CANNABIS TRA MITO E REALTÀ Uso terapeutico della cannabis in terapia del dolore Dott. Paolo Poli Direttore U.O. Terapia del Dolore-AOUP Maggio 2013 La Toscana è stata la prima regione in Italia a dare il via libera all’utilizzo di cannabinoidi per la cura del dolore cronico oncologico e non oncologico; tale scelta ha suscitato critiche e opposizioni sia nel mondo politico che in quello sanitario. La letteratura sulle proprietà terapeutica della cannabis è ampia, ma con risultati spesso contraddittori tra loro. La maggior parte degli studi utilizza derivati sintetici del THC, a dosaggi variabili a seconda delle patologie prese in considerazione e con diverse modalità di somministrazione. L’ampia variabilità individuale nella risposta e nell’insorgenza degli effetti collaterali ha reso ancora più difficile giungere a risultati univoci sull’efficacia della terapia a base di cannabinoidi. Per questo, in qualità di terapisti del dolore, ci siamo interrogati su quanto la cannabis avesse da offrirci avendo già a disposizione numerosi farmaci di provata efficacia. Dobbiamo tuttavia sottolineare che, rispetto al THC sintetico testato in letteratura, l’utilizzo del materiale vegetale secco (Cannabis Flos) presenta notevoli vantaggi. Le infiorescenze, prodotte in Olanda derivano da piante con profilo genetico stabile per cui forniscono un prodotto con un contenuto di principio attivo costante. La preparazione è molto semplice, non necessita di apparecchiature costose e il rischio di overdose è molto basso. Inoltre, rispetto ai farmaci a base di THC sintetico, l’uso dell’infiorescenza secca permette di sfruttare le proprietà terapeutiche di un intero fitocomplesso di cui il THC è solo uno dei costituenti. 327 PAZIENTI 92% DOLORE NON ONCOLOGICO spasticità NPH plessopatia osteoartrosi fibromialgia cefalea altro 0% 5% 10% 15% 20% 25% MODALITÀ DI SOMMINISTRAZIONE: La cannabis è somministrata come tisana utilizzando le infiorescenze secche che vengono fatte bollire per 15 minuti in acqua BUON RISULTATO SUL DOLORE 10 9 8 7 6 baseline 5 dopo 3 mesi 4 3 2 1 0 VAS cefalea VAS fibromialgia VAS NPH VAS oncologico VAS plessopatia VAS spasticità VAS osteoartrosi VAS altro DOPO TRE MESI DI TRATTAMENTO LA CANNABIS MIGLIORA LA QUALITÀ DEL SONNO Beneficio 59% No beneficio 41% Sonno più fisiologico rispetto alle comuni benzodiazepine 21% 79% sospesi trattamento Solo il 26% di chi ha sospeso lo ha fatto a causa degli effetti collaterali EFFETTI COLLATERALI MINORI CHE REGREDISCONO SUBITO DOPO L’INTERRUZIONE DEL TRATTAMENTO diarrea agitazione sonnolenza/confusione allucinazioni 0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35% 40% 45% La dose di cannabis indicata per il dolore cronico varia dai 5mg/die ai 50mg/die 2% 6% 5mg 10mg 38% 54% 15mg 20mg Pochi pazienti raggiungono la dose efficace a causa del costo PER CONCLUDERE I miti e le leggende sugli effetti della cannabis sull’organismo sono privi di fondamento scientifico. Tutti hanno in comune un approccio "terroristico" a una sostanza in realtà molto meno dannosa di tante che abitualmente consumiamo senza eccessivi problemi e preconcetti. Usare la cannabis a scopo terapeutico non vuol dire farsi uno spinello. Una campagna di comunicazione e informazione sarebbe utile per aiutare la popolazione a differenziare tra i due usi della cannabis: quello ludico e quello terapeutico. Attualmente l’unico aspetto negativo è il costo della terapia che sfortunatamente è tutta a carico del paziente, anche se esente. Una terapia del dolore è cronica e spesso può necessitare di aumenti. Questo rende il problema del costo non sottovalutabile. Molti pazienti che non hanno avuto beneficio assumendo la dose minima hanno deciso di interrompere il trattamento per la spesa proibitiva e altri, per lo stesso motivo, non aumentano la dose giornaliera. Pensiamo che i risultati avrebbero potuto essere migliori se avessimo potuto aumentare liberamente la dose di cannabis così come facciamo per tutti gli altri farmaci. Di certo la cannabis è un nuovo strumento terapeutico per i terapisti del dolore e una nuova possibilità di cura per numerose patologie, per cui sarebbe auspicabile che la Regione predisponesse sovvenzioni per rimborsare parzialmente il costo della terapia e renderla accessibile a tutti i pazienti.