Comune di Pino Torinese 14 novembre 2007 Dott. Paolo Calvarese Le emozioni sono una caratteristica prevalentemente umana che implicano una reazione cognitiva e fisica ad uno stimolo. La radice della parola “emozione” è il verbo latino MOVEO (muovere), con l’aggiunta del prefisso “e-” (movimento da), per indicare che in ogni emozione è implicita la tendenza ad agire. Ogni emozione predispone all’azione in modo caratteristico, orienta in una direzione già rivelatasi proficua per superare le sfide ricorrenti della vita umana. Ne deriva che esse hanno anche un valore evolutivo e adattivo per l’individuo e per la specie perché permettono di comunicare e percepire messaggi importanti per la sopravvivenza e per un agire socialmente intelligente. Il termine emozione fa riferimento ad uno stato psicofisico legato a stimoli specifici che ha luogo in un periodo di tempo generalmente breve. Quando si parla di uno stato costante e continuo nel tempo e non collegato a stimoli esterni ci si riferisce all’umore, allo stato d’animo. L’umore aumenta o diminuisce la nostra capacità recettiva nei confronti degli stimoli emotivi. Le infinite emozioni sono da ricollegarsi a stati misti di emozioni primarie, concepibili come coppie di polarità opposte. Le emozioni primarie, secondo una recente definizione di Robert Plutchik (1980) sono otto, divise in quattro coppie: la rabbia e la paura la tristezza e la gioia la sorpresa e l‘attesa il disgusto e l‘accettazione amore ottimismo gioia accettazione paura aspettativa aggressività sottomissione sorpresa collera schifo spavento tristezza delusione disprezzo rimorso (Plutchik, 1980) Tachicardia Aumento della tensione muscolare Ipersudorazione Rialzo della pressione. Rabbia È una reazione alla frustrazione, ovvero insorge quando ci si sente limitati nella realizzazione dei propri bisogni in modo intenzionale. Aumento delle funzioni fisico/cognitive e del livello di attenzione Difficoltà di concentrazione Fuga Protezione istintiva degli organi vitali Ricerca di aiuto Paura Governata dall‘istinto, si scatena ogni qualvolta si presenti un possibile rischio per la propria incolumità ed ha l’obiettivo di garantire la sopravvivenza dell'individuo. sopracciglia inarcate fronte corrugata palpebre spalancate mandibola abbassata Sorpresa La funzione principale è quella di aiutare a rispondere a nuovi stimoli. abbassamento della mandibola estrusione della lingua corrugamento della piramide nasale innalzamento del labbro superiore Il disgusto è una modalità repulsiva, un desiderio di allontanarsi dall’oggetto che provoca l'emozione, unito al timore della possibile incorporazione orale dell’oggetto. Ha la finalità di tutelare da oggetti che potrebbero minacciare l’integrità fisica. Aumento dell’intensità della percezione delle sensazioni corporee positive Diminuzione della percezione della stanchezza Potenziamento dell’attenzione selettiva Gioia/felicità. La gioia si riferisce a un’emozione positiva di breve durata; la felicità è uno stato d’animo emotivo che dura più a lungo. Dal punto di vista evolutivo la gioia favorisce i comportamenti in grado di facilitare l’attività riproduttiva. Viso imbronciato Occhi socchiusi Angoli della bocca piegati verso il basso Accentuazione delle rughe sulla fronte La tristezza. È un’emozione universale legata alla percezione di un evento di perdita o di cambiamento. Insegna a evitare le situazioni che la inducono, a riflettere sui propri errori, a proteggersi dall’aggressività altrui, a attirare l’attenzione e la comprensione degli altri. Essa attiva il processo di separazione, condizione essenziale per il raggiungimento di un nuovo equilibrio. Modalità di Modalità di comprensione consapevole comprensione inconsapevole Risposta emozionale più lenta Risposta emozionale rapida Istituisce connessioni logiche fra cause e effetto Segue una logica associativa Il tronco encefalico è la parte più primitiva del cervello. Può essere definito come un insieme di centri regolatori programmati per mantenere il corretto funzionamento e l’appropriata reattività dell’organismo, in modo da assicurarne la sopravvivenza. Esso regola le funzioni vegetative fondamentali, come la respirazione ed il metabolismo degli organi vitali, e controlla le reazioni e i movimenti stereotipati. TRONCO ENCEFALICO Nei primi vertebrati il lobo olfattivo, posto all’interno del tronco encefalico, era la sede degli stimoli emotivi primitivi. Un sottile strato di cellule nervose, atte a recepire gli odori, li classificava nelle principali categorie: sessualmente disponibile, nemico o pasto potenziale, commestibile o tossico. Un altro sottile strato di cellule inviava dei messaggi riflessi portatori dell’azione da compiersi: avvicinarsi, fuggire, inseguire, mordere, sputare. Nel corso dell’evoluzione si svilupparono nuovi sistemi neuronali. Uno di questi, il sistema limbico (dal latino limbus = anello), perfezionò due funzioni fondamentali: l’apprendimento la memoria L’animale poteva ora regolare le proprie risposte in modo adattivo ad esigenze mutevoli senza più dover reagire in modo automatico e rigidamente invariabile. Centro olfattivo Sistema limbico Capacità di distinguere e riconoscere gli odori e, confrontandoli con quelli con quelli già percepiti in passato, di discriminare il buono dal cattivo. Infine si sviluppò la neocorteccia. Essa è sede del pensiero, contiene i centri che integrano e comprendono quanto viene percepito dai sensi, aggiunge ai sentimenti ciò che noi pensiamo di essi. La capacità della neocorteccia di ideare programmi a lungo termine e di escogitare strategie è stata fondamentale per la sopravvivenza della specie. È un gruppo di strutture interconnesse, posto sopra il tronco cerebrale, a forma di mandorla, vicino alla parte inferiore del sistema libico. Funziona come un archivio della memoria emozionale ed è quindi depositaria del significato stesso degli eventi. Essa può “sequestrare” il cervello: durante le esplosioni emozionali l’amigdala può imporre al resto del cervello il proprio ordine l’azione, conseguente allo stimolo, si attua prima che la neocorteccia abbia potuto decodificare lo stimolo. Corteccia cerebrale coscienza lenta via inconscio Talamo Stimolo Via rapida Amigdala Risposta ansiosa Ipotalamo laterale Nucleo del vago Nucleo parabrachiale amigdala Tachicardia, ipertensione Ulcere, minzione, defecazione, bradicardia Respiro corto Locus coeruleus Vigilanza, attenzione Nucleo reticolare Reazione di trasalimento Grigio centrale Immobilizzazione, ipoalgesia Nervo trigemino e faciale Espressione di paura Nucleo paraventricolare Risposta ormonale da stress Elementi che derivano da un processo di apprendimento indotto dall’esperienza, all’interno del contesto relazionale In interazione con Sistemi neurobiologici soggetti a mutamenti Sistema complesso di caratteristiche psicologiche profonde di un individuo. In parte inconsapevoli Stabili Si esprimono in modo automatico nel funzionamento psichico e comportamentale Termine di origine greca presente nella medicina ippocratica per indicare un punto decisivo di cambiamento che si presenta durante una malattia di cui solitamente risolve il decorso in senso favorevole o sfavorevole. In ambito psicologico si riferisce ad un momento della vita caratterizzato da rottura di un equilibrio precedentemente acquisito e dalla necessità di trasformare gli schemi consueti di comportamento e le proprie strategie, che si rivelano non più adeguati a far fronte alla situazione presente. Sifneos definisce la crisi come uno stato di sofferenza così intensa da costituire un punto di svolta decisivo verso un miglioramento o un peggioramento. La teoria di Erik Erikson La maturazione psicofisica e le aspettative sociali creano insieme otto crisi durante il ciclo di vita di ogni individuo. Il modo in cui viene superata ogni crisi influenza lo strutturarsi della personalita’ Stadio 1: dalla nascita a circa 1 anno Senso di fiducia opposto a sfiducia Stadio 2: da 2 a 3 anni Autonomia opposta a vergogna e dubbio Stadio 3: da 4 a 5 anni Spirito di iniziativa opposto a senso di colpa Stadio 4: da 6 anni alla pubertà Industriosità opposta a inferiorità Stadio 5: adolescenza Identità opposta a dispersione dell’identità Stadio 6: prima età adulta Intimità e solidarietà opposte a isolamento Stadio 7: età adulta media Generatività opposta a stagnazione e auto-assorbimento Stadio 8: tarda età adulta Integrità dell’identità opposta a disperazione La forza di volontà non basta: il tempo, l’intensità del dolore e il senso di colpa La sofferenza psichica spesso è più dolorosa e invalidante di quella fisica riconoscere la sofferenza per divenire consapevoli del proprio disagio e orientarsi verso una richiesta di aiuto Veramente una “chiacchierata” o uno “sfogo” può aiutare? Ma se parlo con lo psicologo comunque, alla fine, i miei problemi devo poi affrontarli da solo. Andare dallo psicologo vuol dire essere pazzo e sicuramente mi darà dei farmaci. Ma la psicoterapia serve a qualcosa? disegni sperimentali Patologia Depressione e disturbi di personalità campione 3 gruppi di pazienti di cui uno di controllo Strumenti per valutazione iniziale Tomografia computerizzata ad emissione di positroni Criteri del DSM IV-TR Osservazioni Ridotto livello di captazione della serotonina nell’area mediale prefrontale e del talamo Interventi Psicoterapia Risultati Tomografia computerizzata ad emissione di positroni Conclusioni Validità oggettiva e soggettiva della psicoterapia ad orientamento psicodinamico