Anno II - Numero 256 - Giovedì 31 ottobre 2013
Direttore: Francesco Storace
Politica
Esteri
Roma
Caos sul Cavaliere
dopo il voto palese
Datagate: gli Usa
spiavano il Papa?
Marino fa il pieno,
ma solo di proteste
a pag. 3
Castellino a pag. 5
Cataluddi e Vignola a pag. 6
I L 7 4 % D E G L I I TA L I A N I N O N N E V U O L E P I Ù S A P E R E D E L L A M O N E TA U N I C A
Almeno togliete
il nome di An
da quella
Fondazione...
aurizio Gasparri, si sa,
è difficile da frenare
quando rotea la lingua
o si trova davanti una tastiera
su cui ticchettare la qualunque.
E come un Cetto qualsiasi, ne
spara una al secondo. Ma siccome si permette di fare lo
spiritoso, è bene che spieghi
con chiarezza i messaggi che
invia con i suoi tweet, riguardanti la fondazione An.
Premessa: più si parla di quella
roba, meno siamo interessati
a farne parte. Pretendiamo
solo che non ci rompano le
scatole dalla casa che grazie
a Roberto Buonasorte - che
presentò la Colleoni a Fini - è
finita ad An insieme a un ingente patrimonio donato dalla
nobildonna al partito. Se Buonasorte fosse stato come certi
personaggi, An non avrebbe
visto quelle enormi risorse.
Via Paisiello, dunque, lasciatela stare. Restituiteci il simbolo e tenetevi il bottino.
Detto questo, Gasparri deve
spiegare che cosa vuol dire
questo suo tweet, visto che è
membro molto influente della
fondazione An anche se se ne
va in Forza Italia: "Partitini
preparano il ritorno del cognato di Tulliani, altro che destra... Manovre in atto. Giù
le mani dal patrimonio. Già
fatti danni".
Deve stare molto cauto, il vicepresidente del Senato. Noi
siamo quello che si definisce
- per ora - un partitino e non
sappiamo chi pregusta il ritorno
di quello che solo ora chiama
"il cognato di Tulliani", che ha
seguito lui e non noi. Definisce
così Fini al quale si inginocchiò
dopo aver capito che veniva
fatto fuori da ministro in favore
di Mario Landolfi. Siccome
parla di patrimonio e di danni
fatti, farebbe bene ad esporre
a un giudice che cosa succede
dentro quella fondazione. Sappiamo che sono stati spesi 26
milioni, nessuno ha spiegato
come. Gasparri corre il rischio
di doverlo riferire al magistrato
a cui chiunque potrebbe rivolgersi, stante quello che scrive.
Intanto, apprezzeremmo molto
se togliessero il nome An a
quella fondazione. An era pulita, non ripulita.
Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
M
EURO-PAC
E in tutto il continente crescono i partiti contrari all’Unione
di Igor Traboni
orreva l’estate scorsa, mica un secolo
fa, quando il 45% degli europei (sondaggio Gallup) si diceva contrario all’Europa e alla sua moneta, con i cittadini
italiani nella media statistica. A distanza
di neppure un paio di mesi, la percentuale degli
italiani che vorrebbero buttar via l’euro è salita
addirittura al 74%, un aumento che trova paragoni
numerici – per rendere l’idea – solo con le nuove
tasse messe su da Monti e dai suoi tecnici.
Insomma: stiamo rivivendo i tempi assai bui del
31 maggio 1997 e del 30 novembre dello stesso
anno, quando Romano Prodi ci rifilò le scadenze
dell’euro-tassa, salvo poi accorgersi (gli italiani,
mica Prodi) che un etto di mortadella – tanto per
restare in tema – era schizzato da mille lire a 1
euro: il doppio, con o senza pistacchi.
Solo che questa decina scarsa di anni, e di
C
stipendi sempre più magri, ha sviluppato un odio
verso l’euro che neanche certi sgherri contro la
Tav. Il 74% degli italiani che non ne vogliono più
sapere, potrebbe arrivare a toccare la totalità
della popolazione da qui a Natale quando, complici
le nuove tasse sulla casa del Letta-Alfano, ci ricorderemo che almeno diecimila lire sotto il
piatto dei bambini le potevamo mettere. Provate
ora a infilarci la, peraltro brutta, cartamoneta da
5 euro e vedrete le pernacchie che vi faranno.
Nel frattempo, e non potrebbe essere diversamente, crescono i partiti euroscettici. Ed è questa
l’unica preoccupazione che assale i soloni intronizzati tra Bruxelles e Strasburgo, passando per
Roma: Enrico Letta e i suoi simil-tecnici Saccomanni e Fassina vedono nell’Europa il solo baluardo per tenere in piedi l’attuale governo, tanto
che il premier già qualche settimana fa aveva
lanciato il grido d’allarme, nientepopodimeno
che dalle colonne dell’International New York
NICHI VENDOLA INDAGATO PER I FATTI DELL’ILVA
Time: "il populismo minaccia la stabilità dell'Unione Europea”. Ma minaccia soprattutto la
sua, di stabilità, visto che l’Italia è il Paese con
l’euro più misero.
In Francia alla moneta unica ne stanno già dicendo
quattro, e di quelle pesanti, attraverso la crescita
del Fronte di Marine Le Pen. Ma perfino in Paesi
tradizionalmente tranquilli, vedono l’euro peggio
di una Rosy Bindi presidente di qualsiasi cosa,
fosse pure un condominio. Il partito euroscettico,
ad esempio, cresce pure nella pacata Finlandia,
mentre ai miti olandesi le scatole girano più dei
famosi mulini, solo a sentir parlare di euro.
E a Bruxelles continua a tener banco, quantunque
imboscato, uno studio degli economisti della
École des Hautes Études di Parigi, secondo il
quale Francia, Italia e Spagna beneficerebbero
ampiamente dall’uscita dall’euro, che ripristinerebbe la loro competitività perduta in tanti anni
di euro-depressione economica.
IN CASSAZIONE FINISCE L’INCUBO DEL GIORNALISTA ROMANO
Che fai, ti dimetti? Accame prosciolto
Francesca Ceccarelli a pag.8
Marco Zappa a pag.3
2
Giovedì 31 ottobre 2013
Attualità
Gli ultimi “capolavori” della terza carica dello Stato: 4mila euro mai saldati per i lavori nella villa a Mergo
Boldrini, dalla padella alla brace
La numero uno di Montecitorio fa aspettare un Premio Nobel per la Pace perché impegnata con i suoi collaboratori
di Federico Colosimo
una Laura Boldrini tutta
d’oro, che luccica, sì. Ma
con i soldi nostri, dei contribuenti. Dopo l’appalto
di circa 4 milioni di euro
per il sito internet di Montecitorio,
la Gold-Rini ci ricasca. Dal web, al
giardinaggio. Siepi, reti, pali per la
villa di famiglia a Mergo (Ancona),
lì dove vive suo fratello, con una
fattura che doveva essere intestata
al Viminale e che, poi, è rimasta
sospesa e impagata. A rivelarlo, il
Tempo.
Un’imbeccata arrivata al quotidiano
romano direttamente via telefono.
L’interlocutore? Anonimo, marchigiano. Un’indiscrezione che trova
presto conferme nel piccolo comune
della provincia di Ancona. Dove gli
abitanti invitano i cronisti del giornale fondato da Roberto Angiolillo,
ad andare a chiedere lumi al vivaio
di zona che avrebbe portato a termine il montaggio delle piante sintetiche sul perimetro dell’abitazione.
Un capannone con furgoni parcheggiati, vicinissimo alla reggia della
famiglia Boldrini, pieno di rami da
gettare. Alla porta d’ingresso, il titolare dell’azienda. Che come sente
pronunciare “Boldrini”, decide di
vuotare il sacco e raccontare tutto.
“I lavori li abbiamo fatti noi, ma
nessuno ci ha ancora pagato. La
È
fattura è in sospensione, mi avevano
detto di intestarla al Viminale, ma
poi non se ne fece niente. Nessuno
si è fatto più vivo. Io non so chi mi
darà quei soldi, ma penso che sarebbe giusto che mi arrivassero
dalla Boldrini, con il denaro suo e
non di altri. I contribuenti hanno
ragione a lamentarsi. Non so come
andrà a finire, so solo che aspetto
quei ‘piccioli’ da agosto. E intanto
noi saremmo costretti pure a pagarci
l’Iva”. Come dire: oltre il danno, la
beffa. Dal Viminale e dalla Boldrini,
naturalmente, scena muta.
Quell’oasi verde, con un panorama
incantevole e una vista mozzafiato,
lì dove l’esponente di Sel fa capolino
ogni volta che ne ha la possibilità,
è stata allestita con siepi sintetiche
e un bellissimo recinto. “A gratis”,
come si dice a Roma. I 4.360 euro,
al vivaio “Natura Garden” ancora
non sono stati versati. Ed è una vergogna. Anzi, una doppia vergogna.
Perché quei soldi dovevano arrivare
dal Viminale. Ma che schifezza è
questa? Tante, adesso, le cose certe.
La prima è che il vivaio in questione
per la famiglia Boldrini non lavorerà
più. Non per scelta sua naturalmente. Dal titolare dell’azienda non sono
arrivate offese, ma constatazioni
puntuali. E adesso cosa farà la Presidente della Camera, invierà la
polizia postale anche al “Natura
Garden” di Mergo? Perché, ormai
è noto a tutti, chi prova a contestarla
finisce indagato o
con un “Daspo” di 3
anni. L’esponente di
Sel ha le braccia corte. “Le fresche tue,
coi soldi miei”, recitava un antico detto
romano. Ma le piace
il lusso: chiamala scema.
Oltre ad essere corta
di manica, la terza
carica dello Stato risulta anche sgradevole e poco ospitale.
Non capita tutti i giorni di vedere un premio Nobel per la
pace fare anticamera
al piano nobile di
Montecitorio. Lì, proprio fuori dallo studio
di Laura Boldrini. E’
successo lo scorso
pomeriggio ad Aung
San Suu Kyi, Premio
Nobel per la Pace nel
1991, presidente della Lega Nazionale
per la democrazia
birmana, giunta per la prima – e
probabilmente anche ultima – volta
in Italia in visita ufficiale. A rivelarlo,
l’Espresso. Tutti i presenti nel salottino adiacente alla stanza presidenziale hanno vissuto con imbarazzo
quei minuti (circa dieci) che sembravano non finire mai. Elegante,
paziente e soprattutto educata, la
politica birmana, tra uno scambio
di battute con la sua traduttrice,
non ha potuto però fare a meno di
dare un’occhiata al suo orologio.
La Boldrini non aveva alcun altro
appuntamento – è bene specificarlo
- era solo impegnata a dialogare
con i suoi collaboratori. Questo succede solo in Italia, Paese incivile. E
qui non possiamo certamente parlare di gaffe o fraintendimento, ma
di maleducazione. Le regole del
galateo istituzionale alla Boldrini
probabilmente non le hanno spiegate.
DALLE ASSUNZIONI DI “TROMBATI” ECCELLENTI, ALLA SCORTA TANTO CRITICATA, PASSANDO PER IL MAXI-APPALTO DA 4 MLN DI EURO
Gli scandali che hanno macchiato la Presidentessa
aura Boldrini, sin dalla sua nomina a Montecitorio (era il 16 marzo 2013), non ha fatto
altro che collezionare gaffe e scandali. Ripetuti,
continui. Le speranze di un nuovo corso della politica sono state deluse da subito. Altro che importante segnale di rinnovamento, altro che spartiacque tra la vecchia politica e la nuova che dice
“No” ai privilegi della Casta. I primi atti della
Boldrini hanno smentito clamorosamente questi
orientamenti. Ripercorriamo, tappa per tappa,
alcune delle figuracce messe a segno dall’ex portavoce dell’Onu.
L
“Figli di” e “trombati” - Alla faccia della sobrietà,
da quando è stata chiamata a rappresentare il
popolo italiano, lo staff di comunicazione è stato
quadruplicato. Nel lungo elenco, Valentina Loiero,
figlia dell’ex dc e poi Pd Agazio; Roberto Natale,
già presidente della Federazione nazionale della
stampa, ricollocato da Vendola come portavoce
del presidente dopo la mancata elezione con Sel;
Giulia Laganà, primogenita dell’ex parlamentare
Pd, Tana de Zulueta. In più, per pareggiare il
rapporto tra “figli di” e “trombati”, a far da consigliere
politico-istituzionale, Carlo Leone, già vice-presidente
della Camera in quota Pd, “silurato” e non rieletto.
Miss Italia e il tapiro d’oro – Da quando è in
carica, la Boldrini non ha mai perso occasione di
difendere la dignità delle donne, scagliandosi
contro quelle pubblicità e trasmissioni, come Miss
Italia, che abuserebbero del corpo ignudo delle
donne. Eppure la signora tra il 1988 e il 1989
portava a casa lo stipendio grazie alla trasmissione
“Cocco” di Rai 2 (era assistente di produzione), il
cui pezzo forte erano proprio le ragazze poco
vestite. Lo ha scoperto Striscia la notizia, che le
ha riservato un bel tapiro d’oro.
Scorta, polizia postale e foto false – Non voleva
la scorta per andare contro gli abusi della vecchia
politica, la Boldrini. E invece oggi può considerarsi
la regina delle blindate. La moralista di Montecitorio
è una vera e propria “sorvegliata speciale”. Ben
tre, le auto al suo seguito. Giorno dopo giorno. Ma
non solo. La scorta, la Presidente di Montecitorio
l’ha voluta anche sulla rete. Per controllare internet
e far incriminare chiunque si diverta a ironizzare su
di lei. Detto, fatto. Basta ricordare che cosa è
accaduto a un giornalista di Latina che ha osato
postare su facebook un fake di una sua foto nuda
su una spiaggia. Dieci ore più tardi i poliziotti sono
piombati a casa del redattore, che ora è indagato
per diffamazione. Guai a contestare la Presidente.
Gold-Rini – Come dimenticare poi lo scandalo
del maxi-appalto di circa 4 milioni di euro per la
gestione del portale di Montecitorio? A scoperchiare
il vaso di Pandora, ci hanno pensato il Giornale
d’Italia e il suo direttore, Francesco Storace.
Boldrini assenteista – La Boldrini percepisce uno
stipendio netto di circa 13 mila euro, ma lavorare
proprio non le piace. Dal 16 marzo al 18 ottobre,
ha presieduto l’Assemblea per un totale di 137
ore che, equiparate alla giornata tipo di lavoro (7
ore), fanno all’incirca 19 giorni. Proprio così, 19
giorni in 7 mesi. Non male.
Nessun reato, sia chiaro. Ma per chi vuole atteggiarsi
a moralizzatore della politica, esistono ugualmente
le contraddizioni di ordine morale.
F.Co.
LA MINISTRA PD TORNA AD ATTACCARE GLI ITALIANI: “IL NEMICO È L’EVASORE, NON L’IMMIGRATO”
Il ritorno di Cecile, sempre accanto ai clandestini
di Igor Traboni
opo qualche settimana di assenza dai palcoscenici mediatici - e senza che alcuno la
chiamasse perché proprio non se
ne sentiva la mancanza - il ministro
all'Integrazione Cecile Kyenge è tornata a dire la sua. E a rispararle di
nuovo grosse, prendendo di mira
quegli italiani della cui Repubblica
è comunque ministro. Almeno secondo giuramento davanti al capo
dello Stato.
Intervenendo a un convegno su cit-
D
tadinanza e integrazione a Roma,
l’oculista naturalizzata emiliana ha
infatti detto che il nemico non è
l'immigrato clandestino, ma l'evasore.
Ovviamente italiano, aggiungiamo
noi, visto che i clandestini di pagare
le tasse neanche a parlarne.
Qualcuno dovrebbe comunque spiegarle che larga parte del suo governo di sinistra-centro va in direzione opposta e che perfino un giudice ha assolto un imprenditore (italiano, ma forse questo per la signora
Cecile non ha importanza) che proprio non ce la faceva a pagare l'Iva
e che quindi era diventato evasore
suo malgrado.
Poi, la dottoressa italocongolese, alfiere di quel Pd che apre agli stranieri soprattutto se c'è da farli votare
alle primarie, ha ridetto la sua anche
sui temi del suo ministero per molto
tempo i governi italiani avrebbero
"navigato a vista" sulle politiche migratorie.
Per la titolare dell'Integrazione, infatti, l'immigrazione dovrebbe essere
considerata una "opportunità. Ora
occorre cambiare approccio". E magari anche ministro...
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Giovedì 31 ottobre 2013
Attualità
La Suprema corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza d’appello di Milano: giustizia è fatta
Accame, incubo finito dopo 8 anni
Storia di un golpe: dal blitz dei Carabinieri a casa del padre Giano, all’ordine di custodia cautelare in carcere
giunto al termine, dopo 8 anni
di agonia e torti ingiustificabili, il calvario giudiziario di
Nicolò Accame. Dopo essere
stato assolto con formula piena il 29 ottobre 2012 dalla Corte d’Appello di Roma, per un presunto reato di
intrusione informatica relativo al cosiddetto Laziogate, adesso il giornalista
romano è stato prosciolto anche dalla
Suprema Corte di Cassazione per le
infamanti accuse mosse nei suoi confronti dalla Procura di Milano nel lontano
2005. Corruzione, rivelazione di segreto
d’ufficio e interferenza illecita nella vita
privata. Per i giudici meneghini Accame
avrebbe istigato, in concorso con gli
investigatori Pierpaolo Pasqua, Gaspare
Gallo e Luca Luciano Garbelli (in qualità
di esecutori), a corrispondere al Maresciallo della Gdf, Francesco Liguori, la
somma di 23mila euro al fine di accedere abusivamente alla banca dati dell’anagrafe tributaria e a quella delle
Forze di Polizia. Per avere informazioni
su Piero Marrazzo e la sua consorte.
Ed inoltre a procurare indebitamente notizie ed immagini
relative all’attività svolta all’interno del circolo di Alternativa
Sociale, guidato all’epoca da Alessandra Mussolini. Accame
viene condannato dal Tribunale meneghino a 3 anni di reclusione.
In secondo grado, la Corte gli riconosce le attenuanti generiche
e gli infligge una pena di 2 anni e 6 mesi. Ma ieri mattina, la
Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza d’appello,
mettendo il punto finale alla vicenda. E’ la vittoria di Accame,
della sua famiglia, di suo padre Giano e del suo avvocato,
Paolo Colosimo, il primo a credere nell’innocenza del giornalista.
È
Nicolò Accame con i figli Giano e Leone
Nicolò Accame il Laziogate lo ha pagato caro. Era il direttore
del ministero della Salute ed è stato cacciato via. Allontanato
dal lavoro perché ritenuto “soggetto pericoloso”. E’ stato
sospeso dall’ordine dei giornalisti e per lui la Procura ha
ordinato anche un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. I
carabinieri nel 2005 sono entrati alle 4 di mattina nella casa
dei suoi genitori. Cercando le prove del crimine a carico dell’allora portavoce di Francesco Storace, ma non trovando niente.
Neanche Accame. Hanno sbagliato indirizzo, che paradosso
… Ad aprire la porta, l’indimenticabile scrittore e politologo
Giano, padre del “ricercato”. “Se cercate Totò Riina- dice ironico ai carabinieri
il famoso giornalista – resterete delusi”.
Non domi, i militari allora sono corsi a
frugare nella abitazione di Nicolò, dall’altra parte di Roma, dove hanno trovato
un bambino di tre anni e un altro appena
nato. Accame è stato intercettato, pedinato. Sbattuto sui giornali, bollato come
un criminale. Dopo 8 anni di ceffoni,
adesso si scopre che Accame è un
uomo giusto, per bene. Non ci voleva
certo Pico della Mirandola per capirlo.
Bastava essere più prudenti, attenti. E
invece no. Un’offensiva senza precedenti
si scatena contro il Presidente uscente
della Regione Lazio, Francesco Storace,
chiaramente favorito nella campagna
elettorale che lo vede contrapposto a
Piero Marrazzo. Si dice di tutto e il contrario di tutto. Il risultato? La sinistra
vince sul filo di lana le elezioni. Passano
alcuni mesi, Storace è diventato nel
frattempo Ministro della Salute, ma il
calvario giudiziario non è finito. E’ appena iniziato. Il laziogate può tornare
ancora buono. Sbuca un “pentito”, un accusatore utile alla
causa, Dario Pettinelli. Il “teste della corona” che vomita fango
e che fa promuovere l’azione penale. Un disoccupato a cui
Storace aveva deciso di offrire un posto di lavoro. Scoppia un
altro scandalo, con Storace che decide di dimettersi da Ministro
della Salute. Un gesto nobile, significativo, esemplare, ripagato
solo dall’assoluzione. Per Accame viene chiesto addirittura
un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Un’assurdità.
Come tutta questa vicenda che, dopo 8 anni, è giunta finalmente
al termine. Niccolò Accame è stato prosciolto.
PARL A IL GIORNAL IS TA TRAVOLTO DAL LAZIOGATE E RIABILITATO DOPO UN CALVARIO GIUDIZIARIO
“Guadagno meno, ma sono più felice”
di Marco Zappa
fuori pulito dal Laziogate.
Nicolò Accame esce dalla Corte di Cassazione, il Palazzaccio, sventolando la sentenza. Pochi fogli di carta che pesano come
pietra. La pietra tombale del Laziogate. Il
primo commento è per chi gli sta a fianco.
Tanto per cominciare devo e voglio ringraziare
la persona che più mi ha aiutato: il mio avvocato, Paolo Colosimo.
E oggi?
Oggi ha mantenuto la promessa che mi fece
nel 2006. Abbiamo vinto. Una grande soddisfazione per entrambi. Che altro aggiungere?
Paolo è un grande avvocato e un grande
uomo.
Se non sbaglio sono oltre sette anni che ti
accompagna in questa vicenda.
Sì, fin dall’inizio. Come legale, come amico,
come fratello maggiore. In tre gradi di giudizio non ha mai sbagliato una mossa. Non
ha mai perso la speranza di abbattere un
castello accusatorio assurdo. Di tirarmi
per stare con i miei tre figli. Giano, Leone e
Otto Accame. Con loro mi diverto, sto bene.
Sono la mia felicità e il mio orgoglio. E poi sto
scrivendo un libro.
dell’arte che porta i quadri di Caravaggio in
tutto il mondo. In questi giorni sta esponendo
le opere di Guercino e Caravaggio a San
Pietroburgo, all’Hermitage.
Un libro su cosa?
E’ una sorpresa. In questi anni di processi ho
raccolto storie curiose su alcune persone.
Adesso le racconto.
E quindi?
Sapeva del mio momento così e così. Mi ha
cercato lui e mi ha dato mandato di organizzare
la mostra in Messico, in Brasile e soprattutto
in Argentina, che è la mia seconda casa. Per
il momento mi rimborsa le spese di viaggio,
ma se sarò bravo…
Travolto dal Laziogate sei stato anche licenziato dal ministero della Salute dove
eri direttore generale. Ora che lavoro fai?
Ho un dignitoso contratto da giornalista: 1500
euro al mese. Guadagno meno di un quinto
rispetto al ministero, ma sono più felice.
Un periodo difficile. Alcuni ti hanno girato
le spalle. Hai molti rancori?
No, al contrario. Tante persone che nel momento di vacche magre mi sono state vicine.
Gli sono grato.
Perché?
Perché ho meno rotture di palle e più tempo
Per esempio?
Per esempio Roberto Celli. È un imprenditore
Se sarai bravo?
Diventerò suo socio. Esportatore dell’arte
e della cultura italiana nel mondo. Altro
che le bugie e le miserie del Laziogate.
Capisci?
GIUNTA S PACCATA, MA ANCHE MINACCIATA CON UNA SERIE DI LETTERE ANONIME AI MEMBRI
Decadenza: passa la norma del voto palese
di Igor Traboni
a Giunta per il Regolamento del Senato ha deciso per il voto
palese sulla decadenza di Silvio Berlusconi. Sette i voti a
favore e 6 contrari. Il deputato Karl Zeller della Svp, fino all’ultimo in blico, ha votato a favore del voto segreto. Irritato, il Cavaliere ha disdetto il pranzo con i ministri del Pdl inizialmente
fissato per ieri.. Immediata l'offensiva del Pdl. Per Renato Brunetta
si tratta di una 'Decisione assurda e senza precedenti contro Berlusconi. Una decisione contra personam, inaccettabile'. Secondo
Renato Schifani è una ‘Pagina buia per le regole parlamentari'. La
decisione di votare a scrutinio palese sulla decadenza perché non
sarebbe un voto sulla persona, ma sull'integrità del Plenum del
Senato è passato con 7 voti a favore e 6 contrari. Il deputato Karl
Zeller (Svp) ha votato a favore del voto segreto.
"Quello sulla decadenza di Berlusconi non sarà un voto sulla
persona, ma sul suo status di parlamentare. Pertanto non sarà
L
necessario il voto segreto", aveva detto Linda Lanzillotta (Sc) in
una pausa dei lavori della Giunta per il regolamento. Una Lanzillotta
criticatissima: pare che il rinvio di 24 ore prima sia stato deciso
per dare tempo alla ex Pd, ora con Monti, di decidere. Contro il
Cavaliere.
''C'è bisogno che ci sia separazione fra le singole vicende
giudiziarie e l'azione del governo'' ha ribadito il presidente del
Consiglio Enrico Letta rispondendo a 'Radio Anch'io' ad una domanda sulla richiesta di Berlusconi di dichiarare la non retroattività
della legge Severino. A Berlusconi, ha spiegato Letta, ''non è che
devo rispondere oggi. La risposta è contenuta nel voto di fiducia
del 2 ottobre''
Ma oltre alla tensione politica, con i falchi del Pdl pronti a
rimettere in discussione il governo , la giornata di ieri è stata caratterizzata anche da una lettera di minacce pervenuta a ognuno
dei 15 senatori della Giunta. Minacce esplicite e ‘inviti’ a togliere
di mezzo politicamente il Cavaliere.
Giovedì 31 ottobre 2013
4
Storia
Sobria, pratica, per il suo uomo un punto di riferimento. E fu una buona madre per i suoi figli
(4– continua)
Il fiuto di Rachele e il vento che cambia
La sua istintiva avversione per i ruffiani si rivelò profetica. A metà degli anni ’30 la donna già presagiva il tradimento
di Emma Moriconi
achele, oltre che madre e
moglie premurosa, donna
semplice e lontana dalla
mondanità, è per Benito
anche un punto di riferimento. Pratica, poco incline ai vezzi,
una sera del 1936 decide di parlare
con il marito dei suoi pensieri: “Il
tuo posto nella storia con la “esse”
maiuscola te lo sei conquistato - gli
dice - tutti ti ammirano, il Paese ti è
grato … burrasche ne abbiamo passate abbastanza. Più diventi potente
e più esse diventano minacciose.
Corri il rischio un giorno o l’altro di
venire travolto …”. Il Duce, che porta
sulle spalle i destini d’Italia, e ne è
ben consapevole, non può seguire
la strada indicata dalla moglie: “No,
Rachele, bisogna sempre andare
avanti. Molto, moltissimo mi resta ancora da fare: per assicurare un po’ di
benessere alla povera gente, per
consolidare le nostre conquiste …”.
Rachele vorrebbe una vita normale:
“Ma la nostra casa …” gli dice. “Alla
nostra casa pensaci tu - le risponde
Benito, che ben conosce le qualità
della madre dei suoi figli - io penso
all’Italia”.
Donna Rachele Mussolini potrebbe
essere una “first lady”: Benito è amato
e rispettato da tutti, il suo potere è
immenso, nulla le vieterebbe di indossare abiti eleganti, di partecipare
a feste e ricevimenti, di fare la vita
R
Cercateci e ci troverete ovunque.
All’indirizzo www.ilgiornaleditalia.org , con un portale
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Se volete scriverci, potete farlo all’indirizzo e-mail:
[email protected]
della gran dama. Ma il potere non è
riuscito a cambiare lui, e nemmeno
lei. Benito conduce una vita semplice,
frugale, fatta di lavoro, famiglia, e
qualche scappatella extraconiugale.
Lei, Rachele, indossa abiti che si cuce
a mano da sola, semplici, di stoffe
non pregiate. Si occupa della casa e
dei figli, aspetta il marito a Villa Torlonia, la sera. I figli crescono, mettono
su famiglia, sono dei bravi ragazzi. È
una famiglia normale, quella del Duce
fondatore dell’Impero.
All’inizio degli anni Quaranta, Rachele
avverte prima di altri che l’aria sta
cambiando. Il genero Galeazzo Ciano
scrive nelle sue memorie che “è
molto allarmata di come vanno le
cose … sente che il barometro segna
tempesta e afferma che tutto e tutti
puntano direttamente contro il Duce.
Si lamenta che gli storni - che lei
ama cacciare - abbiano disertato i
pini di Villa Torlonia: “Con l’aria che
tira anche loro hanno cambiato direzione: se ne vanno sugli alberi di
Villa Savoia”.
È incredibile l’intuito delle donne, a
volte. Rachele ne dà prova in più di
un’occasione: non simpatizza affatto
con i ruffiani che ruotano intorno al
Duce, ritenendoli pronti a tradirlo.
Non ama Galeazzo, il marito della figlia Edda: di lui, anzi, non si fida per
nulla. Non ha una buona opinione
del Re, che ritiene pronto a voltare le
spalle a Benito al primo spostamento
d’aria. In quell’inizio degli anni Qua-
ranta, il resto della storia è ancora da
scrivere, ma lei sembra davvero una
profetessa.
Del resto, Ciano dimostrerà senza
ombra di dubbio, con i fatti, che la
crescente antipatia che la suocera
nutre nei suoi confronti è più che giustificata. Lui ricambia il sentimento,
ritenendola invadente e annotando
nel suo diario - che a tratti sembra un
giornalino da femminucce pettegole
- le sue “crescenti interferenze”.
Rachele proprio non lo sopporta,
detesta il suo atteggiamento da lord:
“Quello va cercando di togliere il
posto a Benito” ripete.
Il Duce, che tra i suoi difetti ha certamente quello di fidarsi spesso delle
persone sbagliate, non la ascolta: “È
la donna migliore del mondo, ma un
po’ fissata”.
Nel 1941 il grave lutto della morte
del figlio Bruno, dopo un incidente
in aeroplano, spezza il cuore della
donna. È Benito a dirle cosa è accaduto. Quando arriva dal figlio, Rachele
non ha più lacrime: “Bruno … Bruno
…” continua a ripetere, mentre gli
accarezza le mani, il volto, i capelli.
Questa tragedia la fa invecchiare di
colpo, il suo sorriso vivace e fiero di
romagnola si spegne.
La sera del 25 luglio 1943, quando
Benito sta per recarsi al fatale Gran
Consiglio, è ancora Rachele a vedere
più chiaro. Non esita, Rachele: “Falli
arrestare tutti prima di cominciare”.
(… continua …)
5
Giovedì 31 ottobre 2013
Esteri
Si allarga lo scandalo delle intercettazioni. Anche la Cina adotta le prime contromisure
L’America vacilla sotto il Datagate
di Giuliano Castellino
iviso tra il tetto del
debito pubblico,
rialzato all’ultimo minuto, e lo scandalo
del Datagate, l’impero americano sta disastrosamente vacillando. E lo scandalo degli 007 potrebbe rappresentare un duro colpo per
gli pseudosceriffi del mondo.
Non usa mezzi termini Glenn
Greenwald, il blogger che ha
diffuso le informazioni di Edward Snowden: “Non è vero
che ogni Paese intercetta le
comunicazioni personali dei
propri alleati democraticamente eletti; e di certo non è vero
che ogni Paese effettua intercettazioni di massa su milioni
di persone innocenti, in ogni
angolo del mondo. Solo gli
Stati Uniti lo fanno. Il mondo
non lo sapeva, e adesso lo sa.
È questo il motivo per cui le
autorità Usa sono furibonde:
non perché sia stata messa a
rischio la sicurezza nazionale,
ma perché la loro reputazione
e la loro credibilità sono state
compromesse agli occhi del
mondo”.
Secondo Greenwald, Snowden “ha fornito una quantità
D
enorme di documenti, chiedendoci ripetutamente di esaminarli con grande meticolosità e giudizio, soppesandoli
uno a uno e tenendo a mente
l’interesse comune e il fatto
che alcuni di quei documenti
avrebbero potuto danneggiare
persone innocenti. Da cinque
mesi disponiamo di molte migliaia di documenti. In tutto,
credo che ne abbiamo pubblicati circa 200, o 250, e questo dimostra con quanta cau-
tela stiamo procedendo. Ma
non abbiamo detto nulla ai
terroristi che già non sapessero e il problema sta nell’affermazione che è tutta una
questione di terrorismo. Angela Merkel è forse una terrorista? Milioni di cittadini spagnoli e francesi sono terroristi?
Si tratta, è evidente, di una
questione di potere politico e
spionaggio economico. E in
tutto il mondo, l’affermazione
che tutto sia invece incentrato
sul terrorismo è considerata
per quello che è: una balla
bella e buona’’.
Intanto iniziano a preoccuparsi
le altre potenze mondiali. La
Cina ha annunciato che rafforzerà le misure di sicurezza
dopo le accuse rivolte alla
Nsa. “Come molti altri Paesi,
anche noi stiamo seguendo
con attenzione queste notizie’’
ha dichiarato il portavoce del
ministero degli Esteri cinese,
che ha aggiunto: “Siamo preoccupati per le notizie sull’attività dell’Nsa e prenderemo
le misure necessarie per la
sicurezza delle proprie comunicazioni’’.
Messo all’angolo, il governo
americano prova a difendersi
e cambiare le carte in tavola:
“A spiare gli amici - ha dichiarato James Clapper, direttore della National Intelligence degli Stati Uniti - non ci
pensa solo la Nsa: anche i leader degli Usa e gli stessi servizi di informazione americani
sono spiati dai loro alleati europei”. Il capo della Nsa, Keith
Alexander, ha provato una timida reazione: “Le notizie provenienti dall’Europa sono false.
Non abbiamo raccolto noi le
informazioni sui cittadini eu-
ropei, questi dati erano forniti
dai nostri partner europei”.
È evidente che l’imbarazzo
della Casa Bianca cresce giorno dopo giorno. Infatti, al di
là di alcune procedure di
controllo ormai note, si tratta
di un vero e proprio “grande
orecchio mondiale” che, insieme al “grande occhio”, ha
la totale sorveglianza del
mondo.
Nuove rivelazioni da “Panorama”
Spiati anche Ratzinger
e il futuro pontefice?
a National security agency
avrebbe intercettato anche
Papa Ratzinger e il cardinal
Bergoglio, poco prima di diventare pontefice.
Questo almeno stando alle rivelazioni del settimanale Panorama in edicola da oggi. Infatti,
nelle circa 46 milioni di telefonate tracciate dagli Usa in Italia,
tra il 10 dicembre 2012 e l’8
gennaio 2013, ci sarebbero infatti anche quelle da e per il
Vaticano. 'Spiate' che sarebbero
andate avanti fin sulla soglia
del Conclave, il 12 marzo 2013.
Incluse quelle in entrata e in
uscita dalla Domus Internationalis Paolo VI a Roma, dove risiedeva il cardinale Jorge Mario
Bergoglio, futuro pontefice, in-
L
sieme con altri ecclesiastici.
Secondo il settimanale, esiste
il sospetto che anche le conversazioni di quello che sarebbe
diventato Papa possano essere
state monitorate. D’altronde
Bergoglio fin dal 2005 era stato
messo sotto la lente dell’intelligence Usa, come svelato dai
rapporti di Wikileaks.
Anche le chiamate relative alla
scelta del nuovo presidente dello
Ior, il tedesco Ernst von Freyberg, sarebbero state captate.
Secca la smentita vaticana, tramite il portavoce: "Non ci risulta
nulla su questo tema e in ogni
caso non abbiamo alcuna preoccupazione in merito" padre
Federico Lombardi.
Igor Traboni
QUALI STRATEGIE DIETRO LE MOSSE DI ERDOGAN?
La Turchia ‘entra’ in Europa anche grazie a un tunnel
entrata della Turchia
nell’Unione europea è argomento di dibattito ormai da anni. I filoatlantici, che
fanno finta di combattere il pericolo islamico, si pronunciano
a favore, mentre gli europeisti
sono contrari.
Negli ultimi anni sembrerebbe
che la Turchia abbia coltivato
l'entrata in Europa unicamente
per interesse, da una parte con
il progetto del "Grande Califfato
dall'Egitto alla Turchia" e dall'altra con i prestigiosi appoggi
internazionali di Erdogan.
L’
Nonostante Istanbul non faccia
ancora formalmente parte dell’Unione, ha un accesso diretto
al territorio a tutti gli effetti.
Il Bosforo, lo stretto che unisce
il Mar Nero al Mare di Marmara,
segna, assieme allo stretto dei
Dardanelli, il confine meridionale
tra l’Europa e l’Asia.
L'antica Costantinopoli si estende dalla sponda europea alla
sponda asiatica e le acque del
Bosforo ricoprono un ruolo
strategico nel commercio, specialmente in quello del petrolio
proveniente dal Mar Nero.
Il Ponte del Bosforo e il Ponte
Fatih Sultan Mehmet attraversano lo stretto: il primo, lungo
1.074 metri, è stato completato
nel 1973; il secondo, lungo
1.090 metri, è del 1988 e si
trova a una cinquantina di chilometri di distanza dal Ponte
del Bosforo.
Il signor Erdogan non solo riceve denaro, consensi e forza
dalle Potenze atlantiche, ma
controlla gran parte della tratta
del petrolio proveniente dall’Asia.
Il 29 ottobre scorso è stato
dato il via ai lavori per il Marmaray, il tunnel più profondo
del mondo che, grazie al collegamento alla linea metropolitana
di Istanbul, consentirà il passaggio di un milione e mezzo
di pendolari al giorno. Con questo tunnel la Turchia avrà un’entrata diretta in Europa e in particolare arriverà fino in Grecia,
il Paese più colpito dalla crisi
economica degli ultimi anni.
Si tratta veramente solo di un
tunnel o siamo di fronte alle
Termopili del Terzo millennio?
G.Cast.
A DECIDERLO, LA HISTORICAL COMMISSION DI LOS ALTOS. TRA QUELLE MURA, NEL 1976, NACQUE IL PRIMO APPLE
La casa di Jobs diventa “patrimonio storico”
Prima di trasferirsi a Cupertino, per diversi anni l’abitazione fu la sede dell’azienda
stato uno dei protagonisti del secolo
scorso. Le sue creazioni vengono utilizzate
quotidianamente da milioni di persone
in tutto il mondo. A poche settimane dall’uscita
nelle sale italiane del film che racconta la
sua storia, un nuovo fatto rende omaggio al
genio di Steve Jobs, fondatore della Apple,
deceduto per un tumore al pancreas il 5
ottobre del 2011. La casa dove l’informatico
statunitense ha mosso i suoi primi computer,
infatti, è stata dichiarata dalla Los Altos Historical Commission “History Landmark”,
ossia patrimonio storico dello Stato americano.
La villetta a un piano nella quale i genitori di
Steve Jobs si trasferirono nel 1968, si trova al
numero 2066 di Crist Drive, a Los Altos, in
California. Fu proprio nel garage di quella
casa che Steve Jobs creò, nel lontano 1976, i
suoi primi cento pezzi del suo Apple 1, inve-
È
stendo i proventi della vendita della sua Volkswagen.
La decisione, presa all’unanimità dalla Commissione, fa sì che la casa venga mantenuta
così com’era all’epoca in cui vi abitò Jobs. Il
responso è arrivato dopo due anni di lavoro,
e non avrà bisogno del via libera di Patricia
Jobs, sorella dell’inventore, nonché attuale
proprietaria dell’abitazione. Per parecchio
tempo, prima di essere definitivamente trasferita a Cupertino, la villetta fu anche la
sede della società della Mela morsicata, divenuta negli anni a venire una delle più
grandi aziende del mondo, con un fatturato
di oltre 156 miliardi di dollari, davanti alla
eterna rivale Microsoft.
Oltre alle innumerevoli invenzioni, tra cui
Iphone, Ipod e Ipad, Steve Jobs è stato l’artefice
della casa di produzione “Pixar”, passata alla
storia per film d’animazione come “Toy Story”
e “A Bug’s Life”. Nel 2007 venne classificato
da Fortune tra i primi 25 uomini d’affari più
potenti del pianeta, e nel 2010 “uomo dell’anno” dal Financial Times. Nel 2004, Steve
Jobs scoprì di essere affetto da una rara forma
di tumore maligno al pancreas, e dopo un
susseguirsi di interventi, miglioramenti e ricadute, il suo cuore smise di battere il 5
ottobre 2011 a seguito di un arresto respiratorio
dovuto ad un attacco cardiaco.
Oltre alle innumerevoli invenzioni, di lui
rimane memorabile un discorso pronunciato
nel 2005 alla Stanford University, durante al
quale, rivolgendosi ai laureandi, disse: “Il
vostro tempo è limitato, quindi non sprecatelo
vivendo la vita di qualcun altro. Siate affamati,
siate folli”.
Giorgio Musumeci
6
Giovedì 31 ottobre 2013
Roma
Irrompe la mobilitazione per l’eccessivo ricorso alle consulenze esterne
Marino riempie le piazze
di chi protesta contro di lui
MINACCIA IN CASO DI SCUDETTO
Quando si spoglierà
della fascia tricolore?
Mentre il sindaco faceva il comico in radio, al Campidoglio
i dipendenti comunali lo cercavano per dirgliene quattro
di Ugo Cataluddi
rmai all’appello non
manca più nessuno.
Dopo la sua stessa maggioranza, i vigili, i commercianti e i presidenti dei Municipi (del suo stesso partito) il
sindaco Ignazio Marino è riuscito
a mettersi contro anche gli oltre
60mila dipendenti del Comune
di Roma, che questa mattina
hanno espresso tutta la loro insofferenza per le sue scelte affollando piazza del Campidoglio.
E se non c’erano tutti all’appello,
poco ci manca, una piazza così
gremita si è infatti vista in rarissime occasioni.
I motivi della protesta sono i
soliti: Marino non valorizza il
personale interno, favorendo le
assunzioni di esterni. Un disagio,
questo, che accomuna i lavoratori
del Comune a molti altri alle dirette o indirette dipendenze del
ciclista genovese. Dall’Atac, dove
Marino ha pensato bene di piazzare un Ad fuoriuscito da Alitalia
(guarda caso stessa provenienza
dell’assessore ai Trasporti Guido
Improta) al Corpo di Polizia municipale, con l’ormai nota vicenda tragicomica culminata con
la nomina a comandante di Clemente, fino ad arrivare alla stessa
giunta, composta per la quasi
O
a folla gaudente al Circo Massimo - macché:
ai Fori Imperiali! - Antonello Venditti che
intona “Roma, Roma, Roma” e sullo sfondo
del Colle più immortale della Città Eterna (il
Palatino, senza nulla voler togliere - sia mai - al
Quirinale) la “madrina” della serata che si spoglia.
Ma che Sabrina Ferilli, ma che Ilary Blasi: lui,
Ignazio Marino da Genova!
Ecco, di tante promesse che ha fatto, il sindaco
ha scelto proprio la peggiore per “festeggiare” la
nona vittoria consecutiva della strabiliante corazzata
di Garcia. D’altronde siamo sotto “Halloween”: un
film horror dagli effetti agghiaccianti come quello
che sarebbe recitato dall’inquilino del Campidoglio,
con uno spogliarello in pubblico, è difficile immaginarlo. Chissà, forse il chirurgo “de noantri” si
sente un po’ dottor House, con la differenza che
questo aveva il bastone e lui la bicicletta…
Comunque dice che quando l’ha sparata alla trasmissione radiofonica di Max Giusti (“Se la Roma
vince lo scudetto mi spoglio”) stava solo scherzando. Il panico però era ormai seminato. Figuratevi:
per i “lupacchiotti” quello spettacolo sarebbe una
macchia indelebile sull’ipotetico quarto scudetto;
per gli “aquilotti”, poi, il peggiore degli incubi. Insomma, Marino è riuscito davvero laddove nessun
sindaco poteva: unire laziali e romanisti.
Una sola la speranza, che può accomunare di
nuovo tutti. Che il sindaco Marino si spogli, ma
solo della fascia tricolore, e definitivamente. Allora
sì, sai che caroselli al Circo Massimo (e ai Fori
Imperiali)…
Robert Vignola
L
totalità da assessori esterni.
Sono infatti ben 75 le assunzioni
confermate dallo stesso sindaco, durante una discutibile intervista radiofonica con Max
Giusti. Cinque per assessore.
Inutile ricordare che questo dispendio di denaro pubblico
avviene in un momento di gravissima congiuntura economica
per il Comune di Roma, salvato
da sicuro default solo grazie
all’intervento governativo (e
della Regione).
Quello che invece preoccupa
è che, sempre durante la citata
intervista in cui Marino ha vestito i panni del comico, la scelta
sia stata rivendicata come normale e più che legittima.
Evidentemente non per le migliaia che questa mattina sono
scesi in piazza per quello che è
solo “il primo passo verso una
mobilitazione collettiva contro
l'amministrazione comunale”.
"Il sindaco - ha affermato il sindacalista Francesco Croce - ave va promesso una netta frenata
alle consulenze esterne a favore
della valorizzazione degli interni.
Cosa che non sta avvenendo.
Così, mentre da un lato si istituisce un ufficio temporaneo di
scopo per la verifica dei contratti
degli interni, dall'altro assistiamo
a spese folli nelle aziende controllate, assunzioni senza meritocrazia, e spreco di denaro
pubblico. Il personale è furioso
e noi ci chiediamo quale sia il
ruolo dell’assessore al Personale,
Luigi Nieri e del dg delle Risorse
Umane, se il loro compito è stato
di fatto demandato a un ufficio
tecnico temporaneo”.
La protesta è quindi destinata a
proseguire.
GIOVANI MALVIVENTI, CARRIERA FINITA
INSEGUIMENTO ALLA STAZIONE DELLA METRO
Presi dopo una rapina in farmacia
ne confessano anche una seconda
Scippa telefono a una ragazza
Agenti lo salvano dal linciaggio
apinatori in erba
eppure, a modo
loro, gentiluomini.
O forse semplicemente
sprovveduti, chissà. Fatto
sta che ha fatto scalpore
la storia dei due giovani
malviventi che, presi dalla
polizia subito dopo una
rapina, si sono pentiti e
hanno confessato anche
un altro colpo di cui nessuno li aveva accusati.
Durante un servizio antirapina, gli agenti del commissariato Sant’Ippolito,
diretti da Stefania D’Andrea, hanno colto in
flagranza gli autori di una rapina in una farmacia della zona.
Due uomini a volto coperto e con il casco
da motociclista in testa, approfittando di un
momento in cui non c’erano clienti, sono
entrati all’interno della farmacia di via Diego
Angeli. Una volta dentro, uno dei due ha minacciato la farmacista con una pistola, mentre
l’altro ha svuotato la cassa del denaro contante
e poi ha strappato la catenina dal collo della
stessa dottoressa.
Vedendo la scena dall’esterno i poliziotti si
sono avvicinati all’ingresso per sorprendere
i malviventi, uno di questi però si è accorto
del movimento ed è scappato prima che gli
agenti potessero bloccarlo, l’altro invece è
è chi ruba per
fame, ma assai
spesso è il lusso a spingere ad azioni
criminali, come lo scippo.
Un comportamento che
però viene guardato con
sempre maggiore sdegno dalla gente, che in
più occasioni negli ultimi
tempi ha mostrato di voler reagire alla criminalità dilagante.
Lo ha imparato, nella sua
storia a lieto fine, una
studentessa: derubata
del suo smartphone, è stata aiutata dalla
folla a ritrovarlo. Il ladro, infatti, è stato inseguito per diverse centinaia di metri fino
ad essere arrestato. La vittima, una ragazza
molto giovane, stava parlando al telefono
mentre saliva le scale che dalla stazione
metro di piazza Vittorio conducono in superficie, quando un uomo, dopo averla avvicinata, le ha letteralmente strappato di
mano l’apparecchio ed è fuggito.
Fortunatamente la scena è stata notata da
due agenti in abiti civili che proprio in quel
momento stavano scendendo la scalinata
per andare a prendere il treno. Dopo il
faccia a faccia, lo scippatore è stato inseguito
e raggiunto al culmine di una lunga corsa a
piedi. Bloccato e identificato per D.J., polacco
R
C’
caduto direttamente nelle braccia dei poliziotti.
Da subito il ragazzo fermato si è dimostrato
molto collaborativo con la polizia, tanto da
fornire immediatamente il nome e il numero
di telefono del complice. Quest’ultimo, chiamato al cellulare e vistosi ormai scoperto,
è tornato indietro e si è consegnato agli
agenti. Una volta in commissariato i due
hanno anche confessato un’altra rapina alla
stessa farmacia avvenuta alcuni giorni prima,
della quale però nessuno li aveva ancora
accusati.
D.C., 18enne romano, è stato arrestato per
tentata rapina in flagranza, mentre il suo
complice al momento è stato denunciato in
stato di libertà.
V.B.
di 33 anni, è stato trovato in possesso del
telefono cellulare che durante la corsa
aveva nascosto negli slip. Dopo l’arresto
gli agenti hanno avuto il loro da fare per
respingere una decina di persone che avevano assistito alla scena e che volevano
linciarlo.
Provvidenziale l’arrivo di una pattuglia del
commissariato Esquilino, giunta in ausilio,
che ha prelevato il malvivente e lo ha accompagnato in ufficio. Arrestato con l’accusa
di scippo, l’uomo è stato accompagnato
presso le camere di sicurezza della Questura
in attesa di essere processato per direttissima. Il telefono invece è stato riconsegnato
alla ragazza.
V.B.
7
Giovedì 31 ottobre 2013
Roma
L A S Q U A L L I D A V I C E N D A D E L L A C A S A D ’ A P P U N TA M E N T I C O N D U E M I N O R E N N I C O I N V O LT E
Baby squillo ai Parioli:indagati anche i clienti
Dopo gli interrogatori restano in carcere tutti e cinque gli arrestati, compresa
la madre della più piccola. Si stanno passando al setaccio i tabulati telefonici
una storia fatta apposta per far discutere. Il fatto è che indigna. E i fiumi di
parole lasciano già udire il loro fragore
che si propaga, a monte di un appartamento nel cuore dei Parioli, il quartierebene di Roma, dove coabitavano lo squallore
e l’ignominia. La vicenda, peraltro, è già giudiziaria. Le testimonianze fioccano come nera
neve sul manto candido della carta dei giornali:
neve che posandosi, disegna i volti lugubri
dei mostri del caso. "Non ce la faccio più,
sono loro che mi obbligano, voglio soltanto
tornare a scuola". La dichiarazione è stata
della più piccola delle due baby squillo: Emanuela, 14 anni, non ha resistito ed è crollata
parlando della sua esperienza. Dicendosi obbligata dalla mamma, insieme alla sua amica
Serena, a prostituirsi. La madre lavorava come
barista: è finita in manette perché intascava
una parte dei compensi della figlia. “Vendeva
la figlia come un macellaio farebbe con la sua
carne”, ha chiosato lo psicologo clinico Enzo
Cordaro. L’altra famiglia è caduta dalle nuvole,
scoprendo con una lettera anonima che la
figlia, che spariva anche per giorni dal controllo
dei genitori, era finita in un bordello, dove lavorava per pagarsi gli “sfizi”: in primis la cocaina. La coppia, entrambi professionisti, ha
permesso con la sua denuncia di far partire
È
le indagini.
Che ora puntano, con particolare puntiglio, a
scoprire tutte le responsabilità, nella loro entità,
e ad identificarne gli attori. I cinque arrestati,
per l’intanto, respingono le accuse ma con
argomentazioni ritenute non convincenti. Gli
L’INIZIATIVA
Minori tra etica e diritto:
convegno in Corte d’Appello
La famiglia e i minori
fra etica e diritto'' è il
titolo del convegno
che si svolgerà lunedì 4 novembre a Roma, nella Sala
Europa della Corte di Appello con l'obiettivo di fare
il punto sull'importanza della salvaguardia dei principi
etici di tutte le situazioni
che vedono coinvolti le famiglie e i minori. ''Nel diritto
di famiglia e minorile come spiegano i promotori
dell'iniziativa - è necessario
che tutti gli operatori, nel
loro agire, tengano sempre
a mente che occorre in primis tutelare i valori morali
e quindi scegliere un tipo
di strada che li conduca a
privilegiare la via pacifica
dell'accordo e della non
belligeranza, a tenere sempre presente che fondamentali da tutelare sono gli
interessi dei bambini, a vario titolo coinvolti nei procedimenti''. Dunque il 4 no-
“
vembre si farà il punto sulla
questione e sul ruolo di avvocati, psicologi, giornalisti
e chi lavora nei mass media,
ed interverranno il Cardinale Velasio De Paolis (Presidente Emerito della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede), Cataldo Pandolfi (Presidente
facente funzione della Corte
d'Appello di Roma), Fulvio
Filocamo (Sostituto Procuratore della Repubblica
presso il Tribunale per i
Minorenni di Roma), Roberto Giacobbo (Vice Direttore
Rai Due e Conduttore di
Voyager), Mauro Vaglio
(Presidente dell'Ordine degli Avvocati di Roma), Simone Mondini (Avvocato
del foro di Verona). L’introduzione e la moderazione
sarà affidata alla cura di
Giorgio Aldo Maccaroni,
Presidente Avvocatura Italiana per i Diritti delle Famiglie.
interrogatori di garanzia si sono svolti ieri
mattina nel carcere di Regina Coeli: tra gli arrestati c'è chi ha scelto di avvalersi della facoltà
di non rispondere come Riccardo Sbarra,
commercialista e secondo l'accusa cliente
delle due giovani ragazze. Dal canto loro
Nunzio Pizzicalla, Mirko Ienni, Mario De Quattro
e la madre di una delle ragazze, hanno fornito
al gip Maddalena Cipriani una ricostruzione
dei fatti puntando a sminuire le loro responsabilità nella vicenda. Una scelta difensiva che
viene giudicata "non convincente" da chi
indaga. Anzi, gli interrogatori di garanzia
avrebbero confermato, se non addirittura rafforzato, l'impianto accusatorio.
Occhio però anche a chi ha consumato rapporti: i tabulati telefonici potrebbero svelarne
parecchi. Alcuni sono già stati identificati e
sono iscritti nel registro degli indagati, mentre
altri sono in via di identificazione. Rischiano,
secondo quanto prevede la legge, condanne
da uno a 6 anni di reclusione.
Molto ci sarà ancora da scavare e l’impressione
è che si vada a finire in un pozzo senza fondo.
Chi riforniva di cocaina le ragazzine, da quando
e perché? Le immagini pedopornografiche
che servivano da specchietto per le “allodole”
dei social network, quanto stanno girando in
rete? A prescindere dal mancato controllo
delle famiglie, qual è stato il ruolo –invece –
della scuola? E ancora: esiste o meno un sistema di pedopornografia? Il caso dei Parioli
è, insomma, davvero destinato a rimanere
isolato?
Gustavo Lidis
Eurosky Tower .
L’investimento più solido è puntare in alto.
Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere
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8
Giovedì 31 ottobre 2013
Dall’Italia
T R A I N C I D E N T I E AV V I S I D I L I C E N Z I A M E N T O A R R I VA U N N U O V O S C A N D A L O A I V E RT I C I
Ilva: l’indagato d’eccezione è Nichi Vendola
Molti i nomi della sinistra pugliese finiti nelle indagini: dalla Regione ai Comuni
di Francesca Ceccarelli
uove gravi accuse per il governatore di Puglia Nichi
Vendola finito tra i 53 indagati
nell’inchiesta sull’Ilva di Taranto. L’ipotesi di reato è
quella di concussione ai danni del direttore generale dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato: a contestare l’illecito il
pool di inquirenti guidati dal procuratore
Franco Sebastio che ha notificato gli
avvisi di conclusione dell’indagine nella
quale sono accusati del disastro ambientale e sanitario di Taranto Emilio,
Nicola e Fabio Riva, i vertici della fabbrica e, con capi d’imputazione differenti, anche politici, funzionari ministeriali e locali, membri delle forze dell’ordine, un ex consulente della procura,
un sacerdote e il sindaco di Taranto,
Ippazio Stefano.
“Per me momento di grande turbamento – cinguetta Vendola – al più
presto voglio rispondere al pm. Siamo
in fase preliminare, verità arriverà immediatamente. Non sarà difficile per
me dimostrare che la mia amministrazione si è comportata senza ombre
contro l’illegalità”.
Fino a prova contraria solo scuse, i fatti
dicono altro. “Ambiente svenduto”
questo il nome dell’inchiesta condotta
dalla Guardia di finanza di Taranto per
la quale il governatore sarebbe stato
individuato come protagonista di una
“vicenda concussiva in danno del direttore regionale di Arpa Puglia Giorgio
Assennato” e chiamato in causa per
l’ipotesi di “mancato rinnovo nell’incarico, in scadenza nel febbraio 2011,
per effetto delle sollecitazioni rivolte al
governatore Vendola ed ai suoi più
stretti collaboratori – tra gli altri l’allora
capo-segreteria, Manna – proprio dai
vertici Ilva”. Quello che emergerebbe
dunque è che Vendola avrebbe fatto
pressing su Assennato affinché, su ri-
N
chiesta dei Riva, chiudesse un occhio
nei confronti dell’impianto siderurgico
tarantino.
Nelle diverse informative i finanzieri,
guidati dal colonnello Salvatore Paiano
e dal maggiore Giuseppe Dinoi, hanno
infatti spiegato che “all’esito di quella
vicenda concussiva e per effetto di
essa, in realtà il prof. Assennato ridimensionerà (nei confronti dell’Ilva, ndr)
il proprio approccio, fino a quel momento improntato al più assoluto rigore
scientifico”.
Grazie all’intervento di Vendola, secondo
l’accusa, si sarebbero appianate le divergenze con il direttore generale dell’Arpa: secondo quanto riferito in un
intercettazione Assennato “si è molto… responsabilizzato”. Questa “presa
di coscienza” dunque spinge l’avvocato
Franco Perli a suggerire a Fabio Riva a
non insistere per la sua sostituzione
perché “potremmo trovarcene anche
uno molto peggio”.
Secondo le indiscrezioni il nome di
Vendola già da tempo si sarebbe aggirato nel registro degli indagati seppur
celato grazie al fatto che il presidente
non era mai stato destinatario di alcuna
misura cautelare.
Ma lo scossone è arrivato e nel registro
degli indagati sono finiti anche l’assessore regionale all’ambiente, ex magistrato Lorenzo Nicastro, l’ex assessore
alle politiche giovanili Nicola Fratoianni,
entrambi accusati di favoreggiamento
nei confronti nei confronti di Vendola.
Dello stesso reato dovranno rispondere
il direttore generale dell’Arpa Assennato
e il direttore scientifico Massimo Blonda.
Ma lista nera non finisce qui: nell’ultimo
atto delle indagini preliminari anche i
nomi di Donato Pentassuglia, consigliere
regionale Pd accusato di favoreggiamento nei confronti di Archinà, e quelli
del capo di Gabinetto Francesco Manna,
del dirigente del settore Ambiente Antonello Antonicelli, dell’ex direttore del-
l’area Sviluppo economico della regione
Puglia, Davide Filippo Pellegrino.
Un intero sistema asservito all’Ilva: amministrazioni provinciali e comunali incluse. Tornano alla cronaca i nomi
dell’ex presidente della provincia di
Taranto, Gianni Florido, e l’ex assessore
provinciale all’ambiente Michele Conserva, arrestati entrambi a maggio scorso con l’accusa di aver fatto pressione
su alcuni dirigenti perché concedessero
all’Ilva l’autorizzazione all’utilizzo delle
discariche interne (poi autorizzate con
decreto del governo) e del sindaco di
Taranto, Ippazio Stefano, accusa di non
aver messo in atto come primo cittadino
le misure necessarie per bloccare i
danni alla salute dei tarantini causati
dall’azienda.
Mentre fioccano le accuse anche gli
ambientalisti scagliano le prime pietre:
“Vengano processati i politici che non
hanno difeso la salute”. Sottolineano in
una nota il presidente del Fondo Antidiossina Fabio Matacchiera e Alessandro
Marescotti e Antonia Battaglia di PeaceLink Taranto. Dal canto loro gli ambientalisti “esprimono la propria soddisfazione per l’eccellente lavoro svolto
dal Gip Patrizia Todisco che con coraggio e professionalità ha garantito lo
svolgimento delle indagini, le quali dovrebbero confluire nel processo a carico
di coloro che, secondo il Gip, avrebbero
messo in atto un disegno criminoso
per inquinare l’ambiente, causando danni alla salute. Tutto ciò al fine di perseguire la logica del profitto”.
Nel frattempo si susseguono gli incidenti, e a farne le spese come sempre
l’ultima ruota del carro: gli operai. Quindici i lavoratori che ieri mattina sono
stati portati in infermeria dopo aver
avvertito sintomi di intossicazione a
causa di fumi sprigionati dalla Siviera
di emergenza della Colata a caldo dell’Acciaieria 1, probabilmente a causa
di un incendio.
LE VOCI DE LA DESTRA
“Chiarire subito la situazione
per la tranquillità dei cittadini”
Sul coinvolgimento del leader Sel intervengono
Adriana Poli Bortone e Paolo Agostinacchio
Non sono assolutamente stupita – dichiara Adriana Poli Bortone,
leader del movimento “Io Sud” – assurdo che fino ad ora se ne
facessero ricadere le responsabilità sul Governo nazionale laddove
la Regione doveva controllare con gli organi preposti eventuali irregolarità.
“Vendola si conferma una persona spocchiosa – aggiunge la Polibortone
– un ‘legibus solutus’ esponente di un partito ‘sinistra, ecologia e libertà’
di cui restano solo le ceneri e le evidenti contraddizioni”.
Sulla stessa linea d’onda Paolo Agostinacchio, avvocato e dirigente de
‘La Destra’ in Puglia: “La situazione di Taranto è davvero confusa. Non
possiamo ancora abbandonarci in giudizi visto che una sentenza definitiva
non è stata emessa e, soprattutto, non è stato concluso l’iter dell’inchiesta.
La priorità – sottolinea Agostinacchio – è fare chiarezza sulla vicenda e
capire le eventuali responsabilità. È ora che sia dia tranquillità e giustizia
ai cittadini e ai lavoratori. Per questo mi auguro si possa concludere al
più presto la vicenda”.
F.Ce.
“
DOPO L A CRIS I DE L L A DANESE ‘VESTAS NACELLES’ UN’ALTRA STANGATA ALLA CITTÀ DI TARANTO
Chiude Marcegaglia: licenziati 134 dipendenti
L’annuncio del gruppo: “La difficoltà del settore non ci permette di andare avanti”. I sindacati protestano
on solo Ilva, nuove brutte notizie
per il sistema produttivo ed economico di Taranto. Un’altra fabbrica
chiude, annunciando le dimissioni di
centinaia di operaia. Dopo la ‘Vestas
Nacelles’, multinazionale danese di produzione di energia eolica con 147 lavo-
N
ratori, anche “Marcegaglia Buildtech”,
con 134 unità lavorative, stoppa la produzione. La decisione è stata annunciata
martedì, 29 ottobre, quando il gruppo
ha comunicato ai sindacati di categoria
e alle Rsu di Fim, Fiom e Uilm la cessazione delle attività dell’azienda che si
occupa dei pannelli coibentati e del fotovoltaico, con il conseguente licenziamento di 134 dipendenti, dal prossimo
31 dicembre, dello stabilimento di Taranto. Una decisone persa, come spiega
lo stesso gruppo “a causa della grave
crisi che ha irreversibilmente colpito il
settore del fotovoltaico in Italia e nel
mondo”. “La sospensione dell’attività
produttiva dello stabilimento tarantino
– si legge nella nota – è stata proclamata
per il prossimo 18 novembre, alla scadenza della cassa integrazione ordinaria
in corso. L’azienda ha già garantito la
sua piena disponibilità a trovare con i
sindacati e con le maestranze ogni soluzione possibile allo scopo di ridurre
al minimo l’impatto sociale ed economico
per i 134 dipendenti dello stabilimento”.
Immediata protesta di Fim, Fiom e Uilm
di Taranto. I sindacati metalmeccanici
hanno messo soprattutto in rilievo il
fatto chela decisone arriva a pochi giorni
di distanza dall’annunciata chiusura della
danese Vestas nel settore dell’energia
eolica. “È l’ennesima mazzata per questo
territorio già martoriato da una crisi
senza precedenti, che continua a mietere
perdite di posti di lavoro. Fim, Fiom e
Uilm a questo massacro non ci stanno
– si legge nella nota dei sindacati – e
convocano, per domani (ieri, ndr) 30
ottobre, dalle 15, un’assemblea con tutti
i lavoratori proclamando, sin da ora, lo
stato di agitazione del gruppo”. “Anche
questa volta – si legge nel comunicato
– Taranto subisce la perdita di 140 posti
di lavoro, a causa di una decisione
aziendale disinteressata al nostro territorio: lasciano Taranto per una riorganizzazione del Gruppo Marcegaglia, scippando nuovamente a questa città posti
di lavoro e opportunità di sviluppo non
inquinante. Dopo l’eolico – concludono
– a pochi giorni di distanza, anche il fotovoltaico abbandona Taranto, una città
già compromessa dai problemi ambientali”.
Così su Taranto si abbatte un’altra tegola
e si infrange quel “sogno” di “fare della
città jonica la capitale del fotovoltaico
in Italia”, quel desiderio che era stato
espresso da Antoni Marcegaglia, amministratore delegato dell’omonimo gruppo, nel settembre 2011presentando agli
amministratori locali il rilancio industriale
del sito cittadino, dove Marcegaglia era
approdato nel 2000 a seguito della vicenda Belleli di Mantova. A settembre
2011 Marcegaglia inaugurò a Taranto la
produzione di lamiere e pannelli fotovoltaici per la produzione di energia
solare attraverso una tecnologia innovativa: lamine di film sottile al silicio
amorfo. Marcegaglia annunciò anche di
aver stanziato per la riconversione del
sito di Taranto 15 milioni di euro e di
voler raddoppiare la produzione di pannelli fotovoltaici nel giro di pochi mesi.
“In realtà il progetto, che sfruttava una
tecnologia americana – spiega Cosimo
Panarelli, segretario locale della Fim Cisl
– non ha avuto il successo che il gruppo
Marcegaglia auspicava. In Puglia non
c’è stato sviluppo alcuno. Alla fine, nella
ristrutturazione del gruppo, Marcegaglia
ha sacrificato Taranto. Dopo Vestas nell’eolico è un altro pezzo di attività industriale nelle fonti energetiche rinnovabili
che perdiamo nel giro di poche settimane”.
E a pagarne le spese, principalmente,
sono i lavoratori. .
Barbara Fruch
9
Giovedì 31 ottobre 2013
Dall’Italia
BUFERA AI VERTICI DELL’ENTE
Milano - Operazione di polizia porta all’arresto di sette persone
Il pizzo delle ‘buste rosse’:
spaccato di criminalità cinese
Una banda di pregiudicati clandestini, costringeva commercianti,
gestori di dormitori abusivi e prostitute a consegnare 300 euro al mese
di Carlotta Bravo
a malavita cinese ha
affondato le radici
anche nel Belpaese.
Estorsioni ai danni
di commercianti,
cosi come di gestori di dormitori abusivi o di giri di prostitute. Tutte settori che negli
ultimi anni hanno visto prepotentemente predominare
la popolazione orientale che
agisce, talvolta, con metodi
brutali.
A far venire a galla uno spaccato della criminalità cinese
è stata un’operazione della
polizia a Milano, che al termine di un’indagine ha eseguito ordinanze di custodia
cautelate emesse dal gip nei
confronti di sette cinesi di età
compresa tra i 27 e i 31 anni
con le accuse di associazione
per delinquere finalizzata allo
sfruttamento della prostituzione e alle estorsioni. Secondo quanto comunicato
delle forze dell’ordine, le
estorsioni, seguendo un co-
L
pione tipico della criminalità
di matrice cinese, erano fatte
proprio ai danni di commercianti connazionali, di chi gestiva dei dormitori abusivi o
di prostitute.
Come racconta Il Corriere di
Milano la banda chiedeva il
pizzo ad attività legali ma soprattutto illegali, come case
di appuntamento. Questo garantiva il silenzio delle vittime,
che in caso di denuncia avrebbero dovuto spiegare alla polizia la propria posizione. A
dare il via alle indagini, infatti,
è stata una telefonata anonima
arrivata in Questura nell’aprile
del 2012. Una persona spiegò
che nel suo negozio sarebbero arrivati degli estorsori,
Pordenone - Gli effetti della crisi
permettendo così agli agenti
di arrestare quattro persone
in flagranza.
Da quel momento è iniziato
un lavoro che ha portato all’individuazione della banda
di cinesi con a capo Licheng
‘A Lao’ Cheng, di 31 anni, capace di incutere un tale timore
nelle vittime da non aver bisogno di presentarsi alla consegna dei soldi. Bastava una
sua telefonata per convincere
anche il più ostinato commerciante a versare il pizzo di
300 euro al mese. Se si rifiutava, un membro dell’organizzazione chiamava A Lao
al cellulare e lui diceva: “Chiedigli se avrà ancora il coraggio
di restare aperto. E digli che
te l’ho detto io”.
Nel gergo cinese il pizzo era
chiamato ‘busta rossa’, una
espressione mutuata dal passato che indicava il risarcimento economico per un’offesa subita. La banda (nella
foto del Corriere di Milano)
era composta da tutti pregiudicati clandestini, e si è scoperto essere frutto dell’alleanza di due gruppi rivali. “Il
capo di un’altra banda chiese
il pizzo a una persona che
era già sotto l’egida degli uomini di A Lao - spiegano gli
investigatori - e invece di iniziare una guerra hanno deciso
di unirsi in un unico gruppo
senza altri concorrenti”.
In questo scenario si può intuire facilmente come i cinesi,
perlomeno alcuni, non abbiano difficoltà ad avere a disposizione grosse cifre di denaro da reinvestire sul mercato. Ecco perché nel Ventunesimo secolo ci troviamo un
fiorire di attività della popolazione orientale. Il tutto a che
prezzo?
Cagliari - Scena drammatica nel palazzo regionale
Firenze Fiera sotto
accusa per le spese
Tra le somme contestate anche multe
stradali per oltre 200 euro l’una
l presidente di Firenze
Fiera, Antonio Brotini, è
stato ascoltato dalle
Commissioni consiliari Controllo e Lavoro, riunitesi in
seduta congiunta. Oggetto
dell’incontro, erano le strategie aziendali che la società
intende adottare per il futuro, ma l’audizione di Brotini
arriva dopo un attacco durissimo sferratogli pochi
giorni fa durante la seduta
del consiglio comunale della città, nella quale si accusavano i vertici di Firenze
Fiera di compiere spese
“quantomeno bizzarre” con
le carte di credito aziendali
intestate a componenti del
consiglio d’amministrazione
della società.
Già da diverso tempo, l’istituzione che gestisce le strutture adibite a ospitare eventi
e congressi, naviga in brutte
acque. Solo lo scorso anno
le perdite hanno sfiorato i
due milioni di euro, tanto
che, nel tentativo di limitare
i danni, i vertici avevano annunciato i licenziamenti di
13 dipendenti, poi tuttavia
ritirati dopo le proteste dei
sindacati.
Secondo l’accusa rivolta alla
società in Consiglio Comunale, dal Cda sono state ef-
I
fettuate spese per oltre
40.000 euro, dei quali oltre
10.000 per ristoranti, 11.000
per alberghi, e più di 9.000
euro per i viaggi. Di queste
somme, all’incirca 5.000
euro risultano non documentati. Dalla carta di credito intestata al presidente,
inoltre, risultano pagate multe stradali di oltre 200 euro
l’una, cosa che, difficilmente
potrebbe essere giustificata
come attività della società.
Dal canto suo, l’organizzazione della Fiera di Firenze
manifesta soddisfazione per
la riuscita degli evento conclusosi pochi giorni fa alla
Fortezza Da Basso, e in una
nota fa sapere di avere “già
in mente nuove idee e spunti
per la prossima edizione
che si presenterà in una veste ancora più ricca e con
un’ancora più mirata selezione degli espositori”.
Giorgio Musumeci
Mondragone - Arrestati una donna e il suo complice
Chiude Ideal Standard
450 dipendenti a casa
Disoccupato e malato
tenta di impiccarsi
Prima li drogava
e poi li derubava
Il sito di Orcenìco cesserà l’attività:
nessun accordo sulla cassa integrazione
Il grido d’aiuto: “Non ho nemmeno
i soldi per fare la terapia in ospedale”
Una delle vittime uccisa da un’automobile
mentre vagava sotto gli effetti delle droghe
ine dei giochi all’indomani
Fdellodella
riunione del ministero
Sviluppo economico a
n disoccupato del Sulcis ha
U
minacciato d’impiccarsi a un
cornicione del palazzo del Con-
a dell’incredibile ciò che una
H
donna di 40 anni, Monica Voira,
si è inventata insieme al compagno
Roma dove ieri si è discusso
della vertenza Ideal Standard. Il
management ha infatti deciso
unilateralmente di chiudere il
sito di Orcenìco di Zoppola (Pordenone), così come del resto
aveva preannunciato, e di avviare
da oggi la procedura di mobilità
per i 410 operai.
Una sentenza che lascia pochi margini di manovra ai rappresentanti sindacali che hanno impugnato gli atti della questione.
Era stata avanzata la richiesta di attendere almeno quindici
giorni prima di avviare la mobilità e licenziare tutti, ma la
proprietà non ha sentito ragioni. Il Mise ha dunque riconvocato
le parti per il 18 novembre alle 15, giorno in cui si discuterà in
merito alla eventualità che subentri un partner del quale ancora
non si conoscono i particolari. Un’ipotesi comunque ancora da
discutere.
In attesa del 18 sia la Cisl che la Uiltec ribadiscono la necessità
che la “vertenza molto delicata” abbia “supervisione del Mise
ora più che mai". Il ministero dello sviluppo economico ha comunicato anche che per i primi sei mesi del 2014 c'è la
possibilità di ricevere la cassintegrazione in deroga, offerta
non assolutamente rifiutata dall’azienda ma archiviata con riserva.
Dunque calano i volumi per l’intero gruppo senza margini di
ripresa: tra potenziali partner e proposte da valutare sul rasoio
restano sempre e solo i lavoratori.
Intanto alla presenza delle istituzioni regionali di Veneto,
Lombardia e Lazio e stato sancita un’unica verità: a gennaio
2014 si chiude.
F.Ce
siglio regionale, nella centrale
via Roma a Cagliari, se non fosse
stato concesso un sussidio.
L’uomo, Raffaele Tiru, come racconta Today, da sedici giorni
vive in una tenda davanti alla
sede del Consiglio regionale
della Sardegna. Ha quarant’anni,
non ha un lavoro, è malato e vorrebbe che qualcuno delle istituzioni si degnasse di accogliere
il suo disperato grido d’aiuto. Così, ieri mattina, dopo l’ennesima
notte passata in tenda, si è arrampicato su una sporgenza della
Regione con un corda legata al collo.
Si è sistemato lì, su un piano rialzato del palazzo, intenzionato a
farla finita. “Fate qualcosa per la nostra situazione o qui andremo
avanti con proteste clamorose, io da un anno sono senza lavoro
con moglie e figlio a carico” ha urlato ai presenti. “Una volta al
mese dovrei andare al Policlinico per la terapia. Ma non ho
nemmeno i soldi per pagare la benzina”.
Inutili, inizialmente, i tentativi di farlo scendere nonostante un
imprenditore gli avesse promesso un lavoro. Solo dopo l’intervento
della moglie, il quarantenne ha accettato di farsi portare in
strada dai Vigili del fuoco. Un’ambulanza del 118, poi, lo ha trasportato all’ospedale Santissima Trinità.
Davanti alla sua tenda, però, è rimasto un cartello: “Morire ogni
giorno gravemente ammalato senza lavoro con moglie e figlio:
questa è una società civile?”.
È l’ennesima storia in tempo di crisi che pone l’accento su uno
Stato che ormai sembra abbia abbandonato i suoi cittadini,
anche quelli più bisognosi.
C.B.
Vincenzo D’Angelo, di 35 anni, pur
di mettere a segno le sue rapine.
In tutti i colpi riusciti, il copione è
lo stesso. La rapinatrice passeggiava
sulla Domiziana, all’altezza di Mondragone, in provincia di Caserta,
fingendo di avere l’auto in panne
e chiedendo quindi aiuto ai passanti.
Quando un povero malcapitato si mostrava disposto ad aiutarla,
la Voira gli chiedeva con un pretesto un passaggio in auto. Poi,
approfittando della bella presenza, con fare provocante convinceva
le vittime a trovare un posto isolato e offriva loro un drink.
Peccato però che la donna versasse nel liquido gocce di un
potente ipnotico che in pochi minuti rendevano l’uomo di turno
inerme. A quel punto, con l’aiuto del complice, la ladra derubava
la sua vittima impossessandosi di tutto ciò che poteva.
Non si è mai fatta scrupolo Monica Voira. In ogni suo colpo ha
eseguito la stessa procedura noncurante di quanto potesse accadere ai derubati. Fino a quando, però, qualcosa va storto. Il
14 luglio scorso, infatti, l’ennesima vittima, un turista milanese,
risvegliatosi dall’effetto degli ipnotici è sceso ancora barcollante
dalla sua auto intenzionato a chiedere aiuto ma, catapultandosi
su una strada tra le campagne di Castel Volturno, è stato travolto
da un’automobile in corsa ed è morto. Grazie al racconto di
quattro precedenti vittime, i Carabinieri sono riusciti a risalire
alla donna e arrestarla insieme al suo complice. Ieri, l’astuta rapinatrice è stata raggiunta nel carcere di Pozzuoli da un’ordinanza
di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Santa
Maria Capua Venere. L’accusa a suo carico è quella di morte
come conseguenza di altro reato in relazione a un omicidio
colposo, rapine e lesioni personali anche gravi.
G.M.
10
Giovedì 31 ottobre 2013
Arte
I CAPOL AVORI DE L MUS E O DI SAN GENNARO FINO AL 16 FEBBRAIO IN MOSTRA A PALAZZO SCIARRA
Il tesoro di Napoli in trasferta nella Capitale
di Francesca Ceccarelli
apoli - Roma: un percorso
breve per un tesoro straordinario. Fino al 16 febbraio 2014 nella capitale
sarà possibile ammirare l'esposizione di opere artistiche dal titolo
"Il tesoro di Napoli. I capolavori
del museo di San Gennaro". La
sede della mostra museale è il
Palazzo Sciarra della Fondazione
Roma che, in collaborazione con
il direttore del Museo di San Gennaro di Napoli Paolo Jorio e il Professore Ciro Paolillo, esperto gemmologo dell'Università La Sapienza
di Roma, hanno organizzato l’allestimento fuori dai confini partenopei. Qualcosa che non accadeva
dal secondo conflitto mondiale,
quando il Vaticano ordinò che il
tesoro venisse conservato nelle
sue mura per questioni di sicurezza.
Un valore culturale, scientifico, storico e artistico d’alto livello. Migliaia di turisti potranno quindi
ammirare il cuore di Napoli in
tutta la sua bellezza, inestimabile
sia dal punto di vista confessionale
che artistico.
Gioielli che hanno sette secoli di
vita, questa la storia: il 16 dicembre
1631, in un evento drammatico, le
preghiere rivolte a San Gennaro
secondo alcuni salvarono la città
dall'eruzione del Vesuvio. Così
nacque un rapporto confidenziale
N
e devoto che lega i napoletani al
suo santo dal 305 d.c. fino ad oggi.
La mostra si compone di 70 opere
scelte, tra cui la mitra in argento
dorato del 1713 composta di 3326
diamanti, 198 smeraldi e altre pietre preziose; la collana di San Gennaro in oro argento e gemme preziose; alcuni busti in argento raffiguranti i santi compatroni di Napoli; ostensori e calici in oro massiccio; completano la mostra, documenti originali, arredi sacri e
sculture. La mostra racconterà la
storia della Deputazione della Real
Cappella del Tesoro, delle "Parenti"
di San Gennaro e delle bambine
che lasciarono in dono a San Gennaro una scatola di caramelle per
aver salvato la loro mamma: scatola entrata a pieno titolo nel Tesoro.
Al termine della mostra, la Fondazione Roma, donerà delle teche
ad altissima sicurezza al Museo
del Tesoro di San Gennaro, consentendo finalmente l'esposizione
di alcune opere finora custodite
nei caveau del Banco di Napoli.
La mostra è visitabile presso Fondazione Roma Museo – Palazzo
Sciarra, in via Marco Minghetti,
22 Roma. Il lunedì dalle 15 alle
20, dal martedì alla domenica ore
10 – 20. Il costo del biglietto intero
è di €10, il ridotto €8 e le famiglie
dai 3 ai 5 componenti solo €20.
Le scuole di ogni grado potranno
aderire a programmi e percorsi
Michele Dato, Collana di San Gennaro, 1679-1879, oro, argento e gemme
appositamente dedicati.
Non pagano, in giorni e orari stabiliti, gli studenti universitari con
libretto, i bambini fino a sei anni
e gli adulti oltre i 65 anni, persone
diversamente abili. Previste aperture straordinarie in tutti i giorni
di festa. Per informazioni e pre-
FIRENZE
A Palazzo Pitti l’estro di Antonio Possenti
notazioni potete chiamare al numero 06 692 050 60 o visitare il
sito internet www.mostrasangennaroroma.it.
ROMA
Nella Dorothy Circus Gallery
le atmofere oniriche di Natalie Shau
di Chantal Capasso
N
“
La pittura di Antonio Possenti si colloca lì, nella zona intermedia, fra la
terra che brulica di persone, di animali, di accadimenti, e il cielo dove le
cose di questo mondo si mescolano, si
meticciano, trasfigurano": così dichiara
Antonio Paolucci, il curatore che, passo
dopo passo ha accompagnato la realizzazione dell’ultima mostra del maestro
lucchese ospitata fino al 15 dicembre
presso l’Andito degli Angiolini a Palazzo
Pitti di Firenze.
Il maestro Possenti negli ultimi anni ha
aggiunto un tocco in più d’inquietudine
ai suoi dipinti, solo apparentemente immersi dentro a universi di fiaba e di gioia:
molto facile infatti che il sogno possa trasformarsi in incubo. Il mondo onirico dunque visto come via d’accesso a dimensioni
insondabili. A dimostrazione di ciò ben
40 dipinti (più dodici disegni e dodici
scritti) esposti a Pitti, tutti di proprietà
della Banca di Cambiano, che ha voluto
questa mostra per presentare a un ampio
pubblico internazionale le opere create
da Possenti negli ultimi due anni.
'Della magia e dello stupore' è il titolo
dell’esposizione, dove sempre secondo
Paolucci "le persone e le cose si trasformano in visioni, in prodigi, qualche volta
in incubi, anche se in Possenti l’incubo è
festoso e benevolo, declina nelle forme
dello stupore, dell’ironia e del gioco"
Il maestro Possenti lascia che siano proprio
i colori e le figure antropomorfe, e spesso
bizzarre, a svelare qualcuno dei suoi tanti
dubbi sul vivere. Come nell’Autoritratto
con farfalle o nell’Inquisitore in campagna,
che ha voluto affiancare da una sua inquietante poesia: Con perseveranza e
candore l’Inquisitore di campagna cerca
con ogni mezzo di far confessare alle farfalle che gli straordinari colori delle loro
ali sono di origine diabolica.
F.Ce.
atalie Shau è un’artista
lituana che riesce a
creare dei mondi affascinanti e surreali ispirati
alla religione, alle favole e alla
letteratura classica russa di
Fyodor Dostoevsky e Nikolai
Gogol.
Sulla formazione di Natalie
Shau sono rintracciabili le influenze dell’immaginario religioso, il linguaggio delle antiche fiabe nordiche, la letteratura classica horror e la letteratura russa.
La Dorothy Circus gallery è
pronta ad inaugurare la nuova
stagione espositiva con la seconda personale italiana di
Natalie Shau. L’artista, presentata dalla Dorothy Circus
nel 2009 con la mostra Venenum et Medicamentum, è oggi
tra i più importanti leader
dell’avanguardia digitale
dell’Arte e torna sulle scene
italiane con la mostra Hide
and Seek. Composta da sedici
opere inedite, la serie “Hide
and Seek” esce dalla penombra cara all’artista, lasciando
il posto a un sogno mattutino.
Natalie Shau ci apre le porte
del suo Private Garden, dove
le sue ammalianti protagoniste
giocano a nascondino lungo
il sentiero di un metaforico
labirinto, Lavinia, Lilith, Lucy,
Alice, sembrano uscire da un
paesaggio onirico. Predilige
personaggi femminili. L’artista
racconta sé stessa come in
un ritratto autobiografico, nella
dicotomia della sua natura:
fragile come farfalla e al tempo
stesso potente regina dell’occulto. Sicuramente sorprendente dalla varietà di soggetti
trattati, ma uniti dal suo inconfondibile tocco. Le sue
opere sono realizzate in un
mix di fotografia, computer
grafica ed elementi 3D. Dai
pennelli digitali di Natalie Shau
emergono creature surreali
stranianti, ipnotiche narratrici
dell’ Oltre e del respiro ultraterreno di cui siamo parte,
contemporaneamente fragili
e potenti, tanto reali quanto
illusorie. Natalie Shau è una
maga nel realizzare atmosfere
surreali e oniriche abitate da
creature fragili, ammalianti,
taglienti, dolci, crudeli, creature che nascondono dentro
di loro un’energia pronta a
manifestarsi.
11
Giovedì 31 ottobre 2013
Società
Nella notte del 31 dicembre i celti, con il Shamain, celebravano il passaggio dall’estate all’inverno
Le radici sconosciute di una festa tradizionale
Simboli, filastrocche e leggende di Halloween, un’occasione tutt’altro che mondana e commerciale
di Cristina Di Giorgi
Halloween. Una festa
che colora le vetrine
dei negozi di arancio
e nero e che, nelle serate a tema organizzate nei locali, vede gente di tutte le età
mascherarsi e raccontarsi storie
di streghe e di fantasmi. Per
tanti è soltanto l’ennesima occasione per uscire dagli schemi del quotidiano, senza farsi
domande sulla reale origine
di una celebrazione che di
commerciale e superficiale ha
decisamente poco.
La ricorrenza nasce ai tempi
degli antichi Celti, che la notte
del 31 ottobre celebravano il
passaggio dall’estate al nuovo
anno. Shamain - questo il
nome della festa - era quindi
considerata come un fondamentale momento di transizione, che coincideva con la
fine dei raccolti e il ricovero
del bestiame per l’inverno. Il
cui arrivo era ed è tutt’ora indicato dall’accorciarsi delle
giornate, con il buio che prende sempre più il sopravvento
sulla luce. E induce le persone
a rintanarsi nelle loro case,
per trascorrere al caldo le
lunghe e fredde notti invernali
raccontando storie e facendo
lavori di artigianato.
Secondo tali credenze, in questi
momenti di passaggio il mondo
dei vivi si collegava con quello
dei morti, che potevano tornare
sulla terra e assumere forma
umana impossessandosi di un
corpo. Per questo motivo venivano spenti tutti i focolari, in
modo da impedire agli spiriti
maligni di entrare nelle case.
E, su una collina nei pressi di
ogni villaggio, si celebrava un
rito collettivo con l’accensione
di un fuoco e offerte di doni,
frutta e cibo. Inoltre, per spaventare gli spiriti, ci si travestiva
con pelli di animali e si girava
con lanterne ottenute scavando
delle zucche, all’interno delle
quali si mettevano pezzi di
brace del fuoco acceso durante
la cerimonia. Con cui, una volta
giunti a casa, ognuno riaccendeva il proprio focolare domestico.
Con l’avvento del cristianesimo,
i culti e le celebrazioni antiche
vennero progressivamente as-
A
similati a quelli cattolici e integrati con essi. Avvenne anche
per Shamain, che diventò All
Saints Day (o All Hallows’ Day),
ovvero la festa di Ognissanti
(1° novembre). I cui festeg-
giamenti iniziavano però il 31
ottobre, cioè la sera della vigilia:
All Hallows’eve (eve in inglese
vuol dire appunto vigilia), successivamente abbreviato in
Halloween.
A questa festa sono associati
diversi simboli e tradizioni. Tra
i primi ci sono in particolare
animali come il gatto nero, il
pipistrello e il gufo, ritenuti superficialmente da alcuni por-
tatori di sfortuna quando in realtà in molte culture li si considera latori di prosperità, saggezza e buona sorte.
Quanto poi alle leggende legate alla notte del 31 ottobre,
ROSSO e NERO
F E S TA D E L L E Z U C C H E : P E R C H É S Ì , P E R C H É N O
ccoci di nuovo qui: come ogni 31 ottobre da qualche anno a
a insomma, l’Italia è notoriamente un Paese ricco di belle e
E
M
questa parte, a disquisire sull’occorrenza o meno della festa
sane tradizioni, vero o no? Ce ne sono per tutti i gusti, sacre
di Halloween in Italia. Solo a pronunciarne il nome si scatena il
e profane, goliardiche e solenni, rosse e nere. Dunque, nella paputiferio tra fedeli, religiosi e tradizionalisti. Riconosciuta nel Belpaese solo la Festa di Ognissanti, per zucche e company non
c’è spazio.
Eppure la maggior parte dei cittadini non sembrano recepire il
messaggio e si lanciano in feste e maschere varie. Streghe, maghetti, zucche e dolcetti: tutto all’insegna del consumismo più
sfrenato. Gli italiani hanno bisogno di un’occasione per festeggiare? Va bene anche importare una ricorrenza dal mondo anglosassone. Non serve ripescare fantasmi come il satanismo e
l’occulto, Halloween in Italia è un’occasione gliardica, nulla di
più, nulla di meno. Una tradizione poi che, seppur in chiave diversa, compare nelle origini della cristianità dello Stivale: c’è chi
vuole che, il primo novembre, i primi cristiani vagabondassero
per i villaggi chiedendo un dolce chiamato “pane d’anima”, più
dolci ricevevano e maggiori erano le preghiere rivolte ai defunti
del donatore.
In Sardegna al 31 ottobre risale una pratica conosciuta come “Is
Animeddas, Su Candeleri, Su mortu mortu, Su Peti Cocone, Su
Prugadoriu o Is Panixeddas” che prevede anch’essa di andare
per le case a chiedere del fare del bene per le anime dei morti.
In alcuni paesi del Goceano, subregione della provincia di Sassari, è inoltre usanza intagliare le rape e esporle illuminate con
lumini durante la notte dei morti. In Sicilia, nella notte tra l’1 e il
2 novembre, i cari defunti fanno visita ai parenti ancora in vita,
portando doni ai bambini. In Puglia, in specifico ad Orsara di
Puglia, un piccolo paese montano della provincia di Foggia,
sempre tra l’1 ed il 2 di novembre si celebra l'antichissima notte
del “fucacoste” (fuoco fianco a fianco): davanti a ogni casa vengono accesi dei falò che dovrebbero servire a illuminare la
strada di casa ai nostri cari defunti (in genere alle anime del Purgatorio) che in quella notte tornano a trovarci. Sulla brace di questi falò, poi, viene cucinata della carne che tutti insieme si
mangia in strada e si offre ai passanti. Nella giornata dell’1, nella
piazza principale, si svolge inoltre la tradizionale gara delle zucche decorate (definite le “cocce priatorjje” - le teste del Purgatorio).
Dunque niente paura, la tradizione ancora una volta ci salva. Prenotate pure il vostro posto in discoteca, non verrete tacciati di
miscredenza.
F.Ce.
tria del costume e delle tradizioni popolari, dove andiamo a parare? Alla festa di Halloween? In fondo, è vero, si tratta di una
goliardata che certamente non fa male a nessuno. E per molti
aspetti è anche divertente. Ma perché andare a disturbare i
Santi? Si potrebbe collocare, tanto per dire, al 2 febbraio? O al
9 maggio? o al 12 luglio? Perché proprio la notte di Ognissanti?
Il tema sembra frivolo e invece sottintende una serie di problematiche che non sono da sottovalutare, tanto che i Vescovi dell’Emilia Romagna hanno recentemente formalizzato un
documento con il quale hanno invitato le parrocchie a distogliere i ragazzi del catechismo e le loro famiglie da una “festa”
che sembra alquanto dubbia. Sì, perché volendo incastrarla a
tutti i costi nella notte dedicata ai Santi, si viene distolti dal pensiero di una preghiera, si sposta l’attenzione da un piano sacro
a uno profano, in un quantomeno sospetto accavallarsi di ricorrenze. Tanto che oggi, se si chiede a cento bambini cosa succede il 31 ottobre, novantanove rispondono: “c’è Halloween”. E
novantotto hanno già costretto i genitori a comprare vestiti da
streghe, zombie, vampiri. Nonostante la crisi.
Ebbene, si tratta di fare una scelta. Se si decide di crescere la
famiglia sulla base dei valori sacri della Chiesa, bisogna
anche, coerentemente, comportarsi di conseguenza. Un abito
da strega, da zombie o da vampiro non si nega a nessuno, e
neppure una festa a tema. C’è già il Carnevale, ed è più che
sufficiente. Il battesimo è una scelta. Lo è la cresima, il matrimonio, l’estrema unzione. Sono “sacramenti” che vengono richiesti al Signore per intercessione della Chiesa. Che è fatta
di esseri umani, e dunque fallibile, senza dubbio. Ma la cui
opera si basa sulla Bibbia e sul Vangelo, che ispirano buoni
sentimenti e indicano una strada. Se si sceglie di seguirla, la
si segua fino in fondo e non si consenta a nessuno di trasformare una tradizione “nostra” in un qualcosa che con noi ha
ben poco a che vedere.
Ancora: si sente parlare spesso di sette sataniche. Il passo non
è lunghissimo. I bambini sono duttili, recepiscono ogni sfumatura, sono spugne che assorbono tutto ciò che li circonda. E
interpretano, spesso a modo loro, il mondo. La distinzione tra
fantasia e realtà non è chiarissima nella loro mente, e la linea
di confine è più sottile si quanto si pensi. Memento.
E.M.
le più note sono quella di Jacko-Lantern e il tormentone del
“Dolcetto o scherzetto”.
Di derivazione irlandese, la
storia che ha fatto sì che la
zucca diventasse uno degli
elementi caratteristici di Halloween narra che Jack, un noto
malfattore, riuscì più volte a
ingannare il diavolo. Alla sua
morte però, non accolto in paradiso, Jack venne cacciato anche dall’inferno, dal quale il
signore delle tenebre lo allontanò con un tizzone ardente.
Che, essendogli necessario
per illuminare la strada, ripose
per non farlo spegnere nella
zucca che stava mangiando.
Da quel momento Jack e il suo
ghigno divennero il simbolo
delle anime dannate, che vagano perennemente sulla terra
in attesa del Giudizio finale.
Il detto “trick or treat” (in italiano “dolcetto o scherzetto”)
deriva invece dall’antica usanza
cristiana del “souling”, letteralmente “elemosinare anima”.
Nel corso del Medioevo era
tradizione, in occasione di
Ognissanti, preparare un dolce
molto semplice fatto di pane
e frutta. I bambini erano poi
soliti girare di casa in casa
chiedendo un dolce e, quando
ne ricevevano uno, dicevano
una preghiera per l’anima dei
defunti di quella famiglia, per
aiutarli a raggiungere più velocemente il Paradiso.
Un’altra origine di questa tradizione è collegata invece al
mondo celtico delle fate, che
spesso e volentieri giocavano
agli umani dispetti e brutti
scherzi. Per evitarli, le famiglie
nei giorni del Shamain erano
solite lasciare sulla soglia di
casa dolci e piccoli doni per
rabbonirsi le fate dispettose.
Alle feste del giorno dei Morti
e di Ognissanti sono legate,
come si è visto, innumerevoli
leggende e tradizioni, quasi
del tutto ignorate dalla maggior
parte di coloro per i quali si
tratta solo dell’ennesima occasione di andare in giro a divertirsi. Triste segno dei tempi
moderni, per i quali anche
storie e momenti profondamente radicati nel sacro, vengono ridotti a manifestazioni
quasi esclusivamente commerciali.
12
Giovedì 31 ottobre 2013
Destra
SEMPRE DI PIÙ VERSO IL 9 NOVEMBRE
Oltre ai Rappresentanti di Partiti ed Associazioni,
Francesco Storace (La Destra), Roberto Menia (FLI),
Luca Romagnoli (Fiamma Tricolore),
Adriana Poli Bortone (IoSud),
Roberto Buonasorte (Il Giornale d’Italia),
Antonio Buonfiglio (Scongeliamo il simbolo di AN),
Domenico Nania (Nuova Alleanza)
e Oreste Tofani (Sovranità Nazionale),
pubblichiamo l’elenco delle prime adesioni
al Comitato promotore
Livio Proietti (Segretario Nazionale Amministrativo la Destra Roma),
Carlo Aveta (Consigliere regionale Campania de La Destra) Luciano
Marotta (Commissario Provinciale la Destra Napoli), Valter Maccantelli
(Dirigente la Destra Torino), Ulderico Granata (Comitato Centrale la Destra
Roma), Remo Costantini (Dirigente Sovranità Nazionale Frosinone),
Massimo Bugli (Roma), Michele Arnoni (Dirigente Nazionale la Destra
Cosenza), Maurizio Miceli (Segretario Associazione “Dino Grammatico”
Trapani), Francesca Romana Rastelli (Roma), Manuela Mari (Roma),
Corrado Danzi (Segretario Regionale la Destra Basilicata), Marco Di
Andrea (Dirigente Nazionale e Capogruppo di AN città di Monterotondo Roma), Alfio Guarnieri (Segretario Provinciale la Destra Rieti), Cesare
Bruni (Consigliere Comunale indipendente Latina), Emilio Perroni (Segretario
Provinciale la Destra Latina), Stefania Verruso (Segretario Regionale la
Destra Umbria), Ernesto Pezzetta (Segretario Regionale la Destra Friuli
Venezia Giulia), Ferrante De Benedictis (Dirigente FLI Torino), Alessandro
Di Ubaldo (Dirigente FLI Asti), Diego Zavattaro (Coordinatore Regionale
FLI Piemonte), Daniela Cirillo (Dirigente Nazionale e Segretario Provinciale
la Destra Terni), Monica Nassisi (Dirigente Nazionale la Destra Roma),
Antonia Monteleone (Dirigente Nazionale, Segretario Regionale Trentino
Alto Adige, Segretario Provinciale Belluno la Destra), Maria Grazia Bottoni
(Dirigente Sovranità Nazionale Frosinone), Antonello De Leonardis (
Segretario Provinciale IO SUD Foggia), Vincenzo Aloe (Cosenza), Giuseppe
Aloe (Presidente Associazione “Nuova Allenza per la Calabria” Cosenza),
Paolo Boz (Segretario Provinciale la Destra Genova), Francesco Proietti
Cosimi (Responsabile Provinciale FLI Roma), Berardo Rabbuffo (Consigliere
Regionale Abruzzo FLI Teramo), Claudio Taglia (Coordinatore Provinciale
FLI Viterbo), Walter Stafoggia (Segretario Regionale la Destra Marche),
Giuseppe Murolo (Presidente Associazione “Tradizione e Libertà” Genova),
Fausto Felci (Responsabile area Castelli Romani la Destra Roma), Daniele
Rivieri (Commissario Regionale la Destra Toscana, segretario provinciale
la Destra Lucca), Luvisotti Virgilio (Segretario Provinciale la Destra Pisa),
Franco Caserta (Segretario Provinciale la Destra Novara), Mauro Mancini
(Comitato Centrale la Destra Roma), Alberto Filippi (Segretario Regionale
la Destra Veneto), Andrea Cantadori (Presidente Associazione “Amici dell’Emilia” Roma), Paola Sellaro (Associazione “Amici dell’Emilia” Roma),
Alberto Rossi (Consigliere Comunale, Commissario Provinciale FLI
Cosenza), Sergio Marchi (Dirigente Nazionale la Destra Roma), Alfredo
Iorio (Coordinatore Regionale la Destra Calabria), Giuseppe Savarese
(Consigliere Comunale di Diamante -CS-, Associazione “Nuova Alleanza
per la Calabria”), Gianluca Porta (Dirigente “Popolo della Vita” Roma),
Alessandra Rossi (Dirigente “Popolo della Vita” Roma), Pierluigi Fioretti
(Segretario Regionale la Destra Lazio), Biagio Cacciola (Dirigente Nazionale
e Commissario Provinciale la Destra Frosinone), Marco Balducci (Vicepresidente movimento “Alleanza Romagna”, Responsabile giovanile
“Gioventù Italiana” Rimini), Claudio Dau (Commissario regionale Emilia
Romagna la Destra), Emanuele Stazi (Comitato Centrale la Destra e
Segretario la Destra Tivoli -RM-), Gianni Musetti (Segretario Nazionale
“Gioventù Italiana”), Lino Lavorgna (Presidente Associazione“Europa
Nazione”, FLI Campania), Tommaso Mignini (Comitato Centrale la Destra
Roma), Santi Formica (Presidente Gruppo Parlamentare “Lista Musumeci”
ARS Sicilia), Romolo Reboa (Dirigente Nazionale la Destra Roma), Giorgio
Conte (Coordinatore Regionale FLI Veneto), Daniele Baldini (Coordinatore
FLI Bologna, Presidente Associazione Nazionale “LF” Libertà e Futuro,
Progetto “Unidestra”), Silvia Pispico (Segretario Provinciale FLI Lecce,
Coordinatrice “Unidestra” provincia di Lecce), Antonio Rozzi (Coordinatore
Provinciale FLI Parma, progetto “Unidestra”), Daniele Gattanella (Responsabile Mun. XIV Fiamma Tricolore Roma), Franco Tittoni (Comitato
Centrale Fiamma Tricolore, Commissario Provinciale Fiamma Tricolore
Rieti), Paola Fratangeli (Segretario Fiamma Tricolore Frosinone), Nicola
Di Donna (Segretario Provinciale la Destra Brindisi), Sofia Di Pietro (Coordinatrice femminile Fiamma Tricolore Viterbo), Lamberto Iacobelli
(Dirigente Nazionale Fiamma Tricolore, Coordinatore Regionale Lazio
Fiamma Tricolore), Sergio Tozzi (Responsabile Roma est e Roma provincia
Fiamma Tricolore), Sergio Arduini (dirigente Fiamma Tricolore, Presidente
Associazione Culturale “Fiamma Frusino” Frosinone), Pietro Diodato (Coordinatore Provinciale FLI Napoli, Consigliere Regionale Campania FLI),
Euprepio Curto (Consigliere Regionale Puglia FLI), Claudio Senatra (Consigliere comunale La Destra Monte Porzio Catone RM), Pietro Sperati
(Consigliere comunale La Destra Colleferro - Roma), Giuliano Castellino
(Reggente Federazione romana La Destra), Roberto Jonghi Lavarini (Presidente Comitato Destra per Milano), Fabio Pederzoli (Coordinatore
provinciale FLI Reggio Emilia), Armando Ceraudo (Circolo FLI Castrovillari),
Giorgio Bocci (Circolo La Destra di Riano - Roma), (Sezione di Asti - FLI),
(Sezione di Torino FLI), Giovanni Gentile (Coordinatore Circolo Destra
Domani Pescia - PT), Mario Bertoli (Presidente Provinciale La Destra Parma), Placido Fundarò (Segretario provinciale de La Destra - Pordenone),
Nicola Di Donna (Direttivo provinciale - Brindisi), (Circolo socio politico
culturale “Pinuccio Tatarella” - Brindisi), (Associazione ambientalisti
“Pegaso” - Brindisi), Giulio Cesare Bertocchi, Circolo La Destra Terni,
Circolo La Destra Stroncone, Circolo La Destra Narni, Circolo La Destra
Sangemini, Circolo La Destra Orvieto, Giuseppe Giganti, Peppino Semeraro,
Avv. Gherardo Maria De Carlo, Pierfranco Bruni storico intellettuale,
Alessandro De Santis, Federazione La Destra di Torino, Gruppo di
Carmagnola (TO), Gruppo di Chieri, Lino Larvogna (Presidente circolo
Europa Nazione - Napoli), La Destra - Lamezia Terme, Federazione di
Catanzaro, Movimento territorio e lavoro - Lamezia Terme, Pino Savarese,
Gianluca Porta (Il Popolo della Vita)
Per confermare la partecipazione di associazioni, sezioni, federazioni, comitati, scrivere a [email protected]
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