluppo economico ha comunicato anche che per i primi sei mesi del 2014 c'è la possibilità di ricevere la cassintegrazione in deroga, offerta non assolutamente rifiutata dall’azienda ma archiviata con riserva. Dunque calano i volumi per l’intero gruppo senza margini di ripresa: tra potenziali partner e proposte da valutare sul rasoio restano sempre e solo i lavoratori. Intanto alla presenza delle istituzioni regionali di Veneto, Lombardia e Lazio e stato sancita un’unica verità: a gennaio 2014 si chiude. F.Ce siglio regionale, nella centrale via Roma a Cagliari, se non fosse stato concesso un sussidio. L’uomo, Raffaele Tiru, come racconta Today, da sedici giorni vive in una tenda davanti alla sede del Consiglio regionale della Sardegna. Ha quarant’anni, non ha un lavoro, è malato e vorrebbe che qualcuno delle istituzioni si degnasse di accogliere il suo disperato grido d’aiuto. Così, ieri mattina, dopo l’ennesima notte passata in tenda, si è arrampicato su una sporgenza della Regione con un corda legata al collo. Si è sistemato lì, su un piano rialzato del palazzo, intenzionato a farla finita. “Fate qualcosa per la nostra situazione o qui andremo avanti con proteste clamorose, io da un anno sono senza lavoro con moglie e figlio a carico” ha urlato ai presenti. “Una volta al mese dovrei andare al Policlinico per la terapia. Ma non ho nemmeno i soldi per pagare la benzina”. Inutili, inizialmente, i tentativi di farlo scendere nonostante un imprenditore gli avesse promesso un lavoro. Solo dopo l’intervento della moglie, il quarantenne ha accettato di farsi portare in strada dai Vigili del fuoco. Un’ambulanza del 118, poi, lo ha trasportato all’ospedale Santissima Trinità. Davanti alla sua tenda, però, è rimasto un cartello: “Morire ogni giorno gravemente ammalato senza lavoro con moglie e figlio: questa è una società civile?”. È l’ennesima storia in tempo di crisi che pone l’accento su uno Stato che ormai sembra abbia abbandonato i suoi cittadini, anche quelli più bisognosi. C.B. Vincenzo D’Angelo, di 35 anni, pur di mettere a segno le sue rapine. In tutti i colpi riusciti, il copione è lo stesso. La rapinatrice passeggiava sulla Domiziana, all’altezza di Mondragone, in provincia di Caserta, fingendo di avere l’auto in panne e chiedendo quindi aiuto ai passanti. Quando un povero malcapitato si mostrava disposto ad aiutarla, la Voira gli chiedeva con un pretesto un passaggio in auto. Poi, approfittando della bella presenza, con fare provocante convinceva le vittime a trovare un posto isolato e offriva loro un drink. Peccato però che la donna versasse nel liquido gocce di un potente ipnotico che in pochi minuti rendevano l’uomo di turno inerme. A quel punto, con l’aiuto del complice, la ladra derubava la sua vittima impossessandosi di tutto ciò che poteva. Non si è mai fatta scrupolo Monica Voira. In ogni suo colpo ha eseguito la stessa procedura noncurante di quanto potesse accadere ai derubati. Fino a quando, però, qualcosa va storto. Il 14 luglio scorso, infatti, l’ennesima vittima, un turista milanese, risvegliatosi dall’effetto degli ipnotici è sceso ancora barcollante dalla sua auto intenzionato a chiedere aiuto ma, catapultandosi su una strada tra le campagne di Castel Volturno, è stato travolto da un’automobile in corsa ed è morto. Grazie al racconto di quattro precedenti vittime, i Carabinieri sono riusciti a risalire alla donna e arrestarla insieme al suo complice. Ieri, l’astuta rapinatrice è stata raggiunta nel carcere di Pozzuoli da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Venere. L’accusa a suo carico è quella di morte come conseguenza di altro reato in relazione a un omicidio colposo, rapine e lesioni personali anche gravi. G.M. 10 Giovedì 31 ottobre 2013 Arte I CAPOL AVORI DE L MUS E O DI SAN GENNARO FINO AL 16 FEBBRAIO IN MOSTRA A PALAZZO SCIARRA Il tesoro di Napoli in trasferta nella Capitale di Francesca Ceccarelli apoli - Roma: un percorso breve per un tesoro straordinario. Fino al 16 febbraio 2014 nella capitale sarà possibile ammirare l'esposizione di opere artistiche dal titolo "Il tesoro di Napoli. I capolavori del museo di San Gennaro". La sede della mostra museale è il Palazzo Sciarra della Fondazione Roma che, in collaborazione con il direttore del Museo di San Gennaro di Napoli Paolo Jorio e il Professore Ciro Paolillo, esperto gemmologo dell'Università La Sapienza di Roma, hanno organizzato l’allestimento fuori dai confini partenopei. Qualcosa che non accadeva dal secondo conflitto mondiale, quando il Vaticano ordinò che il tesoro venisse conservato nelle sue mura per questioni di sicurezza. Un valore culturale, scientifico, storico e artistico d’alto livello. Migliaia di turisti potranno quindi ammirare il cuore di Napoli in tutta la sua bellezza, inestimabile sia dal punto di vista confessionale che artistico. Gioielli che hanno sette secoli di vita, questa la storia: il 16 dicembre 1631, in un evento drammatico, le preghiere rivolte a San Gennaro secondo alcuni salvarono la città dall'eruzione del Vesuvio. Così nacque un rapporto confidenziale N e devoto che lega i napoletani al suo santo dal 305 d.c. fino ad oggi. La mostra si compone di 70 opere scelte, tra cui la mitra in argento dorato del 1713 composta di 3326 diamanti, 198 smeraldi e altre pietre preziose; la collana di San Gennaro in oro argento e gemme preziose; alcuni busti in argento raffiguranti i santi compatroni di Napoli; ostensori e calici in oro massiccio; completano la mostra, documenti originali, arredi sacri e sculture. La mostra racconterà la storia della Deputazione della Real Cappella del Tesoro, delle "Parenti" di San Gennaro e delle bambine che lasciarono in dono a San Gennaro una scatola di caramelle per aver salvato la loro mamma: scatola entrata a pieno titolo nel Tesoro. Al termine della mostra, la Fondazione Roma, donerà delle teche ad altissima sicurezza al Museo del Tesoro di San Gennaro, consentendo finalmente l'esposizione di alcune opere finora custodite nei caveau del Banco di Napoli. La mostra è visitabile presso Fondazione Roma Museo – Palazzo Sciarra, in via Marco Minghetti, 22 Roma. Il lunedì dalle 15 alle 20, dal martedì alla domenica ore 10 – 20. Il costo del biglietto intero è di €10, il ridotto €8 e le famiglie dai 3 ai 5 componenti solo €20. Le scuole di ogni grado potranno aderire a programmi e percorsi Michele Dato, Collana di San Gennaro, 1679-1879, oro, argento e gemme appositamente dedicati. Non pagano, in giorni e orari stabiliti, gli studenti universitari con libretto, i bambini fino a sei anni e gli adulti oltre i 65 anni, persone diversamente abili. Previste aperture straordinarie in tutti i giorni di festa. Per informazioni e pre- FIRENZE A Palazzo Pitti l’estro di Antonio Possenti notazioni potete chiamare al numero 06 692 050 60 o visitare il sito internet www.mostrasangennaroroma.it. ROMA Nella Dorothy Circus Gallery le atmofere oniriche di Natalie Shau di Chantal Capasso N “ La pittura di Antonio Possenti si colloca lì, nella zona intermedia, fra la terra che brulica di persone, di animali, di accadimenti, e il cielo dove le cose di questo mondo si mescolano, si meticciano, trasfigurano": così dichiara Antonio Paolucci, il curatore che, passo dopo passo ha accompagnato la realizzazione dell’ultima mostra del maestro lucchese ospitata fino al 15 dicembre presso l’Andito degli Angiolini a Palazzo Pitti di Firenze. Il maestro Possenti negli ultimi anni ha aggiunto un tocco in più d’inquietudine ai suoi dipinti, solo apparentemente immersi dentro a universi di fiaba e di gioia: molto facile infatti che il sogno possa trasformarsi in incubo. Il mondo onirico dunque visto come via d’accesso a dimensioni insondabili. A dimostrazione di ciò ben 40 dipinti (più dodici disegni e dodici scritti) esposti a Pitti, tutti di proprietà della Banca di Cambiano, che ha voluto questa mostra per presentare a un ampio pubblico internazionale le opere create da Possenti negli ultimi due anni. 'Della magia e dello stupore' è il titolo dell’esposizione, dove sempre secondo Paolucci "le persone e le cose si trasformano in visioni, in prodigi, qualche volta in incubi, anche se in Possenti l’incubo è festoso e benevolo, declina nelle forme dello stupore, dell’ironia e del gioco" Il maestro Possenti lascia che siano proprio i colori e le figure antropomorfe, e spesso bizzarre, a svelare qualcuno dei suoi tanti dubbi sul vivere. Come nell’Autoritratto con farfalle o nell’Inquisitore in campagna, che ha voluto affiancare da una sua inquietante poesia: Con perseveranza e candore l’Inquisitore di campagna cerca con ogni mezzo di far confessare alle farfalle che gli straordinari colori delle loro ali sono di origine diabolica. F.Ce. atalie Shau è un’artista lituana che riesce a creare dei mondi affascinanti e surreali ispirati alla religione, alle favole e alla letteratura classica russa di Fyodor Dostoevsky e Nikolai Gogol. Sulla formazione di Natalie Shau sono rintracciabili le influenze dell’immaginario religioso, il linguaggio delle antiche fiabe nordiche, la letteratura classica horror e la letteratura russa. La Dorothy Circus gallery è pronta ad inaugurare la nuova stagione espositiva con la seconda personale italiana di Natalie Shau. L’artista, presentata dalla Dorothy Circus nel 2009 con la mostra Venenum et Medicamentum, è oggi tra i più importanti leader dell’avanguardia digitale dell’Arte e torna sulle scene italiane con la mostra Hide and Seek. Composta da sedici opere inedite, la serie “Hide and Seek” esce dalla penombra cara all’artista, lasciando il posto a un sogno mattutino. Natalie Shau ci apre le porte del suo Private Garden, dove le sue ammalianti protagoniste giocano a nascondino lungo il sentiero di un metaforico labirinto, Lavinia, Lilith, Lucy, Alice, sembrano uscire da un paesaggio onirico. Predilige personaggi femminili. L’artista racconta sé stessa come in un ritratto autobiografico, nella dicotomia della sua natura: fragile come farfalla e al tempo stesso potente regina dell’occulto. Sicuramente sorprendente dalla varietà di soggetti trattati, ma uniti dal suo inconfondibile tocco. Le sue opere sono realizzate in un mix di fotografia, computer grafica ed elementi 3D. Dai pennelli digitali di Natalie Shau emergono creature surreali stranianti, ipnotiche narratrici dell’ Oltre e del respiro ultraterreno di cui siamo parte, contemporaneamente fragili e potenti, tanto reali quanto illusorie. Natalie Shau è una maga nel realizzare atmosfere surreali e oniriche abitate da creature fragili, ammalianti, taglienti, dolci, crudeli, creature che nascondono dentro di loro un’energia pronta a manifestarsi. 11 Giovedì 31 ottobre 2013 Società Nella notte del 31 dicembre i celti, con il Shamain, celebravano il passaggio dall’estate all’inverno Le radici sconosciute di una festa tradizionale Simboli, filastrocche e leggende di Halloween, un’occasione tutt’altro che mondana e commerciale di Cristina Di Giorgi Halloween. Una festa che colora le vetrine dei negozi di arancio e nero e che, nelle serate a tema organizzate nei locali, vede gente di tutte le età mascherarsi e raccontarsi storie di streghe e di fantasmi. Per tanti è soltanto l’ennesima occasione per uscire dagli schemi del quotidiano, senza farsi domande sulla reale origine di una celebrazione che di commerciale e superficiale ha decisamente poco. La ricorrenza nasce ai tempi degli antichi Celti, che la notte del 31 ottobre celebravano il passaggio dall’estate al nuovo anno. Shamain - questo il nome della festa - era quindi considerata come un fondamentale momento di transizione, che coincideva con la fine dei raccolti e il ricovero del bestiame per l’inverno. Il cui arrivo era ed è tutt’ora indicato dall’accorciarsi delle giornate, con il buio che prende sempre più il sopravvento sulla luce. E induce le persone a rintanarsi nelle loro case, per trascorrere al caldo le lunghe e fredde notti invernali raccontando storie e facendo lavori di artigianato. Secondo tali credenze, in questi momenti di passaggio il mondo dei vivi si collegava con quello dei morti, che potevano tornare sulla terra e assumere forma umana impossessandosi di un corpo. Per questo motivo venivano spenti tutti i focolari, in modo da impedire agli spiriti maligni di entrare nelle case. E, su una collina nei pressi di ogni villaggio, si celebrava un rito collettivo con l’accensione di un fuoco e offerte di doni, frutta e cibo. Inoltre, per spaventare gli spiriti, ci si travestiva con pelli di animali e si girava con lanterne ottenute scavando delle zucche, all’interno delle quali si mettevano pezzi di brace del fuoco acceso durante la cerimonia. Con cui, una volta giunti a casa, ognuno riaccendeva il proprio focolare domestico. Con l’avvento del cristianesimo, i culti e le celebrazioni antiche vennero progressivamente as- A similati a quelli cattolici e integrati con essi. Avvenne anche per Shamain, che diventò All Saints Day (o All Hallows’ Day), ovvero la festa di Ognissanti (1° novembre). I cui festeg- giamenti iniziavano però il 31 ottobre, cioè la sera della vigilia: All Hallows’eve (eve in inglese vuol dire appunto vigilia), successivamente abbreviato in Halloween. A questa festa sono associati diversi simboli e tradizioni. Tra i primi ci sono in particolare animali come il gatto nero, il pipistrello e il gufo, ritenuti superficialmente da alcuni por- tatori di sfortuna quando in realtà in molte culture li si considera latori di prosperità, saggezza e buona sorte. Quanto poi alle leggende legate alla notte del 31 ottobre, ROSSO e NERO F E S TA D E L L E Z U C C H E : P E R C H É S Ì , P E R C H É N O ccoci di nuovo qui: come ogni 31 ottobre da qualche anno a a insomma, l’Italia è notoriamente un Paese ricco di belle e E M questa parte, a disquisire sull’occorrenza o meno della festa sane tradizioni, vero o no? Ce ne sono per tutti i gusti, sacre di Halloween in Italia. Solo a pronunciarne il nome si scatena il e profane, goliardiche e solenni, rosse e nere. Dunque, nella paputiferio tra fedeli, religiosi e tradizionalisti. Riconosciuta nel Belpaese solo la Festa di Ognissanti, per zucche e company non c’è spazio. Eppure la maggior parte dei cittadini non sembrano recepire il messaggio e si lanciano in feste e maschere varie. Streghe, maghetti, zucche e dolcetti: tutto all’insegna del consumismo più sfrenato. Gli italiani hanno bisogno di un’occasione per festeggiare? Va bene anche importare una ricorrenza dal mondo anglosassone. Non serve ripescare fantasmi come il satanismo e l’occulto, Halloween in Italia è un’occasione gliardica, nulla di più, nulla di meno. Una tradizione poi che, seppur in chiave diversa, compare nelle origini della cristianità dello Stivale: c’è chi vuole che, il primo novembre, i primi cristiani vagabondassero per i villaggi chiedendo un dolce chiamato “pane d’anima”, più dolci ricevevano e maggiori erano le preghiere rivolte ai defunti del donatore. In Sardegna al 31 ottobre risale una pratica conosciuta come “Is Animeddas, Su Candeleri, Su mortu mortu, Su Peti Cocone, Su Prugadoriu o Is Panixeddas” che prevede anch’essa di andare per le case a chiedere del fare del bene per le anime dei morti. In alcuni paesi del Goceano, subregione della provincia di Sassari, è inoltre usanza intagliare le rape e esporle illuminate con lumini durante la notte dei morti. In Sicilia, nella notte tra l’1 e il 2 novembre, i cari defunti fanno visita ai parenti ancora in vita, portando doni ai bambini. In Puglia, in specifico ad Orsara di Puglia, un piccolo paese montano della provincia di Foggia, sempre tra l’1 ed il 2 di novembre si celebra l'antichissima notte del “fucacoste” (fuoco fianco a fianco): davanti a ogni casa vengono accesi dei falò che dovrebbero servire a illuminare la strada di casa ai nostri cari defunti (in genere alle anime del Purgatorio) che in quella notte tornano a trovarci. Sulla brace di questi falò, poi, viene cucinata della carne che tutti insieme si mangia in strada e si offre ai passanti. Nella giornata dell’1, nella piazza principale, si svolge inoltre la tradizionale gara delle zucche decorate (definite le “cocce priatorjje” - le teste del Purgatorio). Dunque niente paura, la tradizione ancora una volta ci salva. Prenotate pure il vostro posto in discoteca, non verrete tacciati di miscredenza. F.Ce. tria del costume e delle tradizioni popolari, dove andiamo a parare? Alla festa di Halloween? In fondo, è vero, si tratta di una goliardata che certamente non fa male a nessuno. E per molti aspetti è anche divertente. Ma perché andare a disturbare i Santi? Si potrebbe collocare, tanto per dire, al 2 febbraio? O al 9 maggio? o al 12 luglio? Perché proprio la notte di Ognissanti? Il tema sembra frivolo e invece sottintende una serie di problematiche che non sono da sottovalutare, tanto che i Vescovi dell’Emilia Romagna hanno recentemente formalizzato un documento con il quale hanno invitato le parrocchie a distogliere i ragazzi del catechismo e le loro famiglie da una “festa” che sembra alquanto dubbia. Sì, perché volendo incastrarla a tutti i costi nella notte dedicata ai Santi, si viene distolti dal pensiero di una preghiera, si sposta l’attenzione da un piano sacro a uno profano, in un quantomeno sospetto accavallarsi di ricorrenze. Tanto che oggi, se si chiede a cento bambini cosa succede il 31 ottobre, novantanove rispondono: “c’è Halloween”. E novantotto hanno già costretto i genitori a comprare vestiti da streghe, zombie, vampiri. Nonostante la crisi. Ebbene, si tratta di fare una scelta. Se si decide di crescere la famiglia sulla base dei valori sacri della Chiesa, bisogna anche, coerentemente, comportarsi di conseguenza. Un abito da strega, da zombie o da vampiro non si nega a nessuno, e neppure una festa a tema. C’è già il Carnevale, ed è più che sufficiente. Il battesimo è una scelta. Lo è la cresima, il matrimonio, l’estrema unzione. Sono “sacramenti” che vengono richiesti al Signore per intercessione della Chiesa. Che è fatta di esseri umani, e dunque fallibile, senza dubbio. Ma la cui opera si basa sulla Bibbia e sul Vangelo, che ispirano buoni sentimenti e indicano una strada. Se si sceglie di seguirla, la si segua fino in fondo e non si consenta a nessuno di trasformare una tradizione “nostra” in un qualcosa che con noi ha ben poco a che vedere. Ancora: si sente parlare spesso di sette sataniche. Il passo non è lunghissimo. I bambini sono duttili, recepiscono ogni sfumatura, sono spugne che assorbono tutto ciò che li circonda. E interpretano, spesso a modo loro, il mondo. La distinzione tra fantasia e realtà non è chiarissima nella loro mente, e la linea di confine è più sottile si quanto si pensi. Memento. E.M. le più note sono quella di Jacko-Lantern e il tormentone del “Dolcetto o scherzetto”. Di derivazione irlandese, la storia che ha fatto sì che la zucca diventasse uno degli elementi caratteristici di Halloween narra che Jack, un noto malfattore, riuscì più volte a ingannare il diavolo. Alla sua morte però, non accolto in paradiso, Jack venne cacciato anche dall’inferno, dal quale il signore delle tenebre lo allontanò con un tizzone ardente. Che, essendogli necessario per illuminare la strada, ripose per non farlo spegnere nella zucca che stava mangiando. Da quel momento Jack e il suo ghigno divennero il simbolo delle anime dannate, che vagano perennemente sulla terra in attesa del Giudizio finale. Il detto “trick or treat” (in italiano “dolcetto o scherzetto”) deriva invece dall’antica usanza cristiana del “souling”, letteralmente “elemosinare anima”. Nel corso del Medioevo era tradizione, in occasione di Ognissanti, preparare un dolce molto semplice fatto di pane e frutta. I bambini erano poi soliti girare di casa in casa chiedendo un dolce e, quando ne ricevevano uno, dicevano una preghiera per l’anima dei defunti di quella famiglia, per aiutarli a raggiungere più velocemente il Paradiso. Un’altra origine di questa tradizione è collegata invece al mondo celtico delle fate, che spesso e volentieri giocavano agli umani dispetti e brutti scherzi. Per evitarli, le famiglie nei giorni del Shamain erano solite lasciare sulla soglia di casa dolci e piccoli doni per rabbonirsi le fate dispettose. Alle feste del giorno dei Morti e di Ognissanti sono legate, come si è visto, innumerevoli leggende e tradizioni, quasi del tutto ignorate dalla maggior parte di coloro per i quali si tratta solo dell’ennesima occasione di andare in giro a divertirsi. Triste segno dei tempi moderni, per i quali anche storie e momenti profondamente radicati nel sacro, vengono ridotti a manifestazioni quasi esclusivamente commerciali. 12 Giovedì 31 ottobre 2013 Destra SEMPRE DI PIÙ VERSO IL 9 NOVEMBRE Oltre ai Rappresentanti di Partiti ed Associazioni, Francesco Storace (La Destra), Roberto Menia (FLI), Luca Romagnoli (Fiamma Tricolore), Adriana Poli Bortone (IoSud), Roberto Buonasorte (Il Giornale d’Italia), Antonio Buonfiglio (Scongeliamo il simbolo di AN), Domenico Nania (Nuova Alleanza) e Oreste Tofani (Sovranità Nazionale), pubblichiamo l’elenco delle prime adesioni al Comitato promotore Livio Proietti (Segretario Nazionale Amministrativo la Destra Roma), Carlo Aveta (Consigliere regionale Campania de La Destra) Luciano Marotta (Commissario Provinciale la Destra Napoli), Valter Maccantelli (Dirigente la Destra Torino), Ulderico Granata (Comitato Centrale la Destra Roma), Remo Costantini (Dirigente Sovranità Nazionale Frosinone), Massimo Bugli (Roma), Michele Arnoni (Dirigente Nazionale la Destra Cosenza), Maurizio Miceli (Segretario Associazione “Dino Grammatico” Trapani), Francesca Romana Rastelli (Roma), Manuela Mari (Roma), Corrado Danzi (Segretario Regionale la Destra Basilicata), Marco Di Andrea (Dirigente Nazionale e Capogruppo di AN città di Monterotondo Roma), Alfio Guarnieri (Segretario Provinciale la Destra Rieti), Cesare Bruni (Consigliere Comunale indipendente Latina), Emilio Perroni (Segretario Provinciale la Destra Latina), Stefania Verruso (Segretario Regionale la Destra Umbria), Ernesto Pezzetta (Segretario Regionale la Destra Friuli Venezia Giulia), Ferrante De Benedictis (Dirigente FLI Torino), Alessandro Di Ubaldo (Dirigente FLI Asti), Diego Zavattaro (Coordinatore Regionale FLI Piemonte), Daniela Cirillo (Dirigente Nazionale e Segretario Provinciale la Destra Terni), Monica Nassisi (Dirigente Nazionale la Destra Roma), Antonia Monteleone (Dirigente Nazionale, Segretario Regionale Trentino Alto Adige, Segretario Provinciale Belluno la Destra), Maria Grazia Bottoni (Dirigente Sovranità Nazionale Frosinone), Antonello De Leonardis ( Segretario Provinciale IO SUD Foggia), Vincenzo Aloe (Cosenza), Giuseppe Aloe (Presidente Associazione “Nuova Allenza per la Calabria” Cosenza), Paolo Boz (Segretario Provinciale la Destra Genova), Francesco Proietti Cosimi (Responsabile Provinciale FLI Roma), Berardo Rabbuffo (Consigliere Regionale Abruzzo FLI Teramo), Claudio Taglia (Coordinatore Provinciale FLI Viterbo), Walter Stafoggia (Segretario Regionale la Destra Marche), Giuseppe Murolo (Presidente Associazione “Tradizione e Libertà” Genova), Fausto Felci (Responsabile area Castelli Romani la Destra Roma), Daniele Rivieri (Commissario Regionale la Destra Toscana, segretario provinciale la Destra Lucca), Luvisotti Virgilio (Segretario Provinciale la Destra Pisa), Franco Caserta (Segretario Provinciale la Destra Novara), Mauro Mancini (Comitato Centrale la Destra Roma), Alberto Filippi (Segretario Regionale la Destra Veneto), Andrea Cantadori (Presidente Associazione “Amici dell’Emilia” Roma), Paola Sellaro (Associazione “Amici dell’Emilia” Roma), Alberto Rossi (Consigliere Comunale, Commissario Provinciale FLI Cosenza), Sergio Marchi (Dirigente Nazionale la Destra Roma), Alfredo Iorio (Coordinatore Regionale la Destra Calabria), Giuseppe Savarese (Consigliere Comunale di Diamante -CS-, Associazione “Nuova Alleanza per la Calabria”), Gianluca Porta (Dirigente “Popolo della Vita” Roma), Alessandra Rossi (Dirigente “Popolo della Vita” Roma), Pierluigi Fioretti (Segretario Regionale la Destra Lazio), Biagio Cacciola (Dirigente Nazionale e Commissario Provinciale la Destra Frosinone), Marco Balducci (Vicepresidente movimento “Alleanza Romagna”, Responsabile giovanile “Gioventù Italiana” Rimini), Claudio Dau (Commissario regionale Emilia Romagna la Destra), Emanuele Stazi (Comitato Centrale la Destra e Segretario la Destra Tivoli -RM-), Gianni Musetti (Segretario Nazionale “Gioventù Italiana”), Lino Lavorgna (Presidente Associazione“Europa Nazione”, FLI Campania), Tommaso Mignini (Comitato Centrale la Destra Roma), Santi Formica (Presidente Gruppo Parlamentare “Lista Musumeci” ARS Sicilia), Romolo Reboa (Dirigente Nazionale la Destra Roma), Giorgio Conte (Coordinatore Regionale FLI Veneto), Daniele Baldini (Coordinatore FLI Bologna, Presidente Associazione Nazionale “LF” Libertà e Futuro, Progetto “Unidestra”), Silvia Pispico (Segretario Provinciale FLI Lecce, Coordinatrice “Unidestra” provincia di Lecce), Antonio Rozzi (Coordinatore Provinciale FLI Parma, progetto “Unidestra”), Daniele Gattanella (Responsabile Mun. XIV Fiamma Tricolore Roma), Franco Tittoni (Comitato Centrale Fiamma Tricolore, Commissario Provinciale Fiamma Tricolore Rieti), Paola Fratangeli (Segretario Fiamma Tricolore Frosinone), Nicola Di Donna (Segretario Provinciale la Destra Brindisi), Sofia Di Pietro (Coordinatrice femminile Fiamma Tricolore Viterbo), Lamberto Iacobelli (Dirigente Nazionale Fiamma Tricolore, Coordinatore Regionale Lazio Fiamma Tricolore), Sergio Tozzi (Responsabile Roma est e Roma provincia Fiamma Tricolore), Sergio Arduini (dirigente Fiamma Tricolore, Presidente Associazione Culturale “Fiamma Frusino” Frosinone), Pietro Diodato (Coordinatore Provinciale FLI Napoli, Consigliere Regionale Campania FLI), Euprepio Curto (Consigliere Regionale Puglia FLI), Claudio Senatra (Consigliere comunale La Destra Monte Porzio Catone RM), Pietro Sperati (Consigliere comunale La Destra Colleferro - Roma), Giuliano Castellino (Reggente Federazione romana La Destra), Roberto Jonghi Lavarini (Presidente Comitato Destra per Milano), Fabio Pederzoli (Coordinatore provinciale FLI Reggio Emilia), Armando Ceraudo (Circolo FLI Castrovillari), Giorgio Bocci (Circolo La Destra di Riano - Roma), (Sezione di Asti - FLI), (Sezione di Torino FLI), Giovanni Gentile (Coordinatore Circolo Destra Domani Pescia - PT), Mario Bertoli (Presidente Provinciale La Destra Parma), Placido Fundarò (Segretario provinciale de La Destra - Pordenone), Nicola Di Donna (Direttivo provinciale - Brindisi), (Circolo socio politico culturale “Pinuccio Tatarella” - Brindisi), (Associazione ambientalisti “Pegaso” - Brindisi), Giulio Cesare Bertocchi, Circolo La Destra Terni, Circolo La Destra Stroncone, Circolo La Destra Narni, Circolo La Destra Sangemini, Circolo La Destra Orvieto, Giuseppe Giganti, Peppino Semeraro, Avv. Gherardo Maria De Carlo, Pierfranco Bruni storico intellettuale, Alessandro De Santis, Federazione La Destra di Torino, Gruppo di Carmagnola (TO), Gruppo di Chieri, Lino Larvogna (Presidente circolo Europa Nazione - Napoli), La Destra - Lamezia Terme, Federazione di Catanzaro, Movimento territorio e lavoro - Lamezia Terme, Pino Savarese, Gianluca Porta (Il Popolo della Vita) Per confermare la partecipazione di associazioni, sezioni, federazioni, comitati, scrivere a [email protected]