13. Una moltitudine di malattie Voglio ora soffermarmi su numerose condizioni morbose tra loro ben distinte, nella cui patogenesi sembra più o meno dimostrato che Io zucchero possa wolgere un ruolo. Alterazioni oculari Da lungo tempo gli oftalmologi si sono chiesti se la nutrizione possa interferire sulle modalità di wiluppo dell'occhio, e quindi agire su condizioni quali la presbiopia o la miopia. circa trent'anni fa era stata prospettata I'ipotesi che la miopia si manifestasse nei bambini che seguivano diete a scarso contenuto proteico: le ricerche su cui questa ipotesi era basata non erano considerate accettabili dagli esperti, ed anche attualmente non esiste alcun sostegno in favore di essa. Uno dei miei collaboratori, unitamente ad un oftalmologo, ha indagato il problema effettuando alcuni esperimenti sui ratti. Essi non hanno potuto rilevare particolari effetti delle diete semplicemente ipoproteiche, per cui hanno analízzato gli effetti delle diete a basso contenuto proteico e ad elevato contenuto di zucchero, nei tipi che, com'è noto' vengono seguiti dalle popolazioni in via di wiluppo delle grandi città nelle regioni più povere del mondo. In un esperimento essi hanno alimentato i ratti con diete ipoproteiche, con o senza zucchero, rilevando che dopo 6-? mesi ambedue questi gruppi presentavano uno wiluppo deficitario, in confronto ai ratti di controllo sottoposti alla normale dieta ad elevato contenuto proteico. I ricercatori non hanno riscontrato apptezzabili differenze nella rifrazione tra i ratti normali e quelli sottoposti a dieta ipoproteica e ad elevato contenuto di amido, mentre i ratti alimentati con diete ipoproteiche iperglicidiche presentavano un considerevole grado di miopia, calco130 labile in una diottria. In un secondo esperimento essi hanno considerato altri tre gruppi di ratti: un gruppo è stato sottoposto a dieta normale, il secondo ad una dieta ipoproteica con zucchero, il terzo ad una dieta normale ma con quantità ridotte, in modo che i ratti crescessero alla stessa ridotta velocità dei ratti sottoposti a dieta con zucchero. Dopo I settimane non esistevano differenze di rifrazione fra i due gruppi, ma dopo 15 settimane i ratti aiimentati con zucchero presentavano una miopia, anche in questo caso di quasi una diottria, in confronto al gruppo normale ed a quello ad alimentazione ridotta. A questo punto le diete del secondo e del terzo gruppo sono state scambiate. Un risultato è costituito dal fatto che gli animali ad alimentazione ridotta, con rifrazione normale sino al momento della variazione, sono divenuti miopi entro tre settimane dali'inizio della dieta con zucchero. L'altro risultato consiste nei fatto che gli animali alimentati con zucchero, e miopi al momento della variazione, non sono migliorati in tutta la rimanente durata dell'esperimento, sebbene questo si sia protratto per 23 settimane. Abbiamo anche valutato Ia rtfuazrone oculare in alcuni studenti volontari che hanno costituito il materiale del nostro piu recente esperimento. Come in precedenza, abbiamo effettuato numerose determinazioni prima e dopo la somministrazione di una dieta al elevato contenuto di zucchero: dopo 2 settimane di tale dieta si è verificato una variazione lieve ma molto significativa della rifrazione ma in questo caso si trattava di una variazione nel senso della presbiopia e non nel senso della miopia. Attualmente riteniamo che i motivi siano da riferire al tasso di glucosio nel sangue. Da tempo i medici sanno che nei diabetici si stabilisce un lieve ma apprezzabtl,e grado di miopia se la glicemia non viene opportunamente controllata e di conseguenza raggiunge valori indebitamente elevati. Riteniamo che cio possa essere la causa della miopia che compare dopo Iunghi periodi nei ratti sottoposti a dieta con elevato contenuto di zucchero; 131 sappiamo che tali animali diventano lievemente diabetici con un'iperglicemia, e che una dieta a basso contenuto di proteine accentua probabilmente tale condizione. Nei nostri studenti, le due settimane di dieta iperglicidica tendono a provocare una riduzione della glicemia, come ho dimostrato, cosicchè sarebbe stata presumibile non una miopia ma una presbiopia. Per quanto ne sappiamo, è stato riferito soltanto un altro esperimento sull'effetto dello zucchero della dieta sull'occhio. Si tratta di un recente lavoro del Prof. Aharon Cohen di Gerusalemme, che in tale occasione si è valso di ricercatori istruiti all'impiego di una delicatissima tecnica che consente di misurare la risposta elettrica della retina in rapporbo ad un intenso stimolo luminoso di brevissima durata. Cohen ha inoltre confrontato due guppi di ratti, uno sottoposto a dieta amilacea e I'altro a dieta con zucchero. Dopo tre mesi i ricercatori hanno sottoposto gli animali all'esame elettroretinogtafico, riscontrando una risposta abnormemente ridotta nei ratti alimentati con zucchero. Essi hanno sottolineato il fatto che la precedente indagine del Prof . Cohen aveva prospettato I'ipotesi che lo zucchero agisca nella produzione del diabete, che il diabete determini spesso gravi retinopatie, e che queste possano essere precedute da alterazioni molto più modeste di quelle evidenziate con I'elettroretinogtafia. Alterazioni dentarie Ogni anno gli odontoiatri estraggono milioni di denti ai bambini in tutto il mondo occidentale. Nella sola Gran Bretagna Ia perdita è di 4 milioni di denti, per un totale di oltre 4 tonnellate. In un'indagine condotta a Dundee, in Scozia, è stato rilevato che i bambini e le bambine dell'età di 13 anni presentano in media 10 denti cariati. Oltre un terzo degli Inglesi adulti dopo i 16 anni ha dovuto sottoporsi ad estrazioni dentarie complete. L'esame dei fossili umani ha indotto a ritenere che la condizione nota come carie dentaria difficilmente era presente nell'età preistorica, prima dell'introduzione delI'agricoltura e del notevole aumento degli alimenti amilacei quali i cereali nella dieta dell'uomo. La malattia è diventata molto più frequente soltanto recentemente: non v'è dubbio che ciò sia associato all'introduzione dello zucchero come componente in crescente aumento della dieta convenzionale. Per comprendere il processo della carie dentaria è dati sulla struttura del dente. Esso è principalmente costituito da dentina, un úipo di osso compatto, rivestita da un sottile strato di smalto, il tessuto più duro dell'organismo; all'interno deìla dentina si trova la polpa, da cui la dentina viene elaborata, ed in essa vi sono i vasi sanguigni. Come ben sa chiunque sia andato dall'odontoiatra per un mal di denti, la potpa necessario conoscere alcuni contiene terminazioni nervose notevolmente sensibili. La carie dentaria inizia con I'accumulo di una patina ("tartaro") sulla superficie del dente, soprattutto negli interstizi e nelle fessure normali, costituita di materiale contenente carboidrati e proteine, particelle alimentari, reordui salivari e innumerevoli batteri. Si ritiene attualmente che Ia carie dentaria si realizzi in rapporto alla produzione di acido da parte dei batteri presenti in questa patina, soprattutto batteri del tipo denominato Lactobacillus acidophilus. L'acido, che si produce nella patina aderente alla superficie dentaria, non viene asportato dalla saliva ma gradualmente attacca la dentina sino a quando raggiunge la polpa sensibile: la produzione di acido è agevolata dall'elaborazione di un carboidrato complesso nel tartaro. Sembra che i batteri che producono acido presentino un'attrazione particolare per il carboidrato complesso denominato destrano, il quale può essere elaborato da ogni zucchero, principalmente da altri tipi di batteri denominati streptococchi, ma in quantità molto maggiore viene prodotto dal saccarosio. La suscettibilità delle varie persone alla carie è diversa, in parte in quanto possono aver ereditato una resistenza 133 732