Università della Terza Età e del Tempo disponibile – San Martino Buon Albergo docente: prof. Cecilia Chiumenti Eugenio Montale Eugenio Montale (1896-1981) è fra i poeti più grandi del Novecento, probabilmente il maggiore in Italia. Si possono distinguere nella sua vita e nella sua opera 5 periodi: • • • • • Il primo Montale, la scrittura di Ossi di seppia (1925), l’infanzia e gli studi (si diploma ragioniere), ma studia anche canto lirico, la poesia francese e la filosofia. Partecipa alla I GM. Firma nel 1925 il Manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Croce. Ambiente: la Liguria (Monterosso) Il secondo Montale, Le occasioni (1939). Ambiente: Firenze, dove lavora come direttore del Gabinetto Vieusseux (fino al 1938) Lavora anche a «Solaria»; molti contatti. Dopo la caduta del fascismo = breve entusiasmo politico (Partito d’Azione). Il terzo Montale, La bufera e altro (1956) Ambiente Milano. Lavora come giornalista per il «Corriere della Sera». Scrive prose e reportage sui viaggi che compie: Farfalla di Dinard, Fuori di casa. Dopo la pubblicazione di La bufera (il libro più vario e inquieto) per 10 anni non scrive più versi: secondo Montale la poesia è incompatibile con la massificazione, con la modernità. Il quarto Montale. Satura (1971) Riprende a scrivere poesie (ma in uno stile completamente diverso, prosastico) dopo la morte della moglie. E’ il momento dei riconoscimenti. E’ nominato senatore a vita. Il quinto Montale. Diario del ‘71 e del ‘72, Altri versi. Premio Nobel (1975) La poetica di Ossi di seppia E’ un libro composito in cui confluiscono tendenze diverse: l’avanguardia dei primi del ‘900, il simbolismo francese e italiano (Baudelaire e Pascoli), il classicismo degli anni ‘20. Il titolo rinvia a un’immagine marina = gli ossi di seppia possono galleggiare felicemente nel mare oppure essere sbattuti sulla spiaggia come inutili relitti. Prevale la seconda situazione, il poeta è esiliato dal mare, escluso dalla natura e dalla felicità ( come l’Albatros di Baudelaire). Il primo libro è «un romanzo», un romanzo di formazione. Opposizioni mare/terra infanzia/maturità natura/città Se la terra è il luogo-emblema dei limiti della condizione umana, è tuttavia possibile, di tanto in tanto, un «miracolo laico» , «un varco», una «rivelazione», «una verità»? (Non LA VERITA’). Ossi di seppia delinea un percorso: al momento felice dell’infanzia segue il disincanto della maturità. (Leopardi). Importanza del paesaggio come correlativo oggettivo di stati d’’animo e situazioni. Spaesamento – straniamento – All’uomo non resta che accettare la vita su una terra desolata e su un universo disgregato, ma deve accettarla «senza viltà»Ossi di seppia = libro marino come ispirazione, suddiviso in sezioni: Movimenti – Poesie per Camillo Sbarbaro – Altri versi - Ossi di seppia – Mediterraneo – Meriggi e ombre. Stile aspro e arido (Dante) Immagini/correlativi oggettivi (T.S. Eliot): gli alberi dei limoni – Scaglie di mare – seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia - L’agave sullo scoglio – un croco perduto in un polveroso prato Pessimismo montaliano: Codesto solo oggi possiamo dirti, Ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. I limoni, da Ossi di seppia Ascoltami, i poeti laureati si muovono soltanto fra le piante dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti. Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi fossi dove in pozzanghere mezzo seccate agguantano i ragazzi qualche sparuta anguilla: le viuzze che seguono i ciglioni, discendono tra i ciuffi delle canne e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni. Meglio se le gazzarre degli uccelli si spengono inghiottite dall’azzurro: più chiaro si ascolta il susurro dei rami amici nell’aria che quasi non si muove, e i sensi di quest’odore che non sa staccarsi da terra e piove in petto una dolcezza inquieta. Qui delle divertite passioni per miracolo tace la guerra, qui tocca a noi poveri la nostra parte di ricchezza ed è l’odore dei limoni Vedi, in questi silenzi in cui le cose s’abbandonano e sembrano vicine a tradire il loro ultimo segreto, talora ci si aspetta di scoprire uno sbaglio di Natura, il punto morto del mondo, l’anello che non tiene, il filo da disbrogliare che finalmente ci metta nel mezzo di una verità Lo sguardo fruga d’intorno, la mente indaga accorda disunisce nel profumo che dilaga quando il giorno più languisce. Sono i silenzi in cui si vede in ogni ombra umana che si allontana qualche disturbata Divinità. Ma l’illusione manca e ci riporta il tempo nelle città rumorose dove l’azzurro si mostra soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase. La pioggia stanca la terra, di poi; s’affolta il tedio dell’inverno sulle case, la luce si fa avara Amara l’anima. Quando un giorno da un malchiuso portone tra gli alberi di una corte ci si mostrano i gialli dei limoni; e il gelo del cuore si sfa, e in petto ci scrosciano le loro canzoni le trombe d’oro della solarità. Meriggiare pallido e assorto, 1916 da Ossi di seppia Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d’orto, ascoltare tra i pruni e gli sterpi schiocchi di merli, frusci di serpi. Nelle crepe del suolo e su la veccia spiar le file di rosse formiche ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano a sommo di minuscole biche. Osservare tra frondi il palpitare lontano di scaglie di mare mentre si levano tremuli scricchi di cicale dai calvi picchi. E andando nel sole che abbaglia sentire con triste meraviglia com’è tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia. Le Occasioni, 1939 Il nuovo libro riflette una situazione storica mutata rispetto a Ossi di seppia: è una situazione in cui gli intellettuali sono estraniati dal contatto con la realtà sociale e il pubblico. Alla massificazione e alla rozzezza del fascismo M. oppone i valori elitari dell’aristocrazia dello spirito. Lo stile cambia e si fa più alto, classico (influenza di Petrarca e di Dante, ma anche degli inglesi Eliot, Pound, Donne, Blake, Hopkins). Classicismo modernista. Come Dante aveva giudicato una situazione storica trasponendola nei termini della salvezza e della condanna religiose, così Montale in questo libro e nel successivo (La bufera) compie la stessa operazione. La figura mediatrice (la donna-angelo) chiamata Clizia con le sue apparizioni luminose porta la speranza della salvezza dei Valori della cultura e della poesia. In assenza di lei il Poeta si sente sconfitto (Non recidere…). Centralità dello sguardo e degli occhi della donna amata. Il titolo del libro allude al carattere «occasionale» delle apparizioni di Clizia. Altro tema fondamentale è lo scorrere del tempo: la nostra memoria è sentita come «precaria», fragile, che minaccia la perdita della nostra identità. Il libro è dedicato a Irma Brandeis ( a I.B.), una giovane americana che Montale conobbe a Firenze nel 1933. Ella è l’ispiratrice di molte poesie di questo libro e di alcune della Bufera . Non recidere, forbice, quel volto, da Le occasioni Non recidere, forbice, quel volto, Solo nella memoria che si sfolla, Non far del suo grande viso in ascolto La mia nebbia di sempre. Un freddo cala… Duro il colpo svetta. E l’acacia ferita da sé crolla Il guscio di cicala Nella prima belletta di Novembre. Mottetto = composizione musicale, nata nel Medioevo, di carattere polifonico, alternanza di toni diversi. Ti libero la fronte dai ghiaccioli da Le occasioni Ti libero la fronte dai ghiaccioli che raccogliesti traversando l’alte nebulose; hai le penne lacerate dai cicloni, ti desti a soprassalti. Mezzodì: allunga nel riquadro il nespolo l’ombra nera, s’ostina in cielo un sole freddoloso; e l’altre ombre che scantonano nel vicolo non sanno che sei qui. La bufera e altro Il libro fu pubblicato nel 1956, contiene poesie scritte fra il 1940 e il 1954, anni densi di fatti drammatici. Orrori della guerra, entusiasmi per la lotta di Liberazione, speranze del biennio 1945-46, le delusioni successive; ma c’è spazio anche per lutti familiari, la lontananza da Clizia, la malattia di Mosca, l’incontro con Volpe. M. pensava di intitolare questo libro «Romanzo», in quanto è evidente il filo narrativo, una netta parabola evolutiva. Ma poi il titolo cambia, in quanto viene meno la speranza di offrire un messaggio positivo. 7 sezioni: Finisterrae, Dopo, Intermezzo, Flashes e dediche, Silvae, Madrigali privati, Conclusioni provvisorie, disposte in successione temporale. Nel libro dunque tempi pubblici e temi privati s’intrecciano e si sovrappongono in modo da costruire un percorso romanzesco, che va da una speranza iniziale nei valori rappresentati da Clizia a una posizione finale di deluso pessimismo. La primavera hitleriana (1939) L’anguilla (1948) A mia madre (1942) Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale, da Satura Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. Il mio dura tuttora, né più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede. Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr’occhi forse si vede di più. Con te le ho scese perché sapevo che di noi due le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue. Altre poesie da Ossi di seppia: Spesso il male di vivere ho incontrato Felicità raggiunta, si cammina Ripenso il tuo sorriso Portami il girasole L’agave su lo scoglio Cigola la carrucola nel pozzo Non chiederci la parola che squadri da ogni lato Altre poesie da Le Occasioni La casa dei doganieri A Liuba che parte Nuove stanze Palio