"I CONSULTORI FAMILIARI: UNA RISORSA PER IL FUTURO DELLA FAMIGLIA . LO STATO DELL'ARTE NELLA REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA“ roma 4/5 giugno 2007 dr. Silvano Ceccotti, dr.ssa Ilia Martellini, dr.ssa Tiziana Martuscelli. Nella Regione Friuli Venezia Giulia, grazie ad importanti e incisivi atti legislativi, si è riusciti a mantenere lo spirito iniziale della Legge istitutiva. Gli atti legislativi sono i seguenti: • L.R. 81/78 “Istituzione Consultori Familiari” • L.R. 18/79 “modifiche alla Legge istitutiva dei Consultori Familiari • D.R. del ‘95 “Indirizzi per il completamento e stabilizzazione dei Consultori Familiari” • Piani Sanitari Regionali * • Piano Obiettivo Materno Infantile Regionale 2000 ** • L.R. 6/’06 “Sistema integrato di interventi e servizi per la promozione e la tutela dei diritti di cittadinanza sociale” e infine a completamento culturale e legislativo coerente • LR 11/06 “ Interventi a sostegno della famiglia e della genitorialità • In Friuli V.G. si è Realizzata inoltre la peculiarità fondamentale e innovativa dellA 405 CHE INDIVIDUA I CF COME SERVIZI AD ALTA INTEGRAZIONE TRA IL SOCIALE E IL SANITARIO PRECORRENDO LE INDICAZIONI CHE ATTUALMENTE TROVANO REALIZZAZIONE NEI PIANI DI ZONA IN ATTUAZIONE DELLA L. 328/00. ** ESTRATTI DA :PROGETTO OBIETTIVO MATERNO INFANTILE 2000 Consultorio Familiare • Il SSR, non garantendo in modo omogeneo sul territorio regionale la completezza delle funzioni consultoriali così come previsto dalle vigenti normative e come già delineato nella DGR 3412 del 14/7/95 “Indirizzi per il completamento e la stabilizzazione dei Consultori Familiari”, di fatto non consente una erogazione di prestazioni soddisfacente alle richieste di un'utenza con bisogni sempre più complessi. Va tenuto infatti presente che il Consultorio Familiare oltre all’area più prettamente materno infantile si rivolge anche ad un’utenza, per lo più femminile, in età post-fertile. A fronte di una situazione di per se critica va tenuto conto che ai Consultori Familiari sono stati assegnati, a seguito di recenti innovazioni normative, nuovi compiti in particolare nell’area della prevenzione, tutela dei minori (abbandono, grave trascuratezza, abuso e maltrattamento, adozioni nazionali ed internazionali), cui non ha fatto seguito una adeguata riorganizzazione degli stessi. Di conseguenza, esiste disomogeneità nel territorio regionale nella tipologia di interventi, prestazioni e modelli organizzativi. Oggi, in assenza di un disegno strategico e organico, alcuni Consultori Familiari spesso centrano il loro operato più sulle competenze presenti nelle Équipe che sui bisogni di salute della popolazione di riferimento. • Non in tutti i Consultori Familiari opera una effettiva Équipe multiprofessionale, in alcuni Consultori prevalgono le funzioni psico-sociali ed in altri quelle ostetricoginecologiche. In qualche caso nella sede del Consultorio sono presenti solo operatori di area psico-sociale mentre le funzioni ostetrico-ginecologiche vengono svolte in ospedale in modo non integrato. • Manca una regia unica nella presa in carico integrata nelle situazioni complesse; è spesso carente l’integrazione con le Unità Operative ospedaliere (ostetricoginecologiche, pediatriche, neonatologiche, di Pronto Soccorso), nonché con gli altri servizi distrettuali 5.2.2 AREA SOCIO-SANITARIA Consultorio Familiare Il Consultorio Familiare è unità operativa del Distretto per attuare gli interventi previsti dalle normative vigenti (L.405/75, L. 194/78, L.R. 81/78, D.M. 24 aprile 2000). La sua organizzazione va rivista e potenziata per garantire adeguatamente le prestazioni e le attività già previste dalla DGR 3412/1995. Il Consultorio Familiare, nella sua strutturazione, anche fisico-spaziale, deve garantire quattro ambiti di attività: - area ostetrica - area ginecologica - area pediatrica - area psico-sociale. L’organizzazione deve garantire in particolare: - l’accessibilità e la fruibilità diretta da parte dell’utenza - la stabilità della dotazione organica dell'Équipe - il lavoro d'Équipe - il superamento dell’ottica di tipo prestazionale- ambulatoriale e l'inserimento nella rete dei servizi. In termini generali il Consultorio familiare ha il compito di supportare le donne e gli uomini rispetto alla scelta consapevole di maternità e paternità, alle relazioni di coppia e alle difficoltà familiari, nonché progettando interventi ad hoc rispetto alle fasi ed alle diverse situazioni: - la scelta della maternità/paternità (naturale e adottiva) - la nascita e i primi mesi di vita del bambino - l’adolescenza - la tutela dei minori attraverso il sostegno della genitorialità e delle risorse familiari allargate, nonché l’intervento nei confronti di patologie relazionali che conducono a situazioni di abuso e maltrattamento dei minori per la loro eventuale recuperabilità. *ESTRATTI DA : PIANO SANITARIO REGIONALE 2006/2008 A seguito di recenti innovazioni normative, ai Consultori Familiari sono stati assegnati nuovi compiti in particolare nell’area della prevenzione, tutela dei minori, ai quali non ha fatto seguito una loro adeguata riorganizzazione. Risulta quindi necessario rendere omogenei su tutto il territorio regionale i Consultori Familiari per quanto attiene la tipologia di interventi, le prestazioni e i modelli organizzativi. In particolare, la loro organizzazione va rivisitata e potenziata per garantire adeguatamente le prestazioni e le attività già previste dalla DGR 3412/1995 e secondo quanto previsto all’interno del Progetto Obiettivo MaternoInfantile e dell’Età Evolutiva. A tale scopo si prevede l’attivazione di un coordinamento regionale dell’attività dei Consultori Familiari che garantisca l’omogeneità del servizio e il conseguimento dei risultati previsti. L’ ART. 5 DELLA L.R. 11/2006 sostituisce l’art.3 della L.R. 81/1978 e ridefinisce i Compiti del servizio 1. Il consultorio familiare, nel rispetto dei principi etici e culturali degli utenti e delle loro convinzioni personali, tenendo conto della loro appartenenza etnico - linguistica, in collaborazione con i servizi e le strutture sanitarie e sociali del territorio, al fine di garantire l'integrazione degli interventi e la continuita' assistenziale, opera per assicurare: a) l'informazione sui diritti spettanti alla donna e all'uomo in base alla normativa vigente in materia di tutela sociale della maternita' e della paternita', nonche' interventi riguardanti la procreazione responsabile, garantendo la diffusione dell'informazione sulle deliberazioni dei comitati di bioetica nazionale e locale; b) la collaborazione con le strutture preposte delle Aziende per i servizi sanitari, delle Aziende ospedaliere e delle Aziende ospedaliere universitarie, con il Policlinico universitario di Udine e con gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS), per la prevenzione e riduzione delle cause di infertilita' e abortivita' spontanea e lavorativa, nonche' delle cause di potenziale danno per il nascituro, in relazione alle condizioni ambientali, ai luoghi di lavoro e agli stili di vita; c) l'assistenza sanitaria, psicologica e sociale per le donne e le coppie in caso di interruzione volontaria della gravidanza, con particolare attenzione alle minorenni, ai sensi degli articoli 1, 2, 4, 5 e 12 della legge 22 maggio 1978, n. 194 (Norme per la tutela sociale della maternita' e sull'interruzione volontaria della gravidanza); d) l'assistenza sanitaria, psicologica e sociale, anche domiciliare, alle donne e alle famiglie in situazione di rischio sanitario e psicosociale, prima del parto e nel periodo immediatamente successivo, anche su segnalazione dei punti nascita, nonche' attraverso la promozione di reti di auto-aiuto; e) l'informazione riguardo ai problemi della sterilita' e dell'infertilita', nonche' l'informazione alle coppie che ricorrono alle tecniche di riproduzione medicalmente assistita, l'attivita' di orientamento verso i centri che la praticano e il raccordo operativo con gli stessi; f) la consulenza e l'assistenza psicologica e sociale nelle situazioni di disagio familiare derivante da nuovi assetti familiari, da separazioni e da divorzio, anche attraverso la predisposizione di percorsi di mediazione familiare, adeguatamente certificati secondo standard europei e internazionali; g) l'informazione e lo studio psicosociale di coppia rivolto alle coppie disponibili all'adozione nazionale e internazionale, nonche' il sostegno nel periodo di affido preadottivo; h) l'assistenza psicologica e sociale e gli interventi sociosanitari al singolo e alla coppia in riferimento a difficolta' di ordine relazionale, sessuale e affettivo nelle diverse fasi del ciclo vitale; i) le prestazioni sanitarie e psicologiche, anche riabilitative e post-traumatiche, alle vittime di violenza sessuale intra ed eterofamiliare e ai minori vittime di grave trascuratezza e maltrattamento, in collaborazione con i servizi sociosanitari per l'eta' evolutiva preposti, all'interno dei progetti personalizzati elaborati dai Comuni; j) la collaborazione con il Servizio sociale dei Comuni per le prestazioni di carattere sociosanitario relative agli affidamenti familiari; k) la realizzazione di programmi di educazione e promozione della salute, con particolare riguardo ai temi dell'identita' sessuale, dei rapporti tra i generi e della sessualita' responsabile per gli adolescenti e i giovani, in attuazione dei programmi aziendali di prevenzione e in concorso con la scuola, con i centri e i luoghi di aggregazione e con l'associazionismo; l) la somministrazione, anche ai minori, previa prescrizione medica, qualora prevista, dei mezzi necessari per conseguire le finalita' liberamente scelte in ordine alla procreazione responsabile; m) l'assistenza psicologica, sociale e sanitaria relativa alle problematiche sessuali, relazionali e affettive degli adolescenti. 2. La Regione, le Aziende per i servizi sanitari e i Comuni attuano gli interventi di cui al comma 1 attraverso gli strumenti di programmazione previsti dalla legge regionale 17 agosto 2004, n. 23 (Disposizioni sulla partecipazione degli enti locali ai processi programmatori e di verifica in materia sanitaria, sociale e sociosanitaria e disciplina dei relativi strumenti di programmazione, nonche' altre disposizioni urgenti in materia sanitaria e sociale), e dalla legge regionale 31 marzo 2006, n. 6 (Sistema integrato di interventi e servizi per la promozione e la tutela dei diritti di cittadinanza sociale). 3. L'avvenuta programmazione a livello locale delle azioni previste dal presente articolo e' condizione per il consolidamento, ai sensi della legge regionale 19 dicembre 1996, n. 49 (Norme in materia di programmazione, contabilita' e controllo del Servizio sanitario regionale e disposizioni urgenti per l'integrazione socio-sanitaria), dei Piani attuativi locali (PAL) di cui alla legge regionale 23/2004.>>. INIZIATIVE DEGLI OPERATORI CONDIVISE CON I LIVELLI ISTITUZIONALI dal 1980 al oggi • COORDINAMENTO A LIVELLO REGIONALE DEGLI OPERATORI DEI CF (informale) 1980 • COSTITUZIONE DI UN GRUPPO DI OPERATORI IN RAPPRESENTANZA DELLE VARIE REALTA’ TERRITORIALI CON COORINAMENTO DA PARTE DI UN FUNZIONARIO REGIONALE PER AVVIO E CONSOLIDAMENTO INIZIALE DEI CONSULTORI • FORTE INVESTIMENTO DA PARTE DELLA REGIONE PER LA FORMAZIONE DI TUTTE LE EQUIPE CONSULTORIALI SU VARIE TEMATICHE DI COMPETENZA CONSULTORIALE • CONFRONTO SULLA METODOLOGIA DI RACOLTA DEI DATI SULL’ATTIVITA’ CONSULTORIALE DA INOLTRARE ALLA REGIONE E AL MINISTERO • • PROGETTO DI INFORMATIZZAZIONE DELL’ASS 6 “Friuli Occidentale”(PN) 2004 PROGETTO DI INFORMATIZZAZIONE REGIONALE UNIFICATO COORDINATO DALL’AGENZIA REGIONALE SALUTE 2006 (in fase sperimentale) • ISTITUZIONE DEL COORDINAMENTO DEI CONSULTORI FAMILIARI DELLA REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA (in via di approvazione) • COLLABORAZIONE ALLA COSTRUZIONE DEL PORTALE REGIONALE IL PROGETTO DI INFORMATIZZAZIONE REGIONALE UNIFICATO COORDINATO DALL’AGENZIA REGIONALE SALUTE 2006 (in fase sperimentale) ha permesso : > Un confronto sui servizi erogati > Una verifica delle diversità determinate dalla singole realtà territoriali e dalle scelte distrettuali > La consapevolezza della necessità di un’unica definizione dei servizi fondamentali da erogare in modo uniforme > La definizione concordata della “mission” del consultorio familiare pubblico concretizzata in un elenco articolato di prestazioni condivise COORDINAMENTO REGIONALE > > > > come supporto specialistico all’attività dell’amministrazione regionale con i seguenti compiti: redazione di un rapporto annuale sulle criticità e sulle necessità emerse delle varie istanze territoriali legate alle esigenze dei cittadini in merito alla attuazione delle competenze definite dalle leggi svolgimento delle funzioni di consulenza al fine di garantire una progettualità omogenea e condivisa su tutto il territorio regionale in materia di politiche di sostegno alla famiglia e alla genitorialità; raccordo e coordinamento tra tutti i consultori familiari della Regione per : percorsi di salute , linee guida e progettualità omogenee; individuazione delle necessità formative con particolare riferimento alle leggi regionali n°11/06 e n°40/06 , nonché l’indicazione dei percorsi di aggiornamento in modo tale da garantire una costante qualità delle prestazioni e un’ottimizzazione delle risorse economiche (es: formazione condivisa fra tutte o più ASS) PROPOSTE CONCLUSIVE > Riconoscimento dell’attività complessa dei Consultori attraverso ATTI FORMALI CHE TUTELINO LA TITOLARITÀ E LE COMPETENZE del servizio all’interno dei Distretti Sanitari. > Richiesta di una COMMISSIONE NAZIONALE e di un ATTO DEL GOVERNO DI RIORGANIZZAZIONE DEI CONSULTORI FAMILIARI con compiti di: – garanzia delle funzioni consultoriali e loro sistematico aggiornamento in funzione dei cambiamenti storici e culturali, – garanzia della interpretazione unanime in tutto il territorio nazionale delle normative inerenti il loro funzionamento – raccolta ed elaborazione dei dati nazionali finalizzata alla verifica dell’applicazione dei decreti/leggi il tutto nel rispetto delle peculiarità territoriali . REGIONE AUTONOMA FRIULI VENEZIA GIULIA