Usa. Studio degli economisti guidati dal nobel Robert Engle
Test sulla crisi sistemica:
le IO banche più a rischio
Vittorio Carlini
MIÌ Un sasso lanciato nello stagno. La pietra va a fondo e le onde si propagano in tutto lo specchio d'acqua. Anche così può
raffigurarsi il danno sistemico.
Diversi gruppi finanziari, come il sasso, sono talmente grandi e correlati con i mercati che,
se vanno a fondo, smuovono e
danneggiano l'intero sistema.
Una situazione ben nota agli
operatori (Lehman Brothers
docet) che i legislatori tentano
di controllare, se non anticipare. La legge Dodd-Frank (la riforma di Wall Street) ha assegnato al Financial stability
oversight còuncil (Fsoc) il
compito di definire i criteri per
individuare le istituzioni finanziarie a rischio sistemico. Un
compito «quasi impossibile»,
ha commentato il segretario al
Tesoro, nonché presidente del
Fsoc, Timothy Geithner. Non
la pensano così un gruppo di
economisti capitanati dal premio Nobel Robert Engle.
Il team di esperti della Stern
school ofbusiness di New York
ha individuato le io banche che,
al io febbraio 2011, avrebbero
potuto contribuire maggiormente al rischio sistemico. Le
prime cinque di queste, BofA,
Citi, MetLife, JpMorgan e Aig,
«partecipano - scrivono gli economisti - per il 55% all'eventuale sottocapitalizzazione del settore finanziario nel caso di un
crash del mercato».
Già, il crash di mercato. È
quest'ultimo, in senso lato, il
punto di partenza degli "stress
test" realizzati dagli economisti. I quali hanno concentrato i
loro sforzi su un particolare
aspetto: definire per quanta
parte, in percentuale, ogni singola società può contribuire ai
maggiori costi (del rischio),
nell'ipotesi di un collasso del sistema finanziario, cioè di un deficit di capitali.
Qual è il ragionamento seguito? Il procedimento si articola in tre fasi: in primis viene
stimato, basandosi su serie storiche, quanto il titolo di una
banca potrebbe scivolare in
una seduta, a fronte di un calo
La classifica
Le banche Usa con maggiore rischio sistemico al 20/2/2011. Srisk
e Mes in %; Lvg in numero assoluto
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Banca
Bank of America
Citigroup
MetLife
JP Morgan Chase
American International Group
Morgan Stanley
Prudential Financial
Goldman Sachs
Wells Fargo
Hartford Financial Services
Srisk%(l) Mes (2) Lvg (3)
17,5
3,48 14,69
10,2
2,41 13,26
6,17 15,52
9,3
11,34
8,9
2,39
11,24
8,3
4,92
3,82
7,6
17,55
5,2
4,39
16,15
5,0
3,25
10,17
3,7
3,20
7,60
3,6
5,19 22,77
Note: (1) Indica quale percentuale, sulla perdita di capitale totale del sistema
nella crisi, sarebbe subita dalla banca; (2) il Marginai expected shortfall indica il
calo del titolo giornaliero nell'ipotesi la Borsa perda più del 2%; (3) è la leva
finanziaria
del mercato di oltre il 2%; poi,
tenuto conto della "reattività"
individuata in precedenza, è
calcolata la reazione della stessa istituzione nell'ipotesi di un
più ampio ribasso del mercato
(il4o%), in un periodo maggiore (sei mesi); infine, la stima
della capitalizzazione andata
in fumo è "mescolata" con la leva finanziaria: così si determina quanto capitale sarebbe necessario alla banca per affrontare la crisi.
Alla fine salta fuori il Srisk%
(Systemic risk contribution),
che indica quale percentuale,
sulla perdita di capitale totale
subita dal sistema, sarebbe "subita" dalla banca durante la crisi.Lesocietàconi valori più alti «non sono solo i "biggest loosers" - sottolineano Engle e i
suoi collaboratori-, bensì anche quelle che creano o espandono la crisi».
Fin qui l'analisi. Ma quale
l'efficacia di simili "stress
test", anche afronte delle parole di Geithner? Gli autori, da un
lato, ricordano che il loro lavoro è «in linea con i test governativi» già realizzati; dall'altro,
sottolineano che «l'utilizzo
dei dati di mercato permette di
evitare le manipolazioni da
parte delle società». Rispetto,
invece, ai numeri sull'esposizione debitoria? Se è ben vero
Fonte: Working paper Stern University
«che i dati possono essere alterati», proprio il Fsoc potrebbe
usare «micro-analisi, o altre
fonti», per affinare i test.
«In effetti - spiega Domenico Mignacca, responsabile del
risk management di Eurizoncapital Sgr - l'analisi del rischio sistemico, in senso lato, può essere soggetta a errori. Tanto che
spesso è indicato un intervallo
di confidenza, all'interno del
quale il dato può "muoversi"».
Ciò detto, «simili valutazioni
sono comunque utili. Non tanto per prevedere il futuro, bensì per mettere in guardia: individuare le società che potrebbero avere maggior bisogno
di capitale».
«La definizione di valori
percentuali così precise - specifica Federico de Vita, risk
manager del fondo Acacia - mi
lascia perplesso. Basta pensare a Lehman: nel marzo 2006
la probabilità che fallisse era
stimata nulla; due anni dopo,
era a un livello altissimo. Cioè,
la distribuzione dell'evento
cambia nel tempo. Ciononostante, lo sforzo compiuto è
utile, perché accende un riflettore sul tema del rischio di sistema». Che non è solo delle
banche più grandi ma anche, e
soprattutto, di quelle più correlate ai mercati.
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Test sulla crisi sistemica - Federazione Trentina della Cooperazione