EMOZIONI 1.1 Le emozioni sono risposte adattative, predisposte biologicamente, a situazioni ed eventi importanti per il benessere dell’organismo nella sua storia evolutiva Questa definizione ha delle implicazioni… 1. Le emozioni hanno delle FUNZIONI 2. sono (almeno in parte) UNIVERSALI Cosa c’è in un emozione? • Componenti fisiologiche: risposte autonome (circolazione, respirazione, muscoli lisci viscerali), ormonali, scheletriche (postura, espressioni facciali…) • Componenti cognitive: tonalità dell’esperienza, memoria, focalizzazione dell’attenzione… Il risultato è un cambiamento, sia esterno che interno, diretto all’AZIONE. Questo cambiamento è, tendenzialmente, rapido e (almeno in parte) involontario FUNZIONI: esterna interna -Iniziare a fronteggiare la situazione -Preparare il corpo e la mente all’azione -Segnalare il proprio stato (e le proprie intenzioni) alle altre persone e/o ai predatori -Portare al centro dell’attenzione l’evento da fronteggiare (autosegnalazione) Quindi, una delle funzioni delle emozioni sembra essere una forma di COMUNICAZIONE, sia dalla persona verso l’esterno sia all’interno della persona Emozioni e comunicazione Si possono individuare almeno tre funzioni comunicative (in senso lato) delle emozioni: 1. Segnalare all’esterno il proprio stato e le proprie intenzioni (N.B.: può avvenire anche al di fuori dell’attenzione cosciente, oppure in modo involontario. Quindi può non esserci intenzione comunicativa: è un caso limite rispetto alla comunicazione intesa in senso stretto) 2. Nell’uomo, a questa funzione si aggiunge quella che si potrebbe chiamare auto-comunicativa: l’emozione ci può informare… - del nostro stato in rapporto all’ambiente e alle altre persone (comprese le relazioni importanti) - di quali sono gli eventi a cui prestare attenzione (e dedicare energie!) 3. L’espressione delle emozioni aiuta a regolare l’interazione durante gli scambi comunicativi :-( Emoticons nella comunicazione via internet Ricerche su pazienti con lesioni ai sistemi di produzione e/o comprensione delle emozioni: ci sono gravi problemi relazionali e di comunicazione Ricerche sulla soppressione delle emozioni (Gross): quando una persona maschera le emozioni durante un dialogo, si distrae più facilmente e il suo partner mostra un’alta attivazione fisiologica (segnale di stress), anche se non si accorge coscientemente del motivo Cosa c’è di universale nelle emozioni? - Risposte fisiologiche - Espressioni del viso (studi transculturali) - Situazioni prototipiche attivanti / dimensioni nella valutazione (es: piacevolezza – controllo – novità) Cosa può variare con le differenze - individuali e culturali? La valutazione di situazioni / eventi specifici (comunque l’apprendimento è biologicamente facilitato: fobie…) Le regole di espressione (“display rules”) Le modalità di regolazione Il significato delle emozioni nei diversi contesti: quando è positivo / opportuno provare determinate emozioni? Esistono due teorie fisiologiche delle emozioni: 1. Teoria di James – Lange (1884 e 1887) 2. Teoria di Cannon – Bard (inizio 1900) Le due teorie riconoscono l’esistenza di tre punti di passaggio essenziali (modello ABC): A. percezione (arousal) B. reazione fisiologica (behavioural activation) C. sensazione emotiva (cognition) La prima afferma che la sensazione emotiva (C) è postuma al feedback fisiologico (B). Al contrario, la seconda afferma che la reazione fisiologica (B) è sincrona alla sensazione emotiva (C). Le prove sperimentali però hanno avvalorato una situazione intermedia alla due teorie, nel senso che seppure ci sia una forma di sincronismo, c’è anche un rinforzo della reazione fisiologica in seguito alla percezione emotiva e viceversa (amplificandone gli effetti). Anche l’osservazione degli impulsi nervosi sembra confermare questa ipotesi: infatti, gli impulsi sensoriali passano per più stadi di elaborazione, prima di arrivare ad un punto che possiamo considerare di ‘sensazione emotiva’. E’ quindi estremamente probabile che nel percorso si attivino delle reazioni automatiche o autoapprese. I canali dell’espressione emotiva Involontari - Risposte fisiologiche (es: arrossire, respirazione) - Voce - Espressioni facciali - Postura - Linguaggio Volontari (più controllabili) Il canale più studiato in psicologia è quello delle espressioni facciali - Ci sono prove di alcuni segnali distintivi universali almeno per le emozioni di paura, sorpresa, disgusto, gioia, rabbia, tristezza, disprezzo - È un canale molto utilizzato e molto ricercato dalle persone - È parzialmente volontario e parzialmente involontario (ricerche sulla menzogna…) Paul Ekman Ekman ha studiato l’espressione delle emozioni in diverse culture, e ha messo a punto un sistema per la codifica delle espressioni facciali. • La teoria di Ekman si fonda su un esperimento di analisi e raffronto interculturale (Ekman et. al., 1972). • E’ stato infatti osservato come una espressione emozionale all’interno di una specifica popolazione era interpretata correttamente e uniformemente all’interno di qualunque altra, e viceversa. • La teoria di Ekman si fonda su un esperimento di analisi e raffronto interculturale (Ekman et. al., 1972). • E’ stato infatti osservato come una espressione emozionale all’interno di una specifica popolazione era interpretata correttamente e uniformemente all’interno di qualunque altra, e viceversa. • In altre parole, le espressione facciali legate alla felicità, alla paura ed alla rabbia venivano interpretate allo stesso modo • all’interno di tutte le popolazioni analizzate. LA PAURA • Che cos'è la paura? • Con questo termine si identificano stati di diversa intensità emotiva che vanno da una polarità fisiologica come il timore, l'apprensione, la preoccupazione, l'inquietudine ol'esitazione sino ad una polarità patologica come l'ansia, il terrore, la fobia o il panico. • Da dove nasce la paura? Dai risultati di molte ricerche empiriche si giunge alla conclusione che potenzialmente qualsiasi oggetto, persona o evento può essere vissuto come pericoloso e quindi indurre un'emozione di paura. La variabilità è assoluta, addirittura la minaccia può generarsi dall'assenza di un evento atteso e può variare da momento a momento anche per lo stesso individuo. • Essenzialmente la paura può essere di natura innata oppure appresa. • I fattori fondamentali risultano comunque essere la percezione e la valutazione dello stimolo come pericoloso o meno. • Quali sono le funzioni della paura? • Sicuramente, la paura ha una funzione positiva, così come il dolore fisico, di segnalare uno stato di emergenza ed allarme, preparando la mente il corpo alla reazione che si manifesta come comportamento di attacco o di fuga. Inoltre, in tutte le specie studiate l'espressione della paura svolge la funzione di avvertire gli altri membri del gruppo circa la presenza di un pericolo e quindi di richiedere un aiuto e soccorso. • Dal punto di vista biologico - evoluzionista sia il vissuto soggettivo, attraverso i processi di memoria e di apprendimento, sia le manifestazioni comportamentali, indifferentemente fuga, blocco o attacco, che le modificazioni psicofisiologiche (attivazione parasimpatica o attivazione simpatica) tendono verso la conservazione e la sopravvivenza dell'individuo e della specie. Ovviamente, se la paura viene estremizzata e resa eccessivamente intensa, diventando quindi ansia, fobia o panico, perde la funzione fondamentale e si converte in sintomo psicopatologico. Rabbia • Che cos'è la rabbia? • La rabbia è un'emozione tipica, considerata fondamentale da tutte le teorie psicologiche poiché per essa è possibile identificare una specifica origine funzionale, degli antecedenti caratteristici, delle manifestazioni espressive e delle modificazioni fisiologiche costanti, delle prevedibili tendenze all'azione. Essendo un'emozione primitiva, essa può essere osservata sia in bambini molto piccoli che in specie animali diverse dell'uomo. Quindi, insieme alla gioia e al dolore, la rabbia è una tra le emozioni più precoci. • Essendo l'emozione la cui manifestazione viene maggiormente inibita dalla cultura e dalle società attuali, molto interessanti risultano gli studi evolutivi, in grado di analizzare le pure espressioni della rabbia, prima cioè che vengano apprese quelle regole che ne controllano l'esibizione. • Inoltre, la rabbia fa parte della triade dell'ostilità insieme al disgusto e al disprezzo e ne rappresenta il fulcro e l'emozione di base. Tali vissuti si presentano spesso in combinazione e pur avendo origini, e conseguenze diverse risulta difficile identificare l'emozione che predomina sulle altre. Moltissimi risultano essere i termini linguistici che si riferiscono a questa reazione emotiva: collera, esasperazione, furore ed ira rappresentano lo stato emotivo intenso della rabbia; altri invece esprimono lo stesso sentimento ma di intensità minore, come: irritazione, fastidio, impazienza. • Alla base dell'”esplosione di rabbia” si trovano nascoste, come sotto ad un iceberg : ferite, frustrazioni, umiliazioni, rifiuto, paure. Gioia • Questa emozione è data da un senso di appagamento generale e la sua intensità varia a seconda del numero e della forza delle emozioni positive che un individuo sperimenta. • Questo stato di benessere, soprattutto nella sua forma più intensa - la gioia - non solo viene esperito dall'individuo, ma si accompagna da un punto di vista fisiologico, ad un'attivazione generalizzata dell'organismo. Ansia • L'ansia è uno stato di agitazione caratterizzato da eccitazione, paura e oppressione. L'ansioso si consuma nell'attesa di una cattiva notizia, vive con tensione l'imminenza di una prova, non si sente all'altezza delle situazioni e paventa un fallimento. Si sente sopraffatto dagli eventi e formula ipotesi negative e improbabili, vuole ricostruire quanto sta avvenendo lontano da lui o indovinare l'esito di una prova. o, al contrario l'ansioso ha un blocco mentale, una paralisi del pensiero e del linguaggio. • L'insorgere dell’ansia provoca un'attivazione fisiologica ("arousal"): fa aumentare il battito cardiaco, la respirazione, la sudorazione, provoca contrazioni epidermiche e gastriche, a lungo andare lesive degli organi interessati. ANSIA DI STATO E ANSIA DI TRATTO • La distinzione fra i concetti di ansia "tratto" e di ansia "stato" è stata introdotta da Cattel e Scheier (1961) ed ulteriormente elaborata da Spielberger e collaboratori nello sviluppo della loro scala di autovalutazione, la State-Trait • Anxiety Inventory - STAI (1970). • Ansia come tratto stabile del carattere • L'ansia è uno stato di agitazione caratterizzato da eccitazione, paura e oppressione. L'ansioso si consuma nell'attesa di una cattiva notizia, vive con tensione l'imminenza di una prova, non si sente all'altezza delle situazioni e paventa un fallimento. • Si sente sopraffatto dagli eventi e formula ipotesi negative e improbabili, vuole ricostruire quanto sta avvenendo lontano da lui o indovinare l'esito di una prova. O, al contrario, l'ansioso ha un blocco mentale, una paralisi del pensiero e del linguaggio. • L'ansia provoca un'attivazione fisiologica ("arousal"): fa aumentare il battito cardiaco, la respirazione, la sudorazione, provoca contrazioni epidermiche e gastriche, a lungo andare lesive degli organi interessati. • Quanto alle cause dell'ansia, si distinguono l'ansia di stato dall'ansia di tratto. L'ansia di stato è passeggera, è provocata da circostanze contingenti, come una prova d'esame, e si dissolve subito dopo. L'ansia di tratto è un lato più stabile della personalità, risale a cause più complesse, secondo la psicanalisi è il sintomo di un conflitto inconscio. L'ansia di tratto, nelle sue forme più persistenti e pervasive, necessita di un trattamento terapeutico, perché impedisce una vita normale. Ansia e apprendimento • Un'ansia eccessivamente alta o eccessivamente bassa si accompagna a prestazioni scadenti. Un'ansia moderata si accompagna a prestazioni ottimali. Tranquillizzarsi del tutto nell'imminenza di un esame sarebbe quindi controproducente. Conservare una piccola dose di ansia renderebbe più svegli e pronti. Questi valori variano comunque in base alla personalità, al tipo di compito, alla motivazione e all'emozione: se il compito è importante per la persona, l'ansia interferisce negativamente, ingigantisce le difficoltà, insinua dubbi sulla possibilità di riuscita e soprattutto sul proprio valore (Sarason). • L'ansia di stato è passeggera, è provocata da circostanze contingenti, come una prova d'esame, e si dissolve subito dopo. • L'ansia di tratto è un lato più stabile della personalità, risale a cause più complesse, secondo la psicanalisi è il sintomo di un conflitto inconscio. L'ansia di tratto, nelle sue forme più persistenti e pervasive, necessita di un trattamento terapeutico, perché impedisce una vita normale. Ansia e prestazioni - La quota ottimale • Il rapporto tra ansia e rendimento nelle prove di conoscenza è rappresentato graficamente da una curva ad U rovesciata (Yerkes e Dodson, 1908). • Un'ansia eccessivamente alta o eccessivamente bassa si accompagna a prestazioni scadenti. • Un'ansia moderata si accompagna a prestazioni ottimali. Tranquillizzarsi del tutto nell'imminenza di un esame sarebbe quindi controproducente. Conservare una piccola dose di ansia rende più svegli e pronti. Questi valori variano comunque in base alla personalità, al tipo di compito, alla motivazione e all'emozione: se il compito è importante per la persona, l'ansia interferisce egativamente, ingigantisce le difficoltà, insinua dubbi sulla possibilità di riuscita e soprattutto sul proprio valore (Sarason). Ansia e decisioni - Irrazionalità nelle scelte • L'ansia distorce il quadro della situazione, ridistribuisce l'importanza degli elementi, induce a scegliere sull'onda dell'irrazionalità e non sull'oggettività. Gli effetti dell'ansia sono più nefasti se la situazione è rischiosa, perché ritarda o accelera la decisione. • L'ansia induce ad acquisire più informazioni del necessario: ai fini della decisione, molte di esse sono inutili o fuorvianti. Altri fattori che complicano le decisioni sono la bassa autostima e una depressione in atto. L'ansia è necessario metterla in relazione con lo stress, poiché sono numerose le situazioni in cui si può essere sottoposti a stimoli stressanti generatori d'ansia. • Un processo stressante deriva dalla percezione di uno squilibrio tra le richieste ambientali e capacità di risposta del soggetto, e l'inadeguatezza ad affrontare tali richieste è percepita come potenzialmente pericolosa. Per molto tempo gli psicologi hanno considerato questi stati ansiosi come un aspetto che influenza negativamente la prestazione, e quindi agivano nel tentativo di ridurli. Negli ultimi anni, invece, si è diffusa l'opinione che un moderato livello di ansia possa comportare un giusto grado di attivazione fisiologica, che può, a sua volta, tradursi in uno stimolo energizzante utile per il miglioramento della prestazione. Ansia cognitiva e ansia somatica • L'ansia cognitiva rappresenta la componente mentale dell'ansia, che può originare da varie valutazioni negative quali la paura del fallimento, la scarsa fiducia nei propri mezzi, ecc. • L'ansia somatica, invece, è la componente legata all'attivazione dell'organismo, ed in particolare rappresenta la percezione della risposta fisiologica ad uno stimolo stressante Coppie di emozioni • • • • • • Secondo Robert Plutchik, vi sono 8 emozioni primarie (definite a coppie): 1. gioia - tristezza 2. fiducia - disgusto 3. rabbia - paura 4. sorpresa - anticipazione • • • • • • La ruota delle emozioni da lui creata evidenzia gli opposti e l’intensità, via via decrescente, delle emozioni, più i vari stati intermedi (decrescendo di intensità le emozioni si mescolano sempre più facilmente). I PROCESSI INTRAPSICHICI IL CICLO ORGI Osservazione (O) Reazione (R) Intervento (I) Giudizio (G) Tratto da: Schein E.H., Lezioni di consulenza, Milano, Raffaello Cortina Editore, 1992 Osservazione • L’osservazione dovrebbe consistere nella registrazione accurata, tramite i nostri sensi, di quello che accade nell’ambiente circostante. • In realtà il nostro sistema nervoso è “pre-attivo” ossia programmato da numerose esperienze passate a filtrare gli stimoli sensoriali in arrivo. Vediamo ed udiamo quello che ci aspettiamo o prevediamo in base alle nostre esperienze precedenti ma arrestiamo una grande quantità di informazioni che non corrispondono alle nostre aspettative e ai nostri pregiudizi. • Non registriamo quindi passivamente le informazioni: scegliamo da quelle disponibili ciò che ci serve e ciò che vogliamo. • La psicanalisi ha dimostrato l’efficacia di meccanismi difensivi quali la proiezione e la negazione. • Per migliorare l’osservazione bisogna sospendere i pregiudizi, acquisire consapevolezza circa i propri meccanismi di difesa, tenere a freno le aspettative e i preconcetti Reazione • L’aspetto più singolare delle reazioni emotive è che spesso non le notiamo affatto. Siamo così abituati a negare o a dare per scontato certe sensazioni che è come se le ignorassimo, traendo conclusioni premature e passando direttamente all’azione. • Possiamo provare ansietà, collera, imbarazzo, colpa gioia, aggressività senza rendercene conto. E’ una incapacità che apprendiamo sin dall’infanzia, quando ci insegnano che certe emozioni devono essere controllate, superate o nascoste. • La conseguenza è che i giudizi e le valutazioni sono influenzate soprattutto dalle emozioni inconsapevoli. Non possiamo controllare ciò che non conosciamo. • Non possiamo nemmeno impedire all’emozione di esprimersi; quello che possiamo fare per non essere “vittima” degli aspetti emotivi è imparare a riconoscerli. Solo allora potremo decidere se cedere o no ai sentimenti. Giudizio • La capacità di pianificare un’azione futura e di organizzare le nostre azioni secondo un piano è uno degli aspetti fondamentali dell’intelligenza umana. • Secondo Jaques uno dei modi per distinguere i livelli di management consiste nel distinguere gli orizzonti temporali e le unità di tempo usate a ciascun livello. In base a questo criterio i lavoratori godono di autonomia su un arco di tempo di minuti, ore o giorni; i livelli intermedi su giorni o settimane; l’alta direzione su mesi o anni. • Non serve molto darsi la pena di fare analisi e piani laboriosi se non facciamo attenzione al modo in cui sono raccolti i dati e alle distorsioni che possono contenere. Persino prestare attenzione al nostro stato emotivo non servirà a molto: è stato infatti dimostrato come, anche nelle migliori condizioni, siamo capaci solo di una razionalità limitata e soggetti ad errori cognitivi sistematici. • Anche se il nostro giudizio è “logico” ma è basato su fatti inesatti, il risultato non sarà “logico”. La parte più pericolosa è la prima fase quando tendiamo ad attribuire agli interlocutori intenzioni senza prestare attenzione a quanto ci accade realmente intorno. Intervento • Non appena formuliamo un giudizio, agiamo. Il giudizio spesso non è altro che la nostra decisione di agire sotto l’impulso emotivo: è come se aggirassimo il processo di giudizio razionale, dando credito ad un’osservazione iniziale e alla reazione emotiva che ne deriva. • Quando diciamo che una persona “ha agito emotivamente” intendiamo che ha agito in modo inopportuno rispetto alla situazione. Ma se interroghiamo la persona “emotiva” scopriamo che ha agito, dal suo punto di vista, in modo estremamente razionale o logico rispetto ad un’osservazione iniziale. Quindi non è la condotta inopportuna ma l’osservazione che ha originato il processo. • Esempio del padre che studio interrotto dal figlio di sei anni che lo chiama per una tazza di caffè. • Un ciclo ORGI più realistico, che tiene conto dei tranelli evidenziati è il seguente (cfr. presentazione) • Esercitazione (tratta da Schein E. H., Lezioni di consulenza, 1992, Milano, Raffaello Cortina) • Un uomo, dirigente d’azienda, è impegnato a studiare per un esame che dovrà sostenere il giorno successivo. • Si chiude nel suo studio e chiede al figlio di sei anni di non disturbarlo per nessun motivo. • Mezz’ora più tardi il piccolo apre la porta e lo interrompe. Il padre si adira perché considera l’arrivo del figlio come qualcosa che gli aveva proibito. • Ritiene la sua collera totalmente giustificata e sgrida aspramente il figlio per l’interruzione. • Più tardi il padre nota che il figlio è sconvolto e appartato e ritiene che questi abbia agito in modo sproporzionato all’evento. • La nuova considerazione fa scattare ulteriori sensazioni di tensione e di preoccupazione per il figlio, cosa che lo porta alla decisione di dover accertare le cause del problema e quindi a chiedere spiegazioni al bambino o alla madre. • Quello che il padre viene a scoprire è che il figlio era sceso, per volere della madre, a chiedergli se volesse una tazza di caffè e per dargli la buona notte. • La scoperta gli fa sorgere un senso di colpa e vergogna e giunge alla conclusione di aver avuto torto nel reagire così frettolosamente e cerca quindi di scusarsi e di farsi perdonare dal figlio. • Scopre altresì che le emozioni non sono automatiche ma basate sulle nostre percezioni e che se noi riusciamo a verificarle, possiamo controllare le emozioni. • Quanti cicli ORGI riscontriamo nel racconto? • Come possiamo scomporre il racconto nelle fasi di Osservazione, Reazione, Giudizio e Intervento? • Quali “tranelli” sono intervenuti? • Un uomo, dirigente d’azienda, è impegnato a studiare per un esame che dovrà sostenere il giorno successivo. • Si chiude nel suo studio e chiede al figlio di sei anni di non disturbarlo per nessun motivo. • Mezz’ora più tardi il piccolo apre la porta e lo interrompe. Il padre si adira perché considera (O) l’arrivo del figlio come qualcosa che gli aveva proibito. • Ritiene la sua collera (R) totalmente giustificata (G) e sgrida aspramente il figlio per l’interruzione (I). • Più tardi il padre nota (O) che il figlio è sconvolto e appartato e ritiene che questi abbia agito in modo sproporzionato all’evento. • La nuova considerazione fa scattare ulteriori sensazioni di tensione e di preoccupazione (R) per il figlio, cosa che lo porta alla decisione (G) di dover accertare le cause del problema e quindi a chiedere spiegazioni (I) al bambino o alla madre. • Quello che il padre viene a scoprire (O) è che il figlio era sceso, per volere della madre, a chiedergli se volesse una tazza di caffè e per dargli la buona notte. • La scoperta gli fa sorgere un senso di colpa e vergogna (R) e giunge alla conclusione (G) di aver avuto torto nel reagire così frettolosamente e cerca quindi di scusarsi e di farsi perdonare (I) dal figlio.