Reliquia della Sacra Costa di Cannobio Valore, storia e preghiera
Da Cannobio a Novara, un dono di fede «E il Verbo si fece carne, e venne ad abitare in mezzo a noi», afferma il Vangelo secondo Giovanni. Carne, cioè uomo, con un nome e un volto umani. È il “volto del Dio Figlio” che Passio 2014 invita a contemplare, e che da secoli le arti figurative riproducono offrendolo alla venerazione dei fedeli. E il dipinto si fece carne. A Cannobio, nel 1522 una pergamena raffigurante la scena della Pietà, prende a sanguinare dalla ferita del costato trafitto di Gesù, e dal dipinto si materializza una piccola costola di carne umana, che è oggi presente in Duomo, custodita da un reliquiario e offerta alla venerazione dei fedeli. La reliquia della “Sacra Costa” è un dono di fede che la comunità di Cannobio fa all’intera diocesi e alla città di Novara, condividendo in questo tempo di Quaresima un prezioso bene spirituale, che parla di una fede profonda in quel Figlio cui Passio 2014 vuole guardare. Un segno concreto di quella pietà popolare che papa Francesco, nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, definisce «autentica espressione dell’azione missionaria spontanea del Popolo di Dio» e «realtà in permanente sviluppo, dove lo Spirito Santo è il protagonista». Storia della reliquia Cannobio, 8 gennaio 1522. Una casa dell’antico borgo, di proprietà della famiglia di Tommaso Zaccheo, è teatro di un evento miracoloso. Un piccolo dipinto su pergamena (27,5 x 30 cm), raffigurante Cristo in Pietà tra Maria e Giovanni evangelista, si trova appeso alla parete della camera superiore. Nei giorni 8, 9, 10 e 28 gennaio1522 e poi nei successivi 4 e 27 febbraio, la pergamena viene vista sanguinare. Le ferite del corpo di Gesù si sono ravvivate e gocce di sangue cadono dal quadretto sulla cassapanca che si trova al di sotto. La seconda sera, 9 gennaio, una piccola costola sanguinante, proporzionata al Cristo del dipinto, esce dal costato ferito e cade sulla tovaglia sottostante. Viene raccolta in un calice e portata in processione nella Chiesa parrocchiale, dove ancora oggi è custodita, in un prezioso reliquiario che il cardinale Federico Borromeo dona nel 1605. I panni macchiati dal sangue sono rinchiusi in un’urna, oggi custodita sotto la mensa dell'altare maggiore del Santuario. Due anni dopo il miracolo si costituisce la “Confraternita della Devozione” che ristruttura le stanze superiori di casa Zaccheo, ricavandone una piccola cappella. In questa cappella celebra la sua penultima messa san Carlo Borromeo chiedendo la costruzione di un grande Santuario per onorare il miracolo lì avvenuto. Iniziato nel 1575 e aperto al culto nel 1614, esso custodisce i panni macchiati dal sangue e la miracolosa pergamena della Pietà. Preghiera alla Pietà di Cannobio O Pietà Santissima, adorando l’ineffabile tuo Mistero, ci prostriamo oggi alla santa Icona. Il tuo costato trafitto, o Gesù Salvatore, dischiude per noi il sentiero della misericordia e il tuo capo, dolcemente reclinato nella morte, suscita nei nostri aridi cuori speranze di redenzione. Vorremmo essere anche noi, come Giovanni, testimoni devoti, fedeli, e coraggiosi del Mistero di amore che si rivela ai nostri occhi illuminati da tanta luce di Grazia. E tu, Maria, Madre di Gesù e nostra, che fissi lo sguardo sul Figlio amato e tendi, trepidante, la mano allo squarcio della sua immacolata carne, guidaci, maternamente, nell’ intimità del Suo cuore, porto e approdo di salvezza e di speranza. Amen. (Mons. Germano Zaccheo) 
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