uno dei martiri di Belfiore e così di quasi tutti gli uomini
politici, in qualsiasi partito militanti e dei maggiori scrittori
e pensatori e economisti d'Italia. Queste corrispondenze, per
testamento, ha lasciato, perchè le conservi, per sua memoria,
al nipote Pasquale Giannattasio, da Rionei'o; e voglio sperare che qualcuno si accinga a pubblicarle. Ricordo che, nel
primo testamento, che, cortesemente, volle io conoscessi,
aveva legato una somma, appunto, per la pubblicazione del
suo carteggio, al nipote Alberto Viggiani ; ma, morto costui,
ch'egli molto prediligeva e sul cui ingegno faceva tanto assegnamento, quando, per necessità di cose, dovè rifare il testamento, non pensò più a quella pubblicazione e dispose in
altra guisa del suo carteggio.
Ogni anno, ricopiava in un registro a rubrica alfabetica,
con quella sua grafia chiara, ferma, sicura, cognomi, nomi e
indirizzi de' suoi amici e corrispondenti, e, nelle pagine che
rimanevano bianche, quando un avvenimento politico, italiano o mondiale, richiamava la sua attenzione, scriveva subito impressioni e considerazioni, talvolta amare, ma sempre
profonde e sincere, che l'avvenimento gli suggeriva. Quelle
annotazioni, anno per anno, non furon poche e formerebbero,
certo, un volume ; ma dove saranno andati a finire i registri
che le contenevano? Parecchi di essi cedette ad un amico,
che glieli chiese: ed io spero che, un giorno, quelle note
possano diventare di pubblica ragione.
* * *
F u un camminatore instancabile. In bicicletta, e non solo
da giovane, percorreva, talvolta, cento chilometri, concedendosi brevi riposi, per sorbire un caffè o rifocillarsi dove poteva. A piedi, stancava chiunque si fosse avventurato a tenergli compagnia: a tappe, mai brevi, attraversò, in lungo
e in largo, l'Italia meridionale dal Gran Sasso al Capo di
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