NON LASCEREMO SOLI
I NOSTRI FUCILIERI
Giovanni Vignati
Direttore di “Marinai d’Italia
uanto sta accadendo ai due fucilieri di Marina
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ha suscitato lo sdegno di tutta l’opinione pubblica.
I Marinai d’Italia hanno espresso la loro solidarietà mendiante le manifestazioni svoltesi il 31 marzo scorso in contemporanea in tutte le sedi ANMI. Ma non ci sono state solo manifestazioni di piazza. Hanno, infatti, avuto luogo da
parte di soci e simpatizzanti un grandissimo numero di altre iniziative mediatiche (appelli sui social network come
Facebook o Twitter ecc, lettere aperte sui siti internet,
spedizioni di messaggi e cartoline ai due fucilieri, articoli
su giornali e così via).
Tutto ciò è ora sugli occhi di tutti e i nostri lettori non sono stati da meno tanto che la nostra Redazione ha ricevuto moltissime testimonianze di quanto l’avvenimento abbia colpito il cuore e l’animo di noi marinai.
Il nostro Giornale, con l’usuale compostezza e laconicità
tutta marinara, riferisce sulle varie iniziative nell’editoriale del PN e nella pag 3 del sommario pubblicando il comunicato dell’ANSA e una brevissima dichiarazione - “La voce della piazza” - che è volutamente anonima ma potrebbe appartenere a chiunque di noi .
In queste altre due pagine un punto di situazione giuridico, due lettere emblematiche e altre foto della manifestazione di Roma.
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Marinai d’Italia
L’INGIUSTA PRIGIONIA
Paolo Mele
Vice Presidente Nazionale ANMI
a vicenda dei due fucilieri del Rgt. San Marco, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, detenuti in India dal 15
febbraio scorso, con l'accusa di aver ucciso due pescatori, ritenendoli erroneamente dei pirati, sembra che non riesca a trovare la “soluzione repentina”, inizialmente auspicata
dalle autorità italiane.
I nostri mediatori diplomatici si starebbero dando un gran da
fare per sbrogliare l'intricata matassa di questioni politico-giudiziarie createsi intorno a tale incresciosa vicenda, soprattutto ad opera dei mezzi di informazione indiani, che continuano
a fornire della stessa una versione a dir poco distorta, perseguendo interessi in chiaro contrasto con il fine di presunta giustizia e verità, a cui si appellano.
Il fatto di cui si sarebbero resi responsabili i nostri fucilieri, infatti, è avvenuto a bordo di una nave battente bandiera italiana e che in quel momento si trovava in acque internazionali,
dunque in un contesto che, sulla base delle vigenti leggi marittime, fa ricadere lo stesso nell'esclusiva giurisdizione del nostro Paese. Ma, come si è visto, il governo indiano, ponendosi
in contrasto con tale sacrosanto principio, richiamata in porto
la nave italiana, ha proceduto arbitrariamente all'arresto dei
due fucilieri.
Una violazione per la quale tale misura coercitiva appare allo stato del tutto illegittima e, pertanto, riqualificabile, più
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correttamente, come un vero e proprio sequestro di persona
ai danni dei nostri marinai.
A questo punto c'è da chiedersi chi e perchè ha ordinato al Comandante della nave, salvo non sia stata una personale decisione di quest'ultimo, di rientrare nel porto indiano. Una circostanza in ordine alla quale pare che l'Autorità Giudiziaria italiana abbia già aperto un fascicolo, considerate anche le più gravi conseguenze che tale decisione avrebbe potuto comportare
per l'incolumità stessa della nave e del suo equipaggio. Un pericolo che, fortunatamente, è stato sventato proprio dalla condotta dei nostri due fucilieri, i quali, coerenti alla consegna ricevuta, si sono prontamente consegnati alla Polizia indiana.
È cominciato così il loro indegno calvario, con la stampa indiana che li ha definiti “banditi del mare” ed i giudici della Corte
di Kerala che, in un recente provvedimento, li hanno addirittura
qualificati terroristi, sebbene è noto, che i banditi ed i terroristi
siano altri, quali per l'appunto i pirati, con basi anche lungo le
coste indiane, o i guerriglieri delle tribù che sequestrano i turisti, per fini estorsivi, come è successo a due nostri connazionali in una sperduta regione di tale Paese.
Ma paradossalmente a dover rendere ora spiegazioni, sono i
nostri due fucilieri, i quali, come molti altri militari, sia italiani
che stranieri, si trovano in quelle acque per tutelare la navigazione commerciale anche a favore dell'India, la quale, per diverso, non sembra tenuta a chiarire che cosa ad oggi abbia
fatto di concreto per prevenire e reprimere il fenomeno criminale della pirateria.
Così si resta civilmente speranzosi di una decisione giudiziaria
che, nonostante sarà del tutto illegittima, potrebbe comportare nei confronti dei nostri due marinai, sanzioni durissime, tenuto conto che al momento ad essi viene contestato il reato di
omicidio volontario, sebbene, nella peggiore delle ipotesi, si
tratterebbe di un fatto meramente colposo.
Un'evenienza di fronte alla quale la “civile speranza” dev'essere adeguatamente supportata da una più ferma ed incisiva
azione da parte del nostro Governo.
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