Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 77 01 Dicembre 2015 87 Pagine Nuova Audi A4 Avant Io sono la Station La nuova Audi A4 Avant diventa il nuovo punto di riferimento della categoria Periodico elettronico di informazione automobilistica Renault R.S. 01 Bella e Bestia Emozioni da brivido alla guida di una delle auto della Losanga più estreme e divertenti mai create Monza Rally Show 2015 Thierry Neuville «Rossi? Anche io vorrei una WRC Plus...» | PROVA SU STRADA | BMW X1 da Pag. 2 a Pag. 15 All’Interno NEWS: Mercedes SL restyling | Mercedes GLS | Infiniti QX30 | Porsche Cayman GT4 Clubsport | Nuova Fiat 124 Spider | Lamborghini Huracán LP580-2 | F1: Le pagelle di Yas Marina| RALLY: Rossi vince il Rally di Monza 2015 PROVA SU STRADA BMW X1 L’X-Factor dentro Seconda generazione per X1, che avvicina moltissimo nello stile e nella sostanza le sorelle maggiori: efficienti motori a quattro cilindri ed una dotazione premium portano il piacere di guida ai massimi livelli di Alfonso Rago 2 3 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica X1 ai vertici di categoria. Soprattutto, la nuova X1 è identificabile dal frontale, con il grande doppio rene verticale, la presa d’aria inferiore tripartita e il volto a sei occhi, per via dei doppi proiettori circolari e le sottostanti luci fendinebbia. Per i cultori dei dettagli, segnaliamo come i passaruota bombati e le linee che convergono verso il doppio rene formino appunto una X, che richiama l’appartenenza di questo modello alla gamma X. Tutte le versioni della nuova X1 montano di serie cerchi in lega da 17”; in optional sono disponibili le alternative da 18 e 19 pollici. Media Interni: tanto spazio (ma per quattro) La sensazione che X1 nella nuova versione sia più accogliente che in passato trova conferma una volta entrati nell’abitacolo: grazie anche alla posizione trasversale del propulsore (prima era longitudinale) ed alle citate misure più ampie, lo spazio interno certo non manca, sia nella zona anteriore che in quella riservata ai passeggeri A lla fine dell’esibizione, sarebbe stata standing ovation e passaggio diretto alla fase finale, senza passare per altre selezioni: ce la immaginiamo così, con la giuria in estasi (Elio folgorato, Skin conquistata, Mika sbalordito e Fedez per una volta senza parole) ed il pubblico in visibilio, la trasposizione in chiave X-Factor della nuova BMW X1. Il modello d’accesso al mondo X della Casa bavarese, classe di veicoli che in BMW con un po’ di aristocratico distacco si ostinano a definire SAV (Sport Activity Vehicle) a rimarcare fin dal toponimo la differenza con i SUV – approda alla seconda generazione, che raccoglie il testimone della prima versione capace di conquistare il cuore di oltre 730.000 acquirenti dal 2009 ad oggi. 4 posteriori; il massimo della fruibilità è per due persone sul divano centrale; il quinto passeggero, pur previsto in sede di omologazione, comporta un sacrificio di spazio per chi siede dietro che specie in occasione di trasferimenti lunghi può risultare poco gradito. Ottimamente rifinita (ma la vera notizia sarebbe stata il contrario), con posto guida rialzato di 36 mm rispetto all’ieri e regolabile in modo da soddisfare ogni più recondito capriccio, X1 abbonda nella dotazione di supporto: sono di serie il sistema di comando iDrive con display a colori da 6,5 pollici ad alta risoluzione, quello audio con sei altoparlanti, un connettore AUX-In e un’interfaccia USB, il vivavoce per il telefono, il tasto di selezione della modalità di guida e l’impianto di climatizzazione. La dotazione di base comprende luci fendinebbia, chiusura centralizzata con radiotelecomando, avviamento del motore senza chiave, alzacristalli elettrici e specchietti retrovisori esterni riscaldabili a regolazione elettrica, volante in pelle regolabile in altezza e longitudinalmente, Com’è fatta: vocazione off road accentuata Impercettibilmente più corta (per l’inezia di 15 mm), ma soprattutto più alta (+53 mm) e con passo ampliato, la X1 nasce a Ratisbona, in Germania, prendendo forma sulla piattaforma Ukl che già vede in gestazione le Mini di ultima generazione e le Serie 2 Active Tourer; se in precedenza era un po’ a metà del guado tra una station ed un SUV, ora la virata è decisa verso questa seconda sponda, cui la X1 approda anche dal punto di vista estetico, grazie a dettagli come il frontale che riprende il family feeling, i fari aggressivi a led, i bordi squadrati dei passaruota, le luci posteriori bipartite, con profilo ad L. Maggiore grinta senza rinunciare di una virgola all’efficienza dinamica, anzi: il valore del Cx che si attesta a 0,29 è un altro elemento che porta la 5 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica della distanza rispetto al veicolo che precede, ma provvede anche a mantenere la corsia. Volendo, si possono attivare le opzioni dei ConnectedDrive Services, utilizzando il portale di BMW Online attraverso la carta SIM integrata nella vettura e l’integrazione di app dello smartphone nell’auto, che comprende non solo le webradio, ma anche l’utilizzo di social network come Twitter e funzioni come Spotify, Life 360, GoPro e tanti altri, come il ConnectedDrive Store disponibile direttamente a bordo, con le funzioni acquistate a disposizione in vettura dopo pochi minuti. Motori: più potenti ed efficienti Al momento del lancio, per la X1 è prevista una gamma di motori rinnovata, con due propulsori a benzina e tre diesel da 2.000 cc ed equipaggiata con tecnologia BMW TwinPower Turbo; ad eccezione della sDrive18d, tutte sono dotate d’impianto di scarico a doppi terminali; dal prossimo novembre, è previsto un ampliamento della disponibilità con l’ingresso in gamma dei tre cilindri per la sDrive18i da 136 CV (100 kW) sensore pioggia con regolazione automatica delle luci anabbaglianti. Cresce anche la disponibilità del bagagliaio, il cui volume utile di 505 litri è di ben 85 superiore al valore del modello precedente; ribaltando lo schienale del divano posteriore (con frazionatura 40:20:40), si ottengono fino a 1.550 litri di capacità. Oltre alla semplicità dell’operazione (lo schienale si piega elettricamente dal bagagliaio, solo premendo un pulsante), un maggiore comfort nelle operazioni di carico è offerto e dall’apertura (optional) automatica del portellone, per aprire e chiudere il cofano del bagagliaio senza toccarlo. BMW ConnectedDrive: collegamenti sempre più intelligenti Cresce anche l’offerta dei sistemi di assistenza al guidatore e dei servizi di mobilità disponibili 6 e la sDrive16d da 116 CV (85 kW). Al vertice delle prestazioni dei motori a benzina troviamo il motore della X1 xDrive25i, che dotata di serie di cambio automatico Steptronic a otto rapporti, eroga 231 CV (170 kW), con coppia di 350 Nm, disponibile da 1.250 a 4.500 g/min; la sua rapidità di risposta consente di arrivare a 100 orari con partenza da fermo in 6,5 secondi. Sulla X1 xDrive20i e X1 sDrive20i opera il nuovo quattro cilindri a benzina nella versione da 192 CV (141 kW) la cui coppia massima di 280 Nm è fruibile da 1.250 a 4.600 g/min; anche questo propulsore lavora con il cambio Steptronic a otto rapporti. La X1 xDrive20i accelera da 0 a 100 km/h in 7,4 secondi, la X1 sDrive20i in 7,7 secondi. Malgrado questi eccellenti valori, non c’è dubbio che per la X1 l’attenzione del pubblico sarà calamitata in maggioranza bulgara verso i propulsori diesel, dotati di sovralimentazione turbo ed iniezione diretta Common-rail. Sulla X1 xDrive25d è montato il quattro cilindri diesel più potente finora mai all’opera in una BMW, che eroga 231 CV (170 kW) e soprattutto mette in strada una coppia di 450 grazie al BMW ConnectedDrive, dedicati all’ottimizzazione del comfort, della sicurezza e all’utilizzo d’infotainment, ad iniziare dal Navigation Plus con BMW Head-Up-Display, il sistema optional di navigazione che visualizza proietta le informazioni del navigatore sul parabrezza, davanti agli occhi del guidatore. L’optional Driving Assistant comprende Lane Departure Warning, Speed Limit Info con indicazione di divieto di sorpasso, BMW Selective Beam antiriflesso e Approach and Pedestrian Warning con funzione frenante City. Oltre a queste funzioni, il sistema Driving Assistant Plus comprende l’Active Cruise Control con funzione Stop & Go che rispetta la velocità impostata dal guidatore da 30 a 140 km/h, nonché la distanza di sicurezza rispetto al veicolo che precede e l’Assistente per la guida autostradale, che fino a 60 orari la funzione solleva il guidatore non solo dalla regolazione 7 8 9 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione automobilistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Nm disponibile da 1.500 a 3.000 g/min. I diesel di X1 xDrive20d e sDrive18d rispetto ai motori della generazione precedente, hanno potenza di picco incrementata a 190 CV (140 kW) e 150 CV (110 kW), con coppia di 400 e 330 Nm. L‘accelerazione da 0 a 100 km/h è coperta dalla xDrive20d in 7,6 secondi e dalla sDrive18d, che dispone di serie di un nuovo cambio manuale a sei rapporti, in 9,2. La seconda generazione della X1 porta in strada una versione evoluta del sistema di trazione integrale xDrive, che assicura la ripartizione ideale della coppia motrice tra asse anteriore e posteriore in riferimento alla situazione di guida. Con la connessione con la regolazione della stabilità di guida DSC (Dynamic Stability Control), il sistema compensa ogni tendenza di sovrasterzo o di sottosterzo ed assicurando la trazione ottimale, stabilità di guida e massimo dinamismo in curva in tutte le condizioni. Il 10 sistema, in condizioni particolarmente severe, arriva a trasmettere fino al 100% della forza alle ruote posteriori; inoltre, in combinazione con xDrive, il DSC comprende l’assistente di discesa Hill Descent Control, attivabile premendo un pulsante. Su strada: asfalto o sterrato, per lei pari sono Confidenziale fin dai primi metri, convincente nella posizione di rialzata e dall’ampia visuale frontale, rassicurante per la dotazione elettronica di supporto al pilota, la X1 colpisce subito in positivo. D’altro canto, questa vettura piace a tutte le latitudini e ci sono ragionevoli premesse perché anche la seconda serie percorra la stessa strada di successo commerciale, ampliandone anzi le dimensioni. Abbiamo testato le qualità della 20d xDrive, versione che certamente nel nostro Paese troverà molti estimatori: il quattro cilindri da 190 CV, abbinato ad sequenziale Steptronic, ha portato a termine in maniera impeccabile il suo compito, rivelandosi non solo equilibrato e potente, ma anche piuttosto parco nei consumi (facile stabilizzarsi sul limite dei 20 km/lt non esagerando con l’acceleratore). La trazione integrale pianta al suolo la vettura, che supera senza affanno alcuno anche i percorsi in sterrato, digerendo asperità, solchi e buche con disinvoltura; certo non l’abbiamo spinta su una speciale del Mondiale Rally, ma se la necessità è di raggiungere la casa in campagna o la spiaggia isolata collegata all’asfalto da un sentiero, diciamo che la prossima estate in Sardegna vedremo sbarcare diverse X1 pronte a mettere le ruote sulle piste sabbiose che portano ai Caraibi di casa nostra. 11 12 13 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione automobilistica I prezzi Nell’ampio intervallo compreso dai 30.550 euro che corrono dalla 18i sDrive base ai 50.500 necessari per la 25d xDrive MSport c’è spazio per i listini delle prevedibili bestseller X1 18d (da 32.950 a 41.900 euro), X1 20d (da 37.400 a 45.850 euro), oltre a tutte le varianti e le diverse combinazioni rese possibili dalla disponibilità di trazione anteriore ed integrale, cambio manuale ed automatico, diversi livelli di allestimento che corrispondono alle versioni Advantage, Sport, xLineoltre per chiudere in bellezza con l’esclusiva e performante M Sport. Difficile orientarsi, ma altrettanto quasi impossibile non trovare il modello cucito addosso alla propria personalità di pilota. 14 BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: BMW X1 Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della Casa » Finanziamenti » Sito dedicato » Store online » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 15 PROVA SU STRADA NUOVA AUDI A4 AVANT Io sono la Station La nuova Audi A4 Avant diventa il nuovo punto di riferimento della categoria. E ,soprattutto nelle versioni quattro, diventa anche più bella da guidare. Peccato solo per l’abitabilità posteriorel’insonorizzazione di Matteo Valenti 16 17 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica Media A d un primo sguardo, del tutto superficiale, la nuova Audi A4 Avant potrebbe sembrare una semplice evoluzione del modello precedente. Ma non si potrebbe cadere in un errore più madornale di questo, visto che la B9 - questo il nome industriale - compie un taglio netto rispetto al passato. Certo, come sempre il design si evolve nel segno di una continuità che ha sancito il successo assoluto del brand dei Quattro Anelli, almeno da quando Walter De Silva si re-inventò lo stile del marchio tedesco a partire dalla ormai leggendaria calandra single frame. Sotto però è tutta nuova, a partire dalla 18 piattaforma che diventa la MLB di ultima generazione (Modulare Longitudinale), che ha debuttato sulla nuova Q7. Uno scheletro talmente sofisticato che ha permesso di risparmiare fino a 120 kg di peso rispetto alla Avant di precedente generazione. Dal vivo: com’è fuori Ma andiamo con ordine e partiamo dallo stile. Continuità, dicevamo, ma a ben guardare non mancano cambiamenti di sostanza. Grazie a linee che si fanno molto più tese, direi affilate, la nuova A4 Avant diventa molto più aggressiva rispetto al passato, seguendo l’evoluzione degli ultimi modelli Audi. Un design che non segue soltanto canoni estetici, ma che è stato pensato anche per essere funzionale all’aerodinamica. La Avant infatti può vantare un Cx di 0,26, un risultato eccezionale per un’auto di questa categoria. Una vera opera d’arte tecnica poi sono i gruppi ottici matrix led anteriori, con gli scenografici indicatori di direzione dinamici (ci sono anche dietro). Lunga 4,725 m, larga 1,842 (senza considerare gli specchietti) ed alta 1,434 la nuova station di Ingolstadt presenta un montante posteriore particolarmente inclinato. Il risultato è un aspetto atletico, ma anche molto sportivo. Il tutto senza penalizzare il bagagliaio che ora offre una capacità di 505 litri (prima erano 490). Abbattendo i sedili poi si possono avere a disposizione 19 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica segnaletica stradale. Non mancano il sistema di mantenimento della carreggiata e l’assistente al parcheggio, oltre a tutta un’altra serie di tecnologie pensate per migliorare la sicurezza in fase di manovra o scarsa visibilità. Motorizzazioni: la cavalcata dei TDI Al momento del lancio la nuova A4 Avant viene offerta in Italia con un ricco ventaglio di motorizzazioni Euro 6. Gli amanti (pochi, almeno nel nostro Paese) della benzina potranno scegliere il nuovo 2.0 TFSI nelle versioni da 190 o 252 CV. Molto più articolata invece la famiglia dei diesel che apre le danze con il classico 2.0 TDI da 150 o 190 CV, per passare al poderoso 3.0 V6 TDI nelle versioni da 218 o 272 CV. Oltre al classico fino a 1.510 litri. Di serie sono offerti il portellone ad apertura elettrica e la cappelliera ripiegatile elettricamente, mentre a richiesta si può avere il sensore per aprire e chiudere il bagagliaio con un semplice movimento del piede sotto al paraurti. Dal vivo: com’è dentro Ma è all’interno che la nuova A4 Avant compie un vero salto in avanti epocale. L’abitacolo riprende l’impostazione di tutti i più recenti modelli della gamma, a partire dalla nuova Q7. La strumentazione si affida al sofisticato Audi Virtual Cockpit (optional), quindi diventa interamente digitale grazie al maxi display personalizzabile da 12,3 pollici. Al centro poi continua a farsi notare lo schermo da 8,3 pollici del sistema multimediale MMI di ultima generazione. Sul tunnel centrale spunta la nuova manopola con touchpad integrato e una serie di comandi a sfioramento. Sono 20 cambio manuale a sei marce, completamente riprogettato, si può scegliere il doppia frizione S Tronic a sette rapporti, ora disponibile anche per le versioni a trazione anteriore (fortunatamente è andato in pensione il vecchio Multitronic…). Il convertitore di coppia Tiptronic a otto marce invece rimane riservato alla versione più potente spinta dal V6 TDI da 272 CV. Come su ogni Audi che si rispetti poi non può mancare l’integrale quattro, disponibile in alternativa alla trazione anteriore sulle motorizzazioni più potenti (2.0 TFSI 252 CV, 2.0 TDI 190 CV e 3.0 TDI). Prezzi: con gli optional si sale in fretta I prezzi della gamma A4 Avant partono da 42.700 euro ma possono crescere fino a raggiungere i facili ed intuitivi ma bisogna prestare attenzione, perché ogni tanto si rischia di sfiorarli involontariamente, specialmente quando si va ad azionare la leva del cambio. Quello che impressiona di più però è l’estrema cura per i materiali e per i dettagli, davvero difficile da trovare anche sulle migliori competitor tedesche. La nuova A4 è semplicemente su un altro pianeta da questo punto di vista, senza considerare un design veramente riuscito, accattivante ma al tempo stesso funzionale ed elegante. Sicurezza: siamo al top Anche in questo caso poi non mancano una sfilza di sistemi di assistenza alla guida di ultima generazione. Il cruise control attivo è in grado di “guidare da solo” la vettura quando si è in coda o in situazioni di traffico intenso, mentre una telecamera si occupa di leggere e interpretare la 21 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica sportivo quando si ha fretta, economo e dolce quando si viaggia tranquilli. In generale, nella versione a trazione anteriore, la A4 si dimostra piuttosto “neutra”. Lo sterzo, molto preciso (a richiesta c’è persino quello dinamico, che varia il rapporto di trasmissione in base alla velocità e all’angolo di sterzata) e il telaio, che diventa molto più reattivo rispetto a prima, la rendono sempre efficace, facile ma anche precisa e meticolosa nelle traiettorie. Certo, non è l’auto pensata mettere la pelle d’oca con emozioni di guida a cascata, ma se cercate una compagna per macinare lunghi viaggi, magari a pieno carico, è davvero difficile trovare di meglio. In ogni caso non c’è da temere perché naturalmente la massima espressione della A4 Avant emerge solo con il top di gamma, spinto dal 3.0 V6 TDI da 272 CV e trazione quattro. In questo caso, oltre alla foga del motore, che spinge con un’immediatezza e una forza quasi brutale, grazie alla valanga di 51.900 euro della versione 3.0 V6 più potente. L’equipaggiamento di serie è piuttosto ricco e comprende cerchi in lega, fari allo xeno, illuminazione a led interna, volante con comandi integrati, ma anche l’Audi Drive Select per selezionare diverse modalità di guida, radio, Bluetooth e clima monozona. Per i più esigenti poi ci sono le versioni Sport e Design (oltre alla Business) che aggiungono via via tutte le amenità previste dalla nuova A4 ma bisogna avere una certa cautela se non si vuole far impennare eccessivamente il listino. Le competitor sono quelle di sempre. Oltre alla BMW Serie 3 Touring, da poco sottoposta a restyling, non bisogna dimenticare l’intramontabile Mercedes Classe C SW, che si presenta sul mercato in una nuova generazione molto accattivante, e la Volvo V60. Le nostre impressioni di guida Iniziamo il nostro test dal 2.0 TDI da 190 CV a trazione anteriore con cambio S Tronic. 22 L’abitabilità è molto buona davanti, dove scompare del tutto quel senso di “chiuso” che poteva suscitare la versione precedente. La nuova A4 è ariosa e grazie ai materiali così raffinati sa creare un’atmosfera davvero confortevole. Dietro si sta comodi in due, anche se lo spazio per le gambe non è di certo sconfinato e in mezzo bisogna fare i conti con un tunnel piuttosto pronunciato. Il motore in compenso, che abbiamo già elogiato su A6, è un vero prodigio della tecnica. Non è solo incredibilmente silenzioso rispetto al recente passato - pensiamo ai quattro cilindri a gasolio di qualche anno fa - ma è anche molto piacevole da guidare. E’ pastoso e se non gli si tira troppo il collo sa essere dolce del tutto privo di vibrazioni e ruvidità. Un risultato strepitoso per un 2.0 a gasolio. Il cambio poi si riconferma lo stato dell’arte, con cambiate velocissime, impercettibili e super “intelligenti”. L’S Tronic è un fulmine a capire le intenzioni di chi guida, adattando la sua risposta alla perfezione. Fulmineo e 23 24 25 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica coppia (600 Nm a 1.500 giri!), migliora di netto anche alla dinamica di guida. La trazione quattro di ultima generazione infatti inizia a perdere quella tendenza al sottosterzo, tipica delle Audi del passato, per diventare più coinvolgente e piacevole da guidare. Il trucco è presto svelato, visto che le Audi di oggi tendono a favorire con più disinvoltura rispetto al passato la distribuzione della motricità sull’asse posteriore. Solo in appoggio dimostra qualche incertezza iniziale, ma soltanto quando le si sta chiedendo veramente il massimo. Per il resto la A4 3.0 TDI con il Tiptronic a otto marce si dimostra velocissima, convincente e persino divertente. Consumi: la ultra fa paura Chiudiamo il test con la versione 2.0 TDI ultra con cambio manuale e trazione anteriore, pensata per contenere al massimo i consumi. E in effetti, nel corso del nostro test su strade di montagna e autostrada, siamo riusciti a far registrare, in questo caso, un consumo di 4,6 l/100 km (dato del computer di bordo). Un risultato stupefacente per un’auto di questa categoria, così equipaggiata. Per la cronaca, con il 2.0 TDI da 190 CV S Tronic siamo rimasti intorno ai 7,3 l/100 km, mentre con la 3.0 TDI quattro Tiptronic non ci siamo mai allontanati dai 10 l/100 km. Conclusioni La nuova Audi A4 Avant diventa senza ombra di dubbio il nuovo punto di riferimento della categoria. E’ così tecnologica e ben realizzata da lasciare a bocca aperta le concorrenti tedesche di sempre e, soprattutto nelle versioni quattro, diventa anche più bella da guidare rispetto al passato. 26 BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Nuova Audi A4 Avant Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della Casa » Test drive » Sito dedicato » Store online » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 27 PROVA IN PISTA RENAULT R.S. 01 Bella e Bestia Jerez de le Frontera e una Renault R.S.01 tutti per noi. Emozioni da brivido alla guida di una delle auto della Losanga più estreme e divertenti mai create di Emiliano Perucca Orfei 28 29 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Media R enault è da sempre uno dei brand che tratta il Motorsport con maggiore passione. Dai rally alla pista, passando ovviamente per quella F1 che ha dominato in lungo e in largo anche come costruttore, la Casa della Losanga ha sempre dato dimostrazione di concretezza ma allo stesso tempo di “godereccia” fantasia: vetture come la Spìder - 1994, spinta dal quattro cilindri da 180 CV della Clio Williams - o la mostruosa Megane Trophy sono solo due esempi di vetture che hanno saputo dare vita a trofei combattuti e spettacolari. Una mission che anche la R.S. 01 fa sua sfoggiando con caratteristiche tecniche (e prestazioni) in linea a quelle delle di un DTM di ultima generazione. Una vettura incredibile, curata nello stile da Laurens Van den Acker per celebrare le forme della Concept Car 30 Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica Christophe Chapelain e Dallara hanno scelto di progettare la loro creatura: imbullonato alla monoscocca in fibra di carbonio, in cui è contenuto anche il serbatoio da 150 litri, si fa notare il V6 da 3.8 litri sviluppato da Nissan per la GT-R. Un motore che nella configurazione studiata per la R.S. 01 da Nismo prevede un livello di potenza massima di 550 CV a fronte di un valore di coppia di 600 Nm. Tante le modifiche apportate all’unità giapponese, in particolar modo per quanto concerne il raffreddamento della coppia di turbocompressori e la circolazione dell’olio che ora prevede un sistema a carter secco per far fronte alle forze centrifughe che renderebbero impossibile il pescaggio dell’olio in curva con la coppa di serie. Un motore molto compatto, perfettamente inserito nel contesto della R.S. 01 anche in termini di dislocazione delle componenti accessorie, abbinato ad un cambio Sadev a sette marce con attivazione elettromagnetica XAP dotato di differenziale autobloccante meccanico a gestione elettronica. Interessante anche la tipologia di frizione scelta: esattamente come le GT3 di ultima generazione è progettata da ZF Race Engineering con funzioni di antistallo a rilascio automatico in fase di partenza. Da Libro Cuore anche il reparto ciclistico con sospensioni che prevede uno schema a doppio triangolo sovrapposto (montato su uniball) e puntone di attivazione (Pushrod) che lavora su ammortizzatori Ohlins regolabili in compressione e ritorno. Questi sono montati sulla scatola del cambio nella parte alta della scocca, in posizione rialzata. Stesso discorso per i freni che sfruttano la tecnologia di PFC Brakes per i dischi in carbonio da 380 mm e le pinze monoblocco a sei pistoncini per frenare speciali cerchi a fissaggio centrale gommati Michelin. Senza compromessi anche l’elettronica: Renault ha scelto di affidarsi Bosch per il sistema ABS racing (regolabile su 8 posizioni) mentre a Cosworth per gestione motore, acceleratore e controllo della trazione. DeZir (2010) e sviluppata attorno a misure che parlano chiaro in termini di sportività: 2.000 mm di larghezza ed appena 1.116 di altezza... Ma non è tanto lo stile ad essere impressionante, anche se i dettagli che la compongono sono più vicini a quelli di una vera vettura stradale piuttosto che ad un naturale DNA di vera racing car, ma piuttosto la ricerca della prestazione che si manifesta già scorrendone le caratteristiche in scheda tecnica: telaio e carrozzeria in fibra di carbonio, motore centrale, ed un livello di downforce eccezionale per una GT. I tecnici Renault parlano infatti di 1.200 kg a 270 km/h e di 1.700 a 300... Numeri degni di una monoposto della World Series by Renault 3.5 (o di una GP2), che tradotto in tempi sul giro pongono la R.S. 01 al di sopra di una GT3 ed a ridosso di una DTM. Merito di questo risultato è da ricercare anche nelle scelte motoristiche effettuate e nell’architettura in cui 31 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica componenti meccaniche mentre dietro al volante, in una apposito alloggiamento rialzato, fa bella mostra di sé uno quadro strumenti digitale tra i più completi mai visti: progettato da Cosworth dice vita morte e miracoli della vettura in un modo relativamente semplice da leggere. Di sicuro quando si va forte forte quello che interessa sono i led luminosi che accompagnano l’avvicinarsi alla zona rossa e la marcia inserita. Più piccolo lo spazio riservato alla velocità: meglio così, perché quello che si legge è davvero dell’altro mondo. Una volta allacciate le cinture viene da chiedersi davvero cosa ne sarà di noi una volta in pista. Vero, di auto da corsa in questi anni ne abbiamo guidate diverse ma questa è un po’ più speciale delle altre: stamparla su uno dei muretti di Jerez non sarebbe il massimo. L’emozione ed i dubbi non passano nemmeno quando i tecnici Dal vivo: com’è Il look della R.S. 01, in particolar modo nella colorazione gialla e grigia tipica di Renault Sport, è quasi gentile: se non fosse per il gigantesco alettone posteriore e per alcuni dettagli marcatamente racing si potrebbe quasi pensare che la supersportiva Renault sia più una derivazione stradale che un’auto da corsa purosangue con zero possibilità di essere messa, un giorno, su strada. Un lavoro di stile certosino, certamente uno dei migliori visto negli ultimi anni in ambito racing, che non si fa mancare nulla in tema di funzionalità: i cofani, alla stregua di una F1, si levano in pochi secondi così come la costruzione sottopelle appare davvero ben fatta a tutto vantaggio della facilità di assistenza della vettura nei weekend di gara da parte dei meccanici. Fari a led, frecce ad attivazione dinamica e porte ad ala di gabbiano. La R.S. 01 dimostra di essere in tutto e per tutto una vera auto da corsa quando 32 ci chiedono di abbassare la leva dell’iniezione e di premere il pulsante start. Il motore della GT-R fa venire i brividi già a pensarlo sotto al cofano di una stradale da 1800 kg, figuriamoci ora. Usciamo dai box semplicemente accelerando - senza utilizzare la frizione (non c’è...) - e subito capiamo che la R.S. 01 forse è più amichevole di quello che può sembrare. Fuori si vede bene, gli specchietti sono grandi e fanno vedere molto bene quello che c’è dietro e la seduta è esattamente quello che ci si aspetta da un prototipo: bassa, con le gambe distese ed il volante basso e verticale. Il reparto motore e trasmissione dà l’idea di essere molto dolce ai bassi regimi e non dà i classici “scossoni” delle auto da corsa aspirate di vecchia generazione. Anche lo sterzo sembra essere di questa scuola: è velocissimo nell’imprimere movimento alle ruote ma allo stesso tempo si “cerca” di salire a bordo: a meno che non si sia dei fantini o dei fanatici del pilates l’accesso a bordo è limitato un po’ dall’invadenza della porta ed un po’ dalla larghezza del brancardo. Come se non bastasse l’apertura è molto piccola e questo crea non pochi problemi... Una volta a bordo però, fatta amicizia con il roll bar che va a completare la vasca in carbonio che non fa nulla per nascondere la sua “tecnicità”, si scopre un abitacolo relativamente spazioso, con possibilità di regolare sedile e pedaliera a piacere. Molto piccolo il volante, dotato di una impugnatura “generosa” (alla Mansell), e di una forma rettangolare che lo rende concettualmente vicino a quello delle moderne F1 o delle GT3: ci sono tanti tasti e tanti manettini da regolare, di sicuro i più importanti sono quelli centrali con cui si può giocare sulle tarature di ABS, Traction Control e progressività dell’acceleratore. Al centro della plancia trovano posto tutti i pulsanti di attivazione delle varie 33 34 35 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito offre un’idea di grande confidenza. Fin qui tutto bene. La R.S. 01 potrebbe essere guidata quasi da chiunque. È invece quando si inizia a spingere che le cose cambiano - e non poco - perché la cavalleria in gioco è tanta e la vettura, sotto questa spinta, inizia ad assumere la dimensione racing per cui è stata progettata. Il V6 da 3.8 litri Nismo è impressionante, come del resto già nella versione stradale. Spinge fortissimo a tutti i regimi ed il lavoro di “slegatura” effettuato liberandolo da tutte le diavolerie antinquinamento è riuscito a renderlo ancor più aggressivo agli alti regimi dove, sotto la spinta delle due turbine ed avvolti in un sound da pelle d’oca, si arriva di slancio a 6.800 giri. Il tutto accompagnato da una rapidità di cambiata incredibile: il sette marce racing prodotto da Sadev è una “mitraglia” e, soprattutto in scalata, dimostra grande precisione supportando alla grande la dinamica della R.S. 01 nelle 36 Prove Periodico elettronico di informazione automobilistica fasi di ingresso in curva. Fasi fondamentali nella performance della vettura perché tra le varie caratteristiche che rendono la supersportiva Renault davvero incredibile c’è proprio la rapidità nei cambi di direzione ma soprattutto la velocità con la quale si riesce ad approcciare alle curve, che è da monoposto: un effetto amplificato dalla possibilità di spostare molto avanti la frenata grazie ad un impianto con dischi in fibra di carbonio e pinze a sei pompanti anch’esso degno di una monoposto. A Jerez, applicando sul pedale una forza di 70 kg, siamo passati da 250 a 90 km/h in meno di 100 metri. E forse si potrebbe fare meglio togliendo “tacche” al sistema ABS, che noi in via precauzionale abbiamo utilizzato sulla quinta di undici posizioni. Incredibile. L’impianto frenante è certamente una delle caratteristiche che distingue di più la vettura in tema di performance ma per funzionare non c’è bisogno solo di tanto potenziale ma anche di un bilanciamento del telaio che permetta di trasferire la giusta dose di carico sulle ruote quando serve: ecco perché nelle fasi di frenata il muso della vettura si abbassa in modo “evidente” per assicurare il giusto carico verticale alle ruote anteriori. Questo non significa che la R.S. 01 sia morbida, anzi: su schiena e sedere arriva proprio tutto ed i movimenti trasversali della vettura si sentono permettendo di essere repentini nelle manovre di correzione che sono all’ordine del giorno alle basse velocità. Questo non significa che la vettura sia instabile, anzi, ma tra la mostruosa potenza disponibile ed il differenziale di carico aerodinamico generato dall’assenza di velocità il comportamento della vettura cambia radicalmente nei diversi punti della pista. La capacità di generare carico inizia a farsi davvero sentire una volta superati i 130 km/h, ovvero nelle curve da 3/4 marcia: i tecnici Renault ci avevano anticipato ampiamente questo fenomeno ma man mano che la velocità aumenta sembra che la vettura sia sempre più incollata alla strada e la sensazione è davvero bellissima. Più si spinge più la vettura rimane incollata al suolo. Non è facile guidare così, perché se mai dovesse partire partirebbe piatta e senza tanti convenevoli, ma la sensazione che si ha quando la mano magica schiaccia il corpo vettura è davvero incredibile e si ha sempre la sensazione di poter spingere un po’ di più di quando fatto il giro precedente. Cinque giri di numero sono pochi per scoprire davvero il potenziale di un’auto del genere ma nella giornata di prova spagnola abbiamo avuto la possibilità provare la vettura anche sotto l’acqua: sù le rain ed impostati i controlli di trazione e ABS in posizioni più safe abbiamo guidato per un’altra ventina di km scoprendo una vettura 37 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 38 Periodico elettronico di informazione automobilistica Prove 39 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Prove decisamente più impegnativa ma comunque molto sincera. Il minor carico generato nei curvoni ed il diverso grip offerto dalla pista, del resto, non potevano che generare questo effetto anche se la cosa che più ci ha impressionato è la capacità di scaricare comunque a terra la potenza senza rendere impossibile il rapporto uomo macchina. In conclusione La R.S. 01 è sostanzialmente un’auto da corsa perfetta. È bella, veloce e trasmette sensazioni eccezionali. Purtroppo di difetti ne ha e stanno tutti nel costo, che si aggira attorno ai 290.000 euro: tanti considerando che l’unica categoria, per il momento, pronta ad accettarla è il Trofeo per cui è nata. In Renault si sono comunque accorti di questa “mancanza” e stanno cercando di correre ai ripari chiedendo eventuali deroghe nelle categorie GT3: il kit per parificare la prestazione della vettura a quello delle derivate di serie è praticamente già pronto. 40 41 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica Assistance Package con Distronic, Steering Pilot, Active Brake Assist, Pre-Safe Assist, Active Blind Spot Assist e Active Lane Keeping Assist. A richiesta anche il Parking Pilot e l’Adaptive Highbeam Assist Plus. Nuova la palette colori, che si arricchisce del Brilliant Blue e del Designo Selenite Grey Magno, mentre saranno inediti i cerchi in lega. L’abitacolo, invece, si caratterizza per tre diverse possibili combinazioni delle luci interne. Disponibile da aprile 2016, sotto il cofano della SL restyling troveremo un rinnovato V6 da 3.0 litri, capace di erogare 367 cavalli, oltre al V8 di 4.7 litri e 455 cavalli, entrambi in vendita abbinata al cambio automatico 9G-Tronic a nove marce. Non mancano le versioni piccanti marchiate AMG, come la SL 53 AMG con il V8 biturbo di 5.5 litri e 585 cavalli e la micidiale SL 65 AMG, equipaggiata con il V12 bi-turbo di 6.0 litri e 630 cavalli. MERCEDES SL RESTYLING NON CHIAMATELA “FACELIFT” Al Los Angeles Auto Show 2015 Mercedes porta il restyling della SL. Le forme della due posti di Stoccarda si allineano al resto della famiglia, con un’ispirazione marcata alla AMG GT M ercedes rifà il trucco alla SL, offrendole un restyling di metà-vita. Le linee, ora, sono state aggiornate ai dettami stilistici della casa di Stoccarda: per quanto riguarda il frontale – rivisto nel paraurti, nella mascherina e nei gruppi ottici a LED – l’ispirazione alla AMG GT è davvero forte, mentre sono state mantenute le altre peculiarità del modello. Non è stato toccato il tetto ripiegabile in metallo, ora in grado di aprirsi e 42 chiudersi anche fino ad una velocità di 40 km/h grazie ad un nuovo sistema elettroidraulico. Implementati, invece, i sistemi tecnologici di bordo, adattandoli al resto della gamma. Fa la sua comparsa, da questo punto di vista, il Dynamic Select, tramite il quale è possibile modificare i vari assetti dell’auto adattandolo alle varie situazioni. Oltre a ciò, sono stati aggiunti anche il Collision Prevention Assist Plus con Adaptive Brake Assist, mentre come optional avremo il Driving 43 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica si trova più in linea con il nuovo corso stilistico tracciato dalla casa di Stoccarda. Le importanti dimensioni della GLS – lunga 5130 mm, larga 1934 mm ed alta 1850 mm – sono ora addolcite da particolari di rilievo, come l’implementazione delle luci diurne a LED e da una griglia d’aerazione più grande dove troneggia il logo della casa, maggiorato nelle dimensioni. Nuovi, inoltre, i cerchi in lega AMG da 21”. Una volta saliti a bordo, si è accolti dal consueto e tradizionale lusso tipico della Classe S. La plancia è dominata dal tablet da 8” collocato al centro della console, dal quale si potranno governare tutti gli aspetti essenziali dell’auto. Il volante a tre razze è stato rivestito in pelle, mentre come optional – per i più esigenti – è previsto uno ionizzatore. Non manca il Dynamic Select, controllo grazie al quale è possibile regolare gli assetti della vettura, scegliendo tra Comfort, Slippery e Sport, oltre alle modalità Individual e Off-Road. Con il pacchetto off-road, inoltre, è disponibile una configurazione più estrema, la Off-Road+: le sospensioni Airmatic sollevano la scocca di 306 mm, intervenendo anche sui rapporti del cambio, accorciandoli. Non manca nulla sul versante della sicurezza, sia attiva che passiva. Sono inclusi il Collision Prevention Assist Plus, l’Attention Assist, la frenata d’emergenza assistita, il cruise control, l’ESP e la trazione AWD. Il Distronic Plus con sterzata assistita, l’Active Lane Keeping Assist, lo Speed Limit Assist, il Bas-Plus con Cross-Traffic Assist ed il segnalatore di angoli ciechi sono previsti come optional. Importanti novità sotto il profilo delle motorizzazioni. Si parte dai benzina, con la GLS 400 4MATIC, equipaggiata con un V6 biturno capace di erogare 333 cavalli e 480 Nm di coppia. La GLS 500 4MATIC, spinta da un V8 bi-turbo da 455 cavalli, rappresenta una buona via di mezzo, mentre per chi volesse puntare al top di gamma, è disponibile la GLS nella sua versione AMG, ovvero la 63 4MATIC, capace di ben 585 cavalli. La GLS 350d 4MATIC, infine, è stata pensata per gli amanti inossidabili del diesel, con i suoi 285 cavalli. Eccezion fatta per la variante AMG, tutti i nuovi SUV di Stoccarda montano un cambio automatico 9G-TRONIC. MERCEDES GLS ARRIVA LA CLASSE S DEI SUV di Marco Congiu | Mercedes ha tolto i veli alla nuova GLS. Si tratta di un Suv di dimensioni generose, in cui la definizione di “lusso” viene, nelle intenzioni degli uomini di Stoccarda, portata ai massimi livelli. Per i più esigenti, inoltre, c’è anche la versione marchiata AMG... L a strategia “SUV Attack” di Mercedes si arricchisce di un’altra pedina importante, e stavolta si tratta di un vero e proprio pezzo da novanta. Stiamo parlando della nuova GLS, Sport Utility che, nella sostanza, si trova a combattere nello stesso segmento di Audi Q7, BMX X5 e Jaguar F-Pace. Nella sostanza, si tratta di un restyling della GL, che ora 44 45 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica materiali di qualità e un design piuttosto elegante. Al momento non sono ancora stati resi noti i dettagli tecnici della QX30, ma sappiamo già che arriverà anche in una versione a trazione integrale, grazie allo schema reso disponibile dalla tecnologia 4Matic di Mercedes. Sotto al cofano poi dovremmo trovare una famiglia di motori simile, se non identica, a quella della Q30. Con ogni probabilità i benzina apriranno le danze con i 1.6 turbo da 122 e 156 CV, che verranno affiancati dal più generoso 2.0 turbo da 211 CV. I diesel invece dovrebbero contare sul piccolo 1.5 di origine Renault da 109 CV e sul classico Mercedes da 2.2 litri in grado di produrre 170 CV. Oltre al classico manuale a sei marce poi ci sarà senza dubbio anche una variante automatica. In questo momento non sappiamo ancora i prezzi di mercato né i tempi di commercializzazione, ma è lecito aspettarsi un lancio sui mercati europei nel corso del prossimo anno. INFINITI QX30 ECCO LA NUOVA CROSSOVER DI LUSSO Abbiamo appena finito di conoscere la nuova Q30 ma il rilancio di Infiniti sembra davvero implacabile. Al Salone di Los Angeles è stata appena presentata la nuova QX30, una crossover di lusso realizzata sulla base delle Mercedes GLA A bbiamo appena finito di conoscere la nuova Q30 ma il rilancio di Infiniti sembra davvero implacabile. Al Salone di Los Angeles infatti è stata appena presentata la nuova QX30, una crossover realizzata sulla base delle Mercedes GLA, con cui condivide l’architettura, le motorizzazioni e 46 diverse componenti. Ispirata all’omonimo concept presentato a Ginevra, la QX30 si presenta al mondo come un crossover di lusso pensato per chi vuole distinguersi. Il merito è di un design fuori dagli schemi, che riprende la filosofia della Q30. Anche all’interno infatti la crossover giapponese ricalca l’abitacolo della sorella hatchback, con 47 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica Clubsport vanta un prezzo molto interessante: 111.000 euro. Nata per gareggiare tra i cordoli, la vettura è stata rivista e migliorata sotto vari punti di vista. Eredita direttamente dalla 911 GT3 Cup il sistema sospensivo in lega leggera, mentre l’impianto frenante è stato migliorato grazie all’adozione di dischi in acciaio di 380 mm l’uno. All’interno dell’abitacolo, sono stati giustamente eliminati tutti i fronzoli, per diminuire quanto più possibile il peso, che ora si assesta sui 1.300 kg. Il roll-bar saldato al telaio aumenta la rigidità comoplessiva, mentre il pilota può trovare comodamente spazio sul sedile in puro spirito racing con cinture a sei punti. Sotto il cofano si cela il propulsore a sei cilindri da 3.8 litri, capace di erogare 385 cavalli di potenza. Il cambio è una versione modificata del celeberrimo Porsche Dopplekupplung con paddle al volante, mentre è presente anche un differenziale posteriore autobloccante meccanico. I gentlemen drivers sono avvisati: è arrivata una nuova sfida con cui misurarsi. PORSCHE CAYMAN GT4 CLUBSPORT PER PALATI FINI E...CORSAIOLI di Marco Congiu | In occasione del LA Auto Show 2015, Porsche ha svelato la Cayman GT4 Clubsport. Si tratta di una versione da corsa della GT4, il cui debutto su pista è già previsto in molteplici categorie. Con 380 cavalli, poi, le prestazioni non mancheranno... A nimo corsaiolo, colorazioni sgargianti e linee modellate per la velocità. Questa è la nuova Porsche Cayman GT4 Clubsport, portata dalla casa del Gruppo VW al Los Angeles Auto Show 2015. 48 Creata per permettere agli appassionati pistaioli della casa di Stoccarda di cimentarsi in vari campionati – dal VLN long Distance Championship Nurburgring, passando per il Pirelli GT3 Cup Trophy USA e la SRO GT4 Series – la Cayman GT4 49 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica Telaio giapponese, design italiano Prodotta a Hiroshima sulle stesse linee della Mazda MX-5 da cui deriva la parte telaistica, la 124 Spider è lunga poco più rispetto alla parente giapponese. Misura 4,05 metri in lunghezza, mentre larghezza (1,50), passo (2,31) e altezza (1,23) sono quasi identici a quelli della MX-5. Le “gobbe” sul cofano richiamano quelle della 124 Spider di seconda generazione, mentre un dettaglio moderno sono i fanali posteriori con inserti in tinta carrozzeria che formano una superficie luminosa da anello. L’abitacolo, piuttosto simile a quello della MX-5, è rivestito con materiali morbidi, mentre pelle per sedili, volante e cuffia del cambio ed ecopelle per pannelli porte e quadro strumenti conferiscono all’ambiente a bordo un tocco di “premium”. La struttura del sedile della 124 Spider facilita l’apertura della capote ad azionamento manuale anche da seduti. 124 Spider e 124 Spider Lusso Due gli allestimenti, dai nomi volutamente retrò: 124 Spider e 124 Spider Lusso. Il primo comprende di serie doppio terminale di scarico, roll-bar con finiture nere, oltre a montante, minigonne e maniglie delle porte in tinta carrozzeria. I cerchi in lega da 16’’ sono di serie, come pure i sedili in tessuto premium nero, i proiettori alogeni, i fanali a LED e il cruise control. La versione Lusso aggiunge cerchi in lega da 17’’, roll-bar e montante anteriore di color argento, doppio terminale di scarico cromato e fari fendinebbia di serie. Gli interni comprendono sedili in pelle di colore nero o tabacco, la palpebra del cruscotto rivestita con cucitura a vista e climatizzatore automatico. Per festeggiare il ritorno dopo quasi 50 anni, 124 esemplari faranno parte di un’edizione limitata “Anniversary” che sarà contraddistinta da un badge celebrativo numerato, dalla livrea Rosso Passione e dai sedili in pelle di colore nero. NUOVA FIAT 124 SPIDER TUTTI I DETTAGLI DELLA VERSIONE ITALIANA Svelata a Los Angeles la nuova roadster a marchio Fiat che arriverà in Italia la prossima estate. Ha 140 CV con il 1.4 MultiAir per la prima volta abbinato alla trazione posteriore N el novembre 1966 al Salone dell’automobile di Torino debuttava la Fiat 124 Spider, una versione inaspettatamente sportiva della popolare 124 berlina, che riscosse un successo immediato. Era stata disegnata da Pininfarina, che all’inizio degli anni ‘80 ne assunse la produzione della versione con il proprio marchio da commercializzare negli USA come Pininfarina Spider Azzurra. 50 Agli americani la spider italiana piaceva molto: ne acquistarono oltre 170.000 tra il 1968 e il 1985 e oggi negli States circolano ancora ben 8.000 tra Fiat 12 e Pininfarina Spider. Naturale, quindi, che dagli USA riparta la carriera della nuova Fiat 124 Spider che debutta al Salone di Los Angeles con largo anticipo sul debutto nel mercato italiano ed europeo previsto per l’estate del 2016 con prezzi di listino ancora da definire. 51 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica News aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Le caratteristiche tecniche Al posto del 1.5 o del 2 litri entrambi aspirati Mazda, sulla Fiat 124 Spider è stato trapiantato il quattro cilindri turbo MultiAir da 1.4 litri già impiegato sulle Abarth che eroga 140 CV di potenza e 240 Nm di coppia massima ed è prodotto a Termoli. E’ abbinato per la prima volta alla trazione posteriore attraverso un differenziale posteriore ed è disponibile esclusivamente, a differenza della versione USA, con cambio manuale a 6 rapporti. Ignoti al momento i dati di accelerazione e velocità massima, che 52 comunque non dovrebbero discostarsi di molto da quelli della MX-5 2.0, visto che il peso in ordine di marcia di poco superiore (975 contro 1.050 kg) dovrebbe essere compensato dalla maggiore coppia ai bassi regimi del propulsore turbo italiano rispetto a quella delle unità giapponesi. All’avantreno, la nuova 124 Spider utilizza uno schema di sospensioni a quadrilatero, mentre al retrotreno adotta un’architettura multilink. Si affida a quattro dischi (ventilati all’anteriore) da 280 mm l’impianto frenante, che sfrutta quattro pinze flottanti. 53 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione automobilistica intercettare volumi di traffico del tutto trascurabili. Tralasciando per il momento le tangenziali di Varese e Como, già oggi completate, il percorso principale della Pedemontana era stato pensato in origine per alleggerire il nodo milanese della A4. Oggi infatti anche chi deve raggiungere Bergamo o Brescia partendo dalle zone a nord del Capoluogo lombardo è costretto a passare da Milano, andando ad intasare, negli orari di punta, la tangenziale nei pressi di Cormano e Sesto San Giovanni. La Pedemontana invece, una volta completata, avrebbe permesso a tutti questi automobilisti di “tagliare” alle spalle del Capoluogo e di raggiungere la A4 senza passare da Milano. Purtroppo però questo scenario sembra diventare sempre più un miraggio. Da pochi giorni infatti è scaduto per la seconda volta di fila il bando di gara, senza che si siano trovate banche disposte a mettere sul tavolo circa 225 milioni di euro. Una cifra necessaria almeno per rimettere in moto i lavori sulla A36. Il bando è ora rinviato a dicembre e la società continua a dirsi “fiduciosa”. In realtà la situazione non potrebbe essere più nera perché se da un lato non si trovano questi primi 200 milioni, non si capisce da dove dovrebbero saltare fuori i 3 miliardi ncessari per completare l’opera. Ma come si paga la Pedemontana? Nel frattempo poi, come se non bastasse, divampano le polemiche. Da un lato ci sono i comuni interessati dalla nuova tratta che sono sul piede di guerra perché pretendono che partano le bonifiche di Meda e Seveso promesse dalla società in cambio del nuovo attraversamento autostradale. Dall’altro troviamo i pendolari (pochi per la PEDEMONTANA, MANCANO LE RISORSE ENNESIMA OPERA INCOMPIUTA (E INUTILE)? di Matteo Valenti | Il secondo bando di fila per trovare fondi e rimettere in moto i lavori di Pedemontana è andato deserto. L’opera rimane incompiuta e finisce per essere poco utile agli automobilisti. Intanto i pedaggi restano salati e il traffico cala A ltri 3 miliardi di euro. È questa la cifra che serve per completare in maniera definitiva l’autostrada Pedemontana. Attualmente infatti la tratta principale della A36 termina a Lentate sul Seveso, poco dopo aver incrociato la A9 MilanoComo, nei pressi di Turate. Manca, per intenderci, il tronco finale, che collegherebbe la A36 con 54 l’autostrada A4, attraverso la famigerata tratta B2 nel cuore della Brianza. Ovvero la tratta più importante, quella che servirebbe a dare un senso compiuto all’intera opera. Manca la tratta principale Allo stato attuale infatti la Pedemontana finisce per risultare poco utile, dal momento che va ad 55 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito verità) che già oggi utilizzano il tratto esistente della Pedemontana, inferociti per il metodo di pagamento bizantino e per le tariffe da capogiro. La Pedemontana infatti “è la prima autostrada d’Italia dove il pedaggio si paga senza caselli”. Questo era l’annuncio futuristico della società. Il problema è che quella che doveva essere una semplificazione tecnologica è finita per complicare le cose in maniera tragicomica. Per pagare il pedaggio con tecnologia “free-flow” gli automobilisti devono iscriversi online al “Conto Targa”, anche se muniti di Telepass. Una procedura che comporta la compilazione di un form online e la consegna di materiale cartaceo (alla faccia dell’innovazione tecnologica…). Pedaggi salati E poi ci sono i costi di pedaggio. Dopo i mesi “gratuiti” giustificati in qualche modo con la 56 Periodico elettronico di informazione automobilistica Intervista presenza di Expo, le tratte esistenti di Pedemontana sono divenute a pagamento. Il problema è che per percorrere la tratta principale che collega A8 e A9 fino all’innesto con la Milano-Meda si pagano 4,72 euro. Una bella cifra per fare soltanto 23 km. Salati poi anche i conti delle tangenziali di Como (9 km) e Varese (11 km), tanto che gli automobilisti, come riporta VareseNews, stanno tornando gradualmente ad affollare le vecchie Statali (gratuite), rinunciando ai nuovi tratti autostradali. Pedemontana cerca di “metterci una pezza” istituendo degli sconti (50% fino al 31 gennaio e poi per i pendolari con almeno 7-8 passaggi mensili). Ma lo spettro dell’ennesima opera pubblica inutile si fa sempre più concreto. Almeno fino a quando non si completerà la tratta finale. Ovvero quella per cui era nato l’intero progetto. 57 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione automobilistica Come verrà aggiornato il 1.6 TDI Per il 1.6 TDI sarà infatti necessario installare un “trasformatore di flusso” davanti al sensore presente nei condotti di aspirazione dell’aria. Spiega Volkswagen che si tratta di una griglia che calma le turbolenze che si creano in prossimità del sensore rendendo più accurata la misurazione. Questo sensore «misura la massa d’aria che percorre il condotto, che è un parametro molto importante nella gestione del motore per ottenere un processo di combustione ottimale», spiega VW. All’installazione del trasformatore di flusso si accompagnerà anche un aggiornamento del software di gestione del motore. Il tempo previsto per l’operazione è di circa un’ora. Dubbi su prestazioni e consumi E’ ancora da perfezionare l’aggiornamento che dovrebbe portare il 3 cilindri 1.2 TDI nei limiti di legge. Volkswagen presenterà la propria proposta per l’approvazione al KBA entro la fine del mese di novembre. L’obiettivo del richiamo, secondo la stessa Volkswagen, è quello di non influenzare negativamente la potenza, i consumi e le prestazioni. «In ogni caso, visto che (le emissioni di, ndr) tutte le varianti di modello devono essere ancora misurate, il raggiungimento di questi target non può ancora essere confermato definitivamente», avverte la Casa tedesca. DIESELGATE COME VOLKSWAGEN RISOLVERÀ IL PROBLEMA EMISSIONI DEL TDI EA189 di Daniele Pizzo | Ecco le soluzioni alle emissioni eccessive di NOx: per il 1.6 TDI andrà installato un “trasformatore di flusso”, mentre per il 2.0 TDI basterà un aggiornamento del software. Da perfezionare ancora i correttivi per il 1.2 TDI I motori Diesel le cui emissioni di NOx superano il limite stabilito dalla normativa europea verranno “corretti” da Volkswagen attraverso due diverse soluzioni che il costruttore di Wolfsburg ha presentato al KBA, l’Autorità dei trasporti tedesca, che ha approvato le misure che verranno applicate nella campagna di richiamo che partirà da gennaio 2016. I 58 due correttivi riguardano i propulsori EA 189 nelle cilindrate 2.000 e 1.600, noti come 2.0 e 1.6 TDI, installati oltre che sulle vetture a marchio Volkswagen anche sulle Audi, Seat e Skoda. Se per l’unità di cilindrata maggiore sarà necessario semplicemente aggiornare il software, operazione che si esegue in circa 30 minuti di intervento, più complesso sarà intervenire sul 1.6 TDI. 59 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Tecnica Periodico elettronico di informazione automobilistica Il “Column EPS”: semplice ed efficace Ma andiamo con ordine e andiamo alla scoperta delle diverse tecnologie che si sono susseguite negli anni. Il servosterzo elettrico più semplice, pensato per le auto più piccole e leggere, è il “Column EPS” (CEPS), così chiamato per il meccanismo di servoassistenza è montato proprio dietro al volante, direttamente sul piantone. Nel caso di Nexteer il CEPS è in grado di produrre fino a 90 Nm di coppia in termini di servoassistenza e viene utilizzato quindi sui modelli di segmento A e B come Fiat 500 e Punto (anche in versione Abarth), Lancia Ypsilon, Alfa MiTo, Opel Adam e Corsa. Per avere un’idea della diffusione di questo sistema basterà dire che Nexteer ne ha già prodotti 21 milioni. Single Pinion EPS: perfetto per le “medie” Con modelli più pesanti e prestazionali però è necessario spostare tutto il meccanismo là dove serve generare la servoassistenza, ovvero nei pressi delle ruote sterzanti. Per intenderci il motore elettrico insieme alla centralina elettronica è montato nei pressi dei piedi del guidatore, in corrispondenza della zona dove il pignone incontra la cremagliera. È così che nasce il “Single Pinion EPS” (SPEPS), ovvero il servosterzo a pignone singolo, perfetto per le auto medie (fino al segmento C) e per i modelli che vogliono garantire un feeling di guida generalmente più raffinato. Il sistema Single Pinion sviluppa 85 Nm di coppia in termini di servoassistenza e può essere utilizzato anche sulle sportive. Non è un caso se questo sistema sia stato scelto da BMW per la Mini, un’auto divenuta celebre oltre che per il suo assetto granitico, anche per la precisione del suo sterzo chirurgico. Stesso discorso per la DS 3, un’auto che ci ha sempre convinto per il suo feeling di sterzo. Dual Pinion EPS: per palati raffinati Una soluzione ancora più raffinata è rappresentata dal “Dual Pinion EPS” (DPEPS), ovvero dal SERVOSTERZO ELETTRICO STESSO RISULTATO, DIVERSE TECNOLOGIE di Matteo Valenti | Nel corso degli anni i servosterzi elettrici si sono evoluti in diverse forme per rispondere ad esigenze sempre più specifiche e ambiziose. Tanto che oggi l’EPS non costringe a rinunce su alcun tipo di veicolo, comprese le sportive di razza G razie alla nostra recente visita alla Nexteer abbiamo già scoperto gli innumerevoli vantaggi garantiti dal servosterzo elettrico. Non tutti i sistemi di servoassistenza elettrica però sono uguali. Nel corso degli anni infatti si sono evoluti 60 per rispondere ad esigenze sempre più specifiche e ambiziose. Il risultato è che oggi l’EPS è diventato una soluzione che non costringe a rinuncie su alcun tipo di veicolo, comprese le sportive di razza fino ai truck più pesanti. 61 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Tecnica Periodico elettronico di informazione automobilistica che riducono sensibilmente gli attriti superficiali, esattamente come accade ad esempio nei cuscinetti volventi. Quando il motore gira in un verso la cremagliera si sposterà in una direzione, fornendo una forza ausiliaria sulla stessa che aiuterà a sterzare le ruote in una data direzione. Invertendo il moto del motore si avrà lo steso effetto nella direzione opposta. Il futuro: EPS “by wire” Nel futuro del servosterzo elettrico infine c’è qualcosa di più di un ruolo sempre più attivo nella guida autonoma. La prossima frontiera infatti sembra essere quella dello “Steer-by-wire”, un sistema decisamente bizantino che non prevede alcun tipo di collegamento meccanico tra il volante e la “drive line” che si occupa di far sterzare le ruote. Qualcuno ci ha già provato, come Infiniti con la Q50, dove però è stato collocato anche un piantone di sterzo meccanico con funzione di emergenza in caso di problemi al sistema steerby-wire. Anche Nexteer sta lavorando in questa direzione, ma non per uno sfoggio di tecnologia servosterzo a doppio pignone. In questo caso i pignoni sono quindi due: il primo è collegato al piantone ed è calettato direttamente sulla cremagliera della scatola guida, mentre il secondo è collegato al motore elettrico, che in questo caso però è totalmente disaccoppiato dalla catena cinematica di sterzo (volante, piantone, pignone). Questo sistema, al momento non realizzato da Nexteer (dove arriverà nel 2020) ma è già utilizzato da alcuni modelli come l’Alfa Romeo Giulietta. Il sistema Dual Pinion garantisce una precisione di guida ancora maggiore e potrà essere montato persino su vetture di pregio di segmento D. Rack EPS: il servosterzo a cremagliera Con il “Rack EPS” (REPS), detto anche servosterzo a cremagliera, sono caduti gli ultimi tabù 62 fine a se stesso, ma soltanto in ottica della guida autonoma. Uno steer-by-wire “vero” infatti, senza sistemi di back up meccanici come quello della Q50, potrebbe dare una bella mano nella corsa alla conquista della guida autonoma. Un sistema steer by wire, per esempio, permetterà al volante di rimanere completamente immobile nel momento in cui il controllo è in mano al sistema ADAS (Advanced Driving Assist System) evitando possibili interferenze non desiderate da parte dell’utente durante una manovra automatica. Questo significa che quando l’auto “sta guidando da sola” il volante rimarrà fermo anche durante le manovre, proprio mentre le ruote sono impegnate in una sterzata. Inoltre un sistema di questo tipo limiterebbe gli ingombri nel vano motore, con ripercussioni sul design e sul contenimento del peso. Ma potremmo assistere anche a progressi evidenti anche nel piacere di guida, visto che lo steer-by-wire permetterebbe di eliminare alla radice qualsiasi tipo di compromesso, tipico dei classici EPS, tra agilità alle basse andature e stabilità alle alte velocità. in materia di servoassistenza elettrica. Con questo sistema infatti si raggiungono valori di coppia molto elevati in termini di servoassistenza (superiori a 100 Nm!), ideali quindi per i veicoli più pesanti e prestazionali del mercato. Nexteer per esempio fornisce sistemi REPS ai grandi pick up americani come il Ford F-150 e lo Chevrolet Silverado, ma anche a sportive di razza come la Ford Mustang. Anche in questo caso, proprio come con il sistema “Dual Pinion”, abbiamo un servosterzo totalmente disaccoppiato dalla catena cinematica di sterzo. In questo caso la servoassistenza è fornita direttamente su cremagliera attraverso un robusto motore collegato ad una cinghia sincrona che trasmette il moto ad una boccola parte di un sistema vite - madrevite a ricircolo di sfere. Questa componente meccanica è in grado di trasformare efficacemente il moto rotatorio in longitudinale, grazie alle sfere 63 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Epoca Periodico elettronico di informazione automobilistica “Guardare indietro, per guardare avanti”, ovvero recuperare e valorizzare l’immenso patrimonio storico del Gruppo per creare prodotti sempre migliori e più emozionanti. E se il buongiorno si vede dal mattino, bisogna dire che il primo vero atto è di quelli destinati a lasciare il segno: è stato presentato nei giorni scorsi infatti il progetto Abarth Classiche, un’iniziativa davvero completa e ben articolata, per la gioia dei tantissimi appassionati dello Scorpione. La nuova “casa” dello Scorpione Tanto per cominciare, ora c’è una nuova sede: le Officine Abarth Classiche, uno spazio di 900 mq a Mirafiori dove la Casa ha voluto riunire tutto il “mondo Abarth”, dal design alla progettazione, dal marketing all’assemblaggio delle serie speciali. Il vero cuore pulsante della struttura, però, è l’officina dedicata al restauro delle vetture d’epoca: qui infatti il collezionista potrà portare direttamente la propria vettura per qualsiasi tipo di intervento, da semplici affinamenti ai restauri più complessi, fino alla preparazione per le vetture utilizzate nelle competizioni per auto storiche. Il tutto eseguito a regola d’arte da personale appositamente formato e con il supporto dell’immenso archivio documentale della Casa. Non mancano inoltre servizi esclusivi: volendo, c’è perfino il trasporto e la riconsegna della vettura a domicilio. Il tutto per le vetture nate tra il 1949 - anno di fondazione dell’Abarth - e il 1971, quando lo Scorpione fu assorbito dal Gruppo Fiat, ma anche per quelle realizzate nell’epoca successiva, quando di fatto l’Abarth diventò il reparto competizione della casa torinese: dalle Lancia invincibili nei rally degli anni Ottanta e Novanta fino all’Alfa Romeo 155 vittoriose nel DTM. Registro Ufficiale ed eventi Non solo, ma è stato costituito anche il Registro Abarth, legato al Registro Fiat Italiano, strumento fondamentale per garantire l’originalità delle ABARTH CLASSICHE GUARDARE INDIETRO, PER GUARDARE AVANTI di Giovanni Bregant | Nascono le Officine Abarth Classiche e la divisione Heritage FCA Italy guidata da Roberto Giolito. Obiettivo? Valorizzare il passato per tracciare i sentieri del futuro L a prima buona notizia è che anche il gruppo FCA si è dotato di una struttura interna dedicata alla valorizzazione del proprio immenso patrimonio storico: d’ora in avanti quindi i club e i collezionisti, ma anche i semplici appassionati, avranno finalmente un punto di riferimento per tutte le loro 64 richieste, e non solo. Si tratta di Heritage FCA Italy e a guidarla è Roberto Giolito, designer il cui nome è legato indissolubilmente alla riedizione della 500, già Responsabile del Centro Stile Fiat e Abarth . La seconda buona notizia è che non si tratta di una semplice operazione-nostalgia, perché l’obiettivo dichiarato da Giolito è quello di 65 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Epoca Periodico elettronico di informazione automobilistica +50% le vendite nel 2015 Il tutto, come anticipato, con lo spirito vivace di chi non vuole semplicemente spolverare dei cimeli, ma costruire qualcosa per il futuro: «Il marchio Abarth è un patrimonio straordinario ha sottolineato Giolito durante la presentazione ufficiale del progetto - ma non vogliamo limitarci a custodirlo. Il nostro non è un progetto nostalgico: vogliamo connetterci sempre meglio con la nostra cultura e collegarla ai nuovi trend del mercato». Il tutto in un momento molto positivo per Abarth: nel 2015 le vendite sono cresciute del 50% rispetto allo scorso anno, con un aumento significativo non solo in Italia, ma distribuito su tutti i principali mercati europei, dall’Inghilterra alla Germania, dalla Francia alla Spagna, a dimostrazione della forza del Marchio. E anche nelle competizioni lo Scorpione ha motivo di sorridere, con il monomarca 500 Abarth giunto al 7° vetture dello Scorpione nel mercato collezionistico. E proprio Abarth Classiche sarà il punto di riferimento per verificare l’originalità della propria automobile, ottenere l’ambita certificazione e quindi l’inserimento nel Registro. Una gran bella operazione per tutelare tutti i collezionisti e gli appassionati del Marchio, ma questa non è l’unica iniziativa in programma: Abarth Classiche punta infatti a essere l’interlocutore di riferimento per i Club e per gli organizzatori delle tante manifestazioni dedicate alle auto classiche. Già per il prossimo anno, inoltre, organizzerà direttamente una serie di eventi: raduni e incontri a tema, certamente, ma anche eventi in pista dedicati alle vetture d’epoca, per onorare 66 anno e la realizzazione dei motori per la F4 italiana e - dal prossimo anno - anche per la F4 tedesca. Una fornitura, quella in casa dei tedeschi, per la quale a Torino non nascondono un giustificato orgoglio». 6.000 vittorie con 1.500 piloti A sintetizzare la forza del marchio Abarth, del resto, sono proprio i successi nelle competizioni: ben 6 mila vittorie, ottenute con 1.500 piloti diversi. E chi lo desidera, trova traccia di ciascuna in “Abarth: the Scorpion’s tale (1949-1972)”, un cofanetto di tre volumi da collezione scritto da Sergio Seccatore, storico disegnatore di Karl Abarth. Un volume imperdibile per tutti gli appassionati dello Scorpione, impreziosito da uno straordinario apparato fotografico, dai disegni tecnici originali e molti altri documenti rimasti fino ad oggi inediti. degnamente un Marchio che da sempre ha le competizioni nel proprio DNA. Tra gli obiettivi a lungo termine, invece, Giolito ha accennato anche alla realizzazione di un nuovo spazio espositivo a Torino, con una formula simile a quella del rinnovato Museo storico Alfa Romeo di Arese e l’obiettivo di farne non solo un’esposizione statica, ma un luogo di incontro e un centro di riferimento per l’erogazione di servizi a collezionisti e appassionati. Nel frattempo, negli archivi storici Fiat è febbrile l’attività per la catalogazione e digitalizzazione di tutta la documentazione relativa al mondo Abarth: un’attività per la quale sono stati contattati anche gli ex dipendenti di Karl Abarth, custodi di un sapere che la Casa è determinata a preservare. 67 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Formula 1 Periodico elettronico di informazione automobilistica Coppia Ferrari: voti alti meritati Veloce, concreto e finalmente senza sbavature Kimi Raikkonen, che chiude il campionato con uno dei suoi migliori weekend della stagione: avesse corso sempre così, il bilancio di fine anno sarebbe diverso, però stavolta è da 8. Rinato, per l’ennesima volta. Voto 8 anche a Vettel, che rimonta come una furia prendendosi non pochi rischi a inizio gara, per conquistare quindi un 4° posto che era il massimo risultato possibile. E allora perché non gli diamo 10? Perché uno con la sua esperienza, quando la squadra gli consiglia una cavolata via radio, dovrebbe avere il buon senso e l’autonomia di pensiero di finirlo quel benedetto giro veloce, giusto perché non si sa mai... Fenomeno, ma teleguidato. Non sbaglia niente, invece, Perez, velocissimo in qualifica e un vero martello in gara: certo, perde il confronto con il rimontante Vettel, ma onestamente con una Force India non poteva fare di più. Voto 10, rigenerato. Gran bella gara anche per Ricciardo (voto 8), che chiude la stagione rimarcando di essere ancora lui il punto di riferimento tra i tanti talenti Red Bull: veloce, aggressivo ma corretto, meriterebbe un motore meglio attrezzato, ma anche così si è difeso alla grande. Coriaceo. Hulkenberg perde (ancora) il confronto con Perez, Massa rigenerato Voto 6,5 a Hulkenberg, che chiude a punti una gara positiva, se non fosse che per tutto il fine settimana Perez ha viaggiato su ben altri tempi e in ben altre posizioni. Concreto, ma si può fare di più. Non si è risparmiato invece Massa: con una Williams in difficoltà sulla pista di Abu Dhabi riesce a chiudere solo 8° ma vederlo lottare ruota a ruota con piloti con 10 anni meno di lui è davvero bello, anche per chi - come chi scrive - resta F1, GP ABU DHABI 2015 LE PAGELLE DI YAS MARINA di Giovanni Bregant | Nico Rosberg chiude come meglio non potrebbe una stagione 2015 abbastanza avara di soddisfazioni. Il tedesco ha preceduto Lewis Hamilton. Terzo Raikkonen, mentre Vettel conclude quarto L’ ultimo gran premio della stagione si chiude con un altro centro, fuori tempo massimo, per Rosberg, e l’ennesimo dubbio sulle strategie Mercedes. Bravo comunque Nico, che non ha sbagliato niente, anche se non si capisce perché si sia svegliato così tardi. E soprattutto, in Australia il prossimo anno conserverà questo spirito o rivedremo il pilota arrendevole visto fino ad Austin? Nel dubbio 8, perché questa l’ha vinta 68 con merito. Voto 7 - e a ben guardare siamo generosi - ad Hamilton, perché comunque è finito alle spalle di Rosberg e perché dopo avere tanto invocato la possibilità di strategie differenziate rispetto al compagno di squadra, quando finalmente è stato accontentato ha combinato più danni che altro. Anche se non è che il suo box abbia brillato per lungimiranza nel consigliarlo... Confuso. 69 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito convinto che la Ferrari avrebbe dovuto mandarlo via almeno un paio d’anni prima. Evidentemente il brasiliano è come il buon vino, invecchiando migliora. Ci prova sempre anche Grosjean (voto 7), che porta a punti una Lotus in disarmo, dimostrando tanta concretezza e voglia di sfruttare ogni occasione. Voto 6 invece a Kvyat, colpito da qualche problemino tecnico di troppo al sabato ma comunque lontano, stavolta, dal ritmo di Ricciardo in gara: minimo sindacale. Veloce e immune da errori, ma non abbastanza per entrare in zona punti Sainz, al quale resta comunque la consolazione stavolta di avere vinto nettamente il duello con il compagno di squadra. Voto 7 per il derby quindi... A proposito, stavolta il diciottenne olandese ha peccato di entusiasmo, prima spiattellando una gomma e poi non restituendo la posizione a Button nella foga del duello e ignorando le bandiere blu: per lui è arrivata, giusta, una penalità di 5 secondi e la perdita di 3 punti 70 Formula 1 Periodico elettronico di informazione automobilistica sulla licenza. E allora stavolta l’insufficienza (5) ci sta tutta: ma proprio all’ultima gara inizia a fare errori di inesperienza? Chi invece di esperienza ne ha tantissima, ma continua ad avere “fame” è Button, che con una McLaren-Honda ancora in grandissima difficoltà sui rettilinei ci ha provato sempre e comunque, lottando in modo fiero ogni volta che aveva un’altra monoposto a tiro, pur sapendo che al rettilineo successivo quella sarebbe sparita all’orizzonte: per uno con il suo curriculum e la sua età, non è cosa da poco. Voto 8, motivato Strategia Mercedes: sempre un’incognita Un’ultima annotazione riguarda la gestione delle strategie Mercedes (voto 3): si è così parlato della volontà dei piloti di avere maggiore libertà che stavolta finalmente qualche novità c’è stata, ma perchè consigliare ad Hamilton di proseguire quando Rosberg aveva già cambiato le gomme, salvo poi intimargli di tornare ai box quando ormai era troppo tardi? E senza nemmeno dargli la possibilità di tentare un ultimo affondo con le super soft. Probabilmente, l’inglese avrebbe perso lo stesso la sfida con Rosberg, ma la sensazione è che ancora una volta la gara sia stata se non manipolata, quanto meno congelata dai box. E il pubblico ringrazia... A proposito, voto 6 - stiracchiato - allo spettacolo offerto ancora una volta da questa F1, affascinante ma troppo complessa da seguire, nel quale l’elemento umano è sempre più una variabile come le altre, anziché LA variabile capace di cambiare da sola ogni cosa. Perchè gli intertempi, le strategie, le differenti mescole e le mappe sul volante sono tutta roba interessantissima da seguire, ma che non scalda i cuori. 71 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Rally Periodico elettronico di informazione automobilistica vicecampione del mondo WRC 2013 di avvicinarsi al secondo posto in classifica generale, in quel nelle mani di Tony Cairoli, navigato da Matteo Romano. La sfortuna ha mietuto una vittima illustre ad un passo dalla fine del Rally di Monza: proprio Cairoli, infatti, si è dovuto ritirare all’ultima prova speciale a causa di una foratura. Il terzo tempo colto nell’Ascari 2 dall’otto volte campione del mondo di motocross gli aveva permesso di mantenere il secondo posto in classifica generale. Le ambasce di Cairoli hanno permesso a Neuville di fare sua la seconda posizione in graduatoria. Peccato per Cairoli, dimostratosi decisamente in crescita rispetto allo scorso anno al volante della sua Citroen DS3 WRC. A chiudere in terza posizione in classifica generale sono stati Roberto e Davide Brivio, su Ford Fiesta WRC. Seguono Alessandro Bosca e Roberto Aresca, su Hyundai i20 WRC. Chiude la top five Alessio Salucci, al volante della sua Hyundai i20 WRC, navigato da Mitia Dotta. Da segnalare il decimo posto di Vitantonio Liuzzi: l’ex pilota di Formula 1, navigato da Fulvio Florean, è riuscito ad entrare nella top ten della classifica al volante della sua Ford Fiesta RS WRC, preparata dal team A-Style. Trionfo assoluto nella categoria R5, invece, per i campionissimi del CIR, Paolo Andreucci e Anna Andreussi. Ucci e Ussi, su Peugeot 208 T16, si sono piazzati in dodicesima posizione nella classifica assoluta, precedendo diverse vetture di categoria WRC. Manca ancora l’ultimo atto del Monza Rally Show, forse il più emozionante: alle 14 prenderà il via il Mastershow, l’avvincente duello ad eliminazione che conclude il programma della tre giorni monzese. RALLY DI MONZA 2015 VINCE VALENTINO ROSSI di Diletta Colombo | Valentino Rossi ha vinto il Rally di Monza 2015, davanti a Thierry Neuville, che ha chiuso in seconda posizione. Andreucci sugli scudi in R5 V alentino Rossi si è aggiudicato la vittoria del Rally di Monza: il pilota di Tavullia, al comando dopo la fine della seconda giornata del Monza Rally Show al volante della suaFord Fiesta RS WRC, ha ottenuto il secondo crono nella PS8, la Ascari 2, e ha concluso il suo rally cogliendo il miglior tempo nell’ultima prova speciale prevista dal programma, la Grand Prix 2. Dopo i dissapori e le delusioni della conclusione del mondiale di MotoGp, il Dottore può finalmente tornare a 72 sorridere. Si tratta del quarto acuto di Rossi a Monza, dopo quelli del 2006, 2007 e 2012. Rossi è riuscito a tenersi dietro Thierry Neuville, che ha concluso il Rally di Monza in seconda posizione. Il pilota belga - navigato da Julien Vial - ha pagato i problemi dati dai suoi pneumatici, apparsi meno performanti rispetto a quelli degli avversari. L’alfiere del team Hyundai Motorsport Italia ancora una volta si è imposto sulla concorrenza al volante della sua Hyundai i20 WRC in una speciale corta, la Ascari 2. Questo acuto ha permesso al 73 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Rally Periodico elettronico di informazione automobilistica Romano - nella semifinale del Masters’ Show. Così come in finale, anche nella manche precedente Cairoli ha battuto l’avversario per oltre un secondo. Nell’altra semifinale, il pilota belga del team Hyundai Motorsport, Thierry Neuville, ha avuto la meglio su Roberto Brivio, su Ford Fiesta WRC. Brivio aveva concluso il Rally di Monza in terza posizione assoluta. Paolo Andreucci ed Anna Andreussi, invece, hanno fatto il bis dopo la vittoria di questa mattina nella categoria R5, sconfiggendo in finale l’equipaggio formato da Alessandro Re e Marina Graziani. Due vittorie, quelle di Monza, che vanno ad impreziosire un anno già ricco di soddisfazioni per Ucci ed Ussi, laureatisi campioni del CIR nel 2015 al volante della loro Peugeot 208 T16. Gli altri successi nel Masters’ Show sono andati a Bertrand Grooten su Citroen C4 nella WRC 2000cc, Alessandro Bonacini su Mitsubishi Evo X nella R4, Alessandro Marchetti su Renault Clio nella R3C, Alex Vittalini su Citroen DS3 nella R3T, Luca Tosini su Peugeot 207 nella Super 2000 e Marco Superti su Porsche Carrera RS tra le storiche. RALLY DI MONZA 2015 CAIROLI SI AGGIUDICA IL MASTERS’ SHOW di Diletta Colombo | Tony Cairoli, dopo il ritiro di questa mattina nel rally vero e proprio, ha conquistato il Masters’ Show a Monza battendo Thierry Neuville in finale T ony Cairoli è riuscito a rifarsi del ritiro all’ultima prova speciale nel Rally di Monza vincendo il Masters’ Show, il duello ad eliminazione diretta che ha concluso il Monza Rally Show 2015. L’otto volte campione del mondo di motocross ha avuto la meglio su Thierry Neuville in finale. Cairoli, dopo aver mostrato una buona forma nel Rally 74 di Monza al volante della sua Citroen DS3 WRC, è riuscito a ottenere un crono di oltre un secondo più veloce rispetto a quello del vicecampione del mondo WRC 2013, che dunque conclude il Masters’ Show in seconda posizione, lo stesso risultato ottenuto nel Rally vero e proprio. Il vincitore del Rally di Monza 2015, Valentino Rossi, si è dovuto inchinare a Cairoli - navigato da Matteo 75 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Rally Periodico elettronico di informazione automobilistica tutti vogliono vincere, nonostante si tratti di uno show. Siamo qui per divertirci, lo sappiamo, ma quando ci si infila il casco...» L’anno scorso, Robert Kubica bacchettò Valentino Rossi, “reo” di correre con una vettura non propriamente idonea. Anche Neuville sembra allinearsi al pensiero del collega polacco, iridato WRC2. «Hanno un po’ più di potenza, hanno gomme speciali... Noi abbiamo dimostrato che con un’auto più lenta e con pneumatici peggiori siamo stati capaci di combattere per la vittoria e di fare tempi davvero buoni. Per me basta così. Chiaramente, se l’anno prossimo dovessi tornare vorrei anche io pneumatici speciali e una WRC Plus!» Il tempo per riposarsi, comunque, è poco: oggi il belga è già al lavoro sulla nuova Hyundai i20 WRC, sulla quale parteciperà alla prossima stagione del Mondiale Rally. Per prepararsi al meglio è necessario lavorare con anticipo, cosa che Thierry sa bene. Per questo, quindi, vacanze di Natale limitate al minimo, e testa già al Rally di Montecarlo. MONZA RALLY SHOW 2015, NEUVILLE «Rossi? Anche io vorrei una WRC Plus...» di Marco Congiu | Thierry Neuville, dopo il doppio podio al Monza Rally Show 2015, ci racconta le sue impressioni sulla manifestazione brianzola, senza risparmiare una stoccata a Valentino Rossi... È sera tarda, il freddo che ci ha accompagnato per tutta la giornata si fa davvero pungente. Intorno a noi, gli addetti stanno già iniziando a smontare stand ed impalcature che nei 4 giorni precedenti hanno arricchito il paddock di Monza. Ad un certo punto, dal motorhome del team HMI – Hyundai Italian Rally Team, scende un ragazzo sorridente. È belga, dovrebbe essere abituato al clima rigido, ma non rifiuta il bomber del team con il quale ha corso il Rally Show da protagonista. Stiamo parlando di Thierry Neuville. Alto e asciutto, forse il 76 paio di occhiali più famosi all’interno del circus del WRC, il vice Campione del Mondo 2013 si ferma a fare quattro chiacchere ai nostri microfoni, a proposito delle giornate vissute sul tracciato lombardo. «È stato un bel fine settimana per noi: abbiamo spinto forte e ci siamo divertiti» ci confessa il ragazzo di Sankt Vith. «Chiaramente non avevamo gomme adatte per le prove speciali più lunghe, ecco perché non siamo stati in grado di vincere» esordisce con un velo di polemica, tipico di chi punta sempre alla vittoria, anche in eventi simili. «La competizione è dura e 77 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito WEC 2015 PORSCHE DOMINATRICE ASSOLUTA NELL’ENDURANCE di Nicola Villani | Porsche vince l’ultima sfida del Mondiale Endurance e conquista il Titolo Piloti con Webber, Bernhard e Hartley. G-Drive Racing regola le LMP2. Porsche vince tra i Costruttori in LMGTE Pro. Ferrari festeggia il successo in LMGTE Am M ark Webber, Timo Bernhard e Brendon Hartley sono i Campioni del Mondo Endurance 2015: dopo il Titolo Costruttori arriva anche questo successo per la Casa di Stoccarda, che ha dominato questa stagione e ha ottenuto anche la sesta vittoria consecutiva, su otto gare, nella 6 Ore del Bahrain grazie a Neel Jani, Romain Dumas e Marc Lieb. Dopo quattro vittorie 78 Endurance Periodico elettronico di informazione automobilistica consecutive Webber ha conquistato il Titolo Piloti portando al traguardo la sua 919 Hybrid n°17 al quinto posto assoluto con ben 9 giri di ritardo, dopo una gara sofferta con due soste impreviste per problemi tecnici: sono partiti dalla pole e sono stati costretti a una gara tutta in salita ma che vale una carriera per l’australiano e i suoi compagni di squadra. Al via della 6 Ore Bernhard ha sfruttato la pole ed è andato in testa, seguito da Dumas sull’altra 919. Al 17° giro, dopo circa mezz’ora di gara, la power unit della vettura al comando ha cominciato a perdere potenza e la n°17 è stata costretta all’ingresso in garage per un problema all’attuatore del motore. Il team ha effettuato la riparazione in poco più di 8 minuti ma Bernhard è rientrato in gara con 4 giri e mezzo di distacco. Nel frattempo le due Audi R18 e-tron Quattro erano al comando, con la n°8 di Lucas Di Grassi al primo posto davanti a Marcel Fässler sulla n°7 e la Porsche di Romain Dumas. A metà gara, l’Audi n°8, fino a quel momento in testa, ha dovuto effettuare una lunga sosta per sostituire un disco freno anteriore, facendo perdere a Loïc Duval ben 8 giri e 15 minuti. Con Di Grassi e Oliver Jarvis terminerà la gara al sesto posto, a 11 giri. A quel punto l’altra Audi è andata al comando e Tréluyer, Fässler e Lotterer erano virtualmente campioni del mondo. Ma hanno dovuto fare i conti con l’altra Porsche, la n°18, ingaggiando una battaglia fantastica: indimenticabile soprattutto il duello tra Treluyer e Lieb, con quest’ultimo capace di prendere la leadership della corsa, riportando così matematicamente in testa al Campionato i suoi compagni di squadra, che erano già risaliti fino al 5° posto. Senza dimenticare che l’Audi n°7 durante l’ultimo pit stop ha avuto anche un problema con il dado della ruota posteriore destra e hanno dovuto effettuare una sosta in più. A meno di mezz’ora dal termine della corsa, l’ennesimo brivido per l’equipaggio della Porsche n°17: Webber ha dovuto ancora rientrare ai box per un nuovo problema all’attuatore e continui tagli di potenza del motore. Sono rientrati in gara dopo ben 5’, senza perdere alcuna posizione in classifica, e Webber perdeva comunque tra i 4 e 5 secondi al giro, ma grazie alla vittoria dei compagni di squadra, il quinto posto finale sarebbe stato sufficiente per festeggiare il titolo iridato. La gara è stata proprio vinta dall’equipaggio della 919 Hybrid n°18, che ha conquistato così il primo ambito successo della stagione, completato dal record sul giro in gara messo a segno da Neel Jani in1’41’’893. I tre portacolori 79 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito della Casa degli Anelli, staccati di oltre 1’25” al traguardo, sono saliti sul secondo gradino del podio e per soli 5 punti non sono riusciti a ripetere il loro successo iridato del 2012: per la terza volta consecutiva terminano comunque il Campionato al secondo posto. Audi perde il confronto con i “cugini” tedeschi ma dopo una stagione davvero straordinaria: hanno mantenuto la leadership tra i Costruttori fino al quinto round e il loro magico trio ha lottato fino all’ultima gara, conquistando due vittorie e ben otto podi su otto gare. Al terzo posto, a tre giri dai vincitori, la Toyota con la n°2 di Mike Conway, Stéphane Sarrazin e Alex Wurz, che chiude la sua splendida carriera con l’ennesimo podio, il secondo della stagione per il Costruttore giapponese dopo quello ottenuto nel round inaugurale a Silverstone. Alle loro spalle i compagni di squadra Anthony Davidson, Sébastien Buemi, campioni del mondo 12 mesi fa proprio in Bahrain, e Kazuki Nakajima. Questa gara chiude anche la carriera della gloriosa TS040 Hybrid, che in due stagioni ha collezionato 5 vittorie, 14 podi e soprattutto ha 80 Endurance Periodico elettronico di informazione automobilistica consentito a Toyota di conquistare entrambi i titoli mondiali del 2014. Il prossimo anno si aprirà una nuova era, con un prototipo totalmente nuovo, che farà la sua prima apparizione pubblica al Prologue del Paul Ricard in Marzo. Tra le LMP1 Private il successo è del team Rebellion Racing con la R-One n°13 di Alexandre Imperatori, Dominik Kraihamer e Matheo Tuscher, 11° assoluti al traguardo. In LMP2 vittoria di G-Drive Racing con Sam Bird, Roman Rusinov e Julien Canal, la quarta affermazione della stagione per l’equipaggio della Ligier JS P2-Nissan n°26. La gara è stata contraddistinta da una grande lotta tra loro, KCMG e Signatech Alpine. Nell’ultimo quarto d’ora Bird è riuscito a superare Nick Tandy del team di Hong Kong e a tagliare il traguardo per primo, assicurando così alla squadra entrambi i Titoli: quello riservato ai Team e quello Piloti proprio per Bird, Rusinov e Canal. Quest’anno Porsche ha sbancato tutto e, con la quarta vittoria in LMGTE Pro, ha conquistato anche il Titolo Costruttori tra le GT, quello per i Team con la squadra di Manthey e Richard Lietz si è aggiudicato quello riservato ai Piloti. La gara è stata vinta da Makowiecki e Pilet sulla 911 RSR n°92, al loro primo successo stagionale, con oltre 39” di vantaggio sui campioni uscenti “Gimmi” Bruni e Toni Vilander con la Ferrari 458 Italia n°51 di AF Corse. Al terzo posto l’Aston Martin Vantage V8 n°97 di Darren Turner e Jonathan Adam. Il Costruttore di Maranello ha perso ogni opportunità iridata poco dopo metà gara: quattro giri dopo il terzo pit stop della “Rossa” n°71, Davide Rigon ha perso la ruota anteriore sinistra. Il forte pilota italiano è stato bravo a rientrare subito al box, limitando al minimo i danni, ma è ripartito sesto, una posizione che non ha consentito alla Ferrari di difendere il proprio vantaggio in classifica. A Lietz, in coppia con Michael Christensen, è bastato invece un quinto posto per aggiudicarsi matematicamente il Titolo mondiale, dopo aver vinto al Nürburgring, ad Austin e a Shanghai. Per Porsche è stato un anno magico anche con le GT, grazie anche ai tre titoli messi a segno nel campionato nord americano United SportsCar Championship. Note positive per la Ferrari nella classe LMGTE Am con il Titolo Piloti vinto da Andrea Bertolini, Victor Shaytar e Aleksey Basov del team SMP Racing, a cui è bastato un quinto posto finale per aggiudicarsi anche il Titolo riservato alle Squadre. Dopo aver vinto al Nurburgring, ad Austin e soprattutto alla 24 Ore di Le Mans, qui hanno gestito la gara con cautela, evitando problemi e incidenti, e mantenendosi in contatto con gli unici rivali per il titolo, l’equipaggio della Ferrari n°83 di AF Corse di Collard, Perrodo e Matteo Cressoni, che sostituiva Aguas. La gara è stata vinta dall’Aston Martin grazie a Pedro Lamy, Paul Dalla Lana e Mathias Lauda, al loro secondo successo della stagione. Sul podio i due equipaggi che hanno a lungo dominato la corsa: al 2° posto Klaus Bachler, Khaled Al Qubaisi e il nostro Marco Mapelli, autore di un ottimo debutto nel WEC, con la Porsche 911 RSR dell’Abu Dhabi Proton Racing. Dietro di loro l’altra Porsche del Dempsey Proton Racing, con Patrick Long, Christian Ried e Marco Seefried. 81 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito LOEB, NON SOLO PEUGEOT 2008 «QUANTI CAMBIAMENTI!» di Piero Batini | Abituato ad irrompere sul palcoscenico da protagonista, Sébastien Loeb ha “rubato” parte della scena anche alla presentazione ufficiale della Dakar, facendosi precedere dalla notizia dell’accordo a medio termine con Peugeot A un certo momento, forse anche a causa poche notizie “concrete” sulla Dakar che verrà, per di più fornite con il contagocce, altri argomenti hanno preso il sopravvento. Uno di questi è la “visione a medio termine” che caratterizza il nuovo accordo tra Peugeot e Sebastien Loeb. Per il fuoriclasse alsaziano è la fine del matrimonio idilliaco con Citroen, l’abbandono del WTCC dopo due stagioni in crescendo, e un posto “fisso” nel Team Peugeot Total impegnato nel programma Dakar e Coppa del Mondo FIA Cross-Country Rally. Niente di più logico, a pensarci bene. Citroen e Peugeot, infatti, fanno parte dello stesso Gruppo PSA, la pista finisce sempre per stare un po’ “stretta” a chi ha sete di sfide e di avventura, e la Dakar e i Rally Raid appartengono a una disciplina piuttosto atipica ed esigente, difficile da conciliare con un programma a mezzo servizio e sprecata se si intende affrontarla episodicamente. Ma i tasselli sono andati tutti al loro posto, e in fretta, solo pochi giorni fa, e proprio in concomitanza con la presentazione della 38ma edizione della Grande Sfida del Deserto che si correrà dal 2 Gennaio in Argentina e Bolivia, che da ora è solo la prima parte del programma di Sébastien Loeb. Molti cambiamenti in pochissimo tempo. La Macchina, la nuova Peugeot 2008 DKR16, la decisione di correre con Peugeot alla Dakar e nella Coppa del Mondo 2016, un programma completo. 82 Intervista Periodico elettronico di informazione automobilistica Di base, pochissima esperienza. Come descriveresti gli effetti di tutti questi cambiamenti, quasi improvvisi? «Sì, in effetti sono successe molte cose in poco tempo. Si possono però sintetizzare dicendo che sono cose che arricchiscono, e che mi consentiranno di imparare molto. Siamo partiti da zero nei Rally Raid, con una Macchina nuova. Urgente la necessità di adattarsi alla macchina e alla sua guida, alle dune. Le dune, non lo avevo mai fatto prima in vita mia. Dunque era necessario adattarsi alla nuova condizione. È vero anche che, dal punto di vista della guida pura, ha funzionato piuttosto bene da subito, soprattutto con la nuova 2008 DKR16 che da molta fiducia». «È molto performante, e mi sento molto bene nel suo abitacolo. Se poi il ritmo è giusto questo ancora non lo so ed è difficile da giudicare perché non ho riferimenti. Ma non li cerco, veramente, cerco di guidare come mi sento. Vedremo alla Dakar come funziona. Quello che si deve dire oggi è che la cosa più complicata lì dentro è la navigazione. Soprattutto per Daniel che non ha nessuna esperienza. Si parte da zero, niente a che vedere con il WRC, e questo finisce per esigere molto lavoro, molte cose da capire, e anche con tutta la più buona volontà del Mondo non è facile arrivarci, in ogni caso arrivare all’esperienza che hanno i “pro”». aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb È comunque molto interessante e bello che tra un navigatore di esperienza e un amico tu abbia scelto l’Amico senza alcun dubbio… «No, invece, qualche dubbio l’ho avuto. Addirittura, all’inizio, non pensavo che sarei partito con Daniel Elena. Pensavo che avrei iniziato con un navigatore d’esperienza, un “pro”. Ma i “veri” professionisti erano tutti sistemati, e gli altri a quel punto non mi davano la sicurezza di essere così migliori di Daniel. Il vantaggio di partire con lui è che possiamo costruire insieme e… beh, prima ancora è che con lui la storia è certamente più simpatica, più che farlo con qualcun altro, questo è sicuro. Ci conosciamo da così tanto tempo, se devo lanciargli un urlo so che lo posso fare, abbiamo l’abitudine a lavorare insieme. Dal punto di vista del lavoro vero e proprio, so che posso chiedergli quello di cui sento di avere bisogno. Forse con un copilota professionista, per quanto bravo, questo potrebbe non essere possibile. Potrei chiedere il conto alla rovescia dei metri che precedono la nota, quattrocento, trecento… e sentirmi dire che non ne ha voglia o che non ha il tempo. Non conoscendolo dovrei acconsentire, ok, mentre con Daniel è sicuro che, se anche non avesse il tempo, troveremmo l’alternativa per funzionare bene insieme. Sicuro che ci manca l’esperienza, ma so che abbiamo la stessa voglia di trovare la maniera per far funzionare il sistema». Mi pare che il contesto non semplifichi le cose. Rispetto al WRC, il Rally Raid è molto più complicato e, in un certo senso, approssimativo, improvviso… «Sì, è questo. Si parte in un contesto nel quale si 83 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Intervista Periodico elettronico di informazione automobilistica l’adrenalina, la motivazione. Dunque è anche una sfida, di sicuro. In questo è un po’ come quando mi sono avvicinato al WTCC. Sapevo che sarebbe stato complicato, e lo è stato. Con il nome che ho tutti si aspettano che io vinca sempre tutto, ma quando arrivi in un Campionato del Mondo, come è il WTCC, e trovi gente che lo fa da anni, è complicato. E per me, essere secondo nel Campionato del Mondo, dietro a Lopez che va fortissimo ed è difficile da battere, ma davanti a Mueller che è stato Campione del Mondo, direi che non è così male dopo due anni soltanto. La Dakar è così. Ci vado per il piacere della scoperta, del piacere, del divertimento, ma se non ci fosse la performance non mi piacerebbe. Oggi io e Daniel ci confrontiamo ad handicap, so che se partissi, per esempio, con un navigatore come Cottret, potrei concentrarmi solo sulla guida, e forse sarebbe meno complicato che con Daniel, con gli inevitabili dubbi e la necessità di sa che possono succedere moltissime cose, con l’imperativo di fare in modo che ne succedano il meno possibile. Bisogna sapere adattare il ritmo, fare in modo di commettere meno errori, parlo anche del copilota, o comunque di farne di non gravi, sapere quando è il momento di fermarsi. E ancora, bisogna che la Macchina sia affidabile, ma che noi si sia in grado di gestirla in certe situazioni, evitando che si possa rompere di conseguenza o subito dopo. Tutte queste sono cose che dovremo fare adesso, bisognerà capire tutto questo. Sarà forse lungo, non necessariamente già tutto lì il primo anno». Nonostante tu sia un Super Campione, tu abbia vinto e stravinto tutto, infranto dei record “enormi”, si è portati ad avere l’impressione che più della grande, nuova sfida, tu sia ancora 84 partecipare alle sue decisioni senza potergli delegare tutto il 100%, ma se vogliamo costruire qualcosa insieme, questo è il momento di farlo». Il piacere di guidare, il piacere di correre e di vincere. E adesso, credo, anche il piacere di essere al centro di un progetto Peugeot Sport bellissimo, immenso, a tempo pieno. Si va fino alla Dakar 2017. Vuol dire che, nonostante le difficoltà e le incertezze sicure, il progetto ti piace così tanto? «Beh, intanto, se si fa un programma oggi, indipendentemente dalla firma di un contratto e con le cose che si evolvono in modo così rapido, vuol dire che c’è un obiettivo più avanti. La Dakar di quest’anno, la Coppa del Mondo 2016, e quindi la Dakar 2017, evidentemente. C’è voglia di progredire nei Rally Raid, di formarci e di capire, di fare progressi, di essere più vicini quando arriverà la Dakar 2017». spinto da un’enorme passione per il volante, per la guida. È così? «Sì, è proprio così. Mi piace guidare. È andata così. Dopo tanti anni avevo voglia di smettere con i Rally, ma non di fermarmi. Mi erano piaciute le corse in pista, e così ho deciso di andare un po’ più lontano con il WTCC e Citroen, per due anni. È così. Il WTCC sta qui, i Rally Raid e la Dakar stanno là. Sono due cose molto diverse, distanti tra loro, ma giustamente mi piace l’idea di andare scoprire nuovi modi di guidare. In più, la Dakar offre un lato “riflessione” molto interessante. In circuito lavori molto sui dati, sui millimetri, alla Dakar bisogna utilizzare molto l’intelligenza. E poi la varietà delle componenti: la navigazione, la distrazione dei paesaggi, la diversità dei terreni, direi un lato avventura che è molto attraente. Il piacere di guidare, dunque, ma anche la corsa, 85 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica EDITORE: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. Iva 11921100159 REDAZIONE Ippolito Fassati Emiliano Perucca Orfei Aimone Dal Pozzo Francesco Paolillo Andrea Perfetti Matteo Valenti Maurizio Vettor Marco Congiu COLLABORANO Massimo Clarke (Tecnica) Enrico De Vita Claudio Pavanello (Epoca) Alfonso Rago Antonio Gola GRAFICA Thomas Bressani COPYRIGHT Tutto il materiale contenuto in Moto.it Magazine è oggetto di diritti esclusivi di CRM S.r.l. con sede in Milano, Via Melzo 9. Ne è vietata quindi ogni riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione scritta di CRM S.r.l. AUTOMOTO.IT Via Melzo 9- 20129 Milano Reg. trib. Mi Num. 680 del 26/11/2003 Capitale Sociale Euro 10.000 i.v. Email: [email protected] 86 87