Mamma, ti presento MARIA IL SOGNO DI DEAN Jean Bruschini Edizioni Estro-Verso Premessa Lo scopo di questo libro è solo divulgativo, l’autore non intende promuovere o invitare i lettori al consumo e alla diffusione di sostanze illegali. Giancarlo Bruschini non è un medico ma un ricercatore, già conosciuto per aver studiato in passato e diffuso pubblicazioni ed articoli su altre piante medicinali, tenendo conferenze in molte città italiane; ha collaborato con molti medici, veterinari, aziende e riviste di settore. Il libro nasce per informare e far conoscere gli usi e la vera storia di una pianta millenaria, le leggi in vigore, gli impieghi industriali e in medicina. La marijuana è illegale nel nostro paese e spesso si accendono aspri dibattiti per la sua legalizzazione; c’è chi vorrebbe strapparla dal monopolio della criminalità organizzata, chi invece ne evidenzia le proprie capacità terapeutiche. In Europa, soltanto nei Paesi Bassi è legale, mentre in altri paesi del mondo è utilizzabile per scopi terapeutici. Una ricerca dell’università di Tel Aviv, capitale di Israele, in questi giorni sta alimentando il dibattito sulla cannabis, vista la notizia secondo cui, la stessa ricerca afferma che varie sostanze presenti nella marijuana potrebbero essere utilissime nella cura della sclerosi multipla. In particolare, gli scienziati israeliani hanno evidenziato che alcuni composti chimici della marijuana potrebbero allontanare il rischio di infiammazione nel cervello e nel midollo spinale. Edizioni Estro-Verso 2 MAMMA, TI PRESENTO MARIA Introduzione Il presente testo, frutto di attente ricerche, è rivolto a coloro che desiderano acquisire informazioni basilari sulla Cannabis, sui suoi usi in campo medico, tessile e ricreativo, sulla sua storia e sul perché in alcuni paesi è penalizzata e in altri legalizzata. Il mio consiglio personale, rivolto al lettore, è quello di dimenticare (per almeno un momento) tutte le nozioni già assorbite in precedenza e i tanti luoghi comuni, abbandonandosi alla lettura in modo neutrale. D’altra parte, in qualità di autore, non intendo invitare nessuno a far uso di sostanze ritenute illegali nel nostro paese. Benché il libro non pretenda di affrontare in modo esaustivo gli argomenti, è stato volutamente concepito per offrire una visione scorrevole della storia, partendo dall’antica Cina, fino ad arrivare ai nostri giorni. Un genitore attento, dopo aver letto il presente testo, saprà affrontare meglio l’argomento con i propri figli. “Questo libro tratta di sostanze stupefacenti. I dati presenti hanno solo un fine informativo, non esortativo ed in alcun caso medico.” Edizioni Estro-Verso 3 ETIMOLOGIA L’origine etimologica del termine Marijuana, Marihuana o Mariguana è ancora incerta, ma secondo alcuni deriverebbe dallo spagnolo-messicano o dalla lingua uto-Azteca Nahuatl (mallihuan= prigioniero). Tale etimologia è stata resa popolare da Harry J. Anslinger nel 1930, durante le sue campagne contro la droga. Tuttavia, il linguista Jason D. Haugen approfondì lo studio etimologico, definendo il termine “mallihuan” soltanto un caso di omofonia, per via della sua somiglianza fonetica. Altre varianti includono marihuma, coniato nel 1905, marihuano nel 1912, e marahuana nel 1914. Attualmente, tuttavia, sia il farmaco che la pianta sono comunemente noti come “cannabis” o “canapa”. “Marijuana” è ad oggi il termine anglofono scelto come nome ufficiale, alternativo ad altri termini stranieri. In realtà, questa voce non si riferisce alla pianta della Cannabis, ma soltanto alle infiorescenze femminili essiccate della stessa, appartenente al genotipo THCAS. Tutte le varietà di canapa contengono percentuali più o meno variabili di sostanze psico-attive, definite stupefacenti, tra cui il Delta-9-tetraidrocannabinolo, il principio attivo per il quale la canapa è stata bandita in molti paesi del mondo e definita oggi droga “leggera”. Il trattato unico internazionale sulla nomenclatura degli stupefacenti (Single Convention on Narcotic Drugs) ha adottato nel 1961 il nome Marijuana per definire ufficialmente la questione legata al nome della droga, chiamata ormai nel mondo con oltre trecento nomi diversi, tra cui ganja, pot, kif o hemp. 4 Per comprendere meglio il significato dei termini che indicano la cannabis, dobbiamo fare un bel salto indietro nel tempo, poiché ritroviamo la radice “kan”, “hemp” o “cane” nei gruppi linguistici Indo-europeo e Semitico, mentre il suffisso “bis” sarebbe più tardivo, legato all’ebraico e all’aramaico “bosm” e “busma”, col significato di “profumato”, “odoroso” o “aromatico” (S. Benetowa in The Book of Grass). Uno dei riferimenti più antichi (circa VIII a.C.) è da attribuire ad una tavoletta d’argilla recuperata nel sito in cui sorgeva l’antica biblioteca del re assiro Assurbanipal (VIII a.C.), la quale menziona questa pianta chiamandola “qunubu”, termine sorprendentemente somigliante al semitico “kanbos” e allo sciita “cannabis”, dimostrando come l’origine etimologica sia fortemente legata all’Asia Minore, antiche aree geografiche largamente impegnate nella produzione e alla lavorazione di tessuti. Sempre in Mesopotamia, nel sito dell’antica Catal Huyuk, è stato scoperto un antico frammento di tessuto di canapa, anche se i primi usi documentati sull’uso della canapa come fibra tessile e medicina risalgano al XXVII secolo prima di Cristo. La raccolta collettiva della cannabis era indubbiamente un’attività di festa per molte popolazioni antiche, poiché le esalazioni aromatiche prodotte dalle piante mature producevano un effetto euforico sui partecipanti, trasformando tali momenti in rituali mistici e religiosi. 5 L’etimologista semitica Sula Benet, studiando antichi testi come il Talmud, ha associato il termine qeneh-bosm alla cannabis riscontrando alcuni riferimenti, come nel libro di Abel 19:80, a dimostrazione dell’uso e della conoscenza della pianta già in tempi remoti. Marco Polo, riferiva che Hasan ibn al-Sabbah, ismaelita capo della setta degli “Assassini” (il termine deriva appunto da hashish) tra il 1090 e il 1256 dC avrebbe reclutato seguaci al fine di commettere omicidi. Secondo la leggenda, Hasan ibn al-Sabbah portava i futuri sicari in un giardino meraviglioso, dove gli somministrava un forte infuso di hashish e mentre erano inebriati gli offriva ogni tipo di delizie; poi diceva loro che sarebbero potuti tornare in quel giardino solo come premio, se avessero seguito i suoi ordini, portando a termine le sue battaglie. I commercianti arabi, in seguito, portarono la cannabis sulla costa africana del Mozambico; nel 1378 l’ottomano Emir Soudoun Scheikhouni rilasciò uno dei primi editti contro il consumo di hashish rendendo l’uso illegale. 6 Per millenni fu coltivata largamente (almeno dal 4000 a.C.) e da essa si ottenevano fibre, tessuti, olio, carta, incenso, medicina e cibo. La troviamo nominata praticamente in tutti i testi antichi da Babilonesi, Persiani, Ebrei e Caldei. Le sue proprieta’ terapeutiche erano già note agli antichi abitanti di India, Cina, Medio Oriente, Asia Sud - Orientale, Sud Africa e Sud America. La coltivazione della cannabis è stata da sempre la piu’ diffusa sul pianeta, fin quando il proibizionismo ne decretò la sua fine, come vedremo più avanti. Rappresentazione di Hasan ibn al-Sabbah 7 STORIA Per avere un quadro completo della materia, occorre conoscere la storia di questa pianta millenaria. Le prime informazioni sull’uso documentato della cannabis risalgono a circa 10 mila anni fa e provengono da un antico villaggio dell’isola di Taiwan, al largo della costa della Cina continentale. I cinesi avrebbero utilizzato la pianta di canapa per creare scarpe e vestiti. Molti antichi manoscritti cinesi sono pieni di passaggi che invitano le persone a piantare la canapa a questo scopo. Dal momento che il cibo era essenziale, le coltivazioni principali erano costituite essenzialmente da riso e miglio, orti e frutteti, seguite da piante tessili, cioè canapa. I cinesi sapevano distinguere le piante di canapa maschili (HSI) da quelle femminili (CHU). Ad uso tessile le piante migliori sono quelle maschili, poiché producono una fibra superiore, mentre solo le piante femminili producono infiorescenze con principi attivi (THC), la famosa Marijuana tanto ricercata dai fumatori. 8 L’imperatore cinese Shen-Nung, vissuto intorno al 28° secolo aC., è stato forse il primo a sperimentare la canapa per scopi curativi. La pianta di cannabis veniva utilizzata principalmente per curare i reumatismi, la gotta, la malaria, e varie altre malattie. Col tempo questa pianta si diffuse in India, dove il suo sviluppo iniziò a crescere maggiormente. I quattro libri sacri chiamati “Veda”, oltre a descrivere guerre, battaglie e conquiste, narrano di come il Dio “Shiva” portò la marijuana dall’Himalaya affinché ne traessere piacere. Sempre secondo i Veda, un bel giorno il dio Shiva, dopo un diverbio “familiare”, se ne andò per campi e trovò riparo dal sole sotto un’alta pianta di marijuana, incuriosito da quel vegetale che lo aveva riparato dal sole, decise di mangiarne alcune foglie, divenendo così il “Signore di Bhang”. Il termine Bhang si riferisce qui a una sorta di bevanda realizzata con le sue foglie, in grado di provocare un effetto stupefacente. “Ganja” e “Charas”, invece, sono due altri nomi dati ad ulteriori bevande: Ganja si prepara con i fiori e le foglie superiori della marijuana ed è più potente di Bhang; Charas, il più potente dei tre intrugli, si ottiene con i fiori della pianta giunti al culmine della fioritura. Quest’ultima bevanda contiene una quantità maggiore di resina e produce un effetto più forte. In India il Bhang viene ancora oggi preparato in forma alcolica e viene bevuto durante riunioni sociali e religiose come i matrimoni. Secondo la tradizione allontanerebbe gli spiriti maligni dagli sposi ed è segno di ospitalità offrire la bevanda come benvenuto. 9 La storia del Bhang ha origini profonde e non può essere associata semplicemente allo svago: i guerrieri avevano bisogno di una “spinta” prima della battaglia, un po’ come i soldati occidentali che bevono un bicchierino di whisky e bevevano il Bhang prima di partire per la guerra. Un documento indiano del 15° secolo attribuiva al Bhang potenti effetti spirituali, poiché in grado di portare “luce al cuore”, rendere “gioiosi”, e infondere “ispirazione”, illuminando mente e corpo. I santoni indiani fanno ancora oggi uso del Bhang per facilitare la comunicazione con le divinità. Secondo una leggenda, la razione alimentare giornaliera di Siddhartha Gautama (meglio conosciuto come Gautama Buddha, o semplicemente Buddha) consisteva in un solo seme di marijuana e niente altro durante i suoi sei anni di ascesi; cosa ovviamente improbabile, ma la canapa ha sempre rivestito un’importanza enorme per le antiche popolazioni, sia a livello spirituale che per la cura del corpo. Col passar del tempo, diffondendosi gli ariani in Persia, Grecia e, in seguito, Francia, Germania e altri paesi, cominciarono a portare la cultura indiana e l’uso della marijuana ovunque attraverso il commercio e con le guerre. Il profeta persiano “Zoroastro” intorno al 7 ° secolo a.C. scrisse il “Zend-Avesta”, la controparte persiana de i Veda. Secondo il Professore Mirceau Eliade, storico delle religioni , scrittore e viaggiatore rumeno, Zoroastro faceva uso costante di Bhang per colmare il divario metafisico tra cielo e terra. Faravahar, spirito guardiano, uno dei simboli principali dello Zoroastrismo 10 Col tempo, quindi, la marijuana si siffuse in Grecia, grazie al duplice uso della canapa che la rendeva ancora più preziosa: ottima fibra tessile e sostanza in grado di alterare la mente. A partire dal 6 ° secolo a.C. i mercanti greci intentarono un business redditizio mediante il trasporto di fibra di canapa lungo il Mar Egeo. A differenza delle precedenti popolazioni, i greci seppero sfruttare maggiormente le qualità tessili della canapa, acquisendo enorme esperienza, sfruttandola comunque come rimedio per il mal di schiena già dal 4° secolo a.C. Eccola infine nell’impero romano, ma l’Imperatore Aureliano nel 3° secolo d.C. impose subito una tassa sulla canapa egiziana (si sa che le tasse sono tipicamente italiane ed è la prima volta che la canapa viene tassata). Lo storico greco Erodoto riferiva che gli Sciti mangiavano ritualmente semi di cannabis tra il 500 a.C. e il 100 a.C. Con lo spargersi della notizia circa l’effetto euforizzante della pianta, il suo uso ricreativo iniziò a diffondersi attraverso il Medio Oriente. Qui dalla resina compressa della cannabis venivano realizzati panetti di hashish. 11 L’hashish o hascisc è una sostanza stupefacente psicotropa derivata dalle infiorescenze femminili della pianta di Cannabis, i cui effetti sono dovuti alla presenza di Δ9-THC in essa contenuto in quantità maggiore rispetto alle infiorescenze (marijuana). In Italia l’hashish viene gergalmente chiamato “fumo”. La teoria secondo cui il nome deriverebbe dalla setta degli Assassini (di cui già abbiamo parlato) non gode del consenso degli storici, i quali hanno stabilito che il termine arabo hašīš va tradotto semplicemente “erba”. Come già affermato in precedenza, il “Vecchio della montagna”, capo del gruppo, portava i futuri sicari in un giardino meraviglioso, dove gli somministrava un infuso di hashish e mentre erano inebriati gli offriva ogni tipo di delizie; poi diceva loro che sarebbero potuti tornare in quel giardino solo come premio, se avessero seguito i suoi ordini, portando a termine gli omicidi politici di cui si erano fatte promotrici le organizzazioni di Alamūt e di Masyaf. 12 6000 a.C. I semi della Cannabis vengono usati come cibo in Cina. 4000 a.C. Tessuti fatti di canapa vengono usati in Cina. (J. Ott, Pharmacotheon) 2727 a.C. Prima registrazione nella farmacopea cinese dell’uso della cannabis come medicina. 1500 a.C. La cannabis viene coltivata in Cina come cibo e fibra tessile. Gli Sciti (popolazione seminomade di origine iranica) coltivano la cannabis e la usano per tessere fini tessuti di canapa. (Sumach 1975) 1200-800 a.C. La cannabis è descritta nel testo sacro Indù Atharvaveda (Scienza degli incantesimi) come “Erba Sacra”, una delle cinque piante sacre dell’India. Veniva usata in medicina e nei riti sacri come offerta a Shiva. 700-600 a.C. Lo Zen-Avesta, un antico testo religioso della Persia composto di diverse centinaia di volumi, secondo alcuni scritto da Zaratustra (Zoroaster), fa riferimento al Bhang (un composto di foglie e semi di cannabis fumato, masticato, mangiato o infuso come bevanda per ottenere un moderato stato di euforia) come il “buon narcotico” di Zaratustra (Vendidad or The Law Against Demons) 13 700-300 a.C. Le tribù Scite depongono semi di cannabis come offerte nelle tombe reali. 500 a.C. In una tomba Scita furono ritrovati alla fine degli anni ‘40 i resti di una coppia. Attaccato a un bastone fu rinvenuto un sacchetto di pelle decorata contenente semi di cannabis selvatica. Il luogo di sepoltura si trova in Pazkyr, l’attuale Kazakistan. Gli Sciti introducono la canapa nel Nord Europa. Un’urna contenente foglie e semi della pianta, ritrovata in uno scavo vicini a Berlino, è datata attorno a questo periodo. 500-100 a.C. La canapa si diffonde in tutta l’Europa del nord. 430 a.C. Erodoto cita l’uso sia rituale sia ricreativo della cannabis da parte degli Sciti. (Erodoto, Storie, 430 a.C. tradotto da G. Rawlison). 100-0 a.C. Pen Ts’ao Ching descrive le proprietà psicotropiche della cannabis nell’erbario che viene attribuito a un imperatore. 0-100 d.C. Recente ritrovamento di una scatola di pasta di vetro e oro Samaritana per la conservazione di hashish, coriandolo o sale, sepolta in una tomba della Siberia risalente al 100 d.C. 14 70 d.C. Dioscoride menziona l’uso della Cannabis ad uso terapeutico presso i Romani. 170 d.C. Galeno (un romano) allude ai poteri psicoattivi dei preparati di semi di Cannabis. 500-600 d.C. Il Talmud menziona le proprietà euforiche della Cannabis. (Abel 19:80) 900-1000 d.C. Studiosi discutono i pro e i contro del mangiare hashish. L’uso si diffonde in tutta l’Arabia. 1090-1256 d.C. In Khorasan, Persia, Hasan ibn al-Sabbah, il Vecchio della Montagna, recluta seguaci per commettere omicidi. Queste leggende sono alcune delle prime storie scritte sulla scoperta dei poteri inebrianti della cannabis e del supposto uso di hashish. 1200 La cannabis viene introdotta in Egitto durante la dinastia Ayyubid, da parte di mistici devoti provenienti dalla Siria. (M.K. Hussein 1957 – Soueif 1972) Fumare hashish diventa molto popolare nel Medio Oriente. Nascita della leggenda persiana della scoperta personale della cannabis da parte del maestro sufi Sheikh Haidar di Khorasan e conseguente diffusione della leggenda in Iraq, Bahrain, Egitto e Siria. Questo è un altro dei primi scritti narrativi sull’uso della cannabis come inebriante. 15 1231 L’hashish viene introdotto in Iraq nel regno del Califo Mustansir (Rosenthal 1971) 1271-1295 Si svolgono i viaggi di Marco Polo, durante i quali egli fornisce un resoconto di seconda mano della storia di Hasan ibn al-Sabbah e dei suoi “assassini” che usano hashish. Questa è la prima volta che rapporti sulla Cannabis vengono portati all’attenzione dell’Europa. 1300 Viene scritta la monografia più antica riguardante l’hashish, Zahr-al-arish fi tarhim al-hashish. Poi andata persa. Ibn al-Baytar di Spagna fornisce una descrizione della cannabis psicoattiva. Nello stesso periodo i mercanti arabi portano la cannabis sulle coste africane del Mozambico. 1378 L’emiro ottomano Soudoun Scheikhouni pubblica uno dei primi editti contro l’uso di mangiare hashish. 1526 Babur Nama, primo imperatore e fondatore dell’impero Mughal viene a conoscenza dell’hashish in Afganistan. 1650 Il poema epico, Benk u Bode, del poeta Mohammed Edn Soleiman Foruli di Baghdag, tratta allegoricamente di una battaglia dialettica tra vino e hashish. 16 1700 L’uso di hashish, alcool e oppio si diffonde tra le popolazioni occupate di Costantinopoli. Tardo 1700 L’hashish diviene uno dei maggiori beni commerciali tra l’Asia centrale e quella del sud. 1809 Antoine Sylvestre de Sacy, un arabista importante, rivela l’etimologia delle parole “assassino” e “hashashin”. 1840 In America, preparati medicinali a base di cannabis diventano disponibili. L’hashish è disponibile nelle farmacie persiane. 1843 Le Club des Hashischins o Il Club dell’Hashish, viene fondato a Parigi. Dopo il 1850 L’hashish appare in Grecia. 1856 Gli inglesi tassano il commercio di ganja e charas (due prodotti della Cannabis). 1870-1880 Primo rapporto di fumo di hashish in Grecia. 17 1875 Viene introdotta in Grecia la coltivazione dell’hashish. 1877 Kerr riporta il commercio di ganja e di charasin sull’ India. 1890 Il Dipartimento degli Interni greco proibisce l’importazione, la coltivazione e l’uso di hashish. L’hashish diventa illegale in Turchia. 1893-1894 Viene pubblicato il Rapporto della Commissione per le Droghe della Canapa Indiana. Da 70.000 a 80.000 chili di hashish vengono importati legalmente dall’India all’Asia centrale ogni anno. 1900 Fumare hashish diventa una pratica molto popolare nel Medio Oriente. 1915-1927 La cannabis comincia a essere vietata per l’uso non medico negli Stati Uniti, specialmente negli stati del sud ovest… California (1915), Texas (1919) e stato di New York (1927). L’hashish è importato di contrabbando da Grecia, Siria, Libano, Turchia, e Asia centrale. 1926 La produzione di hashish libanese raggiunge il suo apice dopo la prima guerra mondiale fino alla sua proibizione nel 1926. 18 1928 L’uso ricreativo di Cannabis viene bandito in Inghilterra. Hashish di prima qualità viene prodotto in Turchia vicino al confine greco. 1930 La regione del Yarkand nel Turkestan cinese esporta 91.471 chili di hashish legalmente nelle regioni indiane della frontiera di nord ovest a e del Punjab. Importazioni legalmente tassate di hashish continuano ad avvenire in India dall’Asia centrale. 1934-1935 Il governo cinese intraprende azioni per cessare tutte le coltivazioni di Cannabis nel Yarkand ed il traffico di charas dal Yarkand. Entrambe le produzione lecite ed illecite di hashish diventano illegali nel Turkestan cinese. 1936 Il dittatore Metaxas in Grecia bandisce il fumo dell’hashish. 1937 La cannabis viene resa illegale negli Stati Uniti con l’approvazione del Marijuana Tax Act. 1938 Le forniture di hashish dal Turkestan cinese cessano quasi completamente. Anni 40 La tradizione greca di fumare hashish svanisce. 19 1941 Il governo indiano considera la coltivazione di hashish in Kashmir per colmare il vuoto lasciato dal Turkestan cinese. Charas, prodotto a mano nel Nepal, è la miglior qualità di hashish in India durante la seconda guerra mondiale. 1945 L’uso legale di hashish continua in india. 1945-1955 L’uso di hashish in grecia fiorisce nuovamente. Anni 50 Hashish viene ancora contrabbandato in India dalle zone asiatiche della Cina centrale. Anni 50 Il governo marocchino tacitamente acconsente alla coltivazione di kif (nome locale per l’hashish) nelle montagne del Rif. 1962 L’hashish viene prodotto per la prima volta in Marocco. 1963 La polizia turca sequestra 2 tonnellate e mezza di hashish. 1965 Primo rapporto dell’uso di Cannabis afgana per la produzione di hashish nell’Afganistan del nord. 20 1965 Mustafa arriva a Ketama in Marocco per produrre hashish dal kif locale. 1966 Il governo del Marocco tenta di eliminare i coltivatori di kif dalle montagne del Rif. 1967 “Smash”, il primo olio di hashish fa la sua comparsa. Il “libanese rosso” raggiunge la California. Fine anni ’60 e primi anni ’70 La Brotherhood of Eternal Love (la Confraternita dell’amore eterno) rende popolare l’hashish afgano. 1970-1973 Vasti campi di cannabis vengono coltivati per la produzione di hashish in Afganistan. Sono gli ultimi anni in cui il ben famoso hashish afgano è disponibile sul mercato. 27 ottobre 1970 Negli stati Uniti viene approvato il Comprehesive Drug Abuse Prevention and Control Act (la legge comprensiva per la prevenzione e il controllo dell’uso della droga). La Parte II di questa legge è il Controlled Sustance Act o CSA (legge sulle sostanze sotto controllo) che definisce un sistema a Schedule per le droghe e pone molti degli allucinogeni conosciuti (LSD, psilocybin, psilocin, mescalina, peyote, cannabis) sotto la Schedula I. 21 1972 La Commissione Shafer costituita da Nixon raccomanda che l’uso di cannabis sia reso nuovamente legale, ma questo viene ignorato. La ricerca medica continua. L’hashish rosso e biondo di alta qualità vengono esportati dal Libano. La più alta qualità di hashish turco proveniente di Gaziantep, vicino alla Siria, fa la sua comparsa in Europa occidentale. Diversi tipi di hashish afgano vengono introdotte in nord America per la produzione di sinsemilla (un tipo di pianta di marijuana con un alto contenuto di resina). Gli occidentali portano in Afganistan retine metalliche per setacciare (le particelle di resina della pianta di cannabis con cui si produce l’hashish). Cominciano gli sforzi della polizia afgana nella lotta all’hashish. 1973 Il Nepal bandisce i negozi di Cannabis e l’esportazione di Charas (hashish fatto a mano). Il governo afgano rende illegale la produzione e la vendita di hashish. Il raccolto afgano è pietosamente ridotto. 1975 La Food and Drugs Administration americana stabilisce il programma del Compassionate Use (uso compassionevole) della marijuana medica. 1976-1977 La qualità dell’hashish libanese raggiunge il suo massimo. 1978 Occidentali producono hashish setacciato in Nepal da Cannabis selvatica. 22 Fine anni 70 Aumentano le produzioni di hashish afgano “moderno”. Varietà di Cannabis vengono importate nel Kashmir dall’Afganistan per la produzione di hashish setacciato. Anni 80 Il Marocco diviene uno, se non il più grande, dei paesi che producono ed esportano hashish. Hashish “border” (di confine) viene prodotto nel nord ovest del Pakistan lungo il confine afgano per evitare la guerra tra Russia e Afganistan. 1985 Hashish viene ancora prodotto da musulmani del Kashgar e del Yarkand (nord ovest della Cina) 1986 Amsterdam, Goa (uno stato dell’India) e America, esaurirono ben presto la maggior parte delle scorte private di hashish afgano prodotto prima della guerra. 1987 Il governo del Marocco prende seri provvedimenti contro le coltivazioni di Cannabis nelle quote meno elevate delle montagne del Rif. 1988 Il giudice di legge amministrativa della DEA americana Francis Young scopre, dopo udienze approfondite, che la marijuana è stata chiaramente stabilita per uso medico e dovrebbe quindi essere riclassificata come droga da prescrizione. 23 1993 Gli sforzi per eliminare la cannabis riprendono in Marocco. 1994 Pesanti combattimenti tra clan rivali musulmani continua a contrastare il commercio di hashish in Afganistan. Hashish di confine viene ancora prodotto in Pakistan. 1995 In alcuni caffè di Amsterdam vengono introdotte apparecchiature per la produzione di hashish e si comincia a vedere hashish di produzione locale. Quando si parla di cannabis, la cosa che sorprende un po’ tutti è che mentre in molti paesi viene vietata e demonizzata, in altri si può acquistare ed usare liberamente. Ma allora, fa bene o fa male? va vietata in quanto pericolosa o tollerata? qual è la verità? Prima di analizzare gli effetti che produce e gli studi condotti dai ricercatori moderni, diamo un’occhiata alla lista dei paesi che tollerano l’uso di questo stupefacente. 24 PAESI IN CUI L’USO E’ CONSENTITO L’uso della cannabis a scopo medico, come abbiamo visto, ha origine molto antiche ed è attualmente consentito soltanto in Olanda, Spagna, Canada e 19 stati degli USA. In altri paesi europei ed extraeuropei l’argomento è al centro di accesi dibattiti sia sul piano scientifico sia su quello etico. Se invece parliamo dell’uso ricreativo, farsi le “canne” è consentito attualmente solo in alcuni paesi del mondo. Nel novembre del 2012 i referendum indetti negli Stati del Colorado e di Washington hanno dato il via libera all’uso ricreativo della marijuana. Da quando il Colorado e Washington hanno legalizzato l’uso ricreativo della marijuana, l’alta finanza ha puntato gli occhi su questo nuovo fruttuoso mercato. Non stiamo parlando del solito caso di depenalizzazione (di Paesi come Portogallo o Repubblica Ceca, dove paradossalmente si può detenere hashish ma la compravendita è ancora considerata reato) o di legalizzazione dell’uso medico (accettato in Paesi come Lussemburgo o Israele a patto che la necessità terapeutica sia certificata dal Ministero della Sanità). A differenza di quanto comunemente si crede, il governo olandese non tassa i proventi dei coffee shop. Trae, certo, un enorme giovamento dal cosiddetto turismo della marijuana. Ma non a livello fiscale. I due Stati americani in cui il referendum ha spinto nella direzione della legalizzazione totale, invece, si stanno già leccando i baffi pensando a come e quanto tassare la vendita di cannabis. Il Colorado già tassava all’8% la marijuana, dato che dal 2009 aveva legalizzato l’uso terapeutico divenendo così – in particolare con la città di Denver – la mecca della cannabis curativa. 25 E ora sta pensando di aumentare la tassazione dall’8% al 40%. Stando ad alcune stime affidabili, si prevedono introiti per circa 100 milioni di $. Insomma, una vera manna per i bilanci statali e per la vita dei residenti di questi Paesi. Vincent Mehdizadeh, fondatore di MedBox – azienda che realizza distributori di farmaci e guarda già al futuro – sta raccogliendo 20 milioni di dollari per finanziare progetti di marketing, ricerca e sviluppo nell’ambito della distribuzione automatica di marijuana. I trader Alan Valdes e Diego Pellicer stanno già pensando ad una catena di rivenditori di marijuana in grado di diversificarsi sul mercato rispetto ai concorrenti per via dell’eccelsa qualità che contraddistinguerà le proprie varianti di hashish. I PRO E I CONTRO DELLA LEGALIZZAZIONE Se legalizzi, certifichi la qualità del prodotto e rimpingui le casse dello Stato, a discapito della malavita organizzata. Se legalizzi, sottrai alla marijuana lo status di sostanza trasgressiva, diminuendo i consumi tra i più giovani e la loro possibilità di entrare a stretto contatto col mercato delle droghe più pesanti. Ma la storia ci insegna che se l’alta finanza si insinua in un mercato, questo difficilmente riesce a mantenere standard accettabili di purezza a lungo termine. Pensiamo al problema delle delocalizzazioni: il gustosissimo grammo di White Widow o Amnesia Haze di cui usufruite in un coffee shop di Amsterdam, da dove pensate che provenga? Da qualche coltivazione extra-europea, per lo più del centro Africa. Dove persone vengono sfruttate ai margini della schiavitù per regalarvi un piacevole pomeriggio di distensione. E lo stesso accadrà anche per l’America, quando la corsa alla qualità cesserà di essere 26 una priorità per gli imprenditori che, invece, cominceranno a ragionare in termini di consumo di massa e di massimizzazione dei profitti. Finendo per coltivare un’erba più infima, meno costosa e basata sul duro lavoro di chissà quanti sottopagati. Attualmente la marijuana è depenalizzata per uso personale in piccole quantità in Australia, più precisamente nel territorio della capitale Camberra, nel South Australia, nel Western Australia e nel Northern Territory. In tutti gli altri stati australiani il possesso di droga leggera è illegale. In Argentina la marijuana è legale per uso personale in piccole quantità, mentre a Cipro è consentito il possesso fino a 15 grammi e un massimo di 5 piante a persona. In Cile l’uso personale è consentito ma è vietato fumarla in gruppo (?), mentre in Ecuador la legge 108 consente il possesso e l’uso di marijuana, come in Messico, ma fino ad un massimo di 5 grammi. In Uruguay una recente legge sancisce la creazione di un Istituto di regolamentazione della cannabis, che concederà licenze ai privati per la coltivazione delle piante da parte di singoli (massimo 6 piantine a testa), associazioni di consumatori (massimo 45 soci e 99 piante) e produttori più importanti, che venderanno la marijuana attraverso una rete di farmacie autorizzate, per un massimo di 40 grammi mensili a persona. 27 L’ITALIA E LA CANNABIS IL CARO PREZZO DEL DIVIETO Stando alla relazione annuale al Parlamento sui dati relativi allo stato delle tossicodipendenze in Italia redatta dal dipartimento per le Politiche antidroga relativa all’anno 2011 e primo semestre del 2012, i costi per le attività di contrasto ammontano, per il solo 2011, a circa 2 miliardi di euro, di cui il 48,2% per la detenzione, il 18,7% per le attività delle forze dell’ordine, il 32,6% per le attività di tribunali e prefetture. In Italia è illegale, ma l’uso esclusivamente personale e limitato è depenalizzato*. È disciplinata dal D.P.R. n. 309/1990, che costituisce il Testo Unico delle leggi relativamente agli stupefacenti e alle sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza. La normativa, in parte cambiata dai referendum abrogativi del 1993 (che rese la posizione dei consumatori ancora più leggera), è stata modificata nuovamente dalla legge n. 49/2006 (cosiddetta Legge Fini-Giovanardi), che si caratterizza per l’inasprimento delle sanzioni relative alle condotte di produzione (anche la coltivazione personale), traffico, detenzione illecita ed uso di sostanze stupefacenti, e per la contestuale abolizione delle distinzioni tra “droghe leggere”, quali la cannabis, e “droghe pesanti”. A norma dell’art. 75 del predetto T.U., l’uso esclusivamente personale costituisce un illecito amministrativo comportante le relative sanzioni, da applicarsi singolarmente o cumulativamente, a seconda delle peculiarità del caso concreto. Si tratta, in particolare, della sospensione del passaporto, *La depenalizzazione consiste nel trasformare illeciti penali in illeciti amministrativi. 28 la sospensione della patente di guida, o il divieto di conseguirla, nonché la sospensione del porto d’armi. Tali sanzioni devono avere durata compresa tra un minimo di un mese ed un massimo di un anno. La Legge Fini-Giovananrdi La legge Fini-Giovanardi fissa i limiti di possesso personale di principio attivo oltre i quali esiste indizio di spaccio con rischio di sanzione penale. Il limite fissato per la cannabis è di 500 mg di THC, pari a 5 grammi di sostanza lorda (principio attivo 10%). Il solo superamento di questo limite non è sufficiente ad ipotizzare una destinazione allo spaccio, ma devono essere presi in considerazione gli altri parametri normativi definiti nell’art. 73 comma 1-bis let. a), D.P.R. n. 309/1990 (modalità di presentazione, peso lordo complessivo, confezionamento frazionato, altre circostanze dell’azione). La detenzione di sostanze stupefacenti che “appaiono destinate ad un uso non esclusivamente personale” costituisce un reato punito con la reclusione da sei a venti anni e con la multa da euro 26.000 a euro 260.000 (art. 73/1bis DPR 309/1990) oppure con la reclusione da uno a sei anni e con una multa da €3000 a €26.000 per i cosiddetti fatti di lieve entità (art. 73/5 DPR 309/1990). 29 Sentenza della Cassazione del 2011 Sebbene la coltivazione di una pianta contenente sostanza stupefacente, anche domestica, è punibile ai sensi dell’art. 73 comma 1, D.P.R. n. 309/1990, la Suprema Corte di Cassazione (Sentenza 17 febbraio 2011, n. 25674) ha rigettato (dopo altre sentenze invece accoglitive) un ricorso del procuratore generale di Catanzaro contro una sentenza di non luogo a procedere emessa al termine di un’udienza preliminare nei confronti di un individuo per la coltivazione di una pianta di cannabis. Come motivato dalla Suprema Corte, questa ha riconosciuto la modesta «attività posta in essere (coltivazione domestica di una piantina posta in un piccolo vaso sul terrazzo dì casa, contenente un principio attivo di mg.16), (…) del tutto inoffensiva dei beni giuridici tutelati dalla norma incriminatrice». La dimensione modesta della coltivazione non era tale da porre in pericolo la salute e la sicurezza pubblica, con la conseguente non configurabilità del reato contestato. 30 Sentenza della cassazione del 2012 La Corte di Cassazione ha emesso la sentenza n. 47604/2012, secondo la quale l’offerta in vendita di semi di piante in grado di produrre sostanze stupefacenti, non è connessa al reato citato dall’articolo 82, a patto che non vi sia l’istigazione alla coltivazione e al consumo delle dette sostanze. Per tale ragione, saranno i giudici, valutando caso per caso, a stabilire un’eventuale connessione tra l’attività di coltivazione e l’incentivazione al consumo e alla distribuzione di marijuana. Ad ogni modo, secondo la Corte, la semplice vendita di semi non può essere intesa come penalmente rilevante, poiché va a configurarsi come mero atto preparatorio, non punibile dalla legge in quanto non sarebbe possibile dedurre con chiarezza la reale destinazione e utilizzo dei semi in questione. 31 Sentenza del tribunale di Ferrara del 2013 Il tribunale di Ferrara, nel processo contro due piccoli coltivatori di marijuana per uso personale (due giovani trovati in possesso di modica quantità di droga e due piante a testa di cannabis), ha assolto i due imputati il 21 marzo 2013 e risposto inoltre ad una questione di legittimità costituzionale sull’equiparazione tra droghe leggere e droghe pesanti e la coltivazione della cannabis, basata su un testo di riferimento del Consiglio d’Europa, adottato come legge costituzionale anche in Italia. Alla richiesta del legale, che ha chiesto inoltre che nella sentenza ci fosse il riconoscimento di “valore civico” della produzione personale, in quanto toglie profitto alle mafie, il giudice ha rimandato le questioni di legittimità alla Corte costituzionale, ed ha assolto con formula piena i due cittadini dal reato di produzione di sostanze stupefacenti, perché il fatto, se compiuto per uso personale, non costituisce reato, come si legge nelle motivazioni della sentenza. 32 Uso terapeutico in Italia È teoricamente consentito l’uso terapeutico di preparati medicinali a base di marijuana debitamente prescritti secondo le necessità di cura. In Italia la prima Regione ad avviare una fase di regolamentazione dell’uso terapeutico della Marijuana è stata la Puglia con la delibera della Giunta regionale n.308 del 9 febbraio 2010, firmata dall’attuale presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, che stabilisce l’erogazione a carico del servizio sanitario regionale. Secondo la delibera pugliese i derivati della Cannabis, sotto forma di specialità medicinali o di preparati galenici magistrali, anche in associazione, possono essere prescritti dal medico specialista in neurologia, oncologia o preposto al trattamento della terapia del dolore cronico e acuto, alle dipendenze di strutture sanitarie pubbliche, nei casi in cui altri farmaci disponibili si siano dimostrati inefficaci o inadeguati al bisogno terapeutico, condizioni che possono verificarsi nella spasticità secondaria in malattie neurologiche, nella nausea e vomito non sufficientemente controllati indotte da chemioterapia o radioterapia, nel dolore cronico neuropatico non rispondente ai farmaci disponibili. La certificazione ha una validità di sei mesi e la prescrizione (Ricetta non ripetibile) trenta giorni. La delibera autorizza le Farmacie Ospedaliere delle Aziende Sanitarie a garantire l’erogazione dei cannabinoidi a carico del Servizio Sanitario Regionale. 33 Il 2 maggio 2012, il consiglio regionale della Toscana ha approvato la legge che autorizza l’utilizzo della cannabis a scopo terapeutico nella regione, seguita il 31 luglio dello stesso anno da una legge regionale della Liguria. Nonostante ciò la situazione è tale che per via della difficoltà effettiva dell’ottenere una regolare prescrizione o per i costi notevoli del farmaco a base di marijuana, in Italia moltissimi malati, per curarsi, sono costretti a comprarla dagli spacciatori o a coltivarla in proprio, rischiando il carcere. Il 23 gennaio del 2013 la cannabis è entrata in tabella 2, quindi rientra anche nell’uso terapeutico. SUSSIDIO ALLA CRIMINALITA’ Nel 2005, i Premi Nobel per l’economia Milton Friedman, George Akerlof e Vernon Smith sono stati i primi firmatari di un appello sottoscritto da 500 economisti americani per denunciare gli altissimi costi (7 miliardi di dollari all’anno) del proibizionismo sulla marijuana. Secondo Friedman questa legge rappresenta «un sussidio del governo al crimine organizzato». “01 Agosto 2013 - In Uruguay il presidente Mujica promuove la produzione e distribuzione di Stato della cannabis per togliere profitti ai cartelli della droga.” Il business della marijuana negli Stati Uniti non è più gestito dalle grandi organizzazioni criminali che fino a pochi anni fa la importavano incassando profitti elevati, ma viene autoprodotta da coltivatori dell’America occidentale e commercializzata bypassando le mafie. 34 EFFETTI INDOTTI DALLA CANNABIS Gli effetti indotti dall’uso di tale sostanza, che viene generalmente fumata assieme al tabacco, ma può anche essere ingerita, sono svariati; hanno differente intensità a seconda del soggetto, delle circostanze psico-fisiche in cui la si assume, e dell’assuefazione del fumatore. Oltre agli effetti psicotropi dovuti all’eventuale compresenza di tabacco, i principali effetti sono: rilassamento; euforia; attenuazione della reatività fisica; disordine nelle percezioni sensoriali e delle esperienze estatiche; temporaneo abbassamento della pressione sanguigna; sensazione di alterazione delle percezioni; focus cognitivo verso la distorsione della realtà; calo temporaneo della memoria a breve termine; riduzione della salivazione; giramento di testa (nei casi in cui il soggetto non è abituato a un calo veloce della pressione); sonnolenza; Maggiori quantità potrebbero produrre: disorientamento; nausea; senso di smarrimento; forti attacchi di tachicardia; giramento di testa anche dopo l’effetto. Gli effetti indotti possono essere condizionati in maniera significativa anche da due fattori psicologici: il set (lo stato d’animo di chi consuma) e il setting (la compagnia e il luogo in cui si trova il consumatore). 35 HASHISH: COME VIENE PRODOTTO L’hashish è ricavato dalla lavorazione della cannabis sativa oppure della cannabis indica, piante che crescono in numerose zone. I principali produttori sono Marocco, Pakistan, Libano, India e Nepal, ma può essere comunque coltivata in qualsiasi luogo. Praticamente a tutte le latitudini anche senza ricorrere a metodi artificiali. La produzione di hashish è molto costosa nonostante vengano utilizzate per lo più tecniche tradizionali come lo sbattimento della pianta di canapa. La proporzione canapa/ hashish è di 10 a 1, per cui per produrre 1 kg di hashish occorrono 10 kg di canapa. La Sensimilla è invece il fiore della pianta che non è stata fecondata, e quindi è senza semi, e la qualità è nettamente migliore di quello con i semi. L’hashish inoltre contiene 8 volte il THC della canapa da coltivazione (la canapa specificamente coltivata per essere fumata ha percentuali di THC simili a quelle dell’hashish) e può essere sia ingerito (è liposolubile) che fumato. Concentrato delle resine L’hashish è generalmente un concentrato dei principi attivi della Cannabis. Per ottenere l’hashish ogni cultura ha sviluppato un proprio processo. Si distinguono tre principali tecniche di estrazione: quella dei paesi islamici; quella della zona intorno al sub continente indiano; quella olandese. 36 I tre tipi di hashish I metodi di produzione sono tre: Indiano: La resina viene estratta per sfregamento dalle cime della canapa senza intaccare la pianta in sé (per motivi religiosi e per una migliore qualità e freschezza del prodotto finale); Marocchino: La resina viene estratta per sbattitura/setaccio da piante essiccate, si ottengono quantità maggiori ma la qualità è minore in quanto il THC contenuto è minore rispetto al prodotto fresco (Indiano); Industriale/Olandese: tramite processi fisici (come l’isolamento a temperature basse) o chimici viene ottenuto un hashish con elevatissimi livelli di THC. L’hashish così prodotto è di qualità superiore, sebbene sia meno “naturale” rispetto all’estratto diretto delle piante. È più propriamente un estratto di THC. 37 Nei paesi islamici, come il Marocco o l’Egitto, si tagliano e si raccolgono le piante mature; successivamente, in una stanza chiusa o dentro a delle buste di plastica, vengono scosse e sbattute raccogliendo la resina, i pistilli dei fiori femmina e piccoli pezzi della pianta in un telo di plastica o in un’apposita vasca. Questa polvere viene poi in parte pressata e lavorata a mano (è la parte più pregiata); da successive battiture si otterrà nuova polvere da pressare a macchina per la produzione di hashish commerciale. La tecnica indo-hymalayana, invece, non prevede il taglio delle piante. Durante il periodo di fioritura, a più riprese, si sfregano le infiorescenze tra le mani, direttamente nei campi, per poi accumulare e staccare con le mani stesse la resina gommosa che poi viene modellata in palline morbide e gommose dette Charas, che è la consistenza tipica dell’hashish indiano, afgano, nepalese. La tecnica olandese, infine, consiste nel mettere le cime mature in una bacinella piena di acqua e ghiaccio (per fare in modo che le cime si sbriciolino meglio). Bisogna poi “frullare” le cime e il ghiaccio con un frullatore ad immersione per sbriciolare le cime e versare il tutto in un setaccio largo posto sopra un contenitore per filtrare i pezzi di marijuana. Si lascia riposare per circa 10 minuti e nel contenitore si raccoglierà acqua e hashish. Tramite un secondo setaccio più fine si separerà l’acqua che rimarrà nel setaccio. Una volta pressato e asciugato si otterrà l’hashish. 38 I tipi di hashish sono diversi e in continua evoluzione, tra i più famosi ricordiamo: Cioccolato: colore marrone scuro esternamente, più chiaro al taglio, e pesantemente “tagliato” con sostanze varie. Viene prodotto in qualsiasi paese partendo dalla sostanza in pani. Libano Oro: colore giallo-arancio. Morbido al tatto, facilmente malleabile. È originario di Libano, Egitto, Giordania. Black bombay: è una qualità di hashish a pasta molle dal colore nero e dall’odore simile all’afgano, si racconta come in origine venisse impastato con dell’oppio. Proviene dall’India. Super Polm: è una varietà di hashish molto morbido, il cui gusto ricorda alla lontana la menta. È originario del Marocco. Nepal Temple Balls: è un tipo di hashish originario del Nepal. Si presenta con un esterno nero lucido e un interno marrone scuro. Così chiamato per la forma a sfera. Skuff: è un tipo di hashish ottenuto dall’impasto della resina della pianta e parti della pianta stessa. Si presenta di colore verde marrone con tendenza al verde quanta più pianta è parte dell’impasto mentre tendente al marrone se a predominare nell’impasto è la resina. Charas: è un tipo di Hashish pregiato, molto amato e ricercato dai consumatori di Cannabinoidi, data l’alta concentrazione di THC. Originario dell’India. 39 Bourbouka (detto anche b-bacon): viene da alcuni ritenuto essere una varietà di hashish molto pregiato, quando viene scaldato “frigge”, a causa della grande quantità di olio, è uno dei pochi hashish marocchini lavorati a mano. Marocco 00: varietà di hashish estremamente pregiato. Quando viene scaldato e successivamente sbriciolato si dice che “monta”, cioè che aumenta di volume; originario del Marocco. Ice-O-Lator (detto anche bubblehash): varietà olandese comparsa negli ultimi anni nei coffee shop, ad elevata concentrazione di THC (30-50%). Viene ottenuta separando i tricomi attaccati alla pianta già secca frullandola in acqua con ghiaccio e filtrandola più volte prima di essere pressata e conservata a basse temperature (anche in freezer). Primero: è un tipo di hashish estremamente pregiato proveniente dal Marocco e commercializzato in Spagna e Olanda; scaldato e sbriciolato aumenta di volume: “monta”, ha un’altissima concentrazione di THC. Spesso per “Primero” si intende anche l’hashish di prima mano, cioè il prodotto della prima sbattitura/sfregatura senza trattamenti o tagli. Palma: hashish molto pregiato di colore giallognolo chiaro dal caratteristico simbolo a forma di palma sulla panetta; di consistenza morbidissima è friabile al tatto, ha un gusto molto deciso e fumandolo rilascia un piacevole retrogusto sul palato. È sconsigliabile scaldarlo in quanto si rischia perdita di THC e tuttavia non è necessario farlo in quanto come già detto sopra è di consistenza molto friabile. 40 Hashish nella letteratura L’hashish venne conosciuta in Europa dalla setta degli Assassini, il cui nome, secondo alcuni, deriva proprio da “hashish”. Tuttavia sembra più plausibile che questa setta usasse oppio con cui il Vecchio teneva in scacco i suoi uomini a causa della forte dipendenza causata dalla sostanza. Marco Polo la cita nel Milione come “polvere del Veglio della Montagna” (XLI-XLII). La citazione venne ripresa abbastanza fedelmente da Giovanni Boccaccio, che nella novella 8 della terza giornata fa usare proprio questa “polvere di maravigliosa virtù” del Veglio, che viene somministrata al sempliciotto Ferondo per causargli un sonno così profondo da essere scambiato per morte. Il fenomeno, accaduto all’ignaro Ferondo, è comunemente chiamato nella società moderna “collassare”. Il famoso Conte di Montecristo di Alexandre Dumas padre usa l’hashish per attenuare le crisi di nervi, permettendogli di controllare il sonno, decidendo a piacere quando dormire e quando stare sveglio. Il poeta Baudelaire ne descrive gli effetti nelle opere “I paradisi artificiali”e nel “Poema dell’hashish”. Il filosofo tedesco Walter Benjamin tra il 1928 e il 1933 eseguì tra Marsiglia e Ibiza con degli amici una serie di esperimenti con lo scopo di effettuare una ricerca sulle alterazioni sensoriali causate dagli stupefacenti. Questi esperimenti vennero documentati in forma scritta essendovi l’idea da parte dello scrittore di comporne un testo complessivo sull’hashish. L’idea venne messa in opera alcuni anni dopo la morte dello scrittore da Jean Selz. 41 EFFETTI SULLA SALUTE Molti studi sugli effetti della cannabis sulla salute effettuati di recente mostrano risultati contraddittori; in linea di massima si è giunti a conclusioni generalmente accettate. Per questa ricerca ho esaminato varie fonti, tra cui articoli tratti da riviste mediche internazionali e relazioni scientifiche. In Italia studi approfonditi sulla tossicità della cannabis e sulla sua eventuale correlazione con altre droghe sono stati effettuati dal neurofarmacologo Gian Luigi Gessa: « Nel corso degli ultimi cento anni i governi di differenti nazioni hanno incaricato delle commissioni per stabilire i danni del consumo di marijuana sui consumatori e sulla società. Le conclusioni delle commissioni, a cominciare da quella indiana sulla cannabis del 1894 al più recente Cannabis 2002 dei Ministeri della Sanità di Belgio, Francia, Svizzera, Germania e Olanda, sono state che l’uso della marijuana non è un problema tanto grave da sottoporre a procedimenti penali le persone che ne facciano uso o la possiedano a tale scopo. » (Gian Luigi Gessa, Quaderni della SIF Società Italiana di Farmacologia pag.10 Vol.6 Ed.2006) Nel 2001 i Ministeri della Sanità di Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Svizzera decisero di istituire una “commissione unita” al fine di dare finalmente un giudizio univoco sull’argomento. Nell’introduzione al loro lavoro, la commissione affermò che troppe volte si sono dati giudizi e prese decisioni politico-legali senza valide ed accertate basi scientifiche, usando studi parziali, spesso inesatti o addirittura errati. 42 Rapporto del parlamento canadese Il Senate Special Committee on illegal drugs del Parlamento canadese dopo anni di studi e di esperienza acquisita sulla sperimentazione della cannabis ad uso medico, ha effettuato indagini, poi pubblicate nel rapporto biennale, sui differenti modelli di consumo, classificandoli in livelli: “uso sperimentale”, “uso regolare”, “uso a rischio”, “uso eccessivo”. Per la valutazione furono prese in esame, oltre alla quantità di sostanza consumata e la frequenza, il contesto quotidiano, al fine di comprendere le modalità di interferenze sulle attività. Il rapporto stabilì che: “allo stato dei fatti la ricerca ci dice che per la grande maggioranza dei consumatori ricreazionali la canapa non presenta conseguenze dannose per la salute fisica, psicologica e sociale, sia a breve che a lungo termine. Il che non significa, precisa il rapporto, che non esista un numero seppur limitato di consumatori “pesanti” che possono avere conseguenze negative (come malattie respiratorie, e/o difetti nella concentrazione e nella memoria tali da compromettere l’inserimento sociale)...” Cannabis e interferenze con farmaci Nel 2007, presso l’Ospedale di Rotterdam, è stato verificato che nella terapia di malati di cancro il consumo di canapa (anche come tisana) non interferisce con i farmaci anticancro più comunemente utilizzati. Negli Stati Uniti, Lester Grinspoon, professore emerito di Harvard, chiarisce come la cannabis sia uno dei farmaci meno tossici noti, e suggerisce di alleggerire le politiche repressive nate da interessi economici contrapposti a quelli scientifici. 43 Effetti fisiologici del Delta-9-tetraidrocannabinolo Alcuni degli effetti dell’uso di cannabis sono: secchezza delle fauci arrossamento oculare riduzione della pressione intra-oculare riduzione delle capacità motorie e della concentrazione stimolazione dell’appetito (vedi fame chimica) e in dosaggio acuto tachicardia L’uso di cannabis determina inoltre molti effetti a livello soggettivo: maggiore apprezzamento del gusto e dell’aroma del cibo, della musica e delle attività ricreative. La cannabis in genere allevia la tensione e dà un leggero senso di felicità o euforia. Se si è un consumatore occasionale, a dosi elevate, la cannabis può determinare distorsioni più marcate nella percezione del tempo e dello spazio, nella percezione del corpo e depersonalizzazione. CANNABIS AD ALTE DOSI E’ quasi impossibile assumere alte dosi di cannabis, poiché il metodo di assunzione classico consiste nel fumarla, con o senza tabacco. Inoltre non esiste il tempo materiale per poter assumere dosaggi tali da consentire all’organismo di raggiungere livelli di emergenza, né tanto meno la “dose letale”, stimata in rapporto 40.000:1 rispetto alla dose attiva. La cosa più singolare degli effetti della cannabis, riguarda il fatto che il suo effetto può variare a seconda della suggestione che ha il soggetto che ne sta facendo uso, questo almeno per i fumatori occasionali o alla prima esperienza. 44 Lo stato psicologico dell’individuo che fa uso di cannabis è importante perché in base a questo l’effetto può essere più amplificato o meno e quindi può provocare effetti esterni alle sue proprietà come per esempio la paura dell’effetto psicoattivo attuale e quindi una grossa suggestione che può provocare stati di ansia. in alcuni casi se si è a stomaco vuoto e si è ancora alle prime esperienze può provocare vomito e alta sudorazione per un breve periodo di tempo (al massimo 2 - 3 minuti). Ricerche effettuate sugli animali hanno mostrato che può esistere una leggerissima dipendenza dai cannabinoidi di ordine psicologico e non fisico, che comporta anche leggeri sintomi dovuti all’astinenza. Sebbene non siano in alcun modo sintomi gravi come quelli che si verificano per la dipendenza da alcol, eroina o cocaina, l’interruzione improvvisa dell’assunzione di cannabis dopo un periodo di utilizzo cronico e ad alti dosaggi può portare in alcuni casi a insonnia, agitazione, perdita dell’appetito, irritabilità, rabbia, ed un aumento dell’attività muscolare e dell’aggressività. L’uso prolungato di cannabis determina nell’organismo cambiamenti transitori sia a livello farmacocinetico (ovvero a livello del modo in cui i principi attivi sono assorbiti, distribuiti, metabolizzati ed eliminati) sia farmacodinamico (ovvero come essi interagiscono con i recettori cellulari). Questi cambiamenti portano l’utilizzatore a consumare quantitativi più elevati per ottenere lo stesso effetto (tolleranza), e determinano una più efficiente eliminazione della cannabis dall’organismo potenziando i processi metabolici a questo preposti DIPENDENZA? Sul problema si è così pronunciata l’O.M.S. nel 1965: “[...] assenza di dipendenza fisica, così che non esiste una definita e caratteristica sindrome dì astinenza” (W.H.O., 1965). 45 Fumatori di cannabis: quelli occasionali quelli abituali Il fenomeno della “tolleranza” fa si che per avere lo stesso effetto, il fumatore abituale è costretto ad aumentare progressivamente la quantità di erba o hashish che inserisce nella sigaretta insieme al tabacco. Così facendo, però, dopo alcuni giorni l’effetto della “canna” diventa quasi nullo ed è necessario smettere del tutto per poi riprendere dopo un certo periodo di tempo (l’effetto tolleranza svanisce dopo un paio di giorni). Il fumatore occasionale consuma poca cannabis e non in modo regolare, da solo o in gruppo ed è facilmente riconoscibile per il suo modo di interagire: ride facilmente, è molto rilassato, si concentra in modo intenso su una cosa particolare ma fuma solo per svago. Il fumatore abituale, colui che fa uso di droga leggera molto spesso, può mimetizzarsi tranquillamente tra la folla, lavorare in gruppo o da solo, poiché ha imparato a controllarne gli effetti e a gestirli. Chi fuma cannabis può smettere per giorni, settimane, mesi, anni, senza subire il fenomeno tipico dell’assuefazione a cui sono soggetti coloro che assumono droghe pesanti, è vero, ma una certa dipendenza psicologica la canna la crea comunque. Puoi stare anni senza fumare, ma quel piacevole stato di rilassamento che induce te la fa desiderare. 46 QUADRO COMPLESSIVO DEGLI EFFETTI Si può convenire che molti effetti della cannabis (in particolare quelli che venivano ricercati dai consumatori negli anni ‘60 e 70 in un contesto di “cultura alternativa”) erano simili, seppure molto più blandi, a quelli delle sostanze psichedeliche. D’altra parte, le proprietà della sostanza che venivano utilizzate nella medicina tradizionale asiatica, e nella medicina occidentale del secolo scorso, appartengono piuttosto all’ambito degli “psicolettici’ : e queste stesse proprietà si stanno rivelando essenziali per alcuni usi terapeutici della cannabis che si sono affermati negli ultimi anni. D’altra parte, il quadro complessivo degli effetti della sostanza è caratterizzato da due componenti: a) gli effetti sulle percezioni, sui riferimenti spazio-temporali, sull’attività mentale, determinano nei consumatori una esperienza che ha qualche analogia con quella delle droghe psichedeliche; b) un effetto calmante, antiansia, rilassante, spesso soporifero, che viene segnalato da molti consumatori. Un quadro complessivo degli effetti della cannabis viene delineato da una ricerca eseguita a New rork nel 1971 su 100 consumatori regolari (almeno 50 volte negli ultimi sei mesi). 47 La ricerca di Halikas riguarda soggetti giovani all’inizio degli anni 80; i soggetti tendono a riferire gli effetti che considerano più piacevoli o comunque più significativi. Una ricerca eseguita in un contesto diverso (soggetti adulti, anni 80) e contribuisce a completare il quadro complessivo degli effetti. EFFETTI SOGGETTIVI DELLA MARIHUANA 48 SESSO E CANNABIS È stato dimostrato che la somministrazione di dosi elevate di THC ad animali abbassa transitoriamente i livelli di testosterone, la produzione di spermatozoi e la mobilità, interferisce, sempre in modo transitorio, con il ciclo dell’ovulazione e la produzione di ormoni gonadotropici. Tuttavia, esistono anche ricerche che danno risultati contrari ed è possibilie che si sviluppi una tolleranza verso questi effetti. Secondo il Merck Manual of Diagnosis and Therapy del 1997, gli effetti dell’uso di cannabis sulla fertilità sono incerti. La ricerca ha dimostrato che gli spermatozoi umani contengono ricettori che sono stimolati da sostanze come il THC e da altre molecole simili ai cannabinoidi. Alcuni test effettuati suggeriscono che fumare cannabis può influire sulla funzionalità degli spermatozoi, ma non si sa ancora con quali effetti. Sebbene, nei fatti, molti uomini che usano cannabis non hanno problemi ad avere dei figli, secondo alcuni è possibile che persone a rischio di infertilità siano più suscettibili a complicazioni riproduttive. Parliamo ora di sesso e cannabis I trattati sulle droghe danno generalmente poco o nessuno spazio agli effetti delle sostanze, al di fuori di quelli tossici. La conoscenza di questo aspetto ci sembra indispensabile per impostare e approfondire il problema. D’altra parte, la cannabis non ha un effetto specificamente afrodisiaco vale a dire dì eccitazione diretta sulla fisiologia del sesso; al contrario dosi forti (come avviene tipicamente per l’alcool) possono provocare un effetto negativo sull’orgasmo. 49 Tra gli effetti più frequentemente descritti dai consumatori, vi sono quelli di aumento del desiderio sessuale, di un orgasmo più piacevole, di maggiore contatto fisico e spirituale. Gli effetti della cannabis sull’attività sessuale sono stati analizzati da una ricerca USA su 150 soggetti seguiti fra il 1970 e il 1977. Risultati in sintesi: la durata dell’atto sessuale tendeva ad aumentare; la qualità dell’orgasmo veniva percepita, come superiore alla norma dal 58% dei maschi e dal 32% delle femmine: il desiderio del/la partner abituale veniva aumentato per il 50% dei maschi e per il 60% delle donne; risultava invece diminuito in una esigua minoranza; in misura minore era aumentato il desiderio di un/a partner occasionale (per il 43% dei maschi, per il 14% delle femmine); gli effetti sensoriali più accentuati erano il tatto (59% dei maschi e 57% delle femmine) e la sensazione di intimità fisica (rispettivamente 51% e 56%) (cfr. Halikas et al 1982). Degno dì nota appare l’effetto di “aumentato desiderio per il/la partner abituale”, che è confermato dalla testimonianza di un consumatore 60enne, sposato da 27 anni: “dopo aver fumato, sembrava di avere con mia moglie un’avventura ballavamo al suono dei dischi rock, recitavamo o addirittura giocavamo come due ragazzini” (Avanti, 11 agosto 1988). Secondo un avvocato USA di 44 anni (consumatore quotidiano di cannabis), “la marijuana aveva reso possibile una attività sessuale “eccellente anche negli ultimi anni del matrimonio, nonostante l’aumento delle tensioni e dei risentimenti” (cit. da Haas-Hendìn 1987,p.339). 50 Guida di veicoli In linea generale, gli effetti farmacologici della cannabis rendono sconsigliabile il suo uso durante la guida dei veicoli. I livelli di rischio dell’uso di cannabis, in confronto a quelli dell’uso di alcool, sono stati oggetto dì diverse ricerche. Generalmente, l’uso di alcool è risultato più pericoloso: questa sostanza infatti (diversamente dalla cannabis) determina un aumento dei tempi dì reazione, dell’aggressività (e quindi della tendenza alla velocità) (cfr. NAS 1982, p.1) Al contrario, l’uso dì cannabis induce generalmente a una minore velocità. D’altra parte, diverse ricerche hanno riscontrato che gli effetti dell’uso congiunto di alcool e cannabis sono più rischiosi che se usate da sole. Poiché questo avviene spesso, è un rischio che va tenuto presente. Come si è già accennato, l’alterazione della capacità di guida è strettamente limitata al periodo dell’intossicazione. È quindi assolutamente priva di fondamento la pratica di togliere la patente a soggetti che fanno uso di cannabis sulla base dei test delle urine che provano, non lo stato di intossicazione in atto (al contrario, essi possono essere addirittura negativi al momento della intossicazione), ma una intossicazione nel passato: nel caso della cannabis, il test può risultare positivo anche un mese dopo l’ultima assunzione. Prima di mettervi alla guida, esaminate cosa dice la Legge: Se la sostanza stupefacente è detenuta per uso personale la legge (art. 75 del DPR 309/90) prevede la sospensione o il divieto di ottenere uno o più documenti fra patente, porto d’armi, passaporto e carta d’identità a fini di espatrio, permesso di soggiorno per gli stranieri. 51 L’ART. 75 - La durata della sanzione va da un periodo minimo di un mese al massimo di 12 mesi; nel caso delle patenti di guida la sospensione può durare fino a tre anni. Inoltre, nel caso in cui la persona, al momento del fermo, abbia la disponibilità immediata di un veicolo, la legge prevede il ritiro della patente per 30 giorni, e, nel caso di un ciclomotore, il veicolo viene sottoposto a fermo amministrativo (sempre per 30 giorni). Le sanzioni vengono comminate dal Prefetto a seguito di una segnalazione da parte degli organi di pubblica sicurezza che hanno accertato l’illecito amministrativo. Entro 30 giorni dalla data di contestazione o di notificazione della violazione, l’interessato può presentare al Prefetto scritti o memorie difensive. Successivamente si viene chiamati a colloquio. Nel caso di minorenni, sono invitati al colloquio anche i genitori. Contro le sanzioni comminate dal Prefetto è possibile far ricorso entro 10 giorni dalla notifica, presso il giudice di pace (comma 9 art.75 del DPR 309/90). Da segnalare che la legge 49/2006 ha inserito l’articolo 75bis che prevede la possibilità per il Questore di comminare misure di sicurezza, nei confronti di persone considerate “pericolose” in quanto già condannate, anche in via non definitiva, per reati contro la persona, il patrimonio, o che abbiano già violato il testo unico sugli stupefacenti, o siano destinatari di misure di prevenzione o sicurezza. In questo caso, le misure applicate, che possono durare fino a due anni, riguardano: l’obbligo di presentarsi almeno due volte a settimana in Questura o in caserma, il divieto di frequentare determinati locali, il divieto di allontanarsi dal Comune di residenza, l’obbligo di rientrare in casa a una certa ora o il divieto di condurre veicoli a motore. Tali misure di sicurezza, ad ogni modo, devono essere convalidate dal giudice di pace. 52 A chi viene trovato in possesso di una piccola quantità di sostanze stupefacenti per uso personale, le autorità di pubblica sicurezza contestano una violazione amministrativa. Questo comporta: il sequestro della sostanza (che verrà analizzata per verificare che si tratti effettivamente di sostanza stupefacente e stabilire la quantità di principio attivo); la segnalazione al Nucleo Operativo Tossicodipendenze della Prefettura (Not) e la successiva convocazione in Prefettura per un colloquio con un assistente sociale. In caso di prima segnalazione, il Prefetto può archiviare il procedimento con un formale invito a non fare più uso di sostanze, oppure emanare le sanzioni previste. L’ammonimento può essere adottato solo per la prima segnalazione e solo per chi si presenta al colloquio. Si tratta, comunque, di una facoltà del Prefetto, non di un obbligo, quindi ogni Prefettura ha le sue prassi. Tendenzialmente, in caso di prima segnalazione per possesso di una piccola quantità di derivati della cannabis si verrà ammoniti; in caso di altre droghe, no. Per questo motivo nella raccomandata che la Prefettura invia alla persona segnalata fissando il colloquio, viene esplicitamente indicata la possibilità di presentare documentazione rilasciata dai Servizi per le dipendenze che attesti l’esito favorevole dello svolgimento di un programma “terapeutico e socio-riabilitativo” o “educativo-informativo”; tale documentazione viene valutata, insieme ad altri elementi, per decidere se applicare o meno le sanzioni e in quale misura. In pratica, la persona deve essersi rivolta al Sert ed avere attivato e completato un programma al termine del quale potrà dimostrare di aver abbandonato l’uso di sostanze. In caso non ci si presenti al colloquio in Prefettura, scattano le seguenti sanzioni: sospensione della patente (fino a 3 anni), del passaporto o del porto d’armi (fino a 1 anno). 53 E’ utile anche sapere che chi è oggetto di sanzioni amministrative ex art.75 non può conseguire la patente né il patentino; nel caso le sanzioni arrivino dopo il rilascio, il Prefetto dispone la revoca della patente (art. 120 del Codice della Strada), e quindi per riottenere questo documento sarà necessario partire da zero e sostenere nuovamente l’esame di guida. Secondo la legge, dalla seconda volta in poi che si viene colti in possesso di sostanze non c’è possibilità di chiudere la vicenda con un ammonimento, ma devono essere applicate le sanzioni previste dalla legge. La scelta del tipo di sanzione da applicare (e quindi del documento da sospendere) viene fatta dal Prefetto. Tuttavia, chi deve usare la patente di guida per lavoro può chiedere che quel documento non gli venga sospeso dimostrando che gli è indispensabile. Un lavoratore dipendente dovrà presentare una dichiarazione del datore di lavoro, mentre un lavoratore autonomo potrà fare un’autocertificazione documentando il tipo di attività svolta. La Prefettura, quando applica la sospensione della patente per l’art. 75, deve comunicarlo alla Motorizzazione Civile. Quest’atto formale può avere conseguenze molto sgradevoli per chi guida perché la Motorizzazione può chiedere alla persona segnalata di recarsi periodicamente davanti alla Commissione medica locale, che verifica se la persona sia in possesso dei requisiti psico-fisici necessari per l’idoneità alla guida. Questo è un iter lungo e costoso che può prolungarsi anche diversi anni. La segnalazione alla Motorizzazione può essere fatta anche nel caso in cui la patente non fosse stata sospesa per motivi di lavoro. Bibliografia: Dlgs 285/1992 Nuovo codice della strada e s.m.i. 54 Chi fa uso di Cannabis passa ad altre droghe? Nel rapporto della Commissione Unita è riscontrato che sebbene possa emergere una correlazione tra il consumo di cannabis e quello di altre droghe illecite, la maggioranza dei consumatori è esule da questo “passaggio”. Si giunge alla conclusione che se ciò accade è in soggetti già predisposti ed anche in forte relazione alla sua illegalità, ossia il consumatore deve accedere ad un mercato non legale che offre anche altre sostanze. Tesi appoggiata in Italia anche dal noto neuroscienziato Gian Luigi Gessa e dal Professor John Morgan, della New York Medical School, che a seguito di una ricerca, dichiara che la cannabis non causa il passaggio all’uso di droghe pesanti, nella grande maggioranza dei consumatori essa è una fine, anziché una droga di passaggio. Secondo uno studio del luglio del 2006 dei dottori Ellgren e Hurd, condotto su di un gruppo di 12 ratti questo rischio potrebbe esistere nella giovane età. Poiché molti recettori dei cannabinoidi interagiscono con il sistema oppiaceo del cervello, la tesi di questo studio è che l’uso di cannabis in adolescenza possa sovrastimolare ed alterare le strutture di piacere e ricompensa del cervello. Secondo il Dr. Yasmin L. Hurd, l’altro ideatore dello studio, due altre droghe che stimolano il sistema oppiaceo del cervello, e che pertanto potrebbero condurre nello stesso modo all’uso di droghe pesanti, sono nicotina e alcol etilico. Le ricerche dell’American Psychiatric Association hanno invece dato risultati molto simili a quelli della commissione europea. 55 In uno studio del dicembre 2006 effettuato su 214 ragazzi dell’età di 10-12 anni consumatori solo di marijuana e non di alcool o tabacco, non si è sviluppata nessuna maggiore tendenza ad un futuro abuso di altre sostanze stupefacenti rispetto a chi non ne aveva mai fatto uso. E conclude che: la probabilità che qualcuno approdi verso droghe illegali è determinata da inclinazioni personali e situazioni sociali, non da droghe precedentemente consumate. 56 La cannabis come medicina? In uno studio pubblicato dal National Cancer Institute (sito governativo), si mettono finalmente nero su bianco (ma soprattutto ufficialmente) le grandi caratteristiche di questa pianta. I cannabinoidi sono un gruppo di 21 composti terpenofenoli prodotti unicamente dalla Cannabis sativa e dalla Cannabis indica. Questi composti derivanti dalla pianta possono essere indicati come phytocannabinoidi. Anche se il delta9-tetraidrocannabinolo (THC) è il principale ingrediente psicoattivo, vi sono altri composti noti che hanno attività biologica tipo: il cannabinolo, il cannabidiolo, il cannabicromene, il cannabigerol, il tetrahydrocannabivirin, e il delta-8-THC. Il cannabidiolo, ha la caratteristica di avere una significativa attività analgesica e anti-infiammatoria senza l’effetto psicoattivo (alto) del delta-9-THC. GLI EFFETTI ANTI TUMORALI Uno studio su topi e ratti indica che i cannabinoidi hanno un effetto protettivo contro lo sviluppo di alcuni tipi di tumori. Nel corso di questo studio di 2 anni, i gruppi di topi e di ratti hanno ricevuto varie dosi di THC attraverso una sonda gastrica. Nei topi, venne osservata, una riduzione sull’incidenza dei tumori epatici e sui carcinomi epatocellulari. Una minore incidenza dei tumori benigni (polipi o adenomi) negli altri organi (mammelle, utero, ghiandola pituitaria, testicoli e pancreas) vennero anche osservati nei ratti. In un altro studio, il delta-9-THC, il delta-8-THC, e il cannabinolo si sono dimostrati utili nell’inibire la crescita del carcinoma del polmone di Lewis in vitro ed in vivo. Inoltre, altri tumori 57 sono risultati sensibili agli effetti inibenti di questa pianta. I cannabinoidi possono causare effetti antitumorali attraverso vari meccanismi: inducendo la morte cellulare, interropendo la crescita cellulare, e attraverso l’inibizione dell’angiogenesi tumorale e della metastasi. I cannabinoidi sembrano uccidere le cellule tumorali lasciando intatte quelle sane proteggendole, addirittura, da quelle cancerogene. Questi composti hanno dimostrato di indurre l’apoptosi nei glioblastomi sotto coltura e indurre la regressione degli stessi nei topi e nei ratti. I cannabinoidi proteggono le normali cellule gliali astrogliale e oligodendrogliali dall’apoptosi mediata dal recettore CB1. In un modello in vivo utilizzando topi con una grave immunodeficienza, vennero generati dei tumori sotto cutanei inoculando gli animali con cellule tumorali (del polmone) umane. La crescita del tumore è stata ridotta del 60% nei topi trattati con il THC rispetto ai topi che componevano il gruppo di controllo. I campioni di tumore hanno rivelato che il THC ha avuto effetti antiangiogenici e antiproliferativi. Inoltre, sia i cannabinoidi di origine vegetale che quelli endogeni sono stati studiati per i loro effetti anti-infiammatori. Uno studio sui topi ha dimostrato che il sistema cannabinoide endogeno fornisce una protezione intrinseca contro l’infiammazione del colon. Come risultato, è stata promulgata l’ipotesi che i phytocannabinoidi e gli endocannabinoidi potrebbero essere utili nella lotta al cancro colon/ rettale. Un altro studio ha dimostrato che il delta-9-THC è un potente agente antivirale selettivo contro il sarcoma di Kaposi (KSHV). I ricercatori hanno concluso, garantendo un maggior approfondimento sugli studi dei cannabinoidi e degli herpesvirus, poiché essi porteranno allo sviluppo di 58 farmaci che inibiscono la riattivazione di questi virus oncogeni. Successivamente, un altro gruppo di ricercatori ha riportato un aumento nell’efficienza dell’infezione umana KSHV nelle cellule dermiche microvascolari epiteliali in presenza di basse dosi di delta-9-THC. STIMOLAZIONE DELL’APPETITO E LINEA Molti studi sugli animali hanno già dimostrato che il delta-9-THC e gli altri cannabinoidi hanno un effetto stimolante sull’appetito e sull’assunzione di cibo. Si ritiene che il sistema dei cannabinoidi endogeni possa servire come regolatore del comportamento alimentare. Il cannabinoide endogeno anandamide, potenzia notevolmente l’appetito nei topi. Inoltre, i recettori CB1 nell’ipotalamo potrebbero essere coinvolti negli aspetti motivazionali e appaganti del mangiare. Di recente è stato pubblicato uno studio secondo cui la marijuana migliora la funzione insulinica, previene il diabete e aiuta a restare in linea. Lo studio, pubblicato sull’autorevole rivista scientifica statunitense The American Journal of Medicine e realizzato dagli esperti di alcune prestigione istituzioni di ricerca statunitensi, indica che i consumatori abituali di spinelli, nonostante l’introduzione media di 600 calorie al giorno in più rispetto alla media, a causa del noto fenomeno della ‘fame chimica’ che si manifesta dopo aver fumato, sono più magri e che gli spinelli, per un motivo non ancora chiaro, li proteggerebbero dal rischio obesità. Uno studio rivela: la marijuana fa dimagrire. Lo studio mostra che a parità di età e attività sportiva, i fumatori abituali di cannabis sono più magri e hanno un girovita più piccolo; hanno livelli maggiori di colesterolo buono e un miglior controllo dello zucchero nel sangue, segno che per qualche ragione l’erba migliora la funzione insulinica. 59 ANTI DOLORIFICO La comprensione del meccanismo attraverso cui i cannabinoidi inducono l’analgesia (assenza di dolore) è aumentata grazie allo studio dei recettori dei cannabinoidi, gli endocannabinoidi, e degli agonisti e antagonisti sintetici. Il recettore CB1 è presente sia nel sistema nervoso centrale (SNC) che nelle sue terminazioni nervose periferiche. Simile ai recettori degli oppioidi, livelli molto alti del recettore CB1 sono stati trovati nelle sezioni del cervello che regolano il processo nocicettivo. Il recettore CB2, che si trova principalmente nei tessuti periferici, esiste a livelli molto bassi nel sistema nervoso centrale. Con lo sviluppo degli antagonisti dei recettori specifici, sono state ottenute ulteriori informazioni sul ruolo dei recettori cannabinoidi endogeni e sulla gestione del dolore. Vedi il sito: cancer.gov 60 LA TEORIA DEL DECONDIZIONAMENTO L’uso delle sostanze psicoattive è stato interpretato dal farmacologo canadese Ronaid Sìegel in termini di “bisogno primario” dell’umanità. Le droghe, legali o illegali, sarebbero “agenti adattogeni” che aiutano gli individui a far fronte ad una serie di esigenze esistenziali (cfr. Siegel 1989). Potremmo affermare che, a dispetto del diffuso stereotipo che equipara l’uso di droga a “fuga dalla realtà” (vale a dire dal “mondo esterno”), la “realtà” non è univoca, ma è mediata e condizionata da molti fattori; l’uso di droga, beninteso se controllato, influisce su questi fattori. Nel contesto di questo approccio, possiamo ritenere che l’effetto della cannabis abbia una specifica caratteristica: quello di “decondizionamento culturale”. Per condizionamento culturale intendiamo un fenomeno per cui l’attività mentale sì svolge attraverso schemi prefissati, assorbiti dall’educazione e dal contesto culturale, che sfuggono al controllo cosciente; essi si concretano in “modalità di interpretazione e di comunicazione” (cfr. Arnao1982,p.60). Questi condizionamenti hanno peraltro una loro funzione, laddove agevolano i rapporti degli individui nel contesto della attività “normale” e produttiva. Accade però spesso che vengano adottati in maniera automatica, al di fuori delle circostanze che li rendono necessari: l’automatismo si manifesta nella tendenza a riprodurre nel contesto delle attività ricreative, delle pause di riposo, moduli dì comportamento che sono tipici dell’attività produttiva. 61 Il concetto di “condizionamento culturale” è confermato dal fatto che una evasione temporanea e ciclica dei condizionamenti è una costante della condizione umana: in ogni cultura esistono momenti e luoghi in cui la gente “si lascia andare”, o addirittura assume una identità diversa: è tipico il caso del Carnevale. Sul piano biologico, l’esigenza del decondizionamento è dimostrata dal fatto che la funzione del sonno come momento di recupero biologico è legata alla cosiddetta “fase REM”, in cui avvengono i sogni: vale a dire che la funzione principale del sonno è legata ad un momento dì attività mentale dì tipo diverso da quella “normale” dello stato di veglia. L’effetto della cannabis, nella misura in cui elimina una serie di condizionamenti acquisiti con la crescita e l’adattamento alle esigenze della società, è stato accostato al recupero di una dimensione “infantile”: “[...] l’adulto, sotto gli effetti della cannabis, percepisce il mondo e si meraviglia con la curiosità di un bambino; dettagli che sono normalmente ignorati catturano l’attenzione, i colori sembrano più chiari e più vivi e nuovi valori possono essere scoperti in opere d’arte che prima sembravano avere poco significato...” (Grinspoon-Bak 1993,p.14.1). 62 Fumo, tabacco e danni alla salute Il metodo più diffuso di assumere Cannabis consiste nel fumarla e per questo buona parte della ricerca scientifica è stata indirizzata sui possibili danni alla salute determinati dal fumo. Altre modalità di assunzione potrebbero porre rischi per la salute più lievi o più seri a seconda dei casi. Tra i più noti problemi di salute associati al fumo di tabacco si riscontra l’insorgere di bronchite, tosse, catarro, sibili nella respirazione. In uno studio effettuato su fumatori di cannabis in buona salute si sono evidenziati rischi analoghi, collegati all’infiammazione delle vie respiratorie; per questo motivo in quegli stati ove è consentito l’uso terapeutico della cannabis, ci si serve di appositi vaporizzatori atti a consentire l’inalazione dei principi attivi senza creare combustione e danni conseguenti. Comunque, gli effetti del fumo di tabacco e di cannabis sono differenti poiché tendono a manifestarsi su differenti tratti dell’apparato respiratorio: laddove il fumo di tabacco tende a saturare gli alveoli e i rami più periferici dei polmoni, quello di cannabis tende a concentrarsi nei bronchi e nei tratti centrali e più larghi. Una conseguenza di questo è che la cannabis, a differenza del tabacco, non sembra provocare l’enfisema. Una recente ricerca del professor David Nutt dell’Università di Bristol, presidente del comitato britannico che svolge il ruolo di consulente governativo in materia di droghe, conferma la minore pericolosità della cannabis rispetto ad alcool e nicotina. 63 Consumo nella popolazione Europea (15-64 anni) Secondo le statistiche dell’EMCDDA circa il 32% della popolazione tra i 15 ed i 64 anni ha fatto uso di cannabis una tantum nella vita. L’Italia è il terzo Paese per questo genere di consumo dopo la Danimarca con 32,5% e la Spagna (32,1%) mentre in fondo a questa classifica si pone la Romania con l’1,5% di consumatori. Per quanto riguarda l’uso di cocaina, l’Italia occupa il terzo posto con il 7% di individui adulti (15-64 anni) che – almeno una volta – hanno fatto uso di cocaina. Al primo posto si colloca la Spagna con 10,2% ed al secondo posto il Regno Unito con il 7,4%. In fondo all’uso di cocaina si colloca la Romania con 0,1%. Considerando i consumatori di amfetamine, circa il 3,2% di Italiani hanno assunto almeno una volta questa sostanza mentre il Regno Unito si colloca al primo posto con circa il 10% di adulti. Il Regno Unito è al primo posto anche per il consumo di ecstasy (8,1%) mentre in Italia il 3% di adulti ha fatto uso di questa sostanza. Per quanto riguarda l’LSD non esistono dati riguardo all’Italia, mentre il Regno Unito conquista ancora il primato con il 5,3% di persone che hanno assunto questa sostanza almeno una volta nella vita. 64 Come riconoscere chi fa uso di Cannabis Una delle più grandi preoccupazioni di un genitore è quella di scoprire se suo figlio fa uso di droghe. Capire se una persona abusa di sostanze stupefacenti non è semplice. Anche se i “sintomi” sono palesemente riconoscibili, quando il fumatore si accorge d’essere controllato tende a celare il più possibile eventuali “tracce”. Quindi, una cosa fondamentale è quella di non metterlo troppo in allarme. Il giovane che ancora sente un senso di responsabilità ed affetto nei confronti dei propri cari cerca di nascondere loro ciò che sta facendo. Ammetterlo significherebbe far loro ancora più male. Evita di fargli il terzo grado, tanto negherà. Cerca fra le sue cose: sotto la sella del motorino; nella tasca interna del giubbino; nel portafoglio; se rientra in motorino e parcheggia nel box guarda nella cassetta degli attrezzi o dove solitamente tiene oggetti di sua proprietà; togli l’ultimo cassetto (quello più in basso) del comodino o della cassettiera. Lì c’è uno spazio dove si può nascondere di tutto come: cartine, pezzetti di fumo, marijuana, pipe strane o altro; in bagno potresti infilare la mano dietro al bidè, molti modelli hanno un foro dove si può infilare e nascondere diversi oggetti. Se fuma tabacco, il pacchetto delle cartine avrà la custodia strappata: il cartone serve per fare piccoli filtri per gli spinelli. Fare molta attenzione ai soldi e come li spende. Chi usa droghe ha sempre necessità di denaro. Una cosa interessante è capire le motivazione del perché un giovane si droga e sapere come interagire con i suoi commenti del tipo: non fa male, la sigaretta uccide la canna no, la cannabis cura molte malattie ecc... 65 Oggi è pressoché difficile trovare qualcuno che non abbia fumato almeno una volta, ancor meno tra i giovani. Questi, intorno a loro constatano presto che i loro amici quando fumano si divertono. Risultano allegri e stanno apparentemente meglio. Gli dicono: “non è vero che fa male, smetti quando vuoi, è naturale, la cannabis è usata in medicina per curare il tumore, la sigaretta uccide non la cannabis” ed altro ancora. I prodotti della Cannabis vengono generalmente fumati. I loro effetti vengono sentiti dopo qualche minuto, raggiungono il loro picco in un tempo che varia dai 10 ai 30 minuti, e possono durare per due o tre ore. Gli effetti che si provano spesso dipendono dall’esperienza e dalle aspettative del consumatore individuale, come pure dall’azione della droga stessa. In piccole dosi, la marijuana induce un senso di benessere e un sognante stato di rilassamento, che può essere accompagnato da un più vivido senso della vista, dell’olfatto, del gusto e dell’udito assieme ad una leggera alterazione nella formazione del pensiero e nell’espressione. Questo stato di intossicazione può non venire notato da chi osserva. Comunque, incidenti possono avvenire mentre si è alla guida, sul lavoro e in casa a causa della distorta percezione degli spazi e del tempo e per danni alla coordinazione. Dosi maggiori intensificano le reazioni. I consumatori di marijuana hanno gli stessi problemi di salute di chi fuma tabacco, come bronchite, enfisema e asma bronchiale. Alcuni degli effetti della marijuana includono anche aumento del battito cardiaco, secchezza della bocca, arrossamento degli occhi, riduzione della capacità motoria e di concentrazione, fame frequente e un aumento del desiderio per i dolci. Sono state riportate allucinazioni occasionali, fantasie e paranoia. 66 Sintomi riconducibili a chi fa uso di spinelli - Occhi rossi ( Sclera rossa , arrossamento dei capillari ) ; - Al rientro in casa si cerca affannosamente qualcosa da mangiare (fame chimica) ; - Improvvisa collezione di pipette, taglierini per sigari e vari accessori per fumatori ; - Inspiegabile attaccamento alla botanica, amore per i funghi, l’erba ; - Palpiti del cuore irregolari ; - Improvvisa voglia di uscire di casa o di rintanarsi in bagno; - Pezzetti di carta stagnola, anche annerita, sparsi per la casa ; - Il denaro non gli basta mai ; - Cucchiai da thè affumicati ; - Coltelli con la punta annerita ; - Accendini sparsi per tutta la casa con la fiamma elevata ; - Si avvertono strani odori d’ incenso o paglia bruciata e non vi sono bastoncini profumati ; - In certi ambienti vengono periodicamente accesi incensi indiani per mascherare l’odore della cannabis; Amsterdam: Coffee Shop con “merce” in esposizione 67 LO SPINELLO Lo “spinello” o “canna” è una sigaretta ottenuta con infiorescenze di marijuana (o resina di hashish) pure o mescolate al tabacco. 68 Quando fumare è legale Prezzario esposto in un Coffee Shop Vetrina di un Coffee Shop con piantine 69 Alcune varietà di Cannabis più in voga informazioni tratte dai siti di venditori di semi Dagli incroci fra cannabis sativa e indica si sono ottenute molte varietà di marijuana, con caratteristiche particolari. Eccone alcune tra le più importanti: Skunk (puzzola) La skunk è una varietà di cannabis creata negli anni 80 ibridando alcune varietà già al tempo esistenti. La skunk è incrocio sativa/indica, a volte “indica dominante” (bassa e robusta) a volte “sativa dominante” (alta e delicata). È ottenuta fondendo le linee tradizionali dell’America centrale e del sud, Afghanistan e Thailandia e fu introdotta sul mercato a metà degli anni ‘80, vincendo la prima edizione della Cannabis Cup. È attualmente una delle varietà più diffuse al mondo, la sua produzione di THC è media (10-12%) e possiede un odore molto pungente. La parola “skunk” in inglese vuole appunto dire “puzzola”. Il Prof. Leslie Iversen, farmacologo all’Università di Oxford afferma che la credenza diffusa che la skunk sia 20 o 30 volte più potente delle vecchie varietà è semplicemente falsa, arrivando al massimo e solo in alcuni casi, al 10-12% di THC. Nel settembre 2007, il quotidiano The Guardian pubblicò studi medici che confermarono quest’ultima affermazione. 70 White Widow La White Widow è una varietà di Cannabis molto ricca in principi attivi, venduta nei coffee shop in Olanda. Ha vinto la Cannabis Cup. È conosciuta per il suo effetto molto sedativo sul sistema nervoso e muscolare. Ha il sapore di frutta, con retrogusto di mele troppo mature. Ha un effetto inizialmente rilassante che evolve in un effetto complesso e divertente La White Widow è stata creata per la prima volta nel 1995, in serra in Olanda, dalla Green House Seed Co. Nello stesso anno di creazione ha vinto il premio 1st Bio HTCC. L’obiettivo era quello di creare una varietà contenente poco cannabidiolo (CBD) ma con un alto contenuto di THC. La pianta è diventata subito famosa per le sue foglie che diventano bianche durante la fioritura. La genetica era stata tenuta inizialmente sconosciuta per evitare emulazioni da parte di altre compagnie, ora è noto che i semi per l’incrocio vengono dal Brasile e dal Sud dell’India Si coltiva sia all’aperto che in serra. Come per le altre piante il raccolto è maggiore se la pianta è coltivata all’aperto. Tuttavia è più difficile controllare l’ecosistema. La coltivazione in serra permette di mantenere temperatura, umidità e illuminazione prefissati oltre che avere una pianta protetta da parassiti ed altri animali infestanti. Per la coltivazione Indoor la pianta richiede 8-9 settimane per raggiungere una produzione tra i 400 e i 600 grammi/m^2, Outdoor la pianta si semina in primavera e fiorisce nei primi di Ottobre nell’emisfero Nord. 71 Haze La Haze è una varietà di Cannabis che ha origine dalle colline della Bay Area, in California, negli anni ‘70. E’ un incrocio stabile di varietà genetiche colombiane, thailandesi e giamaicane. La Haze produce gemme molto pelose, con un tempo di fioritura molto lungo e producono un “high” molto intenso e cerebrale. La Haze ha un aroma molto complesso ed ha un odore un po’ differente dai comuni incroci. È una varietà che può avere parecchie applicazioni mediche. Jack Herer Questa varietà ad alto contenuto di THC é classificata come la più premiata nella storia della Cannabis Cup con ben nove coppe. Jack Herer si distingue per l’essere distribuita sotto prescrizione delle farmacie olandesi, in quanto riconosciuta come una varieta’ di cannabis di grado medicinale. E’ stata nominata in onore di Jack Herer, autore di ‘The Emperor Wears No Clothes’. Al culmine della fioritura le cime sono totalmente ricoperte di tricomi cristallini tanto da sembrare una spolverata di zucchero o gocce di rugiada brillanti. Questa coperta di cristalli si estende fino alle foglioline delle cime, fino alle foglie palmate e persino agli steli e al tronco. Partendo dai semi, le piante mostrano una variazione favorevole per via dell’origine complessa di Jack Herer e per via del delicato bilancio tra Sativa e Indica. 72 Northern Lights La Northern Light è famosa per essere stata il primo incrocio 50% Haze. La Haze era molto diffusa in U.S.A negli anni ‘70, ma quasi rischiò l’estinzione negli anni ‘80 poichè si preferiva razze più semplici e più produttive. Così la Haze venne incrociata con la NL 5 indica. Molto alta e ha un periodo di fioritura piuttosto lungo, ma nonostante questo mantiene abbondanti cime stile Northern Lights sul tronco. All’aperto cresce molto (anche 3 m), con grosse produzioni di cime. Al chiuso si mantiene più bassa e compatta, viene consigliato di metterla da subito in fioritura, così da renderla più bassa. Critical Kush La Critical Kush, della Barney’s Farm, è un incrocio di successo tra una Critical Mass, essa stessa ibrido di Afghani x Skunk #1, ed una OG Kush, una North Californian con eredità genetica di Chew Dawg e di Pakistani Kush. A predominanza Indica, fumarla provoca un pesante ‘high’, rendendola un’ottima scelta sia per scopi terapeutici che per il semplice piacere di rilassarsi. Dutch Passion – Think Different femminizzata Se si deve seguire un programma di lavoro dai tempi assai ridotti e si vuole avere marijuana disponibile praticamente subito, la Think Different femminizzata e autofiorente, della Dutch Passion, è quello che state cercando. Raccolti giganteschi in soli 60-70 giorni dalla semina, con una resa da un quarto di chilo per pianta in outdoor e da mezzo chilo per metro quadro in indoor. 73 Sensi Seeds – Early Skunk femminizzata Un affare di cuore fra la Early Pearl e la famosa Skunk #1 ha prodotto qualcosa di grande. L’Early Skunk femminizzata della Sensi Seeds è una varietà senza problemi che cresce, praticamente, da sola, con grandi risultati di resa e di qualità. Si tratta di una pianta veloce e resistente, dal successo garantito anche alle condizioni più dure. Tipicamente a predominanza Indica, offre cime resinose con un tocco dall’aspetto di Sativa. Medical Seeds – Channel + femminizzata Pianta a predominanza Indica con un tocco di genetica Sativa, la Channel + è il risultato di tecniche di coltivazione avanzate e di incroci di Skunk selezionate e Big Bud. Si tratta di una pianta compatta e piuttosto alta e si comporta bene in ogni tipo di ambiente, ma è particolarmente adatta alla tecnica SOG (Mare Verde). Elevato THC e contenuto di CBD la rendono un’ottima scelta per pazienti che usano marijuana a scopo terapeutico, con effetti tanto fisici quanto mentali. Dinafem – Moby Dick 2 femminizzata Una varietà più potente e più produttiva dell’originale Moby Dick. Lo sviluppo della Moby Dick #2, dai ricercatori Dinafem, è stato possibile grazie all’incrocio tra una JYD Haze e una Northern Lights. Il risultato è una varietà a predominanza Sativa che produce ottimi risultati sia in termini di qualità che di quantità. 74 Advanced Seeds – Ice Kush femminizzata Dedicata a coltivatori impazienti: potente ibrido a predominanza Indica con accenni di Sativa. Adatta a coltivazioni outdoor grazie al suo precoce periodo di raccolta, che si aggira verso la seconda metà di settembre. Ice Kush femminizzata della Advanced Seeds: si tratta di una marijuana di qualità eccelsa, con un periodo di fioritura breve, di sole 7-8 settimane, e altamente resinosa. Royal Queen Seeds – Amnesia Haze femminizzata L’unica e la sola vera Haze è tornata. Grazie ai coltivatori della Royal Queen Seeds, la leggenda oggi è di nuovo disponibile sotto le spoglie femminizzate della Amnesia Haze. Patrimonio genetico unico, che include sia la moderna Dutch Hybrid Haze e la American Haze “vecchia scuola”. Un vero piacere per intenditori di Cannabis classica. Bulldog Seeds – The Bulldog Chronic femminizzata Un ibrido di marca, dai coltivatori della Bulldog Seeds: si tratta di un incrocio tra la famosa Super Skunk e la Church. Varietà che completa il suo ciclo velocemente, con un periodo di fioritura che si aggira intorno alle 8 settimane, con tratti distintivi della genetica Indica predominante. Garantisce elevate rese, alta potenza e cime resinose, con un aroma inconfondibile di skunk classica. Big Buddha Seeds – Big Buddha Cheese femminizzata Un incrocio di successo fra una varietà di Cannabis afgana e l’originale Skunk #1. La Big Buddha Cheese femminizzata offre raccolti più abbondanti rispetto ai suoi predecessori, con cime succose pronte per il raccolto molto in fretta. Un’ottima scelta sia per coltivazioni indoor che outdoor. Produce marijuana di ottima qualità con un aroma piacevole. 75 Negli Usa arriva il ‘supermercato’ della cannabis Dove trovare tutto il necessario per coltivare in casa una pianta di marijuana? La risposta è facile, Al ‘WalMart dell’erba’, ossia il punto vendita della catena in franchising WeGrow inaugurato a Sacramento, in California. Si tratta di un vero e proprio supermercato di oltre 10mila metri quadrati dove è possibile acquistare tutti quei prodotti naturali e artificiali che aiutano a far crescere rapidamente le piante di marijuana, che sono presenti nel punto vendita, ma non possono essere acquistate. I gestori della catena in franchising WeGrow hanno definito il loro negozio ‘il primo vero punto vendita idroponico’. Dal momento che in California è legale solo l’uso medico della marijuana, le uniche persone che possono fare acquisti nel negozio di Sacramento sono quei clienti che hanno un certificato medico che attesta l’uso terapeutico della sostanza. Secondo quanto stabilito dalla legge, queste persone potrebbero coltivare una pianta di marijuana in casa. Il punto vendita, tra l’altro, organizza corsi di coltivazione e offre la consulenza di un medico che ascolta i clienti indicando il miglior uso terapeutico della cannabis. Presto al WeGrow californiano si aggiungeranno nuovi punti vendita in Arizona, Colorado, New Jersey e Oregon. Secondo quanto fatto sapre alla Cbs da Mike Garcia, portavoce di WeGrow, il punto vendita inaugurato a Sacramento avrà un forte impatto sull’economia della città e non arrecherà alcun problema al quartiere. L’apertura del negozio, però, è stata accolta con preoccupazione da alcuni cittadini di Sacramento. Il timore è che persone ‘pazze e lunatiche’ si riversino nella città. 76 Qual’ è la differenza tra indica e sativa? Scientificamente (e legalmente), tutte le cannabis sono Cannabis Sativa L.. In pratica, Indica e Sativa sono i nomi utilizzati per distinguere i due estremi dello “spettro” della cannabis. All’interno di questo spettro, esiste una grande varietà di modelli di crescita, qualità ed effetti , la maggior parte dei quali è il risultato della straordinaria capacità adattativa della cannabis all’ambiente. Geneticamente, ed in termini di ibridazione, tutte le cannabis appartengono alla stessa famiglia. INDICA: La maggior parte delle varietà di Indica proviene dall’Asia meridionale e dal subcontinente indiano (Afghanistan, Pakistan, India, Tibet, Nepal, ecc.). Le Indica sono compatte e robuste, con gemme dense, pesanti e fragranti. Le gemme delle Indica tendono a crescere in grappoli, con spazi variabili fra un grappolo e l’altro (conosciuti come “spazi internodali”). Le Indica sono le varietà dalla fioritura più rapida, con un tempo di fioritura che, in genere, va da 6 a 9 settimane. Le Indica non crescono velocemente in altezza una volta che hanno iniziato la fioritura. Le Indica raggiungono dal 50 al 100% della loro altezza vegetativa al termine del periodo di fioritura. L’effetto delle Indica è generalmente classificato come “stone”, indicando con ciò una maggiore concentrazione dell’effetto sul corpo. Esse sono in grado di migliorare le sensazioni fisiche come il gusto, il tatto e l’udito, inoltre hanno un effetto rilassante – sulla mente e sul corpo – e, a dosi più elevate, possono risultare soporifere. SATIVA: Le Sativa provengono generalmente dalle regioni equatoriali – Tailandia, Cambogia, Giamaica, Messico, ecc. Alle medesime condizioni, le Sativa diventano più alte delle 77 Indica. Le gemme delle Sativa tendono a diventare più grandi di quelle delle Indica, sviluppandosi singolarmente lungo tutta la lunghezza dei rami, anziché in grappoli concentrati attorno agli internodi. Tuttavia, le gemme, quando sono secche, sono generalmente più leggere di quelle della Indica, a causa della loro bassa densità. Le gemme della Sativa hanno anche un odore meno pungente, sia durante la crescita che una volta seccate. Le Sativa richiedono maggior tempo per fiorire. Normalmente il tempo di fioritura dura dalle 9 alle 12 settimane. Tuttavia, il periodo vegetativo PRECEDENTE la fioritura è più breve rispetto a quello richiesto dalle Indica, di modo che il tempo complessivo necessario alle Sativa per maturare è lo stesso di quello delle Indica (a volte anche inferiore, in termine di “ore di luce”). Le Sativa continuano a crescere in altezza durante la fioritura, raggiungendo spesso il 200%, 300% o anche più della loro altezza vegetativa durante la fioritura. Questo è dovuto al fatto che nelle zone equatoriali non vi è grande differenza nel numero di ore di luce fra l’inverno e l’estate. Nel loro ambiente naturale, le Sativa crescono e fioriscono contemporaneamente, per questo i coltivatori di Sativa in ambiente interno non devono permettere alle piante di crescere molto durante il periodo vegetativo prima di indurle a fioritura. Se cresciute da cloni, molte varietà di Sativa possono essere indotte alla fioritura non appena il clone ha gettato. A dispetto del loro peso inferiore e del periodo di fioritura più lungo, le Sativa sono apprezzate da molti coltivatori per il loro effetto “high”. “High” indica un effetto cerebrale, energetico, creativo, allegro o anche psichedelico. Si tratta di un effetto meno schiacciante rispetto a quello “stone” delle Indica, che non induce al sonno. 78 Chi ha frequentato i coffee-shop si è chiesto quanti tipi di marijuana esistano e come sia possibile creare tutta questa varietà. In realtà la cannabis è divisa in tre tipologie differenti, dalle quali, incrociandole e selezionandole, si sono ottenute le molteplici varietà. La Sativa è una tipologia di cannabis che produce piante alte e che tramite selezioni può crescere addirittura fino a 6 metri d’altezza. Questa specie è conosciuta per le sue fibre, che sono usate per produrre indumenti e molti alti prodotti dell’industria tessile. Qualche tempo fa era anche il più grande concorrente nella produzione della carta, dato che cresce più velocemente degli alberi con conseguenze sull’ambiente pari a zero. Invece, in un modo o nell’altro, l’industria della carta ritornò a produrre la carta dagli alberi, con gravi conseguenze dovute al disboscamento. La Cannabis Sativa produce un basso contenuto di THC (non più dell’1-2 % di THC) e non viene utilizzata a scopo medico. La Cannabis Indica è la varietà naturale di marijuana ricercata dai fumatori, e come dice il nome, questa varietà proviene dall’India. Perfino le piante di marijuana selvatiche possono contenere fino al 16 % di THC nei fiori secchi.Le piante sono molto più piccole rispetto a quelle della Cannabis Sativa, e di solito hanno un’altezza media di 1,5 metri, e di conseguenza, producono un’immensa quantità di foglie enormi. Poiché questa specie produce un tronco legnoso, non è adatta per l’industria tessile ma il suo impiego è esclusivamente medicinale e per scopi ricreativi. 79 Esiste, inoltre, una terza specie di cannabis, denominata Ruderalis. Originaria dell’Asia Centrale, questa specie è molto resistente, si adatta a qualsiasi clima, anche a quelli più rigidi, ma non ha mai ricevuto particolari attenzioni perché piccola (15-60 cm), legnosa, e con un basso contenuto di THC. L’interesse verso questa pianta è dovuto alla fioritura molto precoce: di solito avviene dopo poche settimane dalla schiusura del seme. Nonostante questo, la Cannabis Ruderalis è stata usata a scopo medicinale come la Cannabis Indica. Attualmente sta destando particolare attenzione nella produzione di nuove genetiche e ibridi per la coltivazione di nuove varietà di piante di marijuana. La qualità Lowryder è ottenuta incrociando la Cannabis ruderalis (Mexican Ruderalis) con la Cannabis indica (Northern Lights). Questo incrocio è stato realizzato dal breeder Canadese Joint Doctor’s. La pianta risulta essere più bassa e precoce rispetto alle altre varietà di Cannabis indica, mantenendo un alto livello di THC. Non a caso questa varietà trova origine in Canada, dove il clima rigido dimostra le caratteristiche di resistenza al freddo e di rapidità di fioritura tipici della Cannabis ruderalis. A questo punto avrete compreso da dove nascono tutte le varietà, ottenute incrociando così tante volte nel corso degli anni le tre specie principali. I coltivatori commerciali sono interessati più alla quantità dei raccolti che alla qualità, mentre i coltivatori-consumatori di marijuana non sono interessati più di tanto alla quantità del raccolto, ma si interessano soprattutto alla quantità di principi attivi, all’odore e specialmente al sapore. 80 CLASSIFICAZIONE BOTANICA Regno: Plantae Subregno: Tracheobionta Divisione: Magnoliophyta (ex Angiospermae) Classe: Magnoliopsida (ex Dicotyledones) Subclasse: Hamamelidae Ordine: Urticales Famiglia: Cannabaceae Genere: Cannabis La Canapa è una pianta a ciclo annuale della famiglia delle Cannabaceae. La varietà di Cannabis sativa era nel mondo occidentale la più diffusa, fino all’avvento del proibizionismo della cannabis. Si tratta di una pianta erbacea, a ciclo annuale, originaria dell’Asia centro-meridionale anche se oramai è una specie diffusa in tutto il mondo nelle zone a clima temperato. Il suo apparato radicale è formato da una radice fittonante che si approfondisce nel terreno anche per diversi metri. Il fusto è sottile, eretto, ramificato e spesso cavo nella parte superiore e può raggiungere anche i 4 m di altezza. Le foglie sono picciolate, lobate-palmate, formate da diverse foglioline più piccole con i margini seghettati. E’ una pianta dioica, vale a dire che esistono piante maschili e piante femminili anche se non sono rari i casi di ermafroditismo. 81 MASCHIO - FEMMINA 82 I fiori maschili (che portano gli stami) sono raggruppati in pannocchie poste alle ascelle delle foglie ed ognuno è formato da 5 tepali fusi alla base e da 5 stami. I fiori femminili (che portano il pistillo) sono riuniti in gruppi di 2-6 alle base di brattee formanti corte spighe. I fiori compaiono durante il periodo estivo e l’impollinazione avviene ad opera del vento. I fiori femminili e le parti limitrofe sono ricoperte di peli (tricomi) che secernano una resina che, nelle varietà da droga, contiene alte percentuali di THC (vedi sotto) superiori a quelle dei fiori maschili. FIORI FEMMINILI FIORI MASCHILI 83 INFIORESCENZA FEMMINILE COPERTA DI RESINA I frutti maturano in autunno e sono degli acheni duri e di forma più o meno rotondeggiante e di solito si presentano macchiati dal bruno, all’olivastro, al rossiccio e contengono al loro interno un solo seme. Da questa pianta (ed in particolare dalla specie C. indica) si ricavano diverse droghe: HASHISH (chiamata charas in India) che è la resina pressata ricavata dei fiori ed impastata con miele o grassi vari e la MARIJUANA (chiamata ganja in India, kif in Marocco, dagga o bangi nell’est dell’Africa) che è una miscela di alcune parti essiccate della pianta, soprattutto le foglie e le infiorescenze. Si tratta in entrambi i casi di sostanze psicoattive che differiscono tra loro per la diversa quantità di principio attivo con proprietà allucinogene. 84 Linneo nel 1753 individuò una sola specie di canapa: la Marijuana o Hashish. Nel 1924 il botanico sovietico Janichewsky classificò tre diverse specie: la Cannabis sativa che era rappresentata da una specie alta, poco ramificata e con portamento spiccatamente piramidale; la Cannabis indica con un portamento più contenuto e cespugliosa e la Cannabis ruderalis molto contenuta di volume non più alta infatti di 50 cm e senza rami. Nel 1976 i canadesi Small e Cronquist hanno ripreso l’originale classificazione di Linneo individuando una sola specie, la Cannabis sativa L. divisa però in due sottospecie: la Cannabis sativa e la Cannabis indica che si differenziano tra loro per la qualità e la quantità di cannabinoidi (soprattutto THC) presenti che vengono prodotti dalle ghiandole dei peli sotto forma di lattice che costituisce quindi un carattere tassonomico. Seguendo la loro classificazione oltre alle due sottospecie individuano anche alcune sub-varietà: Specie: Cannabis sativa Sottospecie: Cannabis sativa Sottospecie: Cannabis indica Sub varietà: - C. sativa varietà sativa - C. sativa varietà spontanea Vavilov Sub varietà: - C. indica varietà indica - C. sativa varietà kafiristanica (Vavilov) 85 Dove la C. indica ha una più alta percentuale in cannabinoidi e quindi è la specie più usata per ottenere Marijuana e Hashish. Le due sottospecie si distinguono per il fatto che la C. indica ha delle fibre più sottili, un fusto molto più ramificato, un tessuto vascolare di dimensioni più grandi, un maggiore contenuto in cellulosa, le foglie molto più segmentate e maggiori proprietà stupefacenti rispetto all’altra. Nel 2002 Clarke e Watson riprendo la classificazione ed individuano una sola specie, la C. sativa con diverse varietà, in particolare quelle usate per la produzione di hashish e marijuana, che andrebbero raggruppate nella specie C. indica. In ogni caso, qualunque sia la classificazione che si voglia seguire, c’è da tenere presente che tutte le diverse specie o varietà si incrociano tra loro dando origine ad una progenie fertile. La C. sativa è stata usata per secoli per la produzione di tessuti, fibre e carta ed i semi sono usati come mangime per gli uccelli e anche per produrre olio. 86 DERIVATI DELLA CANNABIS Sono diverse le droghe che si possono ottenere soprattutto dalla C. Indica: HASHISH L’hashish è la resina prodotta dalle infiorescenze femminili anche se altre parti dei fiori e delle foglie potrebbero essere incluse nella sua produzione. Il suo metodo di produzione è diverso a seconda del suo paese di origine: L’Hashish che viene prodotta nei paesi asiatici (Nepal, Afghanistan, India, Pakistan e nei paesi intorno all’Himalaya) viene prodotta strofinando le piante vive con le mani. Il principio è quello di fare aderire la resina, morbida ed appiccicosa alle mani per poi raschiarla via (questo tipo di hashish in India si chiama charas). Questa resina viene quindi impastata in pani (in genere da 100 gr) praticamente pronti per essere consumati. In genere i pani vengono pressati a mano con l’aggiunta di tè o acqua (le migliori qualità dell’hashish afghano sono firmate con lo stemma della famiglia che le ha prodotte). Ha un colore marrone scuro esternamente mentre all’interno è più chiaro. 87 SFREGAMENTO MANUALE Questa polvere composta da resina e foglie, viene riscaldata e quindi compressa per formare blocchi o pani. 88 L’Hashish del Medio Oriente (Marocco, Turchia e Libano) è invece prodotta setacciando i fiori femminili secchi fino a quando non rimane una polvere resinosa (con un’unica eccezione il Kashmir dove è prodotta a mano come nel Nepal e Afghanistan). Questa polvere composta da resina e foglie, viene riscaldata e quindi compressa per formare blocchi o pani. Questo tipo di hashish è di solito più duro e secco del precedente ed il colore varia dal giallo al rosso, al marroncino. Guardando all’interno si dovrebbero vedere le piccole gocce di resina di cui è fatto questo tipo di hashish. La qualità dell’hashish è influenzata anche dalle volte che la pianta viene setacciata, dalla quantità di resina e di foglie. La prima raccolta è ovviamente quella che fornisce il prodotto migliore. Una volta ottenuta, viene sigillata con del cellophan o con dei panni di lino. Tutti i tipi di hashish sono solidi, ma variano nella compattezza (dal morbido, al gommoso, al polveroso sino al duro) ; nei colori (dal verde al marrone al nero); nel gusto e nell’aroma. Queste differenze dipendono da vari fattori: la fascia geografica di coltivazione, il metodo di produzione e anche dai materiali di taglio. Infatti l’hashish può essere tagliato per aumentarne la quantità o migliorarne la consistenza con molte sostanze quali ad esempio l’henne, la sabbia, il catrame, con tutti i tipi di olio incluso quello di palma e di cocco. La percentuale di principio attivo (THC) nell’hashish oscilla tra il 2 ed il 10% 89 L’hashish si conserva per circa 2 anni, dopodiché perde totalmente i suoi effetti. La perdita di THC anche se conservata in condizioni ottimali è stimata in circa il 5% mensile. MARIJUANA La Marijuana sono le foglie, i fiori e parte del gambo che vengono essiccati e fumati o ingeriti. Le sigarette di marijuana preparate manualmente, sono comunemente chiamare “canne” o “spinelli”. La quantità di principio attivo responsabile degli effetti allucinogeni (THC) varia dallo 0,5 al 7%, a seconda della specie anche se esistono delle varietà selezionate come la “Super skunk” (ottenuta da incroci tra la varietà di C. indica Skunk e varietà afgane) con una quantità di THC che può variare dall’8 al 15%, tranne casi particolari di piante ibride e selezionate. OLIO DI HASHISH L’olio di hashish si ottiene per estrazione con solventi (alcool, derivati del petrolio, ecc.). Il prodotto finale che si ottiene è un liquido viscoso simile al catrame. Può essere fumato o ingerito ed è il prodotto di derivazione della cannabis con un più alto contenuto in principi attivi (cannabinoidi) infatti il suo THC è del 10-30% 90 PERCHE’ NON SI COLTIVA PIU’ LA CANAPA Storia del proibizionismo Il problema che finora ha impedito il rilancio della canapa ha un nome: “marijuana”. Il problema nasce dal fatto che la canapa europea a basso tasso di THC è quasi indistinguibile dalla canapa indiana (l’OMS - Organizzazione Mondiale della Sanità - ha stabilito che se la percentuale di THC è superiore al 1%, si tratta di canapa indiana, cioè di droga, se è inferiore, di canapa industriale). La resina allo stato puro (hashish) dà effetti allucinogeni, ed è quindi da considerare una vera droga (anche se di solito la si usa, finemente sbriciolata nel tabacco, per farne sigarette che hanno la stessa concentrazione di principio attivo e si fumano come la marijuana). Anche se è possibile stabilire con delle analisi il tasso di THC di una pianta, e anche se in deroga alla proibizione e con mille limitazioni è consentito coltivarla, di fatto la coltivazione della pianta a scopo industriale non è affatto libera. Se quindi la coltivazione non è consentita, un contadino che la coltivasse verrebbe trattato come un trafficante di droga. Di conseguenza nessuna azienda potrebbe lavorarla. Se non ci fosse il problema marijuana, la canapa potrebbe essere una normale pianta coltivata e noi potremmo usarla per risolvere i tanti problemi dell’agricoltura, dell’economia e dell’ambiente. Se da alcune varietà di questa pianta si ricava una droga è solo una sfortunata coincidenza. Ma le cose stanno proprio così? 91 In realtà i termini della questione dovrebbero essere rovesciati: non è vero che noi non possiamo usare questa pianta per risolvere i problemi ambientali perché – purtroppo – è anche una droga. E’ vero invece il contrario: la canapa ricca di resina è in realtà prima di tutto un importante medicinale, ed è stata fatta diventare una droga negli anni Trenta per eliminare un pericoloso concorrente del petrolio, dell’industria chimica e della carta fabbricata col legno degli alberi. La riscoperta della canapa e la proibizione del 1937 Per quanto riguarda gli usi industriali, negli anni Trenta ci fu un rinnovato interesse per la canapa: vennero studiati nuovi materiali ad alto contenuto di fibra per l’industria, materie plastiche ricavate dalla cellulosa del legno, e venne anche studiata la possibilità di fabbricare la carta col legno della canapa. Infine con l’olio già si producevano in grande quantità vernici e carburante per auto. Proprio in quegli anni il magnate del petrolio Henry Ford costruì un prototipo di automobile in cui sia la carrozzeria che gli interni e persino i vetri dei finestrini erano fatti di canapa. Quest’auto pesava un terzo di meno, e anche il carburante che la faceva muovere era di canapa. Negli anni Trenta la canapa era diventata matura per servire come fonte abbondante di materie prime per numerosi settori dell’industria. Un’industria molto più sostenibile per l’ambiente rispetto a quella che conosciamo. Purtroppo queste promesse non furono mantenute. Si erano allora già costituiti dei grossi interessi che si contrapposero alla canapa. Con il petrolio si incominciavano a produrre materiali plastici e vernici, e la carta di giornale 92 della catena Hearst era fabbricata a partire dal legno degli alberi con un processo che richiedeva grandi quantità di solventi chimici, forniti dalla industria chimica Du Pont. La Du Pont e la catena di giornali Hearst quindi si coalizzarono. Con una martellante campagna di stampa durata anni la cannabis, chiamata da allora con il nome di “marijuana”, venne accusata di essere responsabile di tutti i delitti più efferati riportati dalla cronaca del tempo. Il nome messicano “marijuana” era stato scelto con cura al fine di mettere la canapa in cattiva luce, dato che il Messico era allora un paese “nemico” contro il quale gli Stati Uniti avevano appena combattuto una guerra di confine. Inoltre era un termine sconosciuto in America, per cui l’opinione pubblica, sentendo parlare di una droga tanto pericolosa, non poteva certo immaginare che fosse l’innocuo e gentile farmaco chiamato cannabis dalle proprietà rilassanti, che come blando effetto collaterale poteva provocare solo una moderata allegria. Approfittando anche del fatto che l’America degli anni Trenta attraversava una profonda crisi economica, con milioni di disoccupati e un’opinione pubblica esasperata alla ricerca di qualcuno con cui prendersela, nel 1937 venne approvata una legge che proibiva la coltivazione di qualsiasi tipo di canapa. Da notare che non venne proibita solo la canapa ricca di resina, ma anche la normale canapa coltivata. Non si trattò di semplice proibizionismo, ma di iperproibizionismo, tanto più ingiustificato. 93 Crimini mai accaduti, dal 1937 venivano attribuiti alla marijuana per mascherare i veri interessi economici dei proibizionisti. Il manifesto recita: ORRORE, DISPERAZIONE, VERGOGNA MARIJUANA: ERBACCIA CON LE RADICI ALL’INFERNO Miseria orge strane feste sfrenate passioni scatenate 94 In America ancora oggi vanno in galera ogni anno alcune centinaia di migliaia di persone solo perché trovati a fumare qualche spinello. Il proibizionismo è stato determinante nel diffondere l’uso consumistico della canapa, mentre prima esisteva solo quello medico. Da notare infine che, a conti fatti, l’unico proibizionismo che ha veramente funzionato, è stato quello nei confronti della canapa per uso industriale, il vero obiettivo della proibizione, oltre che della canapa medica. Dagli anni Trenta in poi l’industria chimica del petrolio e quella della carta fabbricata col legno degli alberi hanno provocato infinite distruzioni negli ecosistemi mondiali. Se oggi si vuole costruire una società dei consumi molto più sostenibile per l’ambiente è quindi necessario rovesciare quella decisione che nel 1937 ha trasformato uno dei più importanti e innocui farmaci in una pericolosa droga. Come già detto la cannabis può anche essere una vera droga, se non per i danni, almeno per gli effetti che può provocare. La resina allo stato puro (conosciuta come hashish) assunta a forti dosi provoca effetti allucinogeni, tanto più intensi quanto maggiore è la dose. Non è stata però questa la ragione della proibizione della canapa del 1937, perché allora l’uso allucinogeno era di fatto sconosciuto in America, non corrispondeva al nome messicano di marijuana, e in ogni caso non avrebbe potuto provocare i fatti di cronaca violenti che le venivano attribuiti. Ad ogni modo questo problema esiste. Un uso consumistico della cannabis a scopo allucinogeno è da valutare bene: l’hashish non è una sostanza anodina; può provocare forti sensazioni sia piacevoli che spiacevoli, e quindi bisognerebbe almeno usarla con cautela. 95 Fino al 1937 la canapa è stata una delle piante più utilizzate della storia. Inoltre, ancor prima della scoperta dell’aspirina, la cannabis era la base di quasi tutte le tinture mediche, rivestendo un’importanza fondamentale nella medicina. Fino a quel tempo, funi, stoffe e perfino le vele delle navi erano realizzate con canapa, questo perché l’acqua salata rovina facilmente il cotone ma NON la canapa: è l’unica fibra in grado di resistere agli spruzzi dell’acqua marina. L’olio di canapa, invece, veniva utilizzato per realizzare pitture e vernici. Il suo uso era talmente diffuso che tutti conoscevano la canapa senza sapere nulla sulla marijuana, finché non arrivò il proibizionismo. Quando Rudolph Diesel inventò il suo motore, pochi sanno che questo veniva alimentato da olio di canapa, conveniente e ottenibile ad un prezzo molto più vantaggioso del petrolio. Se la canapa venisse coltivata ora nei nostri terreni, non avremmo bisogno di rivolgerci ai mercanti stranieri del petrolio. Anche la carta di canapa è di migliore qualità, in quanto meno soggetta all’ingiallimento, ma la canapa è proibita, quindi si preferisce disboscare intere foreste. A quale prezzo? Alla penalizzazione della canapa hanno controibuito grandi uomini d’affari, come William Randolph Hearst (1863-1951). Quest’editore, imprenditore e politico statunitense divenne celebre, oltre che per la sua smisurata ricchezza (si stima che i suoi introiti arrivarono a toccare i 15 milioni di dollari in un anno), anche per aver creato uno dei più grandi imperi mediatici di sempre, influenzando fortemente lo stile giornalistico e l’opinione pubblica americana. Cosa c’entra Hearst con la canapa? La pianta della canapa ha dimostrato nei secoli di essere una pianta utilissima per via della sua versatilità. Con questa pianta si possono infatti creare tessuti, vernici, materie plastiche, ma soprattutto carta, con un impiego di prodotti chimici quasi nullo. 96 La pianta della canapa, fonte rinnovabile annualmente, richiederebbe un trattamento chimico pressoché nullo per diventare carta e sarebbe più auspicabile per l’ambiente rispetto all’adozione della procedura classica che richiede invece il trattamento del legno con acido solforico, senza considerare che gli alberi impiegano molto più tempo per ricrescere. Il nemico numero uno in assoluto della carta di canapa fu il magnate dei media William Randolph Hearst. Aveva molti motivi per demonizzare la cannabis e i suoi attacchi furono così efficaci che ancora oggi influenzano l’opinione pubblica mondiale e all’epoca contribuirono persino all’approvazione di alcune leggi americane a sfavore della coltivazione di Cannabis. Il motivo di questo suo immane impegno per impedire la produzione di massa di carta di canapa all’epoca fu chiaro a tutti. All’inizio degli anni 1930, Hearst possedeva una superficie talmente vasta di terreni adibiti alla produzione di legno tale da possedere il monopolio su questo mercato. Una produzione di massa di carta di canapa avrebbe potuto significare per la sua azienda una perdita di molti milioni di dollari. Hearst utilizzò la sua immensa rete nazionale di giornali e riviste per diffondere storie non fondate sui danni della “marijuana”. Il numero enorme di giornali, tabloid, riviste e bobine di film che Hearst controllava gli permise di diffondere questa propaganda a suo unico vantaggio. Inoltre grazie all’ormai consolidato stile scandalistico dei suoi giornali (Yellow Journalism) Hearst riuscì velocemente a consolidare molti pregiudizi esistenti all’epoca e ad associare la cannabis ai lavoratori messicani che “minacciavano” di rubare posti di lavoro agli americani e agli afro-americani che erano stati (e sarebbero stati ancora a lungo) oggetto di discriminazione razziale. Ma anche qui aveva delle motivazioni personali. 97 Il Marihuana Tax Act è la legge che negli Stati Uniti diede il via al proibizionismo nei confronti del commercio, dell’uso e della coltivazione della canapa, esteso in pochi anni a numerosi altri paesi del mondo. Lo speciale bollo «Producer of Marihuana», risalente al luglio 1945 Il 14 giugno 1937 il presidente Roosevelt firmò il Marijuana Tax Act, emanato dal Congresso degli Stati Uniti d’America, che di fatto impediva la coltivazione di qualsiasi tipo di canapa, anche a scopo medicamentale. Curiosità: Le banconote francesi erano realizzate con carta di canapa, così come il documento originale della Costituzione americana. 98 All’epoca della Rivoluzione Messicana, Pancho Villa si impadronì di un ranch di 1.000.000 di ettari coltivati a legno, che era stato in possesso della famiglia di Hearst sin dai tempi di suo padre. Con l’appoggio di Harry Anslinger (18921975), orfano della “vecchia battaglia” contro gli alcolici, ora rivoltatosi contro la canapa, pianta diffusissima e coltivata ovunque in America, astutamente “mascherata” sotto il nome di marijuana, allora del tutto sconosciuta negli Stati Uniti, e usata come “droga” solo da alcune minoranze messicane, Hearst convince Anslinger a giustificare una legge (Marijuana Tax Act) che avrebbe tassato pesantemente la Cannabis rendendola, di fatto, troppo costosa per le industrie dell’epoca, anche se non ancora illegale. Sotto la spinta di Anslinger, l’allora presidente Truman firmò nel 1951 il Boggs Act o “legge palude” che rese illegale il possesso e il consumo di marijuana. Nel 1956 fu approvata da Eisenhower la legge sul controllo dei narcotici e nel 1961 Anslinger arrivò all’apice della sua carriera convincendo l’ONU a unificare tutti i singoli trattati internazionali già esistenti sul controllo della droga, facendo nascere la Convenzione unica sugli stupefacenti (Single Convention on Narcotic Drugs). In breve, la coltivazione di cannabis divenne illegale in gran parte del mondo, sviluppando il parallelo mercato illegale della marijuana e degli altri derivati della cannabis, spesso favorito e portato avanti da associazioni malavitose e criminali. Secondo alcune indagini della Comunità Economica Europea (CEE), al giorno d’oggi 71,5 milioni di cittadini europei consumano regolarmente marijuana e derivati della cannabis, e i consumatori sono in continua crescita. Secondo voi, chi ne trae vantaggio? 99 Propaganda proibizionista 100 Il motore inventato da Rudolph Diesel era stato concepito per funzionare unicamente con olio di semi di canapa. Tale olio è tra i più produttivi, con un rapporto di tre a uno rispetto ad altre alternative, secondo quanto riferito dalla Notre Dame University. Perché non tornare alla canapa? In alcune città degli USA si sta sperimentando il bio-diesel. Nelle città di Spokane, Washington, Kansas City, Missouri, e St. Louis, gli autobus utilizzano una miscela di olio vegetale a base di girasole, soia e olio di cartamo e diesel. In questo modo si riducono le emissioni nocive del 75 per cento. A Kansas City, Missouri, l’aeroporto alimenta tutti i suoi veicoli con biodiesel puro (olio vegetale). Gli oli vegetali saranno il combustibile del futuro? Oltre al combustibile e alla carta, come abbiamo già visto, dalla canapa si possono ricavare oltre 5000 prodotti tessili e produre più di 25.000 prodotti che vanno dal cellophane alla dinamite. Nel 1993, al Wood Science Laboratory di Washington, fu dimostrato ampiamente che la fibra di canapa può fornire materiali da costruzione più elastici e resistenti dell’acciaio stesso. Alcuni studi indicano che un acro di terra coltivato a canapa (circa 4000 metri quadri), oltre a produrre fibre, ci fornirebbe 300 galloni di olio (1136 litri) che potrebbe essere utilizzato per l’alimentazione e/o come carburante, oltre a più di tre tonnellate di altri materiali di scarto, (Notre Dame 1975) da cui potremmo ottenere tela, corda, lino, carta (e stiamo parlando di carta di qualità 4 volte superiore a quella prodotta da alberi) e materiali da costruzione a basso costo. Ci vogliono centinaia di milioni di euro per abbattere le foreste e trasformarli in carta. Ci vogliono miliardi di dollari per perforare la terra per il petrolio e per elaborare petrolio greggio in carburanti, materie plastiche e prodotti chimici. 101 102 TUTTA COLPA DEL COTONE? “Sfruttate al massimo i semi di canapa e seminateli ovunque.” George Washington I coltivatori di cotone hanno avuto un ruolo guida nella proibizione della canapa, ed è ovvio, dal momento che il cotone è molto meno resistente delle fibre di canapa. Il cotone è anche la coltura che richiede in assoluto più pesticidi: il 28% di tutti i pesticidi che produciamo sul nostro pianeta vengono utilizzati per la coltivazione del cotone. La canapa, lo ribadisco, produce almeno una dozzina di volte più fibra tessile del cotone e non necessita di pesticidi, dal momento che provvede da sola ad uccidere le erbacce. Quasi tutti gli abiti indossati dagli esseri umani fino al 19° secolo erano ricavati dalla canapa e non dal cotone. Continuiamo insensatamente a favorire le industrie del petrolio, a favore di pochi, causando desertificazione e cambiamenti climatici. Stiamo trascurando le proteine contenute nei semi di canapa, la più produttiva, più antica e più sana coltura alimentare della terra. Praticamente, tutto ciò che può essere fatto col petrolio si può ottenere con gli oli vegetali dei semi di canapa ed altri oli ad un costo decisamente molto minore. Secondo recenti studi, con la cannabis si possono curare reomatismi, asma, gastrite, malaria, dolori mestruali, epilessia, coliche, anoressia, bronchiti, diabete, glaucoma, sclerosi multipla e negli ultimi anni ci si sta accorgendo che può essere una potenziale cura per il cancro e la leucemia. 103 Il Rapporto Roques Sui principali media (giornali, televisioni ecc.) infuria continuamente il dibattito sulla presunta pericolosità della canapa indiana, sia per quanto riguarda i danni fisici sia per quanto riguarda la dipendenza. Per quanto riguarda il problema dei possibili danni fisici, il rapporto Roques commissionato dal Governo francese, nel capitolo che riguarda la cannabis, cita molte ricerche fatte o in corso di svolgimento, che potrebbero concludersi con la dimostrazione di qualche danno a carico della canapa indiana. Ma il fatto è che, nonostante i molti paroloni scientifici, di dimostrato non c’è ancora nulla. Di ricerche ne sono state fatte molte, proprio allo scopo di individuare dei danni con cui giustificare il proibizionismo, ma sono proprio queste ricerche che ne hanno dimostrato la totale innocuità. La cosa più importante di cui si riferisce nel rapporto, che è anche quella che viene citata più spesso dai proibizionisti, è una “perturbazione del comportamento del sistema immunitario”, osservata nelle cavie di laboratorio alle quali sono state somministrate dosi molto forti di cannabis. Un comportamento irregolare del sistema immunitario potrebbe sicuramente provocare dei problemi, ma bisogna tenere conto che si tratta di dosi molto superiori a quelle mai assunte da essere umano. Gli alti dosaggi con effetto allucinogeno, gli unici che potrebbero destare qualche preoccupazione, non hanno però molto interesse per gli usi di medicina, e per di più sono anche poco diffusi tra i consumatori di canapa indiana. 104 E’ il consumo a basse dosi, tipico della cannabis fumata, o marijuana, che interessa la medicina, anche se bisogna dire che, quando la cannabis era usata a scopo medico, era somministrata sotto forma di tintura, e quindi dosata in gocce, e non fumata. Anche così comunque si manifestano i famosi effetti psicoattivi, che però non erano considerati da nessuno un problema. Quando si parla di marijuana l’unico esempio che i proibizionisti riescono a fare riguarda i possibili danni ai polmoni. Si parte da questa constatazione: una sigaretta di marijuana deposita nei polmoni tre volte più catrame rispetto ad una normale sigaretta di tabacco. Cosa significa? Che la marijuana è tre volte più dannosa del tabacco? Che comporta un rischio tre volte più grande di cancro ai polmoni? Innanzi tutto va detto qual è la ragione di questo maggior deposito di catrame: le sigarette di tabacco hanno il filtro, le altre, vendute nel mercato clandestino, no. Inoltre di marijuana rispetto al tabacco se ne fuma molto meno. Secondo il rapporto Roques il 90% dei consumatori di cannabis sono occasionali, cioè non fumano nemmeno una sigaretta al giorno. Per di più, se fosse veramente questo il problema, basterebbe usare pipe ad acqua che abbattono completamente il catrame, oppure altre forme di somministrazione. Ma anche le indagini sui fumatori più accaniti, quelli che fumano fino a 10 sigarette di marijuana al giorno (il massimo teorico, perché in questo modo si è sotto l’effetto della sostanza per tutte le ore del giorno in cui si è svegli), non hanno dimostrato nessun aumento del rischio statistico di ammalarsi di malattie polmonari o di cancro ai polmoni. 105 Nel fumo di tabacco ci sono delle sostanze cancerogene che evidentemente mancano nel fumo della cannabis. Inoltre, mentre la nicotina del tabacco provoca il restringimento degli alveoli dei polmoni, il fumo della cannabis ne provoca la dilatazione, il che favorisce l’eliminazione delle sostanze estranee. Per questo motivo il fumo della marijuana è considerato un rimedio per l’asma. Gli scienziati dicono che nei fumatori di marijuana si osservano gli stessi danni superficiali alle mucose dei polmoni dei fumatori di tabacco, ma che poi il danno non progredisce oltre. Anche gli altri danni, imputati a volte alla canapa indiana, sono stati regolarmente smentiti dalle ricerche scientifiche: la diminuzione della memoria non è mai stata dimostrata, perché i test di memoria danno differenze minime e oltretutto contrastanti. I danni al cervello sono del tutto inesistenti anche per le dosi allucinogene (mentre una sbornia di alcool provoca estese distruzione di cellule cerebrali). Per quanto riguarda invece il problema dipendenza, mentre il rapporto Roques sostiene che in un numero limitato di casi, comunque molto inferiore a quelli di alcool e tabacco, alte dosi di cannabis (hashish) possano dare dipendenza, altri autori sostengono che non dà mai assuefazione o dipendenza quali che siano le dosi. Nessuno invece può più sostenere che esistano problemi di dipendenza per la cannabis a basse dosi (marijuana). Vedere per esempio gli articoli sugli usi medici della canapa o il servizio pubblicato a suo tempo dalla rivista inglese New Scientist che fa anche il punto sulla esperienza olandese di liberalizzazione del consumo della canapa indiana. 106 Etichetta di un prodotto medicinale dei tempi in cui la cannabis era legale in Italia ASMA SIGARETTI INDIANI AL CANNABIS INDICA di Grimaldi e C.ia “Basta respirare il fumo dei sigaretti al Cannabis Indica per far cessare i più violenti attacchi di asma, tosse nervosa, raffreddore, estinzione di voce, nevralgia facciale, insonnia e per combattere laringite e affezioni delle vie respiratorie. 107 Sia sufficiente dire che per la marijuana o l’hashish non sono mai stati previsti in nessuna parte al mondo programmi di disintossicazione, ma solo a volte, come negli Stati Uniti, corsi di rieducazione per non perdere il lavoro – il che è un’altra cosa -. Per restare con i piedi per terra vale la pena considerare i danni (e la dipendenza) di una sostanza ritenuta innocua e venduta per questo senza ricetta medica come farmaco da banco in tutte le farmacie. L’aspirina, che guarda caso ha sostituito giusto 100 anni fa la cannabis come analgesico, provoca facilmente ulcerazioni allo stomaco (e a tutti sarà capitato sentirsi dire di non prenderla a stomaco vuoto). Inoltre nella letteratura scientifica sono segnalati decine di casi di morte dovuti all’aspirina. Inoltre l’aspirina provoca anche assuefazione, se è vero che ci sono milioni di persone nel mondo che consumano l’aspirina a mezzo tubetto per volta. Secondo Lester Grinspoon, il principale esperto mondiale di marijuana, non esiste invece nella letteratura medica nemmeno un caso di morte attribuibile con certezza alla cannabis. Se fossero stati dimostrati a carico della cannabis anche solo un decimo dei danni provocati dall’aspirina, chissà che cosa non si sarebbe detto! In realtà i danni provocati dalla canapa indiana, ammesso che ce ne siano, sono ben inferiori alla decima parte di quelli provocati dall’aspirina. Per sostenere che la cannabis provoca dei danni bisogna veramente arrampicarsi sugli specchi! E’ veramente curioso che simili argomenti vengano ancora ritenuti una giustificazione di quello che è di fatto un vero e proprio accanimento proibizionistico. 108 Il declino dell’idustria tessile italiana Ma non possono essere una giustificazione del proibizionismo nemmeno gli effetti psicoattivi indotti dalla cannabis a basse dosi. Prima di tutto si tratta di effetti blandi, tanto che una persona sotto la sua influenza non è facilmente distinguibile da un’altra. Inoltre questi effetti sono tutt’altro che demoniaci. Ecco più o meno quali sono (non per esperienza diretta): distensione mentale e muscolare, miglioramento dell’umore, rallentamento dei riflessi, maggior difficoltà nel mantenere l’attenzione e maggior interesse per i piccoli dettagli. Per quanto riguarda il rallentamento dei riflessi e la maggiore difficoltà di attenzione, non si tratta dei “danni” della cannabis, ma solo delle sue peculiari caratteristiche (completamente reversibili e senza alcun effetto a lungo termine come molti studi hanno dimostrato). Così la caratteristica della camomilla è di conciliare il sonno, e quella del caffè di migliorare lo stato di attenzione, ma nessuno pensa per questo che la camomilla e il caffè per i loro effetti sulla psiche siano delle pericolose droghe da proibire. D’altra parte la proibizione del 1937 era stata giustificata con ben altre accuse che quella di allentare un po’ i riflessi: la si accusava di essere responsabile di tutti i delitti più efferati riportati dalla cronaca del tempo, come se potesse rendere le persone pazze e assatanate di violenza. Adesso nessuno si sogna più di fare simili accuse, che però sono state la causa di quella che si potrebbe definire “la madre di tutte le proibizioni”. Una proibizione che da allora in poi, nonostante che gli argomenti originari siano venuti meno, è stata ribadita infinite volte. Anzi, sempre nell’intento di giustificare questa anacronistica proibizione, da qualche parte oggi si sostiene che la cannabis potrebbe rendere le persone così miti e tranquille che, nel caso venissero aggredite, non 109 sarebbero più in grado di difendersi… Da precisare che qui non si sta parlando né di “droghe leggere”, che comprendono anche le pasticche fatte di sostanze chimiche artificiali che pochi o molti danni sicuramente provocano, né di droghe in generale. Ma solo di una pianta e di un farmaco naturale di nome cannabis. L’unica controindicazione riguarda il consumo eccessivo da parte degli adolescenti. In questa età difficile, in cui si passa da un ambiente protetto e senza preoccupazioni ad una situazione in cui bisogna cominciare ad assumersi le proprie responsabilità, ci può essere la tentazione di sfuggire alla realtà. Si può cercare di sfuggire alla realtà in tanti modi: troppa tivù, film, videogiochi, fumetti ecc. E anche troppa marijuana. Di per sé la marijuana non costituisce un problema, salvo che non diventi un comodo rifugio per sfuggire alla realtà e alle proprie responsabilità. Anche in questo caso però è molto meglio informare correttamente ed educare piuttosto che proibire. Certamente la strada peggiore di tutte è quella di ingannare i giovani, che sanno benissimo che la marijuana è del tutto innocua, e che per procurarsela devono esporsi ai contatti con gli spacciatori di droghe pesanti. Come si fa a dire adesso: “scusateci, abbiamo sbagliato, la cannabis è completamente innocua, anzi è un benefico farmaco”, dopo tante professioni di fede sulla pericolosità e sugli effetti demoniaci di questa sostanza, dopo che milioni di persone in tutto il mondo sono finite in galera solo per avere fumato uno spinello? Sarebbe veramente ora di prenderne atto. 110 Di conseguenza: non si può liberalizzare la coltivazione della canapa industriale perché ciò comporterebbe il rischio di allentare la proibizione sulla marijuana; non si può liberalizzare la marijuana, anche se non è una droga ma un farmaco naturale, perché ciò comporterebbe il rischio di allentare la proibizione sull’hashish; per la proprietà transitiva non si può coltivare la canapa industriale perché ciò comporterebbe il rischio di allentare la proibizione sull’hashish, anche se l’hashish è di fatto una sostanza innocua e comunque ben poco usata! Ma non è ancora tutto: con deroga alla proibizione, l’Europa ha stabilito che si può coltivare canapa industriale seminando semente certificata con tasso di THC inferiore allo 0,3%. Appena l’Italia ha cominciato a produrre in proprio un po’ di semente delle varietà italiane rientrante in questo limite, immediatamente la CEE lo porta allo 0,2%, con minaccia di arrivare fino allo 0% se l’Italia (che produceva la migliore fibra tessile di canapa del mondo) insisterà nel volersi adeguare a questo nuovo parametro. Tutto questo per proteggere un minuscolo monopolio francese, sostenuto da aiuti comunitari, costituitosi in questi anni. E così succede che, mentre un numero sempre maggiore di paesi scopre l’utilità della canapa, ne rivaluta gli usi medici e legalizza la marijuana e l’hashish, una miope burocrazia comunitaria cerca di impedire in tutti i modi che i problemi dell’ambiente possano trovare le soluzioni che da tanto tempo stanno aspettando. 111 Marijuana e Medicina Sclerosi multipla una notizia di speranza arriva da un nuovo studio della Tel Aviv University in cui si è trovato che alcuni composti presenti nella cannabis possono combattere e impedire l’infiammazione cerebrale e nel midollo spinale. Durante un esperimento condotto di recente su topi in parte parlazzati, alcuni ricercatori della Tel Aviv University hanno scoperto delle proprietà antinfiammatorie nei principi attivi della Marijuana. Secondo gli studiosi tali sostanze sono in grado di combattere le infiammazioni e farle regredire; infatti, si è notato che, attraverso l’assunzione, le cellule immunitarie producevano minor quantità di molecole infiammatorie, in particolare di interleuchina. La dottoressa Ewa Kozela, conduttrice dello studio ha dichiarato: ”L’infiammazione fa parte della risposta naturale del sistema immunitario dell’organismo. Il nostro studio ha cercato di capire come alcuni composti isolati nella marijuana potrebbero essere usati per regolare questa infiammazione e proteggere il sistema nervoso e le sue funzioni” Tra i diversi componenti della cannabis vi sono il THC, o tetraidrocannabinolo, che è il composto più abbondante e responsabile degli effetti di alterazione della mente, e il CBD, o cannabidiolo, anch’esso presente in abbondanza. Proprio quest’ultimo componente è quello su cui si sono concentrati i ricercatori, poiché offre benefici medicinali senza i controversi effetti del THC. 112 Già in un precedente studio, Kozela e colleghi avevano dimostrato che il CBD era in grado di trattare i sintomi di malattie simil-sclerosi multipla nei topi, impedendo alle cellule immunitarie di trasformarsi e attaccare le coperture isolanti delle cellule nervose nel midollo spinale. Partendo da questi risultati, in questo ultimo studio i ricercatori hanno cercato di osservare se le note proprietà antinfiammatorie di CBD e THC potrebbero essere applicate anche al trattamento dell’infiammazione associata con la SM. Lo studio si è focalizzato sulle cellule immunitarie isolate, e prelevate da topi con paralisi, che sono implicate nel danneggiamento specifico del cervello e del midollo spinale. Queste sono poi state trattate in laboratorio sia con il THC che con il CBD. I risultati dello studio, pubblicati sul Journal of Pharmacology Neuroimmune, mostrano che in entrambi i casi le cellule immunitarie hanno prodotto meno molecole infiammatorie, in particolare una, chiamata interleuchina 17 (o IL-17), che è fortemente associata con la SM e risulta molto dannosa per le cellule nervose e la loro guaina isolante. A conclusione dello studio, gli autori ritengono che il CBD, come anche il THC, impedisce alle cellule immunitarie l’innesco di molecole infiammatorie, limitando al contempo la capacità delle molecole di raggiungere e danneggiare cervello e midollo spinale. La Romania è il decimo Paese dell’Unione Europea ad aver legalizzato la marijuana per uso medico. Bucarest ha approvato (ottobre 2013) gli emendamenti legislativi per consentire ai pazienti affetti da malattie gravi come il cancro, l’epilessia e la sclerosi multipla di utilizzare la marijuana dietro prescrizione medica. 113 La cannabis come terapia NEGLI USA La marijuana per scopi terapeutici è ormai consentita in quasi la metà degli USA, coll’Illinois che recentemente è diventando il ventesimo stato che consente ai medici di prescrivere legalmente l’erba ai propri pazienti. Ma mentre la legge federale considera ancora la cannabis illegale, gli avvocati si dicono convinti che portare marijuana a bordo degli aerei delle varie compagnie per gli spostamenti interni non farà necessariamente sollevare questioni da parte degli agenti della polizia locale. ISRAELE Una patologia indotta dallo stress post traumatico, conosciuta anche con la sigla DPTS, che affligge psicologicamente coloro che sono stati vittime di un evento violento o traumatico, potrebbe essere curata somministrando al paziente i principi attivi della cannabis. Lo studio, condotto dal MAPS - Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies -, ovvero un gruppo di ricerca californiano guidato dalla dottoressa Mimi Peleg, riporta risultati “molto incoraggianti”. La dottoressa Peleg, coadiuvata da Allan Frankel, medico di Los Angeles e ricercatore all´Università di Tel Aviv, studiando le reazioni che una dozzina di pazienti affetti da stress post traumatico avevano nei confronti di una terapia medica a base di marijuana, hanno notato un grande miglioramento nelle loro condizioni di salute; i pazienti, non solo migliorarono la qualità del sonno, ma erano anche in grado di ricordare il loro passato con una sofferenza nettamente minore rispetto a prima. 114 Di fronte a questi risultati, il ministero della Salute d´Israele ha dato l´autorizzazione al professor Allan Frankel per eseguire alcuni test medici utilizzando il cannabidiolo (CBD) e valutare quali possano essere gli effetti di questo principio attivo della cannabis su persone affette da disturbi del sonno, dell´umore e da ansia. Al momento attuale circa 200 pazienti in tutto Israele, al fine di curare i sintomi dello stress post traumatico che li ha colpiti, fanno uso abituale di medicinali a base di principi attivi della cannabis. 115 Cannabis e terapia del dolore Dopo essersi battuta con forza per anni contro la legalizzazione delle droghe leggere, Jennifer May, cittadina dello Utah e fedele convinta repubblicana della prima ora, ha oggi deciso di cambiare idea e di provare a farsi sentire raccontando una storia destinata a far discutere. A lungo convinta delle proprie posizioni proibizioniste ed oltranziste tipiche del suo partito politico di riferimento, la May ha scelto di abbandonare i panni della lotta alla cannabis da quando ha scoperto che il suo figlio undicenne ha visto manifestarsi i sintomi di una terribile malattia che non gli permette più neppure di frequentare le lezioni scolastiche. La cannabis è infatti sempre più utilizzata in ambito sanitario, specialmente per quanto riguarda la cosiddetta terapia del dolore. Stockton May, questo il nome del giovane nemmeno ancora adolescente, ha infatti scoperto di essere affetto da una terribile e rara forma di epilessia conosciuta come la sindrome di Dravet – un male contro il quale tutti i rimedi provati fino ad ora dai medici consultati non sono sembrati sortire alcun effetto. Dopo essersi battuta contro la “follia” di somministrare estratti di marijuana a dei bambini con “il pretesto” delle loro condizioni di salute, la signora May oggi prova quindi a spingere i rappresentanti del suo partito a cambiare idea e rendere le leggi dello stato dello Utah più tolleranti in materia di droghe leggere. “Voglio solo continuare a provare qualcosa per regalare a mio figlio la possibilità di godersi ancora qualche anno della sua vita ora che tutto quello che abbiamo tentato si è rivelato inutile.” 116 Cannabis e Leucemia Landon Riddle è un bambino di tre anni malato di leucemia. Un male terribile che, secondo i suoi medici, può essere curato solo attraverso una intensa chemioterapia. Una cura però che fa male a Landon, gli provoca degli effetti collaterali che lo devastano. Il bambino soffre di forti dolori, vomita decine di volte giorno e in un caso rimane ben venticinque giorni senza mangiare. Stremato dalla malattia e a quanto pare anche dalla chemio, la mamma di Landon decide di provare una strada alternativa. La donna, Sierra Riddle, si trasferisce dallo Utah in Colorado e permette al bambino di lasciarsi curare con la marijuana medica. La storia della donna e di suo figlio viene riportata dall’Huffington Post: dopo un anno dalla decisione di Sierra Riddle, è lei stessa a ricordare con orrore il periodo della chemioterapia di suo figlio e della decisione di optare per una cura sperimentale a base di marijuana in forma liquida. La madre si è trasferita in Colorado proprio perché in questo Stato americano, a differenza dello Utah, ciò è legale. La donna ha raccontato che in quattro settimane ha iniziato a vedere dei miglioramenti in suo figlio. Nel giro di qualche mese la leucemia di Landon è andata in remissione e il bimbo è tornato a stare meglio. Ma mentre Landon migliorava sua madre è stata anche denunciata ai servizi sociali da un medico che non credeva in questo genere di terapia. 117 Cannabis ed Epilessia Charlotte è una bambina americana di soli 6 anni affetta da Sindrome di Dravet (chiamata anche epilessia mioclonica: grave sindrome epilettica dell’infanzia, generalizzata e sintomatica, che insorge entro il primo anno di vita e che è caratterizzata da prognosi grave e ritardo psicomotorio ingravescente). Le sue condizioni di salute sarebbero sensibilmente migliorate dopo un trattamento con un tipo di semi di cannabis per uso terapeutico che oggi vengono chiamati “Charlotte’s Web” proprio in suo onore. Anche in questo caso la cannabis sembrerebbe non avere alcun tipo di controindicazione e si sarebbe già più volte rivelata molto utile nella cura dell’epilessia. L’Associazione dell’Epilessia dello Utah (Epilepsy Association of Utah) si è schierata dalla parte di Jennifer May, la mamma di Stockton, cercando di spiegare ai politici i grandi benefici del cannabidiol, principio attivo estratto dalla pianta della cannabis, nella cura all’epilessia. Per analizzare meglio la questione, l’Istituto di Medicina e l’American Medical Association hanno chiesto di condurre ulteriori ricerche mentre l’Accademia Americana dei Pediatri ha deciso di schierarsi apertamente contro la somministrazione di marijuana a bambini per qualsiasi scopo terapeutico. 118 FAI MERENDA CON NUGTELLA? Per far comprendere quanto si stia espandendo il fenomeno dell’uso medico della cannabis, propongo ora la foto di un prodotto americano chiamato Nugtella. Le somiglianze con il prodotto della Ferrero sono talmente evidenti che la casa italiana ha deciso di far causa per plagio. L’azienda americana Organicares ha prodotto una crema alle nocciole, arricchita di marijuana, ma solo per uso medico; infatti, la Nugtella californiana, prodotta a San Jose, non legata alla società italiana, è stata creata da una miscela di olio di hashish con circa 320 milligrammi di THC medica per ogni tazza di cioccolato fuso. Il prodotto, però, almeno all’apparenza non è stato realizzato con l’intento di allietare la prima colazione o di arricchire la merenda del pomeriggio. Tutt’altro. Si tratta infatti di un preparato medico, acquistabile esclusivamente in California dietro prescrizione medica, o più precisamente da chi è in possesso della California State Medical Marijuana Card. 119 Cannabis per uso medico in Italia Da qualche tempo è possibile far uso di cannabis per uso medico in Italia. Il primo farmaco ad affacciarsi sul mercato italiano è il “Cannabis Flos” della Bedrocan, reso disponibile da un’azienda di Milano ma prodotto in Olanda. Benché pochi ne siano al corrente, Il “farmaco” è a carico del Ssn per la sclerosi multipla e diverse Regioni lo hanno ormai autorizzato. Come agiscono i suoi principi attivi? Per quali malattie sono confermati i benefici e per quali trattamenti è già utilizzata dai medici? Eccovi le risposte. «l’efficacia è riferita ad alcuni suoi principi attivi, in particolare al Thc (tetraidrocannabinolo) e al Cbd (cannabidiolo), per i quali c’è il maggior numero di dati consolidati, sia dalla ricerca scientifica sia dall’esperienza con i malati» specifica il dottor Vidmer Scaioli, specialista in Neurofisiopatologia 120 all’istituto neurologico Besta di Milano. Tali principi attivi hanno dimostrato di avere effetti benefici per contrastare diverse patologie. L’utilità della cannabis nella cura di diversi disturbi e malattie è accertata poiché contiene due importanti principi attivi. COME AGISCE? «Come palliativo attenua o tiene sotto controllo alcuni sintomi come il dolore, in altri casi, invece, aiuta a stabilizzare le condizioni della malattia stessa, dunque fa parte della cura» afferma il dottor Scaioli. La cannabis, dunque, può essere lenitiva, cioè utile per alleviare i sintomi, migliorando la vita della persona malata; curative, ovvero in grado sia di diminuire il dolore sia di rallentare la malattia. CASI ACCERTATI Mielopatie e Parkinson: la mielopatia è una malattia che ha origine dal midollo osseo e si sviluppa in diverse forme. In molti casi può essere accompagnata da dolori, spasmi e incapacità di controllare perfettamente i movimenti, soprattutto nelle fasi avanzate. Per tutte queste complicanze, il Thc può avere un efficace effetto lenitivo. Stesso discorso per il morbo di Parkinson. «La cannabis non cura la malattia, ma aiuta a tenere sotto controllo alcuni effetti della terapia, come la rigidità muscolare e i dolori.» dice il Dr. Scaioli. 121 Glaucoma: negli Stati Uniti, il Thc è usato nella cura del glaucoma dal 1978, in combinazione con altri farmaci. Questa malattia colpisce il nervo ottico e porta a una progressiva riduzione della vista. • «Il Thc può far parte della cura perché stabilizza la pressione endoculare, che disturba la visione centrale» afferma Scaioli. «Il principio attivo della cannabis evita gli sbalzi eccessivi di pressione interna dell’occhio, che sono molto rischiosi, così come è considerata più rischiosa un’ipertensione arteriosa instabile rispetto a una pressione alta, ma non soggetta a sbalzi improvvisi» • Nei soggetti affetti da glaucoma, una pressione oculare alta comprime e, a lungo andare, danneggia il nervo ottico, ma gli sbalzi improvvisi rischiano di provocare danni maggiori. In questo caso, l’uso del Thc è propriamente curativo anche se, per ora, l’effetto risulta di durata abbastanza breve; ci sono ricerche in corso per cercare di prolungarne i benefici. Sclerosi multipla: la sclerosi multipla è progressiva e può arrivare a essere molto invalidante. La cannabis si è rivelata particolarmente efficace nel trattamento di questo disturbo: è sia palliativa sia curativa e questo è uno degli ambiti in cui è più diffuso il suo uso. • «Riduce sensibilmente gli spasmi muscolari, che sono conseguenza della malattia, riduce i dolori, migliora il tono muscolare e facilita il sonno. Dunque, non solo migliora la qualità di vita del malato, ma aiuta a controllare in modo efficace i sintomi». sostiene il neurologo. 122 • A proposito della sua efficacia «Ci sono diverse ipotesi. E’ certo che agisce su alcuni mediatori, i cosiddetti neurotrasmettitori, che regolano l’eccitabilità e l’iperattività delle cellule, responsabili degli spasmi muscolari. In ogni caso, non sappiamo ancora del tutto perché funziona... ma funziona» aggiunge Scaioli. Epilessia: «Si tratta di un’epilessia che si caratterizza per crisi notturne che non rispondono ai farmaci: ci sono molte segnalazioni dai malati che hanno riscontrato effetti positivi della cannabis nel migliorare il livello di attenzione e, nel complesso, le capacità neurocognitive» spiega lo specialista. L’epilessia notturna farmaco-resistente può essere trattata efficacemente con la cannabis, in grado di ridurre i sintomi della malattia. Diabete: La neuropatia diabetica, causando forti dolori e disturbi alla sensibilità, è una delle complicanze più serie e debilitanti poiché peggiora di molto la qualità di vita del paziente. I principi attivi della cannabis si sono rivelati utili nel tenere sotto controllo le complicanze della malattia, in particolare i dolori neuropatici. Tumori: «È un valido aiuto nella cura, perché spesso la nausea è uno degli effetti collaterali più pesanti, tanto da scoraggiare un buon numero di malati a proseguire nei trattamenti di chemioterapia». spiega il dottor Scaioli. In oncologia la cannabis è usata per alleviare i dolori e ridurre la nausea causata dai farmaci chemioterapici. Migliorando la qualità di vita del malato nel suo complesso. 123 Artrite reumatoide e dolori osteo-articolari: poiché ha un effetto levinito e calmante sull’infiammazione ed è in grado di ridurre i dolori, la cannabis è utilizzata come antidolorifico in tutti i casi di disturbi che coinvolgono le articolazioni del corpo e le ossa, come l’artrite reumatoide e le artropatie. Aiuta il metabolismo: alcuni dati sperimentali ottenuti analizzando un campione di circa 5000 uomini e donne, forniti da ricercatori di tre note istituzioni americane (Bet Israel di Boston, School of public health di Harvard e università del Nebraska), hanno evidenziato che le persone che consumavano regolarmente marijuana avevano livelli di zuccheri nel sangue più bassi e valori più alti di colesterolo “buono” rispetto a chi non ne faceva uso. I risultati incoraggianti mostrarono che l’organismo di tali pazienti era meno esposto ai rischi del diabete, in quanto in grado di gestire in modo migliore l’insulina con una conseguente metabolizzazione degli zuccheri. Ora la situazione è diversa: per la sclerosi multipla, il malato non paga. Negli altri casi, i costi sono ridotti. «Se un medico, anche al di fuori dei centri autorizzati, ritiene che un malato possa beneficiare del farmaco a base di cannabinoidi, può prescriverlo. In questo caso il farmaco è a carico del malato e non del Servizio sanitario, ma il prezzo é comunque molto inferiore ai costi che si dovevano sostenere prima per importarlo e sdoganarlo» 124 Come si usa la cannabis per la cura? Anche se le confezioni (bustine o flaconi) contengono in effetti “erba”, in linea di massima, gli effetti positivi in ambito medico si ottengono somministrando i principi attivi della cannabis per via orale (in compresse) oppure per inalazione (con inalatori simili a quelli che si usano per l’asma). In alcuni casi, come per il glaucoma, il farmaco può essere sotto forma di collirio. Di solito, il trattamento prevede cicli di tre mesi. Come abbiamo visto, l’uso terapeutico si sta lentamente diffondendo anche nel nostro Paese. Dal mese di febbraio (2013) i farmaci a base di cannabinoidi sono stati inseriti dal Ministero della Salute nella Tabella II sezione B della normativa sugli usi terapeutici delle sostanze psicoattive sottoposte a controllo. Alcune Regioni (Puglia, Marche, Toscana, Veneto e Lombardia) ne hanno già autorizzato l’uso e questo provvedimento del Ministero è destinato, probabilmente, ad agevolarne l’approvazione anche da parte di altre Regioni. Il provvedimento è infatti in discussione in Abruzzo e il consiglio regionale della Liguria lo sta riesaminando (una legge regionale era stata approvata, ma è stata dichiarata in parte illegittima). Il costo della cura, dunque, è a carico del Servizio sanitario regionale solo quando il medicinale viene prescritto per la sclerosi multipla da uno specialista di uno dei centri riconosciuti. Il sito ufficiale del Bedrocan raccomanda di non fumare cannabis ma di inalare il prodotto attraverso un vaporizzatore o berlo come tisana. Informazioni dettagliate sono disponibili sul sito alla paghina download. 125 La Cannabis rende violenti? “La Marijuana in sé non induce alla violenza. Le persone che fumano uno spinello non decidono di sparare a qualcuno. La violenza è scaturita dal fatto che la cannabis è illegale. La stessa dinamica era indotta al tempo del proibizionismo dell’alcol in America. Una volta abrogato il proibizionismo, la violenza associata al mercato nero dell’alcol è scomparsa. Prima di intraprendere qualsiasi discussione sensata su come trattare le droghe illegali negli Stati Uniti, dobbiamo fare distinzione tra la violenza associata a un farmaco e la violenza associata al traffico di droga”. - Judy Mann, sul Washington Post, 23 maggio , 2001, p. C15 La marijuana non causa violenza. I sostenitori in genere del proibizionismo giustificano le loro prese di posizione adducendo il fatto che la cannabis renda violenti, ma questa affermazione è del tutto ingiustificata. Contrariamente a ciò che avviene con l’assunzione di alcol, i fumatori di cannabis tendono ad essere rilassati, calmi e fin troppo pacifici. In un documento dal titolo “Sostanze psicoattive e violenza” di Jeffrey A. Roth (Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti), l’autore osserva che, piuttosto che causare la violenza, la marijuana in realtà “inibisce temporaneamente i comportamenti violenti.” Se la marijuana fosse legale, la violenza ad essa associata scomparirebbe. La distribuzione controllata del farmaco in un ambiente sicuro e regolamentato eliminerebbe il mercato nero e la criminalità ad esso associata. Ha funzionato con l’alcol: non esistendo più il mercato nero, le forze dell’ordine non devono perdere tempo in quella direzione. Questa lezione di storia dovrebbe insegnarci che legalizzare la marijuana contribuirebbe ancora di più a ridurre la violenza. 126 LA PIANTIAMO Cannabis Social Club Racale (LE) Associazione no profit – Un aiuto reciproco tra malati www.lapiantiamo.it Un luogo per coltivare la cannabis a scopo terapeutico, qui in Italia e senza doversi nascondere, almeno fino a quando qualcuno non ostacolerà il progetto di due ragazzi pugliesi, Andrea Trisciuoglio e Lucia Spiri, entrambi affetti da Sclerosi Multipla e attualmente in cura con il Bedrocan (medicinale a base di infiorescenze di canapa) fornito gratuitamente dal Servizio Sanitario Regionale. Arrivare a questo farmaco è un vero e proprio calvario, una meta irraggiungibile per molti, quasi per tutti! La sola alternativa è coltivare la canapa in casa, attualmente considerata attività illegale in Italia. Dalla prepotente urgenza delle persone malate, nasce nel 2013 LapianTiamo, il primo Cannabis Social Club d’Italia (CSC). Ogni giorno migliaia di malati devono acquistare la canapa – che consumano per il proprio benessere – dal mercato nero, con gravi conseguenze legali. Il CSC offre la massima attenzione ai malati di varie patologie che potranno trarre beneficio dall’utilizzo della canapa medicinale. Il CSC è una novità assoluta nel panorama italiano che vede ancora criminalizzata la pianta dalla quale molti malati in tutto il mondo ottengono enormi benefici. Cannabis Social Club Racale Quartier Generale: 73055 – Racale (LE) Sede Legale: Via delle Orchidee, 71122 – Salice (FG) [email protected] Tel1. +39 3925725184 Tel2 +39 3351258213 127 La cannabis e le difese immunitarie Secondo Robert Melamede, CEO del Cannabis Science, la risposta potrebbe essere in un medicinale a base di marijuana. Intervistato dalla ABC News, rete televisiva americana, il Dr. Melamede ha affermato: “Le risorse mediche antivirali di cui disponiamo attualmente sono inadeguate per affrontare le sfide immediate .... noi crediamo che i farmaci a base di estratto di cannabis possono ridurre le morti di influenza H1N1” Uno studio pubblicato sulla rivista “Neuroimmunology” ha mostrato per la prima volta come il fumo della marijuana alteri l’espressione di alcuni recettori sulle cellule del sistema immunitario. Questi effetti sono al centro di un acceso dibattito. Anche se sono necessari nuovi studi sugli esseri umani, quelli sugli animali indicano chiaramente che la marijuana e i suoi composti psicoattivi, i cannabinoidi, sopprimono alcune funzioni del sistema immunitario e le infiammazioni. “Questo – spiega Klein – ci suggerisce che la marijuana o i cannabinoidi possano dare beneficio a chi soffre di disturbi infiammatori cronici, ma lo stesso non vale per le malattie infettive, come l’HIV”. Se i risultati ottenuti sugli animali dovessero dimostrarsi veri anche per gli esseri umani, potrebbero portare allo sviluppo di medicine a base di cannabinoidi per malattie quali la sclerosi multipla o l’artrite reumatica. I recettori che reagiscono al delta-9 tetraidrocannabinolo, o THC, sono stati trovati in vari tessuti del corpo e del cervello. Una sostanza simile alla THC, l’anandamide, circola naturalmente nel nostro sangue e si lega a questi stessi recettori: prova che nel corpo umano esiste un sistema basato sui 128 cannabinoidi che svolge un ruolo fisiologico nella normale immunità, oltre che influenzare l’umore. Esaminando campioni di sangue di 56 volontari sani, fra cui 10 fumatori sistematici di marijuana, di età compresa fra 22 e 46 anni, si è visto che le cellule del sistema immunitario del sangue dei fumatori di marijuana esprimono livelli significativamente più elevati del recettore cannabinoide. Poiché non esiste ancora un metodo per studiare direttamente l’espressione dei recettori dei cannabinoidi nelle cellule del sistema immunitario, gli studiosi hanno esaminato il materiale genetico, l’RNA messaggero, che è il diretto precursore del recettore. L’espressione di questo precursore era consistente per tutte le età, sessi e gruppi etnici. Confezione di sigarette di Cannabis ad uso medico venduta da una società Californiana. 129 Proprietà analgesiche I principi attivi della Cannabis agiscono sul dolore riducendo le infiammazioni (più efficacemente dell’aspirina secondo alcuni studi) e abbassano la sensibilità al dolore, ma i loro benefici vanno ben oltre alle proprietà analgesiche. La recente legalizzazione della cannabis a scopo medico è infatti accompagnata da numerosi studi scientifici che ne hanno evidenziato le numerose applicazioni terapeutiche: si va dal trattamento di nausea, vomito e sindrome premestruale al quello contro le perdite di appetito, l’asma, e il glaucoma. La marijuana allevia i sintomi della sclerosi multipla e delle lesioni al midollo spinale, oltre che a rilassare chi soffre di dolore cronico. E poi ci sono gli effetti positivi su artrite, disordini bipolari, cancro al colon e al seno, Aids, depressione, leucemia, Corea di Huntington, tic nervosi, Alzheimer, anoressia, stress post-traumatico... Gli studi scientifici sulla materia, ormai sterminati, sono il motivo per cui sempre più paesi stanno poco a poco dando il via a trial clinici o approvano l’uso terapeutico della pianta. La strada per coloro che desiderano curarsi in questo modo è ancora lunga: in molti casi è indispensabile una prescrizione medica (sono pochissimi i medici italiani che attualmente la prescrivono) o richiedere una tessera specifica, e la coltivazione e la rivendita di proprie piante è ancora punibile per legge, obbligando i consumatori a rivolgersi agli spacciatori con le consueguenze legali che ciò comporta e con l’incertezza della qualità del prodotto. Personalmente trovo assurdo che in Italia si possano acquistare/vendere legalmente i semi di cannabis ma che il prodotto finale (la pianta) diventi illegale al momento della fioritura. 130 Metodi di coltivazione Premesso che la coltivazione della Cannabis è illegale in Italia, non potevo concludere un libro su questa materia senza affrontare l’argomento. In effetti abbiamo detto tutto ciò che c’era da sapere sulla cannabis, ma chi volesse veramente avere un quadro completo, allora dovrà anche comprendere come cresce e si sviluppa una pianta. La scelta del luogo in cui seminare è fondamentale perché non solo dovrete in seguito controllare le piante, ma bisognerà innaffiarle, darle fertilizzanti (a volte pesticidi), e altro ancora. Quindi, se il posto è difficile da raggiungere sarà complicato prendersi cura delle piante. La cannabis può crescere in molti ambienti ed esistono varie tipologie di coltivazione: di guerrilla (piante nascoste nei campi), in serra, con rete metallica, mista indoor/outdoor. Non è mia presunzione insegnarvi a coltivare appezzamenti di terreno, poiché lo scopo del libro è puramente informativo, ma nel caso in cui voleste più indicazione, allora Internet è una fonte preziosa di esperienze condivise. La cosa più importante è la luce. Bisogna assicurarsi che il luogo scelto riceva almeno cinque ore di sole diretto al giorno per poter coltivare qualunque cosa in buone condizioni. L’acqua dev’essere di buona qualità. La vicinanza di una fonte sarà utilissima per riempire i secchi o installare un impianto di irrigazione automatica. La scelta dei semi. Piuttosto che affidarsi ai soliti semi regalati da amici, il consiglio è di acquistare semi di qualità negli appositi shop (la vendita dei semi è legale e potrete acquistarli sia via Internet che in negozio). Anche sui semi c’è tutta una scienza e pubblicazioni specifiche da consultare, senza affidarsi al caso. 131 Se preferisci un effetto calmante, allora per te è più indicata la cannabis Indica: questi semi forniscono piante dalla fioritura rapida, altezza moderata, portamento arbustivo, foglie larghe, breve distanza tra i rami, gemme dure e dense di resina, raccolto rapido ed effetto fisico calmante. I semi della Sativa, invece, producono piante con fusto alto ed elegante, con le foglie sottili, gemme poco dense e tempi di raccolta più lunghi, mentre l’effetto è cerebrale e più eccitante. La maggior parte delle varietà offerte sul mercato sono ibridi con una determinata percentuale di Indica/Sativa. Esistono anche le cosiddette razze pure: piante a crescita spontanea che col passare delle generazioni hanno prodotto caratteristiche proprie (per es. Hindu Kush, Chitral o Jamaica Blue Mountain). Negli anni ‘70 in California furono incrociate due razze pure differenti, dando origine all’ibrido F1 (La Shunk è l’esempio più noto). Incrociando un maschio F1 con una femmina F1 otterremo piante di media qualità. la Skunk e i suoi ibridi continuano a mostrarsi la soluzione migliore per il principiante. Sono forti e resistenti agli errori, e inoltre producono raccolti abbondanti, caratterizzati da sapore e odore forti. Per chi avesse problemi di luce, varietà autofiorenti come la White Dwarf sono un’alternativa molto valida. Abbiamo già imparato che dai semi possono nascere piante maschio o piante femmina, che sono quelle che ci interessano. Le piante maschio, una volta cresciute e riconosciute, vanno eliminate perché servono solo a fecondare le femmine, così come le piante ermafrodite, che manifestano insieme i tratti maschili e femminili, vanno eliminate. Esistono inoltre i semi femminizzati, la cui discendenza è formata principalmente da piante femmina. 132 I semi di speciali varietà sono più cari, dal momento che le piante di marijuana sono usate unicamente per la produzione di semi e non dei fiori pieni di resina. Quindi i semi devono poter ricompensare per le perdite. Oltre a quelli femminizzati, esistono anche i semi auto-fiorenti (questi semi sono il frutto di un incrocio con cannabis Rudealis). A questo punto avrete capito perché è decisamente meglio prendere buoni semi, in base alle proprie esigenze. Per favorire la germinazione, i semi vengono posti su alcuni strati di carta assorbente e chiusi al buio tra due piatti per alcuni giorni. Essendo il seme vita allo stato latente, per il “risveglio” occorrerà una temperatura moderata. La radichetta bianca spunterà tra i due e i setti giorni successivi. Evitate di toccare la radichetta per evitare di danneggiarla. Prima di effettuare il trapianto, bisognerà preparare un vasetto (con fori di drenaggio), riempiendolo con uno strato di terriccio. Annaffiare prima del trapianto per evitare di portar via il seme con l’acqua. Praticare un piccolo buco nel terreno e adagiare, senza fare pressione, il seme avendo cura di ricoprirlo con un po’ di terriccio. E’ bene, arrivati a questo punto, aggiungere uno strato di pellicola protettiva per mantenere l’umidità; questa andrà tolta non appena vedrete spuntare la piantina. 133 Conclusioni Non sono né medico né spacciatore, ma da semplice curioso e ricercatore desidero sempre scavare fino in fondo, cercando delle risposte concrete. Quella che vi ho proposto in queste pagine è semplicemente una panoramica sulla canapa, sui suoi molteplici usi, sul perché è stata bandita e spero di essere stato esaustivo, presentandovi una rosa di argomenti ben precisi e attuali. Effettivamente, quello legato alla Cannabis è un percorso difficile, lungo e non facile da gestire: per troppi anni, infatti, il proibizionismo legato all’ignoranza e ai forti interessi economici, ha demonizzato la cannabis come pericolosa e oggi, dichiarare il contrario, metterebbe in forte imbarazzo tutti coloro che hanno gettato in prigione i consumatori di marijuana, sostenendo a grandi titoli che facesse male. Fino a qualche decennio fa eravamo al secondo posto nel mondo nel campo della produzione di canapa tessile... poi, l’oblìo! eppure non mi risulta affatto che tutti quegli agricoltori fossero pericolosi per la società o fumassero marijuana. Penso a tutti quei pazienti a cui gioverebbe se fosse legale acquistarla, se solo si consentisse loro di reperirla facilmente o piantarla. Penso a quei pazienti sottoposti a terapia con la morfina, agli effetti collaterali della stessa e all’assuefazione che comporta (rischio inesistente con la cannabis, tra l’altro molto meno costosa e più facile da produrre); penso a quanto starebbero meglio tutti quanti se invece di ubriacarsi, facessero due tiri di cannabis ogni tanto. La cannabis sembra avere indiscutibili effetti sul nostro organismo e il “segreto” risiederebbe nel mix di oltre 400 principi attivi. Per questa sostanza non esistono controindicazioni: non esiste alcun caso di decesso a causa di intossicazione da cannabis. 134 In particolare, due sono i principi attivi che renderebbero la cannabis un’ottima soluzione come terapia contro il dolore. Si tratta del delta-8-tetraidrocannabinolo e del delta9-tetraidrocannabinolo, che agisce sul sistema nervoso centrale, inducendo il rilassamento dei muscoli, e scatenando un’azione antinfiammatoria. Per questa sostanza non esistono controindicazioni: non esiste alcun caso di decesso a causa di intossicazione da cannabis, e la tossicità del Thc è così bassa (40000:1) che anche enormi quantitativi non causano effetti collaterali dannosi. 135 INDICE Premessa Introduzione Etimologia Storia Paesi in cui l’uso è consentito I pro e i contro della legalizzazione L’Italia e il caro prezzo del divieto La Legge Fini-Giovanardi Sentenza della Cassazione 2011 Sentenza della Cassazione 2012 Sentenza del Tribunale di Ferrara 2013 Uso terapeutico in Italia Effetti della cannabis Hashish, come viene prodotto I tre tipi di hashish Hashish nella letteratura Effetti sulla salute Rapporto del Parlamento Canadese Cannabis e interferenze con farmaci Effetti del Delta-9-tetraidrocannabinolo Fumatori di cannabis Quadro complessivo degli effetti Sesso e cannabis Guida di veicoli Passaggio ad altre droghe? La cannabis come medicina Effetti antitumorali 136 2 3 4 8 25 26 28 29 30 31 32 33 35 36 37 41 42 43 43 44 46 47 49 51 55 57 57 INDICE Antidolorifico La teoria del decondizionamento Fumo, tabacco e danno alla salute Consumo nella popolazione europea Come riconoscere i fumatori Sintomi Alcune varietà di Cannabis più in voga Negli USA il supermercato della cannabis Differenza tra Indica e Sativa Classificazione botanica Derivati della cannabis Perché non si coltiva più la canapa Storia del proibizionismo Crimini attribuiti alla cannabis Marijuana Tax Act Tutta colpa del cotone? Il Rapporto Roques Etichette d’epoca Il declino dell’industria tessile italiana Marijuana e medicina/Sclerosi Multipla La cannabis come terapia Cannabis e terapia del dolore Cannabis e leucemia Fai merenda con Nugtella? Cannabis per uso medico in Italia Come agisce Casi accertati 137 57 61 63 64 65 67 70 76 77 79 85 89 89 92 96 101 102 105 107 110 112 114 115 117 118 INDICE Mielopatie e Parkinson Glaucoma Sclerosi Multipla Epilessia Diabete Tumori Artrite reumatoide Dolori osteo-articolari Metabolismo Come si usa la cannabis per la cura La cannabis rende violenti La Piantiamo? Storia di un’associazione pugliese La cannabis e le difese immunitarie Proprietà analgesiche Metodi di coltivazione Conclusioni 138 125 124 127 128 130 131 134