Eritrea
AGGIORNAMENTO AL 1^ SEMESTRE 2010
ERITREA
1.
QUADRO MACROECONOMICO
a) Andamento congiunturale e rischio Paese
L`Eritrea attraversa, da alcuni anni, una fase di stagnazione economica, segnata da una crescita
del PIL inferiore a quella della popolazione. In base alle piu` recenti rilevazioni, la
concomitanza di sfavorevoli circostanze esterne ed interne ha pregiudicato la performance
economica degli ultimi due anni. Pur in assenza di dati ufficiali, si stima che nel 2008
l`economia abbia segnato una recessione significativa, che, nel corso del 2009 e del primo
semestre del 2010 si è progressivamente attenuata, grazie alla graduale ripresa della produzione
agricola.
Il sistema economico nazionale deve confrontarsi con il problematico contesto politico
regionale, caratterizzato, in particolare, dal perdurare della controversia confinaria con l`Etiopia.
Gli Accordi di Algeri, con i quali i due Paesi hanno posto fine al conflitto biennale scoppiato nel
1998, avevano previsto l`istituzione di una Commissione arbitrale per la definizione del confine.
Il verdetto della Commissione, emanato nel 2002, non e` stato, tuttavia, messo in atto sul
terreno, a causa di contrastanti visioni riguardo alla procedura di demarcazione. Dinanzi a
questo stallo, nel novembre 2007, la Commissione Arbitrale ha deciso di terminare la sua
attivita`, dichiarando esaurito il proprio compito e statuendo la definitiva entrata in vigore della
linea di confine tracciata sulle mappe – ma non sul terreno - con l`ausilio della tecnologia
satellitare (c.d. demarcazione virtuale). La fondatezza giuridica di tale decisione, tuttavia, e`
stata confutata dalla parte etiope, la quale ha contestato alla Commissione di avere oltrepassato
il suo mandato e di avere applicato una procedura illegittima, poiche` non basata su una
documentata prassi internazionale. Il Governo di Asmara, al contrario, dopo una prima
esitazione, ha avallato l`operato dell`organo arbitrale. Ad oggi, l`Eritrea, ritenendo chiuso
l`aspetto legale della vicenda, rivendica, sulla base della “demarcazione virtuale”, la sollecita
liberazione dei territori ad essa assegnati e ancora occupati e amministrati dall`Etiopia. Con il
prolungarsi della situazione di stallo, nel luglio 2008, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni
Unite ha deciso di chiudere la Missione internazionale d`interposizione (UNMEE), che per otto
anni aveva presidiato l`area cuscinetto - oggi, di fatto, non piu` esistente - al confine tra i due
Paesi. Il 2008, pertanto, ha segnato l`uscita di scena delle istituzioni internazionali dalla
controversia etio-eritrea. Tentativi di buoni uffici espletati dal Segretariato delle Nazioni Unite,
per il momento, non hanno ancora prodotto esiti significativi. Il 23 dicembre 2009, intanto, il
Consiglio di Sicurezza ONU ha approvato la risoluzione 1907 che prevede sanzioni contro
l`Eritrea, accusata di supportare i gruppi armati islamici in lotta contro il Governo Federale
Transitorio somalo (GFT) e di non aver adempiuto ad alcune prescrizioni che lo stesso
Consiglio aveva posto in merito a questioni di confine con Gibuti. La risoluzione impone un
embargo sulla vendita di armi da e verso l`Eritrea, oltre a restrizioni di viaggio e il
congelamento dei beni di individui ed enti, anche eritrei, ritenuti personalmente coinvolti in
attivita` ostili al GFT, che uno speciale Comitato deve ancora designare. Nel corso del primo
semestre del 2010 si è assistito ad un progressivo miglioramento, riconosciuto ed apprezzato
anche in sede ONU, delle relazioni con Gibuti pervenendo, attraverso la mediazione del Qatar,
alla stipula di un accordo di arbitrato per la demarcazione del confine comune.
La perdurante situazione di “non pace, non guerra” con l’Etiopia ha spinto il Governo di
Asmara a non rinunciare ai modelli dirigisti di conduzione dell’economia, a cui aveva fatto
inizialmente ricorso durante il conflitto con l`Etiopia, e a perpetuare le consistenti misure di
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mobilitazione militare e civile della popolazione maschile e femminile, sottoposta ad obblighi di
leva dalla durata indeterminata. Ne soffre il mercato del lavoro, nel quale i privati hanno
difficoltà a rintracciare manodopera qualificata o giovani da avviare alla formazione. Sono
avvantaggiate, invece, le imprese para-statali che possono giovarsi dei costi molto ridotti della
forza lavoro messa a disposizione dai programmi di mobilitazione.
L`irrisolta controversia di confine comporta, inoltre, l`assenza di relazioni commerciali con
l`Etiopia, tradizionalmente il partner economico piu` importante e principale acquirente, tra
l`altro, dei servizi offerti dai porti di Assab e Massaua.
I fattori di crisi politica si inseriscono in un contesto d`instabilita` tradizionale e congenita del
sistema economico, dovuta alla dipendenza dell`agricoltura eritrea all`andamento dei cicli
climatici e delle piogge. Dopo alcuni anni di precipitazioni piu` generose, che avevano
consentito raccolti piuttosto copiosi, il 2008 e il 2009 hanno segnato un ritorno a valori medi e
all`insufficienza strutturale di acqua di cui il settore agricolo puo` disporre, allo stato delle
infrastrutture oggi disponibili. Il primo semestre del 2010, viste le abbondanti precipitazioni di
aprile e maggio, lascia presagire valori positivi in termini di raccolto. La vulnerabilità
all`elemento climatico del settore agricolo/pastorale - principale fonte di esportazioni, insieme al
tessile - e` oggetto di grande attenzione da parte dell`amministrazione eritrea, che sta cercando
di concentrare investimenti per migliorare i sistemi di raccolta e conservazione delle risorse
idriche, oltre che gli impianti e i procedimenti d`irrigazione. Piu` in generale, l`insufficiente
livello di meccanizzazione rende ancora il lavoro agricolo scarsamente produttivo: secondo le
stime delle istituzioni economiche internazionali, il settore, infatti, impegna circa il 70% della
popolazione attiva, ma contribuisce al Prodotto Interno Lordo in misura limitata al 20,5%
(fonte: Africa Development Bank). Il resto della produzione e` fornita dal settore dei servizi,
57,7% del PIL, e dal settore industriale, fermo ad un 21,7% del PIL.
La fotografia del corrente andamento economico del Paese risulta, comunque, incerta e sfocata,
a causa della difficile reperibilità dei dati macroeconomici piu` significativi e della mancata
pubblicazione del bilancio statale. L`incertezza dell`analisi economica si riscontra nelle
disomogeneità delle stime fornite dalle diverse istituzioni economiche internazionali. Negli
ultimi anni, la crescita del PIL e` stata quantificata tra l`1,3% e il 2%, che, a fronte di un tasso di
crescita della popolazione stimato attorno al 2,5%, si e` tradotta in una variazione negativa del
reddito pro-capite. Nel 2008, il quadro si e` inasprito, per una serie di shock esogeni che si sono
succeduti l`un all`altro: prima, la crescita dei prezzi internazionali dei prodotti alimentari ed
energetici, dei quali l`Eritrea e` importatore; poi le ricadute della recessione globale, in termini
di calo delle rimesse, fonte primaria di valuta estera; infine, la penuria dei raccolti, causata dalla
scarsezza delle precipitazioni. La sequenza di questi di shock esterni, su un contesto di generale
fragilità, ha portato l`economia eritrea a registrare una significativa contrazione del PIL, che
alcuni osservatori ritengono, con riferimento al 2008, sia stata a due cifre. A seguito di tale
recessione, nel 2009 e nel primo semestre del 2010, si è registrata una lenta ripresa del PIL
stimata attorno all`1 e il 2 %, che si potrebbe consolidare con una crescita tra il 2 e 3% negli
anni successivi (FMI – World Economic Outlook) o, secondo gli scenari più ottimisti, con tassi
ben maggiori a quelli sopra indicati (Economist).
Il tasso d`inflazione e` elevato e in continua crescita: la politica monetaria espansiva che il
Governo eritreo ha adottato per far fronte ai consistenti disavanzi pubblici continua a spingere in
alto i prezzi, non riuscendo a svolgere funzioni di stimolo all`economia dinanzi alle rigidità
dell`offerta di beni e servizi. Gli effetti della perdita del potere d`acquisto della moneta sono
tamponati da misure di distribuzione tra la popolazione di limitate quantita` di alcuni beni
primari, a prezzi calmierati.
Alcuni beni, anche primari, sono reperibili solo in mercati paralleli, a prezzi ben piu` elevati e
sensibilmente oscillanti, anche per gli effetti del mercato valutario secondario, in cui i tassi di
cambio sono distanti da quello ufficiale. La presenza di un mercato parallelo rende, cosi`,
difficile procedere a stime attendibili del tasso d`inflazione annuale. Secondo le valutazioni piu`
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affidabili, esso si attesterebbe attualmente tra il 35 e il 50%, confermando il preoccupante trend
di crescita degli ultimi anni.
Il quadro descritto non favorisce il buon andamento della bilancia commerciale, che continua a
registrare ripetuti e consistenti deficit, oltre che una estrema debolezza delle esportazioni. Per
limitare il passivo commerciale, le Autorità eritree hanno scelto di adottare misure
protezionistiche, tese a limitare il flusso delle merci in entrata. Da un lato, le licenze
all`importazione e le autorizzazioni ad accedere alla valuta sono concesse con molta parsimonia,
laddove la gran parte degli importatori appartengono oramai alla sfera pubblica; dall`altro, per
alcuni beni, i dazi all`importazione sono fissati a valori estremamente elevati (ad esempio circa
il 70% del valore delle autovetture). Tali misure, sebbene dovrebbero aver consentito di
attenuare il deficit della bilancia commerciale, sembrano avere avuto effetti negativi, in termini
sia d`inflazione che di dinamicità del mercato.
L`afflusso di capitali, costituito in buona parte dalle rimesse dall’estero, e` in progressiva
riduzione e non e` sufficiente a compensare il passivo della bilancia commerciale. Ne consegue
una bilancia dei pagamenti in sofferenza, che tende a pesare sulle riserve valutarie, la cui
carenza e` oramai divenuta endemica. Dinanzi a tale carenza, il Governo eritreo ha reagito con
una politica valutaria estremamente restrittiva. La stringente regolamentazione relativa alla
detenzione di valuta estera e la difficoltà di accedere alla stessa limitano le possibilita` dei
privati d`importare beni intermedi o materie prime utili alle loro attivita`. Di fatto, attraverso la
politica valutaria, il Governo assicura a soggetti statali e parastatali la quasi esclusiva
nell`importazione di beni e servizi, e nelle decisioni relative alla loro allocazione finale.
Un aiuto ai conti con l`estero potrebbe derivare, come si prevede, dallo sfruttamento delle
risorse minerarie (soprattutto oro, argento, zinco, rame e potassio). Ad oggi, vi sono 16 societa`
estere (in particolare cinesi, australiane, canadesi e britanniche) che hanno ottenuto licenze per
l`esplorazione dei siti. La società Bisha Project (partecipata al 60% dalla società canadese
NEVSUN e al 40% dal governo eritreo), unica, per il momento, ad aver ottenuto la licenza di
estrazione, ha ultimato l’ installazione dell’impianto e del cantiere e dovrebbe iniziare
l`estrazione di oro entro l’inizio del 2011.
Debito estero ed interno continuano ad essere molto elevati e seguono un trend che le
Istituzioni Finanziare Internazionali considerano insostenibile. Il debito estero secondo il
Fondo Monetario Ineternazionale, è pari a circa il 63% del PIL. Esso continua ad essere
prevalentemente nelle mani, in termini concessional, delle istituzioni multilaterali, tra cui e`
preminente la Banca Mondiale. A causa della fragile condizione finanziaria, l`Eritrea e` un
Paese potenzialmente eleggibile per l`iniziativa rafforzata HIPC per la cancellazione del debito
estero, ma, per il momento, le Autorita` locali non sembrano propense a sottoporsi al previsto
monitoraggio politico-economico del Fondo Monetario Internazionale. Un segnale di
collaborazione, tuttavia, e` venuto dalla ripresa regolare delle missioni del Fondo ex art. IV,
compiute nell`inverno 2008, nel settembre 2009 e nel marzo 2010.
Quanto al debito interno, secondo fonti internazionali, esso si aggirerebbe intorno al 140%,
frutto del ripetersi di disavanzi a doppia cifra (il FMI indica valori annuali attorno al 17-18%)
che non sembrano rientrare nonostante le misure restrittive prese dal Governo. Per alleviare il
peso del debito, le Autorità locali hanno scelto di mantenere il tasso di interesse artificialmente
basso. I depositi bancari in Nakfa costituiscono la fonte di copertura del debito (titoli emessi dal
Tesoro) e, nonostante i tassi d`interesse reali negativi, continuano ad essere alimentati dalla
popolazione residente, in assenza di alternative d`investimento. La parte di disavanzo che non
riesce ad essere finanziata dai depositi finisce per essere monetizzata.
I tassi d`interesse reali negativi impediscono lo sviluppo dell`intermediazione finanziaria,
danneggiando le possibilita` dell`imprenditoria privata.
L`attuale regime di cambio tende a sopravvalutare la moneta locale: dal 2005, il Nakfa e`
ancorato al Dollaro a quota 15, a fronte a tassi d`inflazione ben superiori a quelli della moneta
americana.
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b) Grado di apertura del Paese al commercio internazionale ed agli investimenti esteri
A giudicare dalle piu` recenti stime, il Paese starebbe progressivamente ridimensionando il
proprio grado di apertura al commercio estero, secondo una tendenza accentuata dalle scelte di
politica economica delle Autorità eritree. Il peso delle importazioni e delle esportazioni
nell`economia eritrea si e` ridotto consistentemente negli ultimi anni. Le esportazioni hanno
seguito un trend decrescente, passando dal 10,1% del PIL del 2004 al 3.4 del 2009 (FMI).
Analogo trend negativo caratterizza il fronte delle importazioni: il 55,7 % del PIL nel 2005 al
23,2% del 2009 (FMI). Queste hanno iniziato a decrescere pesantemente dopo l`entrata in
vigore del nuovo restrittivo regime valutario che, dal 2005, ha vietato gli acquisti in Franco
Valuta: oggi, gli importatori residenti sono obbligati a richiedere la valuta alla Banca di Eritrea
prima di effettuare qualsiasi acquisto all`estero, mentre i beni non acquistati seguendo questa
procedura non ottengono autorizzazione ad entrare nel Paese. Il pesante squilibrio della bilancia
commerciale ha, in effetti, spinto le Autorità eritree ad adottare una politica di stretto controllo
delle importazioni e di sopravvalutazione della moneta nazionale, il Nakfa, con l`intento di
salvaguardare le riserve di valuta straniera, equivalenti al valore delle importazioni di beni e
servizi effettuate nell`arco di quattro settimane.
I principali partner commerciali sono l`Unione Europea, con l`Italia in prima fila, il Sudan, lo
Yemen, la Cina, il Qatar, l’Arabia Saudita, il Canada e gli Stati Uniti. Da segnalare, nel corso
del 2006, l`importante balzo in avanti dell`interscambio con la Cina, che, quasi esclusivamente
per effetto dell`incremento dell`import dal Paese asiatico, e` pressocche` quintuplicato,
passando dagli 8 milioni USD del 2005 ai 39 milioni di USD del 2006. Sebbene tale cifra non
sia stata poi ripetuta negli anni successivi, il colosso asiatico e` destinato ad avere una presenza
sempre piu` importante nell`economia eritrea. Nel corso del primo semestre 2010 è cresciuto
anche il livello delle importazioni riguardanti materiali e macchinari provenienti dalla Turchia.
Nel settembre 2009, la Delegazione della Commissione Europea ha firmato con la controparte
eritrea il “Country Strategy Paper” relativo al 10mo Fondo Europeo per lo Sviluppo
(quinquennio 2009-2013). A favore dell`Eritrea, sono stati stanziati 122 milioni di euro, che
verranno allocati in due settori focali: sicurezza alimentare e riabilitazione delle infrastrutture.
Nel primo settore, saranno impegnati 70 MEUR, con gli obiettivi d`incrementare la produzione
in loco e migliorare la distribuzione degli alimenti ai segmenti piu` vulnerabili della
popolazione. A tali fini, gli interventi saranno concentrati in progetti di potenziamento della
raccolta delle acque e dei sistemi d`irrigazione, di sviluppo e manutenzione della rete stradale
rurale, di miglioramento dei servizi di smistamento e di ottimizzazione dei mezzi di lavorazione.
Alle infrastrutture, invece, saranno destinati 30 MEUR, rivolti, in particolare, al potenziamento
della manutenzione stradale e al recupero della rete viaria strategica.
L`Eritrea e` membro dell`organizzazione economica regionale COMESA, ma non e` tra i Paesi
che hanno completato il percorso di riduzione dei dazi necessario ad entrare nella “Free Trade
Area”, lanciata dall`Organizzazione regionale nel 2000. L`interscambio con gli altri Paesi
membri della COMESA e`, comunque, ancora su livelli molto modesti e vede come primo
partner commerciale il Sudan.
Gli investimenti esteri diretti, auspicati dal Governo locale, risultano ancora molto limitati,
soprattutto a causa delle incertezze dovute al permanere di tensioni politiche con l`Etiopia e
all`ingombrante presenza dello Stato in numerosi settori economici, che, di fatto, sta spiazzando
l`attivita` del settore privato. Una significativa eccezione e` rappresentata dal settore estrattivo,
che ha visto aumentare sostanzialmente la presenza di società estere. Il Qatar sta
progressivamente accrescendo la sua presenza in Eritrea attraverso importanti investimenti che,
per il momento, interessano il settore turistico ed estrattivo ma, successivamente, potrebbero
riguardare altri ambiti d’intervento.
Gli investitori stranieri continuano a lamentare, da un lato, la mancanza di un quadro giuridico
sufficientemente chiaro, e, dall`altro, la carenza d`infrastutture di base. Considerando i dati
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descritti, il rischio paese e` ancora elevato. Per migliorare la situazione, le Istituzione
economiche internazionali raccomandano le seguenti misure di politica economica e
commerciale:
1.
accesso al credito internazionale, al fine di ripianare il deficit e rendere sostenibile
l`andamento del debito interno e internazionale. Il credito internazionale sembra, infatti, il
principale – se non l`unico – strumento oggi disponibile per rimediare ai disavanzi correnti: il
Governo eritreo, che ha gia` effettuato tagli significativi, avrebbe attualmente poco margine di
riduzione della spesa pubblica; un incremento delle entrate richiederebbe, invece, una
maggiorazione di imposte e tasse dagli effetti recessivi;
2.
adozione delle misure richieste per accedere al credito internazionale, quali la
pubblicazione di un bilancio statale;
3.
sottoposizione ai percorsi per la rimodulazione e cancellazione del debito estero;
4.
maggiore integrazione economica con gli altri Stati della regione;
5.
svalutazione monetaria, con adozione di un sistema tasso variabile, a banda di
fluttuazione di circa il 20%;
6.
reintroduzione del Franco Valuta e alleggerimento del sistema valutario e delle pratiche
protezionistiche.
7.
allargamento degli spazi concessi al settore privato e snellimento delle procedure
amministrative relative all`attivita` imprenditoriale
Il Paese, nonostante le difficoltà congiunturali, non e` comunque privo di potenzialità
interessanti, soprattutto nei settori agricolo (bisognoso di una maggiore meccanizzazione e di
impianti di irrigazione piu` moderni), turistico (specialmente nell`area Mar Rosso e Isole
Dhalak), estrattivo, energetico ed ittico (pescosità del Mar Rosso poco sfruttata rispetto alle
potenzialità sostenibili).
Per attrarre investimenti esteri, il Governo sta promuovendo una Zona franca, presso il Porto di
Massaua.
c) Andamento dell’interscambio commerciale con l’Italia e degli investimenti diretti
esteri bilaterali
I legami storici tra i due Paesi continuano ad alimentare nei confronti dell`Italia importanti
aspettative, maggiori di quelle riposte su altri Paesi europei. Nonostante il richiamo del mercato
cinese, esponenti del Governo locale continuano a visitare frequentemente il nostro Paese,
contattando personalmente istituzioni economiche private e pubbliche, al fine di promuovere
investimenti in Eritrea o attivare nuovi canali commerciali. In tal modo, essi intendono offrire
una sorta di tutela informale all`imprenditore italiano, per controbilanciare i costi derivanti dalle
incertezze e dalle lentezze nella prassi legislativa e burocratica. Tale atteggiamento
collaborativo ha attratto alcune compagnie italiane, che sono presenti nel Paese con investimenti
di un certo rilievo.
In Eritrea sono al momento presenti pochi investitori attivi nel settore manifatturiero, delle
costruzioni, agricolo e della pesca. L’investimento più significativo è rappresentato dalla ZAER
PLC, del Gruppo Zambaiti, che impiega, nel suo stabilimento di Asmara, circa 700 persone
nella produzione tessile.
L’interscambio commerciale tra Italia e Eritrea, sulla base dei dati ISTAT, ha registrato, negli
ultimi anni, valori piuttosto stabili. Si segnala la centralita` del commercio dei prodotti delle
attivita` manifatturiere e, dal punto di vista territoriale, della prevalenza degli scambi con il nord
e centro Italia. Le esportazioni dal meridione, pero`, hanno segnato un importante balzo in
avanti nel corso del 2009.
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Tab. 1.1 Importazioni in Italia dall`Eritrea. Valori in Euro.
PAESE
Eritrea
2008
2009
import
import
import
import
3.917.922
2.717.831
2.661.134
1.841.193
2007
2010
I° SEM.
Tab. 1.2 Esportazioni dall`Italia all`Eritrea. Valori in Euro.
2007
2008
2009
2010
I ° SEM.
export
export
export
export
PAESE
Eritrea
26.394.388
25.568.191
28.545.431
Ultimo periodo disponibile: 06/2010- Fonte: Istat
10.536.551
Tab 1.3
Interscambio commerciale in valore Italia-Eritrea secondo la classificazione per attività
economica
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Periodo riferimento: I semestre 2010 - Valori in Euro, dati cumulati
2009
2010 I° semestre
MERCE
import
export
import
export
A-PRODOTTI
DELL'AGRICOLTURA,
DELLA SILVICOLTURA E
DELLA PESCA
60.565
222.824
0
155.386
B-PRODOTTI
DELL'ESTRAZIONE
DI
MINERALI DA CAVE E
MINIERE
3.489
0
0
0
C-PRODOTTI
DELLE
ATTIVITA'
MANIFATTURIERE
1.7369.835 17.760.572 1.836.248
10.365.176
D-ENERGIA ELETTRICA,
GAS, VAPORE E ARIA
CONDIZIONATA
0
0
0
0
E-PRODOTTI
DELLE
ATTIVITA'
DI
TRATTAMENTO
DEI
RIFIUTI E RISANAMENTO 0
0
0
3.500
J-PRODOTTI
DELLE
ATTIVITA' DEI SERVIZI
DI
INFORMAZIONE
E
COMUNICAZIONE
0
11.893
0
12.489
V-MERCI
DICHIARATE
COME PROVVISTE DI
BORDO,
MERCI
NAZIONALI DI RITORNO
E
RESPINTE,
MERCI
VARIE
0
0
4.945
0
2. INDIVIDUAZIONE DELLE AREE DI INTERVENTO
a) Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale
La maggior parte delle importazioni eritree continua a riguardare macchinari industriali e
agricoli, con l`anomalia del 2005, anno nel quale si è registrato un forte aumento nelle
importazioni di autoveicoli. La domanda eritrea dei nostri beni, una volta superata l`attuale
delicata contingenza, potrebbe essere suscettibile di incremento, data la preferenza accordata
alle produzioni italiane, delle quali è conosciuta ed apprezzata la qualità. La concorrenza dei
prodotti a buon mercato provenienti dall`Asia rappresenta, tuttavia, una realtà con cui gli
esportatori italiani si dovranno confrontare sempre piu` seriamente.
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I prodotti italiani piu` voluttuari, destinati solo ad una fascia elitaria della popolazione,
rappresentano ancora una percentuale ridotta delle importazioni eritree, non suscettibile di
aumenti nell’attuale stato di stagnazione economica.
b) Valutazione degli investimenti diretti da e verso l’Italia
Gli investimenti verso l’Eritrea sono oggi inferiori rispetto ad un decennio fa, all’indomani
dell’indipendenza, quando il PIL registrava tassi di crescita del 7%. La guerra con l’Etiopia tra
il 1998 e il 2000 e, successivamente, il clima di “pace fredda” creatosi tra i due Paesi inducono,
per il momento, la maggioranza degli imprenditori ad una certa dose di prudenza. Tuttavia, non
e` escluso che nel prossimo futuro si possano ripetere, come previsto dall’Economist
Intelligence Unit, quelle favorevoli condizioni che gia` avevano offerto rilevanti opportunità di
impiego per i capitali italiani. Potrebbe essere, pertanto, utile salvaguardare una presenza
strategica nel Paese, finalizzata a mantenere vivi i contatti e le relazioni con i partner economici.
Il Paese offre diverse attrattive, tra cui manodopera laboriosa e a buon mercato e una posizione
geografica strategicamente interessante. Riguardo a quest`ultimo aspetto, l`Eritrea, oltre ad
ospitare alcune delle porte privilegiate di accesso all’Africa (grazie, soprattutto, ai porti di
Massaua e Assab), e` Paese costiero di una delle principali vie transito commerciale tra il
continente europeo e quello asiatico.
Il clima di tolleranza e convivenza pacifica fra le culture islamiche e cristiane rende l’Eritrea
sostanzialmente stabile. I settori turistico, ittico, estrattivo, agricolo e florovivaistico presentano
buone potenzialità di sviluppo anche a breve termine; la dotazione infrastrutturale in alcune
zone del Paese è soddisfacente, se paragonata agli standard medi africani. La vicinanza culturale
con il nostro Paese e la discreta diffusione della conoscenza dell’italiano contribuiscono a
ridurre i “costi di transazione” per gli operatori italiani.
Affinché tali prospettive di investimento siano maggiormente incentivanti, sarebbe auspicabile
che il Governo eritreo aviasse una serie di riforme legislative e istituzionali al fine di:

snellire e rendere più certe le procedure burocratiche, rendendo piu` chiari i riferimenti
normativi e facilitando il ricorso ad istanze superiori;

adeguare il sistema giudiziario alle esigenze dell`attivita` economica e commerciale;

semplificare il rimpatrio dei profitti;

ridurre la maggior parte delle barriere al commercio internazionale, per poter garantire
l’approvvigionamento di materie prime e beni intermedi;

potenziare la rete infrastrutturale e, in special modo, la logistica per esportazioni e
importazioni merci;

smobilitare gradualmente parte dell’esercito per garantire un’adeguata offerta di forza
lavoro e una diversa allocazione delle risorse disponibili;

rafforzare gli incentivi alla formazione e al raggiungimento di profesisonalita` elevate.
L’attività italiana nel Paese si può suddividere in due categorie: la prima costituita da imprese
presenti in Eritrea da diversi decenni – a volte sin dal periodo coloniale - e condotta da
connazionali residenti da tempo nel Corno d`Africa, spesso in possesso di doppia cittadinanza.
La seconda categoria composta da attivita` intraprese, nel recente passato, a partire
dall`indipendenza (1993), da imprenditori e società operanti principalmente in Italia.
Il primo gruppo di imprese conduce, generalmente, attività di piccole e medie dimensioni,
integrate nel tessuto sociale ed economico nel Paese. Oggi, tali imprese non spiccano per
particolare dinamismo, a causa di difficoltà ad ottenere il riconoscimento dei titoli di proprietà
sugli immobili, il rinnovo di licenze commerciali, d`importazione e permessi di lavoro. Ulteriori
ostacoli sono posti dall`accresciuta carenza di manodopera qualificata o da formare e dalla
difficoltà di approvvigionamento di materie prime e macchinari.
Il secondo gruppo, formato da nuovi investitori, deve far fronte a difficolta` spesso simili a
quelle delle vecchie imprese residenti. Il piu` delle volte, coloro che vogliono operare nel Paese
conducono attenti negoziati con le Autorità locali per assicurarsi condizioni operative migliori e
le garanzie basilari.
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Non si registra alcun investimento diretto eritreo in Italia.
c) Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei settori
ad alto contenuto tecnologico
Non si vedono possibilità di cooperazione di breve periodo in tale ambito.
d) Suggerimenti per l’attivazione degli strumenti di sostegno finanziario e assicurativo
pubblico per SACE e SIMEST
Le visite in Eritrea, nel luglio 2004, di una delegazione costituita da funzionari del MAP,
dell’ICE e, nell’aprile 2005, della SIMEST e del Vice Ministro Urso hanno permesso di
promuovere un maggiore utilizzo nel Paese dei servizi forniti da SACE e SIMEST e di
individuare i settori di maggiore interesse per gli imprenditori italiani.
Il Consiglio d’Amministrazione della SACE ha approvato, nel dicembre 2005, un nuovo
meccanismo denominato “Programma Africa”, in linea con la crescente richiesta di copertura
assicurativa da parte degli esportatori italiani per facilitare la penetrazione commerciale per le
imprese del nostro Paese. In questo contesto e al fine di definire nuove politiche assicurative dei
48 paesi dell’Africa sub-sahariana, si è provveduto ad una classificazione che, dopo una
revisione del 2007, prevede 3 categorie di condizioni di assicurabilita`. L’Eritrea è stata inserita
nella seconda categoria, in compagnia con altri 21 Paesi, verso i quali si adotta una “policy
assicurativa di apertura con condizioni” (limitazioni riguardanti la controparte, l`ammontare e la
durata).
La SIMEST, in occasione della visita del Vice-Ministro Urso del 2005, aveva manifestato la
volontà di sostenere gli imprenditori italiani che avessero avuto intenzione di investire in Eritrea
a condizioni agevolate e con una percentuale di intervento che avrebbe potuto raggiungere il
49% del capitale. Alcuni investimenti successivi hanno potuto usufruire, come concordato, di
finanziamenti SIMEST.
POLITICA COMMERCIALE E DI ACCESSO AL MERCATO
a) Barriere tariffarie
Vigono nel Paese dazi di importazione medi che variano dal 5 all’25%. Per le materie prime ed i
prodotti intermedi importati per la produzione interna destinata all'esportazione, la tassa di
importazione viene rimborsata all'esportatore. Per alcuni beni considerati di lusso, i dazi son ben
piu` elevati del 25%.
b) Barriere non tariffarie
Attualmente, le importazioni sono fortemente limitate dall`esistenza di barriere non tariffarie.
Per esercitare l’attività di importazione è necessario entrare in possesso di una licenza di
difficile conseguimento per i privati. Inoltre, il regime valutario e` particolarmente restrittivo.
Dal 1 gennaio 2005, è in vigore una legge che si propone di disciplinare la detenzione di valuta
tentando di eliminare il mercato “parallelo” (o mercato nero). La legge prevede che il Nakfa
(1US$ = 15,00 Nakfa) sia l’unica moneta legale circolante nel paese, riservando alle banche o
agli uffici di cambio autorizzati il possesso e il controllo della valuta straniera.
c) Violazioni delle norme sulla tutela dei diritti di proprietà intellettuale
Non si registrano episodi di rilievo a riguardo.
d) Problematiche relative agli investimenti esteri nel Paese
Gli investitori stranieri ed italiani hanno segnalato, piu` volte, problemi di natura logistica, che
incidono, da un lato, sulla puntualita` delle consegne e, dall`altro, sul peso relativo dei costi di
trasporto. Riguardo al primo dei due aspetti, esso dipende, tra l`altro, dalla scarsa frequenza e
affidabilità del traffico navale che e` conseguenza della ridotta quantita` dell`interscambio
internazionale dell`Eritrea. Il naviglio commerciale, infatti, e` spesso costretto ad aspettare
tempi lunghi ed non programmabili per poter collocare a bordo un carico sufficientemente
conveniente per salpare verso o dall`Eritrea. In merito al secondo aspetto, i costi del trasporto
con l`estero risultano essere -anche dall`Italia - poco competitivi se paragonati agli altri Paesi
che si affacciano sul Mar Rosso.
Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero
1^ sem. 2010
Ulteriori ostacoli agli investimenti esteri possono derivare da:

difficoltà nel reperimento di valuta estera e di rimpatrio dei profitti;

carenza della manodopera ed elevato turn-over, a causa del servizio
militare;

scarsa reperibilità di materie prime e beni intermedi d’importazione;

burocrazia complessa.
4. POLITICA PROMOZIONALE E PROPOSTE OPERATIVE DI INTERVENTO
CONGIUNTO
a) Mappatura delle iniziative di sostegno all’internazionalizzazione del sistema
produttivo che la rappresentanza diplomatico-consolare e l’ICE intendono realizzare nel
corso del 2011
Pieno coinvolgimento dell’Eritrea nella prossima sessione del Forum Africa che si terrà a
luglio 2011, al fine di facilitare una presa di contato con il mondo imprenditoriale italiano.
b) Individuazione di eventi congiunti da svolgere con il concorso degli Uffici economicocommerciali, degli Uffici ICE, degli Addetti Scientifici e degli Istituti di Cultura e delle
Camere di Commercio Italiane all`estero
Nessuna segnalazione.
c) Progetti delle rappresentanze diplomatico-consolari e degli Uffici ICE per iniziative
promozionali nel corso del 2011
Visite in Italia, a livello politico, dei Ministri degli Esteri e del Commercio eritrei.
Preparazione di una guida “Doing Business in Eritrea”, in collaborazione con la Delegazione
dell’UE ad Asmara.
Preparazione di una “Country Presentation”.
Preparazione di una missione di sistema dei responsabili dei settori economici eritrei in
Confindustria.
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