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relazionarsi con i figli. Purtroppo alcuni
genitori sono adulti distratti o quantomeno
non consapevoli del ruolo di autentico
educatore di fronte ad una giovane vita.
Impegno gravoso e carico di responsabilità.
Un impegno etico. Un compito spesso
troppo pesante per genitori imbevuti di una
cultura edonistica improntata ad un
consumismo senza frontiera.
La mediazione tra il vecchio e il nuovo si
fa difficile e spesso i meccanismi di
solidarietà su cui si basa la famiglia vengono
indeboliti e delegittimati.
Se il conflitto si cronicizza, si distrugge
l’unità familiare ed i figli si allontanano a
causa di contesti devastanti. E’ il momento
in cui se l’età lo consente desiderano dar
vita ad un nuovo,proprio contesto familiare
frutto di un atto di amore legato allo
sviluppo di una società fondata sull’amore
dell’altro e sulla responsabilità dello
sviluppo della famiglia.
Ci si augura che questi giovani non
costruiscano matrimoni a rischio ma che le
esperienze vissute e sofferte li rendano
consapevoli di voler creare forti vincoli
affettivi ed una corretta dinamica genitorefiglio.
IL DRAMMA DI RIVOLI
Cominciamo
dai consultori
di OLIMPIA TARZIA
La sede
della Giunta
regionale
del Lazio
“L
ibere di scegliere la vita” è il titolo che
ho scelto per la conferenza stampa
svoltasi a Roma il 25 febbraio scorso,
per presentare la proposta di legge regionale
e riaffermare che:
- esiste una profonda alleanza tra la
donna e il figlio concepito (come
testimoniano milioni di donne che, nella
quotidianità e nel silenzio, coraggiosamente
si prendono cura della vita, soprattutto di
quella più debole e indifesa), nonostante il
tentativo ideologico di negarla da parte
di un laicismo intollerante che si arroga
il diritto di parlare a nome di tutte le
donne;
- la maternità rappresenta un valore
sociale che le Istituzioni sono chiamate a
tutelare;
- che è necessario accogliere e sostenere
le donne lasciate sole di fronte ad una
maternità inattesa per operare insieme con
loro e con tutte le realtà pubbliche e private
una reale tutela che garantisca loro la libertà
di non abortire,
continua a pagina 18
Sì alla vita
17 marzo 2003
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IL DRAMMA DI RIVOLI
- che è urgente e non più procrastinabile
una riqualificazione dei Consultori familiari
che hanno dimostrato una sostanziale
inadeguata ed insufficiente azione preventiva
e di sostegno effettivo alla famiglia e alla
donna in difficoltà.
I recenti fatti di cronaca, che hanno
dolorosamente visto coinvolti due ragazzi
minorenni di Rivoli, hanno soltanto portato
alla luce il disagio spesso sommerso di una
società a volte drammaticamente incapace di
accoglienza, di condivisione, di solidarietà.
Purtroppo quella di Rivoli è solo la punta
dell’iceberg dello snaturamento cui sono
andati progressivamente incontro i consultori
familiari: ridottisi sempre più a presidi sanitari,
hanno perso la loro caratteristica di luogo di
ascolto e di servizio alla persona e alla
famiglia. Affermare, come è accaduto, che il
giovane si è tolto la vita perché alla ragazza
era stato impedito di abortire, è l’apice di un
atteggiamento pilatesco, irresponsabile ed
ideologico. La domanda autentica e
coraggiosa di una società che considera la
maternità un valore sociale, dunque
eminente, dovrebbe essere invece: quanto
questi ragazzi sono stati aiutati ad essere
liberi di scegliere la vita?
Si rende urgente, dunque e non più
procrastinabile una riforma dei Consultori
familiari a livello nazionale e la Regione Lazio
vuole dare un segnale forte, come già ha
fatto per la legge sulla famiglia, dimostrando
nei fatti di essere una Regione attenta alla
prima risorsa della società che è la famiglia e
fortemente impegnata nella tutela sociale
della maternità e del diritto alla vita.
L’obiettivo principale della proposta di
legge regionale “Norme sui consultori familiari”
di cui sono prima firmataria, in qualità di
Presidente della Commissione Consiliare
Politiche Familiari e Pari Opportunità, e
sottoscritta da tutte le consigliere della
maggioranza non è solo quello di vedere
attuato ciò che nella legge istitutiva nazionale
n.405 del 29.07.1976 è ben esplicitato tra le
finalità del consultorio (ovvero: assistenza alla
famiglia, educazione alla maternità e paternità
responsabile, educazione per l’armonico
sviluppo fisico e psichico dei figli e per la
realizzazione della vita familiare) ma fare un
passo ulteriore in avanti per far sì che
veramente i consultori familiari si pongano a
servizio della madre, del figlio concepito, della
coppia, della famiglia. In un tale percorso si è
inserito il progetto pilota, da poco conclusosi,
destinato dalla Regione Lazio a tutte le donne
utenti dei consultori, riguardante una
campagna informativa sullo sviluppo della vita
umana prenatale dal concepimento alla
nascita, realizzatasi attraverso un mio
emendamento alla finanziaria, che ha
destinato a tal fine 100.000 euro. Tale
iniziativa rientra pienamente in un doveroso
consenso informato, in un momento che
potrebbe essere decisivo per due vite (quella
del figlio e quella della madre). Ritengo
particolarmente grave, dunque e frutto di una
irresponsabile visione distorta delle finalità
stesse del consultorio il verificarsi di episodi di
arrogante prevaricazione che hanno in alcuni
casi impedito la distribuzione dell’opuscolo in
questione “La vita umana prima meraviglia”,
manifestando scarsa stima per le donne,
come se non avessero capacità di idee
proprie e non fossero in grado di valutare
autonomamente la validità o meno di tale
strumento.
La Consulta dei consultori familiari del
Comune di Roma ha avviato, dal ’95 ad oggi,
alcune indagini conoscitive sia presso gli
operatori, sia presso la popolazione, inerenti
il funzionamento dei consultori e l’attuazione
della 194/78. Ne sono emersi dati
particolarmente interessanti, ma, chissà
perché (!!), per nulla divulgati:
1) Molto scarso (circa l’8%) risulta essere
il collegamento dei consultori con le strutture
di volontariato presenti sul territorio ed
operanti nell’aiuto alle maternità difficili;
Sì alla vita
18 marzo 2003
b. la Regione Lazio è al 1° posto per il
ricorso all’aborto da parte delle studentesse
e al 2° posto per quanto riguarda le donne
disoccupate
c. la Regione Lazio si attesta al 2° posto in
Italia per quanto riguarda il Consultorio come
luogo di rilascio del certificato per l’aborto.
I punti fondamentali della proposta di
legge “Norme sui consultori familiari” possono
essere riassunti come di seguito:
1) i consultori familiari saranno tenuti a
trasmettere semestralmente all’assessorato
alla Sanità un resoconto sulle cause della
richiesta di aborto, sulle attività compiute al
fine di prevenirlo, sui chiarimenti offerti, sulle
alternative suggerite, sulle collaborazioni
eventualmente richieste agli enti pubblici
locali, su eventuali rapporti stabiliti col
volontariato e infine l’esito dell’intervento
consultoriale, ciò attraverso l’obbligo per gli
operatori della compilazione di moduli
naturalmente anonimi. Tenuto conto che dei
15206 aborti nel Lazio (dati del 2000) ben
7355, pari al 48%, sono stati certificati nel
consultorio, tali resoconti risultano
indispensabili per ciò che attiene al compito
attribuito dalla L.194 ai consultori familiari
relativamente alla prevenzione dell’aborto,
nel senso della chiarificazione e di rimozione
delle cause che potrebbero indurre la donna
al ricorso all’aborto e di offerta di alternative.
2) tutte le associazioni familiari, e le
associazioni di volontariato operanti sul
territorio in difesa della maternità, dovranno
essere messe in grado di collaborare con i
consultori familiari per realizzare una maggiore
accoglienza, assistenza, informazione e
divulgazione dei servizi e formazione. In
particolar modo ciò è previsto dall’art.2 della
L.194 espressamente al 2° comma dove si
esplicita la possibilità di collaborazione con i
consultori di idonee formazioni di base e di
associazioni di volontariato;
3) in ogni consultorio verrà istituito uno
sportello informativo destinato alle ragazze
madri per informare sui servizi, sugli strumenti
di sostegno pubblici e privati e sui luoghi di
accoglienza;
4) infine viene delineata una differente
tipologia dei consultori familiari distinguendoli
fra:consultori promossi e dipendenti dalle
ASL, consultori promossi e dipendenti da Enti
o Istituzioni pubbliche e private e consultori
convenzionati affinché abbiano pari dignità
di fronte alla legge ed al cittadino.
In conclusione, la proposta di riforma
“Norme sui consultori familiari” nasce da
istanze molto chiare ed inequivocabili ed è
simbolicamente firmata al femminile, per
riaffermare un nuovo femminismo, capace di
schierarsi sempre dalla parte della vita.
2) Nella maggioranza dei consultori non
viene ritenuto opportuno offrire alternative
all’aborto, sostenendo che sarebbe
un’ingerenza sulla scelta della donna.
Eppure, secondo gli artt. 2 e 5 della L.194
l’assistenza da dare alla donna in gravidanza
può e deve attuarsi con l’informazione e
l’intervento operativo: l’informazione sui
diritti spettanti alla gestante, sui servizi sociali,
sanitari ed assistenziali a lei riservati, sulla
protezione che il mondo del lavoro deve
assicurare a tutela della gestante;
3) Dai dati in possesso degli operatori,
le difficoltà economiche risultano essere
la prima causa del ricorso all’aborto
nella città di Roma considerando che dei
15206 interventi effettuati nel Lazio
nell’anno 2000 circa 14.000 si svolgono a
Roma, il dato risulta essere particolarmente
significativo;
4) Risultano poco conosciute dalla
popolazione le competenze consultoriali
meno caratterizzate in senso sanitario, a
convalida di una pericolosa medicalizzazione
del servizio.
Le schede relative ai dati più recenti del
ministero della Salute, che riportano molti
numeri, dietro ai quali si cela sempre una
madre ed un figlio, evidenziano alcuni fatti
che ormai non possiamo più ignorare:
a. la Regione Lazio, in quanto a numero
totale annuale di aborti, si attesta al secondo
posto in Italia e al 4° posto in quanto a tasso
di abortività
Sì alla vita
19 marzo 2003
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