Maso San Dona, niente vendita NICOLA GU [email protected] SAN MICHELE - Tutto è partito da un'interrogazione in Provincia della Lega Nord che chiedeva lumi su un'operazione ritenuta poco chiara e alla fine tutto si è risolto con un nulla di fatto. Tradotto, usando le parole del presidente Claudio Bortolotti, «Maso San Dona rimane a Patrimonio del Trentino e il suo inquilino, il dirigente della Fondazione Mach (Roberto Viola, ndr) non diventerà proprietario». Si chiude così, con una rinuncia all'acquisto, una querelle che ha rischiato L'immobile era stato messo all'asta da Patrimonio del Trentino. Poi la Lega Nord ha chiesto lumi sull'operazione ritenuta poco chiara di far saltare i vertici dell'istituto di San Michele. Perché quella vendita con tanto di invito ad offrire è stata contestata da più parti proprio perché, almeno secondo i contrari, avreb_ beiavoritoJLdinendente della Fonda- zione. L'interrogazione dei consiglieri Civettini e Fugatti, d'altro canto, era chiara: «Maso San Dona ceduto da Patrimonio del Trentino? Chi l'acquirente e quale trasparenza nella procedura e assegnazione? Con invito ad offrire Patrimonio invitava a presentare un'offerta per l'acquisto di parte dell'immobile Maso San Dona nel comune di San Michele all'Adige. «Non siamo al corrente di quante proposte abbia ricevuto la società partecipata né tantomeno del prezzo conclusivo della vendita ma, da alcune segnalazioni ricevute in merito ad una vicenda che aprirebbe numerosi interrogativi sulle modalità con cui la struttura è passata al nuovo proprietario, pare che Patrimonio del Trentino abbia ceduto l'immobile ad una persona fisica, legata professionalmente ad aziende collegate al sistema provinciale. «Nessun riferimento alla certa alta professionalità del soggetto in questione, né si vuole con tale atto demonizzare operazioni apparentemente legittime, ma quanto ha attratto la nostra curiosità sarebbe un passaggio contenuto nell'invito all'offerta che lascerebbe intendere una prelazione tra le due parti sopra menzionate per quanto concerne la vendita del Maso San Dona, così nel bando concretata: "Al proponente originario verrà riconosciuta una possibilità di ulteriore rilancio sull'offerta migliore pervenuta, con le medesime condizioni minime di miglioramento (rilancio di almeno 1.000 euro sul prezzo offerto)"». Precisiamo subito che la vendita in questione si riferiva ad una parte del compendio, suddiviso tra tre proprietari tra cui, appunto, la Patrimonio. L'invito parlava di 217 mila euro e il compratore, da contratto, avrebbe dovuto comunque lasciare nell'alloggio l'inquilino fino al 31 dicembre 2017 (giorno di scadenza del contratto di lavoro con la Fondazione) con un affitto da 3.742 euro all'anno che sarebbe stato corrisposto al nuovo proprietario dalla stessa Fondazione Mach. Fin qui l'antefatto ma l'operazione, come detto, è saltata. «Per l'acquisto si era fatto avanti un contadino della valle di Cembra con l'intenzione di realizzare una cantina aperta al pubblico - spiega Roberto Maffei, responsabile dell'ufficio immobiliare della Fondazione Mach - Dopo l'interessamento iniziale, però, ha deciso di ritirarsi dall'affare perché tra costi di ristrutturazione e, soprattutto, condivisione con altri proprietari quell'acquisizione non gli sembrava vantaggiosa». A quel punto era rimasto il solo Viola che avrebbe potuto fare propria quella porzione di Maso San Dona. Anche lui, però, ha rinunciato preferendo rimanere come inquilino fino alla scadenza del contratto di collaborazione e tacitando in tal modo anche i mugugni.