CAPPELLA DEL TESORO DI SAN GENNARO
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Nella navata destra della cattedrale si apre la Cappella del Tesoro di San
Gennaro, testimonianza della devozione del popolo napoletano verso il
Santo Patrono. La città di Napoli vanta, oltre a San Gennaro, più di cinquanta santi compatroni. Ogni volta che un santo veniva dichiarato tale chiese,
parrocchie e conventi facevano a gara per donare una statua d’argento al
Tesoro di San Gennaro; poiché quasi tutti gli arredi delle altre chiese napoletane furono fusi all’inizio dell’800 per le confische dei francesi e dei Borbone, quelli della Cappella del Tesoro costituiscono una straordinaria raccolta di un’arte antichissima e legata alla città di Napoli, l’unica del mezzogiorno d’Italia dove si lavorava questo metallo.
Nel 1527, nel corso di una gravissima pestilenza, la città di Napoli fece
voto di fare costruire una nuova cappella nella cattedrale per custodire le reliquie delle ossa della testa e del sangue di San Gennaro, che sino a quel
momento erano state conservate nel cosiddetto Tesoro vecchio1. Nel 1608
fu collocata la prima pietra e nel 1646 fu aperta al culto.
Per la costruzione della cappella non si badò a spese e furono chiamati
importanti artisti e scultori romani e napoletani che realizzarono uno dei capolavori del barocco cittadino, ricco di affreschi, grandi dipinti, sculture in
bronzo e argenti. Presenta sette altari, quarantadue colonne di broccatello,
diciannove statue bronzee racchiuse in nicchie a cui corrispondono, al piano inferiore, altre sedici nicchie più piccole con i busti di argento degli stessi
santi contenenti le loro reliquie.
L’argento è uno dei grandi protagonisti della decorazione: altari, sculture,
candelabri e arredi liturgici di ogni tipo affollano l’interno della cappella.
Dietro l’altare, in una capiente nicchia munita di cassaforte, sono custoditi
il busto d’argento dorato che accoglie le ossa del capo e la teca con le reli-
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Si trovava nel torrione del Duomo, un ambiente molto angusto e insufficiente a soddisfare a la crescente popolarità del culto al patrono. Fu ritenuto un vero e proprio miracolo quando durante il terremoto del 1456 le ampolle rimasero intatte malgrado il crollo di
parte della torre.
quie del sangue di San Gennaro2. Le due chiavi della cassaforte sono custodite una dalla Deputazione e l’altra dall’arcivescovo di Napoli3.
La Cappella del Tesoro dipende direttamente dalla Santa Sede e ne è
delegato pontificio l’arcivescovo di Napoli. Il culto è officiato da un collegio di
prelati mentre la parte amministrativa è retta da una deputazione laica di
dodici membri di cui è presidente il sindaco di Napoli, secondo una disposizione del 1811 di Gioacchino Murat.
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Esposte solennemente in occasione delle tre ricorrenze liturgiche dell’anno: 19 settembre, in ricordo del martirio; il sabato precedente la prima domenica di maggio, in ricordo della traslazione delle reliquie; il 16 dicembre, in ricordo del patrocinio esercitato
dal Santo a favore della città in occasione dell’eruzione del Vesuvio del 1631.
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Le ossa del corpo di San Gennaro sono custodite nel Succorpo della cattedrale, posto al di sotto dell’altare maggiore.
Interno Cappella di San Gennaro
Cosimo Fanzago
Cancello, 1630-1665
Ottone
larghezza cm 4,92
Il maestoso cancello di ottone, che delimita l’ingresso della Cappella, è racchiuso tra due enormi colonne monolite di marmo nero venato di bianco e
verde, con capitelli scolpiti. Esso fu progettato da Cosimo Fanzago che
consegnò il disegno alla Deputazione nel 1630.
L’originalità del progetto era costituita sia dalla eleganza delle decorazioni, racemi a volute intrecciati, poste nella parte superiore delle porte, sia dalle colonnine verticali, realizzate nella parte bassa del cancello, che egli creò
come le canne di uno xilofono. Infatti, se percosse, emettono note musicali.
In tutto le colonnine sono ventidue, di esse otto sono sezionate verticalmente e poste alle estremità delle cornici che le racchiudono.
L’esecuzione del lavoro fu affidata con contratto agli ottonari Orazio
Scoppa e Biagio Monte che avrebbero dovuto consegnare l’opera entro i
due anni successivi. Purtroppo nel 1632 il cancello non era pronto; al Fanzago gli furono concessi altri due anni e poi altri due, infine la Deputazione
si vide costretta ad avviare un’azione legale nei confronti di Scoppa e Monte
che furono rimossi dall’incarico.
Nel 1640 furono chiamate nuove maestranze per completare il cancello,
ma fu l’ottonaro Gennaro Monte a portare a termine l’opera nel 1640, al
quale si deve anche la realizzazione del busto bifronte di San Gennaro che
sormonta il cancello, eseguito su modello in creta dello stesso Fanzago e
che fu consegnato alla Cappella nel 1665. Il busto esterno di San Gennaro
benedicente è simbolicamente rivolto verso la città e verso i fedeli, appena
al disotto è posta un’iscrizione incisa su una lastra in rame racchiusa in una
elaborata cornice. Si legge: «Divo Ianuario e fame bello peste ac Vesaevi
igne miri ope sanguins erepta Neapolis civi patr. vindici» (A San Gennaro,
al cittadino salvatore della patria, Napoli salvata dalla fame, dalla guerra,
dalla peste e dal fuoco del Vesuvio, per virtù del suo sangue prodigioso,
consacra).
Mentre il busto interno benedice la cappella a lui dedicata.
Cosimo Fanzago
Cancello, 1630-1665
Parte superiore
Sull’altare maggiore della Cappella del Tesoro di San Gennaro sono collocati sei candelieri che come risulta dai documenti di archivio, furono commissionati dalla Deputazione, a partire dal 1661, all’argentiere Gennaro
Monte per l’altare maggiore e per tale lavoro egli ricevette un lauto pagamento, pari a 425 ducati.
Questi candelieri venivano esposti solo durante le liturgie solenni, mentre
per quelle ordinarie se ne adoperavano altri, sempre di gran pregio, ma
meno pesanti dell’argentiere Filippo del Giudice. Infatti, gli arredi sacri realizzati da Gennaro Monte appaiono possenti nella loro forma sia per il peso
(8 kg cadauno) che per l’altezza (95 cm esclusa la candela).
Il fusto poggia su una grossa base triangolare con piedini a volute e si
sviluppa su tre livelli che si restringono gradatamente e presenta una raffinata decorazione a motivi fogliacei che culminano con una coppa reggi
candela rifinita con una lastra sbalzata e cesellata.
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