Periodico
di informazione
di Humanitas
Gavazzeni
Anno XIV
Numero 2
Novembre 2014
Grandi azioni
in piccoli gesti
Dinamica, creativa, multidisciplinare.
È la medicina oggi
fatta di procedure, interventi, cure
e attenzione alla persona
Radiologia interventistica,
operazione accuratezza
Menopausa, quell’antipatico
squilibrio
Alimentazione sana: chi ben
comincia è a metà dell’opera
Dormire bene per vivere meglio
Dopo una frattura,
recuperare si può, si deve
Le relazioni pericolose
tra diabete e obesità
Velocità e precisione
per un lavoro di squadra
Infarto, conoscere per prevenire
Se l’ingranaggio si inceppa
Prelevare un tessuto per
analizzarlo, risolvere il
malfunzionamento di un organo,
trattare un tumore. Procedure
assimilabili a piccoli interventi
chirurgici che richiedono grande
tecnica, creatività ed esperienza
supportati da strumentazioni
e materiali innovativi.
È la Radiologia Interventistica,
una branca della Diagnostica
per Immagini sviluppata
in ospedali all’avanguardia
come Humanitas Gavazzeni.
Radiologia interventistica,
operazione accuratezza
N
CARTA DI IDENTITA’
La Radiologia Interventistica
costituisce una branca specialistica
della Radiologia che raccoglie
il complesso di manovre e procedure
invasive percutanee, compiute sotto
la guida delle tecniche di diagnostica
per immagini (RX, ecografia,TC), rivolte
alla diagnosi e/o alla terapia delle
malattie.
Effettua procedure quali:
• prelievi da organi profondi a scopo
diagnostico
• iniezioni di mezzi di contrasto o farmaci
in organi/cavità profonde
• terapia delle neoplasie attraverso
il posizionamento di aghi
• evacuazione di cavità (drenaggi)
• “idraulica” vascolare, biliare, urologica,
enterale
• trattamento di stenosi,
occlusioni, dilatazioni
• embolizzazione
(occlusione) vascolare
• posizionamento di
devices intravascolari
(cateteri per infusione,
filtri)
2
HUMANITASGAVAZZENI - NOVEMBRE 2014
ell’immaginario collettivo la Radiologia è considerata una branca della
Medicina estremamente tecnica ma
statica, tesa alla produzione di
immagini diagnostiche attraverso Raggi X (radiografie e
TC), ultrasuoni (ecografia) o
campi elettromagnetici (Risonanza Magnetica). Vero, certo,
ma sempre più spesso la Radiologia, al passo con i progressi
Enzo Angeli
della Medicina e con la ricerca
di cure e terapie, è dinamica, creativa e multidisciplinare. Con gli occhi e la guida di
queste stesse tecnologie è infatti possibile
eseguire manovre assimilabili a piccoli interventi chirurgici, attraverso accessi cutanei minimi con fini estremamente vari come, ad esempio, prelevare un tessuto per
analizzarlo, risolvere il malfunzionamento
di un organo, trattare un tumore non aspor-
tabile chirurgicamente. Ne parliamo con
Enzo Angeli, responsabile della Diagnostica
per Immagini di Humanitas Gavazzeni.
Dottor Angeli, possiamo dire che
il “perno” attorno a cui ruota la
Radiologia Interventistica, centrale per definire una diagnosi o
iniziare una procedura di trattamento, è l’ago?
Direi di sì. La Radiologia Interventistica offre la possibilità tecnica
di effettuare in modo rapido, sicuro e minimamente invasivo, diversi interventi. Ad esempio, prelevare un campione
di tessuto, iniettare un farmaco in un organo, posizionare un catetere di drenaggio in
un ascesso o cavità profonda, occludere
un’arteria sanguinante o riaprire un condotto vascolare ostruito, trattare un varicocele; sempre iniziando dall’utilizzo di un
ago. L’ago permette di oltrepassare la barriera cutanea in maniera agevole e sicura e,
successivamente, prelevare liquidi, cellule
o tessuti, iniettare farmaci o mezzi di contrasto per diagnostica; ed essere il preludio
al posizionamento di sonde, cateteri e altri
strumenti negli organi e nelle strutture vascolari. Centrale è quindi la precisione del
gesto, la capacità di noi radiologici interventisti di guidare questi strumenti all’interno dell’organismo manovrandoli dall’esterno e osservandone la progressione e
il corretto posizionamento su un monitor.
Nella massima sicurezza per le persone. Solitamente quando diciamo a un paziente
che dobbiamo “posizionare un ago”, abbiamo una reazione di spavento; ma si tratta di
procedure generalmente poco invasive,
non dolorose né pericolose, di natura routinaria se effettuate con esperienza e professionalità.
L’utilizzo principale di questa specializzazione della radiologia è nel campo delle
malattie oncologiche.
Gli agoaspirati e le agobiopsie con guida
ecografica e TC (Tomografia Computerizzata), rappresentano quantitativamente il
maggior numero di procedure di radiologia
interventistica a supporto dell’oncologia. In
Humanitas Gavazzeni ne eseguiamo circa
500 l’anno. L’ago aspirato consente il prelievo di liquidi e materiale cellulare (analisi citologica), mentre l’agobiopsia consente il
prelievo di piccole “carote” o frustoli di tessuto per un’analisi istologica. Le patologie
sono soprattutto quelle della tiroide, della
mammella, dei linfonodi ma anche di organi
più profondi come fegato, rene, polmone. Si
tratta di una diagnostica invasiva generalmente eseguibile in regime ambulatoriale,
con una semplice anestesia locale. Altre procedure più complesse di trattamento richiedono invece il ricovero del paziente e, talora,
la collaborazione di altri specialisti quali
l’anestesista.
Il tumore al fegato è una neoplasia su cui
la radiologia interventistica offre un forte
contributo nella gestione della malattia.
Di fronte a un tumore in fase iniziale, che non
supera i 4-5 cm, le tecniche di radiologia interventista possono fare molto per “distruggere” definitivamente i tessuti malati del fe-
gato. Di fronte a un piccolo epatocarcinoma è possibile utilizzare l’alcolizzazione (in regime ambulatoriale), ma ancor più valida è la termoablazione con radiofrequenza
che viene invece eseguita su pazienti ricoverati. Altre tecniche efficaci sono l’embolizzazione e la chemioembolizzazione: utilizzando un
piccolo catetere si entra nel ramo
arterioso che porta il sangue al tumore e vi si inietta materiale embolizzante e/o farmaci per cercare di
distruggere la massa tumorale.
Come dice la parola stessa, si “interviene” anche in sala operatoria, oppure su richiesta di altri specialisti
per risolvere problematiche in urgenza.
In alcuni casi programmiamo interventi in
sala operatoria a fianco del chirurgo generale per trattare - letteralmente “cuociamo” il
tumore scaldandolo dopo averlo infilzato
con un apposito ago a radiofrequenza - piccole lesioni tumorali epatiche non asportabili chirurgicamente; in altri casi urgenti di
pazienti ricoverati o del Pronto Soccorso, ef-
fettuiamo procedure di occlusione vascolare
per bloccare emorragie arteriose in atto.
“Piccole” operazioni all’interno di un grande lavoro di squadra che spesso coinvolge
chirurghi generali, vascolari, toracici, traumatologi, urologi che chiedono allo specialista radiologo interventista tempestività e
esperienza ma anche una buona dose di
creatività per risolvere, di volta in volta, il
problema.
UNITI PER COMBATTERE IL CANCRO
La multisciplinarietà è nel Dna di un ospedale moderno. La Diagnostica per Immagini
con la Radiologia Interventistica, insieme alla Medicina Nucleare, alla Radioterapia,
al Laboratorio di Analisi sono i principali servizi di cui fruiscono gli oncologi nel lavoro
di squadra quotidiano di lotta al cancro: affrontare il problema di un paziente a 360°,
avanzare proposte, sviscerare dubbi, analizzare e cercare soluzioni anche innovative,
sempre nel rispetto delle linee guida e dei protocolli medici e ospedalieri, per cure
sempre migliori. In Humanitas Gavazzeni l’impostazione di lavoro è questa.
Lavorano insieme specialisti in gruppi multidisciplinari che mettono al centro il singolo
paziente affetto da una patologia tumorale.
Si chiamano: GIOT - Gruppo Interdisciplinare Oncologia
Toracica - e si occupa delle patologie toracopolmonari,
Per saperne di più
Gruppo di Senologia che segue le patologie della
sull’Area Oncologica
mammella, Gruppo di Patologia Prostatica che ha in
www.humanitasgavazzeni.it
carico tutte le problematiche legate alla prostata,
Gruppo di Patologia Gastrointestinale incentrato sulle
malattie tumorali del tratto gastroenterico e Gruppo di
Patologia Tiroidea.
HUMANITASGAVAZZENI - NOVEMBRE 2014
3
SPUNTI PER UNA
COLAZIONE DOLCE
La prima colazione è
fondamentale per la dieta
quotidiana. Permette
di introdurre i nutrienti necessari
a far ripartire il metabolismo
dopo la notte di riposo
e di mantenere alti i livelli
di attenzione aiutando
l’organismo a controllare
il senso di fame.
Alimentazione sana: chi ben com incia...
è a metà dell’opera
U
ALIMENTI E NUTRIENTI
Sono fonti di
• carboidrati
complessi: pane,
fette biscottate,
biscotti, cereali, crackers
• proteine: latte, yogurt,
prosciutto, formaggi, uova
• zuccheri semplici:
marmellata, miele, frutta
fresca, spremute, succhi,
cioccolato
• grassi polinsaturi
(grassi vegetali): frutta
secca oleosa
• grassi animali: latte,
yogurt, burro,
prosciutto, formaggio
4
HUMANITASGAVAZZENI - NOVEMBRE 2014
n libro, un film, “Colazione da Tiffany”, un’immagine che da decenni è
simbolo di moda ed eleganza: Audrey Hepburn in abito da sera che scende da
un taxi alle prime ore della mattina e si ferma davanti la vetrina della gioielleria più famosa del mondo con in mano un sacchetto
di carta che contiene cappuccio e brioche; e
di fronte a quelle scintillanti vetrine fa colazione. Anche il suo personaggio, strampalato e originale come Truman Capote l’aveva
creato, iniziava però la giornata con il rito
della colazione. Perché la mattina, per far ripartire il nostro organismo e riattivare il nostro metabolismo che durante la notte si è
fermato, bisogna mangiare.
“Durante la notte,
con il digiuno, si modificano i nostri parametri biochimici
che ‘si addormentano’. Svegliarsi significa riattivare il metaStefania Setti
bolismo, riaccendere tutti gli organi - spiega Stefania Setti, medico nutrizionista e responsabile dell’Ambulatorio di Nutrizione Clinica e Dietologia
di Humanitas Gavazzeni -. Fare colazione
significa introdurre nel nostro organismo
nutrienti, in particolare carboidrati ovvero
zuccheri, che entrano in circolo piano piano
nell’arco della mattinata e ci permettono di
mantenere alti i livelli di attenzione evitando di arrivare affamati a pranzo”.
UN AIUTO PER CONTROLLARE
IL SENSO DI FAME
Fare colazione aiuta a dare il ritmo alla giornata e a gestire meglio il senso di fame e di
sazietà. “Fare una colazione corretta e bilanciata nei nutrienti permette di mantenere il
più possibile costante il livello della glicemia
e evitare sbalzi importanti che possono causare cali di attenzione, perdita di concentrazione e senso di stanchezza; nel lungo periodo può anche verificarsi intolleranza glucidica, soprattutto se c’è una familiarità e
quindi una predisposizione, che nel tempo
può addirittura degenerare nel diabete mellito” aggiunge la dottoressa Setti. Sono però
parecchie le persone che, per i più svariati
motivi, saltano la colazione e non sentono il
bisogno di mangiare la mattina.
“Il nostro organismo riesce ad adattarsi e si
abitua a non fare colazione, pertanto è più
difficile riprendere questa importante abitu-
dine alimentare - dice Sabrina Oggionni,
dietista di Humanitas Gavazzeni -. Però si
può e si deve fare, iniziando gradualmente
con un biscotto o una fetta biscottata, un
cracker se si ama il salato, un pezzo di pane
bianco o integrale, ma anche un po’ di frutta
fresca o uno yogurt”.
Anche il burro è fonte di vitamina D essendo
un grasso animale, e ogni tanto possiamo
metterlo in tavola ma sempre con moderazione”. Se si è intolleranti al latte e quindi al
lattosio, esistono valide alternative: latte delattosato (dove il lattosio è stato già scisso in
zuccheri più semplici ed è facile da assorbire) oppure latte di soia o riso, addizionati di
calcio proprio per pareggiare il latte vaccino
e che, peraltro, non contengono colesterolo
di cui è ricco invece il latte.
COLAZIONE ITALIANA
E INTERNAZIONALE
Insomma la questione è trovare il modo di
iniziare la giornata dando da mangiare al
nostro cervello e al nostro organismo. In Italia per le nostre abitudini alimentari, la colazione è sostanzialmente dolce. In molti altri
paesi invece la colazione è decisamente più
corposa e consistente, ovvero a base di car-
SPUNTI PER UNA
COLAZIONE SALATA
• un toast con una fettina di
prosciutto oppure formaggio,
una spremuta di arancia o
pompelmo
• uova, anche strapazzate
ma non fritte, con pane tostato
e una spremuta di arancia
o pompelmo
QUOTA CALORIE E NUTRIENTI
La colazione dovrebbe coprire il 15-20%
del nostro fabbisogno calorico giornaliero,
che si va ad aggiungere al 40% del pranzo, al
30-35% della cena, e al 5 + 5 % degli spuntini
a metà mattina e pomeriggio.
La quota principale
di nutrienti forniti
dalla colazione è
rappresentata dai
carboidrati complessi (fette biscottate o
biscotti,
cereali).
Sabrina Oggionni
Trattandosi di zuccheri a lento rilascio, questi entrano in circolo gradualmente mentre gli zuccheri semplici (marmellata o frutta) danno energia immediata. C’è poi una quota di proteine e calcio che arriva dal latte o dallo yogurt. “Fare
colazione è un modo per introdurre, anche
in un regime di dieta controllata, che esclude ad esempio formaggi, attraverso latte o
yogurt, la vitamina D fondamentale per assorbire il calcio - spiega la dottoressa Oggionni -. È liposolubile e quindi viene assorbita con i grassi; meglio quindi introdurre a
colazione un latte non del tutto scremato.
• caffè o the con latte o yogurt
+fette biscottate o pane con un
velo di marmellata o miele o
biscotti secchi o torte semplici
tipo margherita + frutta fresca
(succo al 100% o spremuta o
frutto)
• latte o yogurt (sono l’uno
l’eventuale alternativa dell’altro)
con cereali, meglio se integrali.
Ai cereali possono essere
aggiunti frutta fresca a pezzi,
frutta secca oleosa (noci,
nocciole o mandorle) oppure
frutta secca disidratata (prugne
secche, albicocche disidratate,
uvetta)
• centrifugato di frutta e verdura
fresca con pane tostato o fette
biscottate
boidrati, ma anche di proteine quali ad
esempio uova, prosciutti e formaggi; cosa
che “autorizza” a saltare il pranzo.
“Fare una colazione sostanziosa può essere
una buona scelta se, durante le nostre giornate, finiamo per non pranzare - commentano Setti e Oggionni -. Di certo è sconsigliato fare una colazione frugale, un pranzo frugale e poi una cena abbondante. E’ vero che
recuperiamo i nutrienti che non abbiamo
assunto durante la giornata, ma andare a
dormire appesantiti non fa bene: i carboidrati si depositano in misura maggiore come
grassi, la digestione è più difficile e si hanno
ripercussioni anche sul riposo. Meglio concludere la giornata con una cena leggera,
che è sufficiente se iniziamo a nutrire il nostro organismo fin dalla mattina”.
HUMANITASGAVAZZENI - NOVEMBRE 2014
5
È il più diffuso dei problemi
al cuore e può essere prevenuto
con un corretto stile di vita
e una costante attività fisica.
Cure tempestive possono
consentire, a chi è stato colpito
da un infarto, di riprendere
le proprie abitudini quotidiane.
Infarto, conoscere per prevenire
L’
importanza della prevenzione è un
concetto noto sin dagli albori della
pratica medica. Oggi, pur potendo
contare su tecniche sempre più innovative,
precise e mininvasive, abitudini dannose e
stili di vita non corretti continuano a minare la
salute del nostro cuore facendo crescere, anziché diminuire, il numero delle patologie
cardiovascolari. Come l’infarto, un iniziale
“malessere” che può tradursi in un dramma
ma che, riconosciuto per tempo, può essere
curato. “Se una coronaria si chiude - spiega
Bruno Passaretti, responsabile dell’Unità
Operativa di Riabilitazione di Humanitas Gavazzeni - la porzione di cuore che viene da essa nutrita soffre e poi muore. Questo processo
avviene in 6 ore ed è
questo il tempo massimo entro cui bisogna intervenire: se si
arriva tardi i benefici
di un intervento possono, purtroppo, esBruno Passaretti
sere molto limitati”.
COME SI RICONOSCE L’INFARTO
Per quanto non si possa generalizzare, il dolore tipico dell’infarto è caratterizzato da un
senso di oppressione o stringimento che
può generarsi al centro o sul lato sinistro del
petto. Può irradiarsi a tutte e due le braccia o
a una sola, in genere quella sinistra. Il dolore
può salire fino alla mascella, scendere a livello dello stomaco o irradiarsi sul dorso. “Il
dolore - precisa Antonino Pitì, responsabile
6
HUMANITASGAVAZZENI - NOVEMBRE 2014
pena il paziente arriva in struttura. “Il tempo
più importante, quello sul quale l’ospedale
può fare poco - prosegue il responsabile di
Cardiologia - è il cosiddetto “ritardo decisionale”, il tempo che il paziente utilizza per decidere di rivolgersi a un medico. Se la decisione viene presa subito, le possibilità di intervenire sul’infarto sono ottime; se invece
si lasciano trascorrere ore prima di prendere
una decisione, diventa difficile riuscire a salvare la parte del cuore colpita”. Arrivato in
ospedale, dopo che l’infarto è stato diagnosticato e comunicato ai medici
dagli addetti del 112 (ex 118), il
paziente viene portato in sala angiografica per una coronarografia. «La coronaria viene riaperta
utilizzando un minuscolo palloncino, poi viene installato uno
stent, una piccola protesi metal- Guido Belli
lica che tiene aperta la coronaria nel punto
occluso - spiega Guido Belli, responsabile
del Laboratorio di Emodinamica di Humanitas Gavazzeni -. Seguiranno cure farmacologiche a base di farmaci antiaggreganti per
dell’Unità Operativa di
Cardiologia di Humanitas Gavazzeni - è dovuto al fatto che le cellule del cuore stanno
soffrendo. Il dolore è il
campanello d’allarme,
il segnale che c’è qual- Antonino Pitì
cosa che non va e che bisogna chiamare il
112 (ex 118) per verificare se sia in atto o meno un infarto”.
IL FATTORE TEMPO È CRUCIALE
Sei sono le ore a disposizione per agire. Pertanto le unità coronariche degli ospedali si
sono dotate di strumentazioni che consentono di riaprire le coronarie nel più breve
tempo possibile, iniziando l’intervento ap-
impedire che lo stent si richiuda. Nell’arco di
un anno le cellule della parete della coronaria ricopriranno interamente lo stent e la situazione potrà dirsi stabilizzata”. Ma non bisogna comunque abbassare la guardia.
CENTRALE LO STILE DI VITA
La prevenzione è fondamentale per contenere gli infarti. “Tutti - sottolinea il dottor
Passaretti - sia chi ha subito un infarto sia
chi è considerato a rischio devono adottare
uno stile di vita corretto, con un’alimentazione sana accompagnata da una buona attività fisica, e tenere sotto controllo pressione, colesterolo, sovrappeso, sedentarietà, diabete; fattori di rischio che si aggiungono a quelli non modificabili come familiarità e inquinamento ambientale. E abolire il fumo”.
RISPETTARE IL CUORE
Sul fronte del mantenimento del
fisico non servono grandi sforzi.
Anzi, sforzi troppo intensi e prolungati vanno evitati se non sono
supportati da adeguati allenamenti. “Bisogna rispettare il cuore, imparare
ad ascoltarlo - dice Pietro Agostini, fisiatra
di Humanitas Gavazzeni -. Quando si ha un
affanno intenso e il cuore batte in maniera
eccessiva, bisogna concedergli riposo. Questo rispetto è ancor più importante per chi
ha una patologia in atto”. Per
mantenere in salute il cuore
qualsiasi movimento va bene,
salire le scale come camminare. “Noi seguiamo anche
una metodologia che prevede
un’attività fisica a sforzo moPietro Agostini
derato, fino a quando cioè
non viene il fiatone che impedisce di parlare
- spiega il dottor Agostini -, per 30 minuti
ogni 48 ore. Se si riesce a mantenere
questo impegno nel
tempo, senza interruzioni, si può ridurre di molto il rischio
d’infarto e anche del
50% la possibilità di
recidiva”.
PAROLA D’ORDINE:
RIABILITAZIONE
La riabilitazione è fondamentale
per le persone che hanno subito
un infarto, perché riduce le
possibilità di recidiva e migliora
la qualità della vita.
I MAC, acronimo di
Macroattività Ambulatoriale
Complessa, rappresentano la
modalità di trattamento
riabilitativo del paziente post
infarto promossa dalla Regione
Lombardia e adottata da
Humanitas Gavazzeni.
È un sistema che prevede che
i pazienti che hanno avuto un
infarto si rechino in ospedale –
per un certo periodo, tutti
i giorni per un paio d’ore – per
partecipare a un programma
riabilitativo focalizzato
all’intervento preventivo
sui fattori di rischio.
Non si tratta dunque solo di fare
attività fisica ma, anche,
di essere sottoposti a visite
e controlli da parte di specialisti
quali dietologi, psicologi e,
se necessario, diabetologi.
In questo ambito i medici
provvedono anche a “tarare”
il dosaggio dei farmaci sulla
risposta alle cure del singolo
paziente.
PENSARE POSITIVO
Se si è stati colpiti da un infarto, è importante affrontare la nuova vita con positività.
E non è solo una questione di umore. “È provato – spiega Agnese Rossi, psicologa di
Humanitas Gavazzeni – che coloro che affrontano con un approccio
positivo e collaborante la malattia cardiaca e lo stile di vita che ne
segue, hanno una mortalità inferiore rispetto a quelli che, invece,
affrontano la riabilitazione con scarsa motivazione. E’ indubbio che
chi accetta in modo attivo la malattia, con il desiderio di essere
protagonista della propria salute, è maggiormente disposto a
modificare abitudini alimentari scorrette, a svolgere esercizi fisici con
Agnese Rossi
gratificazione, ad avere una vita relazionale e sociale più dinamica,
dando maggiore fiducia al proprio corpo e progettando cambiamenti costruttivi del
proprio stile di vita. Tutti questi comportamenti agiscono su una migliore prognosi e su
una migliore qualità della vita. Prendersi cura degli aspetti emotivi è fondamentale per
questi pazienti al fine di raggiungere un
completo benessere psico-fisico”.
Per saperne di più
sul Centro Cardio
www.humanitasgavazzeni.it
HUMANITASGAVAZZENI - NOVEMBRE 2014
7
Oltre il 40% degli italiani
ha problemi legati
a disturbi del sonno,
spesso non diagnosticati.
Risolverli significa
riacquistare salute
e benessere.
La vita della donna è segnata
da alcune modificazioni
del corpo che possono
condizionare personalità
e modo di vivere.
Fastidi, disturbi, problematiche
che meritano attenzione e che,
se affrontate per tempo
e con le dovute conoscenze,
possono essere ben gestite
e controllate.
Menopausa, quell’antipatico
squilibrio
I SINTOMI
disturbi vasomotori (vampate di calore,
sudorazioni notturne)
disturbi del sonno
irritazione vaginale, prurito
e irritazione vulvare
cefalea
irritabilità
disturbi dell’umore (ansia e depressione)
senso di affaticamento
ridotta capacità di concentrazione
diminuzione della memoria
insonnia
dolori articolari
tensione mammaria
osteoporosi
N
on è una malattia ma per le donne finisce spesso per esserlo. La menopausa è
una condizione naturale della donna che segna l’interruzione della produzione ormonale e, quindi, la fine della vita riproduttiva
naturale. Gestirla al meglio è la richiesta che
le donne fanno alla Medicina per risolvere i
mille fastidi che porta con sé. “Squilibro è la
parola che meglio riassume questo passaggio obbligato della vita della donna che avviene attorno ai 50-55
anni, ma la cui insorgenza si sta
abbassando - spiega Marcella
Montini, endocrinologa di Humanitas Gavazzeni -. I trattamenti ormonali (estrogeni e/o
Marcella Montini
progesterone) (TOS) che agiscono come sostituto degli ormoni che il corpo
non produce più, possono essere utilizzati
sia per trattare i sintomi climaterici sia per
prevenire l’osteoporosi”. Se una donna è in
menopausa precoce e non ci sono controindicazioni come, ad esempio, un pregresso
cancro della mammella, “è fondamentale
iniziare una terapia ormonale sostitutiva
personalizzata per ridurre sintomi e complicanze - aggiunge la dottoressa Montini -. La
terapia dovrebbe essere mantenuta almeno
fino all’età della menopausa naturale con
una rivalutazione periodica”. Con la menopausa è ancora più importante tenere sotto
controllo il peso, il fumo, la sedentarietà,
l’ipertensione. Adottare uno stile di vita corretto e un’alimentazione sana possono essere d’aiuto. “Pochi grassi, molta acqua, poco
zucchero che innalza la glicemia e gli sbalzi
8
HUMANITASGAVAZZENI - NOVEMBRE 2014
d’umore - dice Stefania Setti, medico nutrizionista di Humanitas Gavazzeni -. E’ consigliabile ridurre caffeina, the, cioccolato e bevande alcoliche che disturbano anche il
sonno; e aumentare e rendere costante l’attività fisica per almeno 30 minuti al giorno”.
RINFORZARE IL FISICO
“Bisogna muoversi poiché la contrazione
muscolare rappresenta uno stimolo meccanico sull’osso che invece, per fattori ormonali, tende a diventare più fragile. In generale l’esercizio terapeutico si può ricondurre a due tipi di attività - spiega Maria Elena
Abati, medico fisiatra di
Humanitas Gavazzeni -:
l’attività aerobica di impatto (con carico sulle
gambe e sui piedi come la
corsa, lo step) e l’attività di
resistenza o forza, ovvero
l’allenamento segmenta- Maria Elena Abati
rio (esercizi con pesi, macchine o elastici).
Questi diversi tipi di allenamento aiutano a
ridurre la perdita di massa ossea a livello
della colonna e/o del collo del femore, in
forma diversa a seconda del tipo di esercizio svolto. Camminare soltanto non basta;
serve invece camminare a velocità sostenuta, fare jogging o associare il cammino alla
salita delle scale o allo step. Meglio abbinare più tipologie di allenamento: esercizi a
impatto medio-alto + rinforzo muscolare +
esercizi per l’equilibrio. L’insieme ha un effetto positivo sia sul femore sia sulla nostra
colonna vertebrale”.
Dormire bene per vivere meglio
L
e nostre giornate non sono più regolate
dalla luce e dal buio, nonostante il nostro orologio biologico continui a essere impostato su questi due parametri e le nostre
attuali abitudini di vita riducano sempre più
il tempo dedicato al sonno. Ma dormire è indispensabile per il buon funzionamento del
nostro organismo e delle nostre
facoltà mentali.
“Sonno e veglia rappresentano
due processi base della vita - dice Paola Merlo, responsabile
dell’Unità Operativa di Neurologia di Humanitas Gavazzeni mondi differenti, dotati di con- Paola Merlo
trolli e funzioni indipendenti, regolati dal
ritmo circadiano (dal latino ‘circa diem’, circa un giorno). La successione dei periodi di
sonno e di veglia ha e dovrebbe avere un intervallo regolare e costante”.
Dormire poco o male certamente riduce le
capacità di attenzione e concentrazione, ma
se questa può essere una condizione temporanea, legata ad alcune condizioni specifiche del nostro vivere quotidiano, tuttavia
può anche essere legata a diverse patologie,
non solo in ambito neurologico. Fondamentale, pertanto, è la valutazione multidisciplinare del disturbo del sonno che vede coinvolti non solo i neurologi ma anche pneumologi, geriatri e altri specialisti. Tutto ciò
per evitare ‘il fai
da te’ e individuare la corretta
causa del disturbo. L’importanza
di questa patologia ha portato
Humanitas Ga-
vazzeni ad attivare un nuovo Ambulatorio
dedicato alla “Patologia del Sonno”.
UN AMBULATORIO DEDICATO
“Intervenire sulla regolamentazione del
sonno è un’opera di prevenzione e Medicina
che realizza il benessere completo della persona - spiega Emilio Ubiali, neurofisiologo, consulente della Neurologia di Humanitas Gavazzeni -.
Mediamente, in età adulta, le ore
di sonno necessarie per stare bene
sono 8-9 e diminuiscono con l’aumentare dell’età. Disturbi del sonno possono essere causati da abitudini sbagliate, semplici quindi da superare, ma anche da vere e proprie patologie (il
non dormire ma anche il dormire nei momenti sbagliati e troppo)”. Capire la natura
del disturbo che causa un mancato riposo è
fondamentale per poter
individuare la terapia adeguata. “Ogni caso è a sé; in
genere viene effettuata
una visita neurologica con
colloquio sonnologico e
test specifici - continua il
dottor Ubiali - e, se neces- Emilio Ubiali
sario, eventuali esami strumentali”. “La valutazione trasversale e multidisciplinare - aggiunge la dottoressa Merlo - è il connotato
essenziale di questo progetto che vuole fornire
una visione globale del
problema per poter fornire ai soggetti interessati
ogni tipo di indicazione e
cura, non necessariamente farmacologica”.
I DISTURBI
PIU’ FREQUENTI
Insonnia con disturbi
dell’addormentamento e
del mantenimento del sonno:
è determinata da stati
psicopatologici quali il disturbo
d’ansia e dell’umore e da svariate
altre cause fra le quali anche
malattie internistiche
Ipersonnia con eccessiva
sonnolenza diurna ed eccessiva
durata del sonno: è causata da
lesioni post traumatiche, malattie
neurodegenerative geneticamente
determinate, disturbi respiratori
e internistici
Sindrome delle apnee ostruttive
di origine neurologica e roncopatie
Sindrome delle gambe senza
riposo: l’impossibilità di mantenere
ferme le gambe durante
l’addormentamento
Narcolessia, spesso confusa
con l’epilessia: è caratterizzata
da improvvisi addormentamenti
con paralisi del sonno e caduta
a terra improvvisa
Paralisi del sonno, mioclono
notturno
Parasonnie: malattie che si
verificano soprattutto nell’infanzia
come sonnambulismo,
somniloquio, risvegli terrifici,
bruxismo
HUMANITASGAVAZZENI - NOVEMBRE 2014
9
Le malattie proctologiche
sono in forte crescita
perché l’età media delle
persone sale. Grazie alle
moderne strumentazioni
diagnostiche è possibile
individuarle e risolverle
migliorando la qualità
di vita.
In tutto il mondo obesità
e diabete di tipo 2 sono
in aumento e rientrano
a pieno titolo tra le malattie
cronico-degenerative
che maggiormente
influenzano la salute.
L’approccio terapeutico
è sempre più
multidisciplinare.
Le relazioni pericolose
tra diabete e obesità
È
un rapporto molto stretto quello che lega obesità e diabete, al punto che da
qualche anno si parla di “diabesità”, parola
che accomuna queste due patologie in
un’unica malattia. Il controllo dei livelli di
glicemia (lo zucchero nel sangue), entro valori normali è affidato a un’azione efficiente
dell’insulina ma, in
presenza di obesità,
questa azione è deficitaria dato che l’eccesso di tessuto adiposo determina insulino-resistenza,
Giuseppe Marinari
cioè una minore efficacia nell’azione dell’insulina nei tessuti periferici. La resistenza periferica all’insulina
è, a sua volta, responsabile di iperinsulinemia (elevati livelli di insulina nel sangue),
spesso inefficace nel controllare la glicemia
e causa di molte gravi malattie collegate all’obesità. Oltre il 20% dei soggetti obesi è affetto da diabete di tipo
2, e sono pochi i soggetti affetti da
diabete di tipo 2 non obesi.
IL CONTRIBUTO DELLA
CHIRURGIA BARIATRICA
“Si tratta di un tema di grande attualità - spiega Giuseppe Marinari, responsabile della sezione di Chirurgia
bariatrica di Humanitas Gavazzeni e
direttore del Centro di Obesità - tanto
che sia le linee guida americane del
2013, redatte da dietologi, endocrinologi e chirurghi dell’obesità, sia il NI-
10
HUMANITASGAVAZZENI - NOVEMBRE 2014
occhi, reni, cuore, arti
CE (National Institute of Care and Excelleninferiori e sistema
ce) nel 2014, hanno esteso le indicazioni di
nervoso che possono
chirurgia dell’obesità anche a chi soffre di
invalidare in modo
diabete e obesità di I grado, cioè con un BMI
grave la persona macompreso fra 30 e 35: è una vera rivoluzione
lata. Sicuramente se
culturale, perché si vuole aggredire la malatquesti danni sono già
tia già nel suo primo manifestarsi”.
presenti non possono
Dopo un intervento di chirurgia bariatrica Rosa Miranda Testa
infatti la vita di un malato obeso affetto da essere eliminati ma, con la remissione della
diabete 2 cambia radicalmente: per tutti c’è malattia, si può fermare la loro progressione”.
una forte riduzione della terapia per il dia- In Humanitas Gavazzeni la condivisione e la
bete e, in più del 50% dei casi, si possono eli- gestione del malato affetto da diabesità è un
percorso di terapia e cuminare completamente i farmaci.
ra ben delineato;
“Il diabete di tipo 2 incide molto sulla
Le proiezioni
non è così però a
qualità della vita di una persona - agdell’Organizzazione
livello nazionagiunge Rosa Miranda Testa, endoMondiale della Sanità
le. “Per diversi
crinologa di Humanitas Gavazzeni
prevedono per il 2015 circa 2,3
motivi, la te- per la necessità dell’utilizzo conmiliardi di individui in sovrappeso, più
rapia chirurtinuo a volte di più farmaci, e per i
di 700 milioni di obesi e più di 300
gica non è
possibili danni che può causare a
milioni di diabetici. In Italia sono
proponibile a
almeno 3 milioni le persone che
tutti i teorici
hanno problemi di diabete e circa
candidati, ma
1 milione che non sanno di
manca
ancora
essere malate.
una scelta terapeutica profondamente condivisa da tutte le diverse
specialità coinvolte - conclude Giuseppe Marinari vale a dire endocrinologi,
diabetologi, nutrizionisti e
chirurghi. E’ importante
mantenere alta l’attenzione
su questo problema per non
restare indietro nell’assistenza e nella ricerca”.
Se l’ingranaggio si inceppa
L’
aspettativa di vita che cresce porta con
sé molti vantaggi ma anche qualche fastidio dal punto di vista della salute. Numerose sono infatti le malattie di natura funzionale che sorgono in età avanzata, dovute per
lo più al logorio di alcune parti del nostro organismo. “Gli specialisti che si occupano
delle malattie che colpiscono colon, retto e
ano - dice il dottor Paolo Ubiali, responsabile di Chirurgia Generale di Humanitas Gavazzeni, Unità operativa all’interno della
quale è stata creata un’èquipe di Proctologia
- sono tra gli specialisti
che più hanno la possibilità di incidere sulla
qualità di vita di persone
che, nonostante la non
più giovane età, desiderano vivere una vita norPaolo Ubiali
male”.
TERAPIE MEDICHE, CHIRURGICHE
E RIABILITATIVE
Tra le patologie trattate dai proctologi ve ne
sono alcune molto diffuse e facili da individuare come le emorroidi, le ragadi e le fistole e altre invece diagnosticabili solo con esami più specifici, e che possono richiedere
interventi più complessi. “Si tratta di problematiche che riguardano la salute dell’apparato pelvico e del retto - sottolinea il dottor
Sergio Agradi, proctologo della nuova
équipe di Humanitas
Gavazzeni - quali la
stipsi, l’incontinenza
urinaria o fecale,
l’ostruita defecazione
e i prolassi. In tutti Sergio Agradi
questi casi il nostro apporto può essere di tipo clinico, chirurgico o semplicemente riabilitativo”.
Una
diagnostica
sempre più precisa e
potente consente di
scegliere tra diversi
percorsi di cura. “Fino a qualche anno fa
- precisa il dottor
Giuseppe Calabrò
Giuseppe Calabrò,
che si occupa in particolare della diagnostica proctologica - venivano operati, ad esempio, tutti i soggetti che presentavano problemi di mancata evacuazione. Oggi siamo in
grado di verificare se la stipsi sia dovuta a un
malfunzionamento dell’intestino, cosa che
non richiede un intervento chirurgico, o se
si tratti piuttosto di un problema di tipo
meccanico, per il quale possiamo intraprendere una semplice terapia riabilitativa”. Durante la visita proctologica il primo esame
che viene eseguito è l’anoscopia o rettoscopia, eseguita in Humanitas Gavazzeni con
un supporto video. Altri esami strumentali
importanti per definire una diagnosi proctologica sono la manometria anorettale, l’ecografia transanale e la pelvigrafia, con cui si
può valutare la funzionalità dell’apparato
sfinteriale e dei canali dell’ano e del retto e
visualizzare la dinamica evaPAVIMENTO PELVICO,
cuativa nel suo insieme.
PROBLEMI SOPRATTUTTO IN ROSA
Dal punto di vista degli interLe problematiche proctologiche più complesse – in
venti chirurgici, invece, i più
primo luogo i prolassi – riguardano soprattutto le donne
diffusi sono quelli eseguiti
(70-75%). Se gli uomini possono infatti soffrire solo di
con le tecniche Starr e Tranprolasso rettale, le donne sono soggette anche a quelli
star “con cui viene asportata e
vescicali e uterini. Una disparità strutturale data dal
ricucita la mucosa oggetto del
fatto che l’organismo femminile non dispone della
prolasso, che ostruisce il retto
prostata che, per come è posizionata, fornisce un valido
- spiega il dottor Agradi -. A
sostegno a tutto il piano perineale, evitando che questo
questi si affianca la tecnica
si rilasci verso il basso. Non solo: il canale anale e rettale
Pops, eseguita in laparoscodell’uomo e della donna sono anatomicamente diversi,
pia, con cui vengono eliminainoltre il pavimento pelvico delle donne che hanno
ti i prolassi. Il tutto in tempi
avuto gravidanze risulta essere più “accidentato” e,
molto brevi, intervenendo in
quindi, più soggetto a problematiche di natura
un unico ambito e con una
proctologica.
sola operazione”.
HUMANITASGAVAZZENI - NOVEMBRE 2014
11
muscolari e una perdita di funzione permanente e completa, con un impatto sull’autonomia del paziente particolarmente grave”.
Quando un paziente anziano si rompe il femore, la questione che si trova davanti il chirurgo ortopedico è se sia possibile intervenire con una protesi o se sia invece necessario
effettuare un intervento più complesso.
Ricominciare a camminare,
riconquistare sicurezza,
riprendere le proprie abitudini.
Oggi interventi chirurgici
e percorsi riabilitativi consentono
anche alle persone anziane
di superare una frattura agli arti.
Compresa una delle più ‘pesanti’,
quella al femore.
SPERIMENTARE NUOVE
METODICHE
Dopo una frattura, recuperare
si può, si deve
P
CADUTE,
FATTORI DI RISCHIO
• precedenti cadute
• paura di cadere
• polifarmacoterapie e assunzione
di alcune categorie di farmaci
• alterazione della mobilità
• alterazione della vista
• isolamento sociale
da PNLG, Linee guida
delle cadute da incidente
domestico negli anziani
12
HUMANITASGAVAZZENI - NOVEMBRE 2014
rocurarsi una fattura. Succede, e
molto, anche all’interno delle nostre
case, soprattutto a persone anziane.
Si chiamano “incidenti domestici” e rappresentano per la sanità una delle maggiori
cause di invalidità momentanea (o addirittura permanente) e di ricovero, causando a
chi ne è colpito anche un senso di insicurezza psicologica. I dati dicono che un terzo
delle persone con oltre 60 anni sia a rischio
di caduta per la combinazione di diversi fattori, legati da una parte all’invecchiamento e
dall’altra a situazioni ambientali non corrette. Per le donne c’è anche l’aggravante dell’osteoporosi che rende le ossa progressivamente più fragili. “La popolazione è sempre
più longeva, nel 2050 una persona su cinque
avrà più di 60 anni, e il problema va affrontato sia sul fronte della prevenzione sia sul
fronte dell’intervento medico sanitario appropriato - dice Flavio Cividini, responsabile dell’Unità Operativa di Traumatologia di
Humanitas Gavazzeni - . Le
cadute dell’anziano hanno
implicazioni varie e complesse all’interno delle
quali le fratture degli arti
inferiori e superiori rappresentano un’ampia percenFlavio Cividini
tuale, stimabile attorno al
20%”.
Parliamo soprattutto di fratture di femore
(80.000 all’anno in Italia sopra i 65 anni) ma
anche dell’anca, dell’arto superiore (omero,
ulna), del polso, della colonna vertebrale su
cui oggi la chirurgia propone interventi che
si prefiggono di riattivare la funzionalità e la
mobilità dell’organismo nei tempi più brevi
possibili.
RIMETTERE IN SESTO IL FEMORE
“Operiamo un paziente con una frattura di
femore rapidamente, entro le 48 ore, come
raccomanda peraltro il Ministero della Salute, per ridurre i rischi e le possibili complicanze. Il nostro
obiettivo però è anche permettere al paziente di stare seduto
o in piedi quanto prima e recuperare rapidamente la capacità
di deambulare - spiega il dottor
Cividini -. L’allettamento e l’immobilità possono provocare
una diminuzione delle forze
“La frattura trattata con la protesi ha un decorso più veloce e il malato cammina poi in
tempi rapidi, mentre la frattura che interviene in maniera più importante sul femore richiede una sintesi con chiodo e quindi un
periodo di tempo di almeno 60 giorni in cui
il paziente è praticamente bloccato a letto aggiunge il responsabile dell’Unità Operati- dice il dottor Cividini -. Il nostro compito è
va di Traumatologia di Humanitas Gavazze- far capire all’anziano che, invece, potrà recuni -. Stiamo applicando una nuova metodi- perare la sua autonomia. Ecco perché cerca, PFNA con cementazione, che dovrebbe chiamo di effettuare interventi chirurgici raconsentire un recupero decisamente più ve- pidi, precoci, che permettano di recuperare
loce del paziente. E i primi interventi stanno la capacità di camminare velocemente e,
quindi, di vivere bene”.
dando buoni risultati”.
Cercare sempre nuove tecniche per accorciare i tempi di permanenza a letto è un LA CENTRALITÀ
obiettivo costante di medici e specialisti. DELLA RIABILITAZIONE
“Direi che è centrale soprattutto per questo La fase della riabilitazione è quindi imporparticolare tipo di paziente. Quando un an- tantissima e fondamentale per tornare in
ziano cade e ha una frattura imporforma.
tante, quale può essere appun“La menomazione e disabilità da
Per saperne di più
to quella del femore, diventa
patologia traumatica o degenerafragile dal punto di vista
tiva degli arti rappresentano un
sull’Area Ortopedica
psicologico: pensa di non
settore di intervento ben consowww.humanitasgavazzeni.it
poter più essere autonomo,
lidato della Medicina Riabilitatidi essere di peso ai familiari e
va - spiega Michele Albano, requesto genera una sindrome
sponsabile della Riabilitazione Ordepressiva particolarmente grave topedica e Sportiva di Humanitas Ga-
vazzeni -. Il programma riabilitativo, in particolare per la frattura di femore, coinvolge
il paziente dall’immediato post operatorio
alla dimissione ed è
fortemente influenzato dallo stato
mentale, dalla mobilità e dalla funzionalità prima dell’infortunio. Questi sono
Michele Albano
infatti parametri utili per valutare il tipo di percorso riabilitativo da impostare, individuando le potenzialità da sfruttare. Il paziente deve tornare a
camminare e a svolgere le sue attività quotidiane il prima possibile per prevenire e
contrastare anche i rischi legati all’intervento chirurgico e all’immobilizzazione,
come la trombosi venosa profonda e le piaghe da decubito, limitando così le complicanze polmonari”.
MANTENERSI IN FORMA PER MIGLIORARE FORZA E EQUILIBRIO
Muoversi aiuta a migliorare la forza muscolare, la coordinazione
e l’equilibrio. Prima di intraprendere qualsiasi attività, anche
sportiva, è bene sottoporsi a una visita specialistica (fisiatrica
e cardiologica) per escludere quelle condizioni patologiche,
soprattutto a carico
del sistema cardio
circolatorio, che
potrebbero esporre
a un sovraccarico
funzionale e
all’insorgere di
patologie spesso
gravi.
L’attività fisica aiuta
infatti a mantenere
la funzionalità del sistema muscolo scheletrico. Se non ci sono
controindicazioni, fare una camminata ogni giorno evita la rigidità
articolare che spesso, nelle persone anziane, è una conseguenza
dell’artrosi. “Effettuare programmi di riabilitazione preventiva
rappresenta una possibilità terapeutica soprattutto quando, alla
base, ci sono patologie di natura ortopedica o quando l’attività
sportiva che si vuole praticare richiede una preparazione
particolare - precisa il dottor Albano, fisiatra -. In una prima visita
raccogliamo la storia del
paziente, registriamo gli
eventuali trattamenti
farmacologici ed effettuiamo
una valutazione di natura
posturale. Se riscontriamo
alterazioni segmentali e della
deambulazione e deficit di
forza, prescriviamo un
trattamento riabilitativo per
correggere lo schema del
passo rendendolo funzionale e
per garantire la stabilità
attraverso esercizi
propriocettivi che riducono il rischio di cadute. A questo si
affianca un lavoro di rinforzo muscolare laddove si presentano
deficit motori”.
HUMANITASGAVAZZENI - NOVEMBRE 2014
13
Humanitas Gavazzeni
Informazioni utili
Non si può prescindere
dal Laboratorio Analisi
nel percorso di diagnosi e cura
delle malattie.
Oggi tecnologie avanzate
permettono di eseguire
più esami a partire
da un unico prelievo.
ter contare anche su un sistema di segnalazione del personale del Laboratorio nel caso
di risultati dubbi o che richiedono un ricontrollo immediato.
COORDINAMENTO E RICERCA
Velocità e precisione per un lavoro di squadra
RISPARMIARE TEMPO
CON IL REFERTO ON LINE
Sul sito www.humanitasgavazzeni.it
è possibile visionare, scaricare e stampare
il referto di ogni esame diagnostico
eseguito. Il servizio è gratuito e sicuro,
ha validità medico legale e sostituisce
in tutto e per tutto il referto cartaceo
che, comunque, può essere sempre
ritirato in ospedale. Attivare il servizio
referto online è semplice: basta registrarsi
presso gli sportelli dell’accettazione e
compilare un modulo su cui è riportato
il regolamento. Per visionare il referto
dalla home page del sito di Gavazzeni
www.humanitasgavazzeni.it,
è necessario cliccare sulla voce “Referto
online” e inserire il PIN numerico e
il codice identificativo consegnati
al momento della registrazione. Quando
il referto è
pronto online,
il paziente viene
avvisato tramite
email e,
a richiesta,
anche con
un SMS
telefonico.
14
HUMANITASGAVAZZENI - NOVEMBRE 2014
I
l Laboratorio Analisi è un servizio ‘cardine’ per il funzionamento di un ospedale. Un medico arriva infatti a stilare
una diagnosi e approntare un percorso
di cura sulla base di
dati che arrivano da
quest’area strategica
dove biologi e tecni- Claudia Filippi
ci, utilizzando strumentazione all’avanguardia, analizzano i contenuti dei campioni
provenienti sia dal Centro prelievi che dai
reparti di degenza. Un lavoro accurato che si
svolge in tempi decisamente brevi.
“I campioni (sangue, liquidi biologici) spiega Claudia Filippi, responsabile del Laboratorio Analisi di Humanitas Gavazzeni -,
vengono dotati di un’etichetta ‘barcode’ già
al momento del prelievo, contenente tutte le
informazioni necessarie: generalità del paziente e tipologia di analisi richiesta. Da
questo momento tutto è automatizzato: il
software del laboratorio legge il ‘barcode’ e
carica la richiesta sullo strumento che deve
eseguire l’esame richiesto. Lo stesso strumento, una volta eseguita l’analisi, trascrive
in automatico i risultati sul sistema che gestisce il referto”.
Un meccanismo creato per evitare errori di
lettura o trascrizione, e gestito con accortezza dal team del Laboratorio: due volte al
giorno gli strumenti vengono sottoposti a
controlli di qualità interni, utilizzando campioni dai risultati già noti che consentono di
verificare se la lettura, di volta in volta, è corretta. A questi si aggiunge la Verifica Esterna
di Qualità (VEQ) disposta mensilmente dalla Regione Lombardia per valutare tutti i laboratori del territorio.
PIÙ ANALITI PER OGNI PROVETTA
La strumentazione in dotazione al Laboratorio Analisi di Humanitas Gavazzeni permette di eseguire numerosi esami su una sola provetta. “Se una volta, per effettuare più
E proprio sulle risposte, cioè sui referti, punta
la qualità del servizio. In primo luogo sulla
predisposizione dello stesso referto, sul quale vengono riportati non solo i risultati dell’ultimo esame, ma anche quelli dei prelievi
precedenti. “Un aspetto importante, perché
l’andamento nel tempo dei dati di laboratorio, molto spesso, è utile per meglio valutare
l’evoluzione delle condizioni cliniche del paziente e/o la risposta alla terapia”, sottolinea
la responsabile del Laboratorio. In secondo
luogo, sulla comunicazione. Per il paziente
significa poter accedere al suo referto online
(vedi box), per gli specialisti dell’ospedale e i
medici coinvolti nella lettura dell’esame, po-
Il Laboratorio Analisi, pur nella sua autonomia, mantiene un filo diretto con la sede centrale di Humanitas di Rozzano (Milano).
“I laboratori dei due ospedali sono collegati
online e molte delle procedure di tipo analitico sono praticamente sovrapponibili - precisa Alessandro Montanelli, coordinatore dei
Laboratori Analisi
cliniche di Humanitas -. Per questo possiamo ragionare in
comune, con il supporto di piattaforme
tecnologiche identiAlessandro Montanelli che, come se fossimo
un unico grande laboratorio. Un vantaggio
anche dal punto di vista delle diverse sperimentazioni in atto a livello di Gruppo: ognuno può fare la sua parte e dare il suo distinto
apporto a livello di ricerca clinica”.
IL NUOVO PARCHEGGIO DI HUMANITAS GAVAZZENI
328 posti auto, di cui 7 riservati a utenti disabili, sono a disposizione di chi si reca in
ospedale o al vicino campus scolastico a prezzi calmierati.
La tariffa oraria del parcheggio è di 1 euro e le frazioni (scadenzate a 20 minuti) sono
fissate a 30 centesimi; esiste anche una tariffa a prezzo fisso di 6 euro per una fascia
oraria compresa tra le 6 e le 12 ore, e una tariffa a 10 euro per una fascia oraria
compresa tra le 12 e le 24 ore. I pazienti in cura presso i reparti di oncologia, radioterapia
e dialisi sono esentati dal pagamento del biglietto di ingresso. Gli utenti con problemi di
deambulazione possono usufruire, gratuitamente, di un servizio di trasporto di cortesia
dal parcheggio agli ingressi degli edifici dell’ospedale.
analisi, erano necessarie più provette - dice
la dottoressa Filippi -, oggi grazie all’elevata
integrazione delle tecnologie possiamo caricare un grosso numero di reattivi e eseguire
più esami utilizzando una piccola quantità
di sangue. Un vantaggio soprattutto per il
paziente, che in un’unica soluzione può
avere più risposte sottoponendosi a un piccolo prelievo”.
Centralino
Tel. 035.4204.111
Ambulatori, Laboratorio e Radiologia
Senza appuntamento
Laboratorio di analisi cliniche ed elettrocardiogramma
Servizio Sanitario Nazionale
Edificio C – piano terra: da lunedì a sabato: 7-10.30
Privati: Edificio D – piano terra:
da lunedì a sabato: 7-10.30
Su appuntamento
Visite ambulatoriali, esami strumentali e di radiologia:
accettazione da lunedì a venerdì: 8-18; sabato: 8-12
Per prenotazioni
Servizio Sanitario Nazionale:
Edificio C – piano terra: da lunedì a venerdì: ore 8-16
Privati: Edificio D – piano terra:
da lunedì a venerdì: 8-19; sabato: 8-12
Radiologia: Edificio C – primo piano:
prenotazione da lunedì a venerdì: ore 8-16
accettazione da lunedì a venerdì: ore 8-19
accettazione sabato: ore 8-12, Edificio C – piano terra
Tel. 035.4204.300 - Fax 035.4204.330
Prenotazioni on line
Compila il modulo disponibile sul sito
www.humanitasgavazzeni.it
cliccando in home page “Prenotazioni on line”.
Per annullare appuntamenti e prenotazioni
Telefonare al numero 035.4204.004 e lasciare
un messaggio nella segreteria telefonica.
Referti
Referti Online
Il servizio, sicuro, semplice, veloce e gratuito,
permette di consultare e stampare i referti dei propri
esami di laboratorio via web o email.
Per info: www.humanitasgavazzeni.it
Ritiro Referti
Servizio Sanitario Nazionale:
Edificio C – piano terra:
da lunedì a venerdì: 8-16; sabato: 9-12
Privati: Edificio D – piano terra:
da lunedì a venerdì: 8-19; sabato: 8-12
È importante ricordare che per la prima data
di disponibilità degli esami indicata sul
pro-memoria in possesso di ogni paziente,
il referto potrà essere ritirato solo a partire
dal pomeriggio di quello stesso giorno (dalle
ore 14), o dal mattino del giorno seguente.
Medicina Nucleare e Radioterapia
Informazioni, prenotazioni e accettazione
Edificio D – piano –1:
Medicina Nucleare: da lunedì a venerdì: ore 8.30-16.30
Tel. 035.4204.300 - Fax. 035.4204.440
E-mail: [email protected]
Radioterapia: da lunedì a venerdì: ore 8.30-16.30
Tel. 035.4204.315 - Fax. 035.4204.440
E-mail: [email protected]
Servizio Check-up
Informazioni, prenotazioni e accettazione
Edificio D – piano terra: da lunedì a venerdì: 8-16
Tel. 035.4204.364 - Fax 035.4204.499
E-mail: [email protected]
Servizio di odontoiatria
Informazioni, prenotazioni e accettazione
Edificio C: piano -1, da lunedì a venerdì: ore 8-20
Tel. 035.4204.900
Accettazione Ricoveri
Servizio Sanitario Nazionale:
Edificio C – piano –1: da lunedì a venerdì: ore 7-15;
sabato: ore 8-12
domenica, presso il Pronto Soccorso: ore 8-12
Privati: edificio A – piano terra:
da lunedì a venerdì: 8-16
Accettazione Pre ricoveri
Servizio Sanitario Nazionale:
Edificio C – piano –1: da lunedì a venerdì: ore 7-15
Privati: edificio D – piano terra:
da lunedì a venerdì: 8-16
URP
Da lunedì a venerdì: 9 - 12.30
Tel. 035.4204.261 - Fax 035.4204.962
E-mail: [email protected]
Via M. Gavazzeni 21 - 24125 Bergamo
Ufficio stampa: Tatiana Debelli
[email protected]
Anno XIV - numero 2 - Novembre 2014
Autorizzazione del Tribunale di Bergamo
N.42 del 27 settembre 2001
Direttore responsabile: Mario Galli
Direttore comunicazione: Walter Bruno
Redazione: Tatiana Debelli,
Monica Florianello, Luca Palestra
Grafica: Pierluigi Nava, G&R Associati
Immagini: Archivio Humanitas Gavazzeni,
Sergio Agazzi, Gianfranco Rota, Shutterstock
Stampa: Litostampa Istituto Grafico srl, Bergamo
HUMANITASGAVAZZENI - NOVEMBRE 2014
15
Scarica

Grandi azioni in piccoli gesti