POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POST. 353/2003 (CONV. IN L. 27.02.2004, N.46)
ART.1, COMMA 1, DCB ROMA
SABATO 19 FEBBRAIO 2011
ANNO IX • N°35 • € 1,00
D.L.
seven
S TA M P A
BLOG
TV
Da Gennaro
Acquaviva a Renato
Altissimo: il revival
della Prima repubblica
Firefox alla guerra
dei browser: la nuova
interfaccia è ispirata a
Google Chrome
I 150 anni
di RaiStoria e gli
episodi dimenticati
della Resistenza
La Lega sii dissocia
di i dalla
d ll festa
f
dell’unità
d ll i nazionale.
i l Sulla
ll giustizia
i i i finora solo
l minacce
i
A ARABE
LE RIVOLTE
Divisi su tutto, tranne che
sul bavaglio alle inchieste
Clamorosa rottura sul 17 marzo, via libera alle nuove leggi ad personam
B
rutta giornata ieri per Silvio
Berlusconi, tra il freddo nei
suoi confronti da parte delle gerarchie vaticane e i fuochi artificiali
sparati dalla Lega in consiglio dei
ministri. Il premier, a tre giorni
dal rinvio a giudizio per il caso
Ruby è apparso di pessimo umore
nel corso del ricevimento per i patti lateranensi dove s’è visto costretto a stringere la mano a Fini alla
presenza di Napolitano e dei cardinali Bertone e Bagnasco. Al mat-
Eric Salerno:
«Bengasi, focolaio
secessionista»
tino era andata molto peggio. A
palazzo Chigi i tre ministri leghisti
(Bossi, Calderoli e Maroni) hanno
contrastato il decreto di istituzione
del 17 marzo come festa nazionale per celebrare il centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia. Uno sberleffo pubblico alla
leadership di Berlusconi con i ministri del Pdl che hanno cercato di
ridimensionare l’accaduto: un
chiaro atto di ostilità verso il Pdl
per recuperare consensi nella base
leghista. Un diversivo rispetto alle fantomatiche grandi riforme
della giustizia annunciate per l’ennesima volta da Angelino Alfano:
separazione delle carriere tra giudici e pm, doppio Csm, intercettazioni, processo breve con norme
ad personam e persino ritorno
dell’immunità parlamentare. «Solito copione», dice l’Anm. Piccole
furbizie del premier di una maggioranza con piccoli numeri. Troppo piccoli.
ALLE PAGINE 2 E 3
A
NEWS ANALYSIS
DANIELE CASTELLANI PERELLI
Il Golfo sostiene
Manama. Agitando
lo spettro dell’Iran
L’Inno non sarà più lo stesso
DAVIDE VANNUCCI
STEFANIA
CARINI
Il Cairo, con il
change” arriva la resa
dei conti dei militari
D
oveva essere la serata di Benigni. Poi è arrivato Tricarico.
A lui è infatti affidato il secondo
inno d’Italia, L’Italiano di Toto Cutugno. Tricarico lo fa suo, ovvero
lo sussurra legnoso. Ma è tutto il
contorno che ci dà il vero carattere
della nazione. A metà dell’esibizione entra infatti Toto Cutugno, in
LORENZO TROMBETTA
Il Cremlino ha paura
della perestrojka
araba
puro stile Carramba, insieme a un
gruppo di ragazzi dai tratti “stranieri” a far da coro. A fine della
straziante esibizione, Morandi si
appresta intervistarli. Perché loro
sono i nuovi italiani, tutti nati in
Italia! Morandi chiede al primo:
«Di dove sei?» Lui: «Marocco».
Ecco. L’Italia è questa, un pasticcio. Sì, è stata la serata di Benigni.
Che nel vuoto cosmico si ingigantisce.
SEGUE A PAGINA 8
Pisapia non
c’entra, il Pdl sì
GIOVANNI
COCCONI
P
olitici, attenti alle case. Il perché provate a chiederlo all’ex
ministro Scajola. Gli italiani non
perdonano: la casa si merita, non
si regala. Se poi a darla in affitto è
il Pio Albergo Trivulzio l’effetto è
assicurato.
SEGUE A PAGINA 2
MATTEO TACCONI
FRANCESCO LO SARDO
Perché Pdl e Lega
litigano
sul 17 marzo
GIANNI DEL VECCHIO
Pechino e l’incubo
di un’altra
Tienanmen
NAVI IRANIANE NEL CANALE DI SUEZ
L’Egitto dà l’ok
LILIANA CARDILE
ALLE PAGINE
Carnevale a palazzo
Chigi, tra giustizia
e unità d’Italia
Il ministro degli esteri israeliano
5E6
l’aveva definito «un gesto
provocatorio», ma l’Egitto ha dato
La terra
di mezzo che rifiuta
il Pd
MARIANTONIETTA COLIMBERTI
il via libera al passaggio di due
I tre rischi
per l’Europa
navi da guerra iraniane attraverso
il canale di Suez. Gli Usa
«monitorano la situazione» ma
l’Iran «non si è comportato in
GIANNI
PITTELLA
Primarie, Torino
si scalda.
Fassino resiste
RUDY FRANCESCO CALVO
modo responsabile nella regione».
ALLE PAGINE
I
n una fase storica e politica cruciale, nella quale si ridisegnano
gli equilibri globali e nuovi attori
si impongono nel paesaggio del
mondo, l’Europa rischia di imboccare tre strade sbagliate, che la
condurrebbero verso il precipizio.
Primo rischio. Mentre i paesi
della sponda sud del Mediterraneo vivono un momento di transizione storico attraverso le rivolte in Tunisia ed Egitto che si sono
rapidamente trasformate in ribellioni politiche contro i rispettivi
regimi e per la liberta e la democrazia, l’Europa guarda dall’altra
parte. Non si sono saputi cogliere
i segni di quello che stava per
accadere.
SEGUE A PAGINA
6
ROBIN
Il Palasharp
non basta
FILIPPO
DI ROBILANT
Proposta
Effettivamente la proposta politica di Casini al paese è facile da
capire: governiamo noi, con i
L
e manifestazioni di Libertà e
Giustizia al Palasharp e quelle
delle donne in tutta Italia sono state
variamente dipinte come il risveglio
dell’Italia, l’arrivo di una nuova stagione e, dai più ottimisti, come l’avvio di una mobilitazione permanente. Comunque sia, c’era gran bisogno di una scossa e questa è finalmente arrivata. SEGUE A PAGINA 7
voti di Pdl e Pd.
2E3
LE PAGINE DI EUROPA
Cultura
PROBLEMI
CONTEMPORANEI
“Dove andremo
a finire”, un viaggio
nel futuro di
Alessandro Barbano
FEDERICO ORLANDO
A PAGINA 10
La pagina speciale
sul cinema. Oggi:
il nuovo film dei
Coen e quello della
Ranik, zoom su
Morariu, le novità
in sala (Brooks).
a pagina 11
L’Italia
risorge, solo
per una sera
STEFANO
MENICHINI
A
vrà ripetuto la parola memorabile almeno una cinquantina
di volte. Ma è chiaro che la cosa
davvero memorabile l’ha fatta lui,
Roberto Benigni, con la sgangherata e trascinante lezione sulla passione risorgimentale che ha dato
un senso alla serata sanremese e
segnerà probabilmente il momento più efficace di tutte le celebrazioni per i 150 anni dell’unità.
Sono stati quaranta minuti di
flebile divertimento, qualche approssimazione storica e puro magnetismo attoriale. Al culmine,
l’Inno di Mameli è stato cantato
come non ricapiterà mai più, motivo per cui Napolitano vorrebbe
che questa parte dell’apparizione di
Benigni (depurata dei riferimenti
a minorenni e cavalieri) circolasse
nelle scuole per trasmettere stimoli di patriottismo a ragazzi che non
ne ricevono certo molti altri.
Il governo, dando prova di una
certa agilità, ha messo il cappello
su una delle sue bestie nere, quel
Benigni i cui sarcasmi sono temuti come l’inchiesta di un pm. Punte
di diciannove milioni di spettatori
e di share al 67 per cento spianano
ogni rancore: da ieri La Russa è il
fan più sfegatato del comico più
rosso. Così alla serata sanremese è
seguita la mattinata a combattere
contro i ministri leghisti per far
valere l’orgoglio nazionale.
Il fatto è che Benigni mercoledì
sera ha realizzato qualcosa che per
la politica è impensabile: un gesto
di riunificazione, sotto una bandiera sbiadita come quella dell’amor
di patria e nel nome della dignità
di un popolo. E allora va detto che
il capolavoro del comico fa risaltare
le pochezze altrui.
Diventa macroscopico l’affanno di un governo che deve faticare
tanto per imporre una semplice
data di festa. Appare ancora più
piccina la figura di un premier che
insiste a voler essere solo un fattore
di divisione e tensione. Ed escono
fuori le piccolezze di chi nel teatro
Italia recita solo per se stesso. Come Michele Santoro, incapace di
condividere una serata di successo
Rai e ansioso solo di ribadire per sé
un improbabile ruolo di martire,
riducendo lo show di Benigni a
controprogrammazione di regime.
Una plateale figuraccia, in attesa di
sapere se a Giuliano Ferrara, tornato in auge come consigliere del
principe, sia venuta anche l’altra
sera la voglia di tirare le uova al teleschermo occupato da Benigni.
C’è troppa gente capace solo di
dividere, in un paese che invece
chiede a chiunque, anche a un attore, le ragioni per sentirsi unito.
Chiuso in redazione alle 20,30
Scarica

Divisi su tutto, tranne che sul bavaglio alle inchieste