Anno XXXV N. 1 - Febbraio 2014 - Spedizione in a. p. art. 2 comma 20/c, legge 626/96,
Filiale di Perugia - Taxe Percue Tassa pagata a Gubbio - Italia - Stampe - Par Avion - by Air Mail
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Sommario
> febbraio 2014
Evangelii Gaudium di Papa Francesco | 3
Ammissione agli ordini sacri | 4
Inaugurazione dei lavori | 5
Ubaldo e Francesco | 8
La richiesta di una reliquia di S. Ubaldo | 10
Santa Sperandia | 11
Preghiera per il piccolo Guidubaldo | 12
Il culto di san Giorgio a Gubbio | 14
Caro lettore del Santuario di Sant'Ubaldo... | 15
Il portale della Basilica di S. Ubaldo | 19
Circa la data della canonizzazione | 22
1892: apertura dell'urna | 23
Sant'Ubaldo a Piedigrotta | 24
La vita polacca di Karol Wojtyla | 25
Padre Igino Gagliardoni | 26
6° Concerto Canonizzazione | 27
Sant'Ubaldo in Spagna | 28
Bilancio Consuntivo | 30
Vita del Santuario | 31
In coperta: Celebrazione in occasione dell'inaugurazione dei lavori di ristrutturazione del refettorio della Basilica.
Foto e copyright Giampaolo Pauselli
Direttore responsabile: p. Igino Gagliardoni
Autorizzazione Tribunale di Pg n. 626 del 29 marzo 1982
Capo redattore: Mons. Fausto Panfili
ccp 1014903833 intestato a:
Pubblicazioni Santuario S. Ubaldo - 06024 Gubbio (Pg)
tel. 075 9273872 - fax 075 9228476 - [email protected]
Hanno collaborato: Silvia Alunno, Maria Vittoria Ambrogi, Adolfo Barbi, Giampiero Bedini, Giambaldo Belardi, Patrizia Biscarini, Don Stefano Bocciolesi, Bruno Cenni, Don Angelo Maria Fanucci, Ubaldo Gini, Marcella Marcelli, Ubaldo Minelli, Filippo
Paciotti, Mons. Fausto Panfili, Don Bruno Pauselli, Benedetta Pierotti, Anna Radicchi, Paolo Salciarini, Don Pietro Vispi
Realizzazione: L’Arte Grafica - via San Lazzaro, 156 - 06024 Gubbio (PG) - tel. 075 9271170 - www.lartegrafica.it - [email protected]
Chiuso in tipografia a febbraio 2014
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Evangelii Gaudium
di Papa Francesco
(dal n. 123 al n. 126)
“Nella pietà popolare si può cogliere la modalità in cui la fede ricevuta
si è incarnata in una cultura e continua a trasmettersi. In alcuni momenti guardata con sfiducia, è stata
oggetto di rivalutazione nei decenni
posteriori al Concilio. È stato Paolo
VI nella sua esortazione apostolica
Evangelii nuntiandi a dare un impulso decisivo in tal senso. Egli vi spiega che la pietà popolare “ manifesta
una sete di Dio che solo i semplici
e i poveri possono conoscere” e che
“rende capaci di generosità e di sacrificio fino all’eroismo, quando si
tratta di manifestare la fede”. Più
vicino ai nostri giorni, Benedetto
XVI, in America Latina, ha segnalato che si tratta di “un prezioso tesoro della Chiesa cattolica” e che in
essa “appare l’anima dei popoli latinoamericani”. Nel documento di
Aparecida si descrivono le ricchezze
che lo Spirito Santo dispiega nella
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pietà popolare con la sua iniziativa
gratuita. In quell’amato continente,
dove tanti cristiani esprimono la
loro fede attraverso la pietà popolare, i vescovi la chiamano anche
“spiritualità popolare” o “mistica
popolare”. Si tratta di una vera “spiritualità incarnata nella cultura dei
semplici”. Non è vuota di contenuti, bensì li scopre e li esprime più
mediante la via simbolica che con
l’uso della ragione strumentale, e
nell’atto di fede accentua maggiormente il credere in Deum (Credere
in Dio) che il credere Deum (Credere Dio). È “un modo legittimo
di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della Chiesa, e di essere
missionari”; porta con sé la grazia
della missionarietà, dell’uscire da
sé stessi e dell’essere pellegrini:” il
camminare insieme verso i santuari
e il partecipare ad altre manifesta-
zioni della pietà popolare, portando con sé anche i figli o invitando
altre persone, è in sé stesso un atto
di evangelizzazione”. Non coartiamo né pretendiamo di controllare
questa forza missionaria!
Per capire questa realtà c’è bisogno
di avvicinarsi ad essa con lo sguardo del buon pastore, che non cerca
di giudicare, ma di amare... pensiamo alla fede salda di quelle madri
ai piedi del letto del figlio malato
che si afferrano ad un rosario anche se non sanno imbastire le frasi
del credo; o a tanta carica di speranza diffusa con una candela che
si accende in un’ umile dimora per
chiedere aiuto a Maria, o in quegli
sguardi di amore profondo a Cristo
crocifisso. nella pietà popolare, poiché è frutto del vangelo inculturato, è sottesa una forza attivamente
evangelizzatrice che non possiamo
sottovalutare: sarebbe come disconoscere l’opera dello Spirito Santo.
Piuttosto, siamo chiamati ad incoraggiarla e a rafforzarla per approfondire il processo di inculturazione che è una realtà mai terminata.
Le espressioni della pietà popolare
hanno molto da insegnarci e, per
chi è in grado di leggerle, sono un
luogo teologico a cui dobbiamo
prestare attenzione, particolarmente nel momento in cui pensiamo
alla nuova evangelizzazione”.
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di Don Stefano Bocciolesi
Ammissione agli ordini sacri
di Francesco Menichetti
Il mio motto potrebbe essere l’evangelico
Domenica 12 gennaio in concomi“sono venuto per servire”.
tanza del IX centenario sacerdotale
Ringraziamo Francesco per il dono
ubaldiano, nella messa delle ore 11 un
del suo si semplice e fedele a Gesù e
giovane della nostra diocesi, Francealla Chiesa e ricordiamo che, insieme
sco Menichetti, è stato ammesso tra i
a Francesco, si stanno preparando al
candidati all’ordine sacro. Francesco,
sacerdozio altri giovani della nostra
28 anni e già insegnante di religione
diocesi: Andrea Maccabiani, Andrea
nelle scuole superiori e responsabile
Svanosio e Edoardo Mariotti della
della pastorale giovanile, ha deciso di
parrocchia di Cantiano e frequenincamminarsi verso la strada del satanti il primo anno di seminario;
cerdozio e noi non possiamo far altro
Mirko Nardelli della parrocchia di
che rallegrarci per il dono di questa
Madonna del Prato e frequentante
vocazione che il Signore elargisce alla
l’anno propedeutico in preparazione
nostra chiesa eugubina. Ma sentiamo
Accoglienza del Vescovo Ceccobelli
al seminario e Fabricio Cellucci, seil diretto interessato.
minarista della diocesi di Velletri che ha scelto, sotto la
Francesco, come sei arrivato a questa scelta?
È stata una risposta alla chiamata. È come un filo rosso guida dei formatori, di completare la formazione al sache mi ha condotto in tutte le esperienze che ho fatto e che cerdozio nella nostra diocesi. Fabrizio svolge il serviadesso è sbocciato. Sicuramente Dio mi ha parlato attra- zio pastorale nella parrocchia di Padule e frequenta il
verso le persone che ho incontrato lungo gli anni e special- primo anno di licenza in teologia fondamentale presso
mente con l’esperienza di vicinanza e servizio alle persone l’istituto teologico di Assisi.
più fragili presso la cooperativa della divina provvidenza e Veramente un bel segno di speranza per la nostra diocesi. La chiesa tutta vi sostiene e vi accompagna nella
misericordia di Semonte.
Cosa ha significato per te l’ammissione agli ordini preghiera e continua a rivolgersi al padrone della messe, chiedendo a Ubaldo di intercedere per le vocazioni
del 12 gennaio a Sant’Ubaldo?
È stata un po’ come la festa della mietitura: un raccogliere alla vita sacerdotale e religiosa.
quello che Dio mi ha donato negli anni. È stato un giorno
di festa che ho vissuto con tutte le persone care: familiari, parenti, amici, alunni di scuola... un giorno di gioia e
profonda gratitudine nei confronti di S. Ubaldo, il Vescovo
Mario e la Chiesa tutta che mi ha accolto per l’inizio del
cammino.
E per il futuro? Progetti, aspettative, sogni?
Per il futuro mi affido alla creatività dello spirito e della
chiesa che è più profonda della nostra.
Sicuramente la bussola del prete ha quattro direzioni: il
vangelo da annunciare, il servizio ai fratelli a partire dagli
“ultimi”, la fedeltà alla Chiesa e la povertà.
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Vescovi e sacerdoti concelebranti
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di Benedetta Pierotti foto Giampaolo Pauselli
Inaugurazione dei lavori
Taglio del nastro. Da sinistra, il consigliere regionale Andrea Smacchi, Mons. Ceccobelli e Bottaccioli, il Rettore dell'Università di Perugia Franco
Moriconi, il Commissario Prefettizio Maria Luisa D'Alessandro, la Presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini e il Presidente della Fondazione
Cassa di Risparmio Cav. Carlo Colaiacovo
Venerdì 31 gennaio 2014. Una data storica per il santuario ubaldiano e per tutta la città di Gubbio. È stata
infatti presentata la nuova area ristoro, restituita alla
comunità eugubina dopo un attento lavoro di restauro e riqualificazione,
finanziato dalla Fondazione Carisp per
circa 50 mila euro. Il
taglio del nastro è stato
preceduto da un breve
ma intenso momento
di preghiera, officiata
insieme dai sacerdoti
custodi, don Fausto
Panfili e don Stefano
Bocciolesi. Una chiesa
gremita, come sempre
nelle occasioni speciali. In verità, si può dire, da un
anno “su” in basilica è sempre un’occasione speciale,
non solo di domenica. Un’occasione per fare comunità, per presentare progetti, iniziative, persone. Per
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vivere un momento di fede e di raccoglimento, di
amicizia e di aggregazione. Un luogo sacro, nel senso più profondo del termine, dove staccare dalla vita
frenetica del quotidiano e riconciliarsi con se stessi, i propri bisogni,
i propri sentimenti,
desideri, pensieri. Al
taglio del nastro, momento molto atteso
e partecipato, hanno
preso parte la presidente della Regione
Umbria Catiuscia Marini, il commissario
prefettizio Maria Luisa
D’Alessandro, monsignor Mario Ceccobelli, vescovo di Gubbio, monsignor emerito Pietro
Bottaccioli, il consigliere regionale Andrea Smacchi,
autorità militari e di pubblica sicurezza (Guardia di
Finanza, Vigili del fuoco, Forestale), il comandan5
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Sala conferenze
Sala conferenze, particolare
Refettorio
Cucina
te del Comando dei Carabinieri di Gubbio tenente
Pier Giuseppe Zago, le Famiglia dei Santubaldari,
Sangiorgiari, Santantoniari, Università dei Muratori,
Comitato Albero di Natale più grande del Mondo.
Assente per motivi di salute l’Arcivescovo di Perugia
e Città della Pieve, il neo-cardinale Gualtiero Bassetti,
“Questo è un ennesimo atto di fede della comunità che si stringe sempre con amore attorno al patrono” ha affermato don Fausto. Marini ha ricordato lo
stretto legame tra Gubbio e la Regione Umbria, che
ne 2013 ha celebrato il quarantennale dello stemma
regionale raffigurante i tre Ceri di Gubbio. Un altro
atto di amore e devozione quindi, il dono di queste
nuove sale alla città di Gubbio. La basilica ubaldiana
è un luogo comune, aperto, un luogo della diocesi
eugubina, suo naturale prolungamento lungo le pendici del “colle eletto”, un luogo accogliente, in cui
trovare in ogni circostanza una parola amica, confor6
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to, consiglio, riparo. “Sul monte” si ritrova l’amicizia, la condivisione, ogni discordanza svanisce con la
brezza rigenerante della montagna e del sacro luogo
che ospita il caro Confessore. Oggi, proprio come
durante la vita di Ubaldo, il santo della riconciliazione, che sempre con la sua forza santa riusciva a
rimettere pace tra i concittadini, quella forza è ancora
oggi presente, sopra la città tutta, nel cuore di ciascun
eugubino. Quando si sale in basilica, la mente si fa
chiara e lo spirito si risolleva. Non c’è domenica, non
c’è settimana, che qualche fedele non porti dei fiori
freschi o si rechi volontariamente a fare dei lavoretti
e delle pulizie, sotto l’attenta e solerte direzione dei
due sacerdoti. Ogni funzione è sempre molto partecipata, curata nei minimi dettagli, dall’allestimento
della chiesa, ai canti, alle luci, ai sermoni, al riscaldamento. Come nella comune routine quotidiana domestica, per accogliere tutti con la massima ospitalità
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e cordialità. Sant’Ubaldo unisce tutti i cuori in un
unico grande gesto d’amore.
Parte del tetto ed il parco circostante la struttura sono
già stati rimessi in ordine ed in sicurezza grazie all’impegno di pensionati, disoccupati, volontari che nel
tempo libero spendono alcune ore al servizio della comunità. Senza dimenticare l’attiva collaborazione del
corpo dei Vigili del fuoco e dell’Università dei Muratori. Giusto a Natale è stato inaugurato il nuovo impianto di illuminazione, a led, che consente un enorme
risparmio energetico, le lampade emanano una luce
chiara, soffusa, che non disturba la vista e non distoglie
dalla preghiera. Molto ha fatto la Fondazione Cassa di
Risparmio di Perugia, grazie alla solerzia del cavaliere
Carlo Colaiacovo, patrocinante di eventi ed iniziative.
Negli scorsi mesi sono state rimesse a nuovo tre sale,
che permetteranno di accogliere ancor più ed ancor
meglio tutti coloro che vorranno organizzare iniziati-
ve culturali, religiose, convegni, ma anche parrocchie,
pellegrini, ritiri spirituali, incontri religiosi, catechesi.
Nell’ultimo anno la basilica è viva anche dal punto di
vista dell’accoglienza: la foresteria ha ospitato diverse
centinaia di pellegrini e forestieri.
Nella logica di dotare la struttura di spazi ancor più
ampi e completi si è rinnovata la sala convegni, il refettorio e aggiunta la cucina.
La prima è un ampio salone, con sedie studio e videoproiettore, abbellita dal restauro degli stalli del vecchio
coro restituito a nuova vita dopo un attento lavoro di
ripulitura da parte della ditta Minelli, e con opere di
riproposizione di una tradizione antica, sull’esempio
del refettorio assisano. La sala attigua presenta il restauro dell’antico refettorio. La cucina poi è il fiore
all’occhiello della nuova area, ampia, accogliente, dotata di tutto il necessario per organizzare da subito
iniziative.
Un momento assembleare
Il saluto della presidente Marini
Omaggio ricordo "Sant'Ubaldo paciere"
Apertura al pubblico e visita dei locali
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a cura della Redazione
Ubaldo e Francesco nel libro
Assisi e Gubbio, con il Papa sui passi di Francesco
Il giorno 12 dicembre 2013 è stato
presentato il libro “Assisi e Gubbio
con il Papa sui passi di Francesco” di
Maria Vittoria Ambrogi e Giambaldo
Belardi, presso la Biblioteca Sperelliana, nell’ex refettorio del monastero di S. Pietro. Presenti gli autori,
ha diretto l’incontro il giornalista
Daniele Morini che ha dato anche
un suo significativo contributo nel
rievocare i momenti salienti della visita di papa Francesco in Assisi il 4
ottobre 2013. Dopo i ringraziamenti
di rito, è intervenuto il vescovo Mario Ceccobelli che ha palesato il suo
sentire francescano e il suo essere
vicino alla spiritualità francescana.
Ha poi ringraziato gli autori del libro
per aver fatto un bel regalo, un gradito contributo in occasione dell’anno giubilare della Vittorina.
È un libro che fa un po’ la storia e
parla anche di attualità, ossia del
nuovo papa Francesco.
Monastero di Fonte Avellana
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Conferenza alla Sala Refettorio della Biblioteca Sperelliana.
Da sinistra Maria Vittoria Ambrogi, Daniele Morini e Giambaldo Belardi
È stata poi la volta di Roberto Tanganelli, amministratore unico della
Gubbio Cultura Multiservizi, che
ha auspicato che, come sollecitato
dagli autori, si possa recuperare un
rapporto di collaborazione tra le
due città del Santo.
Nella presentazione fatta dagli autori sono stati illustrati i vari temi
trattati nell’opera che riguardano
la storia della conversione di Fran-
cesco, il suo soggiorno a Gubbio
dopo la rinuncia al diritto ereditario, i suoi atti di misericordia, i suoi
miracoli tra i quali quello dell’ammansimento del lupo con tutte le
sue interpretazioni allegoriche e
in chiave moderna che se ne sono
volute dare, il sentiero francescano
della pace Assisi-Gubbio, Francesco patrono dei cultori dell’ecologia. Si rievoca poi, nella trattazione, l’elezione di papa Bergoglio che
sembra voglia ripercorrere nell’assunzione del nome di Francesco,
inedito nella storia della Chiesa, il
cammino compiuto dal Poverello
con una vita pauperistica e sobria,
con la sua vicinanza agli ultimi della terra, col suo richiamo alla condivisione e alla semplicità evangelica. Viene anche descritta momento
per momento la sua recente visita
ad Assisi del 4 ottobre 2013. Non
manca un accostamento, ritenuto possibile, tra papa Bergoglio,
figlio di emigranti e argentino, ad
Arturo Frondizi, anche lui figlio di
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emigranti, in questo caso eugubini, anche lui argentino, entrambi
giunti ad occupare posti di rilievo,
l’uno in campo ecclesiastico, l’altro
in quello laico, ambedue con stili
di vita francescani.
Quello che del libro interessa particolarmente è che nel tempo in
cui Francesco d’Assisi ha dimorato
a Gubbio, egli ha stretto legami di
amicizia con il vescovo Villano, un
nobile che come Francesco aveva
rifiutato il mondo e le sue vanità.
Imitatore di Sant’Ubaldo, anch’egli
da giovanetto era stato attratto
dal monastero di Santa Croce di
Fonte Avellana. Il Vescovo dà ampia facoltà a Francesco di istruire,
catechizzare, predicare al popolo
eugubino e ottiene per lui come
dimora la chiesa della Vittorina dai
monaci di S. Pietro. Poco distante
c’è il lebbrosario dove Francesco
si dedica completamente alla cura
dei lebbrosi, superando l’iniziale
repulsione. Sarebbe auspicabile
che accanto a questo luogo si posizionasse una statua di S. Francesco
con un lebbroso a ricordo dei suoi
atti infinitamente misericordiosi
compiuti proprio lì, secondo una
condivisibile proposta dell’attuale
rettore della basilica di Sant’Ubaldo, don Fausto Panfili.
Un’ultima sottolineatura: nel libro
si ipotizza, dal momento che non
esistono documenti a prova dei
fatti, che sia molto probabile che
Francesco, attratto dal fascino e dal
carisma di Sant’Ubaldo, le diverse
volte che era venuto a Gubbio,
dopo la traslazione sulla cima del
monte avvenuta nel 1194, qualche
volta sia salito alla chiesa, per pregare accanto al corpo incorrotto del
Santo. Senz’altro, Francesco, uomo
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nuovo, è salito lassù nel 1207 ed in
seguito durante il suo soggiorno a
Gubbio.
D’altra parte Ubaldo e Francesco
presentano alcuni aspetti comuni: sono entrambi operatori di
pace. Hanno voluto sostituire alla
cultura del tempo, caratterizzata
dall’odio, la cultura dell’amore e
della pace. Sono riformatori della
chiesa e appartengono a due famiglie ricche, ma entrambi scelgono
liberamente la povertà. Per questa
scelta sono perseguitati dai loro
parenti, a Sant’Ubaldo dicono che
è “figlio della spastica”, Francesco
viene insultato dal padre. Entrambi si dotano di una Regola e danno
grande importanza alla predicazione e fanno grande penitenza.
La Regola introdotta nella canonica di S. Mariano fa rifiorire la vita
comune del clero con riflessi molto
positivi anche sulla vita religiosa di
Gubbio. Anche per papa Francesco
una cosa davvero fondamentale è
la comunità, quindi è un atteggiamento che lo avvicina sicuramente
a Sant’Ubaldo che, come l’attuale
Santo Padre, ha mostrato grande
amore per i poveri e per la pace,
che ha incarnato le istanze dei riformatori del suo tempo per realizzare una Chiesa nuova, che ha
dato l’esempio nel suo ministero
con stili di vita molto sobri: misericordia, umiltà, astinenza, povertà,
amore per i poveri, preghiera continua, sopportazione delle infermità fisiche personali, insegnamento
dottrinale, zelo pastorale.
L’insigne latinista Carlo Egger ha
messo in rilievo i rapporti significativi che intercorrono tra Sant’Ubaldo e S. Francesco, sostenendo
l’ardore apostolico con cui hanno
compiuto opere rilevanti, come la
riforma e la pacificazione.
In conclusione, nel libro si suggeriscono alcune linee di un progetto
che veda più unite le due città, prima e seconda patria di Francesco,
per una completa e più coinvolgente esperienza nei luoghi francescani, come ha già fatto il cardinale Maradiaga, in occasione della
visita del Papa in Assisi nell’ottobre
scorso, che ha visitato, venendo a
Gubbio, alcuni luoghi francescani
e ha concelebrato nella Basilica di
S. Ubaldo.
Il libro, oltre al testo scritto, che si
legge molto piacevolmente, contiene ben 142 foto, delle quali 117 a
colori e 25 in bianco e nero. Due
libri in un libro, i medesimi argomenti trattati con linguaggi diversi.
La presentazione si è conclusa con
gli interventi molto apprezzati di
don Fausto Panfili, rettore della
basilica di Sant’Ubaldo, di Franco
Raffi, coordinatore di Terra Mater,
dell’imprenditore della TECLA,
Domenico Barbi, di Carlo Pierotti.
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a cura di Don Bruno Pauselli fonte Archivio Fonti
Un "no" fermo. La richiesta
di una reliquia di S. Ubaldo
Lettera della Granduchessa Vittoria di Toscana
Ill.mi Sigg.i = Dopo aver fatto dar ordini a D. Gio. Battista
Primoli di procurarmi una piccola particella del Corpo di
S. Ubaldo, ho sentito appartenere totalmente alle Sigg.rie
VV. il concederla. Onde mi son risoluta a prender libertà di
significarne loro da me stessa la vivezza del desiderio che
ne tengo, con piena fiducia di riceverne la consolazione,
venendomi dato l’animo di sperarla non solo dall’amorevolezza Loro verso di me, ma dalla riflessione ancora, la
quale mi persuado che faranno le Sigg. VV. non doversi ciò
per qualunque motivo negare all’ultimo Germe rimasto di
una casa. Che aveva tanta devozione verso l’istesso glorioso
Santo e si grande affetto per la Patria Loro. Mentre dunque
con ansietà indicibile attendo dalle Sig.VV. questo accettassimo piacere, Le accerto che io non cedo ad alcuno de’ miei
Antenati nella disposizione verso di codesta Città. Come ne
faranno sempre fede le prove che sono pronta a dare Loro
in ogni pubblica, e privata occorrenza. E prego intanto dio
benedetto, che abbondantemente Le prosperi.
Aff.ma... delle Sigg.Vv
Vittoria Gran Duchessa
Foris = Agl’Ill.mi Sigg.ri
I SIGG.RI Conf.e e Consoli di Gubbio.
Risposta dei Con.e e Consoli
Altezza Serenissima
Ascriviamo a gran favore di fortuna l’occasione d’ obbedire all’A.V.S.alla quale come a Glorioso Germoglio dei già
Serenissimi Duchi, e clementissimi nostri Principi conserviamo ogni più umile devozione di vassallaggio. Ma non
avendo il Magistrato nell’affare, che si degna l’A.V.S. di comandarci alcuna autorità di disporre, anzi essendo ligato
affatto il suo arbitrio per antiche e inviolabili costituzioni, è
necessario di avere l’assenso dal generale Consiglio il quale
con tutte le diligenze fatte ci si rende impossibile di congra10
Justus Sustermans, Il Gran Duca di Toscana Ferdinando II
e sua moglie Vittoria (part.). Londra, The National Gallery.
gare così subito per essere la maggior parte de’ Cittadini in
questi tempi delle Messe alla Villa.
La supplichiamo intanto a concederci licenza di dire, che
dipendendo tal risoluzione dalla moltitudine di tenti consiglieri gelosissimi di una Sagra Reliquia conservata intiera
per tanti secoli, e potendo l’introduzione dell’esempio fare
apprendere troppo facilitate simili istanze in altri Personaggi, e massime negli E.mi Legati pro tempore, non potiamo dar oggi certa sicurezza di far restare ubbidita l’A.V.S.
Vogliamo non di meno sperare, che concorrendo in noi tanti
rispetti, e tanti obblighi singolari verso Madama la Gran
Duchessa, sia il Consiglio generale per riconoscere il suo
debito, e per soddisfarlo, come procureremo con ogni studio
possibile in adempimento delle nostre infinite obbligazioni
verso l’A.V.S alla quale facciamo per finire umilissima e
profondissima riverenza.
Gubbio lì 21 agosto 1693 = U.mi Dev.mi e Obb.mi
Sevitori- il Conf.e e Consoli
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di Don Pietro Vispi
Santa Sperandia, patrona
di Cingoli (1216-1276)
Nacque a Gubbio, probabilmente
intorno al 1216, dalla nobile famiglia degli Sperandei, alla quale appartiene anche il beato Sperandio
abate. Per parte materna, la tradizione vuole che fosse imparentata
anche con sant’Ubaldo perché sua
madre era una Baldassini. Sperandia suscitò subito grande curiosità
ed ammirazione attorno alla sua figura; insieme a dati storicamente certi, fiorirono anche
pie e gentili leggende che
dicono però, quanto fosse
popolare e di quanto culto
goda, la santa, specialmente
a Cingoli, di cui è la Patrona.
La vocazione di santa Sperandia, che era iniziata
all’insegna della penitenza
itinerante e che si era protratta così per tutta la sua
vita, verso il 1265, decise di
entrare nella città di Cingoli
per fondarvi un monastero
che dedicò a san Michele
Arcangelo. Immediatamente
seguita da varie compagne,
la sua presenza in monastero fu caratterizzata, oltre che
da penitenze e preghiere,
anche da una serie di miracoli, soprattutto verso i fanciulli infermi. Delicatissima
è la tradizione del miracolo
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delle ciliegie. Alcuni muratori che
lavoravano per la Santa all’ampliamento del monastero, nel pieno di
un inverno nevosissimo, ricevettero la razione di pane prevista per
il pranzo; volendo però schernire
la Santa, le dissero che, col pane,
avrebbero potuto dare loro anche
delle ciliege. Sperandia, volendo
esaudire l’irridente desiderio di
quegli uomini rozzi, raccoltasi in
preghiera, ottenne che un angelo
le portasse un cesto di ciliegie, che
subito recò ai muratori. Questi,
attoniti e stupiti, per il prodigio,
chiesero perdono alla Santa e diffusero la notizia del miracolo.
L’inizio del suo culto ufficiale si
può fissare al 1278, perché in tale
anno il suo corpo venne esposto
alla pubblica venerazione in
una apposita arca di legno.
Nei documenti del XIV secolo le si attribuisce abitualmente il titolo di “Santa”,
come anche nello statuto
del comune di Cingoli del
1325.
Principale fonte della vita di
Sperandia è un manoscritto
anonimo del XIV secolo, la
“Vita latina”, pubblicato per
la prima volta dal Franceschini nel 1602.
Il manoscritto si divide in
due parti: nella prima è la
relazione della vita della
Santa, intessuta di numerose visioni, miracoli, penitenze, peregrinazioni; nella
seconda sono contenuti undici “istrumenti” di vari notai
sui miracoli compiuti dalla
Santa quasi subito dopo la
sua morte. E precisamente
negli anni 1277-1278.
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di Patrizia Biscarini
Preghiera per il
piccolo Guidubaldo
In un bastardello conservato presso la Sezione di Archivio di Stato
di Gubbio, è stata rintracciata una
breve poesia o meglio una preghierina rivolta a Dio e a sant’Ubaldo affinché proteggano il piccolo
Guidubaldo, figlio di Federico da
Montefeltro, signore di Urbino,
Raffaello Sanzio, Ritratto di Guidobaldo
da Montefeltro. Firenze, Galleria degli Uffizi.
nato a Gubbio il 24/01/1472. Il fascicoletto riporta dati sulle entrate
di grano e di denaro della Confraternita dei Bianchi, appuntati in
un arco di tempo comprendente i
mesi di luglio e agosto 1469, l’anno
1470 e, nel verso dell’ultima carta,
la data: “a dì 19 giugno 1474”. Su
una di tali carte è stato annotato
il ringraziamento rivolto alla divinità e al santo per aver concesso
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un erede al casato. È noto, infatti,
quanto un erede maschio sia stato
ricercato da Federico e soprattutto dalla moglie Battista Sforza che,
fino ad allora, dopo più di dieci
anni di matrimonio, aveva messo
alla luce solo figlie femmine.
Lo scritto in sé è molto interessante e sembrerebbe composto da
una persona abituata a poetare o
da un attento lettore di poesia. Da
un punto di vista formale, il testo
risulta diviso in quattro strofe, con
gran parte dei versi settenari: una
prima quartina, seguita da tre ottave, con schemi di rime regolari
e ben costruiti: incrociato nella
quartina, mentre si ripete alternato
e baciato nelle tre ottave, con l’ultimo verso di ogni strofa che finisce con una parola che dà sempre
la stessa rima (nato - ornato - sato sublimato). La preghiera inizia con
una glorificazione di Dio che ha
concesso la nascita di un nuovo signore, nato a Gubbio: un bambino
che sarà Duca e che viene salutato
con orgoglio in quanto eugubino.
Si raccomanda infine il piccolo,
con umile preghiera, a Sant’Ubaldo, affinché lo mantenga in salute
e così la sua benigna madre e suo
padre che è in uno stato di estrema
felicità.
Le crude vicende storiche dimostrarono invece che Guidubaldo
ebbe tutt’altro che un destino fau-
Pedro Berruguete, Ritratto del Duca Federico da Montefeltro con il figlio Guidobaldo.
Urbino, Galleria Nazionale delle Marche.
santuario di sant’ubaldo | febbraio 2014
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sto, sia nell’ambito privato che in
quello pubblico. Dovette subire la
scomparsa precoce dei genitori: la
madre morì quando egli non aveva
ancora compiuto 6 mesi; il padre
lo perse all’età di 10 anni, venendo affidato fino alla maggiore età
a Ottaviano Ubaldini della Carda,
personaggio potente e complesso,
strettamente legato a Federico da
Montefeltro. Di fragile costituzione fisica, Guidubaldo fu più spes-
so malato che sano nella sua breve vita, morendo infatti a soli 36
anni.
Da notare, infine, che la raccomandazione nell’ultima strofa a
sant’Ubaldo non solo era naturale, trattandosi di un verseggiatore
eugubino, ma era fondamentale
perché era risaputo che Battista
Sforza aveva fatto un voto al santo
di Gubbio per avere un figlio maschio. Ed era stata ascoltata.
Questo, dunque, il testo della preghiera:
O Dio per noy che ce hai dato
no’ te donamo el core
e laude e gloria e honore
quisto segnor novello ch’è tra noy nato.
Ce hai dato un fanciullino
che sarà nostro Duca
chiamarasse Ugubino
or sua fama reluca
sì ch’il suo stato induca
sopra l’altri supremo
o Dio questo chiedemo
ch’ il sie de virtù ornato.
Dio la vertù paterna
fa ch’in custui fiorischa
che si ben se guberna
e fa che per lui crescha
l’inclita casa feltrescha
quisto credemo in tucto
che fa bon servito
omne bon seme sato.
Col cor fervente e caldo
lo rengratiam Segnore
e el nostro Sancto Baldo
pregamo cum humel core
che quisto novel fiore
con suoi preghi mantegna
e sua matre benigna
e col patre fellice e sublimato
- o Dio -
santuario di sant’ubaldo | febbraio 2014
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di Silvia Alunno
Il culto di san Giorgio a Gubbio
Dalla scorsa estate, la famiglia dei
Sangiorgiari ha attivato un gruppo di ricerca al fine di indagare le
vicende del culto di san Giorgio
nella città e nel territorio di Gubbio. L’iniziativa ha preso avvio in
concomitanza con il significativo
acquisto, fatto dalla Famiglia, di
un bel reliquiario di san Giorgio,
composto da una capsula in vetro
contenente un frammento osseo,
montata su un piedistallo di legno
dorato; databile agli inizi del XVIII
secolo, il manufatto reca anche
due preziosi sigilli in ceralacca,
apposti ab antiquo in occasione di
altrettante ricognizioni della reliquia.
La storia del culto di san Giorgio a
Gubbio costituisce un argomento
di ricerca finora scarsamente indagato nell’ambito degli studi locali, ma che pone tuttavia molti e
importanti interrogativi che vanno
ad intrecciarsi con la sensibilità e
la religiosità degli eugubini: pur
trattandosi di un santo celeberrimo e largamente venerato a livello
mondiale – il cui culto ha avuto
sin dal Medioevo un ruolo di straordinaria importanza nella storia
della cultura europea – nessuno
studio aveva fino ad ora cercato
di inquadrare in questo ampio
contesto la situazione eugubina.
Per affrontare questo lavoro, che
costituisce tuttavia solo una base
per studi ed approfondimenti successivi, è stato necessario operare
14
una prima, sistematica, ricognizione archivistica, effettuata sia negli
istituti locali che presso archivi di
altre città che conservano tuttavia
documentazione eugubina.
Il progetto di ricerca ha dunque
avuto come scopo quello di mettere in luce i molteplici aspetti del-
Raffaello, San Giorgio e il Drago.
Washington, National Gallery of Art.
la devozione e del culto tributato
a Gubbio a questo grande santo,
partendo in primis con il rintracciare la presenza di chiese, cappelle, altari o altri luoghi pii dedicati
a lui. Nel territorio eugubino, tre
edifici – fra chiese e cappelle – erano intitolati a san Giorgio: uno, in
località Bagelata, nei pressi della
chiesa di San Felicissimo; una seconda cappella era ubicata nella
villa di Cortino, al limite nordovest del comune di Gubbio; un
ultimo luogo di culto era posto
presso Loreto di Mocaiana, e quanto pare, in antico era dotato anche
di un “ospedale”, ovvero un luogo
di ricovero per pellegrini e viandanti. In città, infine, oltre al noto
altare nella chiesa di Santa Maria al
Corso, ve ne era uno in Cattedrale, andato distrutto a seguito dei
restauri novecenteschi all’interno
dell’edificio. Oltre a cercare di ricostruire, su base documentaria,
le vicende di questi luoghi di culto, sono state considerate anche le
testimonianze artistiche reperibili
a Gubbio che hanno san Giorgio
come protagonista. Un ulteriore
filone di ricerca ha tentato di indagare, sempre attraverso l’analisi
dei documenti, il rapporto tra la
devozione al Martire di Lydda e
l’Arte dei Merciai eugubini, che lo
veneravano come protettore, e che
erano altresì soliti offrire il secondo “cereum magnum” alla vigilia
della festa di sant’Ubaldo.
I primi risultati di questa ricerca
saranno presentati nel prossimo
aprile, in occasione della festa di
san Giorgio: essi costituiscono
solo un primo passo nel tentativo
di gettare luce su questo complesso aspetto della storia di Gubbio,
un modo per fissare qualche punto fermo ma soprattutto per porsi
nuovi interrogativi a cui provare a
rispondere, se è vero che «se hai
trovato una risposta a tutte le tue domande, vuol dire che le domande che
ti sei posto non erano giuste».
santuario di sant’ubaldo | febbraio 2014
a cura di don Angelo Maria Fanucci
Caro lettore del
Santuario di Sant'Ubaldo,
IL SUO PROGETTO E LA TUA PACE
“Se vuoi, vieni con me”: Gesù parlava e parla
sempre così, perché ha rispettato e rispetta sempre
la nostra coscienza di uomini.
***
“Se vuoi, dàmmi una mano a costruire il mondo”: perché -vedi- il mondo è stato volutamente
lasciato incompiuto, da tutti punti di vista, perché
fossero gli uomini a completarlo. Qualche anno
fa i nostri ragazzi, accompagnati da una legione
di fanciulle schitarranti, cantavano durante le liturgie: Vieni con me, // ti darò da fare // ogni giorno
il mondo //, ma se tu lo vuoi. Bello! E anche alla coppia è stata offerta un’indicazione simile: Crescete, moltiplicatevi e custodite amorevolmente la terra. “Custodite”, non
“saccheggiate”, e nemmeno “dominate”.
Un mondo bello, colorito, fecondo, da curare come un giardino a livello naturale.
Un mondo libero, responsabile, solidale, generoso a livello umano.
***
“Se vuoi, dàmmi una mano a costruire la Chiesa”: io l’ho fondata e l’ho dotata di tutti
i mezzi per crescere al servizio degli uomini, perché imparassero a dare la risposta giusta
a tutti i loro problemi di fondo, anche i più drammatici; perché imparassero come si fa a
non arrendersi al male, anche il più obbrobrioso, come si fa a vincere il male con il bene.
Perché amassero fino al punto di non aver più nient’altro da amare. Perché perdonassero
fino al punto di non avere più nulla da perdonare.
***
A questi due impegni Gesù ha legato la promessa della sua pace (“La mia pace, non
quella che gli uomini promettono” e non dànno). Pace: non l’assenza di dubbi e sofferenze interiori, ma la sensazione profonda, profondissima, che la vita sta andando nella
direzione giusta.
15
E LE ALTRE RELIGIONI?
Come “giudica”, oggi, la coscienza cristiana adulta, queste altre religioni?
Quando ero un ragazzo, pensavo che il divario numerico fra le altre religioni e la nostra si sarebbe gradualmente ridotto, fino a scomparire. E invece quel divario è enormemente aumentato.
***
Bene. Ma tutti coloro che vivono in retta coscienza finiscono nell’abbraccio di Dio.
Ma la religione che hanno praticato in vita non vale nulla? Che ne pensa la Chiesa Cattolica
della validità delle altre religioni?
Nel loro catechismo, quello del 1995, i nostri Vescovi italiani, per il tramite del nostro card.
Antonelli, hanno detto:
•• Tutte le religioni hanno forti elementi di positività, perché
o provengono da Dio,
o portano a Dio,
o sono alimentate dallo Spirito Santo;
•• a volte però sono “sbilanciate” (non solo nei comportamenti, ma nella dottrina di
fondo) verso il politeismo, o il panteismo; a volte invece, più che di vere e proprie religioni, sono solo tecniche di gratificazione interiore, l’equivalente degli esercizi fisici in
palestra.
•• Sono sempre inadeguate ad esprimere compiutamente la volontà di Dio, che nella sua
pienezza si è rivelata solo in Cristo; ma su singoli temi, concretamente, possono essere
ben più avanti di noi.
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PRIMO ANNUNCIO AI NAVIGANTI
Amico mio, la devozione a S. Ubaldo impegna te e me ad esserlo, amici, fino in fondo.
Per questo, nel momento in cui iniziamo al nostra navigazione alla scoperta di Gesù Cristo,
mi sento non dico come un capitano di nave, ma come un nostromo, obbligato a dare per
microfono i suoi “annunci ai naviganti”.
Io per la verità di annunci ne ho solo due da darti.
Il primo è questo: per scoprire chi è veramente Gesù hai bisogno di mettere a frutto tutta la
tua capacità di ragionare, ma non basterà.
La ragione è necessaria, ma non basta. Perché - come diceva Pascal - c’è abbastanza luce per
chi ha deciso di credere e c’è abbastanza buio per chi ha deciso di non credere. La ragione è necessaria, ma non basta. Occorre la preghiera, la preghiera autentica, quella di ascolto.
Bisogna che noi ogni tanto, o magari anche una volta al giorno, ci isoliamo da tutto (Bisogna che tu ti chiuda a chiave nell’ultimo ripostiglio di casa, quello senza finestre, diceva Gesù) e
liberiamo la nostra anima da qualsiasi pensiero, e diciamo solo: Parla Signore, ché il tuo servo
ti ascolta.
Ci vorrà del tempo, devi avere pazienza, ma arriverà il momento in
cui... Ci vorrà del tempo, molto
tempo, ma arriverà il momento
in cui sentirai che gli occhi ti si
inumidiscono, e cadi in ginocchio quando ti passa davanti quel
Cristo morto che il venerdì santo
attraversa la nostra città, e tutti quelli che vogliono possono
vedere come lui i nostri peccati non ce li ha amnistiati, ma li
ha presi su di sé e ne è rimasto
schiacciato.
Quando sudava sangue.
Quando gridava al Padre chiedendogli conto del perché lo avesse abbandonato.
Bisogna pregare sempre. Un atteggiamento abituale, che di quando in quando diventa esplicito. Per convincersi davvero. E, prima ancora, perché quello di cui siamo stati convinti ci
penetri in profondità e innervi il nostro impegno, per il mondo e per la Chiesa.
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SECONDO ANNUNCIO AI NAVIGANTI
La rivelazione del volto di Gesù è progressiva. Solo
per alcuni fortunati, come S. Paolo sulla
via di Damasco, è stata istantanea: lo
ha accecato, e c’è voluta una specie
di liturgia comunitaria per ridargli la
vista.
Una rivelazione progressiva.
Anche nella storia dell’umanità.
È cominciata verso il 1800 a. C.,
quando un bravo capotribù che
nella regione dei due fiumi, più
esattamente nella città di Hur,
viveva sicuro con la sue vaste
greggi e i suoi servi numerosi e
affamati, si è inteso dire: “Esci dalla tua terra e vai!”. Vai. Vado: dove?
“Questo te lo dirò più tardi”.
Vai. Con quel “vai!” quello che il Contino
di Recanati aveva chiamato il tacito infinito andare
del tempo cominciava a prendere un volto e un valore:
il valore di un disegno che pian piano di
dispiega e ci si disegna davanti, prendendo gradatamente la fisionomia di un uomo
che è più che un uomo, il Messia, l’Unto di Dio che con l’olio della benedizioni
lo ha fatto Re. Prima Re d’Israele, poi Re
dell’Universo.
Una rivelazione progressiva anche nella
nostra storia personale. Un passo dopo l’altro. L’importante è non lasciarsi ricattare da
quello che è provvisorio e non dimenticare
la consistenza grande dello stadio definitivo.
Buon viagio, amico. S. Ubaldo è con noi.
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di Bruno Cenni
Il portale della Basilica
posto in opera e inaugurato il 1 maggio 1527
Sento il dovere di tracciare una
sintesi dell’evento che mi ha visto
indirettamente coinvolto, il 9 maggio 2009, data di inaugurazione del
restauro conservativo del portale
maggiore del complesso monastico
ubaldiano, nato per volontà ducale
sulla costa del monte di S. Gervasio
e Protasio, ricordato poi dal sommo poeta Dante nei noti versi della divina Commedia come “il colle
eletto del Beato Ubaldo” e in epoca
imprecisata cambiato in monte Ingino. Esso nasce sopra delle precise preesistenze architettoniche che
così si possono riassumere: l’antica Pieve dedicata ai due santi sopra citati di milanese memoria, un
casalino appartenuto all’epoca alla
Canonica di S. Mariano e Giacomo,
ossia all’antica cattedrale eugubina
esistita in epoca ubaldiana nell’area
ove poi sorgerà il complesso monastico di S. Spirito, l’antica chiesa
duecentesca di S. Ubaldo e adiacente Oratorio, posti alla base del
novecentesco campanile edificati
sul ciglio della montagna come ci
ricorda Fra Paolo da Gualdo nel
Leggendario Gualdese scritto prima del 1350, ove si precisa che la
chiesa di S. Ubaldo è: super cilium
montis posita, ove esisteva anche
l’abitazione del Canonico e la stalla
e infine il “sito recondito” o sacello
primo, ove fu deposta e conservata l’arca lignea contenente il Sacro
corpo d’Ubaldo dopo la sua traslazione al monte.
santuario di sant’ubaldo | febbraio 2014
Ricostruzione del portale, in origine dipinto con vivace colore rosso. Elaborazione Bruno Cenni
Con certezza l’inaugurazione del
nuovo complesso monastico Ubaldiano Lateranense che accorpò
le citate preesistenze, avvenne il
1 maggio del 1527 e con questa
sintesi si vuole ricordare il giorno
dell’inaugurazione a 487 anni dalla sua posa in opera, ricordando la
devozione e il forte senso religioso
dei duchi d’Urbino dopo un voto
fatto ed esaudito dal santo eugubino alle due duchesse d’Urbino
Elisabetta ed Eleonora Gonzaga. La
prima la duchessa “madre” moglie
di Guidubaldo I di Montefeltro il
cui stemma anche se molto eroso
dalle intemperie ancora campeggia
nella base del pilastro sinistro del
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chiostro prima d’entrare in chiesa
e la seconda moglie del duca Francesco Maria I° della Rovere signore
di Senigallia nipote di Guidubaldo
che sarà adottato e che erediterà poi
alla sua morte il ducato, in mancanza d’eredi maschi, ricordando che
esso nasce dapprima come Contea
o Vicariato papale e poi divenne
ducato con Oddantonio.
Fino ad ora non conosciamo i nomi
dei personaggi che qui operarono
come: l’architetto che ne diresse i
lavori, i capi mastri muratori, gli
scultori e nemmeno le somme che
città eseguita il 15 maggio dell’anno 1512, meticolosamente annotata nei registri delle Riformanze del
Comune dallo specifico notaio.
I preposti che assistettero in itinere,
all’intervento costruttivo del nuovo complesso ubaldiano sono i seguenti: Don Ippolito da Ferrara che
rimarrà in carica dal 1513 al 1515
a cui seguiranno Don Daniele da
Asti (1516-1518), Don Cherubino da Cremona (1519-1520), Don
Giovanni Battista de Lechio (1521),
Don Cherubino da Cremona
(1522-1524) e infine Don Daniele
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scalpellini per realizzare la decorazione a punta di diamante del portale.
Esse fanno da corona anche all’arco
sovrastante e alla superiore trabeazione formata da: architrave a punta di diamante, fregio con incisa
un’iscrizione in origine evidenziata
da una mestica nera e cornicione
finale decorato con una linea di
dentelli, ovoli e di foglie acute. La
succinta e abbreviata iscrizione è la
seguente: CANO. REG. HOC. RESTAV T. SACEL. 1. 5. 27. e precisa bene che: I Canonici Regolari
Dettaglio del bugnato
Restauro pittorico del bugnato presente
sulla facciata di Palazzo Ducale
si spesero, ma conosciamo invece
con esattezza il nome del primo
Preposto dei Canonici Lateranensi
che s’insediò nel nuovo complesso
ubaldiano che fu Don Ippolito da
Ferrara.
Egli fu anche l’ultimo dei Canonici regolari di S. Mariano, a cui fu
affidata sia la custodia del nuovo
complesso monastico che, l’urna
lignea contenente le spoglie del
Santo vescovo, dopo una meticolosa ricognizione autorizzata dal
Gonfaloniere e dai Consoli della
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da Asti, 1525-1527, che assistette
alla posa in opera del portale.
Non a caso proprio nel portale
maggiore del monastero si risentono gli echi di un particolare sistema
decorativo a bugne piramidali presenti nel palazzo dei Diamanti di
Ferrara, mentre nelle decorazioni
dei tre portali della chiesa, gli echi
provengono dalle decorazioni scultorie presenti nel palazzo ducale di
Gubbio, fatto edificare da Federico
da Montefeltro tra il 1472 e il 1480,
ove è anche presente una decorazione esterna dell’intonaco graffita
e dipinta a finte bugne e anche una
porta lignea ancora in sito, visibile ancora lungo via ducale che, fu
sicuramente l’esatto modello agli
Portale di Palazzo Ducale con punte
di diamante lignee, particolare
hanno restaurato questo sacello il
1 maggio dell’anno 1527, giorno
in cui fu senza dubbio inaugurato
il portale e anche il complesso.
La particolare lavorazione delle due
paraste laterali, ricalca graficamente e scultoreamente con estrema
esattezza, la porta lignea sopra citata che, tutti possono ammirare a
sinistra salendo alla cattedrale. La
peculiarità scultoria e l’abilità esecutiva dimostrano l’aver concepito
due specifici moduli M1 e M2 delle
stesse dimensioni in larghezza e in
santuario di sant’ubaldo | febbraio 2014
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altezza che scolpiti e sovrapposti
formano le due paraste laterali con
22 punte di diamante sino all’innesto del sovrastante arco.
Una peculiarità emersa durante
l’ultimo restauro ma da me ben
conosciuta ed evidenziata nella ricostruzione che qui presento, è la
presenza del colore rossastro steso
sopra la superficie scultoria creando un maggior effetto pittorico e
una rara e particolare volumetria,
facendolo emergere dalla superficie
piatta della facciata a qualsiasi fedele che giungeva al monastero.
Il tono di colore usato per evidenziare il portale non è pura casualità
ma deriva o dal semplice capriccio
di un pittore o da un particolare
legame con la cultura Lateranense del tempo e forse derivato dalla
presenza entro lo spazio del monastero del rarissimo Ospedale degli
Ossessi, servente a cacciare i demoni per intercessione di Ubaldo e
ospitare chi li accompagnava.
La posa in opera dunque del portale
scolpito ha avuto inizio nel lato sinistro com’evidenzia la linea verti-
Ricostruzione pittorica delle punte
di diamante del portale
santuario di sant’ubaldo | febbraio 2014
cale preesistente e ben tessuta della
muratura della facciata, mettendolo
in asse con il portale centrale della
chiesa, mentre il lato destro presenta una particolare tamponatura fatta a mattoni eseguita dopo il completamento della sua posa in opera,
il che fa preveder che la muratura
laterale allo stesso portale era senza
dubbio ricoperta da intonaco.
In conclusione i lavori progettati ed iniziati ufficialmente, subito
dopo la concessione papale datata
10 agosto 1512, concessa con missiva inviata da parte di papa Giulio
II della Rovere al Canonico urbinate Antonio degli Urbani e ai duchi
d’Urbino, terminarono il 1 Maggio
dell’anno 1527.
Sappiamo che il chiostro fu decorato con affreschi con le storie del
santo di cui giungono a noi sporadici lacerti, mentre della chiesa
originaria a tre navate rimangono
in opera solo i tre portali finemente
scolpiti e le relative porte lignee, la
facciata a frontone e la copertura a
quattro spioventi con abside semicircolare, mentre non conosciamo
Particolare della base destra con
indicati i due moduli scultorei
Particolari del portale dopo
il restauro conservativo,
effettuato nel 2009 dalla
Ditta Pierotti
come fosse la complessa decorazione cinquecentesca dell’interno, in
quanto esso fu stravolto e ristrutturato nel secondo decennio del
novecento quando fu trasformata
la chiesa che aveva tre navate in
una basilica a cinque, demolendo
tutto quello che esisteva all’interno,
mentre conosciamo da alcune rare
immagini l’aspetto decorativo tardo
ottocentesco e dei primi decenni
del novecento, poi stravolto ancora
durante l’ultimo restauro avvenuto,
un ventennio or sono ridipingendone tutta la superficie interna.
Fu invece salvata e inglobata alla
base del complesso monastico
verso valle, la duecentesca chiesa di S. Ubaldo, poco conosciuta
e rara nella sua struttura architettonica interna avente le seguenti
peculiarità: pianta rettangolare con
copertura a volta a botte in pietra,
due monofore che le danno luce
presenti verso valle e il portale in
pietra ancora integro nella sua
struttura interna, mentre l’esterno fu distrutto da un crollo di una
porzione della cortina muraria, rimanendo per lungo tempo alle intemperie.
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di Adolfo Barbi
Circa la data della
canonizzazione di S. Ubaldo
Nel 1° numero del ‘Santuario di S. Ubaldo’ (a. XXIV,
febbraio 2013), ho trovato alcune improprietà
nell’articolo dal titolo Alcuni appunti ubaldiani.
Ecco, invece, la versione di tre stimati latinisti passati
e recenti che indicano il 5 marzo 1192 come data
della canonizzazione.
Prima improprietà, trovo scritto:
«Ufficialmente dal documento originale, la
Canonizzazione del Vescovo Ubaldo, viene fatta da
papa Celestino III, al secolo Giacinto Bobone, al tempo
del vescovo Bentivoglio e del priore Bernardo ed è
datata 4 marzo 1191, anno primo del suo pontificato,
ma siccome tale Papa fu eletto al soglio pontificio il 30
marzo1 sicuramente la missiva della canonizzazione
era già stata preparata dal suo predecessore Papa
Clemente III al secolo Paolo Scolari».
1° RINALDO REPOSATI. Nel 1760, in occasione
del centenario ubaldiano, scrisse la Vita di S. Ubaldo
vescovo e cittadino di Gubbio; a p. 240-43 trascrisse la
bolla di Celestino III che così termina: Datum Laterani
tertio nonas Martii Pontificatus nostri anno primo.
Seconda improprietà:
Per il giorno 4 marzo si puntualizza: «A precisazione
di questo riporto la data della missiva papale che si
chiude con le parole: Datum laterani ny Nonas martii,
Pontificatus nostri anno
primo e siccome le due
lettere hanno in tutto
quattro aste, il giorno
esatto non è la terza nona
ossia il 5 marzo, ma la
quarta nona che riportata
al calendario attuale è il 4
marzo».
3° LUCA CARDINALI. Nel 5° numero dei Quaderni
Ubaldiani riportò la bolla, revisionata attentamente,
che termina così: Datum Laterani III nonas Martii,
pontificatus nostri anno primo.
1
2° PIO CENCI. Nel 1924 scrisse un’altra Vita di S.
Ubaldo vescovo di Gubbio; a p. 179 si legge: Dato dal
Laterano il 5 marzo nell’anno primo del nostro Pontificato
[an. 1192].
Nota di redazione
Solo un esame spettroscopico del tratto della
pergamena, qui sotto riportato, potrà dare una
soluzione, la leggibilità
risulta compromessa a
causa di una piega.
Celestino III in realtà fu eletto il 14 aprile 1191. Cfr. Elena Giglio, Papa Celestino III, in Quaderni Ubaldiani, n. 5, III, dicembre 2012, p. 16.
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santuario di sant’ubaldo | febbraio 2014
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(foto G. Pauselli)
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di Adolfo Barbi
Memorie storiche.
1892: apertura dell'urna
Nel 1886 era stato posto il sacro corpo di S. Ubaldo nell’urna dorata. Era stata progettata nel 1860 per celebrare
il VII centenario della morte del patrono, ma le vicende storiche e le difficoltà economiche portarono la
realizzazione del bel manufatto con 36 anni di ritardo.
Sei anni dopo, in coincidenza con VII centenario della canonizzazione del Santo, il vescovo Luigi Lazzareschi
volle che l’urna venisse riaperta.
Ecco il documento d’archivio:
L’anno 1892, addì 27 giugno, nel Santuario di S. Ubaldo presenti i Signori
-- S. E. Monsignor Lazzareschi Luigi vescovo di Gubbio
-- Corsi Raffaele sindaco di Gubbio
-- Giordano don Paolo depositario delle reliquie
-- Padre Angelino da Civitella custode e presidente del Santuario
si è proceduto alle ore sette e mezza antimeridiane all’apertura dell’urna ove è racchiuso il corpo di S. Ubaldo
previa ricognizione dei suggelli.
Eseguita quindi la benedizione dei ‘berrettini’ si è nuovamente proceduto alla chiusura dell’urna con apposizione
dei consueti suggelli in ceralacca rossa sui quali venne impresso lo stemma vescovile. Le chiavi quindi dell’urna
vennero consegnate al Signor Sindaco.
Sopra di che venne redatto il presente verbale firmato come appresso
+ Luigi Vescovo
Raffaele Corsi Sindaco
Paolo can.co Giordani
Angelino da Civitella presidente
Luigi Cecchetti teste
Luigi Perugini teste
Francesco Arduini Segretario
A.S.G., Fondo Comunale, busta n. 611, tit. 4, art. 6, 1892
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di Paolo Salciarini
S. Ubaldo a Piedigrotta
Continuando su quanto ha scritto Don Pietro Vispi
sull’ultimo numero del “Santuario” voglio presentare,
su segnalazione di Don Pasquale Criscuolo, parroco
di San Secondo, un’opera raffigurante anche il nostro
Patrono, nella famosa chiesa di S. Maria di Piedigrotta
a Napoli dedicata alla Natività di Maria, eretta a partire dal 1352.
Nel 1453 il re Alfonso d'Aragona concesse la chiesa ai
canonici lateranensi, questo
spiega la presenza nella cappella del battistero, posta a
sinistra dell’ingresso, di una
tela raffigurante “La Madonna di Piedigrotta con i santi
Secondo, Gennaro, Biagio e
Ubaldo” di Fabrizio Santafede. Tutti sappiamo che il culto
a S. Ubaldo è stato diffuso dai
Canonici Regolari Lateranensi
perché S. Ubaldo era considerato un santo del loro ordine,
infatti sulla tela è rappresenta- S. Ubaldo a Piedigrotta
to, appena dietro S. Secondo
(il santo rappresentato come soldato), vestito in abiti
canonicali con la tipica mozzetta dei Lateranensi, ma
non manca il simbolo della dignità episcopale rappresentata dal pastorale retto con la mano sinistra. In
abiti pontificali è rappresentato anche San Gennaro
Vescovo così pure S. Biagio (Protettore del lanari) con
il caratteristico pettine, sulla destra, per cardare la
lana e strumento del suo martirio. L’Autore dell’opera
è Fabrizio Santafede (Napoli, 1560 – 1634), un pittore italiano, dell'epoca barocca, particolarmente attivo
a Napoli, sua città natale. Lavorò anche in altre città
dell'Italia meridionale, ma anche al Nord e in Spagna. Allievo dell'artista senese Marco Pino, che operò
a Napoli nell'ultima parte della sua vita, tra il 1580 e
il 1600 i suoi dipinti risentirono dell'impronta ma24
nierista tosco-romana. In seguito il nostro si avvicinò
allo studio dell'opera del Caravaggio e a quella di altri
toscani come Santi di Tito e Domenico Crespi detto
il Passignano.
Mi piace anche sottolineare la presenza del nostro
Santo Patrono anche in terra iberica come ne dà testimonianza Marcella Marcelli,
in questo stesso numero, con
il racconto della avventurosa
visita fatta alla chiesa parrocchiale, romanica, dedicata a
Sant'Ubaldo di Hinojosas del
Cerro, oggi nel comune di Sepulveda, nella provincia della bella città di Segovia. Non
sappiamo come è arrivato il
culto del nostro santo in quella regione, che certamente
non si può far risalire all’epoca
della costruzione della chiesa,
ma più probabilmente ad interventi successivi attestati da
due date sull’architrave di due
finestre 1783 e 1796. Anche
qui si può pensare alla presenza di canonici regolari
perché il Santo è rappresentato in abiti canonicali con
mozzetta prelatizia, pastorale e mitria ai piedi .
Ma anche Cadalso de Gata, un piccolo municipio di
6oo abitanti nella provincia di Càceres nella regione
dell’Estremadura sul confine con il Portogallo, ha
come Patrono S. Ubaldo la cui festività ricorre il 16
maggio, celebrata con particolare solennità con un
programma che comprende l’incendio di canestri (?),
messa, processione, vini di pregio, giochi, attività varie ed un ballo popolare. Il Santo, venerato in un altare nella chiesa di S. Bartolomeo, è presentato in abiti
pontificali in una sontuosa cornice che per la cattiva
qualità dell’immagine non possiamo ammirare in tutta la sua accuratezza.
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di Anna Radicchi e Filippo Paciotti
Il romanzo del più grande: la
vita polacca di Karol Wojtyla"
"
Sabato 25 gennaio si è tenuto presso la sala di lettura della
Biblioteca e Archivio diocesani di Gubbio, uno stimolante incontro sulla vita polacca del papa Giovanni Paolo II.
Il professore Giancarlo Pellegrini dell'Università di Perugia, coadiuvato dal Vicario Mons. Fausto Panfili, ha
presentato il primo lavoro dell'autore Vittorio Gaeta dal
suggestivo titolo "Il romanzo del più grande". Il perugino
Vittorio Gaeta nasce il 30 gennaio 1970 e a tutt’oggi vive
nel capoluogo umbro. È attualmente docente di economia
e diritto. La sua passione per la storia, unita a quella per
Giovanni Paolo II, personaggio storico e uomo di fede, lo
ha spinto a scrivere questo libro. Si tratta della biografia
di Karol Wojtyła, scritta
appunto con la forma di
un romanzo, che prefigura gli avvenimenti del
futuro pontefice.
Descrivendo gli eventi
della straordinaria esistenza di Wojtyła, dalla
nascita all’elezione al
soglio di Pietro, l’autore
intende mettere in luce
come il filo sottile della
divina Provvidenza entri
nella storia di una semsantuario di sant’ubaldo | febbraio 2014
plice persona nata in un villaggio del sud della Polonia e
la conduca verso un grande destino, quello di diventare
pontefice e di cambiare poi la storia del mondo.
Ogni tappa dell’ascesa di Karol Wojtyła nella gerarchia
della chiesa cattolica si realizzò contro ogni logica: i suoi
avanzamenti di carriera furono sempre degli improbabili
strappi a regole consolidate, dal primo all’ultimo passo.
Nel libro, la vita e il romanzo coincidono, tanto che, se
un lettore non sapesse che si tratti di fatti realmente accaduti, potrebbe ben credere di leggere una storia uscita
dalla penna di un fantasioso scrittore. A rendere la ricca
trama ancora più preziosa contribuisce la prefazione del
Cardinale di Cracovia Stanislaw Dziwisz.
Il volume, pubblicato con il contributo della Diocesi eugubina, verrà presentato anche in altre città italiane fra
cui Perugia e Cantiano. A questo evento molto partecipato erano presenti il Vescovo di Gubbio Mons. Mario Ceccobelli e il Vescovo Emerito Mons. Petro Bottaccioli. La
cittadinanza, con la sua notevole presenza, anche di giovani cantianesi, ha testimoniato un vivo attaccamento alla
grande figura di papa Giovanni Paolo II ed un interesse
per le vicende travagliate della sua esistenza. Anche molti
religiosi e religiose della Diocesi sono venuti ad ascoltare
l'autore. Durante lo svolgersi della serata sono emersi ricordi personali e particolarmente significativi del Vescovo
Ceccobelli legati al suo incontro con Wojtyła.
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a cura della Redazione
Padre Igino Gagliardoni
Rettore Emerito della Basilica di Sant'Ubaldo
L’11 settembre 1989 il vescovo di Gubbio mons. Pietro che, insieme alla pubblicazione su Arturo Frondizi,
Bottaccioli nomina rettore della Basilica di Sant’Ubaldo presidente dell’Argentina dal 1958 al 1962, curata da
Padre Igino Gagliardoni, in possesso di un curriculum Maria Vittoria Ambrogi, Giambaldo Belardi e Giancarlo
di studi di tutto rispetto. In una intervista rilasciata a Sollevanti, è stato inviato a Papa Francesco. Nel libro
Massimo Boccucci nel 1990 dichiarava che appena no- “La strada Europa della pace Lubecca-Roma” e in quello
minato rettore la sua prima preoccupazione era stata intitolato “I cammini del cielo memoria speranza verso
quella di entrare nello spirito, nell’animo degli eugu- il Giubileo del 2000”, una pubblicazione considerata
bini che sentono forte il legame con il Santo Patrono. da una autorevole fonte tra i migliori libri scritti sul
E in questo si ritiene che ci sia pienamente riuscito: Giubileo, i tre autori forniscono un significativo contridinamico, allegro, affabile con tutti, entusiasta, pronto buto al progetto presentato a Strasburgo per il riconoalla battuta, ispiratore e realizzatore di tante iniziative, scimento di itinerario culturale europeo del percorso
avendo come esempio
Lubecca-Roma.
padre Emidio SelvagUna importante iniziatigi, rettore del Santuava di Padre Igino, con la
rio dal 1913 al 1940,
collaborazione di alcuun francescano che
ni cittadini di Gubbio,
per ventisette anni ha
è stata la costituzione
dedicato anima e corpresso la sede vescovipo per la devozione di
le, il 2 giugno 1994, del
Sant’Ubaldo e per lo
Centro studi Ubaldiani
splendore del santuapadre Emidio Selvaggi,
rio, animatore di tante
che ha lo scopo di aprealizzazioni.
profondire la conoscenPadre Igino e Papa Francesco nell'incontro a Santa Maria degli Angeli
Tre mesi dopo la sua
za di Sant’Ubaldo (la
nomina l'impegno prioritario è stato quello di ripren- spiritualità, l’azione riformatrice, pastorale, civica, nel
dere la pubblicazione del “Santuario di S. Ubaldo”, contesto culturale del tempo), curarne la divulgaziofondato da Padre Giacomo Speziali nel 1981. Il primo ne con gli opportuni strumenti e, in particolare, con la
numero è del dicembre 1989 e raggiungerà la tiratura promozione di un Museo ubaldiano presso la Basilica,
addirittura di 12.000 copie. Nel 2013 si è ripresa la stimolare i giovani alla ricerca su Sant’Ubaldo. Presipubblicazione.
dente il vescovo, vice presidente P. Igino. Numerose le
Un altro obiettivo raggiunto da P. Igino è stato quello di opere per la Basilica su iniziativa di P. Igino, tra le altre,
stabilire con le località italiane e straniere, nelle quali è il restauro delle quattro vetrate e di otto tele, dal 1993
presente la devozione ubaldiana, una specie di gemel- al 1995, trovando i necessari finanziamenti da parte di
laggio spirituale e di incontri nella Basilica del Santo. A alcuni sponsors. Infine si ricorda una simpatica iniziatal fine ha dato vita nel Bollettino alla rubrica “Itinerari tiva di P. Igino: la ripresa della celebrazione della festa
ubaldiani vicini e lontani”.
dei nonni e delle nonne, istituita nel 1981 da P. GiacoHa collaborato alla stesura di alcuni libri con i proff. mo Speziali.
Maria Vittoria Ambrogi e Giambaldo Belardi, tra cui Come rettore della basilica di Sant’Ubaldo ha lasciato
“Ubaldo e Francesco, santi riformatori santi della pace” un caro ricordo in tutti gli eugubini.
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di Ubaldo Minelli foto Giampaolo Pauselli
6° Concerto
Canonizzazione
Quest’anno il concerto per la canonizzazione di S.
Ubaldo, verrà effettuato venerdì 28 febbraio alle ore
21 presso la chiesa di S. Francesco, per sottolineare
il centenario della Vittorina e il profondo legame che
unisce S. Francesco a S. Ubaldo, sarà eseguito dalle
corali del Montefeltro:
Schola Cantorum S. Domenico Loricato di Cantiano,
Direttore Mario Campioli
Coro polifonico città di Cagli, Direttore Adriano Pigna
Coro polifonico “S. Maria” di Piobbico,
Direttore Francesco Sacchi.
Coro polifonico”G. Giovannini” di Fermignano.
Direttore Massimo Sabbatini.
Corale “ S. Lucia” di Aqcualagna.
Direttore Lorenzo Gamboni.
Gruppo Corale “Montefeltro” di Sassocorvaro,
Direttore Marco Magi.
Associazione Corale “Giuseppe Verdi” di Gubbio,
Direttore Stefano Ruiz de Ballesteros
Tromba Vincenzo Tribulini, Organo Lorenzo Gamboni, Direttore Mario Campioli.
Immagini tratte dal Concerto di Cantiano, 1 novembre 2013
Alle ore 9 il pellegrinaggio dei fedeli partirà dalla Cattedrale per la Basilica e dopo la concelebrazione ci sarà
l’investitura del capodieci di S. Ubaldo
T.Albinoni (1671 – 1750) CONCERTO IN RE MAGGIORE PER TROMBA ED ORGANO
Grave - Allegro - Andante - Allegro
L. PEROSI( 1872 – 1956) MISSA PONTIFICALIS
Kyrie - Gloria - Credo - Sanctus - Benedictus - Agnus Dei
Nell’intervallo si consegna il premio “CIVIS PATER AC
PONTIFEX UBALDE” che ogni anno la famiglia dei
santubaldari attribuisce a scrittori, storici o studiosi
che hanno scritto sulla figura e sull’insegnamento di
S: Ubaldo.
Domenica 2 marzo le sante messe, in occasione della
canonizzazione saranno celebrate in Basilica alle ore
9, 11 e 17.
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di Marcella Marcelli
Sant'Ubaldo in Spagna
A Hinojosas del Cerro, nella provincia di Segovia,
una chiesa romanica dedicata al nostro Patrono
Il gruppo degli eugubini con la signora delle chiavi
Tutti i miei amici sanno che organizzo viaggi per rintracciare i luoghi dove è venerato S. Ubaldo. In Italia
dal nord al sud ho sempre trovato località con i segni
del culto al nostro Patrono, ma quando Paolo Salciarini
mi ha raccontato che in Spagna, a nord di Madrid, c’era
una chiesa dedicata a Lui nella provincia di Segovia,
dove si trovano circa 300 edifici di stile romanico (sec.
XI e XII) una delle più alte concentrazioni di Romanico
di tutta la Spagna, il mio cuore si è riempito di gioia e
da subito ho pensato ad organizzare una visita a quella
chiesa. Non era facile trovare la disponibilità di amici
per andare a tanti chilometri di distanza, ma nonostante tutto, con pazienza ho trovato 11 donne, un marito
e la presenza di P. Pietro Mechelli per quella che poi si
La piccola chiesa romanica di S. Ubaldo.
A sinistra, cartello fuori la chiesa di S. Ubaldo
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rivelò una vera e propria avventura;
così siamo partiti con i cuori pieni di speranza. Mi sembrava quasi impossibile che S. Ubaldo fosse
venerato in una terra così lontana.
Il giorno dopo l’arrivo a Madrid ci
prelevò un autobus e iniziammo la
go di poche case mal ridotte ed in
cima una piccola chiesa: quella di S.
Ubaldo! Finalmente l’avevamo trovata e senza ombra di dubbio, perché il cartello posto al di fuori della
chiesa citava chiaramente: “Iglesia
de San Ubaldo obispo de Gubbio
(Italia) en el siglo XII”. Purtroppo
la chiesa era chiusa e la mia amica
Cristina Massini partì alla ricerca di
qualcuno che ci aiutasse. Le andarono incontro due muratori che le
indicarono una donna che aveva
le chiavi. Mentre questa girava la
chiave nella serratura ci guardavamo l’uno con l’altro emozionati. Io
entrai per prima, ma aimè mi sembrò di vedere San Giorgio! Invece
era San Michele Arcangelo e vicino
c’era la statuina di S. Antonio Abate
riconoscibile dal Tau e dal maialino
ai piedi. Al centro dell’abside semicircolare, entro un’ancona a stucco tripartita, nella nicchia centrale
c’era finalmente la statua di S. Ubaldo, rappresentato giovanissimo,
senza barba, con la “toppa” sul camice ed un viso dolce e amoroso; ai
lati le immagini di Santa Dorotea e
Sant’Agata. Ci mettemmo a piangere abbracciandoci l’uno con l’altro;
La statua di S. Ubaldo
Campanile
nostra ricerca. Durante il viaggio
parlavamo del più e del meno, ma a
poco a poco cominciammo a tacere
perché il paesaggio era completamente cambiato: sembrava di attraversare il Grand Canyon del Colorado, un’intera area semi-desertica,
con colline piene di pietre rosse e
dirupi di varie altitudini, caratterizzati dall’assenza di ogni forma di
vita: né una persona, né un animale,
solo qua e là segnali di pericolo per
tori vacanti. Dopo due ore di viaggio cominciammo a vedere, ogni 4
o 5 chilometri, delle piccole chiese
sul tetto delle quali nidificavano le
cicogne. Ancora qualche chilometro ed ecco apparire un misero borsantuario di sant’ubaldo | febbraio 2014
S. Antonio Abate
cominciammo a pregare ed infine
intonammo “O lume della fede”. La
donnetta che ci aveva aperto, ci indicò anche una composizione con
un angelo che arava la terra ed un
pastore che dormiva e ci fece capire
che era S. Isidoro festeggiato il 15
maggio. Ci diede poi dei fogli con
gli inni che venivano cantati il 16
maggio per S. Ubaldo. Prima di
partire, lasciammo un fazzoletto
ceraiolo…nel mio cuore c’era tanta
felicità, ma anche tanta tristezza per
lasciare il nostro S. Ubaldo e chiudendo la porta pensai: “S. Ubaldo
fai qui quello che ogni giorno fai a
noi eugubini!!!” e girandomi, con la
mano gli mandai un bacio...
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Bilancio Consuntivo
di entrate e uscite
per l’esercizio finanziario 2013
ENTRATE (in euro)
Avanzo degli anni precedenti
Offerte Caritas
Offerte domenicali
Offerte candelabri
Offerte occasionali
Offerte bollettino e altre stampe
Offerte matrimoni
Offerte per soggiorno in foresteria
Sovvenzioni da enti o privati
17.661,38
1.011,27
27.226,11
33.356,05
2.411,14
15.539,77
2.450,00
2.041,00
30.000,00
Totale entrate
131.696,72
USCITE (in euro)
Spese evangelizzazione
Spese di culto
Spese per la carità
Spese sostentamento ministri e collaboratori
Imposte e tasse
Manutenzione ordinaria impianti
Spese varie
Costi per il bollettino
Spese ed oneri bancari
Costi gestione foresteria
Costi riscaldamento
Spese telefoniche
Cancelleria
Pulizie locali e biancheria
Potenziamento amplificatore
Sistemazione sale e refettorio
Totale uscite
Rimangono in cassa (in euro)
4.386,20
1.770,69
2.127,25
4.455,00
609,06
8.904,08
2.166,54
10.960,60
426,47
2.261,50
14.707,54
1.222,50
474,55
964,41
5.500,00
30,000,00
90.936,39
40.760,33
Uno speciale ringraziamento va a tutti i collaboratori, gli enti e i privati che in quest’anno hanno sostenuto con le
offerte o il lavoro il decoro della Basilica: la diocesi, il comune, i consiglieri per gli affari economici e pastorali, gli
operatori pastorali per gli esercizi spirituali e gli incontri, i cantori, gli organisti, i contabili, i falegnami, i muratori, gli
imbianchini, gli elettricisti, gli ortolani, i fiorai, i responsabili del presepio, gli alberaioli, coloro che hanno sistemato la
nuova croce, le banche, l’illuminazione a led della chiesa, la sala conferenze, il refettorio, la cucina. Il denaro che abbiamo accantonato servirà nel 2014 a sistemare l’impianto di riscaldamento (30.000 euro) e a realizzare altri lavori
nel complesso monumentale (altri 10.000 euro). Grazie a tutti nel Signore e nella protezione di S. Ubaldo.
Il rettore
(Mons. Fausto Panfili)
Il Vice Rettore
(Don Stefano Bocciolesi)
L’economo
(Diacono Ruggero Morelli)
Vita del Santuario
Primo anno in B
asilica
Lorenzo Cannelli,
organista...
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Coro della liturgia domenic
... e Maria M
principiante ihalas,
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dall'Universriiteà
dei Murato
Scalpellini
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Vita del Santuario
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Le varie
Seminaristi di F
e
rrara
Chef di lusso per
la "prima"
Chiusura
del Bilancio
Quota per Abbonamento annuale: 15 €
Quota Sostenitore: 30 €
Quota Benemerito: 50 €
ccp n. 1014903833
intestato a: Santuario S. Ubaldo Diocesi di Gubbio
06024 Gubbio (Pg)
bonifico bancario:
IT 83 A 02008 38484 000040721691
causale: Pubblicazioni Santuario S. Ubaldo
Amico, ricordati
di rinnovare il tuo
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Contribuirai così alla
diffusione del culto
e alla conoscenza di
Sant'Ubaldo.
Grazie!
NOTA BENE: sia per il rinnovo che per un nuovo abbonamento, se fatto attraverso BancoPosta o
in banca, è necessario precisare, oltre a nome e cognome, anche l'indirizzo di residenza
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Febbraio 2014 - Basilica di S.Ubaldo