LASCITI Chi ha scelto di sostenere FIRC Il violino e la ricerca In sala e in laboratorio suona la stessa musica a cura di VIOLETTA DEMARCHI l talento non basta, senza altruismo. Questo afferma Salvatore Accardo, grande violinista che ha scelto di sostenere FIRC per investire nel futuro “Il musicista è come un ricercatore, non finisce mai di indagare, interpretare, scoprire. Può suonare centinaia di volte la stessa sonata e incontrerà sempre nuovi aspetti, così come chi fa ricerca sperimenta costantemente tecniche e trattamenti”. Salvatore Accardo è un convinto sostenitore di FIRC, la Fondazione italiana per la ricerca sul cancro, e per questo ha scelto di destinarle un lascito con il proprio testamento. Tra i maggiori violinisti contemporanei, ha appena compiuto 70 anni e suona da quando ne ha aveva tre, età in cui ha imbracciato il violino per la prima volta scoprendo un compagno di vita che non ICERCA avrebbe più abbandonato, E STUDIO per inseguire con amore e deDELLA dizione il proprio talento. MUSICA SI Nella sua lunga carriera ha SOMIGLIANO accumulato soddisfazioni e riconoscimenti ininterrotti da quando, a 17 anni, ricevette il premio Paganini. È anche felicemente sposato con una ex allieva, da cui tre anni fa ha avuto due gemelline. Critica il divismo di alcuni suoi colleghi, ritiene siano importanti l’altruismo e l’umiltà. Credergli è facile, perché sono valori che trapelano da tutte le sue affermazioni. Così ha I R 28 | FONDAMENTALE | DICEMBRE 2011 UN LASCITO PER LA RICERCA scelto di sostenere la ricerca contro il cancro, destinando nel testamento una parte dei propri beni a FIRC e alla ricerca che questa promuove, e ha voluto essere testimonial della campagna che invita a fare lo stesso. Un gesto importante, che lui spiega come un investimento sul futuro, dei giovani in generale, ma anche delle sue due bimbe. Nella vita e nel campo musicale, per Accardo le nuove generazioni vengono prima di tutto. Quindici anni fa ha dato vita all’Orchestra da camera italiana, i cui componenti sono tutti suoi allievi o ex allievi nei corsi della Fondazione Stauffer di Cremona. “Sostengo FIRC perché fa un lavoro indispensabile, ma anche perché apre le porte lavorative ai giovani e ne promuove l’eccellenza, così come io cerco di fare con l’orchestra. Per me è un orgoglio dare lavoro a ragazzi capaci in una situazione economica catastrofica, dove i migliori per lavorare devono andare all’estero”. Lei è molto altruista. Quelli che hanno avuto la fortuna di nascere con un talento devono usarlo anche per gli altri. Firmare un lascito testamentario a favore di FIRC, che fa davvero tanto, è un dovere che tutti dovrebbero sentire, anche se non si conosce direttamente la malattia. Nel suo impegno per FIRC c’entra l’amore per le sue bambine? Certo, voglio investire in un domani migliore per loro, i nostri figli sono il nostro futuro. In quanto musicista sono molto sensibile, ancor di più da quando ho avuto questo dono. Veder nascere la vita fa pensare alla sofferenza degli altri. La musica può alleviarla? La musica è terapeutica, è provato. Esiste un istituto di ricerca che aiuta i bambini con sindrome di Down facen- hi sono gli eredi e come vengono stabiliti? Quali sono le quote di riserva a favore dei figli e del coniuge? Come si redige un testamento? C Effettuare un lascito testamentario è molto semplice: – testamento olografo: basta scrivere su un foglio di proprio pugno cosa si vuole destinare (per esempio una somma di denaro) e a chi, datarlo e firmarlo. Il testamento potrà essere poi affidato a una persona di fiducia o a un notaio; – testamento pubblico: viene ricevuto dal notaio alla presenza di due testimoni e poi custodito dal notaio stesso. Con la Guida al testamento, aggiornata secondo le leggi vigenti, effettuare un lascito testamentario è diventato un gesto semplice. E lo può diventare per tutti: basta richiederla gratuitamente contattando tel. 02 79 47 07 www.fondazionefirc.it do loro ascoltare Mozart come l’avrebbero sentito prima della nascita, nella pancia della madre. Un suono impressionante, io sono rimasto scioccato per giorni. E trent’anni fa ho “conosciuto” un cavallo vincente che nel suo box ascoltava continuamente le Quattro stagioni di Vivaldi. Qual è la sua terapia musicale personale? Non ascolto musica, piuttosto vi sono sempre immerso per studiare le partiture in vista dei concerti. Ma confesso che quando ho bisogno di rigenerarmi o sono arrabbiato entro nella stanza delle mie figlie: mi danno montagne di energia. Davvero non si concede mai un ascolto disimpegnato? A volte ascolto i grandi violinisti e direttori del passato. Mi fa sempre riflettere come un tempo nella musica classica non esistesse lo star system. I grandi dimostravano signorilità nell’interpretazione e nell’esecuzione, mentre oggi molti musicisti pretendono che la musica sia al loro servizio, non viceversa. Quando era giovane ascoltava solo i classici? Amavo molto i Beatles. E Mina, la trovavo fantastica. Allora c’è spazio anche per “altra” musica… Certo, ne esiste di bella e brutta in ogni genere. Però il mio sogno è che si arrivi a dare a tutti l’educazione musicale con cui scegliere cosa ascoltare, mentre oggi in Italia non è così. Mi fa rabbia, con la nostra storia musicale, perché per cambiare le cose basterebbe dare lavoro ai tanti insegnanti disoccupati, in gran parte giovani e molto preparati. C’è anche chi vede nelle contaminazioni un modo per avvicinare i giovani alla “buona” musica. Lei ci crede? No, anche perché molte sono orrende, a volte musicisti classici che non Sostengo FIRC perché investe sui giovani sono validi vi si riciclano e chi non conosce a fondo la materia pensa che quella sia musica buona. Cimentarsi in una materia che non è la propria crea degli obbrobri. Pensi se i Beatles si fossero messi a suonare Mozart, se lo immagina? Veramente no. Ma come fa lei, a 70 anni compiuti, ad avere tutto questo entusiasmo? Quello che faccio mi dà energia e amore, è un continuo dare e avere, come nella vita. E ho l’obiettivo di insegnare ai miei allievi l’umiltà, la serietà e il rispetto. Noi suoniamo come siamo, ha sempre detto il grande violinista David Ojstrach. Fare musica da camera, per esempio, permette di capire dove finisce la propria libertà e dove inizia quella degli altri. Se nella vita succedesse la stessa cosa, il mondo sarebbe migliore. Spera in una carriera musicale per le sue figlie? Saranno libere di scegliere, ma certo avranno un’educazione musicale. Ascoltano musica sin da prima di nascere, perché anche mia moglie è violinista. Soprattutto amano lo Schiaccianoci, e il Lago dei cigni, perché la parte visuale le affascina. Se la sua vita diventasse un film, quale ne sarebbe la colonna sonora? Forse Mozart, perché trasmette gioia, emozione e serenità. Era un bimbo di sette anni quando ha iniziato a suonare e a poco più di 30 anni è morto. È una musica che piace a grandi e piccoli, infatti. E della “sua” Juventus, cosa pensa? La mia Juventus! Sta lavorando con grande serietà e umiltà, sono convinto che quando ci sono questi due ingredienti i risultati arrivino. Nella musica, nello sport, nella vita. Se continua così, può anche darsi che all’inizio i riscontri siano in parte negativi, ma poi saranno tutte soddisfazioni. DICEMBRE 2011 | FONDAMENTALE | 29