NATURA, CULTURA, TRADIZIONI E TURISMO SLOW TRA LA MONTAGNA E LA BASSA Anno VII - Numero 27 - Ottobre - Novembre - Dicembre 2015 SPECIALE CASTELLI Bruscoli e il Palazzo dei Vicari a Scarperia ra u n a i e in p BIODIVERSITà Il gambero di fiume col Dna italiano AUTUN N O APPUNTAMENTI Dalla Tartufesta ai teatri della Bassa Vivere una Favola La storia e i misteri della ROCCHETTA MATTEI e del suo straordinario ideatore SOMMARIO CONTEST SU Scatta & Vinci Per partecipare scrivete a: [email protected] oppure alla pagina Facebook di Nelle Valli Bolognesi. Agli autori delle foto pubblicate regaleremo un abbonamento alla rivista. CONCORSO Fotografico 120 ANNI EMIL BANCA Monzuno 1° classificato Nicola Grillini 1° 2° classificata Chiara Sansone 3° classificata Alice Mastacchi Raduno di aironi nel Savena (Pianoro) Giorgio Fenara 2° Periodico di proprietà di Numero registrazione Tribunale di Bologna - “Nelle Valli Bolognesi” n° 7927 del 26 febbraio 2009 Direttore responsabile: Filippo Benni Alba settembrina Nadia Naldi Autunno a Villa di Mezzo (Piamaggio-Monghidoro) Giulia Monti Hanno collaborato: Andrea Besana Emanuele Stefanini Giuseppe Rivalta Marco Govoni Gianluca Zuffi Giovanni Ferretti Giada Pagani Stefano Lorenzi Lucilla Pieralli Adriano Simoncini William Vivarelli Claudia Filipello Katia Brentani Claudio Evangelisti Track Guru Stefano Gottardi Gian Paolo Borghi La grafica della rivista è realizzata con il contributo di: 3° Fino ad ottobre al ristorante Gustavino& Passalacqua in località Selve a Monzuno sarà esposta una selezione di dieci foto che hanno partecipato al concorso Michelangelo Abatantuono Adrea Morisi Cesare Agostini Franco Santi Valerio Severini Elisa Benni Foto di: William Vivarelli Track Guru Archivio Pedalalenta Archivio AppenninoSlow Borgo del Miele HydroSynergy Salvatore di Stefano Giuseppe Rivalta Frediano Salomoni Andrea Morisi D. Victorini Progetto Grafico: Studio Artwork Comunication Roberta Ferri - 347.4230717 Pubblicità: Michaela Beghelli - 340.0616922 [email protected] Rivista viene stampata su carta ecologica da Moderna Industrie Grafiche Via dei Fornaciai, 4 - 40129 Bologna Per scrivere alLA REDAZIONE: [email protected] Per contattare AppenninoSlow Volpe in Valserena Renata Ciabatti 2 Gragnano (Monghidoro) Michele Andreucci Cincia Alessandro Garbarino 339/8283383 4 Gli scatti di William Vivarelli La Cannaiola comune 6 Erbe di casa nostra Il Salice e l’Atropa Belladonna 8 L’appuntamento - San Benedetto Val di Sambro A caccia di erbe officinali 10 La nostra cucina Tanta voglia di noci 12 Appennino in Tartufesta Tutte le date per gustare il tartufo bianco pregiato 14 Produzioni locali Bio - Argelato Il Borgo del Miele 18 Chef... al Massimo I premi della settima edizione 18 Speciale Castelli - In copertina Il fascino della Rocchetta Mattei 22 Speciale Castelli Il Palazzo dei Vicari a Scarperia 24 Speciale Castelli La Rocca di Bruscoli 26 Tracce di storia - Sulla Flaminia Militare La Piana degli Ossi 28 Da vedere - Argelato Quando Bologna era il centro del mondo 30 Paleontologia La Balena di Gorgognano 33 In giro con TrackGuru Monte Belvedere e Monte Mario 36 Speciale MountainBike Da Monte Beni a Sasso di Castro 38 A piedi o in bici nella Bassa Lungo il Reno e la ciclo-trasversale di pianura 40 Biodiversità Il gambero di fiume col Dna italiano 42 Appuntamenti Da ottobre a dicembre nelle valli bolognesi 54 La rubrica di Gian Paolo Borghi Par Nadèl tótt i gâl al sô pulèr 55 La rubrica di Adriano Simoncini L’amara Maremma dei montanari 3 Tra pianura ed Appennino GLI SCATTI DI WILLIAM VIVARELLI CANNAIOLA COMUNE L’ ALFABETO di VIVARELLI Acrocephalus scirpaceus Nei numeri precedenti: Albanella Allocco Assiolo Allodola Airone cenerino Averla maggiore Averla piccola Aquila reale Ballerina bianca Ballerina gialla Barbagianni Beccamoschino Balestruccio Calandro Capriolo Capinera Cervo Cinghiale Canapiglia Canapino Autunno 2010 Inverno 2010 Primavera 2011 Estate 2011 Autunno 2011 Inverno 2011 Primavera 2012 Estate 2012 Autunno 2012 Inverno 2012 Primavera 2013 Estate 2013 Autunno 2013 Inverno 2013 Primavera 2014 Estate 2014 Autunno 2014 Inverno 2014 Primavera 2015 Estate 2015 Tutte le foto sono state scattate nel bolognese. I PDF degli arretrati della rivistasi possono scaricare dalla sezione AREA STAMPA del sito di Emil Banca: www.emilbanca.it. Per altri scatti di Vivarelli si può consultare il sito: www.vivarelli.net. La Cannaiola comune si concentra principalmente in prossimità di raccolte di acqua dolce, come zone umide sempre piuttosto estese, lungo fiumi, e laghi. Presente in Italia come nidificante, migratrice regolare e – occasionalmente – svernante, presenta una distribuzione ampia ma frammentata. Il suo ambiente principale, il canneto, lo si ritrova principalmente nelle zone interne e costiere della Pianura padana, sulla costa adriatica e lungo quella tirrenica. Raggiunge i 13-14 centimetri di lunghezza e un’apertura alare pari a 19-21 centimetri. Non si apprezzano particolari differenze estetiche né tra i due sessi, né tra individui giovani e adulti, anche se questi ultimi appaiono, nel complesso, di un colore grigio più marcato. La specie alleva una sola covata l’anno, mentre il periodo riproduttivo coincide, approssimativamente, con il mese di giugno. Depone 4-5 uova di colore verde chiaro con macchie grigie, che vengono covate da entrambi i partner per quasi due settimane. La Cannaiola comune è un volatile che si nutre prevalentemente di insetti palustri e delle loro larve. Durante l’autunno la sua dieta si allarga fino a comprendere anche bacche e frutti selvatici. RATE PIÙ LEGGERE? Porta il mutuo in Emil Banca a COSTO ZERO spread a partire da* 1,60% Vai in filiale e richiedi un preventivo. La promozione scade il 31/12/2015. Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. *Condizioni riservate a operazioni di surroga e a Soci possessori di almeno 100 azioni Emil Banca alla data di sottoscrizione della domanda di mutuo e solo per domande presentate fino al 31/12/2015, stipule entro il 31/03/2016. Finanziamento fino al 50% del valore dell’immobile (minor valore fra perizia e compravendita). 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Da 200 anni conosciamo le potenzialità dell’acido contenuto nella sua corteccia che i babilonesi, e poi Ippocrate, usavano come antinfiammatorio e contro la febbre Amico Salice Testo di Claudia Filipello Il Salice, conosciuto anche con il nome di Salcio, è un albero di grande interesse che ha accompagnato l’uomo fin dalla notte dei tempi. è una pianta fortemente legata all’elemento acqua e alla sua magia. Il suo spazio vitale è fatto di umidità e luce intensa. Lo incontriamo, infatti, dove può intrecciare le sue radici lungo le sponde di laghi, fiumi e in tutti quei terreni dove vi è ampia disponibilità idrica. In tutti i luoghi in cui è presente troviamo l’intreccio antico fra questo albero e il sapere che passa attraverso le mani dell’uomo, come per esempio l’arte di intrecciare cesti e panieri o la tecnica della legatura della vigna. Il termine Salice ha origine celtica e significa, non a caso, vicino all’acqua. Per molti popoli antichi i fiumi presso cui i Salici crescevano erano le lacrime versate da questi alberi dalle lunghe e argentate foglie. A dispetto del nome italiano maschile, il Salice da sempre è considerato un albero legato alle divinità femminili, in particolar modo alle dee lunari. La Luna, con la sua luce argentea simile al bianco lucente delle foglie del Salice, governa i liquidi del cosmo, dalle maree alle emozioni umane. Non a caso si dice lunatica di una persona in balia delle emozioni. Il forte legame del Salice con le emozioni emerge in numerose culture; in particolare veniva associato alle emozioni collegate al concepimento, alla nascita, alla bellezza, alla musica, alla poesia, alla tristezza, alla separazione e alla morte. Per questo motivo in molte culture il Salice rappresentava la fertilità, la bellezza e l’arte. Altro aspetto che collega il Salice all’Archetipo femminile è rappresentato dal suo tronco che si fa “grembo” e rifugio per tanti piccoli animali, tra cui civette, gufi e scoiattoli. Il Salice era anche l’Albero delle profezie, della guarigione e della magia. Il mondo femminile, da sempre, per la sua alta e sottile capacità comunicativa con il mondo invisibile della Natura utilizzava pratiche terapeutiche in seguito condannate dalla Chiesa. Le guaritrici divennero così streghe da mandare al rogo. L’albero del Salice, insieme a tanti altri alberi rappresentativi del mondo femminile, divenne l’albero delle streghe. Così, col tempo, venne sempre più associato al male e al diavolo, quindi da evitare ad ogni costo. 6 Testo di Lucilla Pieralli Solo 200 anni fa il Salice riscopre la luce della sua potenzialità grazie alla scoperta scientifica dell’Acido Salicilico contenuto nella sua corteccia (Glucosidi Salicilici), precursore dell’Aspirina, farmaco più famoso del mondo. Già 3000 anni fa troviamo però le prime tracce scritte dell’uso del Salice per gli stessi motivi per cui viene utilizzato oggigiorno, impresse su di una lastra babilonese in terracotta. Qualche secolo dopo, Ippocrate lo propone come rimedio per la febbre. La parte utilizzata a scopo terapeutico è la corteccia di rami di soli due o tre anni di età. La corteccia, infatti, ha in sé tutti gli elementi biochimici oltre che dai glucosidi salicilici, anche da flavonoidi, catechine e tannini. L’azione terapeutica è di tipo antinfiammatoria, antireumatica, antipiretica, antidolorifica, anticefalgica, poiché agisce elettivamente inibendo il ciclo delle ossigenasi e la conseguente sintesi delle prostaglandine, responsabili della febbre, dell’infiammazione generale e del dolore. La posologia raccomandata varia in rapporto alla concentrazione dell’estratto. Rispetto all’acido acetilsalicilico di sintesi (farmaco), l’estratto di Salice è ben tollerato soprattutto a livello gastrico. Come per la somministrazione di tutti i fitoterapici, è consigliato affidarsi ad un professionista. L’estratto di Salice, infatti può essere responsabile di reazioni in soggetti allergici all’aspirina-farmaco. Il fitoterapico non dovrebbe essere assunto in gravidanza e sono possibili interazioni con farmaci fra cui antiaggreganti piastrinici, antiepilettici, metotrexate ma anche con fitoterapici, fra cui Aglio e Ginkgo Biloba. Il fiore del Salice è stato profondamente osservato ed amato da Edward Bach, padre della floriterapia. Secondo Bach il fiore di questo albero è collegato alla qualità spirituale della responsabilità verso se stessi, verso il proprio Sé. L’energia del fiore risuona con quello stato negativo in cui la persona cerca spesso di attribuire la colpa e la responsabilità della propria condizione al mondo esterno, orientandosi verso pensieri non costruttivi e vittimistici. Concludendo, Willow, questo è il nome del Salice nel repertorio della floriterapia di Bach, è il fiore del “Seme del proprio destino”, ossia aiuta ed insegna ad orientarsi verso un passaggio evolutivo dell’Anima importante e cioè dalla “vulnerabilità del fatalismo” alla “responsabilità e il potere verso se stessi e verso le proprie azioni”. Si dice che il nome le derivi dall’usanza che le donne veneziane ne facevano anticamente: una lozione in acqua distillata per un collirio che faceva dilatare le pupille per essere più seducenti, ma la pianta di Belladonna o Atropa Belladonna, la più velenosa delle piante comuni, è molto probabile che debba il suo nome ad altro. Per esempio in Francia, le streghe erano chiamate bellefemme e l’uso dei veleni per eliminare nemici era più frequente di quello per curare le malattie. Si trattava delle donne che avevano il potere delle erbe velenose, donne temibili e pericolose. Belle donne dunque, e la bellezza in quei secoli era strettamente legata al male, alla morte, al maleficio, tanto da veder associate poi la stregoneria alla femminilità e alla bellezza seducente, facendo finire al rogo molte belle ragazze con la sola colpa di essere attraenti. Quanta strada ha fatto l’umanità, ma quanta ne deve fare ancora...... Tornando alla nostra Atropa Belladonna, già Linneo la definì così in riferimento ad una delle tre Parche, a colei che recide il filo della vita. Sì perché questa pianticella che cresce nei luoghi ombrosi dei nostri boschi, sopratutto verso le zone del Faggio è una Solanacea che ha fiori rosso bruni che diventano poi bacche rosse che maturando diventano nere e lucide, simili ad una ciliegina, ad un mirtillo, ad un ribes. Ma una sola bacca può uccidere un bambino; figurarsi cosa può fare in dosi maggiori. I suoi principi attivi sono alcaloidi di cui la josciamina è la principale causa dell’azione sul sistema nervoso periferico che viene paralizzato in dosi minimali. In dosi maggiori la paralisi interessa anche il sistema nervoso centrale con relative conseguenze. L’atropina invece, ancora oggi viene usata in oculistica per dilatare la pupilla e permettere al medico una visita più approfondita. Si usava anche come medicina nei crampi allo stomaco e all’intestino, come sedativo per i malati di mente e come anestetico durante le operazioni chirurgiche imbevendone spugne da far annusare al malato. I malcapitati sicuramente morivano spesso tanto per l’intervento che per l’anestesia. Accelera i battiti cardiaci e quindi coinvolge anche il muscolo cardiaco. Insomma si tratta di un vero e proprio veleno, pericoloso e piuttosto diffuso nei nostri boschi da cui stare alla larga. La prima regola da insegnare ai bambini quando si passeggia nei boschi dunque è quella di non ingerire mai bacche di cui non si sappia con certezza la provenienza o l’origine botanica per non incorrere in spiacevolissime situazioni. Come sempre il nostro intento in questa sede è quello di mettere le persone in condizione di riconoscere le piante pericolose per evitarle con cura, sfatando il mito che vorrebbe le erbe, tutte assolutamente innocue e benigne. La natura non è sempre buona, a volte è madre a volte matrigna. RISTORANTE, RIFUGIO ALPINO (1121 slm.) OSPITALITA’ CAVALLI, RITROVO PER MOTOCICLISTI Poggio di Petto Cucina tipica toscana 59023 Cavarzano - Vernio (PO) 335.5618593 - 331.1598301 www.poggiodipetto.it [email protected] aperto 1 MARZO 2015 Se vuoi venire da noi a mangiare e/o dormire ricordati di prenotare !! 7 San Benedetto Val di Sambro L’appuntamento Il Progetto Terre bio Val di Sambro per aiutare la montagna Una domenica in giro per i boschi dell’Appennino alla scoperta di queste preziosissime alleate della nostra salute e del nostro benessere. Un’occasione per immergersi per qualche ora in un vero e proprio paradiso naturalistico. Appuntamento all’11 ottobre A caccia di ERBE OFFICINALI Riqualificare le aree rurali dell’Appennino e pianificare le risorse territoriali per aiutare lo sviluppo dell’agricoltura biologica e della coltivazione delle piante officinali. Questo il cuore del progetto “Terre bio Val di Sambro” sostenuto dal farmacista e cosmetologo Vincenzo Speghini e dell’azienda cosmetica Cosmoderma di San Benedetto Val di Sambro, ed ideato da Paolo Cuppini, ex imprenditore 50enne. Da anni il dottor Speghini si batte affinché l’Appennino, dichiarato da poco patrimonio Unesco, si trasformi in una sorta di banca di primizie biologiche uniche al mondo, che aggiungano valore al suo meraviglioso territorio. Dopo avere creato “Ricettario Verde”, una linea cosmetica rigorosamente biologica e certificata, si è buttato in questa nuova avventura, trascinando con se anche Cuppini, che ha deciso di gettarsi anima e corpo in questo progetto: “Forse devo dire grazie alla crisi economica perché mi sono dovuto reinventare - – spiega Cuppini Rimettendo ordine nella mia vita ho aperto un cassetto chiuso da anni e ho ritrovato il mio diploma da agrotecnico. Poi abbiamo trovato un ettaro di terreno a pochi pas- si dal fiume Sambro e ci siamo lanciati nella coltivazione della Calendula. è importante fare comprendere il potenziale di questa esperienza anche ai più giovani”. Parole condivise dal Dottor Speghini, che avendo dedicato tutta la sua vita a questo ecosistema perfetto da cui è stato capace di estrarre balsami, lenitivi e cure per le più svariate problematiche, da maggio scorso sta sensibilizzando le persone del luogo sull’importanza delle erbe officinali. Testo di Giada Pagani Domenica 11 ottobre lungo i sentieri di San Benedetto Val di Sambro, Speghini condurrà curiosi e turisti alla “Alla scoperta delle erbe officinali” nell’ultimo di una serie di appuntamenti realizzati per riscoprire una risorsa di cui sono pieni i nostri boschi e le nostre splendide valli. Un modo anche per ritrovare una socialità attiva: stare insieme da sempre aiuta a vivere a lungo e meglio. Lo sappiamo bene noi abitanti della montagna: la condivisione e le relazioni umane sono qualcosa di magico, di cui non potremmo fare a meno. Sarà un viaggio per scoprire questi preziosi tesori dell’Appennino nel loro periodo di fioritura, lontano dai rumori e dai ritmi concitati della quotidianità. Una serie di appuntamenti con la natura pensati per promuovere le peculiarità naturalistiche del nostro piccolo grande mondo, un evento che nasce dalla profonda esperienza in campo erboristico e medicinale del Dottor Speghini. Il nostro simpatico Cicerone ci guiderà in questa camminata bucolica per conoscere le proprietà e gli usi delle erbe officinali. Potremmo osservarle da vicino e toccarle con mano, stupendoci della sterminata quantità di piante che ogni giorno incontriamo e delle quali non sappiamo quasi nulla, con l’intento di imparare a riconoscerle e a raccoglierle in modo poi da impiegarle nella nostra vita di tutti i giorni. “Credo sia importante per l’uomo di oggi riscoprire questo mondo da troppo tempo ignorato ma che ha continuato caparbiamente ad esistere - spiega Vincenzo Speghini - Le piante officinali sono preziosissimi alleati della nostra salute e del nostro benessere, ricche di sostanze antiossidanti e curative. Ci immergeremo per qualche ora in un vero e proprio paradiso naturalistico”. 8 Alla scoperta delle erbe officinali - L’appuntamento è per domenica 11 ottobre alle 9.30 presso la Farmacia Speghini di San Benedetto Val di Sambro (via Risorgimento 17). L’escursione è gratuita. Per info e prenotazioni: 0534-95104 . Oppure cercate la pagina della farmacia su Facebook. 9 LA NOCE LA NOSTRA CUCINA Curiosità, consigli e ricette della tradizione culinaria bolognese, dalla Montagna alla Bassa a cura di Katia Brentani La RICETTA della BASSA RISOTTO ALLE PERE CON GORGONZOLA E NOCI La RICETTA della MONTAGNA TAGLIATELLE CON SALSA DI NOCI (AIEDA) INGREDIENTI (per 4 persone): 12 gherigli di noci – 3 spicchi di aglio – 1 patata – 300 gr. di tagliatelle all’uovo – sale – pepe PROCEDIMENTO In un mortaio pestare finemente le noci con l’aglio, aggiungere una patata lessata ancora calda, mescolare bene e diluire con un po’ di acqua di cottura della pasta. Salare e pepare. Scolare le tagliatelle e condirle con la salsa di noci (aieda). Frutto eclettico quanto controverso, originario dell’Asia Minore ma diffuso anche in Europa e Nord America, è da sempre oggetto di riti e leggende. In cucina si usa in tante preparazioni, dai dolci alle tagliatelle Tanta voglia di NOCI Non esiste, forse, frutto più controverso della noce e dell’albero che la genera. Originario dell’Asia Minore, l’albero del noce appartiene alla famiglia delle Juglandacee, dal termine latino Iovis glans, ghianda di Giove, a testimonianza della sacralità e del legame con la divinità. Tuttavia, fin dai tempi più antichi, il noce e i suoi frutti sono stati oggetto di storie e leggende che, nei secoli, hanno contribuito ad attribuire a questo albero e ai suoi frutti una nomea più o meno sinistra al punto che ancora oggi si usa il termine “nocivo” per indicare qualcosa di dannoso per la salute. In particolare l’albero del noce è legato all’elemento femminile e alle storie nate alle streghe. Ma come si è arrivati a questa fama sinistra? Indubbiamente fin dai tempi più antichi il noce è stato amato e odiato: indispensabile dal punto di vista alimentare e temuto per le leggende nate attorno alle sue fronde. Il frutto del noce è una drupa. La parte esterna (esocarpo o mallo) carnosa e profumata, scurisce rapidamente una volta a contatto con l’aria grazie alla presenza di tannini. Quella interna (endocarpo) è 10 composta da un involucro legnoso a due valve, divisa in quattro partimenti, distinti da setti legnosi imperfetti, che ospitano il gheriglio (seme). Versatili, oleose e dal sapore sfizioso e gradevole, le noci sono state usate, e lo sono ancora oggi, come ingredienti per la preparazione di gustose ricette, dagli antipasti ai primi piatti, ai dolci, senza dimenticare il pregiato liquore, il Nocino, o Nocello, che si ricava dai malli acerbi raccolti, come vuole la tradizione, la Notte di San Giovanni che coincide con il Solstizio d’Estate. Nocino che si prepara dalla campagna alla montagna. Di ricette sul nocino se ne trovano tante. Qui a fianco potete leggere la nostra. Se il nocino si prepara ovunque, la “Aieda” invece è una salsa di noci che veniva preparata sulle montagne del nostro Appennino e veniva utilizzata per condire le tagliatelle o i maltagliati. Si può gustare anche oggi in alcuni agriturismi o trattorie dell’Appennino Bolognese. Nelle campagne bolognesi le noci si accompagnano soprattutto alle pere e al gorgonzola. Notizie, curiosità e ricette sono tratte da “Ti do una noce!” – Manuela Fiorini – Collana I Quaderni del Loggione – Damster Edizioni. Il NOCINO INGREDIENTI 1 litro di alcool etilico – 1 kg di malli di noci nazionali (30-33 noci) raccolte nel periodo attorno al 24 giugno – 700/800 gr. di zucchero semolato PROCEDIMENTO La difficoltà nella preparazione sta nella scelta delle noci e del loro periodo di maturazione, che richiede capacità ed esperienza. Le noci debbono possibilmente provenire da vecchie piante, meglio se di collina, esposte al sole e comunque lontane da fonti inquinanti come ad esempio strade molto frequentate. Le noci vanno lavate sotto l’acqua corrente e tagliate in 4 spicchi. Vanno messe in un vaso di vetro a bocca larga e ricoperte con lo zucchero. Si lasciano macerare al sole per non più di 2 giorni (un tempo superiore renderebbe il prodotto troppo amarognolo), poi si aggiunge l’alcool mescolando. La macerazione va continuata sempre al sole sino a Natale, con la raccomandazione di aprire il vaso per mescolare e ossigenare il prodotto ogni giorno per i primi due mesi. INGREDIENTI (per 4 persone): 300 gr. di riso – 100 gr. di gorgonzola dolce – 40 gr. di burro – 1 scalogno – 2 pere kaiser – ½ bicchiere di vino bianco secco – brodo vegetale q.b. – sale – pepe – 4 gherigli di noci PROCEDIMENTO Tritare finemente lo scalogno e farlo stufare a fuoco basso in una pentola con metà del burro. Sbucciare le pere, tagliarle a cubetti e unirle al soffritto. Dopo qualche minuto, unire il riso, sfumare con il vino, poi portare a cottura aggiungendo gradualmente il brodo. Mescolare spesso. A qualche minuto da fine cottura, unire il gorgonzola a pezzetti, il burro restante e mantecare bene avendo cura di lasciare il risotto morbido. Servire il riso caldo, cosparso di noci tritate. villa GIULIA Casa protetta - di Riposo Centro Diurno - Riabilitativo Via F.lli Dall’Olio, 2 40060 Pianoro Vecchio (Bo) tel 051 777308 - fax 051 774088 www.villagiulia.bo.it - [email protected] 11 AgriManager 2015 L’evento Fino a metà novembre nei Comuni della montagna la grande manifestazione dedicata al tartufo bianco pregiato dei Colli Bolognesi e ai prodotti del bosco Emil Banca e Agri 2000 invitano gli imprenditori agricoli delle provincie di Bologna, Ferrara e Modena a partecipare a AgriManager 2015, iniziativa per favorire la crescita della competitività delle imprese. In Appennino è TARTUFESTA Quindici comuni coinvolti per circa 30 giornate di festa dedicata al re del bosco: il tartufo bianco pregiato dei Colli Bolognesi. Da ottobre a metà novembre, nei comuni dell’Appennino e in molte frazioni andrà in scena l’edizione 2015 della Tartufesta, la tradizionale sagra diffusa che mette al centro i prodotti del bosco, primo fra tutto il pregiato fungo apogeo che tanti ci invidiano. Per un mese e mezzo, nei centri della montagna bolognese si terranno sagre e feste con mercatini e menu prelibati tra gastronomia, tradizioni e cultura. Cuore della festa saranno, come di consueto, Sasso Marconi, dove la festa occuperà il centro per due week end consecutivi toccando anche lo splendido Borgo di Colle Ameno, e Savigno, nella Valsamoggia, dove il tartufo sarà protagonista per ben tre domeniche consecutive. Oltre che negli stand gastronomici, i menù a base di tartufo saranno serviti anche nei ristoranti del territorio che però per fregiarsi del logo della Tartufesta, dovranno atte- nersi ad un rigido disciplinare: i ristoranti, come gli agriturismi o le associazioni che aderiscono a Tartufesta, si impegnano a presentare un menu degustazione con prodotti locali e freschi di stagione. I vini devono essere del territorio e le preparazioni gastronomiche devono far riferimento alla tradizione bolognese; la sfoglia deve essere lavorata a mano e non sono concesse mescolanze con specie di tartufo non locale o meno pregiato. Accanto ai prezzi del menu deve essere riportato il prezzo del Tartufo espresso in euro per grammo. Anche quest’anno, una parte della manifestazione sarà dedicata alle Tartuvisite: visite guidate nel bosco alla ricerca di funghi e tartufi e in giro per i più suggestivi borghi del territorio. Per il calendario completo degli eventi che fanno riferimento alla Tartufesta si può fare riferimento al sito della Citta Metropolitana che ha aperto una sezione dedicata all’evento: www.cittametropolitana.bo.it/tartufesta/ Elenco delle TARTUFESTE OTTOBRE Sabato 3 e domenica 4 Lizzano in Belvedere Domenica 11 San Benedetto Val di Sambro Domenica 11 Monzuno Domenica 11 Vergato Domenica 11 Scascoli (Loiano) Sabato 17 e domenica 18 Pianoro Domenica 18 Monzuno Domenica 18Castiglione dei Pepoli Domenica 18Castel di Casio Domenica 18 San Benedetto Val di Sambro Sabato 24 e domenica 25Sasso Marconi e Borgo di Colle Ameno Domenica 25 Festa del Bosco - Loiano Domenica 25 I Sapori d’autunno - Gaggio Montano Domenica 25Campolo (Grizzana Morandi) NOVEMBRE Sabato 31 ottobre e domenica 1Sasso Marconi Sabato 31 ottobre e domenica 1Camugnano Domenica 1Savigno (Valsamoggia) Domenica 1Monghidoro Domenica 8 Grizzana Morandi Domenica 8Savigno (Valsamoggia) Domenica 15Savigno (Valsamoggia) 12 Perché Agrimanager? Il settore agricolo svolge un ruolo di grande importanza, non solo per la produzione di alimenti, ma anche per la salvaguardia del paesaggio e per il mantenimento di attività economiche in aree spesso svantaggiate. Emil Banca, consapevole del valore socioeconomico del settore, ha deciso di avviare in collaborazione con la società Agri 2000, un’iniziativa per sensibilizzare gli imprenditori sui temi della gestione manageriale delle loro aziende e per fornire un supporto utile alla crescita della loro capacità competitiva. Per partecipare basterà rispondere a poche domande (20 minuti) sull’organizzazione e gestione dell’impresa, senza bisogno di consultare alcun documento aziendale. A tutti i partecipanti sarà inviato un Report AgriManager personalizzato, realizzato attraverso il “Rating Imprenditore Agricolo Manageriale” messo a punto da Agri2000, con indicazioni specifiche per migliorare le proprie performance. Chi parteciperà all’iniziativa sarà invitato all’evento conclusivo, una serata convivale dedicata allo sviluppo della managerialità in agricoltura. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito di Emil Banca; le partecipazioni all’iniziativa saranno accolte dal 1 ottobre 2015 al 30 novembre 2015. LA TUA AZIENDA È COMPETITIVA? PARTECIPA AD AGRIMANAGER 2015 PER CONOSCERE IL TUO PROFILO MANAGERIALE Compila il questionario online su http://bit.ly/QuestionarioAgrimanager e ricevi il Report AgriManager personalizzato con il Rating Imprenditore Agricolo Manageriale (Agri2000©) Miele biologico Produzioni locali IL MIELE DEL TERRITORIO tipi e caratteristiche Lo SCARABEO AFRICANO che minaccia i nostri alveari Testo di Andrea Besana - Il Borgo del Miele L’apicoltura Italiana sta attraversando un difficile momento, che pone pesanti interrogativi per il futuro. Si moltiplicano gli allarmi da parte degli addetti ai lavori circa le pesanti perdite di alveari che fanno assomigliare sempre più l’uscita dall’inverno ad un bollettino di guerra. In causa sono chiamati innumerevoli fattori che sommando i loro effetti finiscono per ostacolare se non addirittura impedire la sopravvivenza di insetti, abituati a vivere sul nostro pianeta da milioni di anni. Le malattie delle api occupano sicuramente un posto d’onore tra le preoccupazioni di noi apicoltori. Vecchi nemici delle api ai quali purtroppo se ne aggiungono altri, portati nel nostro continente dall’incessante marea della globalizzazione. Ultimo fra tutti il ritrovamento in Calabria, alla fine del 2014, di uno scarabeo di origine africana in grado di riprodursi all’interno degli alveari arrecandone gravi danni, fino a compromettere pesantemente la capacita produttiva delle colonie infestate. L’apicoltura europea sta seguendo in questi mesi con il fiato sospeso il tentativo di arrestare la diffusione di questo coleottero, sforzo che sembra però davvero improbo. Descrivendo i mali odierni delle nostre api non possiamo infine tralasciare il massiccio, spesso scriteriato utilizzo di insetticidi in agricoltura. Frutteti, vigneti, orti e giardini si stanno trasformando, attraverso l’uso ed abuso di mo- 14 lecole chimiche, in luoghi inospitali per qualsiasi insetto. La sofferenza delle api, testimoniata da chi come noi ha scelto di allevarle come mestiere per la vita, non è che la punta dell’iceberg di un inesorabile declino di insetti impollinatori utili, dalle api selvatiche fino alle farfalle, come testimoniano diversi studi scientifici internazionali. Ma cosa c’entro io con il declino delle api? L’errore più grande che possiamo commettere è pensare che questo sia un problema solo degli apicoltori. Le api infatti, con i loro innumerevoli voli alla ricerca di fiori, sono sentinelle efficaci e instancabili dello stato di salute dell’ambiente circostante. Possiamo davvero pensare che un ambiente ostile alla sopravvivenza delle api sia invece un ambiente sano dove vivere e far crescere i nostri figli? Cosa posso fare allora per contribuire a risolvere il problema? Molti dei nostri gesti quotidiani possono rappresentare un concreto segno di cambiamento. Ecco alcuni esempi: limitiamo nei nostri giardini l’utilizzo di insetticidi allo stretto necessario (se necessario…), scegliendo se possibile molecole meno tossiche per le api. Chiediamo che chi effettua le disinfestazioni per le zanzare nei nostri giardini condominiali, così come chi gestisce il verde pubblico, adotti pratiche e prodotti a basso impatto ambientale. Sopportiamo di avere il parabrezza dell’auto sporco senza pretendere che il comune esegua un trattamento insetticida sugli alberi del viale sotto casa. Pro- muoviamo sistemi agricoli rispettosi dell’ambiente con limitato utilizzo di molecole chimiche, ad esempio, acquistando quando possibile prodotti da agricoltura biologica. Informiamo e raccontiamo a chi ci sta intorno il problema della sopravvivenza delle api e degli insetti utili in generale. Solo lo sforzo e l’impegno di tutti potrà permettere di mantenere vive le api, portatrici di fertilità per le piante, biodiversità e patrimonio irrinunciabile per il nostro pianeta e per tutti i suoi abitanti. Aethina tumida - Si chiama anche coleottero degli alveari ed è un insetto della famiglia dei Nitidulidae infestante delle colonie di Apis mellifera. Il piccolo coleottero può causare il danneggiamento dei favi e la perdita di miele e polline, portando all’estrema conseguenza della perdita della famiglia. È originaria del Sudafrica, in Italia è stato individuato tra Calabria e Sicilia. Benvenuti in un mondo di interessi comuni. MIELE DI ACACIA - Di colore chiaro, resta liquido a lungo. Odore e gusto delicato, tipicamente vanigliato (confettato). Ha un elevato potere dolcificante. MIELE DI CASTAGNO - Di colore ambra più o meno scuro, ha una cristallizzazione lenta. Odore caratteristico: aromatico, pungente, di legno, di tannino, fenolico. Gusto poco dolce e amaro. MIELE DI SULLA - Di colore chiaro, tendente al bianco quando cristallizza. Odore e gusto delicato con una gradevole nota vegetale. MIELE DI CORIANDOLO - Colore ambrato. Odore intenso e vegetale. Gusto fine, caldo, caramellato, di cocco disidratato, con un retrogusto speziato. MIELE DI ERBA MEDICA - Colore ambra chiaro quando è liquido e nocciola quando è cristallizzato. Odore e gusto vegetale, di fieno tagliato, di cera d’api fusa. MIELE DI TIGLIO - Colore ambra quando liquido, beige quando cristallizzato. Gusto fresco, mentolato, balsamico. Amaro non percettibile o leggero. MIELE MILLEFIORI - Miele che viene prodotto dai moltissimi fiori che caratterizzano la zona di raccolta. Per questo può avere sapore e colore diversi di stagione in stagione e a seconda del luogo MIELE DI MELATA - Di colore scuro, quasi nero. Odore di marmellata, di pomodori verdi. Sapore non troppo dolce, di verdura cotta, prugne secche, con una nota salata. VANTAGGI BANCARI Ideali che creano opportunità CONVENZIONI E ALTRI BENEFIT Con noi fare molto costa meno VANTAGGI SALUTE Una banca che fa stare bene GIOVANI Una banca con cui crescere Essere soci. Una scelta di valori Messaggio promozionale. Per maggiori informazioni consultare i fogli informativi disponibili in Filiale e su www.emilbanca.it. Le mille difficoltà degli apicoltori locali tra vecchie malattie, nuovi parassiti e brutte abitudini che non si riescono a perdere. Da Argelato un invito a collaborare: tutti assieme possiamo difendere le api, ecco qualche consiglio Il Borgo del Miele - L’azienda nasce ad Argelato nel 2012 dalla passione per l’allevamento delle api e dalla volontà di realizzare un’attività indipendente. Da subito intraprende la conversione al metodo biologico, che ritiene lo stile di produzione più rispettoso per l’ambiente e per il prodotto che le api ottengono con il loro lavoro: il miele. Attualmente producono i mieli caratteristici del nostro territorio allevando circa 400 alveari, non senza diverse difficoltà. 15 progetto grafico: STAB, bologna MONZUNO Solito grande successo per l’evento organizzato dalla macelleria Zivieri. Emil Banca e Ascom hanno premiato Haus269 e la galleria d’arte contemporanea P420 Sette volte CHEF… AL MASSIMO già tutti in coda per l’ottava Un’altra edizione super, un altro successo per la macelleria Zivieri e per tutto Monzuno che per il settimo anno consecutivo ha accolto una vera e propria marea umana che, come ormai da tradizione, la prima domenica di settembre accorre in questo piccolo centro dell’Appennino bolognese per una delle più belle manifestazioni gastronomiche di tutto lo Stivale. A dimostrarlo, ancora una volta i numeri: venti chef, alcuni addirittura stellati, venti cantine, del territorio ma non solo, e quasi cento volontari che in due giorni hanno allestito palco, “cucine”, centinaia di tavoli e decine e decine di gazebo sotto cui hanno banchettato oltre 2.300 persone. Per l’occasione, Ascom ed Emil Banca, che da sempre sostengono la manifestazione, hanno consegnato i premi in memoria di Massimo Zivieri, il miglior macellaio d’Italia prematuramente scomparso nel 2008 in cui ricordo la famiglia, l’intero paese e gli chef a cui serviva la carne, hanno voluto dedicare questa bellissima manifestazione. Quest’anno i riconoscimenti dedicati agli imprenditori under 40 che si sono distinti per innovazione, passione e DODICESIMA EDIZIONE In alto, il centro di Monzuno invaso dai buongustai. Sopra, Ravaglia (primo a sinistra) e Postacchini (secondo da destra) consegnano i premi Ascom-Emil Banca a Haus269 e P420. professionalità (le caratteristiche che tutti riconoscevano a Massimo) sono andati a Barbara Pettignano della Haus 269 di Bologna (negozio di materiale di design per cucina) e a Fabrizio Padovani e Alessandro Pasotto della galleria P420 Arte Contemporanea, sempre di Bologna. I premi sono stati consegnati da Daniele Ravaglia, direttore di Emil Banca, e da Enrico Postacchini, presidente di Ascom, nel primo pomeriggio, prima del concerto della band di Fio e Massimo Zanotti (a cui hanno partecipato anche Roberta Carrese, Silvia Cortesi e il tenore Cristiano Cremonini) e subito dopo un piccolo dramma collettivo: Aldo, il fratello di Massimo che oggi ha preso in mano le redini della macelleria, ha annunciato dal palco che Chef al Massimo si sarebbe concluso con la settimana edizione. Momento di panico generale, consultazioni e tante pacche sulle spalle. Passati cinque minuti, convinti dai tanti incoraggiamenti di cuochi, mangiatori e volontari, il passo indietro: con tutta probabilità, e a furor di popolo, l’ottava edizione di Chef...al Massimo ci sarà. Appuntamento a domenica 4 settembre 2016. festa internazionale della storia Laboratorio Multidisciplinare di Ricerca Storica Il lungo cammino delle libertà e dei diritti Dipartimento di Scienze dell'Educazione "Giovanni Maria Bertin" Scuola di Psicologia e Scienze della Formazione Dipartimento di Scienze dell'Educazione "Giovanni Maria Bertin" Scuola di Psicologia e Scienze della Formazione dal 17 al 25 ottobre 2015, bologna, italia ARCHIGINNASIO Centro internazionale di Didattica della Storia e del Patrimonio SOTTO L’ALTO PATRONATO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA info | [email protected] | +39 051 2091607 | www.festadellastoria.unibo.it 16 c0 = m100 = y70 k15 Rocchetta Mattei Speciale Castelli Un viaggio nel castello medieval-moresco di Riola appena restaurato e riaperto al pubblico dopo anni di abbandono. Voluto e ideato dal conte Cesare Mattei, fu costruito a partire dal 1850 su un complesso appartenuto al Barbarossa. In queste stanze il conte alchimista preparava i suoi misteriosi prodotti elettromeopatici che poi vendeva in tutto il mondo Il fascino esoterico della ROCCHETTA MATTEI e la straordinaria vita del suo ideatore COME UN LOGO - A sinistra, accanto al ritratto del conte Mattei, l’etichetta con l’immagine della Rocchetta, marchio di fabbrica per i suoi prodotti. Testo di Claudio Evangelisti Foto di Salvatore di Stefano Nella Valle del Reno, precisamente a Riola, nel Comune di Grizzana Morandi, esiste una costruzione fantastica che risale a metà ottocento: la Rocchetta Mattei. Appena riaperta al pubblico, l’abbiamo visitata assieme a Claudio Carelli, presidente dell’Archivio Cesare Mattei, per scoprire e svelarvi le sue meraviglie architettoniche in stile medioevale-moresco e i misteri che si celano dietro alla figura del suo bizzarro ideatore: il conte Cesare Mattei, alchimista e padre della Elettromeopatia. LE ORIGINI - La dinastia dei Mattei prende forma nel 1600, quando gli antenati di Cesare coltivavano le terre di Scascoli, nella montagna bolognese. Il nonno Andrea Mattei, trasferitosi a Bologna nel 1776, fece fortuna con commercio della canapa, con le compravendite di terreni e con l’acquisto 18 di beni confiscati agli ecclesiastici. Nel 1827, a 18 anni, Cesare Mattei, alla morte del padre Luigi, ereditò l’ingente patrimonio famigliare e si trovò a far parte dell’emergente borghesia bolognese. Nel 1847 fu fatto conte da Papa Pio IX per la cessione allo Stato Pontificio di un possedimento strategico nel ferrarese. Fu Tenente Colonnello della Guardia Civica e Deputato al Parlamento elettivo di Roma nel 1848. Colto e fine pensatore, venne citato da Dostoevskji nei Fratelli Karamazov, per le sue doti di guaritore. Il conte fece della Rocchetta Mattei, il punto di riferimento di illustri personaggi che arrivavano da ogni parte del mondo attirati dalle guarigioni miracolose ottenute dai suoi misteriosi rimedi elettromeopatici. Ospiti di rango della Rocchetta furono Ludovico III di Baviera e il principe Woronzow, aiutante generale dello Zar Alessandro II. L’attrazione magnetica scaturita dalla visione di questo magnifico castello, sede degli esperimenti segreti del conte, pare sortisse effetti benefici per ogni genere di malattia. In effetti la Rocchetta Mattei venne usata come marchio di fabbrica per i suoi prodotti. La scelta di questa altura posta a 407 metri di altezza, fu dovuta al suo isolamento e per la posizione strategica. Situato sulla confluenza dei fiumi Limentra e Reno, l’insieme di edifici che forma il castello è collocato su un complesso medievale, appartenuto agli imperatori Federico il Barbarossa e Ottone IV e dominio della contessa Matilde di Canossa. ENTRIAMO NEL CASTELLO - Lo stile prevalente è il moresco, a cui si aggiunge l’architettura italiana medioevale e liberty. Il castello era autonomo, vi era una fornace per la cottura dei laterizi e un sistema di alimentazione idrica che sfruttava le acque del Limentra. L’ingresso principale si apre sulla provinciale che da Riola porta a Castiglione dei Pepoli. Un’iscrizione in alto ricorda l’origine e il compimento dell’edificio. «Il conte Cesare Mattei sopra le rovine di antica rocca edificò questo castello dove visse XXV anni - si legge - Benefico ai poveri, assiduamente studioso delle virtù mediche dell’erbe per la qual scienza ebbe nome in Europa ed era cercato dagli infermi il suo soccorso. Mario Venturoli Mattei compié l’edificio e secondo il voto di lui nel X anno dalla morte ne portò qui le ceneri con amore e riconoscenza di figlio. Il III Aprile MCMVI». Una larga e comoda scala composta da gradini monolitici trasportati da carri trainati da buoi e provenienti dalle vicine cave di Montovolo, patria dei maestri comacini, conduce a un Ippogrifo a guardia dell’entrata. Tale leggendario animale, incrocio tra un Grifone e un Cavallo viene da sempre considerato come animale domestico utilizzato dai maghi. All’interno dell’arco d’entrata campeggia la testa di un leone dalla chiara valenza esoterica, simbolo di luminosità e forza. In alto, a fianco della stupenda porta d’entrata in vetro piombato multicolore, un’Arpia regge il mondo a significare che il male ha preso in ostaggio il nostro pianeta. Le due diverse cariatidi che sostengono lo stipite dell’entrata al cortile della fonte battesimale rappresentano il bene e il male. Il catino occupa il centro del cortile proviene dalla parrocchiale di Verzuno e da quell’unico balcone appoggiato su due mensole provenienti dalla basilica di San Petronio, il conte avrebbe voluto che si affacciasse Papa Pio IX, ma ciò non fu possibile per le continue mutazioni politiche. In questo cortile, il 5 novembre 1850, alla presenza di pochi amici, Cesare Mattei pose la prima pietra della costruzione, da lui chiamata col vezzeggiativo di Rocchetta. Da un’altra scalinata si può ammirare una parete con numerosi croci scolpite e altrettanti pellicani, che rappresentano il simbolo primordiale del cristianesimo. Uscendo per uno dei tanti percorsi possibili e lasciandosi alle spalle altri innumerevoli manufatti di alto pregio, sentiamo i rintocchi della campana del castello dovuti ad uno dei primi orologi elettrici a muro del quale il conte si vantava alla fine dell’800. Di notevole impatto è il magnifico loggiato noto come Loggia Carolina in stile orientale. Non è ancora visitabile il laboratorio del conte all’interno della Torre della Visione, così come la sua piccola camera da letto che si raggiunge attraverso un ponte levatoio. Tale precauzione fu usata negli ultimi anni di vita perché, in preda a deliri di persecuzione, Mattei si sentiva minacciato. Dopo aver ammirato i suoi favolosi cortili, come quello della fontana dei Leoni in stile Alhambra, e le altre sale del castello, come la Sala della Pace in stile liberty e lo studio con il soffitto decorato da stalattiti realizzate in cartapesta, si può visitare la fantastica cappella ad archi che ricorda la cattedrale di Cordoba. Al piano superiore della cappella si trova la stanza che contiene le spoglie del conte. Come da suo testamento Cesare Mattei riposa dentro un’arca rivestita di maioliche. L’arca non riporta alcun nome, ma soltanto un’iscrizione: «Anima requiescat in manu dei» oltre a questo suo epitaffio: «Diconsi stelle di XVI grandezza e tanto più lontane sono che la luce loro solo dopo XXIV secoli arriva a noi. Visibili furono esse coi telescopi Herschel. Ma chi narrerà delle stelle anche più remote: atomi percettibili solo colle più meravigliose lenti che la scienza possegga o trovi? Quale cifra rappresenterà tale distanza che solo correndo per milioni d’anni la luce alata valicherebbe? Uomini udite: oltre quelle spa- 19 Rocchetta Mattei Speciale Castelli ziano ancora i confini dell’Universo!». Accanto alla chiesa si trova il salone dei Novanta abbellito dal rosone in vetro con l’effige di Mattei, tale sala fu così chiamata perché il conte avrebbe voluto tenervi un banchetto di vecchi nonagenari quando avesse raggiunta questa età. Morì prima del tempo senza aver vista la sala compiuta, che fu terminata dal figlio adottivo Mario Venturoli Mattei. Varie costruzioni minori, destinate un tempo a locali di servizio e oggi trasformate in villette, coronano il corpo principale. IL SEGRETO DELLA NUOVA MEDICINA - è molto probabile che la perdita della madre colpita da tumore nel 1840, nonostante fosse curata dai migliori medici del tempo, fu per Mattei, la scintilla che innescò l’interesse per esperimenti di magnetismo e l’avversione per la medicina ufficiale. Iniziò così la sperimentazione di numerosi prodotti da lui creati e tenuti segreti. Seguace di Paracelso e come un novello alchimista autodidatta, il conte elaborò questa nuova scienza medica che chiamò Elettromeopatia. Come descritto dall’ingegner Alessandro Rapparini dell’Archivio Museo Cesare Mattei, “alla base di questa terapia rimasta segreta, erano riuniti il potere delle erbe con quello dei liquidi elettrici, usati poi sul corpo per bilanciare le polarità, analogamente alla medicina tradizionale cinese (spesso si trovano mappe con le polarità del corpo umano allegate alla fine dei suoi volumi, ndr)”. Nel 1850 il conte lasciò la carriera po- 20 litica e gli agi mondani di Bologna ritirandosi definitivamente nel suo castello (dal 1859) per dedicarsi allo studio della nuova medicina. Iniziò curando gratuitamente i coloni e i poveri del comune, distribuendo gratis i suoi prodotti a Bologna e all’Ospedale Militare di Roma. Da queste due città l’Elettromeopatia si sparse a macchia d’olio. Nel 1869 incontrò a Roma un entusiasta Papa Pio IX che tramite L’Osservatore Romano fu messo al corrente delle miracolose guarigioni. Dopo aver studiato i fondamenti di Hahnemann (fondatore dell’Omeopatia) e benché avversato dalla medicina tradizionale, iniziò la produzione e la commercializzazione dei suoi rimedi elettromeopatici esportandoli anche all’estero. Il castello divenne così la sede della nuova medicina mondiale che il conte divulgò con grande successo in tutto il pianeta. I suoi prodotti omeopatici venivano portati al laboratorio centrale di Bologna in via Mazzini 46 per essere confezionati e spediti nei 107 depositi sparsi nel mondo: dall’Asia all’Africa, dalle Indie Orientali a tutta l’Europa, dagli Stati Uniti alla Russia. Come un vero mecenate di altri tempi, Mattei diede lustro a questo territorio montano, povero e poco abitato che conobbe sviluppo e prosperità anche grazie alla costruzione della linea ferroviaria Bologna-Riola da lui voluta. Come un vero feudatario organizzò una corte composta da sopraintendenti, cuochi, camerieri, cantinieri, fattori e anche un buffone che suonava il violino e face- va i burattini. Negli ultimi anni di vita, circondato da un alone di stranezza e mistero si estraniò dal mondo fino al giorno della sua morte avvenuta a 87 anni, il 3 aprile 1896. Il suo funerale fu celebrato da 60 sacerdoti e oltre 6000 persone vennero a recargli omaggio. Nel 1890 l’imperatrice Elisabetta d’Austria si serviva dei prodotti Mattei e lo stesso generale Radetzki guarì da una grave malattia degli occhi. Nel 1914 nonostante la morte di Mattei e per merito del figlio adottivo Mario Venturoli Mattei, i depositi arrivano fino a 266 con l’aggiunta di Egitto, Canada, Australia e Sud America e tanti altri paesi come Giappone e Cina dove i missionari portarono il Rimedio Antiscrofoloso che ottenne ottimi risultati contro l’epidemia di colera. Nel 1925 La Rocchetta Mattei ricevette la visita in forma ufficiale da S.A.R. il Principe di Piemonte. Solo dopo il 1945 il Ministero della Sanità obbligò il Laboratorio Farmaceutico Elettromeopatico Mattei a dichiarare la composizione dei 33 componenti fitoterapici contenuti nei suoi rimedi segreti, ma ancora oggi non è stato svelato il metodo di preparazione. Sappiamo quindi che base di uno dei suoi più importanti rimedi officinali era la pianta della cannabis che solo ora, dopo oltre un secolo, è stata riconosciuta come rimedio antitumorale e nel trattamento di certe patologie: il Rimedio Anticanceroso 2 che conteneva il 25% di Cannabis sativa, riconosciuta come sostanza stupefacente, venne vietato dal Ministero della Sanità a partire dal 1958. A tal riguardo il Carelli ritiene molto probabile che l’introduzione della pianta Cannabis fu dovuto al figlio adottivo Mario Venturoli Mattei. La produzione di altri rimedi sia in granuli, in liquidi o in pomata durò fino al 3 dicembre 1969 anno in cui il Laboratorio Omeopatico Mattei cessò ogni attività. LA TEORIA DELL’ACQUA INFORMATA - è stato il premio Nobel Luc Montagnier a scoprire che alcune sequenze di Dna possono indurre segnali elettromagnetici di bassa frequenza in soluzioni acquose altamente diluite, le quali mantengono poi «memoria» delle caratteristiche del Dna stesso. Tale scoperta riconduce agli esperimenti sulle diluizioni dei rimedi liquidi del conte Cesare Mattei. Sempre Carelli ci informa che “la Torre della Visione dove avvenivano gli esperimenti di Mattei era provvista di quattro antenne e di un tetto concavo adatto a raccogliere le acque piovane. Altri studi hanno evidenziato come la pianta del castello avesse una rispondenza con la pianta stellare copernicana adattata ad attirare le correnti cosmiche ed elettromagnetiche per la preparazione dei suoi fluidi elettrici”. Quali sono le conclusioni? “Innanzitutto che, spiega Montagnier, tramite lo studio della memoria dell’acqua informata si potranno sviluppare sistemi diagnostici finora mai progettati, basati sulla proprietà “informativa” dell’acqua biologica presente nel corpo umano: malattie croniche come Alzheimer, Parkinson, Sclerosi multipla, Artrite reumatoide, e le malattie virali, come Hiv-Aids, influenza A ed epatite C, “informano” l’acqua del nostro corpo (acqua biologica) della loro presenza, emettendo particolari segnali elettromagnetici che possono essere poi “letti” e decifrati». Nuovi farmaci potrebbero nascere dalla possibilità che avrebbe il principio attivo, utilizzato in bassi dosaggi, di informare l’acqua presente all’interno del nostro organismo. L’acqua, nel trasmettere determinate informazioni, diventerebbe veicolo di particolari messaggi che riattiverebbero le funzionalità compromesse da talune patologie. Questo consentirebbe, secondo Montagnier, un abbassamento del dosaggio e della tossicità dei farmaci, conservando inalterata l’efficacia. Era questo il segreto del conte? Dal ritrovamento del Vademecum Mattei manca proprio l’ultima pagina con la preparazione dei suoi prodotti… Ora, dopo oltre trenta anni, questo splendido maniero è stato riaperto il 9 agosto 2015, dopo anni di costosissimi restauri da parte della Fondazione Carisbo e grazie ai volontari dell’Archivio Museo Cesare Mattei che nel primo giorno di apertura hanno ricevuto oltre mille visitatori. La storia straordinaria di questa favolosa costruzione, vera regina dell’Appennino, continua… Per approfondimenti: www.cesaremattei.com 21 Mugello Speciale Castelli Fu costruito all’inizio del Trecento dopo la sconfitta della potente famiglia degli Ubaldini. Nel Quattrocento venne ampliato e divenne la sede degli ufficiali della Repubblica Fiorentina. Oggi ospita anche il Museo dei Ferri Taglienti SCARPERIA e il Palazzo dei Vicari tra assedi, guerre e tradimenti Testo di Michelangelo Abatantuono Fin dagli albori del Mille dominavano ampia parte del Mugello, l’alta valle del Santerno e si spingevano nel bolognese giù per la valle del Savena fino a Loiano e a Pianoro. Gli Ubaldini, pur non avendo mai raggiunto la dignità comitale, furono ricchi e potenti e divennero il principale ostacolo all’espansione del Comune di Firenze nella montagna. Ma creavano ostacolo anche ai traffici commerciali lungo le vie del Giogo e dello Stale (Futa), vere e proprie “autostrade” dei secoli medievali. Per porre termine allo strapotere degli Ubaldini nell’alto Mugello, all’inizio del Trecento Firenze progettò un attacco su due fronti: assediò ripetutamente i loro castelli e fondò nuovi borghi murati per giungere ad un più stretto controllo del territorio (Firenzuola nel 1332 e Scarperia). Nell’estate 1302 i Guelfi Bianchi (tra cui militava anche Dante Alighieri), cacciati da Firenze, diedero vita alla lega di San Godenzo, alleandosi con 22 Bologna, Pistoia e gli Ubaldini di Montaccianico. Lo scontro precipitò nel 1306 quando Firenze, decisa a chiudere definitivamente la vertenza, progettò l’assedio alla poderosa fortezza di Montaccianico e la costruzione di terre nuove nel Mugello. Per quattro mesi gli assedianti tentarono invano con ogni mezzo di espugnare il castello; solamente durante l’estate, corrompendo col denaro alcuni membri della famiglia, riuscirono a far capitolare gli Ubaldini. La fortezza venne immediatamente rasa al suolo e l’otto settembre, a poca distanza, si dava inizio ai lavori di costruzione di Castel San Barnaba (Scarperia). Alla fondazione pare non fosse estraneo il celebre Andrea Pisano, che forse tracciò l’impianto urbano, con mura (dapprima palancati di legno e poi ricostruite in pietra dopo il 1351), strade e piazze, a cui seguì la lottizzazione per popolare il nuovo borgo fortificato. Nel corso del Trecento, sulla piazza principale, venne eretta una torre come residenza del Capitano, nucleo originario di quello che sarebbe divenuto il Palazzo dei Vicari. Nel 1366 l’architettura aveva già raggiunto una certa imponenza, se si procedette a diversi interventi e migliorie “alla camera del cassero”, al “saettamento” e si prescrisse che “sula tore della guardia del chastagno si faccino quattro merli che son disfatti e chaduti”. Nel 1415 Scarperia divenne sede di Vicariato. Il Vicario era un ufficiale della Repubblica Fiorentina con funzioni amministrative e giudiziarie e la sua autorità si estendeva su un territorio assai vasto che comprendeva le podesterie di Barberino di Mugello, Borgo San Lorenzo, Campi Bisenzio, Carmignano, Dicomano, San Godenzo, Sesto, Fiesole e Vicchio. In quello stesso anno la comunità di Scarperia fu dotata di nuovi statuti. Nel corso del Cinquecento il palazzo subì nuovi interventi, in parte dovuti al terremoto del 1542, che diedero alla struttura l’aspetto pressoché attuale, con la residenza del Vicario, le sale di rappresentanza e le prigioni (il loggiato che oggi è possibile vedere al piano terreno). Gli ultimi interventi di restauro, conclusi nel 1999, hanno ricostruito parti fatiscenti e recuperato gli ambienti monumentali, creando spazi per il Museo dei Ferri Taglienti. Sulla piazza il palazzo è contornato da altre interessanti emergenze artistiche: la Prepositura dei Santi Jacopo e Filippo (fondata dagli Agostiniani nel 1325/26) e l’Oratorio della Madonna di Piazza. Oltre ad una spiccata somiglianza con il Palazzo Vecchio di Firenze (il cui celebre giglio si ritrova anche nell’emblema di Scarperia), il Palazzo dei Vicari subito impressiona per i numerosi stemmi araldici murati sulla facciata. I vicari rimanevano in carica per sei mesi ed erano tenuti a lasciare l’emblema della propria casata. Particolarmente interessanti quelli in terracotta invetriata provenienti dalle botteghe dei Della Robbia e di Benedetto Buglioni. Entrando nel cortile del Palazzo, si trovano altre decorazioni con fregi ed insegne araldiche. A sinistra affreschi trecenteschi di scuola fiorentina: L’incredulità di San Tommaso e una Madonna in trono con Santi, tra cui San Barnaba, protettore di Scarperia, con in mano lo stemma del Palazzo. Al piano superiore si trovano gli ambienti monumentali con decorazioni e affreschi: nella prima sala uno di questi raffigura la Madonna con Bambino e Santi (scuola del Ghirlandaio). Nella saletta contigua è stato posizionato il cinquecentesco meccanismo dell’orologio della torre, forse opera di Filippo Brunelleschi. Nella sala vicina sono da segnalare una Crocifissione (XV secolo) e sulla parete destra San Francesco e San Lorenzo, affreschi del XVI secolo. Nei locali attigui, un tempo residenza vicariale, si conservano i camini originari. IL MUSEO DEI FERRI TAGLIENTI - Il museo ha sede nella nuova ala del Palazzo e documenta la secolare attività di pro- duzione di lame e coltelli da parte dei locali coltellinai. L’esposizione si articola in cinque sezioni tematiche: la prima presenta filmati relativi alla lavorazione artigianale del coltello, la seconda è dedicata alla coltelleria italiana e ai suoi centri produttori dalla fine dell’Ottocento fino ai nostri giorni, la terza alla storia dei coltellinai di Scarperia. La quarta sezione, intitolata Lame al femminile, presenta l’altra categoria delle lame taglienti: le forbici per il ricamo e la sartoria. La quinta sezione, infine, è dedicata alla vita sociale, e viene periodicamente modificata. È possibile concludere il percorso museale al di fuori del Palazzo, con l’ausilio di una guida, visitando l’antica Bottega del Coltellinaio, attiva dall’inizio del ‘900 fino agli anni ‘70, tutt’oggi completa dei suoi attrezzi e strumenti necessari alla fabbricazione artigianale di forbici e coltelli. Per info: www.museoferritaglientiscarperia.it www.prolocoscarperia.it CONTATTACI AL 340.0616922 O SCRIVI MAIL A : [email protected] RICEVERAI LE COPIE RICHIESTE DA CONSEGNARE AI TUOI CLIENTI 23 Bruscoli Speciale Castelli In alto a sinistra, il poggio su cui sorgeva la Rocca di Bruscoli di cui oggi non restano che parte dei sotterranei (nella foto qui accanto) e alcuni metri di mura esterne (foto in basso). Nel Museo Storico Etnografico di Bruscoli si può vedere il plastico ricostruito dal locale gruppo archeologico. Sopra un poggio sul confine tra Emilia e Toscana, nascosti dai cerri, i resti di una struttura fortificata risalente al dodicesimo secolo. Lo studio del locale gruppo archeologico Nobili, guerre e torri difensive alla ROCCA DI BRUSCOLI Testo di Emanuele Stefanini Ad appena un chilometro da Bruscoli, piccolo centro sul confine tra Emilia e Toscana, tra i verdi pascoli che nascondono una formazione geologica di argille scagliose, caotiche e franose, nascosta da un bosco di cerri, si erge una piccola cima a forma di cono. Nelle carte topografiche è chiamato Poggio Rocca mentre le mappe catastali la segnalano come San Martino. Qui, su un piccolo pianoro ai piedi della cima, si trova una cappella costruita sulle rovine della medievale chiesa della rocca di Bruscoli, dedicata appunto a San Martino. La struttura fortificata soprastante oggi non è che un rudere che però è stato oggetto di un approfondito studio da parte del locale Gruppo Archeologico. Le notizie più antiche di questo territorio risalgono circa al Mille, quando i possedimenti dei conti Cadolingi si sviluppavano dalla piana fiorentina, risalendo la val di Bisenzio e l’alta valle dalla Sieve, verso il passo della Futa, raggiungendo e oltrepassando lo spartiacque appenninico. In questa zona erano presenti anche possedimenti della contessa Matilde di Canossa: il castello di Monterfredente apparteneva al padre della contessa, Bonifacio. La morte del Conte Ugo III nel 1113 segnò la fine della dinastia cadolingia il cui patrimonio passò in parte ai conti Alberti di Prato dopo il matrimonio della vedova del conte, Cecilia, con Tancredi degli Alberti detto Nontigiova. In questo contesto geopolitico probabilmente venne realizzata la rocca di Bruscoli: le prime notizie storiche del territorio risalgono al 1164, nel diploma col quale l’imperatore Federico Barbarossa confermò ai conti Alberti molti possessi 24 tra Emilia e Toscana fra i quali, Bruscoli, Baragazza, Castiglione, Sparvo e Piano. La rocca fu eretta probabilmente come residenza di qualche rampollo della famiglia, che poi col tempo avrebbe preso il titolo di conti Alberti del ramo di Bruscoli, rimanendo l’ultimo loro feudo di questa parte dell’Appennino Tosco Emiliano. Nel 1272 si ebbe un primo smantellamento parziale da parte del comune di Bologna, ma rimase presidio albertesca fino al 1380, e le ultime notizie da noi conosciute risalgono al 1477. Dopo la rocca cade nell’oblio della storia, anche se il materiale archeologico recuperato parrebbe far risalire l’ultima fase di frequentazione intorno al 1600. in luce i resti della porta d’accesso di notevoli dimensioni rispetto alla pur piccola struttura castellana, chiusa da un portone imponente in legname con guarnizioni di metallo. All’estremità sud si trovava una torre rotonda del diametro di 15 metri, che ricalcava perfettamente l’orografia della montagna, con una larga visione del territorio sottostante. Ad ovest, invece, era presente una torre poderosa delle dimensioni di 20 metri per 10, con lo spigolo di sud ovest posto in direzione della chiesetta di San Martino, unico crinaAnalizzando il sistema di costruzione di ciò che resta del le più agevole per la salita verso la rocca. Le due torri erano maniero, possiamo osservare che la fortificazione, realiz- unite alla struttura centrale mediante alte mura merlate di zata con i sistemi difensivi medievali, venne adattata alla tipo ghibellino (a coda di rondine), e percorse da camminaconformazione della sommità della montagna che la ospita menti costruiti in legname. e nulla è lasciato al caso: ogni singola pietra lavorata, in- L’edificio subì un adeguamento delle strutture difensive, clinazione del muro, spigolo di torre ha un preciso scopo al momento del passaggio delle armi ad asta e da lancio difensivo. medievali, all’uso della polvere da sparo (bombarde, coluL’area fortificata, di cui oggi restano visibili parte del perime- brine ecc.). Troviamo quindi nel versante nord una serie di tro murario e dei sotterranei, comprendeva non solamente cunicoli a volta che convergono in una cannoniera rotonla rocca, ma anche il pianoro sottostante, dove nello stesso da anch’essa voltata, i quali racchiudono sei postazioni da periodo vennero costruite la chiesetta di San Martino e le bombarda: queste strutture probabilmente rinascimentali, probabili capanne dei servi che lavoravano all’interno della anche se fatiscenti, sono ancora in parte percorribili. rocca (secondo alcuni studiosi la chiesa era un monastero). La rocca e il territorio di Bruscoli rimasero in mano ai boCiò è dimostrato dal fossato posto nel versante sud-est del- lognesi fio al 1403, dopo di che furono venduti al Comune la montagna, che racchiude anche queste strutture, ancora di Firenze. Dopo il 1477, il fortilizio cade nel silenzio fino percorribile nonostante la presenza del fitto bosco che in ai giorni nostri. alcuni punti ne limita l’accesso. Profondo alcuni metri, è Inesorabilmente, la vegetazione, nonostante gli sforzi dei stato realizzato cavando le pietre nei filoni di arenaria e uti- volontari del gruppo archeologico, oggi ricopre ciò che lizzandole per la costruzione dei muri del maniero che si rimane della rocca, riportandola nell’oblio. I reperti archetrova una cinquantina di metri più in alto. ologici ritrovati in diversi decenni di ricerche sono raccolti Nel versante nord-ovest invece la documentazione riferi- ed esposti nel locale “Museo Storico e della Linea Gosce della presenza di una piccia o palancata, (siepe), che tica”, tappa fondamentale per cogliere l’emanazione di racchiudeva il pianoro congiungendosi con il fossato. Da vita, di storia, di fatti di sangue, di avvenimenti che queste questo lato non era possibile scavare un altro fossato, causa rovine tramandano. la forte inclinazione dei filoni rocciosi intercalati da argille, per non mettere in pericolo la staticità della rocca soprastante. Le difese della parte sommitale della montagna qui descritte, oltre che da attacchi offensivi, mettevano in sicurezza gli abitanti della rocca e il gruppo di capanne e chiesa anche da intrusioni di animali pericolosi quali lupi ed orsi, molto presenti in quel periodo e che ancora oggi sono ricordati nella toponomastica del territorio. Numerose ricerche storiche e archeologiche effettuate in questi anni dal locale gruppo archeologico hanno portato a individuare la planimetria della struttura e a stabilire che si componeva di tre edifici. Quello centrale, di forma quasi quadrata, era certamente la residenza della famiglia comitale; comprendeva le sale di rappresentanza, si sviluppava su alcuni piani e nella parte interrata si trovava la cisterna per l’acqua piovana, recuperata tramite canalette dai tetti. Durante uno degli interventi di ripulitura delle mura esterne sono stati riportati 25 Sulla Flaminia Militare Tracce di storia I LEGIONARI ROMANI inaugurano i nuovi cartelli Sopra, i frammenti di calcare che, analizzati con il metodo del carbonio C14, sono risultati combusti nel 330 d.C. circa. La documentazione è pubblicata su LA STRADA BOLOGNA – FIESOLE DEL II SECOLO a.C. (Flaminia Militare). www. flaminia militare.it A sinistra, i primi scavi alla Piana degli Ossi. Agostini e Santi ci fanno rivivere la scoperta dell’importante impianto per la fabbricazione della calce sul tracciato della Flaminia Militare Le fornaci romane alla PIANA DEGLI OSSI Testo di Cesare Agostini e Franco Santi Nel corso delle nostre ricerche dei basolati della strada romana “Flaminia Militare”, sulla dorsale fra il Setta ed il Savena fino al passo della Futa, abbiamo incontrato prevalentemente una fitta boscaglia di faggi e conifere. Quando dal monte Bastione siamo giunti in una località chiamata “Piana degli Ossi”, posta a circa sette chilometri a nord del passo della Futa, ci siamo trovati di fronte ad una radura priva di alberi ed il terreno aveva la forma di un ampio ferro di cavallo con evidenti infossamenti a raggiera alternati a prominenze del terreno sul lato occidentale che davano l’idea di tumuli, o comunque di evidenti interventi dell’uomo. Una tale configurazione del terreno ed il toponimo di quel luogo ci hanno fatto sperare di rinvenire una antica necropoli o comunque tracce di sepolture. LA SCOPERTA - Fatti alcuni sondaggi in vari punti del terreno, abbiamo portato alla luce, con vera sorpresa, materiale bianco di piccole dimen- 26 sioni la cui conformazione poteva fare credere, a prima vista, che si trattassero effettivamente di ossa. Ma, una volta ripuliti dal terriccio che li ricopriva, ci siamo resi conto che erano piccoli frammenti di calcare, di varia pezzatura, con la superficie liscia e gli spigoli arrotondati. Questa caratteristica ha rivelato la loro vera origine: erano i resti di pietre di calcare non completamente combusti e quindi non trasformati totalmente in calce. Questi rinvenimenti ci hanno indotto ad osservare con un’altra ottica la particolare configurazione del terreno; abbiamo allora intuito l’esistenza di una serie di fornaci da calce delle quali cinque evidentemente crollate in corrispondenza di altrettanti infossamenti, ed una con caratteristica strutturale quasi intatta dato che si notava nella parte alta del terreno una depressione circolare che evidenziava la parte superiore (camino) della fornace. Si è allora proceduto con uno scavo proprio in quel punto ed abbiamo portato alla luce alcune pietre di arenaria arrossate dal calore del fuoco che appartenevano alla parete della fornace. Successivamente, si sono eseguiti altri sondggi rinvenendo frammenti di carboncini che, analizzati con il metodo del C14, risultavano combusti nel 330 d.C. circa Questi indizi ci hanno confermato che si trattava di un imponente impianto di sei fornaci per la produzione a catena di calce molto antico che aveva cessato la sua attività in tempi così remoti da essersene persa la memoria dato che quel luogo non è chiamato con un toponimo riferito a tale attività industriale (per esempio il forno o le fornaci, etc…) ma dall’apparenza di ossa sparse sul terreno (appunto PIANA degli OSSI). GLI SCAVI - Nel 1989 la Soprintendenza Archeologica per la Toscana, su nostra segnalazione, ha effettuato una campagna di scavi per individuare l’intero complesso, ma puntando, soprattutto, sulla fornace che appariva ancora intatta. Dopo un mese di scavi quest’ultima è stata portata alla luce in tutta la sua altezza e circonferenza; nel fondo di essa era ancora giacente uno strato di calce viva di circa un metro. La parte circolare a tronco di cono è risultata alta quattro metri ed alla sua base c’era l’arco attraverso il quale veniva introdotta la legna per alimentare il fuoco. Tenendo conto delle dimensioni della fornace riportata alla luce quasi intatta, abbiamo potuto calcolare approssimativamente la quantità di calce prodotta dall’intero impianto di sei fornaci quando era tutto in funzione contemporaneamente. Il ciclo produttivo di una fornace andava da 18 a 20 giorni, nel corso del quale si dovevano restaurare i danni alle pareti causati dal calore durante la cottura, riempirla con le pietre di calcare, cuocere il calcare per cinque giorni a 8/900 gradi, attendere il raffreddamento dell’impianto e infine svuotare la calce prodotta. Quando erano in funzione a catena sei fornaci, ogni tre o quattro giorni si doveva iniziare la cottura di un forno per tornare, dopo tre settimane a riaccendere il forno iniziale. Considerando le dimensioni del forno ancora intatto ed ipotizzando che fossero tutti uguali, abbiamo calcolato che ogni forno aveva una capacità produttiva di 20-22 metri cubi di calce corrispondente a 250 quintali. Ciò significa che ogni ciclo di attività delle sei fornaci si producevano 1.500 quintali ogni 18/20 giorni. L’esistenza di sei fornaci dimostra che vennero costruite per funzionare contemporaneamente a ciclo continuo per soddisfare una ingente richiesta di calce. Pertanto, si può ritenere che una tale quantità di calce poteva essere utilizzata soltanto per la costruzione di città come Bologna o Firenze e/o delle loro mura difensive, poste ai piedi dell’Appennino, distanti circa 50 chilometri dalle fornaci. Ed allora ci si può chiedere: perché le fornaci non sono state realizzate vicino alle città da costruire? La risposta è ovvia: alla Piana degli Ossi c’erano le cave della materia prima (pietre di calcare) e grandi estensioni di boschi per ricavare la legna necessaria al funzionamento dei forni. C’era soprattutto la strada di collegamento (la Flaminia Militare) che permetteva di raggiungere il luogo di utilizzo della calce in modo veloce ed agevole. Sono proprio queste considerazioni che ci fanno ipotizzare che queste fornaci siano state costruite dai Romani o comunque da loro riutilizzate se inizialmente costruite dagli Etruschi. LA SCOMPARSA - Dopo l’epoca romana nessuna costruzione a noi nota giustifica l’esigenza della produzione contemporanea di una così urgente quantità di calce e pertanto si ritiene che in epoche successive, se le esigenze di costruzioni locali richiedevano l’utilizzo di calce, si costruiva solamente una fornace. Di ciò ne costituisce la prova la stessa fornace trovata intatta alla Piana degli Ossi che è stata verosimilmente ricostruita in epoca medioevale (secolo IX); a tale datazione si è pervenuti con l’analisi a termoluminescenza di un frammento della parete dell’impianto. Ed anche nei secoli scorsi, quando in Appennino si doveva edificare, si costruiva una unica fornace che era più che sufficiente per la produzione di calce necessaria in tutto il territorio. E sovente, la testimonianza della loro presenza, è rimasta ancora oggi con il nome della località: la fornace, il forno, la calcinaia e così via. C’erano anche un centurione e tre legionari della Decima Legio quando, a luglio, è stato collocato il primo cartello informativo sulla Flaminia Militare a Monte Bastione. Il cartello informativo, voluto dal Circolo Legambiente SettaSamoggiaReno e sostenuto anche da Emil Bnaca, è un primo passo verso la valorizzazione e la promozione di un importantissimo sito storico, il cui valore deve essere patrimonio nostro e di tutto il territorio. L’antica strada romana del 187 a.C. viene descritta da Tito Livio come una strada creata per scopi militari quando i Consoli Marco Emilio Lepido e Caio Flaminio ricevettero dal Senato Romano l’ordine di debellare le popolazioni liguri autoctone dell’attuale Appennino Tosco–Emiliano. 27 L’ anniversario Paleontologia Per i 50 anni del ritrovamento (sopra) della Balena (foto a sinistra) il Parco Museale della Val di Zena ha realizzato un cartone animato visibile al Museo dei Botroidi di Tazzola (Monte delle Formiche Pianoro). A destra, un dente di squalo conservato a Tazzola. Per le informazioni sulla valle: www.parcomusealedellavaldizena.it Una ruspa, una strada da rifare e un operaio particolarmente sensibile. Sono passati cinquant’anni dalla casuale scoperta, a Gorgognano nel comune di Pianoro, del grande fossile marino oggi conservato al Museo Capellini. Quando tra Zena ed Idice giocavano le BALENE Testo di Giuseppe Rivalta Laggiù soffia… soffia a prua! Questo era il grido dei balenieri che dall’alto dell’albero maestro avvisavano l’equipaggio della presenza di un gigante del mare e da lì cominciava una caccia spietata. Il libro di Melville, Moby Dick, mi ha sempre lasciato un amaro in bocca perché, specialmente ai tempi nostri ritengo che la caccia ai cetacei, sia una barbarie inutile. Ho avuto l’occasione, alcuni anni fa, di trovarmi su una piccola imbarcazione, nel mare della Bassa California, per fare Whale Watching. Vedere schiene scure, bitorzolute e gigantesche con una testa fornita di occhi più grandi di un pugno, che ti osservano curiosi, è stata un’esperienza indimenticabile. Quando, ritornato a Bologna, sono andato a visitare il Museo Giovanni Capellini, tra i vari fossili, mi sono soffermato a lungo davanti allo scheletro della Balena di Gorgognano. Osservandola l’ho immaginata in attività in quel mare scomparso nel nostro Appennino vari milioni di anni fa. Ma andiamo con ordine. Il fossile di Gorgognano (Pianoro) venne scoperto nel 1965 dal Signor Bruno Monti, padre del mio amico Lamberto insieme al quale abbiamo allestito alla Tazzola (Monte delle Formiche), una sala espositiva dedicata alla Val di Zena ed a Luigi Fantini. In quel tempo il Signor Monti, mentre con una ruspa stava risistemando una piccola strada, si accorse che affioravano delle grosse ossa. Senza ascoltare il collega che lo invitava a soprassedere, contattò subito l’Istituto di Geologia dell’Università di Bologna. L’allora Direttore, il Professor Raimondo Selli si attivò per in- 28 traprendere lo scavo. Il completo recupero ed il consolidamento del fossile si concluse nel 1966. Un accurato studio dei macro e microfossili presenti attorno ai resti del grande mammifero marino hanno permesso di ricostruirne habitat ed età con una buona precisione. La presenzadi conchiglie di Lamellibranchi (generi: Venus, Ostrea, Pecten ecc.), di Gasteropodi (genere: Ficus) e di Scafopodi (genere Antalis) confermarono che l’animale nuotava in acque non profonde e dal fondo melmoso. Lo conferma anche il ritrovamento di resti organici di origine continentale (ad esempio: strobili di Pino) provenienti dal vicino Paleo Appennino allora già emerso. Al di sotto dell’esemplare, inoltre, sono stati individuati alcuni resti di pesci di fondo, simili alle comuni Razze. Con ogni probabilità la nostra balena si era imbattuta in un tratto di acque basse, vicino alla costa, non lontano dalla foce del Paleo-Zena. L’ipotesi più accreditata è che il grosso mammifero (lungo una decina di metri) per qualche ragione a noi ignota, fosse morto spiaggiandosi. Questo evento è purtroppo abbastanza comune ai anche nostri giorni, ma le cause che provocano queste morti non sono ancora del tutto note. La fortuna ha voluto che il suo corpo venisse ricoperto da fini sedimenti sabbiosi. La carcassa è arrivata a noi quasi intatta ed in posizione anatomica. Questo processo di copertura si pensa sia avvenuto non con una certa lentezza, giacchè, sulle ossa, sono presenti dei resti di bivalvi. La vicinanza dalla costa ha evitato, inoltre, di essere attaccato dai predatori che vivevano, fortunatamente, in mare aperto. Questa è per sommi capi la storia della scoperta della Balena di Gorgognano, che è stata classificata come Balaenoptera acutorostrata-Lacépéde 1804 e datata come appartenente al Piano Piacenziano (ultima fase del Pliocene) collocabile intorno ai 2 milioni di anni fa. Questo mammifero marino oggi è comune in Antartide ed anche nelle zone boreali. Per le sue dimensioni “ridotte”, (fino a circa 9,50 metri) è denominata anche come Balenottera minore ed appartenente alla famiglia delle Balaenopteridae. è un animale che non disdegna anche di risalire, in inverno, le foci dei fiumi ed ha un temperamento allegro e giocoso. Il muso è tipicamente triangolare ed affilato. Dalla mandibola scendono circa 300 paia di fanoni, ovvero lamine elastiche di cheratina (di origine epidermica) che sostituiscono i denti e vengono usati come un filtro, per espellere l’acqua dalla bocca e trattenere quindi i crostacei ed altri animali che rappresentano il suo alimento. Il colore del corpo è grigio-ardesia. Come era il paesaggio in quel lontano periodo dove viveva questo nostro cetaceo? A seguito di vicende geologiche precedenti, la futura Pianura Padana era ancora un grande golfo marino che si prolungava fino in Piemonte. La dorsale appenninica era già preformata (nella Provincia di Bologna) e la costa era presente molto più a Sud. In altri termini le località di Pianoro, Sasso Marconi, Monterenzio ecc. erano in aree sommerse sul fondo di un mare il cui livello diminuiva sensibilmente verso il crinale montano. Quello che sarebbe stato definito Contrafforte Pliocenico allora era una zona di costa con spiagge incise dalle foci dei paleotorrenti Idice, Zena, Savena, Reno ecc. Queste formazioni sabbiose che diventeranno, per fenomeni di diagenesi, arenarie, stavano sollevandosi per le spinte orogenetiche che stavano (e stanno) modellando la nostra Penisola sotto la poderosa spinta africana. Il clima era caldo e subtropicale. Inoltre queste nostre zone erano, per così dire, protette essendosi creato un bacino interno. Questa morfologia permetteva ai cetacei, di fermarsi in acque tranquille dove potevano accoppiarsi e successivamente partorire i piccoli, né più né meno come avviene oggi nei bacini interni della Penisola di Valdes in Argentina o nelle lagune di OJo de Lievre in Bassa California. Come le altre balene anche questa, amava saltare fuori dall’acqua con guizzi che portavano in aria le sue cinque tonnellate, ricadendo tra mille spruzzi. è bello immaginare i nostri tratti del mare bolognese, percorsi dai cetacei, le loro evoluzioni e sullo lo sfondo una catena appenninica in sollevamento coperta di boschi in cui vivevano, tapiri, elefanti ed altri mammiferi non ancora cacciati dall’uomo preistorico. Come si sono originate le Balene? Alcuni anni fa ebbi l’occasione di recarmi nel Deserto Occidentale egiziano dove, per una serie di fortunate combinazioni, a Wadi El-Hitan, 42-37 milioni di anni fa vissero i progenitori delle attuali balene. La zona è ricchissima di fossili e tra questi spiccano scheletri quasi completi di specie considerate di transizione tra terrestre e marino. L’habitat caldo e tropicale permetteva lo sviluppo di cospicue foreste di mangrovie. In queste acque basse si svilupparono nuove specie di mammiferi, anche di grandi dimensioni. Tra questi il Basilosaurus isis con già adattamenti natatori molto efficienti e con abitudini acquatiche. Più piccolo era il Dorudon atrox con arti più ridotti, oltre ad altre forme simili ai dugonghi. Nel mare eocenico non mancavano anche squali (come il pesce sega), oltre a decine di specie che vivevano tra le foreste di mangrovie che crescevano in un mare decisamente caldo. Al mondo esistono pochi altri siti simili a questo, come quello recentemente scoperto in California. I cetacei da animali terricoli sono diventati organismi adattati in modo incredibile alla vita acquatica. Carnivori, come si desume dalle potenti dentature, iniziarono a colonizzare i mari, né più ne meno come avevano fatto molti milioni di anni addietro, i rettili come i Plesiosauri o i terribili Mosasauri. Sono fenomeni di convergenze evolutive, ancora poco spiegate. A Wadi El-Hitan i paleontologi hanno estratto moltissimi fossili ed hanno scritto un nuovo capitolo sul libro di pietra che tratta della ancora poco nota “Evoluzione”, nonostante il tentativo di Darwin di cercare una spiegazione. Tornando alla nostra Balena di Gorgognano, meritano di essere ricordate anche altre trovate nella nostra regione.Tra tutte, una delle meglio conservate, viene dalle colline reggiane, a cui è stato dato il nome di Valentina per la vicinanza della località di San Valentino. Esattamente nel luogo del ritrovamento, nel maggio 2008, su richiesta del Museo Capellini dell’Università di Bologna, del GAL, del Comune di Pianoro e col contributo di privati, lo scultore Davide Rivalta posizionò una copia, da lui realizzata della balena di Gorgognano. 29 ARGELATO Da Vedere «Sul mio impero non tramonta mai il sole». Carlo V d’Asburgo (qui a sinistra a cavallo) visse tra il 1500 e il 1558, fu Re di Spagna, Imperatore del Sacro Romano Impero, Re di Napoli e Duca di Borgogna. A causa della morte dei genitori (l’arciduca d’Austria Filippo il Bello e la spagnola Giovanna la Pazza) e dei fratelli maggiori la sua storia di sovrano inizia già a sei anni quando eredita i regni di Paesi Bassi, Aragona e Castiglia. Clemente VII (sotto a sinistra), nato Giulio Zanobi di Giuliano de’ Medici, esponente della nobile famiglia fiorentina, fu il 219º papa della Chiesa cattolica dal 1523 alla morte. La caratteristica del suo pontificato fu l’attenzione alla politica italiana ed europea, sottovalutando l’espansione del movimento protestante. Chi sono IL BORGO DEL DIAVOLO Un plastico realizzato dal gruppo di rievocazione storica Il Borgo del Diavolo ricostruisce nei minimi particolari il primo incontro tra Papa Clemente VII e Carlo V che nel 1530 nella Basilica di San Petronio verrà incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero Quel giorno che Bologna fu IL CENTRO DEL MONDO Testo di Marco Govoni Oltre settemila mattoni di sughero e ben 190 figurini di piombo, con uniformi, vessilli e armature. Poi i carri, i bambini e le dame. Sono serviti tre anni di impegno e dedizione al gruppo il Borgo del Diavolo di Argelato per la realizzazione del plastico che rappresenta l’arrivo a Bologna di Carlo V D’Asburgo, il Re di Spagna che qualche mese più tardi, in San Petronio, Papa Clemente VII incoronerà imperatore del Sacro Romano Impero. Riproporre vicende e situazioni del passato per divulgarle e mantenerne viva la memoria è lo scopo principale dei gruppi di rievocazione storica. Lo spirito del plastico infatti, conservato e visibile a tutti nei locali della filiale Emil Banca di Argelato che già ospita la Quadreria del “Ritiro San Pellegrino”, non vuole essere il tecnicismo modellistico, anche se la facciata di San Petronio è riprodotta nei minimi particolari, ma intende sottolineare l’importanza dell’incontro a Bologna tra le due massime autorità dell’epoca. Incontro che segnerà la fine delle ostilità tra l’aspirante imperatore e il Pontefice. La vicenda è datata 5 novembre 1529 e Carlo V divenne imperatore l’anno successivo, incoronato da Papa Clemente VII il 24 febbraio del 1530 nella basilica bolognese. Le conseguenze di questi eventi condizionarono per lungo tempo l’Europa; le intenzioni e gli atti compiuti da Carlo V sin dal 1516, anno in cui ereditò dalla madre Isabella di Castiglia e dal nonno paterno Ferdinando II d’Aragona 30 la corona di una Spagna finalmente riunita, cambiarono la sua ottica politica, relegando la situazione europea in secondo piano. Le sconfinate ricchezze del Nuovo Mondo avrebbero potuto aumentare la potenza e la ricchezza della corona imperiale. Dal desiderio di celebrare e dare vita a questo avvenimento nasce il progetto del plastico, realizzato con i diversi materiali quali legno, sughero e ceramica, con cui è stata ricreata quella piazza che vide l’arrivo dell’Imperatore. Nel corso della realizzazione abbiamo dovuto affrontare svariate sfide tecniche. In primis la ricostruzione più precisa possibile delle dimensioni reali della facciata della basilica nella scala scelta (1:72), che ha comportato una serie notevole di calcoli, disegni e, non ultimo, l’attuazione di un programma per computer di supporto al dimensionamento dei pezzi necessari da disegnare nei lucidi, in scala almeno di 1:300. Inoltre il taglio di oltre 7.000 mattoni da fogli di sughero e la loro messa in opera, l’intaglio di colonne e archi da semplici righelli di legno, la creazione delle statue posizionate negli stessi archi sopra le porte e negli otto rosoni della base utilizzando stucco e gesso per modificare figurini in plastica. Le tegole del tetto sono state di difficile costruzione per non parlare delle decine di misture di aniline necessarie a ricreare tonalità di colore adeguate alla realtà. Tutto ciò ha richiesto un lungo studio di preparazione per individuare il modo migliore di concretizzazione. Della medesima portata, seppure per motivi diversi, sono state le ricerche per la scelta degli oltre 190 figurini in piombo che appaiono sulla piazza. Le varie tipologie di armati, la definizione dei colori per i loro abiti, le armi e gli stendardi fanno riferimento ad una minuziosa ricerca riguardante l’uniformologia di quel tempo, determinata non solo dalla nazionalità degli armati (spagnoli, svizzeri, tedeschi, italiani) ma anche dalla appartenenza alle diverse specialità militari: archibugieri, picchieri, armati di spadone e cavalieri. Il plastico è stato presentato lo scorso giugno con gita faceva pensare più ad un convegno che alla presentazione di un plastico fine a se stesso, che in realtà per noi è un atto d’amore e di deferenza verso la storia in generale e quella del nostro territorio in particolare. La nostra passione ha coinvolto l’ attenzione dei presenti, che hanno colto pienamente lo spirito del nostro gruppo. Il gruppo di rievocazione storica Borgo del Diavolo di Argelato ama far rivivere le vicende del primo ‘500 allestendo campi militari o riproponendo battaglie e assedii. Non solo armi e costumi però: il gruppo è molto attento a quelle che erano le suppellettili medievali e alle tradizioni culinarie di un tempo. A maggio, infatti, presso Villa Beatrice di Argelato è stata organizzata una cena rinascimentale curata in tutti i suoi aspetti: portate, cibi, modalità di cottura degli stessi, apparecchiature, servizio ai commensali, musiche…l’atmosfera era tale da creare l’illusione di partecipare alla cena nuziale del 28 gennaio 1487 del figlio Annibale II con Lucrezia d’Este, primogenita naturale del duca Ercole I d’Este, signore di Ferrara, cena che fu voluta da Giovanni II Bentivoglio, signore di Bologna. Il Borgo ha anche partecipato alla realizzazione sul Musical su Giovanna D’Arco (nella foto in alto) per il quale ha fornito i costumi di Giovanna D’Arco, interpretata da Antonella Lo Coco, terza classificata a X Factor 5. Per info: www.borgodeldiavolo.com L'agriturismo Il Ciuffo è situato sulle colline di Pianoro, in un luogo molto tranquillo. L’agriturismo dispone di 9 camere con bagno, di cui una per disabili, arredate con cura e attrezzate con tutti i comfort moderni. L'ospitalità dell'agriturismo inoltre offre anche un parco attrezzato con piscina che gode di un incantevole panorama. Ristorante aperto solo su prenotazione ed esclusivamente per gruppi (min.10 persone) AGRITURISMO IL CIUFFO AGRITURISMO - RISTORANTE - CAMERE V i a d i T a g l i a c a n e , 2 4 0 0 6 5 P I A N O R O ( BO ) tel : 0 5 1 . 6 5 1 9 7 9 7 mail: [email protected] www.agriturismoilciuffo.it 31 LA PAGINA DELLE PRO-LOCO IN GIRO CON TRACKGURU LE ORIGINI DI UNA TRADIZIONE SECOLARE Ilaria Nanni Ass.Comune di Vergato LA CULTURA DELLA LAVORAZIONE DELLA PIETRA NELLA VALLE DEL RENO Appuntamento a Vergato Martedì 17 ottobre con l’Unpli Paolo Minarelli La lavorazione della pietra nella Valle del Reno, ed in particolare nella zona di Montovolo, risale all’epoca etrusca quando questa arenaria grigia, simile alla pietra serena, veniva scolpita ed utilizzata come simbolo religioso della dodecapoli etrusca padana ed era chiamata Pietra Ovale o Omphalos, simbolo del Centro Oracolare Etrusco che si trovava a Montovolo, considerata allora la Montagna Sacra. Ancora oggi nel nome conserva il significato di Monte dalla pietra Ovale. Il Comune di Vergato ha una forte tradizione nella lavorazione della pietra, il territorio ha una storia antica scritta dagli scalpellini, uomini avvezzi alla fatica, al sacrificio, alla sopportazione di condizioni di lavoro davvero difficili. Questi uomini hanno lasciato tracce del loro passaggio regalandoci veri e propri pezzi unici ed artistici: monumenti, chiese, municipi, luoghi pubblici, abitazioni costruite con la pietra del nostro Appennino, un sistema montuoso più antico anche dell’intero arco alpino. Chi non conosce il mito della pietra di Montovolo? E chi, viceversa, sa che il Monte Aldara, che sovrasta Vergato, è stato per centinaia di anni un inesauribile fornitore di pietra da lavorazione? E quanti sono gli abitanti di Vergato che sanno che il tratto stradale Porrettano di fronte all’entrata dei centri sportivi di Vergato è chiamato “curva degli scalpellini”? Si chiama così perché all’interno di quella curva il gruppo di scalpellini di Vergato aveva creato un’area esterna dove lavoravano il sasso portato giù appunto dal Monte Aldara. Oggi sono rimaste poche e sempre meno persone che portano avanti con zelo e passione la tradizione della lavorazione della pietra dei vecchi scalpellini di Montovolo, come ad esempio Giancarlo degli Esposti che da anni cura questo interesse personale sulle orme dei vecchi scalpellini di Montovolo e produce portali, camini, fontane, oggettistica varia per arredo di interni ed esterni, destinati al mercato privato o ad altre imprese dislocate sul territorio locale e ben pochi altri. L’obiettivo del progetto ideato da UNPLI in concerto con Comune di Vergato Unione Appennino Bolognese, che si avvale della consulenza storico scientifica del prof. Renzo Zagnoni, è la difesa e sviluppo di tale tradizione culturale mettendo in atto una serie di attività integrate che avranno tutte il supporto della Pro Loco di Vergato, in rete con tutte le pro loco della valle del Reno. Le azioni previste saranno: la realizzazione di un primo convegno Martedì 17 ottobre, a Vergato, con esperti ed amministrazioni pubbliche; la realizzazione di un corso di formazione per scalpellini con stage, laboratori, visite e uscite in cava; collegata al corso ci sarà la produzione di un dossier specifico sulla Lavorazione delle Pietra nella Valle Del Reno a cura del Gruppo Nueter di Gaggio Montano e la raccolta videoregistrata di testimonianze di vecchi scalpellini ed esperti del settore; la realizzazione di una mostra fotografica itinerante e, nel 2017, un secondo convegno con i risultati dei lavori svolti e sarà orientato alla seconda fase del progetto di promozione turistico-culturale ed anche economica del prodotto/marchio “pietra etrusca di Montovolo”. La tradizione della lavorazione della pietra con lo scalpello affonda energicamente le proprie radici nella storia di Vergato. Non è difficile, infatti, notare, aggirandosi per il paese, le tracce di questa arte millenaria, a partire dalla chiesa, da alcune case - quelle poche rimaste in piedi o ricostruite dopo la devastazione causata dal bombardamento del fuoco amico, durante la Seconda Guerra Mondiale -, dal piancito della piazza dei Capitani, dalle scale, dai caminetti e dai lavatoi, senza dimenticare le sculture disseminate per tutto il territorio. Questo per citare solo alcune delle opere costruite con la pietra delle cave di Montovolo, monte da sempre caro agli abitanti di queste zone, a partire dagli Etruschi. Da ciò ha preso il via l’idea di promuovere il progetto a tutela e promozione della lavorazione della pietra, di concerto ed in totale sinergia con UNPLI, l’Unione dei Comuni dell’Appennino Bolognese ed il prof. Renzo Zagnoni, in veste di storico, avvalendosi anche del sostanziale aiuto della Pro Loco di Vergato. Sono fermamente convinta che un popolo che non ha memoria di sé sia destinato a non avere futuro, per cui il sostenere arti e mestieri che appartengono alla nostra tradizione, e far sì che non scompaiano, è nostro preciso dovere ed obbligo. Spero, quindi, che l’appuntamento del 17 ottobre raccolga il consenso che gli è debito. LA PRO LOCO DI VERGATO E LA RETE DELLE PRO LOCO DELLA VALLE RENO Domenico Cioni - Presidente Pro Loco Vergato Dieci chilometri per 450 metri di dislivello su uno storico baluardo difensivo Un anello attorno a Monte Belvedere tra Bologna e il modenese Dalla località Castelluccio (nel comune modenese di Montese), lasciata l’auto, ci incamminiamo sulla carrozzabile Querciola-Maserno in direzione sud (segnavia CAI 400/4). Passato il confine amministrativo tra le provincie di Bologna e Modena, lasciamo la strada per salire a sinistra su mulattiera nel bordo di un campo. Successivamente prendiamo a destra un sentiero che risale il versante nord-ovest del Monte Belvedere, attraversiamo un bel castagneto e raggiungiamo la sommità del crinale. Una ripida strada ghiaiata a sinistra ci conduce alla cima del panoramico Monte Belvedere (m 1140) dal quale si domina l’alto crinale appenninico, dall’Orsigna al Cimone. Per la sua posizione strategica, qui nel 1200 venne edificato un castello; ora di tale manufatto sono rimasti solo pochi ruderi. Durante la Seconda Guerra Mondiale, questa cima rappresentò uno dei principali baluardi difensivi tedeschi della Linea Gotica, resistette per tutto l’autunno e parte dell’inverno del 1944-45 ai ripetuti attacchi degli americani e dei Partigiani. Venne liberata dai “mountaineers” americani della 10° Divisione da Montagna la mattina del 20 Febbraio 1945. Torniamo all’ultimo bivio e prendiamo a destra (CAI 157345-400/4), incrociamo sempre a destra e in successione i sentieri che salgono rispettivamente da Querciola (CAI 345) e Gaggio Montano (CAI 157); dopo quest’ultimo, a circa 1,5 chilometri in direzione nord-est, arriviamo al passo di Ronchidoso dove sorge il santuario dedicato alla Madonna degli Emigranti. Dal passo seguiamo verso ovest la sterrata in moderata pendenza, passiamo la fontana di Ronchidoso ed oltre tocchiamo l’abitato di Cà di Orlando. Qui la strada diventa asfaltata e poco dopo la abbandoniamo per scendere su sentiero a destra che in circa 30 minuti ci permette di raggiungere Castelluccio, il nostro punto di partenza. La Pro Loco di Vergato opera da anni per la valorizzazione del territorio realizzando attività culturali eventi e sagre e partecipa con stand gastronomici, gadget, giochi e tanto altro, alle manifestazioni organizzate dalle varie associazioni vergatesi cercando di coinvolgere, il più alto numero di abitanti del paese. Il progetto del recupero della tradizione della lavorazione della pietra ideato assieme all’assessorato alla Cultura dell’Amministrazione Comunale, rappresenta un bell’esempio di recupero del patrimonio storico culturale del nostro paese, è uno stimolo per le nuove generazioni ad avvicinarsi e conoscere le nostre tradizioni e può anche essere un forte attrattore e richiamo, non solo turistico ma anche di valorizzazione economica, per l’intera vallata del Reno. Anche per questo stiamo lavorando, assieme al nostro Comitato UNPLI Bologna, per attivare contatti e relazioni con tutte le altre pro loco presenti nel territorio, al fine di creare sinergia, cooperazione e aumento della qualità del nostro lavoro di volontariato che solo un efficace sistema a rete fra le Pro Loco “del Reno” può dare. Per avere informazioni ulteriori, si può contattare la Pro Loco nella persona del presidente al numero 339-7932279, via mail [email protected] o prossimamente presso la futura sede della Pro Loco in centro a Vergato. Inserzione a pagamento 33 IN GIRO CON TRACKGURU Un anello nell’estrema propaggine occidentale del Contrafforte Pliocenico, comodo ma estremamente affascinante. BENESSERE IN APPENNINO Palazzo Loup è orgoglioso di presentare Bibele MedSpa il nuovissimo centro benessere immerso nel verde delle colline. Un’esperienza unica per chi ama farsi coccolare e prendersi cura di sé ritemprando il corpo e la mente. 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Questo sconto non e’ cumulativo. LA PRENOTAZIONE PER L’ INGRESSO ALLA SPA CON COUPON E’ OBBLIGATORIA Uno scorcio del Contrafforte Pliocenico visto dalla cima di Monte Adone, con Monte Mario sullo sfondo. Un giro attorno a MONTE MARIO Appena fuori dal paese di Sasso Marconi, sulla strada che porta a Pianoro, lasciate la macchina in località Cà Orto e imboccate il sentiero CAI 122. Il percorso interseca alcuni dei sentieri più importanti di questa parte di Appennino, come la Via degli Dei e la Traversata delle Cinque Valli. I luoghi attraversati sono tipici: questo davvero potrebbe essere il percorso-tipo dell’Appennino bolognese a ridosso di Bologna. In questo primo tratto di percorso troverete numerosi punti pic-nic, con tavoli e possibilità di accendere fuochi per delle belle grigliate estive. Qualcuno viene quassù addirittura con i gazebo per trascorrere i pomerig- gi domenicali, in alternativa alle spiagge romagnole. Seguite il 122 fino alla località Commenda, dove imboccherete il sentiero CAI 110. Sulla strada del ritorno, in località Sella di Monte Mario, imboccate il CAI 118. Nella sua parte finale, al momento in cui scriviamo, cioè luglio 2015, è ancora un po’ “sporco”, in seguito alle nevicate dello scorso inverno; è comunque percorribile. Il percorso è adatto a tutti; segnaliamo solo possibili difficoltà nella salita a Monte Mario, soprattutto dopo una pioggia o in assenza di scarponcini adeguati. Fortunatamente, si può op- “Vorremmo poter mantenere il nostro attuale tenore di vita, anche in pensione” tare per una variante nei pressi (CAI 118a). Una curiosità: in cima a Monte Mario c’è un piccolo presepe permanente alla base di un grosso albero. La tranquillità di un futuro sereno Vuoi sapere quale sarà l’ammontare della tua pensione? Richiedi gratuitamente in filiale il Check-Up previdenziale. Messaggio promozionale. Per maggiori informazioni consultare i fogli informativi disponibili in Filiale e su www.emilbanca.it. 35 Monghidoro SPECIALE MOUNTAINBIKE Per maggiori informazioni sui percorsi e sugli appuntamenti dedicati ai bikers nell’Appennino bolognese si può contattare AppenninoSlow: Tel: 339.8283383 Mail: [email protected] Qui a sinistra, il profilo di Monte Beni; in basso a sinistra, i cartelli del Cai che indicano parte dei percorsi descritti. Ecco alcuni anelli per bikers attorno all’Alpe di Monghidoro resi percorribili grazie al prezioso lavoro di amministrazioni e privati Quei sentieri verso la TOSCANA rimessi a lucido dai volontari Testo e foto di Giovanni Ferretti Negli ultimi anni il territorio dell’Alpe di Monghidoro ha accolto una grande quantità di escursionisti impegnati nella scoperta delle sue bellezze, ovvero i suoi magnifici sentieri. Su questa rivista abbiamo parlato in più di un’occasione della possibilità di vivere memorabili esperienze solcando i percorsi proposti, torniamo in argomento esplorandone di vecchi e di nuovi. Con la collaborazione dell’amministrazione comunale si è creato un gruppo di volontari “variegato” (ciclo e motoescursionisti ) che di recente ha ultimato alcuni lavori di pulizia e sistemazione di diverse porzioni di sentieri che permettono di raggiungere il versante Toscano, garantendo la percorribilità di corridoi ed anelli che possono accendere sorrisi ed emozioni agli amici escursionisti. Un plauso per un intervento che segna un passo importantissimo nella condivisione delle responsabilità di tutti gli utenti dei nostri pregiati sentieri. Ma veniamo alla proposta del nostro itinerario: possiamo pensare di partire da Ca’ dei Costa di Monghidoro lungo la SP 65 per salire quindi verso la vetta dell’Alpe; potremmo scegliere di percorrere la solita via San Pietro, aperta al traffico veicolare, ma se il terreno lo consente potremmo girare a destra verso Piamaggio; giunti nel borgo girare nuovamente a destra in direzione Ca’ di Giovannone sul sentiero 909, proseguendo per Fontanabona dove la strada asfaltata si interrompe in prossimità delle case e si prosegue su cavedagna verso Ca’ di Brescandoli; di qui si sale nuovamente in asfalto attraversando i Panigali, quindi avanti per Ca’ di Guglielmo e proseguendo su sterrato per le Tre Fontane; giunti alle sorgenti possiamo salire per il vecchio sentiero verso il crinale recentemente pulito e sistemato, sarà una faticaccia, ma la soddisfazione per la conquista della “solita Alpe” passando per il sentiero 909 sarà enorme. Giunti in quota incrociamo il sentiero 917, lo imbocchiamo girando sulla destra, dove avremo la gradita sorpresa di trovar- 36 lo sistemato e pulito; tramite questo collegamento evitiamo un tratto consistente della vecchia via per Montefreddi, proseguendo quindi sulla stessa il sentiero giunge all’incrocio con la località “I Ronchi” dove si immette nuovamente nel bosco; di qui in poi è stato svolto un lavoro davvero considerevole che ha letteralmente resuscitato un sentiero ormai chiuso dalla vegetazione livellando il terreno dilaniato dalle precipitazioni e da un uso improprio da parte dei mezzi a motore. Quest’opera di recupero permette un agevole transito in direzione “Poggio Turchino-Montefreddi-Passeggere”, così da bypassare il blocco sorto a seguito del movimento franoso che, ahimè, ha straziato questo versante a monte di Castel dell’Alpi. Ma torniamo al sentiero 917. Per “noi” bikers si accende nuovamente la voglia di “sconfinare” potendo scegliere di rientrare su due diverse tracce, oppure proseguire anche in direzione Monte Beni – Sasso di Castro. Grazie al raduno non competitivo organizzato dai volontari di Pietramala-Firenzuola è stata pulita una variante che collega abbastanza agevolmente il sentiero 917 Passeggere con la zona adiacente la centrale di Monte Beni; attualmente non è segnalata in modo efficace, ma si tratta di una diramazione che in direzione “FUTA” prende a sinistra. Una volta giunti sulla sterrata di Monte Beni si può scendere e decidere fra due alternative che si presentano lungo la strada. La prima soluzione prevede di svoltare a destra direzione Sasso di Castro (lungo la strada è posta una freccia BLU con la scritta MTB che indica questo cambio di direzione), dove un bellissimo trail si collega con la rinnovata strada sterrata dell’Oasi di Covigliaio. Qui risaliamo verso destra in direzione Sasso di Castro fino alla rinnovata capanna dei cacciatori dove ovviamente si può nuovamente scegliere se salire sul Poggiaccio (direzione Futa – Via degli Dei sulla sinistra) oppure rientrare per le “Tre SavenelleCa’ di Borelli (direzione Pian di Balestra sulla destra). Di qui si scende a Castel dell’Alpi, poi Piamaggio ed infine ritorno alla partenza. La seconda soluzione è più breve e permette il rientro sul versante Emiliano scendendo ancora poche centinaia di metri per incrociare la strada sulla SX che abbraccia in costa il Monte Beni giungendo sino alla vecchia ed inattiva Cava; di qui si scende lungo la SP 65 in asfalto verso l’abitato di Pietramala, ma se vogliamo possiamo condire di altro fuoristrada e “fatica” la salita al Passo della Raticosa scegliendo la vecchia strada che termina nei pressi del principio del sentiero che sale verso il Monte Canda. Di qui non avrei dubbi: breve tratto di asfalto verso la valle Idice e nuova svolta a sinistra verso Cavrenno, I Borghi, Filigare e nuovamente al punto di partenza. Morale: la Toscana è lì e non si è mai mossa. Scusate per la battuta ma tale enfasi è dovuta al fatto che da Monghidoro possiamo attraversare il vasto territorio dell’Alpe per poi immergerci nei trail dell’Oasi Covigliaio-Monte Beni-Sasso di Castro godendo delle bellezze dei cugini confinanti; si tratta in ogni caso di un giro impegnativo per la quantità di dislivello proposta su trail apparentemente brevi (queste proposte possono variare fra i 20 e 30 km), ma che con l’incedere dell’autunno saranno resi ancora più invitanti dalle mille sfumature che il bosco regalerà ai nostri occhi. BAR LELLI ALIMENTARI TABACCHI RIC. LOTTO E SUPERENALOTTO “ EDICOLA ” Via Pietramala, 676 - 50033 Firenzuola (FI) tel. 055.813410 email: [email protected] APERTI LA DOMENICA C OS T T DO O PR I AN T CI IPI T I Vendita marroni nostra produzione 37 In pianura A PIEDI O IN BICI Un percorso per mettere in collegamento le aree di riqualificazione lungo il Reno in attesa che diventino un vero e proprio Parco. Su www.naturadipianura.it alcuni consigli per iniziare a conoscerlo Lungo il Reno tra aree golenali e boschi igrofili Testo di Andrea Morisi Non a caso, chi studia l’ecosistema e il territorio, lo chiama “corridoio”. In natura il fiume connette, lungo di esso le specie “si muovono” e l’ambiente complessivo rimane più vitale. L’Uomo ne ha spesso fatto un confine, ma ne ha anche colto le capacità di unire territori distanti utilizzandone gli argini o le acque stesse per il trasporto. Oggi il territorio è molto cambiato, ma il fiume, in questo caso il Reno, rappresenta una nuova chiave di lettura del territorio, un trait d’union che lo connota, anche sotto il profilo della sua fruizione. L’idea non è nuova. Ricordiamo, tra le diverse figure che si sono adoperate per iniziare a parlare di valorizzazione del tratto planiziale del Reno e delle sue pertinenze, l’ingegner Walther Vignoli, ma sono varie le proposte e le analisi che hanno trattato questo tema, almeno negli ultimi 20 anni. Purtroppo ha probabilmente prevalso la visione del fiume come confine legata, piuttosto che la sua caratteristica unificante ed identificante che qui cerchiamo di riprendere. Forse i tempi sono maturati. è in vigore da alcuni anni una convenzione per la Gestione Integrata delle Aree Protette della Pianura (GIAPP) che ha raggruppato pri- 38 Sopra, la zona umida nei pressi del Casone del Partigiano a San Pietro in Casale (Foto F. Cacciato), sotto a sinistra, l’area “Bisana” tra Pieve di Cento e Galliera (Foto A.Morisi), sotto a destra, la Golena San Vitale tra Calderara, Castel Maggiore e Bologna (foto D. Victorini) ma 17, poi 19 e, presto, 26 Comuni, per mettere a sistema la gestione delle aree verdi pubbliche. Il risultato finale potrebbe mirare alla nascita del “Parco del Medio Reno”, con l’ambizione di svolgere una funzione di promozione sostenibile di un territorio che sarebbe più bello, più sano, più biodiverso, più resiliente, più ricco. Già oggi il Medio-Reno presenta una serie di caratteristiche di tutto rispetto. Alla periferia di Bologna esistono ampi tratti con vaste aree golenali: all’altezza del Quartiere Barca; tra Via Togliatti e la Via Emilia; tra la Ferrovia BO-MI e la Tangenziale. All’altezza di Calderara di Reno e Castel Maggiore le Golene del Lippo e di San Vitale sono già oggi parte un sito della Rete Natura 2000. Altre aree possono potenzialmente andare ad arricchire la portata ambientale del corridoio fluviale: la cava in Via Zanardi e Via Lame, l’ex- demanio militare a Passo Pioppe, i bacini in località Boschetto e le altre aree di cava a Bonconvento e Malacappa. Altre aree golenali sono già oggetto di riqualificazione, come in Via Longarola a Sala Bolognese o in Via Beata Vergine ad Argelato/Castello d’Argile). Proseguendo verso valle si fanno frequenti lunghi tratti in cui il Reno corre rigidamente inalveato e con ridotto spazio in golena, ma dove gli habitat di sponda, come i “boschi igrofili a galleria”, tutelati dall’Unione Europea, non mancano. Nel ferrarese la golena si torna ad ampliare notevolmente e sono presenti altri importanti nodi ecologici come l’Area di Riequilibrio Ecologico “Bisana” a pieve di Cento / Galliera che fronteggia la Foresta della Panfilia sull’altra sponda. Ma a ben poca distanza dal Reno si rinvengono molte aree di pregio ambientale, rientranti nella citata Convenzione GIAPP, che a questo punto potrebbero davvero essere raccolte in un unico grande “contenitore”. Già oggi sono in essere molte iniziative per la conoscenza e la fruizione di questi luoghi (www.naturadipianura.it), in attesa di una unica ed unitaria offerta del futuro. Del futuro “Parco del Medio Reno”. Un giro tra Pieve di Cento, Castello d’Argile, Argelato, San Giorgio di Piano, Bentivoglio, San Marino, Ca’ de Fabbri e Budrio lontani dal traffico DUE PEDALATE tra Pieve e Budrio sulla Ciclo-Trasversale di Pianura Testo di Valerio Severini - I Pedalalenta Dopo aver incontrato negli ultimi anni sulla Trasversale di Pianura diversi cicloturisti, tra i quali anche alcuni stranieri, sfiorati da camion ed auto, ho pensato a questo progetto che ha come obbiettivo finale il collegamento dei seguenti comuni: Pieve di Cento, Castello d’Argile, Argelato, San Giorgio di Piano, Bentivoglio ,San Marino di Bentivoglio, Ca’ de Fabbri e Budrio, con un itinerario che prevede l’utilizzo in buona parte delle piste ciclabili esistenti e di strade minori poco trafficate. A Pieve di Cento esiste un ulteriore possibile collegamento con la ciclabile Lungo Reno che può essere utilizzata per arrivare fino a Sant’Agostino, San Carlo ed al Canale Napoleonico grazie al quale in poco più di 25 chilometri si raggiunge la ciclabile più importante d’Italia: la DESTRA PO. Il progetto della Ciclo-Trasversale di Pianura ha già circa 15 chilometri di piste ciclabili: sarebbero sufficienti piccoli interventi di collegamento per avere fruibile l’intero itinerario da Pieve di Cento a San Marino di Bentivoglio; senza considerare che potrebbe diventare un’arteria principale da cui si dipartono le altre ciclabili già esistenti, per esempio quella che da San Giorgio di Piano, attraverso, Funo raggiunge Castel Maggiore. IL PERCORSO - Dalla piazza di Pieve di Cento si prende via Rusticana fino alla ciclabile di via Provinciale Nord e si entra in centro a Castel d’Argile alla cui rotonda si prende la ciclabile di via Provinciale Sud fino a Volta Reno, da qui si percorrono strade secondarie (via San Donnino, via Ronchi, via Bonaccorsi, via Gozzadina, via Macero) fino alle ciclabile di Argelato e San Giorgio di Piano. Una volta raggiunto San Giorgio di Piano si percorrono sia la ciclabile che strade secondarie (via Gnudi, via Matteotti, attraversare la piazza ed il sottopasso) per poi percorrere quella che conduce a Bentivoglio e qui ci si può immettere sulla nuova ciclabile Argelli fino a San Marino di Bentivoglio. Usciti dalla frazione si prende via Saletto poi via Barche e si arriva a Ca’de Fabbri e da qui alla Pieve di Budrio lungo strade secondarie e sterrate. Seguendo in sequenza le vie Chiesa, Ronchi, Pilastrino, Armarolo, Luzzo, Pozzo, Passo Pecore, Canta Poiana, Zenone, Fornace e Manganone si arriva al ponte della Riccardina e infine attraverso via Pieve si arriva alla Pieve di Budrio. Questo itinerario è utilizzabile sia in chiave cicloturistica, per visitare le risorse artistiche e naturalistiche dei vari comuni, come il museo MAGI’900 di Pie- ve di Cento o Villa Beatrice di Argelato nonché Villa Smeraldi di San Marino di Bentivoglio, le oasi protette e le aziende agrituristiche, ma rappresenta anche una alternativa all’auto nei collegamenti tra un comune ed un altro. Per scoprire le attività dell’associazione: www.pedalalenta.it. 39 Nei fiumi Biodiversità di peso. Le femmine sono solitamente più piccole e caratterizzate da un addome più largo, adattato ad accogliere le uova. Oltre che per le dimensioni, i maschi e le femmine si possono distinguere osservando le prime due paia di appendici addominali, allungate e diverse dalle altre nel maschio e più piccole e uguali alle altre nella femmina. Queste speciali appendici servono al maschio durante l’accoppiamento (tra ottobre e novembre): dopo aver rovesciato ed immobilizzato la femmina con le proprie chele, le utilizza per far aderire il proprio liquido seminale sulla parte ventrale del corpo della compagna; quando sarà pronta la femmina utilizzerà lo sperma per fecondare le sue uova che curerà e proteggerà attaccate al ventre fino al momento della schiusa che può avvenire da cinque a sette mesi dopo, a seconda della temperatura dell’acqua. Il gambero di fiume è un animale molto sensibile e il suo stato di salute dipende direttamente dalle condizioni ambientali e dalla qualità dell’acqua in cui vive. Fino ad un secolo fa era tanto abbondante da essere una componente abituale della cucina locale e il problema principale era appunto la sua eccessiva predazione da parte dell’uomo (abitudine È lungo tra 10 e i 12 centimetri più le chele. Vive nelle acque fresche e ben ossigenate dell’Appennino ed è diffuso dalla Spagna ai Balcani. Di giorno sta nascosto nella tana da cui esce solo la sera per andare a caccia di larve, foglie e piccoli molluschi Il GAMBERO DI FIUME col Dna italiano Testo di Gianluca Zuffi - Hydrosynergy Quando parliamo di gamberi e granchi pensiamo, inevitabilmente, al mare e agli scogli. In realtà potremmo e dovremmo pensare anche ai torrenti, ai fiumi e ai laghi di tutto il mondo. Compresi, ovviamente, quelli dell’Appennino tosco-emiliano. Esistono infatti molteplici specie di gamberi e di granchi che si sono adattate a vivere in acqua dolce. Un esempio a noi molto vicino è il gambero di fiume (nome scientifico Austropotamobius pallipes, Lereboullet 1858), un crostaceo appartenente alla famiglia degli Astacidi (che al contrario di quello che si potrebbe pensare, non è la stessa di astici, aragoste e gamberetti di mare) diffuso in Italia (isole escluse), Francia, Penisola Iberica, Grecia, nell’ex Jugoslavia, nell’estremo sud-ovest della Germania e in Inghilterra. Secondo alcune recenti ricerche sul DNA di questi animali, le popolazioni italiane farebbero parte di una sottospecie a se stante e differente da quelle europee, ma, come spesso accade in questi contesti, il quadro complessivo è tutt’altro che chiarito. Il gambero di fiume vive nelle acque fresche ed ossigenate dei torrenti di montagna, ma se credete di poterlo osservare durante una tranquilla passeggiata lungo la riva del fiume probabilmente rimarrete delusi. Infatti, il gambero di fiume passa le giornate al sicuro nella propria tana per poi uscire 40 al calare della sera alla ricerca di cibo. Con un poco di attenzione e di fortuna potreste, però, rinvenire le sue esuvie abbandonate a seguito della muta. Come tutti i crostacei, infatti, anche il gambero di fiume non possiede uno scheletro interno, bensì uno scheletro esterno: l’esoscheletro. L’animale cresce all’interno del suo esoscheletro fino a che le dimensioni glielo permettono per poi liberarsene (esuvia) una volta raggiunta la dimensione massima possibile. Nei giorni successivi alla muta, l’animale “nudo” inizia a produrre chitina (una sostanza avente una funzione simile a quella della cheratina delle nostre unghie) e nel giro di qualche giorno tornerà ad avere la sua corazza. La dieta del gambero di fiume è composta prevalentemente da piante acquatiche, piccoli crostacei che vivono sul fondale, molluschi e larve acquatiche di insetti e pesci. Non disdegna le foglie cadute dalla vegetazione arborea e occasionalmente può nutrirsi di resti e detriti di animali in stato di decomposizione. Talvolta i gamberi più grandi possono aggredire, uccidere e mangiare gli esemplari più piccoli, specialmente se questi stanno attraversando il loro periodo di muta. I maschi adulti possono raggiungere una dimensione massima di circa 10-12 cm di lunghezza (chele escluse) e 90 g Chi è HYDROSYNERGY Dallo studio dei bioindicatori ai censimenti faunistici, dagli studi sull’impatto ambientale fino alle analisi dei dati molecolari o biostatistici. Nata nel 2010 come start-up ad alto contenuto tecnologico all’interno dell’Università di Bologna, HYDROSYNERGY, o più semplicemente HS, è una società cooperativa che fornisce servizi di ecologia applicata, monitoraggio ambientale e consulenza ecologica, per un utilizzo sostenibile delle risorse idriche e per la conservazione e la gestione degli ambienti acquatici e della loro biodiversità. Le attività di HS si concentrano sulla fauna legata agli ambienti acquatici, macrobenthos, crostacei, pesci, anfibi e anche rettili, ma tramite una consolidata rete di collaboratori specializzati può occuparsi anche di progetti e servizi riguardanti avifauna, micromammiferi, chirotteri e fitocenosi. Grazie all’alto contenuto tecnologico HS ha usufruito di diverse sovvenzioni messe a disposizione delle giovani imprese dalla Comunità Europea e dalla Regione Emilia-Romagna e oggi può contare su professionisti di diversa estrazione accomunati dalla stessa passione per l’ambiente e legati da un rapporto di reciproca fiducia maturato sul campo. Da questo numero, Hs inizia una collaborazione con nelle Valli Bolognesi che regalerà ai tanti lettori diversi approfondimenti sulla fauna che vive nei nostri corsi d’acqua. fortunatamente ormai scomparsa quasi del tutto). Oggi il suo stato di conservazione è critico e la sua presenza sul territorio italiano, nonostante i vincoli di protezioni previsti dalla Direttiva Habitat della Comunità Europea (DIR.92/43/ CE), dalla Legge Regionale sulla Fauna minore dell’Emilia Romagna (L.R. n. 15/06) e dalla “Convenzione di Berna” (1979) per la conservazione della vita selvatica, è minacciata dalle sempre più frequenti modificazioni dell’alveo fluviale e dall’introduzione di specie alloctone più resistenti e opportuniste, che in certi casi posso essere vettori di patogeni letali. L’esempio più noto è quello del gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii Girard, 1852): questo animale oltre ad essere più forte e più resistente, è portatore sano della cosiddetta peste del gambero, letale per il gambero di fiume. Fortunatamente per i nostri gamberi, il gambero rosso della Louisiana predilige gli ambienti di pianura e non ha ancora invaso l’Appenino tosco-emiliano. è quindi importante evitare di trasportare gamberi rossi della Louisiana o altri animali (es. pesci), o acqua, o fango potenzialmente infetti da valle verso monte per evitare di diffondere ulteriormente la specie alloctona e con essa la peste del gambero. 41 AUTUNNO - GLI APPUNTAMENTI DI OTTOBRE DAL 3 AL 12 OTTOBRE - BUDRIO Il programma della festa autunnale dell’agricoltura: nei fine settimana la mostra degli animali. AGRIBU CELEBRA IL PANE Agribu, la manifestazione dal sapore autunnale che prenderà il via sabato 3 Ottobre e che terminerà lunedì 12 Ottobre, come ogni anno è resa possibile da una stretta collaborazione tra Comune di Budrio, Pro Loco di Budrio, comitato degli operatori economici e agricoltori del territorio. Il tema di quest’anno sarà il pane e i prodotti ad esso collegati. Non mancherà la mostra degli animali nell’area dell’ex lavatoio che vedrà nel primo week end l’esposizione di bovini da latte, da carne, caprini suini, bufali e la terza mostra provinciale dei conigli mentre, nel secondo week end saranno asini, muli, cavalli e polli ornamentali a farla da padrone. Nei tanti momenti di svago e di divertimento come ad esempio il ricco programma previsto per il palco di Piazza Filopanti e la via Marconi che nel secondo week end di festa ospiterà la manifestazione dedicata a vino e birra “Budrio da Bere”, ma anche momenti dedicati alla cultura come ad esempio la mostra dedicata alla casa contadina che verrà allestita all’interno della Galleria S. Agata in Via Marconi e la mostra all’ interno della chiesa di S. Agata sempre in Via Marconi dal titolo “Il nostro Pane quotidiano, pane ieri e oggi a Budrio, in Italia e nel Mondo” in collaborazione con la Caritas locale. 3-4, 10-11, 17-18 OTTOBRE CASTELLETTO DI SERRAVALLE VALSAMOGGIA Durante la tradizionale sagra 40 cuochi prepareranno quello più grande del mondo GNOCCO FRITTO DA GUINNESS Si svolgerà in tre weekend questa singolare sagra che vanta il primato per il gnocco più lungo del mondo. Numerosi i volontari che si adoperano nei weekend di ottobre per questo grande evento che ha portato il paesino dell’Appennino nell’esclusivo Club del Guinness dei Primati. Sono più di 40 i cuochi che preparano il gustoso gnocco fritto in una lunga padella stretta e rettangolare (che viene allungata ogni anno) con tante fiammelle sotto per mantenere lo strutto (altro elemento importante per un ottimo gnocco) alla giusta temperatura facendo attenzione a non superare il punto di fumo. Oltre a tutto questo occorre anche molta pazienza e maestria nella frittura tenendo ben presente che se il lungo pezzo di gnocco si dovesse rompere il Guinness non sarebbe valido. Oltre a questo ci saranno momenti ludici, musica, mostre, laboratori di cucina per i bimbi e tanta gastronomia dove il Re Gnocco la fa da padrona in abbinamento con gustose specialità locali. Per informazioni: IAT Colli Bolognesi 051 752472 42 IL PROGRAMMA AGRIBU MUSICA Sabato 10 Ottobre Torri dell’acqua Piazzetta de Andre’ Ore 17 Concerto dell’Ocarina Ensemble “La Terra che suona” Ore 18.30 Aperitivo musicale Domenica 11 Ottobre Teatro consorziale Auditorium Via Saffi 50 Ore 10.30 Concerto dell’Ocarina Ensemble “La Terra che suona” Ore 11.30 Pausa caffe’ con ocarinette biscotte MOSTRE Biblioteca Comunale “A. Majani” (via Garbaldi 39) A tavola con Majani - Inserito nel progetto SEMI dell’IBACN Regione Emilia-Romagna -Visitabile dal 26 settembre 2015 al 31 gennaio 2016 negli orari di apertura della Biblioteca Torri dell’Acqua (via Benni 1) Linee curve dalla natura al design - suggestioni dal Nord Europa Visitabile dal 19 settembre al 31ottobre 2015 - Orari: mar 10-12; giov/sab/dom 16-19 - Inaugurazione sabato 19 settembre ore 18,30 - Sala Rosa (via Marconi) Le sacre du printemps - mostra di Giampaolo Parini, a cura dell’Associazione Senza Confini -Visitabile fino a 11/10/2015 Infine via libera ai musei: ingresso gratuito ai musei e ai torrioni di Budrio Domenica 4 ottobre dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 18.30 Domenica 11 ottobre dalle 15.30 alle 18.30 MUSEO ARCHEOLOGICO E PALEOAMBIENTALE ELSA SILVESTRI Via Mentana, 32 PINACOTECA CIVICA DOMENICO INZAGHI, Via Mentana, 32 MUSEO DELL’OCARINA E DEGLI STRUMENTI MUSICALI IN TERRACOTTA FRANCO FERRI Via Garibaldi, 35 MUSEO DEI BURATTINI Via Garibaldi, 29 LA BOTTEGA DEL LEGNO DELLA FAMIGLIA RAPPARINI Cortile di Palazzo Boriani dalla Noce, Via Garibaldi, 37 TORRIONE DELLA CANAPA Via Donati TORRIONE DEL RISORGIMENTO Via III Novembre Info: www.comune.budrio.bo.it [email protected] Tel. 0516928306-279 NELLE VALLI BOLOGNESI CASTELLO D’ARGILE 1-4 ottobre MALALBERGO 3-4 e 17-18 ottobre MINERBIO 3-4 ottobre L’ANTICA FESTA D’ERZEN QUANDO I CONTADINI SI RIPOSAVANO PEGOLA IN FESTA FIERA A SAN MARTINO La festa della “Madonna del Rosario” è la più antica della comunità tanto da essere nota come “Festa d’Argile”, o meglio “Festa d’Erzen”. All’interno delle feste di fine estate, che celebravano la fine dei grandi lavori contadini, e per animare mercati e scambi in attesa dell’inverno, è stata per molto tempo anche l’occasione per riunire famiglie, in un momento in cui le campagne si svuotavano in cerca di lavoro nei grossi centri industriali. Ora è una occasione per ritrovare identità collettiva di comunità spesso in movimento attravreso programmi religiosi ed intrattenimento, nella piazza e nei teatri della comunità. Crescentine e piadine, Luna Park per i più giovani. Tra gli appuntamenti segnaliamo il primo alle 17,30 lo spettacolo per i bambini al teatro comunale “La Casa del Popolo” via Matteotti, 150. Il 2/11 alle 21 la presentazione del libro “L’impegno dei Cattolici in Politica di Michiele Marchi e Paolo Pombeni mentre il 3/11 alle 16,30 l’inaugurazione della mostra “Il Mozambico con gli occhi dell’Arte”. Per info pro loco Castello d’Argile 333 1904780. Il 3 e 4 ottobre, polenta e baccalà, il 17 e 18 ottobre, tutta Zucca: specialità a base di polenta e baccalà e zucca nei piatti del menù alla carta della festa gastronomica a tema che si tiene nell’area parrocchiale di Pegola (Malalbergo). Info: Insieme per Pegola in festa 333 8418778 A San Martino in Soverzano due giorni di cucina tipica nel borgo del fiabesco castello dei Manzoli, con rievocazioni storiche e mercatino all’interno del parco secolare. Domenica mattina alle 8 tradizionale colazione a base di cotechino. Info: Comune 051 878337 GRANAROLO 9-11 ottobre SAN MATTEO DELLA DECIMA 9-11 ottobre SAN PIETRO IN CASALE 4 ottobre LOIANO 4 ottobre FESTA DI PUTEN TORNA LA BOLOGNA-LOIANO FESTA IN PIAZZA IL FESTONE Al Centro sportivo “E. Faccioli” una giornata di iniziative pensate a misura di bambino: dalla baby maratona e la Baby mountain bike ai giochi di una volta, magari passando dal trucca bimbi e godersi lo spettacolo di giocoleria o la favola animata; per concludere la giornata in bellezza merenda per tutti. Info Unione Reno Galliera Tel. 051 8904 827-826 La rievocazione, organizzata dal Team San Luca, farà rivivere a tutti i presenti la corsa che si tenne il 3 ottobre 1926 e fu vinta da Ernesto Maserati. Saranno presenti circa 60/70 auto storiche e la famiglia Maserati, si comincia alle 10.30 con l’arrivo delle auto a Loiano e poi via alla corsa, che terminerà alle 13.30. Gastronomia, tante bancarelle e musica. Venerdì 9 cena su prenotazione. Per Sabato 10 è in programma l’attesa notte bianca. Domenica 11 sera zirudele e canzoni in bolognese. Info: Pro loco 340 2992206 Piatti autunnali della tradizione come gnocchini fritti, frittelle di zucca, sughi di Clinto e caldarroste a cura della “Cumpagni dal Clinto”. San Matteo Decima (San Giovanni P.) Info: Urp 051 6812057 S. LAZZARO DI SAVENA 10 ottobre MONTERENZIO 10 ottobre PIANORO 10 e 11 ottobre MONZUNO Tutto ottobre IL SABATO CREATIVO FESTA DELLA STORIA C’ERA UNA VOLTA I GIGANTI DELL’APPENNINO Torna l’appuntamento con il Sabato Creativo di San Lazzaro, dalle 9.00 alle 19.00 tantissimi stand dove troverete esposti prodotti artigianali, opere creative e curiosità, non mancheranno i laboratori e le attività dedicate ai bambini. I successivi appuntamenti saranno il 14 Novembre e il 12 Dicembre. Alle 11 ritrovo al Museo Fantini e visita guidata alle sale espositive e alla nuova sezione dedicata agli straordinari reperti archeologici di Monterenzio Vecchia, armi e suppellettili in metallo e ceramica etrusco-celtiche (ingresso 5€ a persona, visita a offerta libera). Alle 15.30 ritrovo in piazza della Pace a Quinzano e visita guidata all’area archeologica di Monte Bibele, insediamento celto-italico di IV-III sec. a.C, si raccomandano calzature idonee per camminata nel bosco (visita a offerta libera). Giunge alla XVIII edizione C’era una Volta, il ritorno all’antico: a partire da sabato pomeriggio mostre, musica, spettacoli e stand gastronomico con i menù di una volta. Domenica tante attività: torneo nazionale a squadre di scacchi, dimostrazioni di antichi mestieri, della trecciatura della paglia di grano, balli popolari e tante altre sorprese per andare alla riscoperta del passato. Info:[email protected] Rimarrà in mostra fino a domenica 25 ottobre la mostra di Emilio Veggetti con 250 foto che hanno per soggetto gli alberi più grandi e più importanti (rari) del nostro Appennino, fotografati dagli inizi degli anni 70 fino all’anno in corso 2015. La mostra si trova nella sala Ivo teglia di Emil banca che assieme alla Cooperativa Se.Va. e al Comune hanno organizzato l’evento. CASTIGLIONE DEI PEPOLI 11 ottobre MONZUNO 11 e 18 ottobre PIANORO 17 e 18 ottobre CALDERARA DI RENO 17-18 ottobre VISITA ALLA ROCCHETTA MATTEI TARTUFESTA TARTUFESTA ANTICHI SAPORI Finalmente dopo il restauro la Rocchetta Mattei è di nuovo aperta al pubblico dallo scorso agosto, gli “Amici di Primo Levi” organizzano dunque una visita guidata con l’accompagnamento del Prof. Renzo Zagnoni. Un’occasione per scoprire lo storico castello a Riola di Vergato, costruito nel 1850 sulle rovine di un antico maniero del 1200. Due domeniche con tanti stand di novità e curiosità enogastronomiche e i prodotti della tradizione del territorio. Presso gli stand gastronomici sarà possibile gustare patti a base di tartufo e tipici del nostro Appennino oppure i menù tartufati proposti in occasione della festa dai ristoranti locali. Sagra del fungo e del tartufo: tra le bancarelle, gli spettacoli e le giostre per i bambini, allo stand gastronomico si potranno gustare deliziosi piatti a base di funghi e tartufi. Domenica ci sarà una mostra per vedere e conoscere funghi commestibili e non, e la musica dell’Orchestra H2O per ballare e divertirsi. Info:[email protected] Crescentine, tigelle, borlenghi, raviole alla mostarda bolognese, ciambella e altri prodotti da forno a cura dei panificatori. Domenica polentata. In piazza Marconi ogni sera musica e spettacoli. altri appuntamenti su: www.orizzontidipianura.it - www.appenninoslow.it Info: Calderara viva 334 9295380 43 AUTUNNO - GLI APPUNTAMENTI DI OTTOBRE MARZABOTTO 18 ottobre DOMENICA 11 OTTOBRE - SASSO MARCONI Nel Bosco di Mezzana una giornata dedicata al Marrone Biondo dei Colli Bolognesi. Escursioni, visite guidate e concerto di tango LA SAGRA NEL CASTAGNETO SECOLARE Domenica 11 ottobre, ritorna il tradizionale appuntamento con la “Sagra del Marrone Biondo dei Colli Bolognesi”, uno dei prodotti più rinomati delle colline bolognesi. La festa si svolge nella suggestiva cornice del Bosco di Mezzana, un castagneto secolare interamente “in piano”. Dalle ore 10 fino al tramonto, i castanicoltori del territorio proporranno al pubblico assaggi e vendita di castagne e caldarroste. Vi sarà anche la possibilità di raccogliere i marroni nel castagneto in grado di regalare la suggestione dei colori dell’autunno. Accanto ai marroni, sarà inoltre possibile conoscere e acquistare i prodotti tipici dell’Appennino e degustare specialità locali quali crescentine, tigelle e borlenghi allietati dai balli popolari e giochi per i più piccini. Immersa nel castagneto vi è anche l’ottocentesca Villa Quiete di Mezzana, sede in passato di una scuola di canto della cantante lirica Etelka Gerster, che alle ore 17.00 aprirà le porte al pubblico per una visita guidata. Ingresso gratuito e prenotazione obbligatoria entro il 30 settembre a Infosasso, Tel. 051/6758409. Alle ore 18.30 ospiterà invece il concerto cameristico “Historia de Tango” con Rossella Spinosa e Alessandro Calcagnile (pianoforte) con la partecipazione del soprano Paola Matarrese nell’ambito della rassegna di escursionismo musicale “A passo di musica” a cura del Gruppo di Studi Progetto 10 Righe. Il castagneto si trova a Pontecchio Marconi e si raggiunge da via Porrettana, seguendo la strada di fronte al Ristorante “Acquasala” (località Borghetti). Per informazioni e prenotazioni: 051/6758409 (Infosasso). 24/25 OTTOBRE - SAN MARINO DI BENTIVOGLIO A Villa Smeraldi un fine settimana dedicato alla fiera dei frutti dell’autunno L’OPEN DAY DEL GUSTO Nel suggestivo contesto di Villa Smeraldi e del suo parco storico si svolge il quinto Open Day del gusto, dedicato ai frutti dell’autunno. Attorno al tema della giornata si sviluppa un ricco programma, occasione di incontro tra la cultura, le tradizioni contadine, la gastronomia e i prodotti della terra. Un’opportunità di valorizzazione degli operatori turistici e artigianali del luogo, dei produttori agricoli, del patrimonio museale e di quello umano del paese. Il museo, il più importante esempio nazionale di museo della tradizione rurale, sarà la scenografia per questa opportunità di valorizzazione dei nostri operatori turistici, artigiani e agricoli, del nostro patrimonio museale e di quello umano: esposizioni di produttori e prodotti, degustazione e vendita diretta, rievocazione storica della tradizione contadina, visita tematica al museo; ma anche esposizione di macchine agricole. Oltre al programma che si sviluppa presso il Museo della Civiltà contadina, molte altre iniziative verranno realizzate nei Comuni della Bassa bolognese: l’Open day del Gusto, come già successo per l’appuntamento di giugno, quest’anno allarga il proprio obiettivo, offrendo la possibilità di conoscere e assaggiare i migliori piatti del territorio e scoprire le eccellenze della tradizione agroalimentare e gastronomica della bassa bolognese con laboratori e iniziative al di fuori del museo. Il tema dei frutti dell’autunno prevede la realizzazione di un’esposi- 44 NELLE VALLI BOLOGNESI zione dei frutti del “pomario”, la sezione a cielo aperto del museo con varietà di frutta antiche, e un laboratorio per conoscere specie ormai dimenticate; i produttori presentano prodotti di altri tempi come la “saba” la “mostarda”, ma anche i dolci che ne derivano, come i “sabadoni”. Nespole, giuggiole, melograno e zucche sono gli attori attorno ai quali ruotano le iniziative; assieme a loro salumi, pasta fresca, miele, vino e altri prodotti tipici. Nel corso della giornata esposizione di produttori e prodotti, degustazione e vendita in collaborazione con l’associazione Orizzonti di pianura, rievocazione storica dell’aratura e visita tematica al museo con il Gruppo della Stadura. Informazioni: www.orizzontidipianura.it Ufficio Turismo Unione Reno Galliera – Tel. 0518904823 MONTEPASTORE 18 ottobre LOIANO 18 ottobre SASSO MARCONI 18 ottobre MARRONATA IN PIAZZA 38° SAGRA DELLA CALDARROSTA FESTA DELLA CASTAGNA WINE TREKKING Giunta ormai alla XXI edizione, a Marzabotto dalle ore 13.00 si darà il via alla tradizionale festa del paese dedicata alle caldarroste, ma non mancheranno gli stand gastronomici con proposte di piatti tipici, polenta, tigelle, crescentine, buon vino e molto altro, la musica e le danze e l’animazione per i bambini. Tradizionale appuntamento con la gastronomia a Montepastore, frazione di Monte San Pietro; marroni locali e prodotti delle colline bolognesi. Mostra mercato di prodotti tipici. Pomeriggio musicale con Renato Tabarroni. L’evento, a cura della Sezione Avis di Loiano, festeggia l’autunno e uno dei suoi frutti più tipici, la castagna. Dalle ore 9.00 apertura dello stand gastronomico dove si potranno gustare le varie specialità locali, inoltre saranno presenti numerosi punti dove sarà possibile acquistare i prodotti del bosco. A Borgonuovo potrete cimentarvi in un vero e proprio wine trekking, “la camminata della ciucca”: una passeggiata alla scoperta delle cantine marconiane, a cura del Gruppo di Studi “Progetto 10 Righe” e CSI Sasso Marconi. Un trekking insolito per gli amanti del vino ma non solo. Prenotazione obbligatoria: InfoSasso 051.6758409 BARICELLA 18-19 ottobre MARZABOTTO 24 ottobre PIANORO 24- 25 ottobre PIEVE E BENTIVOGLIO ottobre e novembre FIRA DI SDAZZ MEMORIA AL CHIARO DI LUNA SAGRA DEL TORTELLINO IL FESTIVAL DI MUSICA DA CAMERA Torna a Baricella la tradizionale FIRA DI SDAZZ! Grazie alla collaborazione tra Comune e associazioni del territorio, troverete spettacoli, dimostrazioni sportive, degustazioni di prodotti tipici, un mercato con 170 ambulanti, mostre, intrattenimenti per bambini, musica e tanto altro ancora. Programma completo sul sito www. comune.baricella.bo.it Per informazioni: Comune di Baricella 051/6622430 Visita guidata lungo il percorso della memoria, al chiarore della luna piena. Ritrovo alle ore 20 presso il Centro Visite Il Poggiolo, poi partenza per l’itinerario del Memoriale, nei luoghi dei tragici avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale in queste zone. La visita sarà preceduta da una cena con specialità bolognesi. Informazioni e prenotazioni: 051.6787100 - 340.3697418 Presso il Parco del Ginepreto a Pianoro avrà luogo anche quest’anno la sagra del tortellino, giunta ormai alla dodicesima edizione. Si fa festa con musica, mercatini, spettacoli e presso lo stand gastronomico ovviamente tortellini per tutti. Domenica ci sarà una dimostrazione di come si preparano i tortellini, la giornata sarà allietata da musica folk. Info: [email protected] SASSO MARCONI 25 ottobre MONTERENZIO Da ottobre a dicembre CASTEL MAGGIORE Tutti i weekend di ottobre Giunta alla sua XIX edizione, anche quest’anno il Festival amplia l’offerta e i luoghi e da Bentivoglio arriva a Pieve di Cento, per una tappa al Teatro Zeppilli con artisti di fama e spessore internazionale. Il 4 ottobre l’appuntamento è a Pieve di Cento al teatro Alice Zeppilli con Carlo Colombara (basso) e Paola Molinari (pianoforte). Il 18 ottobre l’appuntamento è a Bentivoglio al Castello nella Sala dei 5 Camini con Corrado Giuffredi (Clarinetto) e Cesare Chiacchiaretta (fisarmonica). L’8 novembre l’ultimo appuntamento è a Bentivoglio al Castello nella Sala dei 5 Camini con il Concerto di giovani talenti vincitori del concorso “adotta un musicista, Forlì 2015, con Miriam Guerrieri (violino) e Caterina Isaia (violoncello). L’appuntamento è anche l’occasione per l’esecuzione in prima assoluta di una composizione di Andreina Costantini Info: iltemporale.it “COLLEZIONANDO” AL TEATRO G. LAZZARI BAVIERA FEST Dalle ore 9 alle 18 in Piazza dei Martiri della Liberazione e nelle vie del centro cittadino di Sasso Marconi, mercatino del collezionismo con oltre 100 bancarelle del riuso e opere d’arte e d’ingegno e stand enogastronomici con tigelle e crescentine. Gli appassionati di oggetti antichi e creazioni artigianali potranno ritrovarle eccezionalmente anche Sabato 24-31 Ottobre e Domenica 1 Novembre nell’ambito di “Tartufesta”. Info: 051/6758409 (Infosasso). Dopo la pausa estiva riprende l’attività del teatro con un’ampia offerta di spettacoli, tanti appuntamenti da ottobre a dicembre per tutti i gusti: ci saranno Paolo Cevoli, Inconsueta Compagnia, Lorenzo Costantini, Artisti apprendisti e Compagnia dell’Idra e il 13 dicembre spettacolo per i bambini, “L’apprendista di Babbo Natale”. Informazioni: Comune di Monterenzio. 051.929002 Ogni sabato e domenica di ottobre al parco Staffette Partigiane festa con i prodotti bavaresi: birra, stinco, würstel, strudel, bretzel e musica live direttamente dalla Baviera. Castel Maggiore|URP 051 6386781 FAI PUBBLICITA’ SU QUESTA RIVISTA Chiama o invia sms al 340.0616922 scrivi a : [email protected] Offerte SPECIALI per più di una uscita !!!!! altri appuntamenti su: www.orizzontidipianura.it - www.appenninoslow.it 45 AUTUNNO - SPECIALE TEATRI IN PIANURA IN NOVEMBRE SASSO MARCONI 1 novembre UNIONE RENO GALLIERA Tre progetti culturali per i teatri Argelato, Castel Maggiore, Castello d’Argile e Pieve di Cento che presentano un unico calendario di appuntamenti per la stagione 2015-2016 TUTTI IN SALA CON USCITE DI SICUREZZA Al secondo anno di vita prosegue la stagione teatrale congiunta dei teatri di Argelato, Castel Maggiore, Castel d’Argile e Pieve di Cento. Un progetto culturale condiviso al livello sovracomunale che permette di difendere e rilanciare il teatro nei comuni della pianura bolognese. Nel raggio di 10 km, quattro teatri comunali ospiteranno tre esperienze di progettazione culturale ormai consolidate nei rispettivi territori: Sguardi diretta da Francesca Mazza; Atti Sonori con la direzione artistica di Giambattista Giocoli; VocAzioni con la direzione artistica di Matteo Belli e Maurizio Sangirardi. Tre realtà tradizionali che vengono chiamate a confrontarsi con una dimensione segnata dalla condivisione di risorse e pensieri: Uscite di Sicurezza. 24 appuntamenti, dal 3 Ottobre 2015 al 23 aprile 2016, per un’offerta culturale ricca e variegata. SAVIGNO 1-8-15 novembre MONGHIDORO 4 novembre ALLA SCOPERTA DI SASSO SAGRA DEL TARTUFO BIANCO LA GRANDE GUERRA FESTA DI SAN MARTINO Escursione di difficoltà medio/facile tra la storia e i luoghi meno conosciuti di Sasso Marconi, per scoprirne insieme nuove sfaccettature. Ritrovo ore 9.00 in Piazza dei Martiri e partenza per la camminata, a cura di Gruppo di Studi “Progetto 10 Righe” e CSI Sasso Marconi. Prenotazione obbligatoria: InfoSasso 051.6758409 Inserite nel calendario della Tartufesta, ne abbiamo parlato in un’altra parte della rivista, questa resta uno degli appuntamenti più importanti nell’Appennino bolognese per gli appassionati del prezioso tubero. Per Info: IAT Colli Bolognesi 051/752472 Presso la sala comunale verrà inaugurata questa mostra fotografica e altro. Monghidororo ricorda i suoi caduti in occasione della Grande Guerra del 15 -18 dove anche da qui sono partiti per il fronte numero soldati. Sono in programma video e testimonianze. In occasione della Festa del patrono Piazza del Popolo si anima con musica, spettacoli, visite e mercati. Ovviamente non mancano stand gastronomici con i piatti tipici dell’autunno. Segnaliamo la grande cena finale del 12 novembre. Per informazioni: IAT Colli Bolognesi 051 752472 MINERBIO 8 novembre PIEVE DI CENTO 8 novembre MONTERENZIO 8 novembre SASSO MARCONI 8 e 22 novembre IL RINGRAZIAMENTO BOLOGNA JAZZ FESTIVAL FESTA DEI MARRONI L’ACQUEDOTTO ROMANO Festa agricola che celebra i frutti della terra. Stand con caldarroste, vino nuovo, crescentine, pesce fritto, porchetta, bomboloni. Info Coldiretti Altedo 051 970179 Tappa al teatro Alice Zeppilli per il festival bolognese con MIETTA e MAREA “Jazz Songs” Mietta voce, Andrea Dessì chitarra, Massimo Tagliata pianoforte e fisarmonica Andrea Taravelli basso, Gianluca Nanni batteria. Info Comune di Pieve di Cento Una giornata dedicata al frutto autunnale per eccellenza organizzata dall’Associazione Polisportiva con il patrocinio del Comune di Monterenzio. Per tutta la giornata stand gastronomici che prepareranno crescentine, caldarroste e vino novello, ci sarà anche la possibilità di acquistare i marroni; inoltre tante attività per i bambini e intrattenimento per tutti. Ultimi due appuntamenti l’8 e il 22 novembre per assistere alle visite guidate speleo-archeologiche all’Acquedotto romano. Ritrovo alle ore 10.00 in via Rio Conco, a Pontecchio Marconi, poi con una breve passeggiata si arriverà al cunicolo sotto la cascata e si andrà ad esplorare un tratto dell’acquedotto sotterraneo. Prenotazione obbligatoria: InfoSasso 051.6758409 SAN PIETRO IN CASALE 12-15 e 19-22 novembre PERSICETO 13-15 novembre SALA BOLOGNESE 15 novembre CALDERARA DI RENO 15 novembre IN CALENDARIO PER IL 2015 Sabato 3 e Domenica 4 ottobre, ore 18.00 e ore 19.00 Sguardi - VILLA BEATRICE, Argelato TUTTO IL MONDO È UN TEATRO Sabato 24 ottobre, ore 21.00 Atti Sonori - TEATRO “A. ZEPPILLI”, Pieve di Cento ALL’OPERA! Venerdì 30 ottobre, ore 21.15 Sguardi - TEATRO “BIAGI-D’ANTONA”, Castel Maggiore SABBIA Venerdì 13 novembre, ore 21.15 Sguardi - TEATRO “BIAGI-D’ANTONA”, Castel Maggiore I CALIBAN Sabato 21 novembre, ore 21.00 VocAzioni - TEATRO “LA CASA DEL POPOLO”, Castello d’Argile GENTI, INTENDETE QUESTO SERMONE NERO GIARDINI STONEFLY CAFE’ NOIR HARRIS S . L AZZARO ECCO via Jussi 6 051 . 46 13 18 FRAU 46 Sabato 28 novembre, ore 21.00 Atti Sonori - TEATRO “LA CASA DEL POPOLO”, Castello d’Argile LULIAN ENSEMBLE Per tutte le info Venerdì 4 dicembre, ore 21.15 inquadrate il QR Code Sguardi - TEATRO DI ARGELATO con lo smartphone CONFESSIONE DI UN EX PRESIDENTE CHE HA PORTATO IL SUO PAESE SULL’ORLO DELLA CRISI Sabato 19 dicembre, ore 17.30 Atti Sonori - TEATRO “A. ZEPPILLI”, Pieve di Cento L’ISOLA CHE NON C’è Mercoledì 30 dicembre, ore 21.15 Sguardi - TEATRO “BIAGI-D’ANTONA”, Castel Maggiore I LOVE RADIO ROCK TIMBERLAND MEPHISTO MELLUSO CLARKS DI S AVENA (Bo) GEOX via Roma 9/b 051 . 45 18 79 MBT CASALECCHIO DI RENO 6-12 novembre SAGRA DEL BOLLITO FESTA DI SAN MARTINO ESTATE DI SAN MARTINO FIERA D’AUTUNNO Bollito, un secondo piatto della tradizione bolognese sempre più raro sulla tavola, proposto “in tutte le salse” e affiancato dai primi piatti di una volta, come pasta e fagioli e tortellini in brodo di cappone. Tra i secondi grigliate, trippa, friggione. Al Casale, a cena e domenica a pranzo. Info: 348 0999180 Festa enogastronomica con mercato di prodotti tipici e ‘Sorsi divini’, bicchieri-kit per degustare passeggiando i vini delle cantine presenti. Info: San Giovanni in Persiceto Comune 800 069678 Festa nel parco di Villa Terracini (via Gramsci 315- Osteria Nuova) con caldarroste, vendita di prodotti tipici e rievocazione degli antichi mestieri della campagna. Dalle 9 alle 18. Info: Comune 051 6822535 Raviole, altri prodotti da forno e crescentine in occasione dello stramercato. Artisti di strada. Info: Calderara viva 334 9295380 Elaborazione dati contabili Recupero Crediti Analisi di bilancio Diritto societario Contratti di Locazione Via Nazionale 134, 40060 PIANORO ( BO ) Tel. 051. 77 56 84 Fax 051. 77 43 42 www.icareservizi.com [email protected] altri appuntamenti su: www.orizzontidipianura.it - www.appenninoslow.it Consulenza del Lavoro Area Sicurezza e Formazione Dichiarazioni Fiscali Visure Camerali CAF (730-ISE-RED-ICRIC ) 47 AUTUNNO- SPECIALE TEATRI IN PIANURA Gli appuntamenti per bambini nei Comuni di Bentivoglio, Budrio, Castenaso, Castel Maggiore, Galliera, Minerbio, Pieve di Cento, San Giorgio di Piano e San Pietro in Casale LA DOMENICA PORTO I RAGAZZI A TEATRO Nelle fredde domeniche autunnali, quando le tenebre calano già nel tardo pomeriggio, ecco che le fantastiche storie delle fiabe (ma non solo) si animano sulla scena dei teatri della pianura: questo è “Domeniche a teatro”, la rassegna dedicata ai bambini dai 3 ai 10 anni, che per la stagione 2015/2016 comprende ben 21 spettacoli selezionati tra le migliori produzioni italiane sotto la direzione artistica di Vittorio Zanella e Rita Pasqualini del Teatrino dell’Es. Teatri storici, sale IN CALENDARIO NEL 2015 DOMENICA 18 OTTOBRE SAN PIETRO IN CASALE - ORE 16,30 SALA POLIVALENTE - ASILO PARROCCHIALE S. LUIGI – VIA MATTEOTTI, 2 ORTOTEATRO (PORDENONE) presenta FIABE DOLCI, DOLCI DA FIABA Avventure di bambini golosi o affamati, protagonisti di fiabe popolari il cui fascino è sempre vivo. Consigliato ai bambini dai 3 ai 6 anni. Ingresso libero. DOMENICA 25 OTTOBRE SAN GIORGIO DI PIANO - ORE 16,30 COMUNITÀ MARANÀ-THA, VIA CINQUANTA 7 INGRESSO VIA CATALDI ASSOCIAZIONE CULTURALE EUREKA (GENOVA) presenta: CAPPUCCETTO ROSSO Commedia giocosa dalla fiaba dei Fratelli Grimm, sui temi della trasgressione e della paura. Consigliato ai bambini dai 4 agli 8 anni. Ingresso libero. DOMENICA 8 NOVEMBRE CASTENASO - ORE 15,30 CINEMA TEATRO ITALIA – VIA NASICA 38 IL CARRO DEI COMICI (MOLFETTA) presenta IL VOLO DEGLI UCCELLI Due cacciatori, per depredare uno stormo di uccelli diretto verso una terra fantastica dove il cielo è incontaminato e fatato, decidono di camuffarsi e seguirli in volo. Proprio quando la caccia dovrebbe iniziare..... Consigliato ai bambini dai 3 ai 7 anni. Ingresso € 5,00. DOMENICA 15 NOVEMBRE CASTEL MAGGIORE – ORE 16,30 SALA “BIAGI-D’ANTONA” – VIA LA PIRA 54 COMPAGNIA RUINART (PONTASSIEVE) presenta ERNEST E CELESTINE Ernest e Celestine: un orso e una topolina potranno mai diventare amici ? Vivono in due mondi separati: gli orsi nel mondo di sopra, i topi in quello di sotto e se capita che si incontrino succede il finimondo. Tratto dal libro di Daniel Pennac. Consigliato ai bambini dai 6 agli 8 anni. Ingresso libero. DOMENICA 22 NOVEMBRE SAN GIORGIO DI PIANO – ORE 16,30 SALA TRENTI, VIA GARIBALDI 10 TEATRO DEGLI AMICI (GENOVA) presenta IL MAGO DI OZ Tratto dal romanzo di L. Frank Baum, in cui la fantasia non conosce confini. Personaggi assolutamente inverosimili che rappresentano un’unione inscindibile con la particolarità dei burattini.Consigliato ai bambini dai 4 agli 8 anni. Ingresso libero. 48 polivalenti e altri spazi informali ospitano una intelligente selezione di spettacoli di teatro d’attore, di burattini e di pupazzi, con oggetti, proiezioni, musiche e danze. Una rassegna di spettacoli che già da 16 anni accompagna i nostri bambini tra le più belle storie grazie a una scelta di teatro ben precisa, un teatro “in punta di piedi, testa, cuore e mani”, mai urlato, mai volgare, lieve, ironico, comico, che induca al pensiero positivo del fare e del sentire. DOMENICA 29 NOVEMBRE BUDRIO – ORE 16,30 TEATRO CONSORZIALE, VIA GARIBALDI 35 BOTTEGA TEATRALE (FONTANETTO PO) presenta MAGHREB Ninna nanne e filastrocche per un incontro fra le due sponde del Mediterraneo. L’ingresso in sala è accompagnato da un profumo di gelsomino che per la cultura maghrebina è l’odore dell’ingresso del Paradiso. Consigliato ai bambini dai 3 anni. Ingresso € 5,00. DOMENICA 29 NOVEMBRE GALLIERA – ORE 15,30 ATRIO DEL MUNICIPIO, PIAZZA EROI DELLA LIBERTÀ 1 LA BARACCA (MONZA) presenta BUON APPETITO RICCIOLI D’ORO Mamma Orsa, Papà Orso e il piccolo Orsetto sono impegnati a preparare tre gustosi pranzetti non proprio perfetti. Consigliato ai bambini dai 3 ai 6 anni. Ingresso libero. DOMENICA 6 DICEMBRE CASTENASO - ORE 15,30 CINEMA TEATRO ITALIA – VIA NASICA 38 DITTA GIOCOFIABA (MILANO) presenta LO SCHIACCIANOCI Dalla fiaba musicale di Tchaikovsky uno spettacolo interattivo animato dalle note delle più famose melodie orchestrali. Una emozionante avventura tra soldatini di stagno e topi guerrieri nel clima di sogno che precede il Natale. Consigliato ai bambini dai 3 ai 7 anni. Ingresso € 5,00. MARTEDÌ 8 DICEMBRE BENTIVOGLIO – ORE 16,30 SALA TE-ZE – VIA BERLINGUER 7 TEATRINO DELL’ES (VILLANOVA DI CASTENASO) presenta LA FIABA DI PIUMETTO VIAGGIATORE NELL’ARTE Piumetto, un buffo merlotto dalle gambe secche e flessibili, grazie ai consigli del Topo Guardiano, s’accorge che un Museo è un luogo incantevole in cui è possibile compiere i più avventurosi, paurosi e divertenti viaggi. Consigliato ai bambini dai 4 agli 8 anni. Ingresso € 5,00. DOMENICA 13 DICEMBRE MINERBIO – ORE 17,00 PALAZZO MINERVA, VIA ROMA 2 TEATRO INVITO (LECCO) presenta: CENERENTOLA FOLK Trasposizione di una fiaba classica in chiave di Teatro Canzone: dove si racconta l’emancipazione di Cenerentola cadenzando lo svolgersi della trama con spassose canzoni popolari. Consigliato ai bambini dai 3 ai 7 anni. Ingresso € 5,00. IN NOVEMBRE MONGHIDORO 15 novembre MONGHIDORO 19 novembre MARZABOTTO 20 novembre BARICELLA 20 novembre SAGRA DEL TORTELLINO FESTA DEGLI ALBERI LA NOTTE DELLA LUNA ORGANI ANTICHI A Campeggio di Monghidoro, presso gli impianti sportivi, dalle ore 12.30 ci sarà l’edizione invernale della sagra del tortellino campeggiano, a cura del Circolo Polisportivo: un pranzo dove il protagonista indiscusso sarà il re della gastronomia bolognese, e tante altre buone proposte. Il Comune di Monghidoro organizza in collaborazione con l’Istituto Comprensivo di Monghidoro e il Corpo Forestale questa giornata volta a sensibilizzare i ragazzi delle scuola sull’importanza del rispetto per la natura e l’attenzione verso l’ambiente L’associazione Al di La del Fiume orgnanizza una serie di incontri riservati esclusivamente per donne e dedicati al potere creativo della Luna ed al coraggio dell’ elemento fuoco tenuti da Antonella Mattioli, terapeuta esoterica. Cena vegetariana dedicata al risveglio delle potenzialita’ femminili , menu creativo con prodotti locali bio € 25,00 (vini esclusi) Prenotazione obbligatoria. Danila Mongardi Info: 348.0153838 Alle ore 20.45 nella Chiesa Parrocchiale della Natività di Maria la rassegna fa tappa a Baricella per ascoltare l’organo costruito da Adeodato Bossi Urbani di Bergamo nel 1874 e restaurato da Brondino Vegezzi-Bossi di Centallo (Cuneo) nel 2010. Info Comune di Baricella, Biblioteca Comunale Tel. 051/6622438 BARICELLA 20-21 novembre MONGHIDORO 28 - 29 novembre BUDRIO 22 novembre CASTIGLIONE DEI PEPOLI 25 novembre FESTA DELLA NEBBIA CORO SCARICALASINO FESTIVAL IN CORDE LA PRIMAVERA ARABA Venerdì sera a San Gabriele pida e pidaza, piadina romagnola da ricetta tradizionale oltre a rotoli, crescioni e “piadipizza”. Sabato sera tortellini fatti dalle arzdoure locali e polenta preparata dal Mastro Polentaio, anche in variante vegana. Info: Amici per San Gabriele 328 0733271 Sabato 28 ore 17,30 presso la sala comunale convegno “La ricerca Etnomusicologica dei 40 anni del Coro Scaricalasino” Relatore Pierpaolo Scatolini e presentazione del nuovo CD. Ore 21 presso la chiesa parrocchiale concerto del Coro Scaricalasino e del coro “La Chiusa” di Volargne. Domenica 29 ore 11 Santa Messa cantata dai due cori e pranzo in Baita aperto a tutti. Ritorna per il quarto anno consecutivo il Festival Incorde, manifestazione dedicata alla chitarra; esperienze e sensibilità musicali diverse, con lo scopo di valorizzare itinerari trasversali riguardo al repertorio, alla didattica, e alla liuteria. Quest’anno l’ appuntamento è per domenica 23 novembre alle ore 11 presso le Torri dell’acqua. Info Comune di Budrio – Ufficio Cultura 0516928281 Alle ore 15.00, presso l’Aula Magna del Polo scolastico, si terrà il primo incontro con il professor Tommaso Palmieri a proposito del tema “Rivoluzione o restaurazione? La Primavera Araba”. Un’occasione per conoscere e approfondire la situazione dei conflitti arabi degli ultimi anni, il secondo incontro si terrà mercoledì 2 dicembre. CASTEL MAGGIORE 28 e 30 novembre SASSO MARCONI 29 novembre MINERBIO 29 novembre BENTIVOGLIO 29 novembre FESTA DI SANT’ANDREA “COLLEZIONANDO” DI CORSA LUNGO I FOSSI Sabato 28 gazebo con caldarroste, vin brulè e cioccolata calda. Lunedì 30 alle 19 messa con pane del santo. Info: Pro loco 051 713599 Dalle ore 9 alle 18 in Piazza dei Martiri della Liberazione e nelle vie del centro cittadino di Sasso Marconi, mercatino del collezionismo con oltre 100 bancarelle del riuso e opere d’arte e d’ingegno e stand enogastronomici con tigelle e crescentine. Info: 051/6758409 (Infosasso). Lungo le vie principali mercato toscano e mercatino dell’antiquariato sotto i portici. Stand con crescentine e affettati. La mattina si tiene la terza corsa e camminata podistica “Cinque fossi Run&Walk”. Info: Comune 051 6611711 I PORCI COMODI Nel passato, nelle campagne bolognesi, si macellava il maiale fra Sant’Andrea (30 novembre) e San Biagio (2 febbraio): nelle case si preparavano i pezzi di carne fresca da conservare sotto sale e gli insaccati. Era la riserva di carne che l’arzdoura doveva far bastare per tutta la famiglia fino alla fine dei lavori pesanti. L’Associazione Gruppo della Stadura ripropone la lavorazione del maiale al Museo della civiltà contadina di San Marino di Bentivoglio, con assaggio delle parti più prelibate. Dalle 10 alle 17. Info: Museo 051 891050 Il B&B La collina di Ameral si trova a ridosso di un bosco e dell’Appennino tosco-emiliano, lungo la Via degli Dei che collega Bologna a Firenze, in un’elegante e accogliente casa indipendente, in cui vive la titolare. La vista, sul bosco e la collina, è mozzafiato, e la quiete è assoluta. Vi aspettiamo! Claudia, Claudia Leo e Red. La rassega continua anche nel 2016 INFO: BUDRIO: Teatro 051 6928244 www.comune.budrio.bo.it CASTENASO – Uff. cultura 051 6059125 www.comune.castenaso.bo.it MINERBIO – uff. cultura 051 878337 www.comune.minerbio.bo.it SAN GIORGIO DI PIANO – uff. cultura 051 893450 UNIONE RENOGALLIERA – uff. cultura 051 8904821 Via Buonarroti 1 - 40036 Monzuno - Bo cell. +39 3460810060 - Tel +39 0516770193 altri appuntamenti su: www.orizzontidipianura.it - www.appenninoslow.it 49 AUTUNNO- SPECIALE TEATRI IN PIANURA IN DICEMBRE MONGHIDORO 8 dicembre BUDRIO In calendario fino alla primavera prossima nello storico teatro fatto costruire nel 1672. GUZZANTI, BENVENUTI E BERGONZONI NELLA NUOVA STAGIONE DEL CONSORZIALE Il Teatro di Budrio riapre i battenti per la stagione 2015-2016. Lo storico teatro, fatto costruire nel 1672 dal ricco budriese Paolo Sgarzi, che lo apriva al pubblico per rappresentazioni e balli, prende il nome Consorziale quando nel 1802 diventa di proprietà pubblica e fu acquistato dal Consorzio dei Partecipanti. Come ogni anno l’Amministrazione comunale offre alla popolazione un ricco programma di appuntamenti che spazia dalla prosa classica al teatro comico, dalla musica e all’operetta, dalle commedie dialettali alla rassegna di teatro per ragazzi. Un cartellone complesso che supera i confini di Budrio per rivolgersi ad un pubblico più vasto. La campagna abbonamenti fino al 26 settembre sarà dedicata ai rinnovi delle tessera della stagione scorsa, i nuovi potranno sottoscrivere l’abbonamento dal 13 ottobre. Info: 051 801300 - www.teatrodibudrio.com - [email protected] Lunedì 9 e martedì 10 novembre: DUE PARTITE Con Giulia Michelini, Paola Minaccioni, Caterina Guzzanti e Giulia Bevilacqua Sabato 21 novembre BIDONE Con Tita Ruggeri Mercoledì 9 e giovedì 10 dicembre IL FU MATTIA PASCAL Con Tato Russo Sabato 16 gennaio UN COMICO FATTO DI SANGUE Con Alessandro Benvenuti Martedì 26 e mercoledì 27 gennaio IL MIO NOME è NESSUNO L’ULISSE Con Sebastiano Lo Monaco, Maria Rosaria Carli, Turi Moricca, Carlo Calderone Martedì 9 e mercoledì 10 febbraio Sabato 19 e domenica 20 dicembre L’ONOREVOLE MR GREEN Con Enzo Vetrano, Stefano Rondisi, Con Massimo De Francovich, Maximilian Nisi Laura Marinoni Giovedì 18 febbraio DON GALLO PAPA… RITORNERà PRESTO Con Luca Telese Venerdì 26 e sabato 27 febbraio L’ABITO DELLA SPOSA Con Pino Starbioli, Alice Spisa Sabato 12 marzo NESSI Con Alessandro Bergonzoni SAN GIOVANNI IN PERSICETO MONTERENZIO Di martedì e mercoledì il Cinema Giada propone la rassegna di film d’autore che ogni anno la Cineteca porta in piazza Maggiore a Bologna Da ottobre a dicembre AL TEATRO G. LAZZARI Anche quest’anno il Comune di Persiceto, in collaborazione con il Cinema Giada e la Cineteca di Bologna, propone la rassegna cinematografica di grandi classici restaurati “Il cinema ritrovato. Al cinema” in programma il martedì e il mercoledì alle ore 21 al Cinema Giada in circonvallazione Dante 54. Capolavori di ogni tempo (e senza tempo) che tornano ad essere prime visioni. Tra questi: “I pugni in tasca” di Marco Bellocchio (nuovo restauro presentato all’ultimo festival di Locarno), “Salò o le 120 giornate di Sodoma” di Pier Paolo Pasolini (nel 40° anniversario della morte di Pasolini, il nuovo restauro della versione integrale presentato al Festival Venezia Classici, vincitore del Leone d’Oro), “Il grande dittatore” di Charlie Chaplin, i capolavori del cinema espressionista: “Nosferatu” di Friedrich Wilhelm Murnau e “Il gabinetto del dottor Caligari” di Robert Wiene, “Rocco e i suoi fratelli” di Luchino Visconti, con Alain Delon. Ad oggi la programmazione non è stata ancora definita, tutte le informazioni saranno pubblicate su: www.comunepersiceto.it. Info anche al Cinema Giada, Tel: 051 822312 Dopo la pausa estiva riprende l’attività del teatro con un’ampia offerta di spettacoli, tanti appuntamenti da ottobre a dicembre per tutti i gusti: ci saranno Paolo Cevoli, Inconsueta Compagnia, Lorenzo Costantini, Artisti apprendisti e Compagnia dell’Idra e il 13 dicembre spettacolo per i bambini, “L’apprendista di Babbo Natale”. Informazioni: Comune di Monterenzio 051.929002 IL CINEMA RITROVATO ANCHE IN PROVINCIA 50 MONGHIDORO 12 dicembre MONTERENZIO 12 dicembre FESTA D’INVERNO LA MONTAGNA IN PIAZZA CINGHIALE DI NATALE MERCATINI DI NATALE A Cà del Costa nel pomeriggio al via la Festa d’Inverno: ci saranno lo stand gastronomico, il mercatino di Natale dove potrete trovare tante idee per i vostri regali e all’interno della chiesina il caratteristico presepe, il tutto a cura del Comitato di Cà del Costa. La montagna scende in piazza a Castel Maggiore portando con sé gli aromi e i sapori dei suoi prodotti, che i visitatori possono degustare e acquistare: gnocco, tigelle, castagnaccio, cioccolato, biscotti e vin brulé. Sulle bancarelle oltre al tema natalizio non mancano oggetti d’artigianato e hobbistica. Presso il teatrino parrocchiale di Piamaggio come ogni anno appuntamento con il cinghiale natalizio: una cena con tanti piatti a base di cinghiale, lotteria di Natale con numerosi premi per tutti e tanta buona musica organizzata dall’Associazione “Tutti per Denise”. Presso la scuola media Falcone e Borsellino una giornata all’insegna del Natale con stand gastronomico, gara di torte e vin brulè per riscaldarsi, ma non solo: ci sarà un bellissimo mercatino con oggetti realizzati dai bambini e dalle insegnanti delle scuole del territorio, laboratori creativi, letture di storie e sarà presente anche Babbo Natale che farà le foto con tutti i piccoli partecipanti! La giornata è organizzata da Ortogiardino di Monterenzio, il ricavato verrà devoluto all’istituto comprensivo. CASTIGLIONE DEI PEPOLI 12 dicembre MONGHIDORO 13 dicembre SASSO MARCONI 13 dicembre SAN GIORGIO DI PIANO 13 dicembre NATALE A SCARICALASINO CHRISTMAS ROADS FESTA DEL MAIALE Gli “Amici di Primo Levi” organizzano un incontro con l’avvocato Katia Lanosa e il comandante della stazione dei carabinieri di Bologna Claudio Corda, presso la Biblioteca Comunale dalle ore 15.00 si approfondirà il tema della vita dei giovani di oggi, con lo scopo di comprendere ciò che ruota attorno ai nostri ragazzi. I tradizionali mercatini di Natale di Monghidoro, dalle ore 9.00 troverete tanti prodotti dell’artigianato e della creatività per i vostri regali di Natale. Dalle ore 15.30 inoltre nel Teatrino Parrocchiale ci sarà anche la Festarina di Natale, la festa per i bambini a cura del Comitato di Cà di Pallerino e del Gruppo Scaricalasino. In caso di maltempo la manifestazione verrà spostata a domenica 20 dicembre. I suoni, i colori e la magica atmosfera del Natale invaderanno le strade di Sasso Marconi: bancarelle e musiche natalizie, spettacoli itineranti, allestimenti, giochi e animazioni conferiranno al centro cittadino l’aspetto di un fiabesco e incantato villaggio di Santa Claus, troverere ad ogni angolo oggetti da regalo, prodotti tipici e originali creazioni natalizie e delizie per il palato. Info: 051/6758409 (Infosasso) L’Invstîdura dal ninén: per l’occasione saranno presenti animazioni, assaggi e potrete assistere alla dimostrazione delle lavorazioni. Sarà presente anche lo stand gastronomico. A cura dell’Associazione dei Commercianti di San Giorgio di Piano. MOLINELLA 13 dicembre MONGHIDORO 19 dicembre SAN LAZZARO DI SAVENA 19-20 dicembre SASSO MARCONI 20 dicembre 25 STORIE VERE PER CAPIRE I NOSTRI RAGAZZI IN CALENDARIO CASTEL MAGGIORE 11-13 dicembre MERCATINO DEL RIUSO CONCERTO DI NATALE MERCATINO DI NATALE BORGO NATALE Dalle 8:00 alle 13:00 in Piazza Martoni, lateralmente a Via Costa (marciapiede fino alla Piscina comunale), Mercatino del riuso. Organizzazione a cura della Pro Loco di Molinella Nella Chiesa Parrocchiale di Monghidoro potrete assistere al tradizionale concerto eseguito dalla Banda Pietro Bignardi di Monzuno per festeggiare tutti insieme l’arrivo del Natale. L’evento è organizzato dall’ADVS di Monghidoro. Per la rassegna “Il Sabato Creativo”, a San Lazzaro appuntamento speciale per il tradizionale mercatino di Natale! Tanti stand con prodotti artigianali, opere creative e idee per i vostri regali di Natale, non mancheranno le occasioni per i bambini di divertirsi con i laboratori e le attività a loro dedicate. Appuntamento con le bancarelle di Natale a Borgonuovo presso il parcheggio del Centro Commerciale. Un’occasione per gli ultimi acquisti dei regali di Natale Info: 051/6758409 (Infosasso) SAN GIORGIO DI PIANO 20 dicembre PIEVE DI CENTO 27 dicembre PIANURA Tutto dicembre GLI AUGURI DELLA REDAZIONE PRESEPE VIVENTE ANTIQUARIATO E RIUSO IL NATALE Una rappresentazione storico/scenografica che coinvolge circa 150 figuranti e che viene allestita nella piazza principale del paese: popolani, pastori e mestieranti venuti da lontano, che sfilano per le vie del paese per raggiungere il villaggio all’interno del quale daranno poi vita alla rappresentazione con musiche e letture di testi. Dalle 10:00 alle 20:00 nel centro storico di Pieve di Cento molto di più di un semplice mercatino, una “giornata del riuso” per favorire il riutilizzo di oggetti usati e consentire a chi lo voglia di occupare il suolo pubblico per farlo. Info Pro Loco di Pieve di Cento 051 6861 488 Mercatini, concerti e altri appuntamenti natalizi nei comuni di Argelato, Baricella, Bentivoglio, Budrio, Castello d’Argile, Castel Maggiore, Galliera, Granarolo dell’Emilia, Malalbergo, Molinella, Pieve di Cento, San Giorgio di Piano, San Pietro in Casale sulla sezione dedicata nel portale www.orizzontidipianura.it altri appuntamenti su: www.orizzontidipianura.it - www.appenninoslow.it BUON NATALE A TUTTI La redazione di Nelle Valli Bolognesi augura un BUON NATALE e un FELICE ANNO NUOVO a tutti i lettori a ai tanti collaboratori che contribuiscono in maniera decisiva alla realizzazione di questa rivista. Che il 2016 sia un anno sereno, pieno di pace e soddisfazioni. 51 AUTUNNO - SPECIALE TEATRI in pianura MOLINELLA Dal 17 ottobre riparte la stagione teatrale di Molinella con cinque rassegne diverse per ogni tipo di pubblico EVENTI, STORIE, RISATE E BURATTINI L’AUDITORIUM PER TUTTI I GUSTI A Molinella la stagione teatrale in Auditorium diretta da Riccardo Marchesini parte il 17 ottobre con la presentazione del calendario 2015/2016. Articolata in diverse rassegne per assecondare i gusti e le esigenze di un pubblico differenziato (Storie, Ridere a teatro, Teatro & Musica, Eventi) quest’anno propone due prime nazionali e come da tradizione anche una sezione Teatro Ragazzi, con quattro appuntamenti dedicati. Il tutto sempre con l’obiettivo di offrire una proposta tra cultura ed intrattenimento con spettacoli e abbonamenti a prezzi economici per avvicinare il maggior numero di persone all’ambiente teatrale. Ci si può abbonare alle singole rassegne, per un minino di 3 ad un massimo di 10 spettacoli. I prezzi variano da spettacolo a spettacolo, la tariffa ridotta viene applicata ai minori di anni 25, ai maggiori di anni 60, e ai soci di COOP RENO. Info: [email protected]; - 380.7722998. IL CALENDARIO 2015 White Christmas: un Natale in musical. Sabato 17 ottobre ore 21.15 Eventi SERATA D’INAUGURAZIONE Venerdì 15 gennaio ore 21.15 Teatro & Musica - PRIMA NAZIONALE. Giostra film presenta CARO LUCIO TI SCRIVO Sabato 31 ottobre ore 21.15 Storie + Teatro Ragazzi FESTA DI HALLOWEEN Igor il Gobbo e il Principe Vladimiro da Verucchio, pronipote del Conte Vlad. Venerdì 29 gennaio ore 21.15 Storie Rapporto su LA BANALITÀ DEL MALE Sabato 28 novembre ore 21.15 Ridere a teatro MARTA & GIANLUCA. Prove Aperte d’Amore. Sabato 19 dicembre ore 21.15 Teatro & Musica BSMT - Bernstein School of Musical Theater Sabato 13 febbraio ore 21.15 Ridere a teatro Franco Trentalance TRATTARE CON CURA. Venerdì 26 febbraio ore 21.15 Eventi - PRIMA NAZIONALE Dalla campagna ad Hollywood LA VERA STORIA DI GABRIELE TINTI RACCONTATA DAI SUOI CONCITTADINI Domenica 13 dicembre ore 16,30 Teatro Ragazzi DUE NATALI. Per bambini 3-10 anni. Domenica 24 gennaio ore 16,30 Dentro una Fiaba - Il musical. Domenica 21 febbraio ore 16,30 I Burattini di Mattia LA VENDETTA DELLA STREGA MORGANA. Adatto ad un pubblico di adulti e bambini. SAN GIOVANNI IN PERSICETO I primi spettacoli della stagione del teatro comunale di San Giovanni in Persiceto che quest’anno sarà dedicata al grande scenografo Gino Pellegrini TORNA BUONANOTTE BRIVIDO E PORTA CON SÉ ANCHE IL SEGUITO Anche quest’anno il Comune di Persiceto, in collaborazione con il Cinema Giada e la Cineteca di Bologna, propone la rassegna cinematografica di grandi classici restaurati “Il cinema ritrovato. Al cinema” in programma il martedì e il mercoledì alle ore 21 al Cinema Giada in circonvallazione Dante 54. Capolavori di ogni tempo (e senza tempo) che tornano ad essere prime visioni. saranno poi proiettati “I pugni in tasca” di Marco Bellocchio (nuovo restauro presentato all’ultimo festival di Locarno), “Salò o le 120 giornate di Sodoma” di Pier Paolo Pasolini (nel 40° anniversario 52 della morte di Pasolini, il nuovo restauro della versione integrale presentato al Festival Venezia Classici, vincitore del Leone d’Oro), “Il grande dittatore” di Charlie Chaplin, i capolavori del cinema espressionista: “Nosferatu” di Friedrich Wilhelm Murnau e “Il gabinetto del dottor Caligari” di Robert Wiene, “Rocco e i suoi fratelli” di Luchino Visconti, con Alain Delon. Ad oggi la programmazione non è stata ancora definita, tutte le informazioni saranno pubblicate su: www.comunepersiceto.it. Info anche al Cinema Giada, Tel: 051 822312 IL NONNO RACCONTA Le tradizioni popolari della pianura bolognese tra fede, storia e dialetto Par Nadèl tótt i gâl al sô pulèr Almeno fino agli anni ’30 del ’900, nel mondo agrario tradizionale, il Natale era permeato di forti sentimenti di religiosità popolare e, al tempo stesso, caratterizzato da pratiche magico-rituali. Nelle rigide lande della pianura, l’intensità e l’emozione dell’atmosfera natalizia erano stimolate dalla novena mattutina. Ricordò una memorialista centese, Anita Alberghini Gallerani: “La novena iniziava alle cinque del mattino. Gli abitanti degli estremi confini partivano per primi e al loro passaggio si univano altri, e altri ancora, fino a formare un’unica marea di gente in cammino, che spesso la chiesa non riusciva a contenere. Era bello e suggestivo andare di notte in quel mondo così silenzioso e calmo, dove le voci risuonavano nitide e lontane”. Si giungeva così alla vigilia di Natale. In campagna, allora, pochi allestivano il presepe o addobbavano l’albero. In molte case, si faceva ardere un grosso ceppo (al zòch) fino a Natale; in altre, il fuoco era mantenuto vivo fino all’Epifania, dodicesimo di quei giorni “magici” intercorrenti dalla vigilia di Natale. Era tradizione battere il ceppo acceso con le mollette (al mujàtt) del focolare: dalla varietà delle scintille che si sprigionavano si traevano le previsioni per i futuri raccolti (secondo altri, tale pronostico valeva per il pollame). Oltre quello del fuoco, vigevano altri riti purificatori: si cambiava la biancheria e si faceva il bagno; a causa del freddo nelle case, con l’acqua scaldata in un pentolone (al parôl), sul “fuoco”, ci si doveva spesso lavare in una tinozza (al mastlòń) nella stalla. Al pranzo della vigilia, spartano, faceva da contraltare la cena, alla quale si partecipava vestiti a festa e si recitava il Rosario in onore dei morti che, si diceva, quella notte avrebbero potuto ritornare dove un tempo avevano abitato. La cena iniziava dopo il Segno della Croce. Le norme tradizionali imponevano il maggior numero di vivande sulla tavola, dove non dovevamo mancare il pane, l’olio, una candela e il lievito (al livadûr). Gli avanzi di queste ultime derrate sarebbero serviti a specifiche funzioni: il pane era somministrato agli infermi (qualche briciola era pure destinata ai pulcini neonati), l’olio si usava per lenire le ferite o per frizionare il ventre in caso di malattie “da vermi” (i bigât), la candela si accendeva durante i temporali oppure 54 Gian Paolo Borghi IL NONNO RACCONTA L’amara Maremma dei montanari Adriano Simoncini La saggezza della cultura contadina nei proverbi dell’Appennino Il suo nuovo romanzo LA COMPAGNA DI BANCO In edicola il nuovo romanzo di Adriano Simoncini, La compagna di banco, € 10.00, edito dal Gruppo di Studi Savena Setta Sambro. Per informazioni: tel. 051-777718 e-mail: [email protected] Sopra e a destra: scene di vita contadina. Sopra, foto gentilmente concessa da Frediano Salomoni in particolari necessità. Quella era sera di rigida vigilia, con il divieto non soltanto di carni e grassi, ma anche di uova e latte. In genere, si preparavano gli spaghetti con le sardine o con il tonno e, come secondo, l’anguilla marinata (i sturtéń). Predominavano, tra i dolci, le raviole (al raviôl) e il “panone” (al panòn) di Natale. I bambini mettevano le letterine sotto il piatto dei genitori e, dopo cena, recitavano i “Sermoni” (i Sarmóń), poesie dialettali a tema natalizio, ripetuti in chiesa il pomeriggio del giorno di Natale o di Santo Stefano. La tavola non doveva essere sparecchiata, perché si riteneva che gli avanzi sarebbero stati benedetti dalla nascita di Gesù Bambino (o sarebbero serviti a ristorare i defunti in visita, secondo altri). In quella intensa notte di Natale si trasmettevano segretamente le formule magiche da recitarsi durante le “segnature” (per guarire dai vermi, dalle slogature, dal “fuoco di Sant’Antonio”, dalle bruciature ecc.). Si praticava, inoltre, il gioco della “ventura” (la vintûra): il capofamiglia inseriva una monetina in una delle caldarroste (arôsti) preparate da l’arzdòura (la reggitrice), servite in ordine di anzianità ai commensali. A chi l’avesse trovata, sarebbe successa una cosa “straordinaria”, non necessariamente positiva. Se non voleva correre rischi, poteva offrirla a Gesù Bambino alla Messa natalizia. Il gioco poteva anche prevedere due “sorprese”: una monetina e un minuscolo ramoscello. La prima era di chi l’aveva avuta in sorte (magari con la stessa aleatorietà appena ricordata), la seconda riservava un dono alimentare. Il giorno di Natale era l’apoteosi della festa, con Messe solenni e graditi momenti comunitari. A una tavola apparecchiata il meglio possibile si mangiavano i tortellini e la gallina arrosto, in un tripudio di feste familiari. Vigeva pure la tradizione del rinnovare “qualcosa” (spianèr quèl), anche soltanto un semplice fazzoletto da naso; la pratica (da altri applicata la vigilia di Natale) avrebbe prevenuto “una qualche malattia”. Chi poteva, “spianava” il nuovo abito invernale, con cui andare alla Messa le successive domeniche. Natale prevedeva rigorosamente lo stare in famiglia, come attestava il proverbio Par Nadèl, ogni gâl al sô pulèr (Per Natale, ogni gallo (persona) al suo pollaio (a casa propria). Ancora per tutti gli anni ’30 del Novecento dal nostro Appennino si emigrava per guadagnarsi il pane. Emigranti stagionali i montanari: in Germania, in Francia, in Belgio – ma qualcuno s’avventurava anche oltre oceano e dava addio al campanile – o, meno lontano, in Maremma. Partivano dai borghi del crinale a confine con la Toscana: da Castel dell’Alpi, Piano del Voglio, Baragazza, Castiglione, Camugnano, Granaglione… D’inverno a casa non c’era lavoro per tutti, e se non eri contadino in un buon podere dovevi partire: andén véia a caval di Sènt e a turnén a caval ed Sen Iusèf / andiamo via a cavallo dei Santi (1 novembre) e torniamo a cavallo di San Giuseppe (19 marzo). Era il detto che indicava le date di partenza e di ritorno – con l’espressione ‘a cavallo’ s’intendeva ‘circa’, ma era anche un ironico riferimento al cavallo delle braghe. Perché s’andava a piedi. Centocinquanta, duecento e oltre chilometri, meta le terre di Grosseto e di Massa. Del resto i montanari erano instancabili camminatori. Sulle spalle un mezzo sacco di farina gialla e un paiolo per cuocersi la polenta lungo il cammino, che durava almeno tre giorni. Chi aveva di suo gli attrezzi da lavoro, piccone e badile, ma soprattutto la carriola, era ricercato e meglio pagato. Se la spingeva innanzi, un passo dopo l’altro, con dentro le sue cose. A piedi dunque, in gruppi o a coppie, si poteva andare passo passo in Maremma. Ma, giunti, lì finivano fervori e speranze. Le condizioni di vita erano tali da stravolgere fin l’indole delle persone. Lo testimonia il detto: in Maremma as sén ardόtt ognun e pensa per sé e Dio per tόtt in Maremma ci siamo ridotti ognuno pensa per sé e Dio per tutti. Anni di giovinezza consumati nelle macchie e nelle forre della Maremma ad abbattere querce, scavare fossi, fare scassi per conto d’un padrone che neanche ti dava da mangiare. Si tornava a casa con pochi spiccioli. C’era sempre qualcosa, a detta di chi comandava, che non era andata bene: la legna non s’era venduta, il costo degli operai aveva superato la resa del lavoro… i conti per il bracciante non tornavano mai. Ecco una filastrocca apparentemente burlona che conferma le spiacevoli sorprese della Maremma: vent Mingόn c’andén in Maremma a cumprèr onna pégra femna e quent l’arivò a cà l’era un muntόn borda borda burdigόn vieni Mingone che andiamo in Maremma a comprare una pecora femmina e quando arrivò a casa era un montone borda borda bordigone. Capanni di frasche per dormirvi che i montanari stessi costruivano, polenta e polenta come cibo quotidiano, mele selvatiche, pere e nespole quando se ne trovava, topi a miriadi e attenti agli avanzi, acqua al ginocchio nelle fonde, fatica da buio a buio, il desiderio del borgo e della famiglia. L’acqua bisognava andare a prenderla con un barilotto alla sorgente, magari un’ora lontana. Solo per bere e cuocere, lavarsi quasi mai. Del resto la canzone lo avvertiva: chi va in Maremma e lascia l’acqua bona perde la gama e più non la ritrova chi va in Maremma e lascia l’acqua fresca perde la gama e più non la ripesca… Quelli dell’alta valle del Savena – della zona cioè dove fa il faggio – andavano in Maremma soprattutto come tagliatori, ricercati per l’abilità consegnata di padre in figlio per generazioni. Partivano a gruppi di borgata – dalla Cà, dalla Fossa, dalla Valdirosa… S’inerpicavano lungo il crinale verso la strada della Futa. Una volta raggiunta – il bosco alle spalle – si toglievano le scarpe e se le appendevano al collo per non consumarle. Se le rimettevano davanti ai padroni, un’annosa cotenna proteggeva le piante dei piedi. Quando stavano per tornare, di primavera, le loro donne salivano la sera sul Bastione e accendevano un fuoco sulla cima del monte, alto, che bruciasse tutta la notte e brillasse lontano a indicare la via a figli e mariti in cammino. 55