1. A Delfi gli dei si rivolgevano agli uomini per bocca di una profetessa, la Pizia, una contadina che dimostrava particolari poteri intuitivi 2. Il dio Apollo si impossessava del suo corpo, la sua voce sembrava venire dall'addome e parlava in prima persona: la donna era en theos, con il dio (entusiasmo) 3. L'oracolo aveva sede nell'adyton del tempio di Apollo, dove la tradizione collocava una fenditura della Terra da cui uscivano vapori e che era considerata la fonte oracolare. Anche se il sito di Delfi presenta testimonianze geologiche di fenditure che permettevano all'acqua di salire in superficie, sotto il tempio non ci sono indizi dell'esistenza di faglie geologiche da cui potessero emergere vapori vulcanici 4. La leggenda della fenditura si lega al tempo in cui gli dei sotterranei parlavano agli uomini attraverso i suoni della Natura, come il gorgogliare delle sorgenti, il fruscio del vento tra gli alberi sacri, i mormorii provenienti da grotte e crepacci. 5. La Pizia a) si purificava alla fonte Castalia e vestiva di abiti virginali b) nel naos del tempio attraversava il fumo del fuoco sacro, dove bruciavano alloro e orzo c) saliva sul tripode vicino all'omphalos (pietra rotonda coperta da una rete di fili, che era considerato il centro del mondo) d) agitava un ramo di alloro ed entrava in uno stato di frenesia profetica, forse sotto effetto di enteogeni (segale cornuta, funghi allucinogeni) 6. Le parole della Pizia erano raccolte dai sacerdoti, tradotte in esametri omerici e consegnate ai fedeli Nerone sottrasse al santuario di Delfi più di 500 statue, ma nel 2° secolo ancora più di 300 statue lo decoravano. Nel 3° secolo Costantino spogliò Delfi di molti monumenti, tra cui il Tripode di Platea, i cui resti sono ancor oggi a Istanbul. Una leggenda narra che l'imperatore pagano Giuliano nel 360 tentò di riportare in vita l'oracolo, ma ricevette da Delfi il seguente messaggio: “Dì al re che la ben costruita sala è crollata. Febo non ha più un rifugio, né un alloro profetico, né una sorgente che parla. Anche l'acqua della parola si è prosciugata”. Dopo la vittoria nella battaglia di Platea - l'ultima delle Guerre Persiane - i Greci, per commemorare le 31 città-stato greche che avevano partecipato alla battaglia, fusero una colonna di bronzo alta 8 metri costituita da tre serpenti intrecciati (in greco Τρικάρηνος Όφις, il serpente a tre teste), le cui teste sostenevano un treppiede e un grande vaso d'oro. Secondo Erodoto, la colonna venne fusa nel bronzo delle armi persiane. L'intero memoriale fu dedicato ad Apollo e posto presso il suo altare a Delfi. Mentre il tripode e il piatto d'oro scomparvero già nell'antichità, la colonna fu trasferita a Costantinopoli da Costantino nel 324 e collocata sulla spina del circo. Essa rimase integra, con le tre teste di serpenti, fino alla fine del XVII secolo. Delle tre teste, due sono scomparse e l'unica oggi nota è esposta al Museo Archeologico di Istanbul.