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Maricla Boggio – Luigi M. Lombardi Satriani
SAN GENNARO
Viaggio nell’identità napoletana
Filmati e fotografie di Cesare Ferzi
ARMANDO
EDITORE
Sommario
RINGRAZIAMENTI
11
MAGGIO
13
I. AGOSTINO ’O PAZZO
15
ALLA RICERCA DELL’IDENTITÀ NAPOLETANA
L’attesa
Santi, Confraternite, Nobili
Il Sindaco, doppio rappresentante
Le interlocutrici privilegiate
Un tempo, la processione degli “inghirlandati”
Dai balconi la gente ad applaudire
A Santa Chiara, la folla dei fedeli
Il Portatore di speranza
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18
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26
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29
30
31
LE PARENTI DI SAN GENNARO
L’origine misteriosa
Lo scopo delle suppliche
Giaculatorie, preghiere, canti, scongiuri
Sfinimento, speranza e fede
A scandire il tempo dell’attesa
Per una grazia collettiva
La teatralizzazione, spazio di eccezionalità
34
34
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35
39
41
42
43
PARENTELA E RACCOMANDAZIONE
Le Parenti, tramite al Santo
Potere del Sangue e potere della Parola
La raccomandazione, difesa dalla precarietà
44
44
45
45
DEL VALORE FONDANTE DEL SANGUE
Le specifiche articolazioni del linguaggio del sangue
Natuzza – le scritte di sangue
Il messaggio cattolico del sangue e le forme di ritualità
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46
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49
DEL SANGUE DI SAN GENNARO E DI VARI ALTRI SANGUI
Il sangue, segnale di protezione
San Gennaro, intrinseco alle difficoltà della città
52
52
52
SETTEMBRE
55
SULLA PIAZZA DEL DUOMO
Il miracolo del sangue e il miracolo del lavoro
L’indimostrabile dimensione del sacro
57
57
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L’OFFERTA DELL’OLIO
La teatralizzazione dell’offerta
Il viaggio a San Lorenzo
La fiamma, personificazione della fede
60
60
60
61
LO SCIOGLIMENTO DEL SANGUE
Forme di spettacolarizzazione
Lo sventolìo del fazzoletto
63
63
64
NAPOLI E SAN GENNARO UNITI NEL MARTIRIO
Il simbolo del sangue, vincolo carnale
San Gennaro è Napoli stessa
Il cantiere di speranza della Chiesa sulla città
Il furto del futuro
“Napoli è come quel sangue, si devono sciogliere tutti i grumi”
65
65
66
68
69
70
IL SANGUE DI SANTA PATRIZIA
La seconda Patrona di Napoli
Dall’Oriente per soccorrere i poveri
Il sangue, il sudore, la manna
La scelta di Suor Veronica
Santa Patrizia appare in sogno
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74
74
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76
79
LA PIETRA ARROSSATA
A Pozzuoli, la decapitazione
80
80
Un frammento di marmo poroso
Sulla pietra la nostra santità
I tre miracoli del Busto
Il soddisfacimento di un bisogno di identità
80
81
83
83
LA SOLFATARA
La metafora delle torture
Il riscatto dalle sofferenze del popolo
85
85
86
DICEMBRE
87
LA FESTA DEL PATROCINIO
L’ingresso della storia nella leggenda
Una festa più intima
Ambiguità dello scioglimento
89
89
91
91
“NON SI PUÒ ESSERE BUONI CRISTIANI SE NON SI È BUONI CITTADINI”
93
I SEGRETI DELLA CAPPELLA DEL TESORO
98
SAN GENNARO CITTADINO DEL MONDO
Dialogo con Paolo Jorio
113
113
LA CERIMONIA IN FAMIGLIA
Il Santo riceve “in casa”
Le duplici chiavi della cassaforte
Il Prodigioso Sangue allo stato solido
I Nobili della Deputazione
116
116
117
118
119
LO SCIOGLIMENTO, MISTERO DI DIO
Dialogo con Monsignor Alfonso Punzo. La spiegazione
è soltanto nel Signore
Durante la guerra il sangue non si sciolse
122
STORIA E LEGGENDA
127
SAN GENNARO NELLE CATACOMBE
Il ritratto
Madre e figlia le prime devote
La bambina miracolata
L’ex voto a difesa dal Vesuvio
129
129
130
131
131
122
124
LOCUS DECULLATIONIS
Dal racconto leggendario alle celebrazioni
Le torture sventate
“Locus decullationis Sancti Januarii”
Il corpo conteso
Il naso troncato
133
133
134
136
137
139
IL CULTO DEL SANGUE
La prima data dello scioglimento
Tra fantasia e scienza
San Gennaro, elemento di rifondazione
141
141
142
142
IL BUSTO PREZIOSO
Quattro orafi francesi
Il manto scintillante
La mitria di diamanti
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144
145
145
LE RELIQUIE, PROPRIETÀ DEL POPOLO
Rivendicazioni e contese secolari
Don Peppino Carafa decapitato
147
147
148
IL TESORO È IL SANGUE
La Cappella del Tesoro
La giurisdizione è della città
I due momenti del miracolo
Gli anni della guerra
San Gennaro traditore o giacobino
149
149
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151
152
157
IL FILO ROSSO
Il collante culturale
Il culto degli umori e del sangue
Un’intensa carica di sacralizzazione
Tra moderno sentire e antico rispetto
Matilde Serao, testimone partecipe
Il popolo agisce direttamente
Una festa di ringraziamento
“Se so’ ncontrate a testa e ’o sangue”
Il rapporto intimo travalica la cerimonia
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171
PATRONO PRESSO DIO DELLA CAMPANIA O SANTO INESISTENTE?
Cancellato, ridotto, esaltato, inesistente…
Paladino del popolo e vendicatore delle ingiustizie
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173
174
IL SOGNO DI GIOVINO
Le origini dell’Arciconfraternita dei Pellegrini
San Filippo Neri, il fondatore
Togliere dalla malavita i ragazzi abbandonati
Don Fabrizio si unisce agli artigiani
Il rosso simbolico e pratico
Gennaro e Filippo uniti nelle opere di carità
175
175
175
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177
178
IN NOME DI SAN GENNARO LE OPERE DI CARITÀ
179
L’ARCICONFRATERNITA, UN DESIDERIO DI APPARTENENZA
Da Ospedale dell’Arciconfraternita a strumento pubblico
Il colore della tunica individua e cancella
Il rapporto tra la Confraternita e San Gennaro
La carità è dell’Ente, non della persona
Le tematiche dell’aiuto sociale
A disposizione la professionalità
Qualcosa di nuovo nella luce cristiana
181
181
182
182
183
188
190
192
LA CRESCITA DEI BAMBINI COMPORTA LA SOCIETÀ DEL DOMANI
Incontro con Madre Maria Rosaria Petti delle Suore Crocifisse
Dialogo con Suor Veronica
194
194
196
LA CASA DENTRO IL CAMPANILE
Incontro con padre Alex Zanotelli
Oggi la missione è globale o non è missione
200
200
202
II. AGOSTINO ’O PAZZO
210
CONCLUSIONI
213
DOCUMENTI
217
PROCESSIONE DELLE RELIQUIE DI SAN GENNARO DALLA CATTEDRALE ALLA
BASILICA DI SANTA CHIARA OMELIA DEL CARDINALE CRESCENZIO SEPE
219
OMELIA DEL CARDINALE SEPE NELLA SOLENNITÀ DI SAN GENNARO
Duomo di Napoli
222
222
FESTIVITÀ DELL’IMMACOLATA
Omelia del Cardinale Crescenzio Sepe
227
227
IL FURTO DI FUTURO
231
OPERAZIONE SAN GENNARO – IL FILM DI DINO RISI
235
SU SAN GENNARO. SETTE GIUDIZI PARALLELI E CONVERGENTI
239
BIBLIOGRAFIA
Documenti
Filmografia
249
250
250
Ringraziamenti
Lucio D’Alessandro, Rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa di
Napoli, ha accordato il patrocinio alla nostra ricerca; lo ringraziamo per tale
apertura da cui si è sviluppato il nostro lavoro.
Intendiamo ringraziare, per la disponibilità dimostrata:
Il Cardinale Crescenzio Sepe, l’Abate don Vincenzo De Gregorio, responsabile della Cappella del Tesoro, Monsignor Alfonso Punzo, Frate Raffaele,
Madre Maria Rosaria Petti delle Suore Crocifisse, don Alex Zanotelli;
Antonio Daldanise, Antonio Speranza, Giuseppe Brancaccio per l’Arciconfraternita dei Pellegrini;
Paolo Jorio, direttore del Museo del Tesoro;
Agostino Caracciolo e Riccardo Imperiali della Deputazione di San Gennaro;
Fortunato Calvino e Francisco Mele per la collaborazione alle ricerche.
Un ringraziamento particolare a Cesare Ferzi che ha realizzato i filmati e le
fotografie di cui il libro è corredato.
Ringraziamo, ultima ma non ultima, Bianca Spadolini, che ha accolto, con
solidale amicizia, il nostro lavoro cartaceo e filmico nella prestigiosa Casa
Editrice da lei diretta.
I colleghi antropologi delle università napoletane che hanno seguito con
attenzione le diverse fasi della ricerca avranno occasione di discuterne i risultati in sede didattica e di presentazione del libro, a Napoli e altrove. Li
invitiamo fin d’ora a questi incontri.
11
MAGGIO
I. Agostino ’o pazzo
Sabato 5 maggio 2012
“Ce l’ho da sempre. Non lo darò mai via”.
Agostino mostra sul palmo della mano un piccolo busto di San Gennaro. È un Santo dal volto di un rosa polveroso solcato di rughe, tiara e
paramenti di bronzo scuro, un rosario al collo.
Nel cuore di Napoli, fra le stradine del centro antico, Agostino ha una
bottega stracarica di oggetti fra i più disparati.
Abbondano le statue di San Gennaro di ogni dimensione e stile, di gesso, di legno, di metallo, ricoperte di stoffe damascate, lucide di ori, laccate
a più colori. Agostino le vende a quanti gliele chiedono, soppesandole con
lo sguardo di chi non vorrebbe separarsene. Poi con un sospiro mormora
il prezzo e abbandona la creatura nelle mani di chi la vuole. Da una sola
statuina non si è mai separato.
“Vale poco – dice carezzandola con delicatezza –. Vale poco ma io non
la darei a nessun prezzo”.
E rimette la statuina sul banchetto davanti alla porta spalancata della
bottega, sicuro che nessuno gliela porterà via, l’ira di San Gennaro si abbatterebbe sull’incauto ladro.
Adesso Agostino è uomo dai gesti pacati e dal passo pesante. I lineamenti massicci del volto denotano forza e sicurezza. Da giovane, qualche
decennio fa – i napoletani se lo ricordano bene e ancora ne parlano –,
incantava Napoli con prodezze spericolate facendosi beffe delle guardie
che avrebbero voluto arrestarlo; per questo lo chiamavano “’O pazzo”. Andava in motocicletta a rompicollo sfrecciando sulle salite che portavano
da via Toledo ai Quartieri Spagnuoli; scendeva a precipizio rimbalzando
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sulle scale che trovava sulla sua strada, sfuggendo ai vigili che tentavano
di fermarlo per colpirlo finalmente con una multa. La gente tifava per lui
e c’era chi al suo passaggio lo avvertiva di deviare il percorso perché da
quella parte le guardie lo aspettavano per bloccarlo. In quei giorni di corse
sfrontate facevano a gara tutti quanti, vigili compresi, a lasciarlo sfuggire
impunito, trionfante quando poi con atteggiamento indifferente ricompariva sulla piazzetta dove si apriva la sua bottega. Ormai Agostino bada agli
affari circondato dai suoi San Gennaro, ma il nome di “’O pazzo” gli è
rimasto, e lui ne è fiero. Zeppa di oggetti di antiquariato insieme a volgari
cianfrusaglie, testimoni di case svendute da eredi indifferenti alle memorie, lui prende in blocco tutto quanto, a poco a poco selezionando il bello
dal brutto, per sciorinare poi ogni cosa davanti al più sprovveduto turista o
all’esperto collezionista d’arte.
È il primo sabato del mese di maggio. Lo scioglimento del sangue di
San Gennaro celebra simbolicamente l’avvento della primavera; il culto
del Santo si associa così agli antichi rituali di rinascita pagana. Nel corso
degli anni, come adesso, Luigi M. Lombardi Satriani si è più volte soffermato davanti alla bottega di Agostino a osservare le sue anticaglie. Agostino lo riconosce. Deferente fa un piccolo inchino.
– Che cosa rappresenta, secondo voi, San Gennaro per Napoli?
Ride sornione:
– Eh! Uno che ha risolto i problemi di Napoli.
– In che modo ha risolto questi problemi?
– Il miracolo che ha fatto… San Gennaro ha fermato il vulcano.
– E voi credete in San Gennaro?
Pare stupito della domanda. Insistiamo.
– Tutte le persone di Napoli, sia religiose che no, fanno riferimento a
San Gennaro.
Finalmente si decide.
– Certo, A Napoli noi puntiamo la nostra religione su San Gennaro. E
tutti credono in San Gennaro. Solo Garibaldi non credeva. A San Gennaro.
È una dichiarazione curiosa.
– E come lo sapete voi?
– Lo abbiamo saputo facendo delle ricerche storicamente… Fu invitato
nella Chiesa per il miracolo e lui confiscò la roba della Curia.
Ride, e insiste precisando.
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– Il tesoro è la cosa più preziosa che ci abbiamo. Anche il film Operazione San Gennaro con Nino Manfredi parla del tesoro.
Fa un segno con la mano nella direzione della Chiesa che si alza in
fondo alla piazzetta.
– E lui usciva da qua! È stato regalato da tutti i nobili, il tesoro, dalla
gente di tutto il mondo…
– Questo pomeriggio venite, al Duomo?
– Certo, per vedere il miracolo. Adesso questo fatto del miracolo è stato
rivalutato da questo buon Cardinale che abbiamo, che ci sta dando una
mano su tutto, e crediamo che farà un altro miracolo ancora, di dare un po’
di lavoro a questi giovani che stanno in assente.
– Il vostro Sindaco, Luigi De Magistris, che dite di lui?
– È bravo, è giovane, all’avanguardia.
– Voi pensate che verrà per il miracolo?
– Penso di sì. Andrà al Duomo, sicuramente. Come tutti. Io credo che
già ci è andato. Anch’io ci andrò.
Davanti alla bottega si assiepa la mercanzia più eterogenea, ricopre i
tavolini tondi delle antiche feste patrizie, si arrampica su scaffali sconnessi
da cui sporgono corni di finto corallo ed ex voto dalle rozze figure; alla
rinfusa fra sete consunte luccicano laminette di metallo con il bassorilievo
del Santo. Agostino comincia a radunare gli oggetti stipandoli dentro il
locale già gremito.
È tempo di avviarci al Duomo. Tutta la città è in attesa del primo evento
dell’anno dedicato allo scioglimento del sangue di San Gennaro.
17
Alla ricerca dell’identità napoletana
Sabato 5 maggio 2012
L’attesa
Con pigra lentezza nel pomeriggio primaverile la gente arriva sulla
piazza del Duomo. Qualche stendardo è tenuto da bambini che lo maneggiano come un trofeo, cantilenando fra loro strascicate nenie di chiesa.
Adulti con mantelle dalle scritte ben visibili a indicare l’appartenenza
a un’associazione religiosa o di mutuo soccorso – qualcuna di ispirazione
sindacale – si interrogano sull’evento della giornata: il sangue si scioglierà?
È pomeriggio inoltrato; la luce di maggio illumina l’interno del Duomo
che sta animandosi per celebrare la festa di San Gennaro.
Una gran folla va assiepandosi nella navata centrale, mentre nella Cappella del Tesoro le donne chiamate le “Parenti di San Gennaro” pregano
invocando il Santo e la sua protezione.
Sulla navata laterale dove si affaccia la Cappella si stanno allineando le
statue d’argento dei cinquantatré Santi che accompagneranno San Gennaro
in processione.
Un signore anziano di aspetto borghese sorride accennando a quel darsi
da fare dei devoti.
Signore anziano – Quante volte ho visto tutto questo movimento! Ma
quando io ero ragazzo, era diverso!
Maricla Boggio – Lei ricorda le cerimonie dello scioglimento del sangue di San Gennaro di anni fa?
18
In che cosa consiste questo “miracolo”, come i napoletani lo definiscono?
Signore anziano – Il miracolo sta nella sofferenza decennale dei napoletani. Il napoletano è un ottimista, però vive nel pessimismo. Questa
è la nostra cattedrale, è il massimo splendore di una chiesa. Io da ragazzo
abitavo ai Vergini1 e venivo qua, e quando entravo in questa chiesa, per chi
abita in un “basso” era una cosa inesprimibile di bellezza.
Boggio – Oggi questa festa rappresenta qualcosa di diverso, secondo
lei?
Signore anziano – Io non riesco ancora a sentire, forse San Gennaro lo
sa, quell’aria di allora… era mistica. Pure i ragazzi che come me venivano
qua, la sentivano. Dobbiamo riabituarci alle feste, alle qualità dell’anima.
Il ricordo che ho io, era il Cardinale che usciva fuori, venivano in processione queste statue… Noi ragazzini… la prima cosa che pensavano i ragazzini era la ricchezza; non pensavano – diciamo – al busto di San Gennaro,
pensavano “Com’è ricco!”, devo essere sincero.
A gruppi sulla piazza stanno arrivando uomini che indossano ampi camicioni bianchi. Discutono buttando la sigaretta prima di salire la scalinata ed entrare nella Cattedrale. L’abito richiama Pulcinella, la maschera di
Acerra.
Nel chiarore che delinea appena le navate, è un affollarsi delle statue
dei Santi, volti severi o estatici che l’argento lucido anima infondendovi
espressioni mutevoli al rimbalzare della luce. Poggiano su dei basamenti in
cui si innestano le stanghe che serviranno a trasportarli fino alla chiesa di
Santa Chiara. Molte vengono dalla Cappella del Tesoro, che ne è zeppa; in
ogni cavità, nicchia, altare sporgono incrociando sguardi e gesti, collocate
via via nei secoli in posizioni di fortuna ricavate nella barocca struttura
architettonica originale firmata dall’architetto Francesco Grimaldi, che ne
patisce l’ingombro pur bello ma non previsto nel disegno.
Altre statue sopraggiungono da più lontano, scese dalle scale degli uffici della cattedrale, accanto al Museo, o ignorate nei corridoi che circondano la Cappella fino alla sacrestia e alle sale di riunione. I Santi sono più
uomini che donne. Sfilano San Francesco, San Tommaso – la statua più antica, del 1605 –, San Pietro e San Paolo… Santa Rita, del 1928, fino all’ultima, Santa Giovanna Antida di appena quattro anni fa; e indietro nei secoli
1
Un quartiere di Napoli.
19
Santa Patrizia e Santa Chiara, le mani rialzate a benedire e a proteggere o
congiunte in preghiera, i volti atteggiati a una pietà fissa e intangibile.
La festa comincia con questo accorrere di santi che indica la continuità
nei secoli di una devozione cresciuta intorno a San Gennaro, la cui statua
– busto e testa dal colore dorato – è stata forgiata nel 1305, mentre gli altri
Santi cominciano a essere “lavorati” a partire dal Seicento, proseguendo
di statua in statua con fedeltà artigianale di poco variata nel corso di più
di tre secoli. Gli argentieri di Napoli sono conosciuti in tutto il mondo e
l’arte delle loro mani rispetta la tradizione, che la gente vuole mantenuta
nel riconoscere fisicamente, sia pure con la fantasia simbolica di quei volti
e di quei gesti, il santo a cui ha scelto di offrire la sua devozione.
Con meticolosa precisione, degli uomini portano cesti di fiori, corone, cuscini: ciascuna composizione, secondo un programma stabilito, sarà
disposta alla base di un santo. Gigli bianchi e ortensie rosate, garofanini
screziati, rose rosse, iris azzurri, tulipani gialli si susseguono lungo tutta
la navata, mentre la gente si spinge avanti ad ammirare. Gruppi di uomini
sostano in attesa. Vengono dai quartieri di Napoli e anche da paesi vicini;
per tradizione tocca alle loro Arciconfraternite di portare le statue; sarà un
incaricato del Duomo a dire quale dovranno prendere sulle spalle durante
la processione fino a raggiungere Santa Chiara, dove, come ogni anno,
il primo sabato di maggio San Gennaro, accompagnato da questi santi,
arriverà per essere mostrato insieme alla teca con il suo sangue racchiuso
nell’ampolla.
Soltanto qualche ordine religioso, come quello dei francescani, ha il suo
santo da reggere; davanti a San Francesco si attesta un gruppo di frati in
attesa della partenza.
Santi, Confraternite, Nobili
Un gruppo di giovani in camicia e pantaloni bianchi chiacchierano ingannando l’attesa. Dall’accento appartengono all’entroterra campano.
Boggio – Che cosa siete venuti a fare qui?
Uomo – C’è la processione e dobbiamo portare i santi.
Boggio – E come vi mettete d’accordo per trasportare un santo?
Uomo – Non abbiamo deciso noi.
20
Boggio – C’è qualcuno che decide per voi?
Uomo – Il responsabile, sì: c’è uno che ha questo incarico. E ci dicono
i santi che dobbiamo portare.
Boggio – Da dove venite?
Uomo – Noi veniamo da Ercolano, via IV Novembre. È un onore per
noi e veniamo tutti gli anni.
Boggio – Quanti siete a partecipare a questa processione?
Uomo – Qui siamo una ventina di noi, solo l’associazione nostra. Poi ci
sono altre associazioni, ma non so…
Boggio – Il vostro gruppo quindi può portare cinque statue.
Uomo – Noi veniamo qua e poi aspettiamo… Non sappiamo a chi portiamo.
Boggio – Il percorso che farete è fino a Santa Chiara?
Uomo – Sì, e poi rimaniamo a Santa Chiara, con i busti delle statue.
Dopo il miracolo torniamo senza fare la processione, così… ognuno per
proprio conto. L’unico che ritorna qua è San Gennaro.
Sul fondo della Cattedrale incontriamo il parroco. Don Enzo Papa sta
spiegando a dei visitatori quanto avverrà nel corso del pomeriggio.
Ci avviciniamo a lui.
Boggio – Don Enzo Papa, quali sono le fasi della cerimonia di questo
scioglimento del primo sabato di maggio?
Don Enzo Papa – Adesso il Cardinale scenderà2, preleverà la reliquia
dalla cassaforte3, la esporrà nel reliquiario sopra l’altare, poi si porteranno la reliquia e il Santo4 in processione all’esterno della Cattedrale. Lì il
Cardinale annuncerà la processione, si pregherà ancora per un momento,
infine avrà inizio la processione che si snoderà lungo le vie del Centro Storico di Napoli, fino alla Chiesa di Santa Chiara. Arrivati in Santa Chiara si
2 Il Parroco, Don Enzo Papa, spiega che il Cardinale Sepe scenderà dai suoi appartamenti della Diocesi, contigui alla Cattedrale, e la attraverserà raggiungendo la Cappella del
Tesoro dove già si trovano i fedeli e i rappresentanti della Deputazione di San Gennaro,
insieme ai quali dovrà effettuare le prime fasi relative alla cerimonia.
3 La reliquia è l’ampolla con il sangue di San Gennaro, che viene conservata in una
cassaforte dietro l’altare; essa è chiusa da due serrature, ognuna delle quali può essere
aperta da una chiave in possesso di ciascuno dei due rappresentanti delle due autorità che
intervengono nel rito, cioè il Cardinale e il Presidente della Deputazione di San Gennaro,
che è il Sindaco. Nessuno dei due rappresentanti può da solo aprire la cassaforte.
4 Il Santo è il busto di San Gennaro con la testa dorata sormontata dalla mitria, esposto
sulla sinistra dell’altare.
21
continuerà a pregare, poi c’è la Santa Messa dove speriamo sia avvenuto
il miracolo. Avvenuto il miracolo, si concludono le preghiere della Messa,
poi si ritorna alla cattedrale riportando il busto di San Gennaro e la teca
con il sangue. Il ritorno avviene in forma privata, e le statue non rifanno
più tutto il percorso in processione, ma anch’esse riprendono i loro posti
in forma privata, non c’è una processione di ritorno mentre una volta si
rifaceva tutta la processione.
Prima di partire alla volta di Santa Chiara devono svolgersi ancora molti passaggi rituali che riguardano l’organizzazione delle varie Arciconfraternite, mentre nella Cappella le “Parenti” continuano a pregare. Di loro e
del motivo di questa definizione, parleremo in un altro paragrafo.
In mezzo alla navata centrale della Cattedrale stanno raggruppandosi
parecchi uomini che indossano sugli abiti un lungo mantello rosso, ampio
e legato in vita, dietro a cui pende un cappuccio. Con lo stesso mantello,
anche qualche donna.
Domando a uno di loro quali sono le finalità dell’Arciconfraternita e
perché quel mantello. Risponde con impeto: è fiero della sua appartenenza,
ricorda le origini dell’Arciconfraternita, le sue finalità rivolte all’aiuto ai
poveri e ai malati.
Uomo in rosso – Signora, io sono membro dell’Arciconfraternita dei
Pellegrini5 a Napoli, istituita nel 1580… – sorride riferendo la data – praticamente ieri! – nell’Ospedale dei Pellegrini. Quindi noi abbiamo gestito
per quattro secoli l’ospedale dei Pellegrini che lei conoscerà sicuramente.
Boggio – Perché lei appartiene a questa Confraternita? Come ha deciso
di farne parte?
Uomo – Signora, io faccio parte di questa Confraternita da quando ero
bambino, e anche per un fatto di famiglia.
Boggio – Anche attraverso parentele, quindi per tradizione familiare.
Uomo – Sì, la Confraternita esiste dal 1580 e da parecchie generazioni
la nostra famiglia, di padre in figlio, vi appartiene.
Boggio – Quali sono le funzioni principali della Confraternita, in riferimento a San Gennaro e alla cerimonia dello scioglimento del sangue a cui
partecipate?
5 Dell’Arciconfraternita dei Pellegrini si danno ampie notizie nel capitolo In nome di
San Gennaro – le opere di carità. Qui si vuol mettere in evidenza il carattere di appartenenza di persone legate all’Arciconfraternita per scelta individuale.
22
Uomo – Per San Gennaro è un fatto prettamente devozionale, perché è
il nostro santo patrono, anche se il nostro santo patrono fu San Filippo Neri,
l’ideatore della nostra Arciconfraternita, però a Roma. E noi lo seguimmo
a Napoli con l’aggregazione: dico “noi”, i nostri padri naturalmente, e noi
avevamo il compito di ospitare i pellegrini che si recavano a Roma per i
famosi “anno santo”.
Boggio – Si tratta soprattutto di una questione relativa all’assistenza.
Uomo – Esattamente. I pellegrini venivano curati per tre giorni, rifocillati e vestiti, e poi venivano avviati ai loro itinerari.
Boggio – Voi indossate il mantello rosso solo per questa cerimonia di
San Gennaro?
Uomo – No, no, questo è il nostro abito.
Boggio – Quando ve lo mettete?
Uomo – Tutte le domeniche, quando facciamo le funzioni della nostra
Confraternita. È d’obbligo, proprio per statuto, che noi dobbiamo indossare il saio.
Boggio – In quale chiesa tenete le vostre funzioni?
Uomo – Nell’Ospedale dei Pellegrini, signora, c’è una chiesa che si
affaccia sul cortile dell’ospedale. Lì noi ci riuniamo, sia alla domenica che
per altre occasioni che riguardano la confraternita. E la chiesa è una meraviglia, è stata costruita dall’architetto Carlo Vanvitelli, che era il figlio del
più famoso Luigi.
Ciò che nei secoli passati l’Arciconfraternita dei Pellegrini forniva tutto
quanto i poveri e i malati potevano ricevere in mancanza di iniziative statali, adesso – aggiunge ancora questo confratello – prosegue come volontariato, avendo come sede l’Ospedale dei Pellegrini, impegnandosi in opere
di soccorso nelle case di chi ne richiede l’aiuto. Di questa attività caritativa
diremo in un capitolo a essa finalizzata.
Altri gruppi di devoti riuniti qua e là nelle navate risaltano per la veste
che indossano sugli abiti. Ne emerge una sorta di grande rappresentazione
collettiva, in cui ognuno ricopre un ruolo simbolico dove l’abito per colore
e foggia segnala appartenenza e modalità di azione.
La Deputazione dei Nobili, che è il Sindaco a presiedere, è sparsa fra
la Cappella e il Duomo: alcuni circondano Luigi De Magistris con la sua
fascia tricolore e scambiano con lui qualche frase scherzosa. Altri stanno
23
dentro la Cappella; dove si sono fermati facendo cerchio a parlare a bassa
voce, la gente che va e viene si ritrae con rispetto: nero l’abito – un classico
frac –, la camicia candida dal collo rigido e sul petto la fascia rossa trasversale, paiono più a una festa mondana che in attesa dell’evento del Santo.
Ma i loro abiti hanno anche significati simbolici: il nero sta a rappresentare
il lutto, oltre che l’eleganza della cerimonia, la fascia li segnala come rappresentanti della città e il rosso simboleggia il martirio di San Gennaro.
Mentre le Confraternite religiose hanno mantenuto le loro funzioni di
aiuto e soccorso ai bisognosi, i nobili assolvono a funzioni sostanzialmente
onorifiche. A loro spetta il compito di custodire il Tesoro in forma simbolica. Vengono nominati con decreto del Presidente della Repubblica, e
quindi la loro rappresentatività riceve una forte legittimazione istituzionale. Tali componenti della Deputazione sono dodici, oltre al Sindaco pro
tempore della città, che ne è il Presidente; dieci appartenenti alle famiglie
iscritte agli antichi sedili del Patriziato napoletano e due rappresentanti del
sedile del Popolo. I seggi sono sei: Capuana, Porta Nova, Montagna, Nido,
Porto, e quello del popolo.
Il Sindaco, doppio rappresentante
In questa attesa che precede la cerimonia dell’uscita delle ampolle dalla
Cappella, ci avviciniamo a Luigi De Magistris.
Boggio – Signor Sindaco…
De Magistris – Buongiorno signora.
De Magistris mi porge la mano con cordialità.
Boggio – Noi stiamo facendo un lavoro su San Gennaro e l’identità
napoletana per l’università Suor Orsola Benincasa…
De Magistris – Ah! Bene!
Boggio – Lei è qui in forma ufficiale?
De Magistris – Per forza! Sono il Sindaco e sono il Presidente della
Deputazione di San Gennaro, quindi sono qui in forma doppiamente ufficiale.
Boggio – Come si sente in questa dimensione di doppia rappresentanza?
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De Magistris – A mio agio. Da Sindaco, da napoletano e… come dire?,
da persona che ha sempre seguito il miracolo di San Gennaro.
Boggio – Lei ha partecipato all’evento dello scioglimento del sangue
in questa duplice forma di rappresentanza già durante la cerimonia di settembre del 2011.
De Magistris – Sì, ero già Presidente della Deputazione a settembre
dell’altr’anno. Invece a maggio ero in piena campagna elettorale, non ero
ancora Sindaco.
Boggio – Allora questo è il suo primo maggio.
De Magistris – Sì, questo è il mio primo maggio.
Boggio – E speriamo che per lei ci siano molti altri maggi.
De Magistris – Speriamo!
Sulla sinistra dell’altare della Cappella del Tesoro si erge il busto di San
Gennaro su cui è stata posta la mantella di seta rossa dai ricami arabescati
in oro e sul capo la mitria dorata. Più si va avanti, più la calca si fa densa
contrastando il passaggio. Qui non ci sono soltanto napoletani; molti della
città sono già andati a Santa Chiara o stanno sulla piazza in attesa dell’uscita delle statue e del Cardinale contornato dai sacerdoti per la processione
che attraverserà parte della città.
Molti arrivano dai paesi vicini, ma anche da regioni lontane. Hanno
sentito parlare di questo rito, vogliono vedere anche loro il miracolo del
sangue di San Gennaro. Curiosità e devozione, religiosità popolare e indagine razionale si mescolano senza scontrarsi, perché prevale la dimensione
della festa collettiva e del rinascere della vita nella natura dopo l’inverno.
Ci addentriamo nella Cappella del Tesoro, ormai gremita. Le preghiere
delle Parenti si ripetono senza sosta in un lungo itinerario di invocazioni,
suppliche, lamenti, intercalati dai Pater Ave Gloria del Rosario, aumentando
la tensione di un’attesa sempre più concentrata. I presenti tentano di avvicinarsi il più possibile all’altare, perché all’altare il Cardinale e il Sindaco
torneranno emergendo da dietro lo spazio in cui si trova la cassaforte dove
è custodito il “Tesoro”, termine con cui i napoletani definiscono le ampolle
con il sangue di San Gennaro, per raggiungere poi il sagrato e dare inizio alla
processione che si snoderà per le strade fino alla Chiesa di Santa Chiara.
Molti fra i presenti non pregano né danno l’impressione di essere partecipi del rito che si sta svolgendo. Ci avviciniamo a un signore di mezza età,
che sta conversando con una signora dal volto sorridente.
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