COSSUTIA, FLAMINICA A IADER E AQUILEIA MARIA GRAZIA GRANINO CECERE Università degli Studi di Siena I - Roma, Via La Spezia 35 UDK: 904 : 292.21 (497.5 Zadar) „01“ Izvorni znanstveni članak Primljeno: 2. X. 2010. Più di mezzo secolo fa, nel 1947, si rinvenne nel centro di Iader (odierna Zadar), non lontano da quella che in antico era l’area forense, una base di marmo con uno zoccolo e l’iscrizione onoraria di Cossutia. Cossutia è l’unica flaminica finora nota ad Aquileia, è anche l’unica flaminica attestata a Iader. Ma ciò non stupisce dal momento che, per quanto ne sappia, sono solo due le sacerdotesse municipali note nell’intera provincia, entrambe a Narona, Claudia Aesernina e Papia Brocchina, entrambe recanti il titolo di sacerdos divae Augustae, databili con buona probabilità, anche in base al formulario usato, nell’ambito del I secolo d.C., certamente dopo il 42, anno della divinizzazione ad opera di Claudio di Livia, che credo debba riconoscersi nell’Augusta menzionata. Se, dunque, si accoglie l’ipotesi che Cossutia sia stata flaminica di Faustina maior, il suo sacerdozio consente di indicare quale terminus post quem per l’iscrizione eretta in suo onore la fine dell’anno 140 d.C.. A ciò ben si addicono le caratteristiche paleografiche del testo. All’amico e collega Emilio Marin, la cui vita in questi anni per incarichi diplomatici e per interessi scientifici si svolge tra le due sponde del mar Adriatico, desidero dedicare qualche riflessione su di una donna che tanti secoli orsono ha trascorso parte della sua esistenza tra la costa dalmata e quella veneta, e anch’ella rivestendo un ruolo d’indubbio prestigio. Si tratta di Cossutia, che fu flaminica della diva Faustina sia ad Aquileia che a Iader. Più di mezzo secolo fa, nel 1947, si rinvenne nel centro di Iader (odierna Zadar)1, non lontano da quella che in antico era l’area foren1. Trovata casualmente fra le macerie della crollata casa Pasini nella via Lole Ribar (già Calle Larga). 159 Kačić, Split, 2009.-2011., 41-43 se2, una base di marmo con uno zoccolo dall’articolata modanatura su tre lati e purtroppo mancante della parte superiore (alt. 78,5, largh. 42; sp. 42, lett. 3,7-2,4). Ne diedero un’immediata notizia J. Posedel e M. Suić3, ma una vera e propria edizione M. Abramić, solo qualche anno dopo4. La lettura da questi proposta - - - - - -?5 [Cos]sutiae, sac[erdoti ad] [ar]am divae Faustine(!) Aquileiae et Iadere, Aquileienses publice venne ben presto corretta da Attilio Degrassi6, ripresa nella nuova lettura da Silvio Panciera7 e in seguito ancora modificata da Jaro Šašel 8 (fig.1): [Cos]sutiae Sex(ti)[ f. - - -], [fl]am(inicae) divae Faustine(!) Aquileiae et Iadere, Aquileienses publice9. 2. M. SUIĆ, Novija arheološko-topografska istraživanja antičkog Jadera, in Zbornik Instituta za historijske nauke u Zadru, 2, 1956-1957, 13-50; M. SUIĆ, Il Capitolium di Zadar. Sviluppo e rapporto col nesso urbano, in Atti del Convegno int. per il XIX centenario della dedicazione del “Capitolium” e per il 150° anniversario della sua scoperta, Brescia 27-30 settembre 1973 , II, Brescia 1975, pp. 141-144 ; K.A. GIUNIO, Neke bilješke o zadarskom forumu i kapitoliju, in Histria Antiqua 5, 1999, pp. 55-66; da ultima in generale sul centro dalmata M. SANADER, Dalmatia. Eine römische Provinz an der Adria, Mainz am Rhein 2009, pp. 58-61. 3. J. POSEDEL, in Vjesnik za arheologiju i historiju dalmatisku, 3, 1950, pp. 163-165 con fig. 1 e da M. SUIĆ, ibidem, pp. 240 nr. 14. 4. M. ABRAMIĆ, Ara di una sacerdotessa della Diva Faustina col nome di Aquileia e Jader, in Studi Aquileiesi offerti il 7 ottobre 1953 a Giovanni Brusin nel suo 70. Compleanno, Aquileia 1953, pp. 86-90 (inde AE 1956, 232). 5. Abramić riteneva che in una prima riga perduta fosse menzionato il nome del marito di Cossutia. 6. A. DEGRASSI, Rettifica della lettura di un’epigrafe, in AN 28, 1957, coll. 43-44, il quale dopo il gentilizio legge, in base alla fotografia, SAL[- - -] o SAE[- - -], intendendo queste lettere come quelle iniziali del cognomen della donna. 7. S. PANCIERA, Vita economica di Aquileia in età romana, Aquileia-Venezia 1957, p. 86 nt. 221, che propone, seguendo il suggerimento di Degrassi, la lettura Sa[- - - / fl]am(inicae). 8. J. ŠAŠEL, Inscriptiones Latinae quae in Jugoslaviae inter annos MCMXL et MCMLX repertae et editae sunt, I, Ljubljana 1963, p. 79, nr. 210; M. PAVAN, Ricerche sulla provincia romana di Dalmazia, Venezia 1958, pp. 125-126 segue ancora la lettura di Abramić. 9. Le immagini che si propongono, gentilmente fornitami dal dottor Dražen Maršić, direttore del Museo Archeologico di Zadar, dove attualmente la base è conservata con 160 M. G. Granino Cecere, Cossutia, Flaminica u Jaderu i Akvileji Fig. 2: Visione della superficie superiore delle base. Fig. 1: Iader, Museo Archeologico. Base con iscrizione onoraria di Cossutia. Nelle immagini alle figg. 2-4 si propongono una visione della superficie superiore della base (fig. 2) e dei due lati10. Il tronco sul lato sinistro appare liscio (fig. 3), mentre su quello destro presenta una squadratura della superficie (fig. 4). Alla r. 2 la I di DIVAE è montante; le rr. 4 e 5 presentano lettere di modulo maggiore. Nella r. 1 l’immagine fotografica consente di individuare dopo il gentili- Fig. 3: Lato sinistro della base. il nr. inv. 136, mostrano uno stato di conservazione sostanzialmente identico rispetto a quando il pezzo venne portato alla luce, in particolare nella parte superiore. Desidero in questa sede ringraziare la collega Marjeta Šašel Kos per avermi messo in contatto con la Direzione del Museo. 10. Sulla superficie superiore sono visibili verso gli angoli conservati tre incassi, probabilmente per l’ammorsamento della cimasa, lavorata separatamente. La presenza di una grappa di ferro all’altezza del quarto angolo, in profondità, essendo questo il più deteriorato può essere dovuta ad una fase di reimpiego, ma forse, più probabilmente, ad un restauro in antico; la grappa, per la parte che attualmente risulta visibile sul fianco, poteva essere celata con dello stucco. 161 Kačić, Split, 2009.-2011., 41-43 zio le due lettere SE, senza che si possa affermare con assoluta certezza se queste appartengano a una filiazione, come proposto da Šašel, o all’inizio di un cognomen, per il quale vi sarebbe in ogni caso spazio di ca. 4 o 5 lettere dopo il patronimico. Purtroppo non mi è stato possibile prendere visione diretta del documento, ma poiché ritengo probabile che Šašel abbia esaminato di persona l’iscrizione, mi sembra opportuno accoglierne la proposta di lettura. L’iscrizione, dunque, ricorda come i cittadini di Aquileia avessero eretto a spese pubbliche una statua della sacerdotessa, collocata, con la sua base recante la dedica, in uno dei luoghi più Fig.4: Lato destro della base. frequentati del centro dalmata. A favore dell’origine aquileiese della donna parlano sia i dedicanti dell’iscrizione onoraria sia il gentilizio Cossutius, particolarmente diffuso nel centro veneto. Cossutii sono infatti attestati ad Aquileia sin dai primi tempi del principato, come rivelano le iscrizioni funerarie dei due Cossutii Gneus e Titus, forse fratelli, entrambi figli di un Marcus 11e il cippo relativo al monumento sepolcrale di Cn. Cossutius Eros12. E’ attestata anche una Cossutia, di cui è ignota la filiazione, che ebbe sepoltura da parte del marito Sex. Valerius Valerianus13, ma di particolare interesse sono i due documenti in cui il gentilizio è connesso al praenomen Sextus14, ovvero l’iscrizione funeraria di Aptus Sex. Cossuti (servus)15e il testo di un decreto onorario, in cui un Sex. Cossutius Secundus appare come membro del senato locale nel 105 d.C.16 L’iniziativa degli Aquileienses di onorare una concittadina a Iader suggerisce l’esistenza di un consistente gruppo di individui provenienti dalla 11. CIL, V 1180 = J.B. BRUSIN, Inscriptiones Aquileiae, Udine 1991 (in seguito Inscr.Aq.), nr. 3409. 12. CIL, V 1181 = Inscr.Aq. 2309. 13. CIL, V 1436 = Inscr.Aq. 1590. 14. Sulla particolare diffusione di tale binomio (Sextus + Cossutius) si sofferma M. TORELLI, Industria estrattiva, lavoro artigianale, interessi economici: qualche appunto, in MAAR 36. 1980, p. 318. 15. CIL, V 1082 = Inscr.Aq. 825. 16. CIL, V 875 = Inscr.Aq. 1374. 162 M. G. Granino Cecere, Cossutia, Flaminica u Jaderu i Akvileji grande città portuale dell’Adriatico, spinti da interessi economici e commerciali nel centro dalmata. Del resto rapporti tra Aquileia e i centri sull’altro versante del mare sono attestati dalla fondazione della città veneta fino al tardo impero17: ciò è documentato non solo dalle testimonianze epigrafiche18, ma anche dalle strette analogie riscontrabili nell’edilizia funeraria19, nel commercio di laterizi20, nelle evidenti influenze nella ritrattistica e in generale nella statuaria, proponendosi i centri della coste illiriche quali tramite tra le esperienze di area greco- orientale e la città veneta21. Giunti al seguito degli eserciti, mercanti e agricoltori avranno presto finito per acquisire nella regione anche delle proprietà fondiarie, secondo quanto suggerisce la presenza di servi vilici di famiglie italiche, e in particolare aquileiesi, che di tali proprietà erano amministratori locali22. A Iader, colonia fondata nella prima età imperiale23, la presenza di Aquileiesi è documentata sin dalla fine del I sec. a.C., quando L. Cominius L.f. e M. Magius M.f. provvidero alla sepoltura di un loro socius24, evidentemente in attività commerciali; una tale presenza trova conferma nel I sec. d.C. in Abudia Maxima, che nel centro dalmata eresse il sepolcro per il marito e il figlio25. 17. S. PANCIERA, op. cit. supra nt. 9, p. 85; M. PAVAN, Dalmati in Italia e Italiani in Dalmazia nell’età imperiale romana, in M. Bonamente e G. Rosada (a cura di), Dall’Adriatico al Danubio, Padova 1991, p. 610. 18. C. ZACCARIA, Testimonianze epigrafiche dei rapporti tra Aquileia e l’Illirico in età romana, in Arch.AltoAdr. 26, 1985, pp. 85-127. 19. M. VERZAR BASS, Rapporti tra l’Alto Adriatico e la Dalmazia: a proposito di alcuni tipi di monumenti funerari, in Arch.AltoAdr. 26, 1985, pp. 183-208. 20. M. BUORA, Sul commercio dei laterizi tra Aquileia e Dalmazia, in Arch.AltoAdr. 26, 1985, pp. 183-208 e 209-226. 21. C. SALETTI, Aquileia e la Dalmatia. Spunti da una statua femminile aquileiese, in Athenaeum 92, 2004, pp. 5-13. 22. Si consideri ad es. la presenza di Euthyches, amministratore della famiglia di Vettius Bathyllus, domo Aquileiae (CIL, III 8827 ) presso Salona (C. DAICOVICI, Gli Italici nella provincia Dalmatia, in Ephemeris Dacoromana, 5, 1932 p. 62 e 65 e S. PANCIERA, op. cit. supra nt. 9, p. 85). 23. Probabilmente preceduta da un conventus civium Romanorum, vd. G. ALFÖLDY, Bevölkerung und Gesellschaft der römischen Provinz Dalmatia, Budapest 1965, pp. 78-79. 24. ILIug. 884, cfr. G. ALFÖLDY, Epigraphica, in Situla 8, 1965, pp. 98-99 nr. 9; G. ALFÖLDY, Bevölkerung, p. 79; G. ALFÖLDY, Die Personennamen in der römischen Provinz Dalmatia, Heidelberg 1969, pp. 77 e 96. Su tali rapporti commerciali si consideri la presenza di un negotiator olearius a Iader (CIL, III 2936; cfr. G. ALFÖLDY, Das Leben der dalmatinischen Städte in der Zeit des Prinzipates, in ŽAnt 12, 1962-1963, p. 331). 25. CIL, III 2938, cfr. AE 1975, 737, dove un T. Abudius T.f. Priscus Aquileiae riceve sepoltura a Scupi nello stesso arco cronologico. 163 Kačić, Split, 2009.-2011., 41-43 Nel corso del tempo certo numerose famiglie aquileiesi avranno non solo stabilito con la città dalmata rapporti economici, ma saranno anche entrati a far parte dell’élite cittadina, partecipando di cariche amministrative e religiose. E l’iscrizione onoraria di Cossutia ci rivela appunto come nella metà del II secolo la sua famiglia abbia raggiunto un ruolo di preminenza nella colonia, un ruolo non inferiore a quello di cui godeva in patria: la donna infatti aveva ottenuto in entrambi i luoghi il flaminato, sacerdozio del culto imperiale riservato alle donne appartenenti all’élite cittadina. Cossutia è l’unica flaminica finora nota ad Aquileia, certamente solo per la casualità dei rinvenimenti, essendo eccezionalmente ricco il patrimonio epigrafico della città ed essendo il flaminato imperiale sia maschile che femminile ampiamente diffuso nei centri della X regio26. Cossutia è anche l’unica flaminica attestata a Iader. Ma ciò non stupisce dal momento che, per quanto ne sappia, sono solo due le sacerdotesse municipali note nell’intera provincia, entrambe a Narona, Claudia Aesernina e Papia Brocchina, entrambe recanti il titolo di sacerdos divae Augustae27, databili con buona probabilità, anche in base al formulario usato, nell’ambito del I secolo d.C., certamente dopo il 42, anno della divinizzazione ad opera di Claudio di Livia, che credo debba riconoscersi nell’Augusta menzionata28. Del resto il rinvenimento dell’Augusteum di Narona, di cui lo stesso Marin ha dato ampia e documentata trattazione29, parla chiaramente in merito all’antichità del culto imperiale nella regione, e precisamente della colonia naronitana, che si presenta come un centro di diffusione30. 26. Il flaminato maschile in Aquileia è noto sia nell’accezione generica del flamen “nude dictus” (Inscr.Aq. 482, 522, 523, 544a e, forse, 643; vd. A. ARNALDI, Flamines “nude dicti”, flamines civitatis, flamines coloniae nell’Italia romana, in L. Caldelli, G.L. Gregori, S. Orlandi (a cura di), Epigrafia 2006. Atti della XIVe rencontre sur l’épigraphie in onore di Silvio Panciera con altri contributi di colleghi, allievi e collaboratori, Roma 2008, pp. 773-801, in part. p. 775), sia nella formula specifica per il singolo imperatore, ovvero per il divo Claudio (Inscr.Aq.495) e per il divo Vespasiano (Inscr. Aq. 486). 27. CIL, III 1796: Saturno / Aug(usto) sac(rum) / Claudia / Aesernina, / sacerdos / divae Augustae, / t(estamento) f(ieri) i(ussit) e CIL, III 6361: Papia L.f. / Brocchina, / sacerdos divae / Aug(ustae), testamento / p(oni) i(ussit). E. MARIN, Livia a Narona, in CRAI 2003, p. 968. 28. Non tutte a Livia sono infatti da riferire le numerose menzioni divae Augustae delle flamini che; sono piuttosto da intendersi di norma come indicazione generica di un’Augusta divinizzata (vd. M.G. GRANINO CECERE, Flaminicae e sacerdotes del culto imperiale nell’Italia romana. Primi esiti di una ricerca in corso, in Acta XII Congressus int. Epigraphiae Graecae et Latinae Barcelonae, 3-7 septembris 2002, Barcelona 2007, p. 645). 29. E. MARIN, The Temple of the imperial cult (Augusteum) at Narona and its statues: interim report, in Jour.Rom.Arch. 14, 2001, pp. 80-112; E. MARIN, P. LIVERANI (a cura di), L’augusteum di Narona. Roma al di là dell’Adriatico, Split 2004. 30. E. MARIN, L’introduction du culte impérial dans la Dalmatie, Narona, Aenona, Issa, in P. Cabanes (a cura di), L’Illyrie méridionale et l’Épire dans l’antiquité, III. Actes du IIIe colloque inter. de Chantilly (16-19 Octobre 1996), Paris 1999, pp. 265-269. 164 M. G. Granino Cecere, Cossutia, Flaminica u Jaderu i Akvileji Cossutia fu flaminica divae Faustinae. Non credo si debba necessariamente accogliere l’ipotesi espressa da Abramić, che vuole riconoscere nell’Augusta la figlia e non la moglie di Antonino Pio31. Se infatti si guarda alla documentazione relativa al flaminato femminile imperiale nella penisola italica, come credo sia opportuno, essendo gli Aquileiesi i dedicanti, si può osservare come nel caso si abbia la menzione della diva Faustina, senza ulteriori specificazioni, si intenda far riferimento alla maior. Ad es. Antonia Picentina, che a Falerio fu sacerdos divae Faustinae,32 è soggetto di un atto evergetico, che dedica ad Antonino Pio ancora vivente; non vi è motivo perciò di intendere diversamente il flaminato di Saenia Balbilla a Fabrateria vetus33, o quello di Egnatia Aescennia Procula ad Ostia34, dove la diva Faustina non è ugualmente specificata. Neratia Betitia Procilla, infatti, che è addetta in Aeclanum a Faustina minor ancora vivente il padre, precisa di essere flaminica Faustinae Aug(ustae) [Imp(eratoris) A]ntonini) Aug(usti) [Pii] filiae35. E quando ci fu una flaminica che fu addetta al culto di entrambe le dive, madre e figlia, come l’anonima moglie di un consul designatus a Pollentia, questa ebbe il titolo di sacerdos divae Faustinae Taurinis, divae Faustinae maioris Concordiae, ricordando le due Augustae, si noti, in ordine di prossimità nel tempo, non di successione cronologica36. Alla stessa Faustina maior e non a sua figlia può essere di conseguenza attribuita la dedica su di un frammento di architrave in calcare reimpiegato nella costruzione del battistero del duomo di Zadar (Iader), risalente al VII secolo, attualmente conservato nel Museo Archeologico della città37. 31. E ciò, secondo quanto afferma, anche in base al rinvenimento in una tomba del vicino centro di Asseria di un medaglione clipeato con l’immagine di Faustina minore. Anche il fatto che questa Augusta abbia dimorato per qualche tempo in Aquileia, nel momento in cui accompagnò il marito che si recava a combattere contro i Quadi e i Marcomanni, non appare argomento dirimente. 32. CIL, IX 5428 = ILS 5652 33. CIL, X 5656, cfr. Eph. Epigr. VIII nr. 888. Una datazione intorno alla metà del II secolo d.C. del documento si propone anche per le caratteristiche tipologiche del supporto e per quelle paleografiche dell’iscrizione. 34. AE 1988, 188. Per quanto riguarda [- - -] Quinta, sacerdos perpetua a Vibo Valentia, CIL, X 54, non possiamo integrare con certezza il nome di Faustina nella lacuna all’inizio della r. 3, come propone Mommsen in CIL ad nr. 35. CIL, IX 1163; quindi deve aver esercitato il suo ufficio tra il 147, quando Faustina minor ebbe il titolo di Augusta e il 161, anno della morte di Antonino Pio. Per le integrazioni proposte della titolatura vd. M.G. GRANINO CECERE, art. cit. supra nt. 29, p. 647. 36. CIL, V 7617 = ILS 6750 = Inscr. It. IX, 1 nr. 130 e AE 1982, 376. 37. Rinvenuto nel 1915, vd. G. DE PERSA, Dalmatia. X. Zara – Iscrizioni inedite e suppellettile archeologica, in NSc 1923, p. 416. Ora al Museo Archeologico di Zadar, inv. 124. 165 Kačić, Split, 2009.-2011., 41-43 Il frammento di calcare, di modeste dimensioni (alt. cm. 13,5, largh. cm. 48, sp. cm. 30), relativo alla sola parte sinistra e recante poche lettere di cm. 5 di altezza: Divae Fau[stinae - - -] potrebbe forse essere riferito a un piccolo sacello dedicato all’Augusta, come già suggeriva il primo editore38 e venire a confermare il culto per una delle donne della casa imperiale degli Antonini nel centro dalmata. Se, dunque, si accoglie l’ipotesi che Cossutia sia stata flaminica di Faustina maior, il suo sacerdozio consente di indicare quale terminus post quem per l’iscrizione eretta in suo onore la fine dell’anno 140 d.C.39. A ciò ben si addicono le caratteristiche paleografiche del testo. Un’ultima riflessione suscita il flaminato di Cossutia esercitato in due centri diversi, ad Aquileia e a Iader. Sono noti altri casi di donne che hanno svolto tale ruolo in due distinte località: ad es. Insteia Polla40, che fu sacerdos di Livia a Volcei e Atina, in Lucania, Abeiena Balbina41, flaminica a Pisaurum e Ariminum o Cantia Saturnina42, sacerdos divae Plotinae ad Ariminum e Forum Semproni, tutti centri rispettivamente vicini tra loro; si ha persino il caso, già menzionato, della moglie di un consul designatus che fu sacerdotessa di tre distinte divae in tre municipi diversi tre le regiones IX e X, a Pollentia, ad Augusta Taurinorum e a Concordia43. Ma Cossutia soltanto, per quanto finora noto, ottenne il flaminato imperiale in una città dell’Italia e in un centro provinciale. 38. Seguito da ultimo anche da K.A. GIUNIO, art. cit., supra nt. 2; Ead., Tipologija rimskih hramova carskog doba i njihov odraz na istočnoj obali Jadrana, magistarski rad, Zagreb 1998, p. 268, tav. 123, 1. 39. Faustina maior infatti morì alla fine di ottobre del 140, come può desumersi dai Fasti Ostienses (L. VIDMAN, Fasti Ostienses, Pragae 1982, pp. 49-50 e 121-123). 40. ILS 9390 = Inscr. It. III, 1 nr. 113. 41. CIL, XI 6354 = ILS 6655, cfr. G. CRESCI MARRONE, G. MENNELLA, Pisaurum, Pisa 1984, pp. 257-259 nr. 65. 42. CIL, XI 407 = ILS 6657, cfr. F. CENERINI, Le madri delle città, in A. Buonopane, F. Cenerini (a cura di), Donna e vita cittadina nella documentazione epigrafica. Atti del II seminario sulla condizione femminile nella documentazione epigrafica, Verona, 25-27 marzo 2004, Faenza 2005, pp. 481-489. 43. VdX. nt. 35. 166 M. G. Granino Cecere, Cossutia, Flaminica u Jaderu i Akvileji SAŽETAK - SUMMARIUM COSSUTIA, FLAMINICA U JADERU I AKVILEJI Prije više od pola stoljeća (1947.) pronađena je u središtu Zadra (Jader), nedaleko foruma, mramorna baza s postoljem i počasnim natpisom s imenom Cossutia. Cossutia je jedina dosad poznata flaminica u Akvileji, kao i jedina flaminica potvrđena u Zadru. Ali, to nas ne iznenađuje, kad znamo da su u cijeloj provinciji poznate samo dvije municipale svećenice, i to obje u Naroni, Claudia Aesernina i Papia Brocchina, obje s titulom sacerdos divae Augustae. Mogu se datirati u I. st. poslije Kr., sigurno nakon 42., kada je Klaudije divinizirao Liviju, koju valja prepoznati u spomenutoj Augusti. Ako se, dakle, prihvati da je Cossutia bila flaminica Faustine maior, njezino svećeništvo omogućuje označiti kao terminus post quem za natpis, podignut u njezinu čast, kraj 140. poslije Kr., što potvrđuju i paleografske osobine natpisa. 167