Anno XXXV N. 1 - Febbraio 2014 - Spedizione in a. p. art. 2 comma 20/c, legge 626/96, Filiale di Perugia - Taxe Percue Tassa pagata a Gubbio - Italia - Stampe - Par Avion - by Air Mail sa n t u a r i o d i Sommario > febbraio 2014 Evangelii Gaudium di Papa Francesco | 3 Ammissione agli ordini sacri | 4 Inaugurazione dei lavori | 5 Ubaldo e Francesco | 8 La richiesta di una reliquia di S. Ubaldo | 10 Santa Sperandia | 11 Preghiera per il piccolo Guidubaldo | 12 Il culto di san Giorgio a Gubbio | 14 Caro lettore del Santuario di Sant'Ubaldo... | 15 Il portale della Basilica di S. Ubaldo | 19 Circa la data della canonizzazione | 22 1892: apertura dell'urna | 23 Sant'Ubaldo a Piedigrotta | 24 La vita polacca di Karol Wojtyla | 25 Padre Igino Gagliardoni | 26 6° Concerto Canonizzazione | 27 Sant'Ubaldo in Spagna | 28 Bilancio Consuntivo | 30 Vita del Santuario | 31 In coperta: Celebrazione in occasione dell'inaugurazione dei lavori di ristrutturazione del refettorio della Basilica. Foto e copyright Giampaolo Pauselli Direttore responsabile: p. Igino Gagliardoni Autorizzazione Tribunale di Pg n. 626 del 29 marzo 1982 Capo redattore: Mons. Fausto Panfili ccp 1014903833 intestato a: Pubblicazioni Santuario S. Ubaldo - 06024 Gubbio (Pg) tel. 075 9273872 - fax 075 9228476 - [email protected] Hanno collaborato: Silvia Alunno, Maria Vittoria Ambrogi, Adolfo Barbi, Giampiero Bedini, Giambaldo Belardi, Patrizia Biscarini, Don Stefano Bocciolesi, Bruno Cenni, Don Angelo Maria Fanucci, Ubaldo Gini, Marcella Marcelli, Ubaldo Minelli, Filippo Paciotti, Mons. Fausto Panfili, Don Bruno Pauselli, Benedetta Pierotti, Anna Radicchi, Paolo Salciarini, Don Pietro Vispi Realizzazione: L’Arte Grafica - via San Lazzaro, 156 - 06024 Gubbio (PG) - tel. 075 9271170 - www.lartegrafica.it - [email protected] Chiuso in tipografia a febbraio 2014 v i t a p a s t o r a l e Evangelii Gaudium di Papa Francesco (dal n. 123 al n. 126) “Nella pietà popolare si può cogliere la modalità in cui la fede ricevuta si è incarnata in una cultura e continua a trasmettersi. In alcuni momenti guardata con sfiducia, è stata oggetto di rivalutazione nei decenni posteriori al Concilio. È stato Paolo VI nella sua esortazione apostolica Evangelii nuntiandi a dare un impulso decisivo in tal senso. Egli vi spiega che la pietà popolare “ manifesta una sete di Dio che solo i semplici e i poveri possono conoscere” e che “rende capaci di generosità e di sacrificio fino all’eroismo, quando si tratta di manifestare la fede”. Più vicino ai nostri giorni, Benedetto XVI, in America Latina, ha segnalato che si tratta di “un prezioso tesoro della Chiesa cattolica” e che in essa “appare l’anima dei popoli latinoamericani”. Nel documento di Aparecida si descrivono le ricchezze che lo Spirito Santo dispiega nella santuario di sant’ubaldo | febbraio 2014 pietà popolare con la sua iniziativa gratuita. In quell’amato continente, dove tanti cristiani esprimono la loro fede attraverso la pietà popolare, i vescovi la chiamano anche “spiritualità popolare” o “mistica popolare”. Si tratta di una vera “spiritualità incarnata nella cultura dei semplici”. Non è vuota di contenuti, bensì li scopre e li esprime più mediante la via simbolica che con l’uso della ragione strumentale, e nell’atto di fede accentua maggiormente il credere in Deum (Credere in Dio) che il credere Deum (Credere Dio). È “un modo legittimo di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della Chiesa, e di essere missionari”; porta con sé la grazia della missionarietà, dell’uscire da sé stessi e dell’essere pellegrini:” il camminare insieme verso i santuari e il partecipare ad altre manifesta- zioni della pietà popolare, portando con sé anche i figli o invitando altre persone, è in sé stesso un atto di evangelizzazione”. Non coartiamo né pretendiamo di controllare questa forza missionaria! Per capire questa realtà c’è bisogno di avvicinarsi ad essa con lo sguardo del buon pastore, che non cerca di giudicare, ma di amare... pensiamo alla fede salda di quelle madri ai piedi del letto del figlio malato che si afferrano ad un rosario anche se non sanno imbastire le frasi del credo; o a tanta carica di speranza diffusa con una candela che si accende in un’ umile dimora per chiedere aiuto a Maria, o in quegli sguardi di amore profondo a Cristo crocifisso. nella pietà popolare, poiché è frutto del vangelo inculturato, è sottesa una forza attivamente evangelizzatrice che non possiamo sottovalutare: sarebbe come disconoscere l’opera dello Spirito Santo. Piuttosto, siamo chiamati ad incoraggiarla e a rafforzarla per approfondire il processo di inculturazione che è una realtà mai terminata. Le espressioni della pietà popolare hanno molto da insegnarci e, per chi è in grado di leggerle, sono un luogo teologico a cui dobbiamo prestare attenzione, particolarmente nel momento in cui pensiamo alla nuova evangelizzazione”. 3 v i t a p a s t o r a l e di Don Stefano Bocciolesi Ammissione agli ordini sacri di Francesco Menichetti Il mio motto potrebbe essere l’evangelico Domenica 12 gennaio in concomi“sono venuto per servire”. tanza del IX centenario sacerdotale Ringraziamo Francesco per il dono ubaldiano, nella messa delle ore 11 un del suo si semplice e fedele a Gesù e giovane della nostra diocesi, Francealla Chiesa e ricordiamo che, insieme sco Menichetti, è stato ammesso tra i a Francesco, si stanno preparando al candidati all’ordine sacro. Francesco, sacerdozio altri giovani della nostra 28 anni e già insegnante di religione diocesi: Andrea Maccabiani, Andrea nelle scuole superiori e responsabile Svanosio e Edoardo Mariotti della della pastorale giovanile, ha deciso di parrocchia di Cantiano e frequenincamminarsi verso la strada del satanti il primo anno di seminario; cerdozio e noi non possiamo far altro Mirko Nardelli della parrocchia di che rallegrarci per il dono di questa Madonna del Prato e frequentante vocazione che il Signore elargisce alla l’anno propedeutico in preparazione nostra chiesa eugubina. Ma sentiamo Accoglienza del Vescovo Ceccobelli al seminario e Fabricio Cellucci, seil diretto interessato. minarista della diocesi di Velletri che ha scelto, sotto la Francesco, come sei arrivato a questa scelta? È stata una risposta alla chiamata. È come un filo rosso guida dei formatori, di completare la formazione al sache mi ha condotto in tutte le esperienze che ho fatto e che cerdozio nella nostra diocesi. Fabrizio svolge il serviadesso è sbocciato. Sicuramente Dio mi ha parlato attra- zio pastorale nella parrocchia di Padule e frequenta il verso le persone che ho incontrato lungo gli anni e special- primo anno di licenza in teologia fondamentale presso mente con l’esperienza di vicinanza e servizio alle persone l’istituto teologico di Assisi. più fragili presso la cooperativa della divina provvidenza e Veramente un bel segno di speranza per la nostra diocesi. La chiesa tutta vi sostiene e vi accompagna nella misericordia di Semonte. Cosa ha significato per te l’ammissione agli ordini preghiera e continua a rivolgersi al padrone della messe, chiedendo a Ubaldo di intercedere per le vocazioni del 12 gennaio a Sant’Ubaldo? È stata un po’ come la festa della mietitura: un raccogliere alla vita sacerdotale e religiosa. quello che Dio mi ha donato negli anni. È stato un giorno di festa che ho vissuto con tutte le persone care: familiari, parenti, amici, alunni di scuola... un giorno di gioia e profonda gratitudine nei confronti di S. Ubaldo, il Vescovo Mario e la Chiesa tutta che mi ha accolto per l’inizio del cammino. E per il futuro? Progetti, aspettative, sogni? Per il futuro mi affido alla creatività dello spirito e della chiesa che è più profonda della nostra. Sicuramente la bussola del prete ha quattro direzioni: il vangelo da annunciare, il servizio ai fratelli a partire dagli “ultimi”, la fedeltà alla Chiesa e la povertà. 4 Vescovi e sacerdoti concelebranti a t t u a l i t à di Benedetta Pierotti foto Giampaolo Pauselli Inaugurazione dei lavori Taglio del nastro. Da sinistra, il consigliere regionale Andrea Smacchi, Mons. Ceccobelli e Bottaccioli, il Rettore dell'Università di Perugia Franco Moriconi, il Commissario Prefettizio Maria Luisa D'Alessandro, la Presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini e il Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio Cav. Carlo Colaiacovo Venerdì 31 gennaio 2014. Una data storica per il santuario ubaldiano e per tutta la città di Gubbio. È stata infatti presentata la nuova area ristoro, restituita alla comunità eugubina dopo un attento lavoro di restauro e riqualificazione, finanziato dalla Fondazione Carisp per circa 50 mila euro. Il taglio del nastro è stato preceduto da un breve ma intenso momento di preghiera, officiata insieme dai sacerdoti custodi, don Fausto Panfili e don Stefano Bocciolesi. Una chiesa gremita, come sempre nelle occasioni speciali. In verità, si può dire, da un anno “su” in basilica è sempre un’occasione speciale, non solo di domenica. Un’occasione per fare comunità, per presentare progetti, iniziative, persone. Per santuario di sant’ubaldo | febbraio 2014 vivere un momento di fede e di raccoglimento, di amicizia e di aggregazione. Un luogo sacro, nel senso più profondo del termine, dove staccare dalla vita frenetica del quotidiano e riconciliarsi con se stessi, i propri bisogni, i propri sentimenti, desideri, pensieri. Al taglio del nastro, momento molto atteso e partecipato, hanno preso parte la presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini, il commissario prefettizio Maria Luisa D’Alessandro, monsignor Mario Ceccobelli, vescovo di Gubbio, monsignor emerito Pietro Bottaccioli, il consigliere regionale Andrea Smacchi, autorità militari e di pubblica sicurezza (Guardia di Finanza, Vigili del fuoco, Forestale), il comandan5 a t t u a Sala conferenze Sala conferenze, particolare Refettorio Cucina te del Comando dei Carabinieri di Gubbio tenente Pier Giuseppe Zago, le Famiglia dei Santubaldari, Sangiorgiari, Santantoniari, Università dei Muratori, Comitato Albero di Natale più grande del Mondo. Assente per motivi di salute l’Arcivescovo di Perugia e Città della Pieve, il neo-cardinale Gualtiero Bassetti, “Questo è un ennesimo atto di fede della comunità che si stringe sempre con amore attorno al patrono” ha affermato don Fausto. Marini ha ricordato lo stretto legame tra Gubbio e la Regione Umbria, che ne 2013 ha celebrato il quarantennale dello stemma regionale raffigurante i tre Ceri di Gubbio. Un altro atto di amore e devozione quindi, il dono di queste nuove sale alla città di Gubbio. La basilica ubaldiana è un luogo comune, aperto, un luogo della diocesi eugubina, suo naturale prolungamento lungo le pendici del “colle eletto”, un luogo accogliente, in cui trovare in ogni circostanza una parola amica, confor6 l i t à to, consiglio, riparo. “Sul monte” si ritrova l’amicizia, la condivisione, ogni discordanza svanisce con la brezza rigenerante della montagna e del sacro luogo che ospita il caro Confessore. Oggi, proprio come durante la vita di Ubaldo, il santo della riconciliazione, che sempre con la sua forza santa riusciva a rimettere pace tra i concittadini, quella forza è ancora oggi presente, sopra la città tutta, nel cuore di ciascun eugubino. Quando si sale in basilica, la mente si fa chiara e lo spirito si risolleva. Non c’è domenica, non c’è settimana, che qualche fedele non porti dei fiori freschi o si rechi volontariamente a fare dei lavoretti e delle pulizie, sotto l’attenta e solerte direzione dei due sacerdoti. Ogni funzione è sempre molto partecipata, curata nei minimi dettagli, dall’allestimento della chiesa, ai canti, alle luci, ai sermoni, al riscaldamento. Come nella comune routine quotidiana domestica, per accogliere tutti con la massima ospitalità santuario di sant’ubaldo | febbraio 2014 a t t u a l i t à e cordialità. Sant’Ubaldo unisce tutti i cuori in un unico grande gesto d’amore. Parte del tetto ed il parco circostante la struttura sono già stati rimessi in ordine ed in sicurezza grazie all’impegno di pensionati, disoccupati, volontari che nel tempo libero spendono alcune ore al servizio della comunità. Senza dimenticare l’attiva collaborazione del corpo dei Vigili del fuoco e dell’Università dei Muratori. Giusto a Natale è stato inaugurato il nuovo impianto di illuminazione, a led, che consente un enorme risparmio energetico, le lampade emanano una luce chiara, soffusa, che non disturba la vista e non distoglie dalla preghiera. Molto ha fatto la Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, grazie alla solerzia del cavaliere Carlo Colaiacovo, patrocinante di eventi ed iniziative. Negli scorsi mesi sono state rimesse a nuovo tre sale, che permetteranno di accogliere ancor più ed ancor meglio tutti coloro che vorranno organizzare iniziati- ve culturali, religiose, convegni, ma anche parrocchie, pellegrini, ritiri spirituali, incontri religiosi, catechesi. Nell’ultimo anno la basilica è viva anche dal punto di vista dell’accoglienza: la foresteria ha ospitato diverse centinaia di pellegrini e forestieri. Nella logica di dotare la struttura di spazi ancor più ampi e completi si è rinnovata la sala convegni, il refettorio e aggiunta la cucina. La prima è un ampio salone, con sedie studio e videoproiettore, abbellita dal restauro degli stalli del vecchio coro restituito a nuova vita dopo un attento lavoro di ripulitura da parte della ditta Minelli, e con opere di riproposizione di una tradizione antica, sull’esempio del refettorio assisano. La sala attigua presenta il restauro dell’antico refettorio. La cucina poi è il fiore all’occhiello della nuova area, ampia, accogliente, dotata di tutto il necessario per organizzare da subito iniziative. Un momento assembleare Il saluto della presidente Marini Omaggio ricordo "Sant'Ubaldo paciere" Apertura al pubblico e visita dei locali santuario di sant’ubaldo | febbraio 2014 7 c u l t u r a a cura della Redazione Ubaldo e Francesco nel libro Assisi e Gubbio, con il Papa sui passi di Francesco Il giorno 12 dicembre 2013 è stato presentato il libro “Assisi e Gubbio con il Papa sui passi di Francesco” di Maria Vittoria Ambrogi e Giambaldo Belardi, presso la Biblioteca Sperelliana, nell’ex refettorio del monastero di S. Pietro. Presenti gli autori, ha diretto l’incontro il giornalista Daniele Morini che ha dato anche un suo significativo contributo nel rievocare i momenti salienti della visita di papa Francesco in Assisi il 4 ottobre 2013. Dopo i ringraziamenti di rito, è intervenuto il vescovo Mario Ceccobelli che ha palesato il suo sentire francescano e il suo essere vicino alla spiritualità francescana. Ha poi ringraziato gli autori del libro per aver fatto un bel regalo, un gradito contributo in occasione dell’anno giubilare della Vittorina. È un libro che fa un po’ la storia e parla anche di attualità, ossia del nuovo papa Francesco. Monastero di Fonte Avellana 8 Conferenza alla Sala Refettorio della Biblioteca Sperelliana. Da sinistra Maria Vittoria Ambrogi, Daniele Morini e Giambaldo Belardi È stata poi la volta di Roberto Tanganelli, amministratore unico della Gubbio Cultura Multiservizi, che ha auspicato che, come sollecitato dagli autori, si possa recuperare un rapporto di collaborazione tra le due città del Santo. Nella presentazione fatta dagli autori sono stati illustrati i vari temi trattati nell’opera che riguardano la storia della conversione di Fran- cesco, il suo soggiorno a Gubbio dopo la rinuncia al diritto ereditario, i suoi atti di misericordia, i suoi miracoli tra i quali quello dell’ammansimento del lupo con tutte le sue interpretazioni allegoriche e in chiave moderna che se ne sono volute dare, il sentiero francescano della pace Assisi-Gubbio, Francesco patrono dei cultori dell’ecologia. Si rievoca poi, nella trattazione, l’elezione di papa Bergoglio che sembra voglia ripercorrere nell’assunzione del nome di Francesco, inedito nella storia della Chiesa, il cammino compiuto dal Poverello con una vita pauperistica e sobria, con la sua vicinanza agli ultimi della terra, col suo richiamo alla condivisione e alla semplicità evangelica. Viene anche descritta momento per momento la sua recente visita ad Assisi del 4 ottobre 2013. Non manca un accostamento, ritenuto possibile, tra papa Bergoglio, figlio di emigranti e argentino, ad Arturo Frondizi, anche lui figlio di santuario di sant’ubaldo | febbraio 2014 c u l t u r a emigranti, in questo caso eugubini, anche lui argentino, entrambi giunti ad occupare posti di rilievo, l’uno in campo ecclesiastico, l’altro in quello laico, ambedue con stili di vita francescani. Quello che del libro interessa particolarmente è che nel tempo in cui Francesco d’Assisi ha dimorato a Gubbio, egli ha stretto legami di amicizia con il vescovo Villano, un nobile che come Francesco aveva rifiutato il mondo e le sue vanità. Imitatore di Sant’Ubaldo, anch’egli da giovanetto era stato attratto dal monastero di Santa Croce di Fonte Avellana. Il Vescovo dà ampia facoltà a Francesco di istruire, catechizzare, predicare al popolo eugubino e ottiene per lui come dimora la chiesa della Vittorina dai monaci di S. Pietro. Poco distante c’è il lebbrosario dove Francesco si dedica completamente alla cura dei lebbrosi, superando l’iniziale repulsione. Sarebbe auspicabile che accanto a questo luogo si posizionasse una statua di S. Francesco con un lebbroso a ricordo dei suoi atti infinitamente misericordiosi compiuti proprio lì, secondo una condivisibile proposta dell’attuale rettore della basilica di Sant’Ubaldo, don Fausto Panfili. Un’ultima sottolineatura: nel libro si ipotizza, dal momento che non esistono documenti a prova dei fatti, che sia molto probabile che Francesco, attratto dal fascino e dal carisma di Sant’Ubaldo, le diverse volte che era venuto a Gubbio, dopo la traslazione sulla cima del monte avvenuta nel 1194, qualche volta sia salito alla chiesa, per pregare accanto al corpo incorrotto del Santo. Senz’altro, Francesco, uomo santuario di sant’ubaldo | febbraio 2014 nuovo, è salito lassù nel 1207 ed in seguito durante il suo soggiorno a Gubbio. D’altra parte Ubaldo e Francesco presentano alcuni aspetti comuni: sono entrambi operatori di pace. Hanno voluto sostituire alla cultura del tempo, caratterizzata dall’odio, la cultura dell’amore e della pace. Sono riformatori della chiesa e appartengono a due famiglie ricche, ma entrambi scelgono liberamente la povertà. Per questa scelta sono perseguitati dai loro parenti, a Sant’Ubaldo dicono che è “figlio della spastica”, Francesco viene insultato dal padre. Entrambi si dotano di una Regola e danno grande importanza alla predicazione e fanno grande penitenza. La Regola introdotta nella canonica di S. Mariano fa rifiorire la vita comune del clero con riflessi molto positivi anche sulla vita religiosa di Gubbio. Anche per papa Francesco una cosa davvero fondamentale è la comunità, quindi è un atteggiamento che lo avvicina sicuramente a Sant’Ubaldo che, come l’attuale Santo Padre, ha mostrato grande amore per i poveri e per la pace, che ha incarnato le istanze dei riformatori del suo tempo per realizzare una Chiesa nuova, che ha dato l’esempio nel suo ministero con stili di vita molto sobri: misericordia, umiltà, astinenza, povertà, amore per i poveri, preghiera continua, sopportazione delle infermità fisiche personali, insegnamento dottrinale, zelo pastorale. L’insigne latinista Carlo Egger ha messo in rilievo i rapporti significativi che intercorrono tra Sant’Ubaldo e S. Francesco, sostenendo l’ardore apostolico con cui hanno compiuto opere rilevanti, come la riforma e la pacificazione. In conclusione, nel libro si suggeriscono alcune linee di un progetto che veda più unite le due città, prima e seconda patria di Francesco, per una completa e più coinvolgente esperienza nei luoghi francescani, come ha già fatto il cardinale Maradiaga, in occasione della visita del Papa in Assisi nell’ottobre scorso, che ha visitato, venendo a Gubbio, alcuni luoghi francescani e ha concelebrato nella Basilica di S. Ubaldo. Il libro, oltre al testo scritto, che si legge molto piacevolmente, contiene ben 142 foto, delle quali 117 a colori e 25 in bianco e nero. Due libri in un libro, i medesimi argomenti trattati con linguaggi diversi. La presentazione si è conclusa con gli interventi molto apprezzati di don Fausto Panfili, rettore della basilica di Sant’Ubaldo, di Franco Raffi, coordinatore di Terra Mater, dell’imprenditore della TECLA, Domenico Barbi, di Carlo Pierotti. 9 v i t a p a s t o r a l e c u l t u r a a cura di Don Bruno Pauselli fonte Archivio Fonti Un "no" fermo. La richiesta di una reliquia di S. Ubaldo Lettera della Granduchessa Vittoria di Toscana Ill.mi Sigg.i = Dopo aver fatto dar ordini a D. Gio. Battista Primoli di procurarmi una piccola particella del Corpo di S. Ubaldo, ho sentito appartenere totalmente alle Sigg.rie VV. il concederla. Onde mi son risoluta a prender libertà di significarne loro da me stessa la vivezza del desiderio che ne tengo, con piena fiducia di riceverne la consolazione, venendomi dato l’animo di sperarla non solo dall’amorevolezza Loro verso di me, ma dalla riflessione ancora, la quale mi persuado che faranno le Sigg. VV. non doversi ciò per qualunque motivo negare all’ultimo Germe rimasto di una casa. Che aveva tanta devozione verso l’istesso glorioso Santo e si grande affetto per la Patria Loro. Mentre dunque con ansietà indicibile attendo dalle Sig.VV. questo accettassimo piacere, Le accerto che io non cedo ad alcuno de’ miei Antenati nella disposizione verso di codesta Città. Come ne faranno sempre fede le prove che sono pronta a dare Loro in ogni pubblica, e privata occorrenza. E prego intanto dio benedetto, che abbondantemente Le prosperi. Aff.ma... delle Sigg.Vv Vittoria Gran Duchessa Foris = Agl’Ill.mi Sigg.ri I SIGG.RI Conf.e e Consoli di Gubbio. Risposta dei Con.e e Consoli Altezza Serenissima Ascriviamo a gran favore di fortuna l’occasione d’ obbedire all’A.V.S.alla quale come a Glorioso Germoglio dei già Serenissimi Duchi, e clementissimi nostri Principi conserviamo ogni più umile devozione di vassallaggio. Ma non avendo il Magistrato nell’affare, che si degna l’A.V.S. di comandarci alcuna autorità di disporre, anzi essendo ligato affatto il suo arbitrio per antiche e inviolabili costituzioni, è necessario di avere l’assenso dal generale Consiglio il quale con tutte le diligenze fatte ci si rende impossibile di congra10 Justus Sustermans, Il Gran Duca di Toscana Ferdinando II e sua moglie Vittoria (part.). Londra, The National Gallery. gare così subito per essere la maggior parte de’ Cittadini in questi tempi delle Messe alla Villa. La supplichiamo intanto a concederci licenza di dire, che dipendendo tal risoluzione dalla moltitudine di tenti consiglieri gelosissimi di una Sagra Reliquia conservata intiera per tanti secoli, e potendo l’introduzione dell’esempio fare apprendere troppo facilitate simili istanze in altri Personaggi, e massime negli E.mi Legati pro tempore, non potiamo dar oggi certa sicurezza di far restare ubbidita l’A.V.S. Vogliamo non di meno sperare, che concorrendo in noi tanti rispetti, e tanti obblighi singolari verso Madama la Gran Duchessa, sia il Consiglio generale per riconoscere il suo debito, e per soddisfarlo, come procureremo con ogni studio possibile in adempimento delle nostre infinite obbligazioni verso l’A.V.S alla quale facciamo per finire umilissima e profondissima riverenza. Gubbio lì 21 agosto 1693 = U.mi Dev.mi e Obb.mi Sevitori- il Conf.e e Consoli santuario di sant’ubaldo | febbraio 2014 c u l t u r a di Don Pietro Vispi Santa Sperandia, patrona di Cingoli (1216-1276) Nacque a Gubbio, probabilmente intorno al 1216, dalla nobile famiglia degli Sperandei, alla quale appartiene anche il beato Sperandio abate. Per parte materna, la tradizione vuole che fosse imparentata anche con sant’Ubaldo perché sua madre era una Baldassini. Sperandia suscitò subito grande curiosità ed ammirazione attorno alla sua figura; insieme a dati storicamente certi, fiorirono anche pie e gentili leggende che dicono però, quanto fosse popolare e di quanto culto goda, la santa, specialmente a Cingoli, di cui è la Patrona. La vocazione di santa Sperandia, che era iniziata all’insegna della penitenza itinerante e che si era protratta così per tutta la sua vita, verso il 1265, decise di entrare nella città di Cingoli per fondarvi un monastero che dedicò a san Michele Arcangelo. Immediatamente seguita da varie compagne, la sua presenza in monastero fu caratterizzata, oltre che da penitenze e preghiere, anche da una serie di miracoli, soprattutto verso i fanciulli infermi. Delicatissima è la tradizione del miracolo santuario di sant’ubaldo | febbraio 2014 delle ciliegie. Alcuni muratori che lavoravano per la Santa all’ampliamento del monastero, nel pieno di un inverno nevosissimo, ricevettero la razione di pane prevista per il pranzo; volendo però schernire la Santa, le dissero che, col pane, avrebbero potuto dare loro anche delle ciliege. Sperandia, volendo esaudire l’irridente desiderio di quegli uomini rozzi, raccoltasi in preghiera, ottenne che un angelo le portasse un cesto di ciliegie, che subito recò ai muratori. Questi, attoniti e stupiti, per il prodigio, chiesero perdono alla Santa e diffusero la notizia del miracolo. L’inizio del suo culto ufficiale si può fissare al 1278, perché in tale anno il suo corpo venne esposto alla pubblica venerazione in una apposita arca di legno. Nei documenti del XIV secolo le si attribuisce abitualmente il titolo di “Santa”, come anche nello statuto del comune di Cingoli del 1325. Principale fonte della vita di Sperandia è un manoscritto anonimo del XIV secolo, la “Vita latina”, pubblicato per la prima volta dal Franceschini nel 1602. Il manoscritto si divide in due parti: nella prima è la relazione della vita della Santa, intessuta di numerose visioni, miracoli, penitenze, peregrinazioni; nella seconda sono contenuti undici “istrumenti” di vari notai sui miracoli compiuti dalla Santa quasi subito dopo la sua morte. E precisamente negli anni 1277-1278. 11 c u l t u r a di Patrizia Biscarini Preghiera per il piccolo Guidubaldo In un bastardello conservato presso la Sezione di Archivio di Stato di Gubbio, è stata rintracciata una breve poesia o meglio una preghierina rivolta a Dio e a sant’Ubaldo affinché proteggano il piccolo Guidubaldo, figlio di Federico da Montefeltro, signore di Urbino, Raffaello Sanzio, Ritratto di Guidobaldo da Montefeltro. Firenze, Galleria degli Uffizi. nato a Gubbio il 24/01/1472. Il fascicoletto riporta dati sulle entrate di grano e di denaro della Confraternita dei Bianchi, appuntati in un arco di tempo comprendente i mesi di luglio e agosto 1469, l’anno 1470 e, nel verso dell’ultima carta, la data: “a dì 19 giugno 1474”. Su una di tali carte è stato annotato il ringraziamento rivolto alla divinità e al santo per aver concesso 12 un erede al casato. È noto, infatti, quanto un erede maschio sia stato ricercato da Federico e soprattutto dalla moglie Battista Sforza che, fino ad allora, dopo più di dieci anni di matrimonio, aveva messo alla luce solo figlie femmine. Lo scritto in sé è molto interessante e sembrerebbe composto da una persona abituata a poetare o da un attento lettore di poesia. Da un punto di vista formale, il testo risulta diviso in quattro strofe, con gran parte dei versi settenari: una prima quartina, seguita da tre ottave, con schemi di rime regolari e ben costruiti: incrociato nella quartina, mentre si ripete alternato e baciato nelle tre ottave, con l’ultimo verso di ogni strofa che finisce con una parola che dà sempre la stessa rima (nato - ornato - sato sublimato). La preghiera inizia con una glorificazione di Dio che ha concesso la nascita di un nuovo signore, nato a Gubbio: un bambino che sarà Duca e che viene salutato con orgoglio in quanto eugubino. Si raccomanda infine il piccolo, con umile preghiera, a Sant’Ubaldo, affinché lo mantenga in salute e così la sua benigna madre e suo padre che è in uno stato di estrema felicità. Le crude vicende storiche dimostrarono invece che Guidubaldo ebbe tutt’altro che un destino fau- Pedro Berruguete, Ritratto del Duca Federico da Montefeltro con il figlio Guidobaldo. Urbino, Galleria Nazionale delle Marche. santuario di sant’ubaldo | febbraio 2014 c u l t u r a sto, sia nell’ambito privato che in quello pubblico. Dovette subire la scomparsa precoce dei genitori: la madre morì quando egli non aveva ancora compiuto 6 mesi; il padre lo perse all’età di 10 anni, venendo affidato fino alla maggiore età a Ottaviano Ubaldini della Carda, personaggio potente e complesso, strettamente legato a Federico da Montefeltro. Di fragile costituzione fisica, Guidubaldo fu più spes- so malato che sano nella sua breve vita, morendo infatti a soli 36 anni. Da notare, infine, che la raccomandazione nell’ultima strofa a sant’Ubaldo non solo era naturale, trattandosi di un verseggiatore eugubino, ma era fondamentale perché era risaputo che Battista Sforza aveva fatto un voto al santo di Gubbio per avere un figlio maschio. Ed era stata ascoltata. Questo, dunque, il testo della preghiera: O Dio per noy che ce hai dato no’ te donamo el core e laude e gloria e honore quisto segnor novello ch’è tra noy nato. Ce hai dato un fanciullino che sarà nostro Duca chiamarasse Ugubino or sua fama reluca sì ch’il suo stato induca sopra l’altri supremo o Dio questo chiedemo ch’ il sie de virtù ornato. Dio la vertù paterna fa ch’in custui fiorischa che si ben se guberna e fa che per lui crescha l’inclita casa feltrescha quisto credemo in tucto che fa bon servito omne bon seme sato. Col cor fervente e caldo lo rengratiam Segnore e el nostro Sancto Baldo pregamo cum humel core che quisto novel fiore con suoi preghi mantegna e sua matre benigna e col patre fellice e sublimato - o Dio - santuario di sant’ubaldo | febbraio 2014 13 c u l t u r a di Silvia Alunno Il culto di san Giorgio a Gubbio Dalla scorsa estate, la famiglia dei Sangiorgiari ha attivato un gruppo di ricerca al fine di indagare le vicende del culto di san Giorgio nella città e nel territorio di Gubbio. L’iniziativa ha preso avvio in concomitanza con il significativo acquisto, fatto dalla Famiglia, di un bel reliquiario di san Giorgio, composto da una capsula in vetro contenente un frammento osseo, montata su un piedistallo di legno dorato; databile agli inizi del XVIII secolo, il manufatto reca anche due preziosi sigilli in ceralacca, apposti ab antiquo in occasione di altrettante ricognizioni della reliquia. La storia del culto di san Giorgio a Gubbio costituisce un argomento di ricerca finora scarsamente indagato nell’ambito degli studi locali, ma che pone tuttavia molti e importanti interrogativi che vanno ad intrecciarsi con la sensibilità e la religiosità degli eugubini: pur trattandosi di un santo celeberrimo e largamente venerato a livello mondiale – il cui culto ha avuto sin dal Medioevo un ruolo di straordinaria importanza nella storia della cultura europea – nessuno studio aveva fino ad ora cercato di inquadrare in questo ampio contesto la situazione eugubina. Per affrontare questo lavoro, che costituisce tuttavia solo una base per studi ed approfondimenti successivi, è stato necessario operare 14 una prima, sistematica, ricognizione archivistica, effettuata sia negli istituti locali che presso archivi di altre città che conservano tuttavia documentazione eugubina. Il progetto di ricerca ha dunque avuto come scopo quello di mettere in luce i molteplici aspetti del- Raffaello, San Giorgio e il Drago. Washington, National Gallery of Art. la devozione e del culto tributato a Gubbio a questo grande santo, partendo in primis con il rintracciare la presenza di chiese, cappelle, altari o altri luoghi pii dedicati a lui. Nel territorio eugubino, tre edifici – fra chiese e cappelle – erano intitolati a san Giorgio: uno, in località Bagelata, nei pressi della chiesa di San Felicissimo; una seconda cappella era ubicata nella villa di Cortino, al limite nordovest del comune di Gubbio; un ultimo luogo di culto era posto presso Loreto di Mocaiana, e quanto pare, in antico era dotato anche di un “ospedale”, ovvero un luogo di ricovero per pellegrini e viandanti. In città, infine, oltre al noto altare nella chiesa di Santa Maria al Corso, ve ne era uno in Cattedrale, andato distrutto a seguito dei restauri novecenteschi all’interno dell’edificio. Oltre a cercare di ricostruire, su base documentaria, le vicende di questi luoghi di culto, sono state considerate anche le testimonianze artistiche reperibili a Gubbio che hanno san Giorgio come protagonista. Un ulteriore filone di ricerca ha tentato di indagare, sempre attraverso l’analisi dei documenti, il rapporto tra la devozione al Martire di Lydda e l’Arte dei Merciai eugubini, che lo veneravano come protettore, e che erano altresì soliti offrire il secondo “cereum magnum” alla vigilia della festa di sant’Ubaldo. I primi risultati di questa ricerca saranno presentati nel prossimo aprile, in occasione della festa di san Giorgio: essi costituiscono solo un primo passo nel tentativo di gettare luce su questo complesso aspetto della storia di Gubbio, un modo per fissare qualche punto fermo ma soprattutto per porsi nuovi interrogativi a cui provare a rispondere, se è vero che «se hai trovato una risposta a tutte le tue domande, vuol dire che le domande che ti sei posto non erano giuste». santuario di sant’ubaldo | febbraio 2014 a cura di don Angelo Maria Fanucci Caro lettore del Santuario di Sant'Ubaldo, IL SUO PROGETTO E LA TUA PACE “Se vuoi, vieni con me”: Gesù parlava e parla sempre così, perché ha rispettato e rispetta sempre la nostra coscienza di uomini. *** “Se vuoi, dàmmi una mano a costruire il mondo”: perché -vedi- il mondo è stato volutamente lasciato incompiuto, da tutti punti di vista, perché fossero gli uomini a completarlo. Qualche anno fa i nostri ragazzi, accompagnati da una legione di fanciulle schitarranti, cantavano durante le liturgie: Vieni con me, // ti darò da fare // ogni giorno il mondo //, ma se tu lo vuoi. Bello! E anche alla coppia è stata offerta un’indicazione simile: Crescete, moltiplicatevi e custodite amorevolmente la terra. “Custodite”, non “saccheggiate”, e nemmeno “dominate”. Un mondo bello, colorito, fecondo, da curare come un giardino a livello naturale. Un mondo libero, responsabile, solidale, generoso a livello umano. *** “Se vuoi, dàmmi una mano a costruire la Chiesa”: io l’ho fondata e l’ho dotata di tutti i mezzi per crescere al servizio degli uomini, perché imparassero a dare la risposta giusta a tutti i loro problemi di fondo, anche i più drammatici; perché imparassero come si fa a non arrendersi al male, anche il più obbrobrioso, come si fa a vincere il male con il bene. Perché amassero fino al punto di non aver più nient’altro da amare. Perché perdonassero fino al punto di non avere più nulla da perdonare. *** A questi due impegni Gesù ha legato la promessa della sua pace (“La mia pace, non quella che gli uomini promettono” e non dànno). Pace: non l’assenza di dubbi e sofferenze interiori, ma la sensazione profonda, profondissima, che la vita sta andando nella direzione giusta. 15 E LE ALTRE RELIGIONI? Come “giudica”, oggi, la coscienza cristiana adulta, queste altre religioni? Quando ero un ragazzo, pensavo che il divario numerico fra le altre religioni e la nostra si sarebbe gradualmente ridotto, fino a scomparire. E invece quel divario è enormemente aumentato. *** Bene. Ma tutti coloro che vivono in retta coscienza finiscono nell’abbraccio di Dio. Ma la religione che hanno praticato in vita non vale nulla? Che ne pensa la Chiesa Cattolica della validità delle altre religioni? Nel loro catechismo, quello del 1995, i nostri Vescovi italiani, per il tramite del nostro card. Antonelli, hanno detto: •• Tutte le religioni hanno forti elementi di positività, perché o provengono da Dio, o portano a Dio, o sono alimentate dallo Spirito Santo; •• a volte però sono “sbilanciate” (non solo nei comportamenti, ma nella dottrina di fondo) verso il politeismo, o il panteismo; a volte invece, più che di vere e proprie religioni, sono solo tecniche di gratificazione interiore, l’equivalente degli esercizi fisici in palestra. •• Sono sempre inadeguate ad esprimere compiutamente la volontà di Dio, che nella sua pienezza si è rivelata solo in Cristo; ma su singoli temi, concretamente, possono essere ben più avanti di noi. 16 PRIMO ANNUNCIO AI NAVIGANTI Amico mio, la devozione a S. Ubaldo impegna te e me ad esserlo, amici, fino in fondo. Per questo, nel momento in cui iniziamo al nostra navigazione alla scoperta di Gesù Cristo, mi sento non dico come un capitano di nave, ma come un nostromo, obbligato a dare per microfono i suoi “annunci ai naviganti”. Io per la verità di annunci ne ho solo due da darti. Il primo è questo: per scoprire chi è veramente Gesù hai bisogno di mettere a frutto tutta la tua capacità di ragionare, ma non basterà. La ragione è necessaria, ma non basta. Perché - come diceva Pascal - c’è abbastanza luce per chi ha deciso di credere e c’è abbastanza buio per chi ha deciso di non credere. La ragione è necessaria, ma non basta. Occorre la preghiera, la preghiera autentica, quella di ascolto. Bisogna che noi ogni tanto, o magari anche una volta al giorno, ci isoliamo da tutto (Bisogna che tu ti chiuda a chiave nell’ultimo ripostiglio di casa, quello senza finestre, diceva Gesù) e liberiamo la nostra anima da qualsiasi pensiero, e diciamo solo: Parla Signore, ché il tuo servo ti ascolta. Ci vorrà del tempo, devi avere pazienza, ma arriverà il momento in cui... Ci vorrà del tempo, molto tempo, ma arriverà il momento in cui sentirai che gli occhi ti si inumidiscono, e cadi in ginocchio quando ti passa davanti quel Cristo morto che il venerdì santo attraversa la nostra città, e tutti quelli che vogliono possono vedere come lui i nostri peccati non ce li ha amnistiati, ma li ha presi su di sé e ne è rimasto schiacciato. Quando sudava sangue. Quando gridava al Padre chiedendogli conto del perché lo avesse abbandonato. Bisogna pregare sempre. Un atteggiamento abituale, che di quando in quando diventa esplicito. Per convincersi davvero. E, prima ancora, perché quello di cui siamo stati convinti ci penetri in profondità e innervi il nostro impegno, per il mondo e per la Chiesa. 17 SECONDO ANNUNCIO AI NAVIGANTI La rivelazione del volto di Gesù è progressiva. Solo per alcuni fortunati, come S. Paolo sulla via di Damasco, è stata istantanea: lo ha accecato, e c’è voluta una specie di liturgia comunitaria per ridargli la vista. Una rivelazione progressiva. Anche nella storia dell’umanità. È cominciata verso il 1800 a. C., quando un bravo capotribù che nella regione dei due fiumi, più esattamente nella città di Hur, viveva sicuro con la sue vaste greggi e i suoi servi numerosi e affamati, si è inteso dire: “Esci dalla tua terra e vai!”. Vai. Vado: dove? “Questo te lo dirò più tardi”. Vai. Con quel “vai!” quello che il Contino di Recanati aveva chiamato il tacito infinito andare del tempo cominciava a prendere un volto e un valore: il valore di un disegno che pian piano di dispiega e ci si disegna davanti, prendendo gradatamente la fisionomia di un uomo che è più che un uomo, il Messia, l’Unto di Dio che con l’olio della benedizioni lo ha fatto Re. Prima Re d’Israele, poi Re dell’Universo. Una rivelazione progressiva anche nella nostra storia personale. Un passo dopo l’altro. L’importante è non lasciarsi ricattare da quello che è provvisorio e non dimenticare la consistenza grande dello stadio definitivo. Buon viagio, amico. S. Ubaldo è con noi. 18 c u l t u r a di Bruno Cenni Il portale della Basilica posto in opera e inaugurato il 1 maggio 1527 Sento il dovere di tracciare una sintesi dell’evento che mi ha visto indirettamente coinvolto, il 9 maggio 2009, data di inaugurazione del restauro conservativo del portale maggiore del complesso monastico ubaldiano, nato per volontà ducale sulla costa del monte di S. Gervasio e Protasio, ricordato poi dal sommo poeta Dante nei noti versi della divina Commedia come “il colle eletto del Beato Ubaldo” e in epoca imprecisata cambiato in monte Ingino. Esso nasce sopra delle precise preesistenze architettoniche che così si possono riassumere: l’antica Pieve dedicata ai due santi sopra citati di milanese memoria, un casalino appartenuto all’epoca alla Canonica di S. Mariano e Giacomo, ossia all’antica cattedrale eugubina esistita in epoca ubaldiana nell’area ove poi sorgerà il complesso monastico di S. Spirito, l’antica chiesa duecentesca di S. Ubaldo e adiacente Oratorio, posti alla base del novecentesco campanile edificati sul ciglio della montagna come ci ricorda Fra Paolo da Gualdo nel Leggendario Gualdese scritto prima del 1350, ove si precisa che la chiesa di S. Ubaldo è: super cilium montis posita, ove esisteva anche l’abitazione del Canonico e la stalla e infine il “sito recondito” o sacello primo, ove fu deposta e conservata l’arca lignea contenente il Sacro corpo d’Ubaldo dopo la sua traslazione al monte. santuario di sant’ubaldo | febbraio 2014 Ricostruzione del portale, in origine dipinto con vivace colore rosso. Elaborazione Bruno Cenni Con certezza l’inaugurazione del nuovo complesso monastico Ubaldiano Lateranense che accorpò le citate preesistenze, avvenne il 1 maggio del 1527 e con questa sintesi si vuole ricordare il giorno dell’inaugurazione a 487 anni dalla sua posa in opera, ricordando la devozione e il forte senso religioso dei duchi d’Urbino dopo un voto fatto ed esaudito dal santo eugubino alle due duchesse d’Urbino Elisabetta ed Eleonora Gonzaga. La prima la duchessa “madre” moglie di Guidubaldo I di Montefeltro il cui stemma anche se molto eroso dalle intemperie ancora campeggia nella base del pilastro sinistro del 19 c u chiostro prima d’entrare in chiesa e la seconda moglie del duca Francesco Maria I° della Rovere signore di Senigallia nipote di Guidubaldo che sarà adottato e che erediterà poi alla sua morte il ducato, in mancanza d’eredi maschi, ricordando che esso nasce dapprima come Contea o Vicariato papale e poi divenne ducato con Oddantonio. Fino ad ora non conosciamo i nomi dei personaggi che qui operarono come: l’architetto che ne diresse i lavori, i capi mastri muratori, gli scultori e nemmeno le somme che città eseguita il 15 maggio dell’anno 1512, meticolosamente annotata nei registri delle Riformanze del Comune dallo specifico notaio. I preposti che assistettero in itinere, all’intervento costruttivo del nuovo complesso ubaldiano sono i seguenti: Don Ippolito da Ferrara che rimarrà in carica dal 1513 al 1515 a cui seguiranno Don Daniele da Asti (1516-1518), Don Cherubino da Cremona (1519-1520), Don Giovanni Battista de Lechio (1521), Don Cherubino da Cremona (1522-1524) e infine Don Daniele l t u r a scalpellini per realizzare la decorazione a punta di diamante del portale. Esse fanno da corona anche all’arco sovrastante e alla superiore trabeazione formata da: architrave a punta di diamante, fregio con incisa un’iscrizione in origine evidenziata da una mestica nera e cornicione finale decorato con una linea di dentelli, ovoli e di foglie acute. La succinta e abbreviata iscrizione è la seguente: CANO. REG. HOC. RESTAV T. SACEL. 1. 5. 27. e precisa bene che: I Canonici Regolari Dettaglio del bugnato Restauro pittorico del bugnato presente sulla facciata di Palazzo Ducale si spesero, ma conosciamo invece con esattezza il nome del primo Preposto dei Canonici Lateranensi che s’insediò nel nuovo complesso ubaldiano che fu Don Ippolito da Ferrara. Egli fu anche l’ultimo dei Canonici regolari di S. Mariano, a cui fu affidata sia la custodia del nuovo complesso monastico che, l’urna lignea contenente le spoglie del Santo vescovo, dopo una meticolosa ricognizione autorizzata dal Gonfaloniere e dai Consoli della 20 da Asti, 1525-1527, che assistette alla posa in opera del portale. Non a caso proprio nel portale maggiore del monastero si risentono gli echi di un particolare sistema decorativo a bugne piramidali presenti nel palazzo dei Diamanti di Ferrara, mentre nelle decorazioni dei tre portali della chiesa, gli echi provengono dalle decorazioni scultorie presenti nel palazzo ducale di Gubbio, fatto edificare da Federico da Montefeltro tra il 1472 e il 1480, ove è anche presente una decorazione esterna dell’intonaco graffita e dipinta a finte bugne e anche una porta lignea ancora in sito, visibile ancora lungo via ducale che, fu sicuramente l’esatto modello agli Portale di Palazzo Ducale con punte di diamante lignee, particolare hanno restaurato questo sacello il 1 maggio dell’anno 1527, giorno in cui fu senza dubbio inaugurato il portale e anche il complesso. La particolare lavorazione delle due paraste laterali, ricalca graficamente e scultoreamente con estrema esattezza, la porta lignea sopra citata che, tutti possono ammirare a sinistra salendo alla cattedrale. La peculiarità scultoria e l’abilità esecutiva dimostrano l’aver concepito due specifici moduli M1 e M2 delle stesse dimensioni in larghezza e in santuario di sant’ubaldo | febbraio 2014 c u l t u r a altezza che scolpiti e sovrapposti formano le due paraste laterali con 22 punte di diamante sino all’innesto del sovrastante arco. Una peculiarità emersa durante l’ultimo restauro ma da me ben conosciuta ed evidenziata nella ricostruzione che qui presento, è la presenza del colore rossastro steso sopra la superficie scultoria creando un maggior effetto pittorico e una rara e particolare volumetria, facendolo emergere dalla superficie piatta della facciata a qualsiasi fedele che giungeva al monastero. Il tono di colore usato per evidenziare il portale non è pura casualità ma deriva o dal semplice capriccio di un pittore o da un particolare legame con la cultura Lateranense del tempo e forse derivato dalla presenza entro lo spazio del monastero del rarissimo Ospedale degli Ossessi, servente a cacciare i demoni per intercessione di Ubaldo e ospitare chi li accompagnava. La posa in opera dunque del portale scolpito ha avuto inizio nel lato sinistro com’evidenzia la linea verti- Ricostruzione pittorica delle punte di diamante del portale santuario di sant’ubaldo | febbraio 2014 cale preesistente e ben tessuta della muratura della facciata, mettendolo in asse con il portale centrale della chiesa, mentre il lato destro presenta una particolare tamponatura fatta a mattoni eseguita dopo il completamento della sua posa in opera, il che fa preveder che la muratura laterale allo stesso portale era senza dubbio ricoperta da intonaco. In conclusione i lavori progettati ed iniziati ufficialmente, subito dopo la concessione papale datata 10 agosto 1512, concessa con missiva inviata da parte di papa Giulio II della Rovere al Canonico urbinate Antonio degli Urbani e ai duchi d’Urbino, terminarono il 1 Maggio dell’anno 1527. Sappiamo che il chiostro fu decorato con affreschi con le storie del santo di cui giungono a noi sporadici lacerti, mentre della chiesa originaria a tre navate rimangono in opera solo i tre portali finemente scolpiti e le relative porte lignee, la facciata a frontone e la copertura a quattro spioventi con abside semicircolare, mentre non conosciamo Particolare della base destra con indicati i due moduli scultorei Particolari del portale dopo il restauro conservativo, effettuato nel 2009 dalla Ditta Pierotti come fosse la complessa decorazione cinquecentesca dell’interno, in quanto esso fu stravolto e ristrutturato nel secondo decennio del novecento quando fu trasformata la chiesa che aveva tre navate in una basilica a cinque, demolendo tutto quello che esisteva all’interno, mentre conosciamo da alcune rare immagini l’aspetto decorativo tardo ottocentesco e dei primi decenni del novecento, poi stravolto ancora durante l’ultimo restauro avvenuto, un ventennio or sono ridipingendone tutta la superficie interna. Fu invece salvata e inglobata alla base del complesso monastico verso valle, la duecentesca chiesa di S. Ubaldo, poco conosciuta e rara nella sua struttura architettonica interna avente le seguenti peculiarità: pianta rettangolare con copertura a volta a botte in pietra, due monofore che le danno luce presenti verso valle e il portale in pietra ancora integro nella sua struttura interna, mentre l’esterno fu distrutto da un crollo di una porzione della cortina muraria, rimanendo per lungo tempo alle intemperie. 21 c u l t u r a di Adolfo Barbi Circa la data della canonizzazione di S. Ubaldo Nel 1° numero del ‘Santuario di S. Ubaldo’ (a. XXIV, febbraio 2013), ho trovato alcune improprietà nell’articolo dal titolo Alcuni appunti ubaldiani. Ecco, invece, la versione di tre stimati latinisti passati e recenti che indicano il 5 marzo 1192 come data della canonizzazione. Prima improprietà, trovo scritto: «Ufficialmente dal documento originale, la Canonizzazione del Vescovo Ubaldo, viene fatta da papa Celestino III, al secolo Giacinto Bobone, al tempo del vescovo Bentivoglio e del priore Bernardo ed è datata 4 marzo 1191, anno primo del suo pontificato, ma siccome tale Papa fu eletto al soglio pontificio il 30 marzo1 sicuramente la missiva della canonizzazione era già stata preparata dal suo predecessore Papa Clemente III al secolo Paolo Scolari». 1° RINALDO REPOSATI. Nel 1760, in occasione del centenario ubaldiano, scrisse la Vita di S. Ubaldo vescovo e cittadino di Gubbio; a p. 240-43 trascrisse la bolla di Celestino III che così termina: Datum Laterani tertio nonas Martii Pontificatus nostri anno primo. Seconda improprietà: Per il giorno 4 marzo si puntualizza: «A precisazione di questo riporto la data della missiva papale che si chiude con le parole: Datum laterani ny Nonas martii, Pontificatus nostri anno primo e siccome le due lettere hanno in tutto quattro aste, il giorno esatto non è la terza nona ossia il 5 marzo, ma la quarta nona che riportata al calendario attuale è il 4 marzo». 3° LUCA CARDINALI. Nel 5° numero dei Quaderni Ubaldiani riportò la bolla, revisionata attentamente, che termina così: Datum Laterani III nonas Martii, pontificatus nostri anno primo. 1 2° PIO CENCI. Nel 1924 scrisse un’altra Vita di S. Ubaldo vescovo di Gubbio; a p. 179 si legge: Dato dal Laterano il 5 marzo nell’anno primo del nostro Pontificato [an. 1192]. Nota di redazione Solo un esame spettroscopico del tratto della pergamena, qui sotto riportato, potrà dare una soluzione, la leggibilità risulta compromessa a causa di una piega. Celestino III in realtà fu eletto il 14 aprile 1191. Cfr. Elena Giglio, Papa Celestino III, in Quaderni Ubaldiani, n. 5, III, dicembre 2012, p. 16. 22 santuario di sant’ubaldo | febbraio 2014 l t u r a (foto G. Pauselli) c u di Adolfo Barbi Memorie storiche. 1892: apertura dell'urna Nel 1886 era stato posto il sacro corpo di S. Ubaldo nell’urna dorata. Era stata progettata nel 1860 per celebrare il VII centenario della morte del patrono, ma le vicende storiche e le difficoltà economiche portarono la realizzazione del bel manufatto con 36 anni di ritardo. Sei anni dopo, in coincidenza con VII centenario della canonizzazione del Santo, il vescovo Luigi Lazzareschi volle che l’urna venisse riaperta. Ecco il documento d’archivio: L’anno 1892, addì 27 giugno, nel Santuario di S. Ubaldo presenti i Signori -- S. E. Monsignor Lazzareschi Luigi vescovo di Gubbio -- Corsi Raffaele sindaco di Gubbio -- Giordano don Paolo depositario delle reliquie -- Padre Angelino da Civitella custode e presidente del Santuario si è proceduto alle ore sette e mezza antimeridiane all’apertura dell’urna ove è racchiuso il corpo di S. Ubaldo previa ricognizione dei suggelli. Eseguita quindi la benedizione dei ‘berrettini’ si è nuovamente proceduto alla chiusura dell’urna con apposizione dei consueti suggelli in ceralacca rossa sui quali venne impresso lo stemma vescovile. Le chiavi quindi dell’urna vennero consegnate al Signor Sindaco. Sopra di che venne redatto il presente verbale firmato come appresso + Luigi Vescovo Raffaele Corsi Sindaco Paolo can.co Giordani Angelino da Civitella presidente Luigi Cecchetti teste Luigi Perugini teste Francesco Arduini Segretario A.S.G., Fondo Comunale, busta n. 611, tit. 4, art. 6, 1892 santuario di sant’ubaldo | febbraio 2014 23 c u l t u r a di Paolo Salciarini S. Ubaldo a Piedigrotta Continuando su quanto ha scritto Don Pietro Vispi sull’ultimo numero del “Santuario” voglio presentare, su segnalazione di Don Pasquale Criscuolo, parroco di San Secondo, un’opera raffigurante anche il nostro Patrono, nella famosa chiesa di S. Maria di Piedigrotta a Napoli dedicata alla Natività di Maria, eretta a partire dal 1352. Nel 1453 il re Alfonso d'Aragona concesse la chiesa ai canonici lateranensi, questo spiega la presenza nella cappella del battistero, posta a sinistra dell’ingresso, di una tela raffigurante “La Madonna di Piedigrotta con i santi Secondo, Gennaro, Biagio e Ubaldo” di Fabrizio Santafede. Tutti sappiamo che il culto a S. Ubaldo è stato diffuso dai Canonici Regolari Lateranensi perché S. Ubaldo era considerato un santo del loro ordine, infatti sulla tela è rappresenta- S. Ubaldo a Piedigrotta to, appena dietro S. Secondo (il santo rappresentato come soldato), vestito in abiti canonicali con la tipica mozzetta dei Lateranensi, ma non manca il simbolo della dignità episcopale rappresentata dal pastorale retto con la mano sinistra. In abiti pontificali è rappresentato anche San Gennaro Vescovo così pure S. Biagio (Protettore del lanari) con il caratteristico pettine, sulla destra, per cardare la lana e strumento del suo martirio. L’Autore dell’opera è Fabrizio Santafede (Napoli, 1560 – 1634), un pittore italiano, dell'epoca barocca, particolarmente attivo a Napoli, sua città natale. Lavorò anche in altre città dell'Italia meridionale, ma anche al Nord e in Spagna. Allievo dell'artista senese Marco Pino, che operò a Napoli nell'ultima parte della sua vita, tra il 1580 e il 1600 i suoi dipinti risentirono dell'impronta ma24 nierista tosco-romana. In seguito il nostro si avvicinò allo studio dell'opera del Caravaggio e a quella di altri toscani come Santi di Tito e Domenico Crespi detto il Passignano. Mi piace anche sottolineare la presenza del nostro Santo Patrono anche in terra iberica come ne dà testimonianza Marcella Marcelli, in questo stesso numero, con il racconto della avventurosa visita fatta alla chiesa parrocchiale, romanica, dedicata a Sant'Ubaldo di Hinojosas del Cerro, oggi nel comune di Sepulveda, nella provincia della bella città di Segovia. Non sappiamo come è arrivato il culto del nostro santo in quella regione, che certamente non si può far risalire all’epoca della costruzione della chiesa, ma più probabilmente ad interventi successivi attestati da due date sull’architrave di due finestre 1783 e 1796. Anche qui si può pensare alla presenza di canonici regolari perché il Santo è rappresentato in abiti canonicali con mozzetta prelatizia, pastorale e mitria ai piedi . Ma anche Cadalso de Gata, un piccolo municipio di 6oo abitanti nella provincia di Càceres nella regione dell’Estremadura sul confine con il Portogallo, ha come Patrono S. Ubaldo la cui festività ricorre il 16 maggio, celebrata con particolare solennità con un programma che comprende l’incendio di canestri (?), messa, processione, vini di pregio, giochi, attività varie ed un ballo popolare. Il Santo, venerato in un altare nella chiesa di S. Bartolomeo, è presentato in abiti pontificali in una sontuosa cornice che per la cattiva qualità dell’immagine non possiamo ammirare in tutta la sua accuratezza. santuario di sant’ubaldo | febbraio 2014 s o c i a l e di Anna Radicchi e Filippo Paciotti Il romanzo del più grande: la vita polacca di Karol Wojtyla" " Sabato 25 gennaio si è tenuto presso la sala di lettura della Biblioteca e Archivio diocesani di Gubbio, uno stimolante incontro sulla vita polacca del papa Giovanni Paolo II. Il professore Giancarlo Pellegrini dell'Università di Perugia, coadiuvato dal Vicario Mons. Fausto Panfili, ha presentato il primo lavoro dell'autore Vittorio Gaeta dal suggestivo titolo "Il romanzo del più grande". Il perugino Vittorio Gaeta nasce il 30 gennaio 1970 e a tutt’oggi vive nel capoluogo umbro. È attualmente docente di economia e diritto. La sua passione per la storia, unita a quella per Giovanni Paolo II, personaggio storico e uomo di fede, lo ha spinto a scrivere questo libro. Si tratta della biografia di Karol Wojtyła, scritta appunto con la forma di un romanzo, che prefigura gli avvenimenti del futuro pontefice. Descrivendo gli eventi della straordinaria esistenza di Wojtyła, dalla nascita all’elezione al soglio di Pietro, l’autore intende mettere in luce come il filo sottile della divina Provvidenza entri nella storia di una semsantuario di sant’ubaldo | febbraio 2014 plice persona nata in un villaggio del sud della Polonia e la conduca verso un grande destino, quello di diventare pontefice e di cambiare poi la storia del mondo. Ogni tappa dell’ascesa di Karol Wojtyła nella gerarchia della chiesa cattolica si realizzò contro ogni logica: i suoi avanzamenti di carriera furono sempre degli improbabili strappi a regole consolidate, dal primo all’ultimo passo. Nel libro, la vita e il romanzo coincidono, tanto che, se un lettore non sapesse che si tratti di fatti realmente accaduti, potrebbe ben credere di leggere una storia uscita dalla penna di un fantasioso scrittore. A rendere la ricca trama ancora più preziosa contribuisce la prefazione del Cardinale di Cracovia Stanislaw Dziwisz. Il volume, pubblicato con il contributo della Diocesi eugubina, verrà presentato anche in altre città italiane fra cui Perugia e Cantiano. A questo evento molto partecipato erano presenti il Vescovo di Gubbio Mons. Mario Ceccobelli e il Vescovo Emerito Mons. Petro Bottaccioli. La cittadinanza, con la sua notevole presenza, anche di giovani cantianesi, ha testimoniato un vivo attaccamento alla grande figura di papa Giovanni Paolo II ed un interesse per le vicende travagliate della sua esistenza. Anche molti religiosi e religiose della Diocesi sono venuti ad ascoltare l'autore. Durante lo svolgersi della serata sono emersi ricordi personali e particolarmente significativi del Vescovo Ceccobelli legati al suo incontro con Wojtyła. 25 s o c i a l e a cura della Redazione Padre Igino Gagliardoni Rettore Emerito della Basilica di Sant'Ubaldo L’11 settembre 1989 il vescovo di Gubbio mons. Pietro che, insieme alla pubblicazione su Arturo Frondizi, Bottaccioli nomina rettore della Basilica di Sant’Ubaldo presidente dell’Argentina dal 1958 al 1962, curata da Padre Igino Gagliardoni, in possesso di un curriculum Maria Vittoria Ambrogi, Giambaldo Belardi e Giancarlo di studi di tutto rispetto. In una intervista rilasciata a Sollevanti, è stato inviato a Papa Francesco. Nel libro Massimo Boccucci nel 1990 dichiarava che appena no- “La strada Europa della pace Lubecca-Roma” e in quello minato rettore la sua prima preoccupazione era stata intitolato “I cammini del cielo memoria speranza verso quella di entrare nello spirito, nell’animo degli eugu- il Giubileo del 2000”, una pubblicazione considerata bini che sentono forte il legame con il Santo Patrono. da una autorevole fonte tra i migliori libri scritti sul E in questo si ritiene che ci sia pienamente riuscito: Giubileo, i tre autori forniscono un significativo contridinamico, allegro, affabile con tutti, entusiasta, pronto buto al progetto presentato a Strasburgo per il riconoalla battuta, ispiratore e realizzatore di tante iniziative, scimento di itinerario culturale europeo del percorso avendo come esempio Lubecca-Roma. padre Emidio SelvagUna importante iniziatigi, rettore del Santuava di Padre Igino, con la rio dal 1913 al 1940, collaborazione di alcuun francescano che ni cittadini di Gubbio, per ventisette anni ha è stata la costituzione dedicato anima e corpresso la sede vescovipo per la devozione di le, il 2 giugno 1994, del Sant’Ubaldo e per lo Centro studi Ubaldiani splendore del santuapadre Emidio Selvaggi, rio, animatore di tante che ha lo scopo di aprealizzazioni. profondire la conoscenPadre Igino e Papa Francesco nell'incontro a Santa Maria degli Angeli Tre mesi dopo la sua za di Sant’Ubaldo (la nomina l'impegno prioritario è stato quello di ripren- spiritualità, l’azione riformatrice, pastorale, civica, nel dere la pubblicazione del “Santuario di S. Ubaldo”, contesto culturale del tempo), curarne la divulgaziofondato da Padre Giacomo Speziali nel 1981. Il primo ne con gli opportuni strumenti e, in particolare, con la numero è del dicembre 1989 e raggiungerà la tiratura promozione di un Museo ubaldiano presso la Basilica, addirittura di 12.000 copie. Nel 2013 si è ripresa la stimolare i giovani alla ricerca su Sant’Ubaldo. Presipubblicazione. dente il vescovo, vice presidente P. Igino. Numerose le Un altro obiettivo raggiunto da P. Igino è stato quello di opere per la Basilica su iniziativa di P. Igino, tra le altre, stabilire con le località italiane e straniere, nelle quali è il restauro delle quattro vetrate e di otto tele, dal 1993 presente la devozione ubaldiana, una specie di gemel- al 1995, trovando i necessari finanziamenti da parte di laggio spirituale e di incontri nella Basilica del Santo. A alcuni sponsors. Infine si ricorda una simpatica iniziatal fine ha dato vita nel Bollettino alla rubrica “Itinerari tiva di P. Igino: la ripresa della celebrazione della festa ubaldiani vicini e lontani”. dei nonni e delle nonne, istituita nel 1981 da P. GiacoHa collaborato alla stesura di alcuni libri con i proff. mo Speziali. Maria Vittoria Ambrogi e Giambaldo Belardi, tra cui Come rettore della basilica di Sant’Ubaldo ha lasciato “Ubaldo e Francesco, santi riformatori santi della pace” un caro ricordo in tutti gli eugubini. 26 santuario di sant’ubaldo | febbraio 2014 s o c i a l e di Ubaldo Minelli foto Giampaolo Pauselli 6° Concerto Canonizzazione Quest’anno il concerto per la canonizzazione di S. Ubaldo, verrà effettuato venerdì 28 febbraio alle ore 21 presso la chiesa di S. Francesco, per sottolineare il centenario della Vittorina e il profondo legame che unisce S. Francesco a S. Ubaldo, sarà eseguito dalle corali del Montefeltro: Schola Cantorum S. Domenico Loricato di Cantiano, Direttore Mario Campioli Coro polifonico città di Cagli, Direttore Adriano Pigna Coro polifonico “S. Maria” di Piobbico, Direttore Francesco Sacchi. Coro polifonico”G. Giovannini” di Fermignano. Direttore Massimo Sabbatini. Corale “ S. Lucia” di Aqcualagna. Direttore Lorenzo Gamboni. Gruppo Corale “Montefeltro” di Sassocorvaro, Direttore Marco Magi. Associazione Corale “Giuseppe Verdi” di Gubbio, Direttore Stefano Ruiz de Ballesteros Tromba Vincenzo Tribulini, Organo Lorenzo Gamboni, Direttore Mario Campioli. Immagini tratte dal Concerto di Cantiano, 1 novembre 2013 Alle ore 9 il pellegrinaggio dei fedeli partirà dalla Cattedrale per la Basilica e dopo la concelebrazione ci sarà l’investitura del capodieci di S. Ubaldo T.Albinoni (1671 – 1750) CONCERTO IN RE MAGGIORE PER TROMBA ED ORGANO Grave - Allegro - Andante - Allegro L. PEROSI( 1872 – 1956) MISSA PONTIFICALIS Kyrie - Gloria - Credo - Sanctus - Benedictus - Agnus Dei Nell’intervallo si consegna il premio “CIVIS PATER AC PONTIFEX UBALDE” che ogni anno la famiglia dei santubaldari attribuisce a scrittori, storici o studiosi che hanno scritto sulla figura e sull’insegnamento di S: Ubaldo. Domenica 2 marzo le sante messe, in occasione della canonizzazione saranno celebrate in Basilica alle ore 9, 11 e 17. santuario di sant’ubaldo | febbraio 2014 27 s o c i a l e di Marcella Marcelli Sant'Ubaldo in Spagna A Hinojosas del Cerro, nella provincia di Segovia, una chiesa romanica dedicata al nostro Patrono Il gruppo degli eugubini con la signora delle chiavi Tutti i miei amici sanno che organizzo viaggi per rintracciare i luoghi dove è venerato S. Ubaldo. In Italia dal nord al sud ho sempre trovato località con i segni del culto al nostro Patrono, ma quando Paolo Salciarini mi ha raccontato che in Spagna, a nord di Madrid, c’era una chiesa dedicata a Lui nella provincia di Segovia, dove si trovano circa 300 edifici di stile romanico (sec. XI e XII) una delle più alte concentrazioni di Romanico di tutta la Spagna, il mio cuore si è riempito di gioia e da subito ho pensato ad organizzare una visita a quella chiesa. Non era facile trovare la disponibilità di amici per andare a tanti chilometri di distanza, ma nonostante tutto, con pazienza ho trovato 11 donne, un marito e la presenza di P. Pietro Mechelli per quella che poi si La piccola chiesa romanica di S. Ubaldo. A sinistra, cartello fuori la chiesa di S. Ubaldo 28 santuario di sant’ubaldo | febbraio 2014 s o c i a l e rivelò una vera e propria avventura; così siamo partiti con i cuori pieni di speranza. Mi sembrava quasi impossibile che S. Ubaldo fosse venerato in una terra così lontana. Il giorno dopo l’arrivo a Madrid ci prelevò un autobus e iniziammo la go di poche case mal ridotte ed in cima una piccola chiesa: quella di S. Ubaldo! Finalmente l’avevamo trovata e senza ombra di dubbio, perché il cartello posto al di fuori della chiesa citava chiaramente: “Iglesia de San Ubaldo obispo de Gubbio (Italia) en el siglo XII”. Purtroppo la chiesa era chiusa e la mia amica Cristina Massini partì alla ricerca di qualcuno che ci aiutasse. Le andarono incontro due muratori che le indicarono una donna che aveva le chiavi. Mentre questa girava la chiave nella serratura ci guardavamo l’uno con l’altro emozionati. Io entrai per prima, ma aimè mi sembrò di vedere San Giorgio! Invece era San Michele Arcangelo e vicino c’era la statuina di S. Antonio Abate riconoscibile dal Tau e dal maialino ai piedi. Al centro dell’abside semicircolare, entro un’ancona a stucco tripartita, nella nicchia centrale c’era finalmente la statua di S. Ubaldo, rappresentato giovanissimo, senza barba, con la “toppa” sul camice ed un viso dolce e amoroso; ai lati le immagini di Santa Dorotea e Sant’Agata. Ci mettemmo a piangere abbracciandoci l’uno con l’altro; La statua di S. Ubaldo Campanile nostra ricerca. Durante il viaggio parlavamo del più e del meno, ma a poco a poco cominciammo a tacere perché il paesaggio era completamente cambiato: sembrava di attraversare il Grand Canyon del Colorado, un’intera area semi-desertica, con colline piene di pietre rosse e dirupi di varie altitudini, caratterizzati dall’assenza di ogni forma di vita: né una persona, né un animale, solo qua e là segnali di pericolo per tori vacanti. Dopo due ore di viaggio cominciammo a vedere, ogni 4 o 5 chilometri, delle piccole chiese sul tetto delle quali nidificavano le cicogne. Ancora qualche chilometro ed ecco apparire un misero borsantuario di sant’ubaldo | febbraio 2014 S. Antonio Abate cominciammo a pregare ed infine intonammo “O lume della fede”. La donnetta che ci aveva aperto, ci indicò anche una composizione con un angelo che arava la terra ed un pastore che dormiva e ci fece capire che era S. Isidoro festeggiato il 15 maggio. Ci diede poi dei fogli con gli inni che venivano cantati il 16 maggio per S. Ubaldo. Prima di partire, lasciammo un fazzoletto ceraiolo…nel mio cuore c’era tanta felicità, ma anche tanta tristezza per lasciare il nostro S. Ubaldo e chiudendo la porta pensai: “S. Ubaldo fai qui quello che ogni giorno fai a noi eugubini!!!” e girandomi, con la mano gli mandai un bacio... 29 Bilancio Consuntivo di entrate e uscite per l’esercizio finanziario 2013 ENTRATE (in euro) Avanzo degli anni precedenti Offerte Caritas Offerte domenicali Offerte candelabri Offerte occasionali Offerte bollettino e altre stampe Offerte matrimoni Offerte per soggiorno in foresteria Sovvenzioni da enti o privati 17.661,38 1.011,27 27.226,11 33.356,05 2.411,14 15.539,77 2.450,00 2.041,00 30.000,00 Totale entrate 131.696,72 USCITE (in euro) Spese evangelizzazione Spese di culto Spese per la carità Spese sostentamento ministri e collaboratori Imposte e tasse Manutenzione ordinaria impianti Spese varie Costi per il bollettino Spese ed oneri bancari Costi gestione foresteria Costi riscaldamento Spese telefoniche Cancelleria Pulizie locali e biancheria Potenziamento amplificatore Sistemazione sale e refettorio Totale uscite Rimangono in cassa (in euro) 4.386,20 1.770,69 2.127,25 4.455,00 609,06 8.904,08 2.166,54 10.960,60 426,47 2.261,50 14.707,54 1.222,50 474,55 964,41 5.500,00 30,000,00 90.936,39 40.760,33 Uno speciale ringraziamento va a tutti i collaboratori, gli enti e i privati che in quest’anno hanno sostenuto con le offerte o il lavoro il decoro della Basilica: la diocesi, il comune, i consiglieri per gli affari economici e pastorali, gli operatori pastorali per gli esercizi spirituali e gli incontri, i cantori, gli organisti, i contabili, i falegnami, i muratori, gli imbianchini, gli elettricisti, gli ortolani, i fiorai, i responsabili del presepio, gli alberaioli, coloro che hanno sistemato la nuova croce, le banche, l’illuminazione a led della chiesa, la sala conferenze, il refettorio, la cucina. Il denaro che abbiamo accantonato servirà nel 2014 a sistemare l’impianto di riscaldamento (30.000 euro) e a realizzare altri lavori nel complesso monumentale (altri 10.000 euro). Grazie a tutti nel Signore e nella protezione di S. Ubaldo. Il rettore (Mons. Fausto Panfili) Il Vice Rettore (Don Stefano Bocciolesi) L’economo (Diacono Ruggero Morelli) Vita del Santuario Primo anno in B asilica Lorenzo Cannelli, organista... ale Coro della liturgia domenic ... e Maria M principiante ihalas, ato m e t s i s e n o r e p S dall'Universriiteà dei Murato Scalpellini santuario di sant’ubaldo | febbraio 2014 31 Vita del Santuario 13 0 2 e l a t a N e p e Pres vio vi n o c a e s e r p m i Le varie Seminaristi di F e rrara Chef di lusso per la "prima" Chiusura del Bilancio Quota per Abbonamento annuale: 15 € Quota Sostenitore: 30 € Quota Benemerito: 50 € ccp n. 1014903833 intestato a: Santuario S. Ubaldo Diocesi di Gubbio 06024 Gubbio (Pg) bonifico bancario: IT 83 A 02008 38484 000040721691 causale: Pubblicazioni Santuario S. Ubaldo Amico, ricordati di rinnovare il tuo abbonamento alla rivista! Contribuirai così alla diffusione del culto e alla conoscenza di Sant'Ubaldo. Grazie! NOTA BENE: sia per il rinnovo che per un nuovo abbonamento, se fatto attraverso BancoPosta o in banca, è necessario precisare, oltre a nome e cognome, anche l'indirizzo di residenza