Il prototipo delle pasigrafie humboldtiane è lo
schizzo della sezione delle Ande che ho riportato
nella copertina di questo intervento, e che è stato
disegnato durante la sosta a Guayaquil nella
navigazione fra Lima e Acapulco (giugno 1802).
Lo schizzo rappresenta schematicamente la sezione
delle Ande alla latitudine dell’Equatore, con indicate
le diverse fasce di vegetazione e due colonne laterali
dove sono riportati tutti i fenomeni che hanno a che
fare con l’altitudine.
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Il disegno viene successivamente rielaborato, a
Parigi , come illustrazione dell’Essai sur la
Géographie des plantes, 1805, il primo testo relativo
al grande viaggio nel Nuovo Continente, citato da
Darwin nel Taccuino B.
Della grande tavola intitolata Géographie des
plantes équinoctiales mostrerò prima il disegno
centrale, poi le due colonne laterali,
A. von Humboldt, Essai sur la géographie des
plantes, Levrault e Schoell, Paris, 1805. Edizione
tedesca: Ideen zu eine Geographie der Pflantzen,
Cotta, Tübingen, 1807.
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Nella tabella di sinistra troviamo due colonne
che forniscono misure relative alla rifrazione e
alla visibilità. Si tratta di gradienti che variano
con regolarità da 0 a 6.000 metri. Seguono tre
colonne “descrittive”: la prima mette a
confronto le “altitudini misurate in diverse
parti del globo”, dalle Ande alle Alpi.
La colonna successiva segnala i
“fenomeni elettrici secondo l’altezza degli
strati”: tuoni, esplosioni, e anche la
grandine. Una nuova colonna segue il
variare delle “colture del suolo”, da quelle
tipicamente tropicali alle produzioni della
montagna. Il limite superiore del frumento
viene messo a 3.300 metri. Oltre i 4.000 la
colonna registra solo pascoli per lama,
pecore e capre.
Seguono: la “diminuzione della forza di
gravità”, gli “aspetti dell’azzurro del cielo”, la
“diminuzione dell’umidità dell’aria”; e infine
la pressione atmosferica misurata con il
barometro
Nella tabella posta a destra troviamo una
colonna dedicata alla temperatura dell’aria alle
diverse altezze in cui la verifica ha potuto essere
effettuata. Segue una colonna sulla
composizione chimica dell’aria, quindi si
introduce il limite inferiore della neve perenne.
Una nuova colonna riporta la “scala degli
animali secondo l’altitudine del suolo che
abitano”.
Il quadro quantitativo e descrittivo si completa
con le ultime tre colonne, relative al grado di
ebollizione dell’acqua e all’intensità della luce.
In mezzo un’ampia colonna descrive le “vedute
geologiche”:
“tutte le formazioni che sono state scoperte nel
resto del globo si trovano riunite sotto
l’equatore”.
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Alcuni anni dopo (1828) le sezioni a confronto sono tre: Ande, Alpi,
Lapponia, ciascuna con gli autori di riferimento.
Humboldt era
particolarmente interessato
alla dimostrazione grafica
dei fenomeni, culminata
nella sua collaborazione al
Physikalischer Atlas curato
dal cartografo Heinrich
Berghaus per l’editore
Perthes di Gotha (1845-48 e
1852).
Guardiamo alcune tavole
dell’edizione del 1845.
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Le isoterme, già proposte da Humboldt nel 1818
Le isoterme vengono anche rappresentate in
proiezione polare in un’altra tavola.
Vediamo la tavola intera, e alcuni dettagli con la
“terza dimensione”.
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Ancora una rappresentazione della “terza dimensione”
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Da notare che nel 1855
era stato pubblicato il
grande lavoro di
Alphonse de Candolle:
un autore che partendo
da Humboldt approda,
dopo il 1859, a Darwin
Nel 1856 il geografo
scozzese Alexander
Keith Johnston
pubblica la seconda
edizione, in inglese, di
un Atlante molto vicino
a quello di Berghaus.
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Nella prefazione l’autore riconosce il proprio debito
nei confronti di Humboldt.
Di questa edizione mostrerò alcuni dettagli delle
tavole che riguardano i gradienti nella geografia
della vegetazione.
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Ancora un riferimento a Schow, morto quattro anni prima.
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In alto, la dimostrazione della “terza dimensione”
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In piccolo, a destra: grafico dimostrativo delle
relazioni fra latitudine e altitudine.
Ande e Tenerife
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Himalaya, Alpi e Pirenei (e Alpi scandinave a destra)
Ritorniamo a Stephen Jay Gould:
Le buone tassonomie possono essere accostate, in
un’analogia, a utili mappe, ma (come tutte le buone
mappe) rivelano sia i nostri schemi mentali preferiti,
sia gli elementi della realtà esterna che abbiamo
scelto di ordinare e rappresentare nel nostro sforzo
cartografico.
S. J. Gould, La fortuna di Linneo, in I have landed,
Codice ed., Torino 2009, p. 319.
Si può dire, alla rovescia, che le mappe possono
essere accostate a utili tassonomie?
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1 Il prototipo delle pasigrafie humboldtiane è lo schizzo della