CLINICA TRANSCULTURALE
La terapia familiare tra sfide e
prospettive future
CLINICHE MIGRANTI:
Traiettorie dell’etnopsichiatria in Italia
Firenze, 22 maggio 2010
Dott. Giuseppe Cardamone
Due ipotesi esplicative:
 La migrazione è l’espressione,
l’effetto, di un disturbo psichico:
 migra chi ha problematiche della
sfera ‘psi’
 La migrazione è la causa di un disagio
psichico
 è il migrare che provoca
problematiche della sfera ‘psi’
Il ‘migrante alienato’
 Achille Foville figlio
Direttore del manicomio “Quattro mari”, Le Havre
1875: descrive 14 casi di individui migranti da lui
definiti ‘lipemaniaci’
(che manifestavano disturbi melanconici gravi,
allucinazioni croniche, delirio con idee di
persecuzione ecc.)
 Hp: il viaggio e la migrazione sono
l’espressione diretta di un disturbo
mentale
La migrazione è l’esito di tare o difetti genetici
 B. Malzgberg
Mental Disease among Native and Foreign Born Whites
in New York State, Am. Journ. Psychiat, 93, 1936.
Si falsifica la tesi che le ammissioni
psichiatriche siano maggiori nei
migranti che nei nativi
(tenendo conto delle differenze nella
distribuzione per età)
La Psichiatria di fronte al mondo
degli altri
 Psichiatri inviati nelle colonie
 Si accorsero presto dei limiti dei loro
saperi e saper fare
 Cercarono collaborazioni,
confrontando pratiche e visioni, con i
loro colleghi di altri mondi: guaritori,
curanderos, sciamani
Gli albori dell’etnopsichiatria
 Comincia il confronto tra le discipline
psicologico-psichiatriche occidentali e
ciò che gli altri mondi, le altre culture
fanno del disagio psichico (pratiche,
saperi, terapie e terapeutiche).
 Nascono denominazioni e
aggettivazioni quali: psichiatria
comparativa, transculturale, cross
culturale, culturale, multiculturale
Emil Kraepelin
(1856-1926)
 Vergleichende Psichiatrie (1904)
 Esperienza a Giava
“la psichiatria comparativa poteva diventare una
scienza utile per lo studio psicologico delle nazioni
(cultura?)”
 Limiti del metodo comparativo:
 Assume come punto di partenza le categorie della
psichiatria occidentale per poi ‘comparare’ e
confrontare ciò che accade in altri mondi
 Assume come punto di partenza che siano i disagi
riscontrati in Occidente che debbano essere
ricercati e compresi in altri contesti culturali
 Esclude l’idea che possano esistere forme di disagio
e dispositivi terapeutici costruiti altrove e
‘autonomi’
Henry B. Murphy
Psichiatra di origine canadese, secondo
dopoguerra
 Nei campi di prigionia europei rifletté sulla variabilità e modalità
di presentazione dei disturbi psichici
 Lavorato in diversi contesti culturali e studiato andamenti dei più
importanti disturbi mentali (in particolare, schizofrenie e psicosi
affettive)
 Collaboratore e Direttore della rivista “Transcultural Psychiatry
Research Review”
I suoi studi evidenziarono il limite della pretesa di universalismo
dei criteri di classificazione adottati dalla psichiatria occidentale.
Si orientò verso l’analisi dei disturbi ‘psi’ in corso di migrazione,
valutando l’influenza della cultura del paese di origine, i motivi e
le circostanze che hanno indotto alla migrazione, e incoraggiava a
studiare la dinamica di distribuzione e manifestazione di disagi di
questo tipo nei paesi di provenienza.
Henry Collomb (1913-1979)
 Psichiatra e neurologo francese.
 Per primo ha introdotto i guaritori
nell’Ospedale Psichiatrico di Fann, da lui
diretto a Dakar in Senegal
 “Scuola di Dakar”, lavoro clinico e di
ricerca, cui partecipavano psichiatri,
psicologi, psicoanalisti, antropologi,
etnologi e altre figure che animarono la
rivista “Psychopathologie Africaine”
Una prima sintesi del percorso
 Discipline psicologico-psichiatriche si
confrontano con l’antropologia, l’etnologia, la
sociologia
 Oggi la psichiatria culturale, l’antropologia
medica, l’etnomedicina mettono in tensione i
rispettivi strumentari concettuali ed operativi
nel tentativo di cogliere fenomeni complessi e in
continua trasformazione

3 aree di interesse
•
Quantità e qualità delle forme
psicopatologiche;
• Trattamenti in setting transculturali;
• Modelli di spiegazione della malattia
da parte delle persone che le
sperimentano (livello soggettivo,
gruppale e comunitario)
La psichiatria comparata e gli
sviluppi critici
 Old Cross-Cultural Psychiatry (OCCP)
 l’oggetto psicopatologico è ben definito e il
metodo comparativo permette di indagare
la diffusione, la manifestazione, il decorso,
la prognosi, le eventuali differenze nei
diversi contesti socio-culturali
 New Cross-Cultural Psychiatry (NCCP)
 si orienta verso un approccio più
‘interpretativo’, dedicandosi ai significati e
linguaggi del vissuto di malattia e disagio,
così come le ipotesi eziologiche, i modelli
esplicativi e i codici narrativi di riferimento.
Etnopsichiatria
 Louis Mars usa per primo questo
termine (psichiatra haitiano)
 Ripreso da Georges Devereux
(antropologo e psicoanalista) 
ufficialmente riconosciuto come
‘padre’ dell’etnopsichiatria
 Ripreso, nelle sue proposte
metodologiche, dall’allievo Tobie
Nathan per la costruzione di
dispositivi di interazione clinica
Georges Devereux
(1908-1985)
 Etnopsichiatria generale
Fisico, etnologo, psicoanalista.
Nuova epistemologia fondata sulla relatività di
Einstein, la fisica quantistica, il Principio di
Indeterminazione di Heisenberg
 Il complementarismo: necessità di accoppiare
psichiatria e etnologia
 Ruolo dell’osservatore e del dispositivo (es. non
riduzione di una disciplina ad un’altra, attenzione
al controtransfert)
 Richiama attenzione e sguardo dei clinici
sui sistemi di cura, strategie
organizzative e tecniche terapeutiche
presso gruppi umani diversi
 Messa in discussione categorie
nosologiche della psichiatria occidentale
 Evidenza della dimensione culturale
 Ricerca e clinica (come approntare
strumenti culturalmente sensibili)
Etnòs-psyché-iatréia (1)
 etnòs in greco significa razza, popolo, ma
rimanda anche alla nozione, al concetto di
provincia, di area geografica, di luogo ben
delimitato, di territorio.
Si tratta della disciplina che pratica (e
approfondisce in termini teorici) l’arte del
prendersi cura della “psiche” in zone
geografiche e umane definite… la cura
dell’anima nei popoli
Etnòs-psyché-iatréia (2)
 Dall’etimologia alla necessità del
complementarismo, per affrontare due
specifici ordini discorsivi:
- Quello antropologico (teoria generale della
cultura e definizione del campo culturale
del fenomeno clinico)
- Quello psicopatologico (teoria generale
della fenomenologia psichica lungo asse
normalità-patologia e variazioni nei vari
campi culturali)
Alcuni presupposti
 Ogni cultura fabbrica un sapere e un
saper fare relativamente la distinzione tra
normale e anormale
 Nelle aree non occidentali gli assunti
ideologici su natura ed essenza della
malattia riguardano, al contempo, i
multiformi elementi costitutivi della persona
(corpo, “spirito”, lignaggio, oggetti,
antenati mitici) e il suo collocarsi all’interno
di una cosmologia fondamentale in cui essa
intrattiene relazioni complesse con entità
infranaturali e sovrannaturali
L’etnopsichiatria si occupa …
 della configurazione fenomenica assunta da
specifici funzionamenti emotivi, cognitivi,
comportamentali e corporei nelle varie culture
locali
 delle strategie culturali di individuazione,
denominazione e lettura di tali fenomeni
 della descrizione e comprensione di tutte quelle
concrete operazioni, culturalmente strutturate
e codificate, di adattamento e manipolazione
dei fenomeni stessi, ovvero specifiche tecniche
terapeutiche sperimentate e tramandate
Tobie Nathan
 Allievo di G. Devereux, lavora sotto la sua
direzione
 Partecipò alla fondazione della rivista
Etnopsychiatrica
 Nel 1979 costituì il primo centro di consultazione
etnopsichiatrica presso il Servizio di
Psicopatologia dell’Ospedale Avicenne di Bobigny
(Parigi)
 Nel 1987 stessa attività presso il Servizio di
Protezione Materno-infantile della Seine-Saint
Denis
 Nel 1993 fonda il Centro “Georges Devereux”
L’esperienza del Centre Devereux
 Laboratorio, dove Nathan e i suoi più
stretti collaboratori sviluppano la
metodologia fondativa
dell’etnopsichiatria clinica
 Costruzione progressiva di un
dispositivo multiculturale,
multilinguistico, multiprofessionale
che permette all’etnopsichiatria di
diventare una tecnica
psicoterapeutica in via di
sperimentazione (costruita sulla
contaminazione tra psicoterapie
occidentali modificate e terapeutiche
tradizionali)
… per fare questo ….
 È stato necessario individuare i principi di
funzionamento delle eziologie tradizionali e
averne utilizzato alcuni degli strumenti
interattivi e terapeutici più significativi
 Costruire un solido sapere intorno ai sistemi
tradizionali di cura e soprattutto intorno ai
dispositivi terapeutici tradizionali
 Promuovere una solida critica alle verità
scientifiche delle discipline psicologicopsichiatriche occidentali
Questa mobilitazione di mondi, pratiche e visioni non
può che portare alla riflessione intorno alla gestione
del conflitto e del dialogo possibile
IN ITALIA
Ernesto de Martino
(1908-1965)
 Ricerche e studi
Antropologo, etnomusicologo. Studi sul tarantismo.
Studi sul vissuto di influenzamento e la fattura,le forze
magiche, la fascinazione, la possessione e l’esorcismo,
all’interno del quadro mitico della magia come orizzonte
stabile della crisi.
Crisi della Presenza.
Magia come orizzonte stabile della crisi, come l’essere-agitoda (Gemacht), la perdita del potere di decisione e di scelta
che si combina con l’esperienza del vuoto e della
spersonalizzazione fino al delirio di influenzamento e lo stato
di possessione.
Sergio Mellina
(1932)
 Ospedale psichiatrico come terminal
della migrazione fallita
 Emigrazione di lavoro e disagio
mentale
 Approccio fenomenologico
Michele Risso
(1927)
 Verhexungswahn  Studi sul
‘delirio di affatturamento’ degli italiani
emigrati in Svizzera
 A partire da competenze culturalmente
sensibili acquisite grazie al particolare
rapporto con l’opera scientifica
dell’etnologo napoletano Ernesto de
Martino, si è rivolto in maniera originale
all’evento psicopatologico studiandolo
significativamente come modello complesso
e paradigmatico (1977).
Una critica sulla dissoluzione di questo
originale nucleo etnopsichiatrico italiano…
 Dovrebbe ripartire dalla valutazione:
-
dell’approfondito studio etnografico
la raffinata meditazione antropologica
il serrato ragionamento clinico
la problematizzazione psicopatologica
Il presente:
 Esiste un variegato arcipelago di situazioni sia di
riflessione teorica sia di intervento operativo, che
non è ancora coordinato da una rete efficiente di
collegamento.
 Perché? Alcuni motivi…
- Scarso interesse delle Università
- Scarso interesse del SSN
All’insegnamento, ricerca e pratica assistenziale
etnopsichiatrica
 Le esperienze più significative degli
etnopsichiatri italiani (P. Coppo, R.
Terranova-Cecchini, R. Beneduce, S.
Inglese et al.) si sono compiute
all’interno di specifici programmi di
cooperazione sociosanitaria con paesi
in via di sviluppo, senza alcuna
ricaduta concreta sul nostro territorio
nazionale
E, per il futuro…
 Questo apre al contributo che oggi può
venire dall’etnopsichiatria di lavorare in
collaborazione con le altre competenze
attivabili in ambito sociale e comunitario
per un sistema di cura pluralista, il più
possibile aperto, disponibile ad adattarsi
trasformandosi per meglio interagire con i
flussi sempre più incessanti della
multiculturalità e della creolizzazione
sociale.
Salvatore Inglese (1953)
 Etnopsichiatria clinica nei SSM
Lavoro di terreno a San Giovanni in
Fiore (Cosenza)
Curatore dell’edizione rivista di
“Saggi di Etnopsichiatria generale”
di G. Devereux
Gruppi di iniziativa
 HARRAG - Gruppo di ricerca per la salute
mentale multiculturale
El Harrag, nell’arabo del Marocco, è colui che
accompagna i migranti clandestini attraverso
la frontiera che separa l’Europa spagnola dal Maghreb.
Come l’Harrag, questo gruppo di ricerca è dunque una
figura che si predispone a favorire il passaggio di pensieri,
pratiche, fenomeni e soggetti collettivi da un mondo
socioculturale all’altro, consapevole che questo transito è
sempre pericoloso perché sottoposto alla sorveglianza
occhiuta e severa predisposta dalle norme e dalle
consuetudini disciplinari.
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Dr. Giuseppe Cardamone