Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 75 03 Novembre 2015 97 Pagine Nuova Opel Astra Parola d’ordine efficienza prende il posto della precedente J assicurando consumi, prestazioni, guidabilità e tecnologia superiori Periodico elettronico di informazione automobilistica Subaru Levorg L’alternativa Linee aggressive, interni comfortevoli, ed un motore che canta come un orologio Formula 1 Le pagelle del GP del Messico F1 Voto 10 per Nico Rosberg in una gara piuttosto noiosa | PROVA SU STRADA | Nuova BMW Serie 7 da Pag. 2 a Pag. 19 All’Interno NEWS: Nuova Audi RS6 Avant performance | Mazda RX Vision concept | Honda NSX | Subaru WRX STI S207 Volvo dalla XC40 all’anti-Tesla | G. Giugiaro: I centri stile soffocano la creatività | F1: La scomparsa dei piloti italiani PROVA SU STRADA NUOVA BMW SERIE 7 La supercar delle meraviglie La nuova BMW Serie 7 è una vera supersportiva, soprattutto dal punto di vista tecnologico. La si può parcheggiare con la chiave d’accensione e comandare attraverso semplici gesti delle mani. In più guida (quasi) da sola. Difetti? Un ago in un pagliaio... di Matteo Valenti 2 3 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica Media O ggi il mondo delle supercar non è più soltanto quello delle sportive all’ennesima potenza, esasperate fino all’ultimo cavallo. Quello dei mostri di potenza, impegnati ogni volta a stabilire nuovi punti di riferimento in termini di prestazioni e coinvolgimento di guida. Oggi il mondo delle supercar è diventato anche quello delle auto iper-tecnologiche, che sembrano paracadute qui sulla terra direttamente dal futuro o da un Pianeta extra-terrestre. Una di queste è senza dubbio la nuova BMW Serie 7, un’auto strepitosa, che ha lasciato mezzo mondo a bocca aperta durante la presentazione 4 al Salone di Francoforte proprio grazie alle sue doti a dir poco sensazionali. Dal vivo: com’è fuori Ma andiamo con ordine, partendo dallo stile. La Serie 7, che ora giunge alla sua sesta generazione, era e rimane l’ammiraglia della gamma BMW, il fiore all’occhiello della Casa di Monaco. L’auto che deve incarnare la massima espressione in termini di lusso ed eleganza secondo i canoni tipici del marchio bavarese. Il design quindi si è evoluto nel segno della continuità, in puro stile BMW, senza stravolgimenti e particolari guizzi di stravagante originalità, che mal si concilierebbero con l’indole di questo modello. Nonostante tutto però la nuova Serie 7 appare decisamente più muscolosa rispetto al passato, quindi un po’ più aggressiva ma allo stesso tempo sempre elegante in una maniera disarmante. Linee e superfici sono incredibilmente pulite, lineari, pensate per piacere nel tempo. E si potrebbe rimanere ad osservarle per ore nella loro semplice complessità. Alcuni dettagli poi confermano l’anima illustre della serie 7. Basterà citare la cromatura intorno ai finestrini posteriori - dal montante B fino al celeberrimo gomito dell’ingegner Hofmeister - che viene realizzata in un pezzo unico di alluminio, anche sulle versioni a passo lungo, grazie ad un procedimento industriale molto complesso. Gli stilisti BMW poi cercano di accontentare 5 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica magnesio, acciai ad alta resistenza e materiali sintetici rinforzati con fibra di carbonio (CFRP). Il risultato è un telaio ultra-resistente, ma allo stesso tempo estremamente leggero, che ha permesso, insieme ad altra accorgimenti in ottica “lightweight”, di ridurre il peso complessivo fino a 130 kg rispetto al modello precedente. La chiave diventa un super-telecomando Quello che farà veramente andare su di giri gli amanti della tecnologia per è senza dubbio la rivoluzionaria chiave BMW a display. Poteva del resto un’auto come la Serie 7 avere una semplice smart key come tutte le altre auto? Certamente no, quindi ecco arrivare al suo posto un vero e proprio smartphone in miniatura, con un l’indole di chiunque. I più sportivi possono scegliere l’allestimento sportivo M Sport, mentre chi non si accontenta mai può personalizzare fino all’ultima cucitura la sua serie 7 grazie al programma Individual. Dal vivo: com’è dentro L’abitacolo invece è un esempio perfetto dalla maestria bavarese nella realizzazione di interni estremamente raffinati. Una raffinatezza però sempre in punta di piedi, decisamente lontana dallo stile più chiassoso e decisamente barocco di alcune competitor (leggi Mercedes Classe S). Come all’esterno poi anche in questo ambiente così ovattato, dove lusso e opulenza si fondono in una danza armoniosa, BMW riesce a metterci un pizzico di sportività, per non tradire nemmeno sull’ammiraglia la sua anima sempre fedele al piacere di guida. La console centrale per 6 touchscreen attraverso cui si possono controllare diverse funzioni della vettura, fino ad una distanza massima di 300 metri. Oltre a visualizzare l’autonomia residua, la chiave BMW con display permette di chiudere le porte, di spegnere le luci o di alzare i finestrini, ma consente anche di preriscaldare l’abitacolo a distanza e persino di parcheggiare l’auto da remoto. Sì, avete capito bene, perché basta posizionare l’auto davanti al proprio garage o al parcheggio (perpendicolare) e azionare le frecce sul display per vedere la Serie 7 impegnata a parcheggiarsi da sola. Purtroppo non abbiamo potuto testare di persona questa funzionalità, perché sarà pronta soltanto a partire da novembre, ma i tecnici BMW assicurano che in questo modo sarà molto più facile parcheggiare, specialmente quando ci si trova in esempio rimane inclinata verso il guidatore, mentre il quadro strumenti, interamente digitale, mantiene un’impostazione quasi in stile racing - soprattutto quando si seleziona la modalità Sport - che piacerà senza dubbio agli amanti delle alte prestazioni. Carbon Core: la scocca è ultra-leggera Dove però la Serie 7 riesce a sorprendere per davvero è nella tecnologia. In questo campo la bavarese dimostra di aver compiuto un passo in avanti inimmaginabile non solo rispetto alla generazione precedente, ma anche nei confronti della migliore concorrenza attuale. Già a partire dal suo scheletro la nuova Serie 7 sembra urlare a gran voce di venire da un altro pianeta. La sesta generazione infatti è realizzata sull’innovativa scocca Carbon Core, che combina alluminio, 7 8 9 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica Guida da sola (quasi) La Serie 7 poi traghetta BMW nel mondo della guida semi-autonoma, grazie al Driving Assistant Plus. Questo sistema di cruise control avanzatissimo regola non solo accelerazioni e frenate in maniera automatica, ma aiuta anche a mantenere la corsia grazie a piccole correzioni sullo sterzo, fino a 210 km/h e non solo su autostrada ma anche strade extraurbane! Questo non significa naturalmente che l’auto guidi completamente da sola - anche perché la legge europea al momento vieta sistemi che consentano di togliere del tutto le mani dal volante - ma è un primo, grande passo, in direzione dalla guida autonoma. Assetto e aerodinamica attiva Non mancano soluzioni tecniche particolarmente raffinate per migliorare la dinamica di guida. Oltre alle sospensioni ad aria autoregolanti, che permettono di avere sempre il massimo confort a seconda delle condizioni di guida e di alzare la vettura di 20 mm in presenza di ostacoli o fondi presenza di posti auto particolarmente stretti, dove poi diventa difficile aprire gli sportelli per scendere. La radio si comanda… con i gesti! Grandi rivoluzioni però anche all’interno dove BMW si rassegna alla moda imperante degli schermi a sfioramento, dettata dagli onnipresenti smartphone e tablet, e affianca all’immancabile manopola dell’iDrive un grande display centrale che per la prima volta diventa touch. Al posteriore poi i passeggeri, veri protagonisti di un’ammiraglia come la Serie 7, trovano un tablet da 7 pollici estraibile (è realizzato da Samsung), con cui possono divertirsi a personalizzare tutti i parametri della vettura, dalle funzioni di massaggio al climatizzatore, passando per la regolazione delle tendine parasole. Per stupire ancora di più poi arriva il Gesture Control, che permette di impartire una serie di comandi al sistema multimediale attraverso semplici gesti della mani. 10 molto sconnessi, arrivano persino le barre stabilizzatrici attive (Executive Drive Pro, optional). Grazie ad attuatori elettromeccanici, queste barre riescono a limitare i momenti di rollio durante la guida dinamica in curva, rendendo l’assetto decisamente più reattivo. Sulla nuova generazione di Serie 7 poi rimane l’Active Steering, ma ora diventa disponibile anche per le versioni a trazione integrale xDrive. Stiamo parlando dell’asse posteriore sterzante, che migliora l’agilità alle basse velocità e rende più stabile la vettura quando si forza il ritmo. Molto curata infine l’aerodinamica. Basti pensare che la griglia del grande doppio rene anteriore in condizioni normali rimane perfettamente chiusa, migliorando il coefficiente di penetrazione e quindi l’efficienza, per aprirsi poi soltanto quando diventa necessario raffreddare in maniera importante il motore. Non mancano poi gli estrattori d’aria laterali - li avevamo già visti sulla serie 4 - che permettono di contenere le turbolenze aerodinamiche intorno ai passaruota. Basta un semplice movimento per esempio per alzare o abbassare il volume della radio oppure per accettare o rifiutare una chiamata. Il merito è di un sofisticato sensore 3D collocato sul tetto capace di interpretare una serie di movimenti della mano previamente definiti. Abbaglianti Laser Oltre alla ricarica smartphone senza fili, fondamentale per caricare anche la chiave display, non mancano nemmeno le luci abbaglianti Laser (optional) già introdotte sulla supercar i8, che permettono di avere un fascio di luce fino a 600 metri (i fari full led di serie si fermano a 300 metri). Per di più la tecnologia Laserlight diventa per la prima volta adattiva: quando si incrocia un altro veicolo quindi il sistema crea un cono d’ombra per non abbagliare gli altri veicoli, garantendo però al tempo stesso la massima visibilità degli abbaglianti laser. 11 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione automobilistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Sei cilindri in linea e V8, ma anche plug in possono che essere quelle di sempre: oltre alla Mercedes Classe S, ricordiamo Audi A8, Maserati Quattroporte, Jaguar XJ e Lexus LS. I motori scelti per la nuova Serie 7 non potevano che essere i più moderni, potenti e raffinati della famiglia BMW. Si parte con il sei in linea 30d, disponibile anche in variante xDrive, capace di erogare 265 CV e 620 Nm di coppia, per passare subito alla galassia dei più raffinati benzina. La 40i sfrutta un sei cilindri in linea sovralimentato in grado di produrre 326 CV e 450 Nm di coppia, mentre il top di gamma 50i, disponibile solo in versione a trazione integrale xDrive, sfrutta il poderoso V8 da 4.4 litri sovralimentato. Un motore capace di sprigionare 450 CV di potenza e fino a 650 Nm di coppia massima. Tutti questi motori sono abbinati al magnifico cambio automatico Steptronic a 8 rapporti (di origine ZF), che è stata ulteriormente ottimizzato rispetto al 12 passato e che prevede una raffinatissima strategia di cambiata collegata al sistema di navigazione satellitare. In pratica, grazie al GPS, lo Steptronic è in grado di sapere in anticipo, per esempio, se ci ci sta avvicinando una salita e provvederà quindi per tempo a scalare la marcia, ottimizzando il piacere di guida. Giusto per non farsi mancare niente poi arriva un’inedita versione plug in hybrid. La 40e, offerta anche in versione xDrive, abbina un quattro cilindri turbo benzina da 258 CV ad un motore elettrico da 131 CV, per una potenza complessiva di 326 CV e un’autonomia dichiarata in full electric di circa 40 km. La nuova BMW Serie 7 arriverà in concessionaria il prossimo 24 ottobre, ad un prezzo di listino che parte da quota 88.800 euro, ma che può salire senza troppi complimenti fino ai 132.700 euro della 750Li a passo lungo. Le concorrenti non Le nostre impressioni di guida Salire a bordo di una regina come la nuova Serie 7 è un’esperienza surreale, anche a motore spento. La prima cosa che rapisce lo sguardo è la qualità eccelsa con cui è stato realizzato anche il più piccolo dettaglio. Pelle, Alcantara, alluminio e legni pregiati giocano a rincorrersi in tutto l’abitacolo, in un ambiente che fa dell’estrema raffinatezza - e non dell’ostentazione a tutti i costi - la sua bandiera. I veri protagonisti di un’ammiraglia come questa del resto, soprattutto sulle varianti a passo lungo, sono i passeggeri posteriori, quindi prendiamo posto dietro lasciandoci coccolare da una funzione di massaggio lombare, mentre selezioniamo la gradazione e il tipo di profumo (c’è un tasto apposta!) con cui vogliamo deliziare l’aria dell’abitacolo. Mentre il nostro autista ci porta a spasso sulle splendide autostrade portoghesi, ci gustiamo - come farebbe qualsiasi possessore di Serie 7 - lo spazio sconfinato che abbiamo a disposizione per le gambe e tanti altri piccoli dettagli che fanno la differenza, come l’estrema morbidezza dei tappetini, dove finiscono per sprofondare le nostre scarpe. Intanto l’ammiraglia di Monaco viaggia come se fosse un tappeto volante, filtrando in maniera sublime anche la più insignificante asperità della strada, senza permettere che nessun rumore, nemmeno il più impercettibile, possa filtrare nell’abitacolo. Parliamo di un comfort di bordo assoluto, dove anche il viaggio più lungo può trasformarsi in un’esperienza da mille e una notte. Sappiamo 13 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione automobilistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bene però che sotto il cofano si nascondono motori con una cavalleria da fare invidia ad una supersportiva vera, quindi la voglia di guidare non tarda a salire nelle vene. Del resto siamo sempre su una BMW e vogliamo sapere se anche un’auto come questa, che nonostante l’alleggerimento complessivo sfiora le 2,2 tonnellate, possa essere anche bella da guidare, come ogni vettura dell’Elica che si rispetti. Iniziamo dalla 30d e selezioniamo “Adaptive”, la nuova modalità di guida che varia automaticamente la taratura dell’assetto e la risposta di motore e cambio in base alle condizioni del percorso (tramite i dati GPS) e lo stile di guida. La Serie 7 ci mette un attimo a capire le nostre intenzioni e sulle strade di montagna tira fuori il meglio di sé. Il peso c’è, e si sente, ma solo nei trasferimenti di carico più estremi, quando si forza veramente il ritmo. Per 14 il resto però l’ammiraglia bavarese rimane incredibilmente efficace e soprattutto veloce, velocissima, con il risultato di risultare molto più agile e leggera di come dovrebbe essere un’auto di questo tipo. Il 30d, con i suoi 265 CV, è un motore che sembra tagliato su misura per le esigenze della Serie 7, ma si sa, su questo tipo di auto spesso è bello chiedere il massimo in ogni direzione, senza accettare alcun tipo di compromesso. In un minuto ci troviamo al volante della 50Li (quindi a passo lungo), con il suo V8 biturbo pronto a scalpitare. In realtà, all’accensione, questo bestione fa di tutto per non farsi sentire, dimostrandosi eccezionalmente silenzioso. Ma basta premere anche solo per un istante sul pedale del gas per trasformare la Serie 7 in una vera e proprio Supercar con la S maiuscola. Il V8 biturbo inizia a soffiare con una foga incontenibile, senza manifestare alcun fenomeno di turbo lag. La risposta al comando dell’acceleratore è immediata, come un interruttore on-off, capace di scatenare uno scatto da 0 a 100 km/h in 4,4 secondi! Con una particolarità però. La Serie 7 parte come un missile, pronta a divorare l’asfalto, ma subito dopo è come se iniziasse a filtrare lo spazio tutto intorno. La sensazione è letteralmente quella di prendere il volo perché nell’assoluta silenziosità e nel massimo confort si raggiungono in pochi istanti velocità spaventose, ben superiori ai 200 km/h. 10 e lode ancora una volta al cambio Steptronic con convertitore di coppia, un fulmine quando si chiedono alte prestazioni, capace di sparare le marce una dietro l’altra con una rapidità disarmante. Incredibile infine, la funzione di guida semi-autonoma, che ci ha permesso di viaggiare in autostrada praticamente senza mai effettuare una sterzata di nostro proposito. Basta tenere una mano sul volante e poi la Serie 7 fa tutto da sola: accelera, frena e sterza al tuo posto. Consumi: bene la 30d Per quanto riguarda i consumi sorprende senza dubbio il 30d, che ci ha permesso di stare tranquillamente intorno ai 10 l/100 km (dato del computer di bordo), senza mai esserci risparmiati troppo con il pedale del gas. Sui lunghi percorsi autostradali, a velocità costante, siamo certi che sia in grado di fare ancora meglio, nonostante il peso e le prestazioni in gioco. La 50Li invece non è riuscita a scendere sotto i 14 l/100 km. Un dato senza dubbio influenzato da uno stile di guida poco attento al contenimento dei consumi… 15 16 17 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Conclusioni La nuova BMW Serie 7 è pronta a scrivere un nuovo capitolo nella storia delle ammiraglie firmate dall’Elica Biancoblu. Il livello tecnologico che ha saputo raggiungere è impareggiabile e fissa nuovi punti di riferimento nel mondo dell’auto, mentre comfort e prestazioni sono ai massimi livelli. Difetti? Qualcuno lo abbiamo trovato per la verità, ma è stato come cercare un ago in un pagliaio! 18 Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: BMW Serie 7 Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della Casa » Store Online » Finanziamenti » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 19 PROVA SU STRADA NUOVA OPEL ASTRA Parola d’ordine efficienza In listino a partire da 17.600 euro la nuova Astra (K) prende il posto della precedente J assicurando consumi, prestazioni, guidabilità e tecnologia superiori. Peccato per qualche vibrazione di troppo di Emiliano Perucca Orfei 20 21 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Media L’ arrivo della nuova Astra (K) segna un momento molto importante nell’evoluzione del mercato di segmento C: la berlina, che presto debutterà anche in versione SW e sportiva a tre porte, mira infatti ad alzare notevolmente l’asticella dei contenuti offrendo elementi di classe superiore a prezzi relativamente contenuti: si va da una base di 17.600 euro per arrivare a 25.000 euro. Lunga 437 cm, larga 181 ed alta 148 la nuova Astra è 4,9 cm più corta della precedente e 2,5 più bassa ma allo stesso tempo lo spazio interno è aumentato (grazie anche ai nuovi sedili certificati AGR, Aktion Gesunder Rücken) con 3,5 cm in più per le gambe di chi siede dietro, 2,2 per la testa di chi siede davanti e 370 litri per il bagagliaio, che possono salire fino a 1.210 abbattendo progressivamente gli 22 Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica tempo il passaggio del flusso d’aria è stato regolato spostando più in alto o nascondendo tutte le componenti che prima generavano turbolenze negative, tra cui i bracci delle sospensioni posteriori. Nella nuova Astra spiccano anche tantissime altre novità tecniche tra cui i nuovi fari a matrice di led IntelliLux (1.300 euro). Si tratta di un sistema estremamente evoluto, sino ad oggi riservato a vetture premium di classe superiore, che non prevede solamente l’illuminazione full led (alla stregua di quanto proposto, ad esempio, da Seat Leon) ma anche la gestione del fascio luminoso attraverso le informazioni provenienti dalla telecamera Opel Eye: questo significa che nel momento in cui si segue una vettura o ne sopraggiunge un’altra, anche contemporaneamente, il fascio luminoso abbagliante viene automaticamente abbassato nelle singole zone interessate dalle vetture, con una dinamica che segue il movimento delle vetture. In Opel dichiarano che al minimo delle possibilità si possa ottenere un fascio luminoso migliore del 40% che quantificato in tempo può assicurare fino ad 1,5 secondi di tempo in più per prendere una decisione. OnStar: “concierge” a domicilio La sicurezza è dunque un elemento fondamentale nella nuova Astra e come le competitor vanta sistemi di controllo dell’angolo cieco sugli specchietti, il controllo dell’abbandono involontario della corsia con riallineamento automatico e l’avviso del non rispetto della distanza di sicurezza con dispositivo di frenata di emergenza. In più, rispetto alle altre, ha anche il dispositivo OnStar che permette a chi lo sceglie di avere un vero e proprio angelo custode: nato in America, dove GM ha più di 7 milioni di clienti e 5.000 dipendenti, OnStar consente di avere sempre a disposizione un servizio di “concierge” nella propria lingua con un operatore pronto a lanciare un SOS in caso di incidente (nei casi più gravi l’auto attiva automaticamente la chiamata) ma anche di gestire richieste apparentemente più schienali posteriori. Numeri che derivano da una misura di passo relativamente generosa (266 cm) e da una completa riprogettazione di scocca e pianale che ha portato ad una riduzione di peso di 200 kg (comprese alcune decine di kg di componentistica, tra cui scarico ed elettronica) ma soprattutto ad una riduzione dimensionale degli elementi strutturali: i montanti, ad esempio, sono stati “smagriti” a tal punto da assicurare 3° in più di visibilità nella zona anteriore e 2° nella zona posteriore. Ci sono (anche) i Matrix Led I 200 kg non sono l’unico elemento degno di nota nell’evoluzione tecnica della Astra: anche il coefficiente di penetrazione aerodinamica è stato notevolmente abbattuto (da 0,32 a 0,285) lavorando su componenti visibili ed invisibili tra cui il sottoscocca: è stato eliminato il fondo piatto, a tutto vantaggio di peso e costi, ma allo stesso 23 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica Intellilink da 8” con navigatore integrato, Opel Onstar, Opel Eye con funzioni di gestione della sicurezza dinamica, sensori di parcheggio e cerchi in lega da 17” sono di serie. Per tutti è previsto, in fase di lancio, uno sconto di 1.000 euro da utilizzare per l’acquisto di accessori: questo significa che in una Astra Elective il navigatore da 8” può arrivare “gratis” - avanzando duecento euro per altri accessori - mentre in una Innovation (o anche in una Elective) è possibile ottenere i fari IntelliLux con una spesa supplementare di appena 300 euro. Motorizzazioni: i nuovi gioielli di GM Tre le motorizzazioni previste, con diversi livelli di potenza, tutte turbocompresse: la gamma benzina si apre con i 105 CV del mille, tre cilindri (4,2, CO2 di 96 g/km) e si chiude con i 200 CV ed i 300 Nm del millesei ad iniezione diretta: per questo motore in Opel dichiarano una ripresa da 80 a 120 km/h in sesta marcia in 7,5 secondi. Nel mezzo si posiziona il millequattro, quadricilindrico, di nuova generazione con potenze di 125 e banali come la ricerca di un indirizzo (e l’impostazione automatica del navigatore...) o di un servizio specifico nella zona in cui si trova la vettura. OnStar, in buona sostanza, per funzionare necessita di una connessione 3g dedicata (inclusa nell’abbonamento annuale, circa 99 euro) attraverso la quale è possibile conoscere anche lo status della vettura attraverso la app dedicata: pressione pneumatici, livello benzina, posizione della vettura sono parametri che si possono controllare da dovunque nel mondo così come è possibile geolocalizzare la vettura, farle suonare il clacson, aprire o chiudere le porte o attivare e disattivare i fari. OnStar fa parte di un pacchetto di novità tecnologiche in cui sono inseriti anche l’hotspot wi-fi ed i nuovi sistemi di navigazione, tra cui L’Intellilink Navi900 con schermo da 8”. Si tratta di un sistema molto più veloce del precedente e più raffinato sotto il profilo grafico e 24 150 CV. Capace di una coppia massima di 245 Nm la nuova unità tedesca consuma 4,9 l/100 km ed emette una media di 114 g/km con prestazioni interessanti: la 150 CV assicura 215 km/h di velocità massima ed una accelerazione da 0 a 100 km/h in 8,3 secondi. Tre i livelli di potenza del diesel, tutti frutto del quattro cilindri turbocompresso da 1,6 litri. Denominato Whisper e progettato in Italia da GM Powertrain, vanta potenze di 95, 110 e 136 CV con livelli di coppia massima che oscillano dai 280 Nm del 95 CV ai 320 della declinazione più potente. Si tratta, almeno in Italia, dell’unità per eccellenza per Astra tanto che a Russelsheim si sbilanciano nel dire che la più gettonata sarà con ogni probabilità la versione da 110 CV (3,4 l/100 km, 90 g/km di CO2). Dal vivo: com’è fuori La nuova Opel Astra, a differenza di quanto avvenuto per Corsa, non è un profondo restyling della precedente ma un modello completamente nuovo. Lo si nota immediatamente dalla forma dei montanti, ora più snelli, ma anche dal profilo funzionale: rispetto alla versione da 7”, proposta ad un prezzo inferiore, non vanta ancora la tecnologia Android Auto (arriverà entro fine anno e sarà aggiornabile) ma solamente la Carplay di Apple ma come plus rispetto al sistema multimediale base c’è il navigatore “onboard” e non strettamente collegato alla presenza di un telefono. La gamma italiana si compone di tre diversi tipologie di allestimento. La prima, denominata solamente Astra, è dedicata ad un’utenza flotta ed è piuttosto basica nell’allestimento. Salendo ad Elective il compromesso qualità prezzo si fa interessante anche per la clientela privata: l’Intellilink si presenta con lo schermo da 7” e tutte le funzionalità ad esso collegate - Bluetooth, Apple Carplay ed Android Auto, comandi al volante, clima automatico bizona, cruise control e sensore di attivazione tergicristalli e luci. A chi vuole il top, invece, Opel Italia offre la Innovation: 25 26 27 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione automobilistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb della linea di cintura e dalla forma del montante posteriore, che con un gioco di materiali e di forme sembra interrompersi per conferire una maggior idea di leggerezza e raffinatezza. La linea è complessivamente piacevole, in particolar modo nella zona posteriore, ma rispetto al passato è evidente come in Opel abbiano voluto puntare più sulla qualità costruttiva (elevata) e sul particolare ricercato (i fari IntelliLux sono belli oltre che molto utili) piuttosto che su un design personale e meno ad un pubblico più ampio. Del resto nel mirino c’è la Volkswagen Golf. Dal vivo: com’è dentro Gli interni della nuova Astra segnano un notevole passo avanti rispetto a quelli dell’uscente generazione K. Lo stile è decisamente più elegante, i materiali sembrano essere di buona qualità e lo spazio dedicato all’elettronica è studiato con una 28 maggior attenzione verso l’ergonomia dell’utente: in buona sostanza, oltre allo stile più moderno nell’integrazione dei display, sono spariti dalla console centrale molti dei tasti che prima davano un’idea di caos e di poca funzionalità. Lo spazio a bordo è aumentato rispetto alla K, in particolar modo per chi siede dietro, mentre davanti si nota immediatamente come ci sia un campo visivo decisamente più ampio. Quello che stupisce, però, è il confort offerto dai sedili certificate AGR: sono davvero comodi, estremamente regolabili (18 vie, con memoria) e trattengono bene il corpo in curva senza però esagerare con imbottiture laterali. Non manca nemmeno la funzione massaggio, utile se si percorrono tanti km a bordo della vettura. Seduta comoda, quindi, ma anche un deciso passo avanti sotto il profilo della funzionalità e della qualità della vita a bordo: i display, in particolar modo l’IntelliLink da 8”, sono perfettamente leggibili ed offrono una dinamica di “movimento” tra le varie funzionalità degna dei migliori smartphone di ultima generazione. Peccato che non si possa ancora far interagire uno smartphone android (cosa a cui presto Opel correrà ai ripari) ma soprattutto che la porte USB disponibili sotto al bracciolo tra i sedili anteriori sia solamente una. Buona la capienza del bagagliaio: vero, il dislivello tra la soglia di carico ed il pavimento non è tra le più contenute, ma lo sviluppo è regolare e lo spazio è più che sufficiente per le esigenze del segmento. Come va Abbiamo scelto di guidare la nuova Astra con due diverse motorizzazioni: la millesei turbodiesel da 110 CV ed il nuovo millequattro benzina da 150 CV. Partiamo dal millesei turbodiesel che di passo in passo sta dimostrando una maturità davvero eccezionale: molto silenzioso, grazie anche ad una ottima insonorizzazione messa a punto dai tecnici di Russelsheim, il motore più gettonato dal pubblico europeo risponde in modo convincente ai comandi del gas offrendo una buona risposta già a partire da 1.500 giri ed una erogazione della potenza “interessante” fino a 3.800 giri. Un motore ideale per una vettura come Astra, soprattutto ora che il peso sceso di quasi 200 kg permette anche a motori più piccoli di portare a spasso una vettura comunque relativamente importante nelle dimensioni. Il tutto senza esagerare nel consumo, che abbiamo “fotografato” a fine prova a 6 l/100 km senza particolari attenzioni verso un uso “eco” del piede destro. Notevole la prestazione del millequattro da 150 CV: il nuovo motore spinge forte già a partire da 1.400 giri e prosegue nella sua corsa fino a quota 5.500. Potrebbe salire ancora di un 29 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito migliaio di giri, ma senza alcun senso: con un livello di coppia così buono ai regimi intermedi, è decisamente più redditizio (anche per i consumi) passare di marcia a regimi più intermedi. Sostanzialmente la guida di questo motore ricorda quella di un buon turbodiesel con il plus di un allungo decisamente più vicino a quello dei benzina “vecchia scuola”. Motori perfetti? Non proprio, nel senso che per entrambi abbiamo registrato una discreta vibrazione su pedaliera e volante a regimi medio alti. I tecnici Opel sono a conoscenza di questo “fenomeno” ma assicurano sia strettamente legato alle vetture pre-serie che abbiamo utilizzato nel corso dell’evento di lancio. Ma come si guida? Davvero molto bene. Il massiccio lavoro di alleggerimento portato avanti dai tecnici Opel per rendere più efficiente la Astra K è stato notevole ed a guadagnarne non sono solo consumi ed emissioni: rispetto alla 30 Periodico elettronico di informazione automobilistica Prove vecchia il nuovo modello è più agile e si fa guidare in modo decisamente più sportivo tra le curve. La differenza è evidente anche sotto il profilo del confort visto che a fronte di minor carico le sospensioni sono più libere di gestire il rapporto tra la gomma ed il corpo vettura assicurando maggior efficacia anche sullo sconnesso. Notevole l’efficacia dei sistemi di sicurezza: i nuovi fari IntelliLux sono eccezionali nella dinamica di funzionamento ed assicurano una visibilità notturna davvero incredibile. Ma quello che stupisce di più è come ci si senta davvero coccolati e protetti dal sistema Opel Eye anche se tra tutte le funzionalità disponibili manca quella del cruise control attivo: Astra frena automaticamente, fino a 60 km/h, per evitare impatti ma non chiedetele (ancora) di mantenere una distanza di sicurezza da chi vi precede in autostrada e procede più lentamente rispetto alla media che avete scelto. 31 32 33 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione automobilistica BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Opel Astra Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della Casa » In conclusione Opel è riuscita nell’intento di far fare un notevole salto di qualità alla Astra assicurandole più confort, più tecnologia ed una migliore guidabilità. Elementi che rendono piacevole la vita a bordo, soprattutto per tutti coloro i quali sceglieranno Astra per lavoro (tantissimi), venduti ad un prezzo particolarmente interessante. 34 Test drive » Virtual Tour » Store online » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 35 PROVA SU STRADA SUBARU LEVORG L’alternativa Dopo un buon successo in Giappone, Subaru esporta la Levorg anche nel vecchio continente. Linee aggressive, interni comfortevoli, ed un motore che canta come un orologio: il tutto da 25.990 euro di Marco Congiu 36 37 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica Media Free, l’allestimento Sport Style offre in aggiunta cerchi in lega leggera da 18”, fari a LED, fendinebbia, tetto apribile in vetro, keyless Access, telecamera posteriore e sistemi di sicurezza attiva SRVD e HBA. Per metà è la WRX Il telaio può essere sostanzialmente diviso in due settori. Realizzato in quattro differenti tipi di acciaio multifase, garantisce rigidità torsionale, migliorando la dinamica di guida e la sicurezza passiva della vettura. Sino al montante A, lo chassis è identico a quello della Subaru WRX, mentre la restante parte è realizzata ex-novo. Dal vivo: com’è fuori È innegabile: i richiami sportivi tipici del brand sono ben evidenti. Non si può non notare l’enorme presa d’aria sul cofano motore, necessaria per raffreddare l’intercooler, e che le conferisce un look decisamente “cattivo”. La fanaleria a LED Q uando si pensa al nome Subaru, è inutile nascondere le prime immagini che ci affiorano nella memoria. Sono immagini di imprese sportive legate al mondo del WRC, ai nomi di McRae, di Solberg e di Burns. Piloti – e, direttamente, auto – entrate a pieno titolo nella leggenda e nell’immaginario collettivo. Forte di una simile tradizione che si stava – inutile negarlo – iniziando a perdere nei modelli chiamati una volta “familiari”, la casa delle Pleiadi sfodera la nuova Levorg. L’auto va a sostituire la V serie della Legacy, dalla quale eredita per certi versi il nome. Levorg, infatti, è l’acronimo di Legacy Revolution Touring. Tale scelta è stata operata dai tecnici nipponici per avere ben chiaro il punto di arrivo: non si sarebbe trattato di un’evoluzione 38 è ben delineata, ed è ben tagliato anche lo spoiler anteriore. Le fiancate sono pulite, e terminano con minigonne dal chiaro rimando agonistico, mentre fanno bella mostra cerchi in lega da 18” nella versione da noi testata, la Sport Style (17”, invece, per la Free). Pregevole la modifica dell’alloggiamento degli specchietti laterali: ora non sono più ancorati al montante, ma sono fissati alla portiera, andando a creare così un maggiore spazio di luce per migliorare la visibilità complessiva. Al retrotreno, infine, troviamo il consueto doppio scarico, oltre ad uno spoiler sul tettuccio. Dal vivo: com’è dentro Gli interni sono di qualità e ben rifiniti. Va detto subito che il pellame utilizzato per rivestire i sedili della versione da noi utilizzata, non sarà ufficialmente presente a listino, ma si potrà ottenere su richiesta. La seduta è comoda, avvolgente e per nulla stancante: anche stando alla guida per lunghi tratti autostradali o per le strade di montagna, non si avvertono mai fastidi alla schiena. del modello precedente, ma di una vera e propria rivoluzione. Nelle dimensioni, troviamo una station wagon lunga 4.690 mm, larga 1.780 mm ed alta 1.490 mm, più compatta nel complesso rispetto alla Legacy, ma con un bagagliaio di 522 litri di capacità. In Giappone, mercato nel quale è presente da circa un anno, la Levorg ha riscosso un buon numero di vendite, ed è per questo che Subaru ha deciso di portare questo modello anche in Europa. Diciamo subito che sarà a disposizione una sola versione, spinta dal celeberrimo 4 cilindri boxer a benzina da 1.6 litri, capace di 170 cavalli e 250 Nm. La trazione è integrale, o AWD come piace ripetere alla casa, mentre il cambio è un automatico CVT, ribattezzato Lineartronic. Due allestimenti: Free e Sport Style Sono due gli allestimenti della nuova Subaru Levorg. Partendo da una base già valida, chiamata 39 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica utilizzare i paddle al volante – di buona fattura, va riconosciuto. Il cambio, in tale selezione, “simula” virtualmente i rapporti. Si apprezza la quasi totale assenza di un sistema di protezione, il quale consente una guida sportiveggiante e grintosa. disco, inoltre, garantiscono spazi di arresto ridotti, anche nei momenti di emergenza. Premendo il pulsante “S” sul volante, poi, la mappatura del cambio diviene più sportiva, ed il piacere di guida ne giova sensibilmente. Com’è alla guida Questa nuova Subaru si lascia apprezzare anche per i sistemi di sicurezza attiva e passiva installati al suo interno. Oltre ai sette airbag di serie, trovano spazio l’High-Beam Assist, fattore che regola la luminosità dei gruppi ottici aumentandola o riducendola in corrispondenza dell’arrivo di un’altra vettura dal senso opposto di marcia, ed il Vehicle Dynamic Control, sistema che gesisce la frenata automatica d’emergenza. Il Subaru Rear Vehicle Detection avvisa il conducente della presenza di veicoli negli angoli ciechi della La Levorg è reattiva in ogni frangente. La dinamica è valida, grazie anche ad uno sterzo che risponde bene ai comandi. È rigido il tanto che basta per consentire una guida frizzante nelle strade panoramiche, mentre non stanca quando si percorrono i lunghi tratti autostradali. La trazione integrale, poi, si apprezza nei tornanti in salita, quando la strada si inerpica particolarmente. La visibilità al suo interno è ampia, e sono davvero pochi gli angoli ciechi. I freni a La plancia è ben rifinita, ed in linea con l’offerta del segmento. Si respira aria “tecnologica” praticamente ovunque, grazie al touchscreen da 6.2” posizionato al centro dell’abitacolo, dal quale si comandano le diverse funzioni dell’infotainment. Poco più in alto, troviamo un display digitale dove vengono proiettati un orologio, la temperatura e le funzioni attive della vettura. Il quadro comandi è ben leggibile in ogni condizione di luce, mentre invece il navigatore non ci ha convinto fino in fondo, a causa di repentine – e non richieste - modifiche dell’ingrandimento della mappa. Sul volante, poi, troviamo ogni funzione di comando dell’automobile, dal cruise control ai tasti per la gestione dell’infotainment e del telefono. Innumerevoli, infine, gli ingressi usb, per tenere sempre connessi i propri dispositivi multimediali. 40 Sicurezza innanzitutto! Motorizzazioni: è previsto solo il 1.6 da 170 cavalli. Chiaramente, boxer La Levorg si presenta in Italia con un motore a benzina turbo, da 1.6 litri, capace di erogare 170 cavalli e 250 Nm di coppia. Si apprezza molto la morbidezza e la rotondità dell’erogazione, mai brusca, anche per via dell’impiego del cambio Lineartronic, assimilabile ai ben noti CVT per tipologia di funzionamento. La velocità massima dichiarata dalla casa è di 210 km/h, con un tempo sullo 0-100 km/h di 8.9 secondi, mentre il consumo di carburante si attesta tra i 6.9 ed i 7.1 litri ogni 100 km. La risposta al piede destro del guidatore è sempre fluida, anche se è avvertibile un leggero turbo lag quando a bassi regimi si spinge a fondo sul gas. Spostando la leva del cambio sulla selezione manuale, è possibile 41 42 43 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 44 Periodico elettronico di informazione automobilistica Prove 45 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Prove vettura, emettendo un segnale lampeggiante sugli specchietti laterali, mentre il Rear Cross Traffic Alert è nato per garantire la segnalazione al guidatore, in fase di manovra, dell’avvicinamento delle altre vetture dalle zone posteriori dell’auto. In conclusione La Subaru Levorg è una vettura davvero valida: ampia e spaziosa, è adatta alle famiglie che non vogliono rinunciare a viaggiare comodamente, ma con un tocco di sportività. Ha le caratteristiche tipiche della sua categoria, senza però rinunciare ad una dinamica di guida che sa togliere delle soddisfazioni anche a chi sta seduto al posto di guida. Volvo V60 e Mazda 6 sono avvertite. 46 47 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica in appena 3.7 secondi, migliorando di due decimi rispetto alla versione RS normale. Sono necessari, invece, 12.1 secondi per raggiungere i 200 km/h, mentre la velocità massima si attesta a 305 km/h, grazie all’optional Dynamic Package. I consumi rilevati sono di 9.6 litri di carburante ogni 100 km, con un’emissione di CO2 per km pari a 223g. Il cambio è il celebre tiptronic ad otto rapporti, adattabile alla modalità D o S a seconda delle esigenze del guidatore. Dietro il volante troviamo, infine, i paddle, utili per una guida davvero sportiva. La trazione è garantita dal sistema quattro, permanente su tutte le ruote. Nella configurazione standard, abbiamo il 40% di coppia indirizzata all’anteriore, con il restante 60% al retrotreno. A richiesta, è disponibile un differenziale di stampo sportivo, il quale – posizionato sull’assale posteriore – attiva la distribuzione di coppia tra la ruota interna e quella esterna. Le sospensioni adattive ad aria abbassano ulteriormente l’assetto di ben 20 mm, mentre dalla R8 viene ereditato un pulsante posto sullo sterzo, grazie al quale è possibile modificare il sistema di guida – comfort, auto, dynamic ed individual – senza mai distogliere lo sguardo dalla strada. Gli pneumatici sono da 21”, mentre l’impianto frenante è composto da quattro freni a disco autoventilati, con la possibilità di avere – sempre come optional – freni carboceramici. Gli interni sono in classico stile Audi RS, ovvero con fianchi avvolgenti e pronunciati e poggiatesta integrato. La raffinatezza e la sportività è garantita da un valido mix di pelle ed Alcantara. La strumentazione e la plancia, inoltre, presentano pregevoli finiture in carbonio. Il prezzo della nuova Audi RS6 Avant performance parte da 117.000 euro in Germania, e sarà disponibile negli showroom a partire da novembre. AUDI RS6 AVANT PERFORMANCE LA FAMILIARE DA OLTRE 600 CAVALLI di Marco Congiu | È uscita la nuova Audi RS6 Avant performance. La station wagon, sotto il cofano, è spinta da un propulsore TFSI da 4.0 litri, capace di erogare 605 cavalli e 750 Nm. Lo 0-100? In 3.7 secondi... P ensata per chi non vuole rinunciare alla comodità ed alla praticità di una station wagon, ma che allo stesso tempo vuole regalarsi ancora qualche brivido dettato dalla sportività pura, con prestazioni quasi da supercar. Questa, in poche parole, potrebbe essere l’estrema sintesi del 48 pensiero alla base della nuova Audi RS6 Avant performance. Da fuori, colpiscono molto le prese d’aria maggiorate, oltre alla nera griglia satinata ed al diffusore posteriore. L’auto, equipaggiata da un propulsore TFSI da 4.0 litri, eroga 605 cavalli di potenza, a fronte di una coppia di ben 750 Nm, utili a spingere l’auto da 0 a 100 km/h 49 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica Wankel e lo dimostra con l’affascinante RX Vision concept. Si tratta di un prototipo che anticipa le sembianze di una sinuosa sportiva a trazione posteriore, intrisa di Kodo Design e spinta proprio da un motore Wankel. Descritta come “una visione di un futuro che Mazda si augura di realizzare, un giorno, per davvero” la Vision RX concept si distingue soprattutto per il cofano molto allungato, i montati sottilissimi e i mastodontici cerchi in lega. Non mancano dettagli da sportiva di razza, come il diffusore posteriore, le prese d’aria sul cofano, il doppio terminale di scarico e i numerosi splitter aerodinamici. Dentro si respira un’atmosfoera assolutamente sportiva, grazie ad un abitacolo minimalista, cucito intorno alla figura del guidatore. In particolare si fanno notare la plancia rivestita in pelle, il volante sportivo a tre razze e il quadro strumenti dal sapore squisitamente artigianale. Ma questo prototipo vuole stupire anche sotto al cofano dove si nasconde un nuovo motore Wankel battezza “Skyactiv- R”. Al momento non si conoscono dettagli tecnici in merito a questa unità perché la Casa di Hiroshima si è limitata a comunicare che “la ricerca sul motore rotativo non si è mai fermata, abbiamo continuato a credere e ad investire su questa tecnologia. Il motore Skyactiv-R vuole esprimere “la determinazione di Mazda nell’accettare nuove sfide mettendo in discussione le convenzioni e attraverso tecnologie innovative”. Masamichi Kogai, CEO di Mazda Motor Corporation, ha dichiarato: “Mazda continuerà sempre a raccogliere nuove sfide. Il nostro obiettivo è quello di creare un legame del tutto speciale con i nostri clienti, in modo che Mazda possa diventare il loro solo ed unico marchio”. Al momento non sappiamo se questo concept ispirerà una sportiva di serie. Ma se i risultati commerciali continueranno ad essere favorevoli per il costruttore giapponese, sembrerebbero esserci tutte le carte in regola per rivedere una tanto desiderata RX-7 di nuova generazione. MAZDA RX VISION CONCEPT IL GRANDE RITORNO DEL WANKEL di Matteo Valenti | Lo avevamo anticipato esattamente un anno fa. E dal Salone di Tokyo arriva la conferma che non ci eravamo sbagliati. Mazda non ha mai abbandonato la sua fede nel motore rotativo Wankel e lo dimostra con l’affascinante RX Vision concept L o avevamo anticipato in tempi non sospetti, esattamente un anno fa. E dal Salone di Tokyo arriva la conferma che non ci eravamo sbagliati. Mazda non ha mai abbandonato la sua fede nel motore rotativo 50 51 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica nuovo V6 da 3.5 litri che eroga una potenza di 500 CV alloggiato longitudinalmente in posizione centrale. E’ un biturbo a iniezione diretta su cui è montato un motore elettrico calettato sull’albero motore che lavora all’unisono con l’unità termica e funge anche da generatore per ricaricare le batterie agli ioni di litio. Il cambio è invece un doppia frizione a 9 rapporti. Insieme ai due motori elettrici montati sull’asse anteriore ciascuno da 36 CV, per una potenza complessiva di sistema di 573 CV e 550 Nm di coppia massima, forma un sistema di propulsione denominato Sport Hybrid SH-AWD. La sigla AWD indica che la nuova NSX è una quattro ruote motrici dallo schema simile ad alcuni prototipi ibridi impiegati alla 24h di Le Mans. Questa soluzione non serve solamente a migliorare la trazione e l’accelerazione, ma è parte integrante della dinamica gestita dall’elettronica della NSX. Combinando l’erogazione dei quattro motori, infatti, la NSX gestisce in maniera intelligente le fasi di ingresso, percorrenza e uscita di curva, nonché la frenata. La velocità massima dichiarata è di 307 km/h, mentre non è ancora noto il dato sull’accelerazione 0-100 km/h. Alluminio, carbonio e acciaio Il telaio della Honda/Acura NSX è realizzato combinando l’alluminio, impiegato per la struttura, l’acciaio per i montanti e le parti sottoposte a maggiore sollecitazione e la fibra di carbonio, come per il fondo della vettura. Il peso dichiarato della vettura è di 1.725 kg. Lo schema delle sospensioni a controllo magnetoreologico è a doppi triangoli sovrapposti all’anteriore, mentre un sistema multilink agisce al posteriore. I freni sono forniti da Brembo, mentre i pneumatici sono stati appositamente realizzati da Continental: si chiamano Conti-Sport Contact 5P e misurano 245/35ZR19 all’anteriore e 305/30ZR20 al HONDA NSX LE PRESTAZIONI DELLA SUPERCAR IBRIDA GIAPPONESE di Daniele Pizzo | La riedizione della supercar degli anni ‘90 è dotata di tre motori elettrici e di un motore termico V6 3.5 litri per una potenza complessiva di 573 CV P iù volte esibita nei maggiori saloni internazionali negli ultimi due anni, la nuova Honda NSX, supercar con la quale il costruttore giapponese punta a ripetere il successo della sportiva degli anni ‘90 sviluppata con la “superconsulenza” di Ayrton Senna, debutta al Salone di Tokyo nella sua veste definitiva. Il costruttore nipponico ha finalmente svelato le caratteristiche tecniche della 52 NSX, anche se relativamente al solo modello che verrà commercializzato con il brand Acura negli USA, dove la nuova NSX viene realizzata in una apposita officina, il Performance Manufacturing Center, nell’Ohio. Quattro motori La nuova Honda/Acura NSX è dotata di ben quattro motori, di cui tre elettrici: il cuore è un 53 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica News posteriore. La NSX non è dotata di aerodinamica attiva. Quattro modi di viaggiare La Honda NSX è dotata di quattro modalità di marcia: Quiet, Sport, Sport+ e Track. Ogni impostazione agisce su tutta la dinamica della vettura, nonché sul suono del motore. La più silenziosa, come suggerisce il nome, è la “Quiet”, che si avvale dei motori anteriori a basse velocità e limita il regime del motore termico a 4.000 giri quando questo entra in funzione. Una funzione interessante è la programmabilità delle modalità di marcia: si può impostare la modalità con cui la vettura viene avviata anche in funzione dell’ora. Così al mattino si può scegliere la modalità Quiet per evitare di svegliare i vicini. 54 55 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica cofano, poi, abbiamo una vera e propria chicca: il 2.0 boxer turbo, ora, eroga 328 cavalli a 7.200 giri, e 431 Nm di coppia tra i 3.200 ed i 4.800 giri. Tali valori si sono raggiunti tramite una mappatura migliorata dell’ECU. Un sound più corposo e robusto scaturisce, inoltre, da un sistema di scarichi rivisto e da una marmitta sportiva. Alcune aggiunte sono delle vere e proprie chicche in esclusiva per la S207, come le molle elicoidali e la struttura frontale Bilstein, oltre ad un pannello strumentazione rispetto alla WRX STI di serie, sedili Recaro e pulsante d’accensione. I freni sono Brembo, mentre nell’auto sono stati implementati il Vehicle Dynamics Control e l’Active Torque, sviluppati appositamente per questo modello. BBS, infine, ha realizzato appositamente i cerchi da 19” in lega, verniciati di nero. SUBARU WRX STI S207 BOMBA DA 328 CAVALLI di Marco Congiu | Subaru ha svelato la WRX STI S207 al Tokyo Motor Show. Si tratta di una vettura ad alte prestazioni, dotata di 328 cavalli. Sarà un’esclusiva limitata a 400 pezzi per il solo mercato giapponese S ubaru, quando vuole, sa stupire ed emozionare. A oltre 10 anni dai fasti iridati della casa delle Pleiadi, il marchio nipponico svela al salone di Tokyo un’esclusiva in tiratura limitata a 400 esemplari per il solo mercato del Sol Levante. Si tratta della Subaru WRX STI S207. L’auto non passa 56 certamente inosservata per via delle colorazioni disponibili – Crystal Black Silica, Crystal White Pearl, WR Blue Pearl e un ancor più esclusivo NBR Challenge Package Yellow Edition – oltre che per il look smaccatamente sportivo, ricco di minigonne, profili aerodinamici ed un enorme spoiler in carbonio montato al posteriore. Sotto il 57 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica il debutto della piattaforma modulare SPA e dei nuovi motori a quattro cilindri Drive-E. Tutte tecnologie studiate in partenza per una futura elettrificazione. Ora però sembra proprio che questo processo abbia “messo il turbo” e proprio per questo l’orizzonte si arricchisce di nuovi e preziosi dettagli. La prima notizia riguarda lo sviluppo della nuova piattaforma modulare compatta CMA (Compact Modular Architecture), che si affiancherà all’attuale SPA (Scalable Product Architecture), che ha debuttato sulla nuova XC90. Mentre da un lato la SPA si occuperà dell’alto di gamma, dando vita alle future famiglie “60” e “90”, la CMA dall’altro servirà per costruire la futura gamma di vetture compatte di segmento C. Oltre alla nuova V40 (quella attuale sfrutta ancora il pianale della Ford Focus, nda) la CMA servirà quasi sicuramente anche per realizzare un inedito SUV compatto, che si posizionerà al di sotto della XC60. La XC40 quindi - il nome sembra quasi scontato, ma non è al momento confermato - potrebbe arrivare già alla fine del 2017 per fare concorrenza a Mercedes GLA e BMW X1. XC40: il SUV compatto sarà globale La nuova piattaforma CMA però ha un valore fondamentale per Volvo. Prima di tutto perché cancella definitivamente gli ultimi legami con le tecnologie Ford ma soprattutto perché permetterà di spalmare i costi in maniera molto più efficiente rispetto ad oggi. La nuova piattaforma modulare infatti è sviluppata da Volvo, ma verrà utilizzata in futuro anche dai cinesi della Geely, la società che nel 2010 ha acquisito Volvo Cars, per costruire modelli destinati esclusivamente al mercato asiatico. In più le future “40” verranno per la prima volta prodotte e vendute in tutti i mercati in cui è presente Volvo, trasformandosi VOLVO DALLA XC40 ALL’ANTI-TESLA E IBRIDO PLUG IN TUTTE LE SALSE di Matteo Valenti | Volvo annuncia un’offensiva senza precedenti nel campo dell’elettrificazione. In futuro ci sarà un’intera famiglia di modelli ibridi plug in e addirittura una vettura 100% elettrica di lusso ad alte prestazioni. E il tempismo è sospetto... V olvo annuncia un’offensiva senza precedenti nel campo dell’elettrificazione. In futuro ci sarà un’intera famiglia di modelli ibridi plug in - quindi con possibilità di ricarica tramite presa di corrente domestica - e addirittura una vettura 100% elettrica di lusso ad alte prestazioni. Il tempismo è sospetto, in senso buono, dal momento che l’annuncio arriva all’indomani dello 58 “scandalo Volkswagen” legato ai motori diesel e subito dopo la notizia che anche a Wolfsburg stanno sviluppando una vettura di lusso a batterie. CMA: una nuova piattaforma per le compatte In ogni caso in Svezia è da tempo che lavorano ad una gamma di modelli plug in, già previsti con 59 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb in veri e propri modelli globali. Oltre all’Europa quindi, anche in Cina e negli Stati Uniti. T5: ecco l’ibrido plug in a trazione anteriore Con il nuovo pianale compatto poi debutterà anche un motore inedito. Si tratta di un nuovo tre cilindri turbo benzina - come vuole la moda del momento - derivato direttamente dall’attuale quattro cilindri 2.0 Drive-E. Con una cilindrata di 1.5 litri, il nuovo tre cilindri Volvo è strategico non solo in ottica “downsizing”, ma anche perché sarà il cuore, insieme alla piattaforma CMA, di un nuovo sistema ibrido plug in. Sarà un powertrain molto più semplice, e quindi più economico, di quello oggi disponibile sulla XC90 T8, dove il motore termico anteriore è abbinato ad un’unità elettrica posteriore, per formare un 60 News Periodico elettronico di informazione automobilistica level” della famiglia “60” di prossima generazione (S60, V60 ed XC60), che nascono su base SPA. L’anti-Tesla svedese Ma veniamo alla nuova vettura 100% elettrica. Al momento sappiamo solo che il suo arrivo è ormai certo e che la vedremo senza dubbio nel 2019. Sarà un modello di lusso e capace di garantire grandi prestazioni e per questo noi l’abbiamo subito battezzata “anti-Tesla”. Sarà un caso, ma proprio all’interno della fabbrica di Torslanda abbiamo avvistato due Model S parcheggiate tra le Volvo appena uscite dalle linee di produzione... Non è dato sapere però se questa elettrica sarà un’auto a parte o una più semplice variante di un modello esistente, per esempio della futura berlina S90. E non sappiamo quali saranno le sue dimensioni e quale tipo di carrozzeria adotterà. Alla Volvo ci dicono soltanto che potrebbe essere un modello compreso tra la gamma “60” e “90” ma al momento nulla è ancora stato deciso a livello stilistico. In ogni caso è indicativo sapere che, sulla scia di Tesla Motors, sempre più costruttori “tradizionali” si preparano a lanciare un modello elettrico ad alte prestazioni. Oltre a Volvo, sappiamo che presto arriveranno in questo mondo anche Volkswagen con la nuova Phaeton elettrica, ma molto probabilmente anche Audi e Porsche. Insomma è bene che iniziamo a farci l’abitudine. Le tecnologie “elettriche”, che siano ibride, plug in o full electric, per ora rimarranno pur sempre delle nicchie di mercato - secondo Volvo rappresenteranno il 10% nel 2020 - ma saranno sempre più presenti e strutturate. Volvo ha scoperto le sue carte. sistema a trazione integrale. Il futuro T5 infatti - questo il nome commerciale del nuovo ibrido plug in - manderà in scena uno schema “tutto davanti”, quindi a trazione anteriore. Il tre cilindri turbo sarà abbinato ad un motore elettrico montato all’anteriore e il tutto verrà coordinato da un inedito cambio automatico a doppia frizione con sette rapporti. La batteria in questo caso, montata al centro in maniera longitudinale, seguendo lo stesso identico schema della XC90 T8, avrà una capacità di 9,7 kWh (sono 9,2 i kWh disponibili sulla XC90, nda) e potrà garantire, secondo Volvo, un’autonomia in elettrico di circa 50 km. La potenza complessiva dell’ibrido plug in a trazione anteriore sarà di 255 CV. Questo sistema ibrido plug in infine sarà molto versatile. Finirà infatti sulle nuove compatte con pianale CMA (V40 e XC40) ma anche sulle versioni “entry 61 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Dieselgate Periodico elettronico di informazione automobilistica marchio, e tutti riconducibili all’alto di gamma del Gruppo. Risultano irregolari la Volkswagen Touareg Model Year 2014, la Porsche Cayenne Model Year 2015, le Model Year 2016 di Audi A6 quattro, A7 quattro, A8, A8L e Q5. “Le indagini dell’EPA stanno continuando”, si legge in una nota diffusa dall’agenzia. In una conferenza congiunta con il California Air Resources Board, l’EPA ha annunciato di aver condotto una serie di test anche sulle vetture dell’alto di gamma del Gruppo Volkswagen – ovvero Porsche e Audi – e di averle trovate equipaggiate con il famoso software incriminato. Nello specifico, tale componente comprende un dispositivo elettronico in grado di riconoscere se l’auto stesse eseguendo un test, in modo tale da alterare le emissioni di NOx. La faccenda è ancora bel lontana dal potersi dire conclusa. Ecco una lista dei modelli sino ad ora coinvolti: • Volkswagen Touareg (MY 2014) • Porsche Cayenne (MY 2015) • Audi A6 Quattro (MY 2016) • Audi A7 Quattro (MY 2016) • Audi A8 (MY 2016) • Audi Q5 (MY 2016) • Beetle (MY 2012–2015) • Beetle Convertible (MY 2012-2015) • Audi A3 (MY 2010–2015) • Golf (MY 2010–2015) • Golf Sportwagen (MY 2015) • Passat (MY 2012-2015) SCANDALO VW, EPA «ECU MANOMESSE ANCHE SUI 3.0 DIESEL». TREMA L’ALTO DI GAMMA di Marco Congiu | Lo scandalo Volkswagen si allarga. L’EPA ha riscontrato software manomessi anche sui diesel da 3.0 litri, equipaggiati sull’alto di gamma del gruppo di Wolfsburg. Coinvolta anche Porsche e l’alto di gamma Audi L’ ennesima tegola si sta abbattendo sul Gruppo Volkswagen. L’EPA, Enviromental Protection Agency, l’ente statunitense che ha scoperchiato il vaso di pandora, facendo emergere le manomissioni dei software equipaggiati sulle vetture della multinazionale, ha dichiarato di aver riscontrato altre anomalie sui 62 propulsori diesel del gruppo, e di preciso sul 3.0 TDI. In un comunicato diffuso oggi da Wolfsburg, viene dichiarato che l’EPA ha riscontrato un software “con funzioni non ben definite” all’interno del 3.0 TDI. Nonostante sia arrivata una secca smentita dal quartier generale VW, l’EPA ha notificato un’altra violazione delle norme su un numero importante di veicoli, differenti per 63 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione automobilistica giornata di ieri, per Fiat-Chrysler. Ha di che essere soddisfatto l’AD FCA, nonché presidente del Cavallino, Sergio Marchione. «Il mondo è grande e per Ferrari ci sono enormi opportunità. Dobbiamo crescere sul fronte della domanda. La concorrenza non è all’altezza di Ferrari.» ha dichiarato alla Cnbc. «Oggi è una grandissima giornata, vedere Wall Street piena di Ferrari è una cosa eccezionale che sarebbe stata impensabile 10 anni fa. È la conclusione di un grandissimo periodo di sogni che abbiamo portato a casa.» Trovano conferme le voci secondo le quali la produzione Ferrari verrà incrementata a 9.000 esemplari prima della fine del decennio, a fronte dei 7.700 odierni. Non potevano mancare, invece, delle dichiarazioni a proposito di quanto sta avvenendo al Gruppo Volkswagen. «La storia di Volkswagen non se l’aspettava nessuno. Andrà a cambiare la dinamica del mercato, cambieranno tantissime cose nell’auto. Sta cambiando l’atteggiamento delle parti sociali, è un momento strano. Continuiamo a lavorare per cercare di preservare Fiat Chrysler e far in modo di posizionarla nel modo migliore.» «FCA è il settimo gruppo auto al mondo con un fortissimo portafoglio di marchi e un grande piano di sviluppo davanti a sé. Ferrari è una società straordinaria, e oggi è un primo passo verso una sua vita propria.» commenta il Presidente FCA, John Elkann. Ma quale futuro può presentarsi, ora, per la Ferrari? A Maranello, attualmente, sono presenti otto modelli a listino: si parte dalle neonate 488GTB e Spider, oltre alla 458 Speciale e Spider, passando per la California T, la F12Berlinetta, F12tdf e la FF, oltre a LaFerrari, hypercar prodotta in serie limitata di 499 esemplari già esauriti. La concorrenza, nonostante i brand rivali non possano vantare il medesimo blasone o appeal del Cavallino Rampante, è comunque alta. Da un lato abbiamo la Porsche, che con una diversificazione dei propri modelli ha dato vita ad auto davvero interessanti, come la 918, la Panamera, oltre alla Cayenne ed alla Macan, passando per la Cayman, 911 e la Boxster. La casa tedesca, tuttavia, conta su un FERRARI, WALL STREET DA SOGNO. MARCHIONNE: «CONCORRENZA NON ALL’ALTEZZA» di Marco Congiu | Ferrari esordisce a Wall Street come meglio non avrebbe potuto. Sergio Marchionne, Presidente del Cavallino, ha di che gongolare. Quale futuro attende la Rossa, adesso? L a giornata di ieri, mercoledì 21 ottobre 2015, entrerà di diritto nella storia del Cavallino Rampante. Negli anni a venire, oltre ad essere ricordato come l’anniversario del Titolo Mondiale di Kimi Raikkonen – l’ultimo, per ora, vinto da una Rossa – questa data segnerà l’ingresso sul mercato azionario di Wall Street della Ferrari. All’apertura delle contrattazioni, il titolo “Race” è schizzato alle stelle: 64 partendo dai 52 dollari dell’Ipo, è arrivato in un attimo ai 60, oscillando tra i 60,97 ed i 55,15, con un incremento valutabile tra il 13 ed il 15%. Nel pomeriggio, l’entusiasmo si è lievemente fermato, mentre le azioni FCA a Piazza Affari lasciavano sul campo il 5,27%, a seguito di un riposizionamento su Ferrari. La multa ricevuta dall’UE, valutabile tra i 20 e 30 milioni di euro, ha inciso in maniera lieve, sul risultato complessivo della 65 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Attualità bacino produttivo impensabile per Maranello. Si parla di oltre 200.000 unità all’anno, mentre la Rossa punta a raggiungere le 9.000 entro il 2019. Tornata sugli scudi, nella storia recente, McLaren, la cui gamma è in perfetta concorrenza con quella di Ferrari. Lamborghini, tra Huracán e Aventador, sforna 2.500 auto l’anno, mentre Audi, con le due versioni della celeberrima R8, punta ad affermarsi sempre più, anche per via di prezzi competitivi. Si sogna un ritorno nei listini della Dino, auto dal nome evocativo e di sicuro fascino, spinta nel caso da un propulsore a sei cilindri. Il futuro più lontano, invece, potrebbe addirittura vedere una Ferrari totalmente elettrica, mentre per quanto riguarda un SUV con lo stemma che fu di Francesco Baracca, la risposta al momento è totalmente negativa. Nel mercato dell’auto, tuttavia, mai dire mai… 66 67 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Intervista Periodico elettronico di informazione automobilistica la necessità di contenere dimensioni e costi, che non una sportiva elitaria. Invece l’auto che avrebbe voluto disegnare è la DS 19 di Citroen, una vettura che ha cambiato la storia. Cosa pensa delle forme di oggi? Sembra anche a lui che la creatività sia un po’ appannata? Quale la sua opinione sui centri stile delle varie Case? Giorgetto Giugiaro è una persona schietta e non si sottrae alle nostre domande. GIORGETTO GIUGIARO I CENTRI STILE SOFFOCANO LA CREATIVITÀ di Nico Cereghini | In questa terza parte della conversazione con Giorgetto Giugiaro andiamo al cuore del suo lavoro: le automobili. Le scuole, l’incontro con Giacosa e l’ingresso in Fiat. E poi la più importante delle sue auto, quella che avrebbe voluto disegnare e i centri stile I l grande designer ha voglia di raccontare come ha cominciato. Dalla provincia si trasferì a Torino frequentando contemporaneamente il liceo artistico e l’istituto tecnico serale. La sua era una famiglia di artisti, ma il padre gi raccomandò di far pratica anche nel disegno tecnico. Grazie a un saggio 68 scolastico, conobbe il grande Dante Giacosa, anche lui amante del disegno libero e delle caricature, che gli propose di entrare in Fiat. Da lì la formazione fino alla creazione di Italdesign nel ’68. Qual è la sua auto più significativa? Giugiaro non ha dubbi: la Panda. Perché è molto più difficile progettare una utilitaria di successo, con 69 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica ENRICO DE VITA «IL DIESEL OGGI È IL MOTORE PIÙ PULITO CHE C’È» di Enrico De Vita | Sulla scia dello scandalo VW, l’ingiustificata guerra ai diesel ha trovato nuova linfa per i suoi fanatici detrattori. Eppure il motore a gasolio è diventato addirittura più pulito del benzina I l nostro editorialista Enrico De Vita è tornato a parlare della ingiustificata guerra ai diesel, che proprio in questi giorni, sulla scia dello scandalo Volkswagen, ha trovato nuova linfa per i suoi fanatici detrattori. De Vita infatti, intervistato da Ilaria Brugnotti e Roberto Boccafogli su Reteconomy, spiega che il motore a gasolio, soprattutto nelle moderne varianti Euro 6, è diventato addirittura più pulito delle unità a benzina. 70 71 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Epoca Periodico elettronico di informazione automobilistica del passato si fondono con le loro eredi contemporanee. Una vetrina unica, dove i costruttori mostrano in maniera cristallina il loro attaccamento sempre più viscerale alla tradizione, alle radici e alla storia. Sempre più spesso infatti i marchi automobilistici si ritrovano ad attingere a piene mani dal proprio passato per realizzare riedizioni moderne di modelli che hanno segnato la storia. Pensiamo alla Mini dell’era BMW, o alla Fiat 500, fino ad arrivare a DS, un nuovo marchio automobilistico nato come erede di un modello straordinario, la mitica “Dea” arrivata nel 1955. La storia come identità E poi c’è chi della storia ha fatto la sua essenza ed identità come Porsche con la 911, Mercedes, per esempio con le grandi cabriolet di lusso, oppure BMW con la leggendaria M3 ma anche Volvo, che continua a seguire il nobile obiettivo della sicurezza assoluta per sviluppare i propri modelli. E poi ancora Alfa, che per il suo grande rilancio ha scelto di ripartire proprio dalla Giulia, uno dei suoi modelli più significativi e Land Rover, che a trent’anni dall’invenzione del primo Sport Utility continua nel solco della tradizione con l’indelebile Range Rover, sempre più tecnologica ed efficace in fuoristrada. “Conoscere le proprie radici è fondamentale per sapere dove dobbiamo andare” è il mantra che si ripetono oggi sempre più costruttori. E Auto e Moto d’Epoca si conferma ancora una volta il luogo ideale per toccare con mano questa affascinante filosofia industriale. AUTO E MOTO D’EPOCA 2015 DOVE LA STORIA DIVENTA IDENTITÀ di Matteo Valenti | “Conoscere le proprie radici è fondamentale per sapere dove dobbiamo andare” è il mantra che si ripetono sempre più costruttori. E Auto e Moto d’Epoca, Padova, si conferma il luogo ideale per toccare con mano questa affascinante filosofia industriale S ono più affascinanti le auto contemporanee, moderne e tecnologiche, o quelle d’epoca, con tutto il loro bagaglio di storia e fascino? Questo dilemma da sempre divide il mondo degli appassionati e forse sempre sarà così. Ci sarà chi rimarrà fedele alle “nonne” a quattro ruote, mentre altri non vedranno altro che le ultime novità in arrivo sul mercato. Sono quei conflitti insanabili (e inspiegabili) come quelli tra chi preferisce 72 Apple e chi sceglie Android o tra chi tifa per una o per l’altra squadra di calcio. Auto e Moto d’Epoca: vetrina unica tra passato e presente In ogni caso, per farci un’idea più chiara, anche quest’anno siamo tornati ad Auto e Moto d’Epoca, la più grande esposizione dedicata al motorismo storico che va in scena alla Fiera di Padova. Questo salone infatti è il luogo ideale dove le auto 73 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Epoca Periodico elettronico di informazione automobilistica Media rally con una Giulietta Sprint 1300. Mentre si dedica alla concessionaria di famiglia, che nel frattempo diventa sempre più grande e strutturata, inizia a collezionare i modelli più significativi e leggendari della Casa di Arese prodotti dal 1950 ad oggi. Nel frattempo subentrano nell’attività i figli, prima Roberto poi Elisabetta, che contribuiscono in maniera significativa a traghettare la società nel nuovo millennio e tagliare nuovi traguardi, in linea con le esigenze di un mercato sempre più rapido e in evoluzione. così il Museo Cozzi Alfa Romeo di Legnano, ideato nelle forme e nel significato direttamente da Pietro, Roberto ed Elisabetta. In questo luogo magico, che abbiamo avuto l’onore di visitare in anteprima assoluta, si raccolgono le più belle automobili del Biscione degli ultimi 60 anni anni. Dalla preziosissima 6c 2500 Sport del 1950 alla 4C di oggi, passando per vere e proprie leggende dell’automobilismo come la Giulia Spider, la Giulia SS, la GT 1300 Junior e la Montreal fino ai capolavori di Zagat0 come la SZ e la RZ. Un Museo per sempre e per tutti Due pezzi unici al mondo La collezione intanto è cresciuta fino a raggruppare più di 50 modelli, tra cui due esemplari unici al mondo. Da qui l’idea di trasformarla in una museo aperto a tutti. A Pietro Cozzi e ai suoi figli del resto, non piace l’idea di una collezione chiusa gelosamente tra le mura di famiglia ma sognano di poter condividere le meraviglie del Biscione con gli appassionati di tutto il mondo. Nasce Da segnalare poi i due pezzi unici al mondo. Si tratta di una Giulia TI Super, l’unica delle 500 realizzate verniciata color “fumo di Londra” e di una 155 da corsa che venne utilizzata nel 1992 per stabilire un record di velocità oltre i 300 km/h a Bonneville, con tanto di paracadute posteriore. Il Museo è anche ricco di documenti originali, libri, disegni, filmati, insegne, trofei, fotografie e ALFA ROMEO IN ANTEPRIMA NEL MUSEO COZZI PER RIMANERE A BOCCA APERTA di Matteo Valenti | Abbiamo visitato in anteprima assoluta il nuovo Museo Fratelli Cozzi Alfa Romeo a Legnano (MI). Un luogo magico e unico al mondo, nato dalla passione di una famiglia per la Casa di Arese, che raccoglie più di 50 modelli dal valore inestimabile E sistono pochi luoghi al mondo capaci di stregare l’animo umano. Uno di questi è a due passi da Milano, nel sotterraneo di una celebre concessionaria di automobili. Stiamo parlando del Museo Alfa Romeo dei Fratelli Cozzi, appena inaugurato a Legnano, all’interno dell’Azienda di famiglia. 74 Fratelli Cozzi: una vita dedicata all’Alfa Qui si raduna una collezione strepitosa di Alfa Romeo, raccolta faticosamente da Pietro Cozzi. Figlio del fondatore dell’Azienda, Pietro matura un attaccamento viscerale al marchio del Biscione sin dagli anni ’60, quando partecipa ad alcuni 75 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Epoca oggetti che, insieme alle auto, testimoniano la storia del forte e longevo connubio tra Fratelli Cozzi e Alfa Romeo. La collezione verrà sempre aggiornata con nuovi modelli e vuole rappresentare un patrimonio importante per la storia dell’automobile italiana del ‘900 ed un contributo significativo per comprendere il percorso industriale del glorioso marchio nato a Milano nel 1910. Da non perdere Insomma se volete un consiglio spassionato, appena potete ritagliatevi un giorno durante un weekend e andate a visitare questo luogo, magari insieme al bellissimo Museo Alfa di Arese, appena restaurato. Nemmeno a farlo apposta infatti, questi due luoghi magici e unici al mondo, nascono a 20 km di distanza l’uno dall’altro, legati da un unico filo conduttore. Rosso Alfa. 76 77 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Formula 1 Periodico elettronico di informazione automobilistica que, anche Kvyat, per tutto il week end davanti al compagno di squadra e sempre più a suo agio a lottare in zona podio, posizione che ha occupato a lungo finché Bottas non ha preso la sua scia al rientro della safety car: voto 8, ormai una certezza. Una bella gara, anche se meno incisiva di quella del russo, è anche quella disputata da Ricciardo, che nel contatto con Vettel a nostro parere non ha colpe particolari e in gara riesce a controllare agevolmente Massa e il suo Mercedes andando forte soprattutto nel tratto guidato. Voto 7,5 quindi, però stavolta non aveva il passo del compagno di squadra. A proposito di Massa, la sua prova non sarebbe negativa di per sé e anche in qualifica il distacco da Bottas è stato minimo, però a differenza del finlandese Felipe non riesce a sfruttare la potenza del proprio Mercedes per avere la meglio delle Red Bull, nemmeno di quella di Ricciardo al restart, e un pilota della sua esperienza non dovrebbe perdere certe occasioni. Così, con le Ferrari fuori gara, il suo 6° posto finale sa proprio di brodino riscaldato, proprio come il 6 che gli affibbiamo in pagella... Dopo una serie inusuale di errori, torna invece a convincere Hulkenberg, 7° al traguardo e il migliore dei team di media classifica, davanti all’idolo locale e compagno di squadra: una prova convincente per il tedesco (voto 7,5), al quale non si poteva chiedere oggettivamente di più. Perez, da parte sua, ha ancora una volta il merito di gestire meglio di tanti altri le gomme (è l’unico a cambiarle una volta sola) ma di fatto questo vantaggio non si è tradotto in un risultato finale migliore, complice anche la safety car: voto 7,5 anche a lui quindi, bravo ma un po’ sfortunato. Meno stratosferico rispetto ad Austin (il Renault non aiutava di certo in Messico) ma ancora una volta convincente e immune da errori Verstappen, veloce in qualifi- F1, GP MESSICO 2015 LE PAGELLE DI CITTÀ DEL MESSICO di Giovanni Bregant | Voto 10 per Nico Rosberg in una gara piuttosto noiosa. 9 a Bottas che completa il podio dietro a Hamilton. Voti bassi per la Ferrari L’ attesissimo ritorno della F.1 in Messico si è risolto in una delle gare più noiose del campionato, ma stavolta l’artefice principale di tanta immobilità nelle posizioni di vertice è stato Rosberg, che ha reagito nel modo migliore alla fine dei suoi sogni iridati: pole, avvio perfetto e una condotta di gara (quasi) immune da errori, sempre pronto a rintuzzare i giri veloci di Hamilton. Voto 10 per il risultato e per come è arrivato quindi, anche se ormai fuori tempo massimo. Ma perché non ha corso sempre così? Voto 7 invece a Hamilton, che ha corso bene 78 ma senza mai tentare un verso attacco al compagno di squadra: così l’inglese ha colto un bel 2° posto che però, considerando che guida una Mercedes, è proprio... il minimo sindacale. Chi invece non si è risparmio è stato Bottas, che tra gli altri ha passato di forza - ma a nostro parere legittimamente - Raikkonen e poi Kvyat sfruttando il restart, cogliendo così un bel podio. Certo il lunghissimo rettilineo della pista messicana favoriva i motorizzati Mercedes, ma il finlandese ci ha messo anche del suo per far andare forte la sua Williams pure nel tratto guidato. Voto 9, combattivo. Avrebbe meritato il podio, comun79 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Formula 1 Periodico elettronico di informazione automobilistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb ca e di nuovo a punti: voto 7,5, non ha strappato applausi ma ha corso come un veterano. Voto 5 invece a Sainz, più lento dell’olandese e pure meno preciso: lo spagnolo può ripetere fino alla noia che non sente il confronto con “quello lì di fianco”, ma l’ansia da prestazione a volte gioca brutti scherzi. Ingloriosamente fuori dai punti Button (voto 6 per la pazienza) e fuori gara (al 1° giro...) Alonso (senza voto e ormai senza pazienza), causa ennesimo problema al motore. E stavolta lo spagnolo non ci ha regalato nessun team radio per la nostra collezione, rendendo il suo week end messicano del tutto inutile. E la premiata coppia di Maranello? Premesso 80 che una giornata storta capita a tutti, e guai a infierire, stavolta a toppare è stato l’elemento umano. Raikkonen è partito incolpevolmente dalle retrovie, ma ha cercato di fare una curva dimenticandosi di avere Bottas di fianco... Voto 4, distratto. Vettel invece aveva grandi ambizioni, ma la foratura al 1° giro ha di fatto distrutto subito la sua gara: innervosito, il tedesco ha viaggiato con un gran ritmo, ma commettendo due errori davvero inusuali, parcheggiando l’auto contro le barriere al secondo tentativo. Voto 4 anche per lui dunque, e chiudiamola qui. Voto 6, infine, alla pista messicana: semplice ma gradevole nella parte di tracciato originale, proprio perché si capisce alla prima inquadratura che non è la solita pista disegnata al computer, ma del tutto insulsa nell’anfiteatro naturale infilato a forza da Tilke al posto dell’ultima, velocissima curva. Va bene che questa non era più utilizzabile per motivi di sicurezza, ma si poteva trovare qualcosa di meglio di quel tornantino in un parcheggio di supermercato. Certo il colpo d’occhio delle tribune strapiene, con le F1 lì sotto, era spettacolare, ma quel tratto sembrava una roba buona per una gimkana di paese più che per una pista da Gran Premio... 81 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Formula 1 Periodico elettronico di informazione automobilistica mondiali nella GP2 con Pantano e Valsecchi, le vittorie a Le Mans con Bruni, Fisichella, Capello, Pirro e il rischio di dimenticarne tanti altri ai vertici internazionali vedi Tarquini, campione del mondo WTCC a 50 anni. Eppure parlando di F.1, zero via zero. C’è l’Italia del tennis con la Pennetta e la Vinci, capaci di scrivere pagine di storia, c’è l’Italbasket, c’è la nazionale di ginnastica artistica. C’è un mondo di sport e di protagonisti. Dappertutto tranne che in F.1. Perché? L’analisi è semplice e difficile al tempo stesso: da una parte c’è stata una mancanza di talenti veri, su cui investire. Dall’altra l’ottusa incapacità di sfruttare un nome e un potenziale come quello della Ferrari che ha sempre fagocitato tutte le risorse (scarse) della nostra nazione. «Quando c’era il mio team in F.1 – dice Giancarlo Minardi – di piloti italiani ne ho fatti correre a iosa. Non voglio citare solo Fisichella e Trulli, ma anche Nannini, Martini e tanti altri ancora come Webber e Alonso. Quando dicevo che un secondo team era fondamentale per l’Italia da corsa, sono stato deluso dalle reazioni. Anzi, invece che aiutarci e darci spazio, ci davano addosso. Oggi la risposta è sotto gli occhi di tutti, da cinque anni non abbiamo più un pilota italiano in griglia e nonostante gli sforzi che la FDA, la Ferrari Driver Academy sta facendo, ci vorrà ancora del tempo per rivederne uno ai nastri di partenza». Su questo aspetto interviene anche Cesare Fiorio, ex direttore sportivo di Lancia, Fiat e Ferrari F.1. «A distanza di 25 anni possiamo dire che avevo visto giusto e che avevo ragione io – dice Fiorio – quando decisi di fornire i motori Ferrari alla Minardi e quando avevo a disposizione un serbatoio di giovani piloti da svezzare. L’ho fatto nei rally con Fiat e Lancia, l’ho fatto in F.1. Dopo di FORMULA 1 LA SCOMPARSA DEI PILOTI ITALIANI di Paolo Ciccarone | Da cinque anni non si trovano piloti italiani sulla griglia di partenza di un GP di F1. Le cause sono di natura economica, ma c’è anche una scuderia che non investe in maniera congrua... V alentino Rossi e Andrea Iannone, ma anche Dovizioso e prima ancora Agostini, Lucchinelli, Capirossi, Biaggi, Uncini, Gianola, Gresini, Ferrari e tanti altri ancora. L’albo d’oro dei piloti a due ruote è fonte di orgoglio per l’Italia, poi se guardiamo all’elenco dei campioni del mondo di F.1 si fa un salto nel passato. Nino Farina e Alberto Ascari. Era il 1953, dopo di che il nulla assoluto. O 82 quasi. Rare eccezioni, campioni a un soffio dal titolo, come Alboreto o De Angelis e Patrese. Qualche vittoria nei GP, con Fisichella e Trulli in anni recenti (oltre un decennio fa…). Poi il vuoto. Da cinque stagioni in F.1 non ci sono più piloti italiani. Nulla, eppure l’Italia e la F.1 vantano una storia da primato. E se ci si guarda intorno, viene il magone. La Grande Italia da corsa è presente in tutte le categorie del motor sport. Dalla MotoGP o i titoli 83 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Formula 1 Periodico elettronico di informazione automobilistica perché nelle moto andiamo forte e in F.1 siamo latitanti? «Intanto è un discorso economico – dice Danilo Petrucci, pilota Ducati MotoGP – con le cifre che girano nelle moto, in F.1 non ci compri nemmeno lo spazio su una fiancata. Di certo c’è che gli italiani, dalla Moto3 alla MotoGP, seguono un percorso fatto di team, sponsor, aiuti e concretezza, in F.1 non mi pare ci sia. Se uno va forte nella GP3 poi sparisce nella GP2 e in F.1 nemmeno sanno chi è. Ci fossero soldi allora si potrebbe anche tentare, ma non vedo soluzioni». Italiani brava gente, tranne che in F.1. Peccato, e pensare che l’Italia da corsa è rappresentata al vertice da aziende come Brembo, Marelli, Pirelli, OZ cerchi, Sparco e altro ancora, come dire che la F.1 è Italia ma è senza italiani in griglia. «È un lavoro lungo e complesso – dice Angelo Sticchi Damiani, presidente ACI – che con la federazione abbiamo impostato qualche anno fa, non è facile e ci vo- allora è mancata una politica unitaria e i risultati sono evidenti. Se c’è un talento lo prende la Red Bull o la Mercedes, da noi non accade nulla, se la Ferrari avesse proseguito con la mia politica, oggi non saremmo a questo punto…». La Ferrari, idolo degli appassionati, ma anche un Saturno che mangia i propri figli: «In Italia tutte le risorse, che sono poche, finiscono nelle mani della rossa – dice ancora Fiorio – e purtroppo correre in auto costa caro, senza sponsor non vai da nessuna parte». La Ferrari ha varato qualche anno fa il programma FDA alla ricerca di nuovi talenti. Forse solo Jules Bianchi, scomparso a luglio, è stato il frutto di una politica che non ha portato a grandi risultati. Pochi nomi, alcuni bruciati in breve tempo, vedi Bortolotti, altri nel limbo come Marciello o Fuoco, un fallimento in termini di risultati pratici, al contrario della politica Red Bull che ha sfornato negli anni Vettel, Ricciardo, Kvyat, 84 gliono risorse che le aziende italiane non hanno o non vogliono investire, di sicuro c’è lo sforzo della federazione per rivedere un pilota italiano in F.1 e possibilmente al vertice e non come comparsa». Speriamo, ma quanto costa portare in F.1 un pilota? Partendo dalla GP3, che è già una categoria professionistica e che costa 700 mila euro all’anno, si passa alla GP2 da 1,5 milioni di euro. In F.1 i sedili si “affittano” a 8-10 milioni di euro. Quindi calcolando due anni per ogni categoria, se non metti sul tavolo almeno 15 milioni di euro, la F.1 te la scordi. E non parliamo del go kart, primi passi per tutti. Con cifre che partono da 100-150 mila euro all’anno si capisce bene che il percorso per arrivare in F.1 è quello di investimenti a lungo termine, sperando poi di concretizzarli con contratti da primato. Ovvero con cifre fra i 25 e i 35 milioni di euro all’anno di ingaggio come percepiscono i top driver della F.1. Buemi, Sainz, Verstappen e l’elenco potrebbe continuare a lungo: «Guardiamo alle formule minori, se uno ha talento, lo mettiamo sotto contratto lo aiutiamo con un programma fatto di squadre e finanziamenti» dice Helmut Marko, factotum della Red Bull. Quindi da un lato si mette mano al portafoglio, Red Bull, dall’altro (FDA) si cercano talenti già completi o quasi sperando poi di trovare i finanziamenti:«Secondo me l’errore è che non si investe a dovere - dice Giancarlo Fisichella, ex pilota Ferrari e Renault F.1 – una volta individuato un giovane, si dovrebbe investire su di lui, cercare sponsor, coinvolgere aziende nazionali e no. Oggi lo fa solo la Red Bull e i risultati si vedono, zero piloti in griglia dopo me, Liuzzi e Trulli». Fra i giovani oggi c’è attenzione a Ghiotto e Ceccon nella GP3, col primo nell’ottica Red Bull grazie al lavoro del team Trident di Maurizio Salvadori e alla politica della CSAI di aiuto, ma 85 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito PILOTI QUANDO LA FERRARI PUNTÒ SU GIANNI MORBIDELLI di Paolo Ciccarone | Il pesarese fu promosso da collaudatore a titolare per un Gran Premio: era il 1991 e “Morbido” debuttò nel GP di Australia. Ecco la storia dei suoi giorni a Maranello A bbiamo già scritto della crisi dei piloti italiani in F.1 e allora tanto vale ricordare cosa era la gestione che Cesare Fiorio, critico con la situazione attuale, aveva messo in atto. Ovvero una scuola tricolore, dare opportunità ai giovani italiani e instradarli verso carriere ad alto livello. 86 Formula 1 Periodico elettronico di informazione automobilistica Lo aveva fatto nei rally, nei prototipi e aveva cominciato a farlo anche in F.1. Un nome per tutti, Gianni Morbidelli. Oggi il pesarese si alterna fra le corse turismo del TCR e qualche exploit nel WRX, ma a suo tempo, dopo essere stato collaudatore della Ferrari (al pari di Montermini e Badoer) arrivò la sua grande occasione con la rossa a un GP, quello d’Australia. Ma intanto raccontiamo cosa era la sua vita ai box con la Ferrari. La scommessa con Mansell All’inizio era un gioco. Durante i collaudi invernali c’era una scommessa fra Nigel Mansell e Gianni Morbidelli. Il pesarese faceva il collaudatore della Ferrari e da Mansell imparava giorno per giorno l’arte della messa a punto di una monoposto. Quello che però Gianni non imparava mai, era come facesse Nigel a scoprirlo lungo la pista. Il giochino era questo: Morbidelli andava in una curva, appostato dietro a una rete, e Mansell, passando in quel punto al primo giro di pista, doveva alzare la mano e salutarlo. Per il campione italiano e europeo di F.3 era un modo per allentare la tensione di doversi sedere nell’ abitacolo di una Ferrari di F.1, anche se solo per dei collaudi. Chiamato da Cesare Fiorio alla corte di Maranello, Morbidelli alternava i GP con la Minardi Ferrari (fu la prima fornitura di motori dell’era moderna a una scuderia concorrente) ai collaudi con la rossa. Il giochino si trasformò presto in una sfida vera e propria. Mansell entrava in pista, Morbidelli si truccava, mettendo giacche a vento di colore diverso o magliette improbabili, e Nigel lo scopriva sempre. Il culmine avvenne durante i test della Ferrari a Estoril agli inizi del 1990. In due giri Morbidelli cambiò tre posizioni e Mansell lo scoprì in tutti e tre i punti in cui si era nascosto. Di solito una cena o una bevuta concludeva la sfida, ma come facesse Nigel a scoprire dove fosse “Morbido” (facendo pure dei tempi veloci, mica andando a spasso) resta ancora un mistero. Quando Mansell lasciò la Ferrari nel ‘91, Morbidelli restò al suo posto da tester e non avrebbe mai pensato, tantomeno sperato, che quella carriera da pilota e collaudatore a mezzo servizio finisse per trasformarsi tutto a un tratto. Avvenne nel modo e nel momento 87 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Formula 1 Periodico elettronico di informazione automobilistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb meno indicato. Nel GP del Giappone di Suzuka, la Ferrari non brillò di certo. Jean Alesi ritirato, Alain Prost quarto, ma staccato dal vincitore Gerhard Berger, cui Senna cedette la vittoria proprio sul traguardo. Nel dopo corsa, per spiegare le difficoltà incontrate in gara, Prost ricorse a un paragone infelice: «La mia Ferrari era molto pesante da guidare, lo sterzo sembrava quello di un camion», disse nei box. I titoli sui giornali del giorno dopo furono semplici: «Questa Ferrari è un camion». Il debutto nei GP con la Rossa Tanto bastò per provocare il licenziamento immediato di Alain Prost e il problema della sua sostituzione per l’ultima gara della stagione. Cesare Fiorio era già stato licenziato a metà stagione e il nuovo corso della Ferrari prese in considerazione l’unico pilota disponibile per quella evenienza: 88 Gianni Morbidelli. Grazie alla Minardi che prestò il proprio pilota per l’ultima gara, Morbido si mostrò un duro perché ad Adelaide la pressione sulla Ferrari e sul debuttante in rosso era altissima. Ma Gianni non se la cavò male e nella corsa più breve della storia della F.1 (appena 14 giri a causa della pioggia fitta che fece bloccare il GP) riuscì a portare a casa un sesto posto (e mezzo punto iridato). Il compagno di squadra, Alesi, si ritirò dopo una serie impressionante di piroette. Quei 14 giri al volante della Ferrari furono tutto quello che Morbidelli riuscì a concludere nella sua avventura in rosso dopo due stagioni da collaudatore e pilota Minardi. La carriera di Gianni proseguì ancora fra alti (pochi) e bassi (tanti) con Minardi Lamborghini, Arrows Ford e Sauber Petronas. Il miglior risultato, scherzo del destino, ancora una volta in Australia nel 1995. Nell’ultima volta di Adelaide, prima che si passasse a Melbourne, Gianni Morbidelli salì sul podio ottenendo un terzo posto, miglior risultato di una carriera cominciata nel 1990 al GP del Brasile al volante della Dallara Ford e conclusa con una doppia frattura al braccio destro durante le prove del GP di Francia del 1997 al volante della deludente Sauber Petronas: nella esse veloce dopo il tornante, la Sauber finì con violenza contro le barriere. Il contraccolpo del volante provocò la duplice frattura e con essa la fine della carriera di pilota di F.1 di Gianni Morbidelli. Il cui ricordo più bello, strano a dirsi, non sono quei 14 giri al volante di una Ferrari in gara, ma gli scherzi con Nigel Mansell durante i test invernali. Ancora oggi il buon Gianni si chiede ancora come diavolo facesse Nigel a scoprire dove si fosse nascosto a bordo pista e per giunta come facesse a salutarlo con una mano guidando al limite. 89 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito DAKAR 2016, SÉBASTIEN LOEB SÌ, IL RALLY RAID MI PIACE! di Piero Batini | L’OiLibya Rally è stato il battesimo del fuoco per Sébastien Loeb, per la prima volta sul palcoscenico del Rally Raid con la Peugeot 2008 DKR. Il fuoriclasse ha messo alla frusta equipaggio e macchina. Ora lo aspetta la Dakar e la 2008 DKR16 V oler presentare, raccontare chi è Sébastien Loeb potrebbe essere il più grande dei peccati di presunzione. Lo sanno tutti chi e che cosa è Loeb, appassionati e non. Ma chiedersi e chiedere a lui chi e che cosa sarà il fuoriclasse dei Rally allo “switch” in modalità Rally Raid e Dakar non è peccato, anche se la domanda, e le risposte di conseguenza, sono ancora premature. Ma è un 90 Rally Periodico elettronico di informazione automobilistica fatto, eclatante e ancora clamoroso, che Loeb, chiacchierato da due anni in associazione alla Dakar, ha finalmente mosso i primi passi nel nuovo mondo. Ed è giusto distillare almeno le prime impressioni “dal vivo”. Loeb ha svolto una cortissima serie di test in Francia, Spagna e Marocco, e ha disputato la prima, e poi le successive quattro tappe di un Rally, in corsa al OiLibia Rally del Marocco con la Peugeot 2008 DKR “Original”, la prima versione che, ottimizzata per quanto possibile, ha vinto il Silk Road Rally. La leggenda dell’alba del Loeb Pilota di Rally Raid narra che, quando è salito per la prima volta sulla Macchina, uscendo dalla “base” marocchina del Team Peugeot Total il Pilota abbia ingranato la marcia e sia decollato sul terrapieno, volando con la 2008 DKR oltre la strada e lanciandosi a tutta velocità nel deserto. Come se lo avesse fatto già mille volte. Ora Loeb è ancora a Erfoud, per una nuova, lunga serie di test e per definire gli ultimi dettagli della nuova, per molti versi rivoluzionata 2008 DKR16 con la quale parteciperà alla sua prima Dakar a partire dal 2 gennaio prossimo. Insieme al Fuoriclasse alsaziano c’è la Squadra al completo, dal direttore del Progetto Bruno Famin ai Piloti Peterhansel, Sainz e Despres e ai rispettivi Navigatori, Cottret, Cruz e Castera. Al Rally del Marocco Loeb ha voluto subito correre insieme al suo navigatore storico, Daniel Elena, trasformando così il test del debutto in un evento totalmente inedito e privo di riferimenti. Anche questa è una scelta rivoluzionaria e una dimostrazione di carattere speciale. Gli altri Piloti che vengono dal WRC, per esempio, hanno tutti al loro fianco un navigatore di esperienza. Ecco le primissime impressioni di Sébastien Loeb al termine di un esame completamente nuovo. Filtrate dall’esperienza di un talento inarrivabile. Buongiorno Sébastien, e benvenuto nel nuovo mondo. Che certezze hai potuto acquisire alla fine della tua prova del debutto, dopo le cinque tappe del OiLibya del Marocco? E quali incertezze sono ancora… certe? «Cose certe: ci sono ancora non poche cose da capire. Quello che sappiamo adesso è che su delle belle piste, quando c’è da pilotare, quando la strada è sinuosa o quando i terreni sono duri o anche accidentati, possiamo già avere un buon 91 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Rally Periodico elettronico di informazione automobilistica Nel WRC sei abituato ad avere fiducia assoluta e completa nel navigatore. Cambia qualcosa in questo nuovo contesto? «Cambia. Ci sono tutt’altri termini da utilizzare nella collaborazione tra Pilota e Navigatore. Con il particolare uso del road book, non sono le note del WRC che vengono dettate al navigatore e che tornano esatte al Pilota. Qui si tratta di interpretare il road book e di prendere delle decisioni dopo, il che è un esercizio molto differente. Nel WRC so quello che il navigatore sta per annunciarmi perché sono stato io a scrivere quelle note, qui le informazioni che arrivano dal road book sono molto più aleatorie, e richiedono un periodo di apprendistato perché le si possa capire e interpretare correttamente. Il navigatore deve leggere e interpretare quello che dice il road book, e riferirmi le informazioni e le sue interpretazioni in modo che io possa immaginare nella maniera giusta quello che mi aspetta. Sì, è un esercizio molto diverso rispetto da quello che conoscevamo!» ritmo e velocità. Sappiamo anche che la 2008 DKR16 su questi tipi di terreno è una Macchina molto buona. Poi, sappiamo anche che per quanto riguarda la navigazione, e la “coabitazione” con Daniel Elena, c’è ancora da lavorare e da ottimizzare, da imparare a reagire e a prendere le decisioni giuste quando si presentano delle situazioni complicate. C’è una bella serie di piccoli punti sui quali bisogna lavorare, insomma.» C’è qualcosa che vi ha particolarmente sorpresi in questi primi cinque giorni di gara? «Non c’è niente che ci abbia veramente sorpreso. Direi che quello che è talvolta frustrante sono quelle situazioni nelle quali non si sa esattamente dove si è. Non sapere se si è sulla pista giusta, per esempio, o quando si è in pieno fuori pista e non si riesce ad immaginare se, magari poco distante, c’è una pista più scorrevole. Prendere 92 La Macchina. Non vorrei sbagliare, ma l’auto del WRC è come se fosse il prodotto di una scienza esatta. La Macchina da Deserto, non solo la Peugeot 2008 DKR, è invece il prodotto di una moltitudine, quasi infinita, di compromessi da gestire. Ti piace o ti sconcerta? «Non si tratta di piacere o no, stiamo parlando di una macchina diversa, e guidarla fa semplicemente parte del gioco. Probabilmente una macchina da Rally Raid è meno divertente da guidare rispetto ad una macchina da Rally puro, che è più potente, più agile. Ma del resto è molto particolare anche il contesto della guida, nel deserto, su piste e tracciati molto, molto diversi. La macchina da WRC non potrebbe neanche passare su certe piste dove invece la Macchina da Rally Raid passa agevolmente. Parliamo di una Macchina che è studiata per questi tipi di terreno, che è nata per la resistenza e per passare su ostacoli impensabili nel WRC, e che necessita obbligatoriamente di un adattamento dello stile di guida. Non è agile come una WRC, come dicevamo, ma è divertente da guidare e ha delle peculiarità delle decisioni di questo tipo è una cosa a cui non siamo abituati. Poi c’è la questione di guidare a vista, guardare lontano, controllare vicino, anticipare le curve senza sapere esattamente cosa incontreremo più avanti. È un altro modo di pilotare, molto differente da quello a cui siamo abituati.» Molto lavoro da fare anche per quanto riguarda la guida sulle dune? «Le dune? Globalmente, sulle dune la difficoltà maggiore mi è sembrata quella di mantenere il cap corretto, di sentire la navigazione. Tecnicamente, guidare sulle dune non mi è sembrata la cosa più difficile. In ogni caso non ne abbiamo attraversate molte in questo Rally, dunque è ancora un aspetto da verificare. Per quello che abbiamo visto in Marocco, comunque, direi che non è andata troppo male.» 93 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito straordinarie, come le sospensioni, per esempio, che assorbono degli shock enormi. È una Macchina diversa, progettata e realizzata per un impegno gravoso e molto importante.» Hai l’impressione che la 2008 DKR faccia talvolta dei miracoli, passando oltre ostacoli impossibili? «Sì, e a questo proposito la nuova 2008 DKR16 è ancora più impressionante. La nuova versione della 2008 DKR ha una stabilità molto superiore a quella che ho guidato in Marocco, che è la 94 Periodico elettronico di informazione automobilistica Rally prima versione debuttante alla Dakar.» È per questo che l’hai messa una volta sul fianco, e poi sul tetto? «Sì, è un po’ anche per questo. Dovevo pur provarla a fondo, vedere dov’è il suo limite!» Sì o no, per favore. Il contesto, il deserto, l’atmosfera del Rally, la particolare logistica, il modo di correre… tutto questo ti piace? «Sì, il Rally Raid mi piace!» Grazie, e in bocca al lupo! 95 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica EDITORE: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. Iva 11921100159 REDAZIONE Ippolito Fassati Emiliano Perucca Orfei Aimone Dal Pozzo Francesco Paolillo Andrea Perfetti Matteo Valenti Maurizio Vettor Marco Congiu COLLABORANO Massimo Clarke (Tecnica) Enrico De Vita Claudio Pavanello (Epoca) Alfonso Rago Antonio Gola GRAFICA Thomas Bressani COPYRIGHT Tutto il materiale contenuto in Moto.it Magazine è oggetto di diritti esclusivi di CRM S.r.l. con sede in Milano, Via Melzo 9. Ne è vietata quindi ogni riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione scritta di CRM S.r.l. AUTOMOTO.IT Via Melzo 9- 20129 Milano Reg. trib. Mi Num. 680 del 26/11/2003 Capitale Sociale Euro 10.000 i.v. 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