+
Il rituale dell’interazione
Sociologia della comunicazione
Prof. Vincenzo Romania
+
Il rituale in Durkheim

Il modello classico di rituale religioso che viene utilizzato in
sociologia è quello sviluppato da Emile Durkheim secondo
cui la religione in quanto credenza è la rappresentazione
collettiva della credenza nella società stessa ed il rituale è
una forma di cerimonia attraverso cui gli individui
riconfermano la propria appartenenza a questa realtà
collettiva.

Il concetto di rituale in Durkheim è perciò applicato a
cerimonie collettive che coinvolgono tutti i membri di una
data società. Il suo oggetto di studio nel testo Forme
elementari della vita religiosa (1912) sono le società tribali, i
loro riti collettivi e le forme di integrazione sociale ad essi
collegati.
+
Caratteristiche di un rituale
secondo Durkheim



la riunione fisica di un gruppo di persone;
la loro condivisione di un focus di attenzione comune e
consapevole;
una tonalità emozionale comune;

la presenza di oggetti sacri da venerare che rappresentano
l’appartenenza al gruppo;

un insieme di sanzioni negative e positive.
+
Effervescenza sociale

Il prodotto di ogni rituale, secondo Durkheim, è ciò che viene
definito come effervescenza sociale:
“Non appena gli individui sono raccolti, dal loro accatastamento
(sic) scaturisce una specie di elettricità che li trasporta con
rapidità a un grado straordinario di esaltazione. Ogni sentimento
espresso risuona senza resistenza in tutte queste coscienze
aperte alle impressioni esterne: ognuna fa da eco alle altre e
viceversa” (Durkheim 1912 1963: 238).

Il modello durkheimiano di rituale è stato applicato a nuove
forme di rituale non religioso (lettura).

In particolare è stata sottolineata la capacità della televisione
di creare media event di tipo rituale (Dayan e Katz).
+
Il rito è formale

Esso è caratterizzato da un alto grado di conformità,
stereotipicità, stilizzazione del rito stesso ed a livello spaziotemporale dal ricorrere in luoghi e momenti precisi.

Una cerimonia religiosa, ad esempio la messa cristiana,
avviene in luoghi (le chiese), tempi (alla domenica mattina la
messa domenicale) e secondo sequenze (letture e parti della
liturgia) ricorrenti in maniera pressoché invariabile nel
tempo e nello spazio.
+
Il rito è performativo

Un rito non può essere definito semplicemente da un testo,
ma diviene tale solo attraverso l’esecuzione reale, ovvero la
performance delle azioni che prevede.

Rispetto alle concezioni teologiche, l’antropologia sottolinea
però l’aspetto propriamente umano, reale e incarnato del
rito che si realizza, per l’appunto, in un determinato contesto
sociale, tramite la performance, ovvero tramite
l’interpretazione drammaturgica degli attori – nel nostro
caso dei fedeli che si recano a messa – di un copione
cerimoniale.
+
Il rito è in-utile

Il rito non contempla cioè un valore strumentale inteso in
termini di produttività, ma soprattutto è in-utile in quanto
sospende l’attività di working tipica della vita quotidiana
(Schutz, 1979).
+
Il rito è comunicativo e ripetitivo

Comunica messaggi canonici e messaggi sociali: siamo tutti
parte della stessa comunità, ci identifichiamo in essa, la
nostra esistenza è pacificata.

La ripetitività dei riti è una funzione della stabilità societaria
ed è una funziopne di adattamento all’ambiente, che,
secondo etologi e sociobiologi, rende l’esperienza umana
una continuazione di quella di altre specie animali.
+ I rituali dell’interazione in Goffman
Il rituale viene considerato – come faceva anche Durkheim – un
sistema simbolico che contribuisce all’integrità ed alla solidarietà
del gruppo che l’adotta.
Goffman sposta il focus di attenzione, rispetto a Durkheim, dai
rituali collettivi ai rituali interpersonali riguardanti il Sé: “nel
nostro mondo urbano e secolare, all’individuo è concessa una
certa sacralità che viene manifestata e confermata da atti
simbolici”.
Il Sé è quindi considerato come una sfera sacra, ideale, in accordo
con quanto affermato da Simmel, che nessuno può profanare.
“Questa sfera non può essere
violata senza provocare la
distruzione del valore della
personalità dell’individuo. Una
sfera di questo tipo è posta
attorno a una persona del suo
onore. Nel linguaggio comune
l’espressione <<passare i
limiti>> definisce spesso un
insulto all’onore di qualcuno. Il
raggio di questa sfera segna, per
così dire, il limite il cui
sconfinamento costituisce un
insulto all’onore di una persona”
(Simmel, 1908).
+ La natura della deferenza e del
contegno
Il saggio è contenuto all’interno de Il rituale dell’interazione (1967).
Analizza le regole di condotta che regolano il comportamento
umano.
Le regole di condotte sono considerate come guide all’azione,
contraddistinte da obblighi ed aspettative relative ai contesti e ai
ruoli.
+ Regole di condotta e
comunicazione
“Un atto che sia soggetto a una regola di
condotta è quindi una comunicazione, poiché
rappresenta un modo in cui vengono
confermate le identità personali: sia l’identità
della persona per cui la regola è un obbligo, sia
quella della persona per cui è un’aspettativa”.
Allo stesso modo lo è un atto che non si conforma
in quanto “le infrazioni hanno grande risonanza,
talvolta fino al punto di sconfessare il sé dei
partecipanti”.
+ Tipi di regole di condotta
 Esistono
regole simmetrice ed asimmetriche a
secondo dello status degli interlocutori
 E regole sostanziali e di cerimonia. Le prime
sono regole in sé, che prescindono dalle
conseguenze sull’identità dell’individuo, sono
codificate da leggi e regolamenti.
 Le seconde invece sono regole convenzionali
che comunicano il carattere e l’identità del
personaggio ed il proprio giudizio su chi
partecipa alla situazione. Queste regole sono
codificate dal codice cerimoniale o etichetta.
+ Deferenza e contegno
L’insieme delle regole cerimoniali di un gruppo costituiscono un
idioma del gruppo stesso.
Principalmente l’attività cerimoniale si può dividere in due
componenti principali: la deferenza e il contegno.
+ Deferenza
Definizione“Con il termine <<deferenza>> io
indicherò quella componente della attività che
funziona come strumento simbolico col quale si
esprime regolarmente a una persona il proprio
apprezzamento nei confronti di qualcosa di cui
questa persona è assunta come simbolo,
estensione o agente”.
Può essere agita fra individui, istituzioni, oggetti.
La deferenza è un riconoscimento che non può
essere pretesto, autonomamente, ma viene
riconosciuto da altri.
+ Funzioni della deferenza
 Per
il suo essere intersoggettiva la deferenza è
un sistema che permetter l’integrazione fra i
membri di una comunità.
 Un gesto di deferenza è in effetti un
riconoscimento o una valutazione generale
della persona.
 Come per la rappresentazione è una
idealizzazione: il tono reverenziale da cui è
caratterizzata da infatti una rappresentazione
migliore della realtà.
 Oltre che un riconoscimento, la deferenza è
anche una promessa,perché impegna l’autore a
comportarsi nello stesso modo anche in futuro
+ Deferenza e status
I
rituali di deferenza sono influenzati dagli
status (simmetrici o meno), relativi all’area
lavorativa, sentimentale e familiare soprattutto.
 Si creano conflitti quando le persone si
conoscono per più status incrociati (paziente e
figlio, collega e partner).
 La deferenza si esplica soprattutto in due forme:
rituali di discrezione e rituali di presentazione.
+ Rituali di discrezione

Si riferiscono al rispetto della sfera ideale.

La sfera ideale può essere contaminata solo da chi possiede
familiarità con l’individuo

Più elevata è la classe dell’individuo tanto maggiore tenderà ad
essere la distanza spaziale e sociale che gli si rivolgerà

I rituali di discrezione tendono spesso ad essere asimmetrici

Esempio da Philip K. Dick, Minority report
+ Rituali di discrezione: contenuti
 Nome
di battesimo o nome di status
 Proprietà e luoghi fisici dell’individuo
 Intimità
 Distanza fisica
 Argomenti che possono causare sofferenza,
imbarazzo, umiliazione.
 In Asylum si verificano situazioni opposte:
violazione regole della discrezione, discussione
su questioni intime del paziente, messa in
imbarazzo, pazienti che non rispettano distanze
sociali
+ Rituali di presentazione
Sono rituali coi quali l’individuo rende testimonianza al
destinatario del modo in cui lo considera e lo tratterà
nell’imminente interazione.
Es: saluti, regali, notazioni riguardo ai cambi di status,
aspetto o reputazione, inviti, offerte di piccoli favori,
complimenti.
I saluti tendono ad essere tanto più lunghi quanto più
tempo è passato dall’ultimo incontro.
Questi rituali sono “il mezzo con cui s’informa il
destinatario che egli non è un’isola a sé stante ma che
gli altri sono, o desiderano essere, partecipi delle sue
preoccupazioni”.
+ Il contegno
“L’elemento del comportamento cerimoniale
dell’individuo tipicamente manifestato
mediante l’atteggiamento, il modo di vestire o
di muoversi, e che serve a comunicare a coloro
che sono in sua presenza che egli è una
persona che possiede certe qualità desiderabili
o indesiderabili”.
Qualità relative al contegno: discrezione,
sincerità, modestia, spirito sportivo, padronanza
verbale e motoria, autocontrollo emotivo e
fisico.
+ Il contegno
Il contegno è frutto e dimostrazione di un processo di
socializzazione (come habitus).
Il contegno per realizzarsi ha bisogno di risorse ed è
quindi più facile per le classi più ricche.
Esso è il biglietto da visita che si presenta agli altri per
ottenere la loro fiducia, in quanto soggetto interagente
affidabile.
Anche il contegno è soggetto a regole simmetriche e
asimmetriche.
Le malattie mentali si verificano soprattutto come
mancanza di contegno: durante i pasti, controllo proprio
corpo, denudazioni, controllo sfera intima sessuale, etc.
Sono le stesse istituzioni totali, tuttavia, a portare a
questo.
+ Conclusioni: deferenza e
contegno
 Deferenza
e contegno sono rituali incrociati e
complementari.
 “Perché possa essere espressa un’immagine
completa dell’uomo, gli individui debbono
tenersi per mano in una catena cerimoniale e
ognuno di essi deve dare deferentemente col
proprio contegno a chi sta alla sua destra ciò
che riceve deferentemente da chi sta alla sua
sinistra”
 Il sé è quindi un oggetto rituale sacro
“Questo moderno mondo laico
non è poi così irreligioso come si
potrebbe pensare. Ci siamo
sbarazzati di molti dei, ma
l’individuo stesso rimane
ostinatamente una divinità di
notevole importanza”. (Goffman,
1967, 104).
“Forse l’individuo è un dio così vitale perché può effettivamente
capire il significato cerimoniale del modo in cui è trattato e può
rispondere drammaticamente di persona a ciò che gli viene offerto.
Nei rapporti tra questi divinità non è necessario l’intervento di
intermediari; ognuno di questi dei è in grado di celebrare l’ufficio
divino come sacerdote di se stesso”.
+
Differenze fra rituali collettivi e
rituali dell’interazione

La contingenza: non si può prevedere in precedenza in quale
momento un determinato rito avverrà (contingenza temporale),
come in un contesto culturale più debole verrà eseguito
(contingenza individuale), come le diverse cerchie sociali
reagiranno (contingenza interpersonale);

La partecipazione: in una società primitiva, infatti le performance
rituali coinvolgevano praticamente la totalità del corpo sociale

L’obbligatorietà socialmente sanzionata: il non rispondere a
determinati obblighi rituali crea ancora ai giorni d’oggi delle forme
di sanzioni informali e a volte anche formalizzate, ma la loro
influenza sul comportamento quotidiano è sicuramente diminuita
rispetto a società più semplici, con interazioni più rare, più
prevedibili e ritualizzate;
+
Differenze fra rituali collettivi e
rituali dell’interazione

La differenziazione: al moltiplicarsi delle cerchie sociali ed al
decadere delle grandi narrazioni (le ideologie e le religioni)
che definivano degli universali simbolici di riferimento per
l’azione sociale (Berger, Berger e Kellner, 19..*), i rituali
tendono a diventare sempre più differenziati a partire dai
diversi contesti sociali;

L’adattamento al cambiamento sociale: in una società
altamente complessa nella quale i canali di interazione
sociale aumentano, i rituali tendono ad adattarsi e a
svilupparsi a partire da questi nuovi canali.
Goffman, Il rapporto tra i sessi (1977)
IDEE PRINCIPALI
Tutti gli individui sono divisi sin dalla nascita in classi sessuali
(23).
La classificazione inizialmente si basa sull’ispezione medica
e viene poi confermata dal comportamento e
dall’apparenza (24).
Le due classi si didfferenziano per esperienze, aspettative,
ricompense, modi di agire e di sentire (25).
A queste 2 classi, ogni società associa ideali di mascolinità e
femminilità, non basati sul reale dato biologico ma su
credenze di stampo folcloristico sul genere.
In particolare, in ogni società esiste una universale
organizzazione per classi sessuali delle attività familiari
(31).
Le differenze fra le classi non vanno valutate a partire dalle
risorse ma dai meccanismi simbolici di inferiorizzazione
della donna (33). In tal senso, la società moderna non
Goffman, Il rapporto tra i sessi (1977)
IDEE PRINCIPALI
Due esempi del meccanismo simbolico sono il corteggiamento e
i rituali di cortesia (36-43). In entrambi i casi, la donna viene
concepita come un essere vulnerabile, fragile che accetta una
forma di dominio maschile, che si esprime in modalità
differenti [lettura].
Goffman prende quindi in analisi alcuni ambiti istituzionali di
‘organizzazione’ delle classi sessuali, per dimostrare
l’infondatezza di alcune differenze di genere.
In primo luogo, parte dalla divisione familiare dei compiti
domestici (46-48) e delle gerarchie di genere, nei contesti
egualitari.
Quindi, prende come esempio la divisione sessuale di alcuni
luoghi pubblici (come ad es. la toilette) e ne spiega la
funzionalità al mantenimento delle classi sessuali (49-52); il job
placement e il ruolo dell’attrività fisica delle donne nell’essere
assunte (51-55); i sistemi di identificazione (55) di genere; il
dimorfismo fisico; il ruolo dell’attività sportiva nel
riconfermare la superiorità maschile e ne ricava appunto come
si tratti di pratiche non giustificate da reali differenze fisiche
ma piuttosto dal mantenimento della differenza fra classi
+
Definizione della situazione
e frame analysis
Sociologia della comunicazione
prof. Vincenzo Romania
+
Definizione della situazione

Il concetto di “Definizione della situazione” è il concetto che
porta in sociologia, la valutazione individuale, sociale e di
gruppo, delle norme che organizzano e definiscono una
determinata situazione.

Il concetto tiene quindi insieme una dimensione micro, una
meso ed una micro-sociale delle interazioni umane. Tiene
conto dell’aspetto culturale, normativo, cognitivo che
definisce ogni interazione umana.
+
Origini teoriche

La riflessione sulla “definizione della situazione” viene
introdotta in sociologia da William I Thomas, uno dei
fondatori della Scuola di Chicago (notizie biobibliografiche
in Le cornici dell’interazione).

Esso ha quindi una parentela teorica con l’approccio
dell’ecologia sociale, in quanto nasce in un ambiente ove la
riflessione teorica è molto legata alla analisi empirica delle
condizioni sociali degli abitanti della città industriale
americana.

[esempio da Le cornici dell’interazione su casi Muro di
Berlino e cornici politiche].
+
Il contadino polacco in Europa e in
America (1918-20)

Studio monumentale sul processo migratorio dei polacchi,
uno dei gruppi meno integrati del suo tempo, verso la città di
Chicago.

Esso unisce analisi di interviste biografiche, di materiale
epistolare, di memoirs ed osservazioni partecipanti. Il
rapporto di ricerca conseguente è di oltre 2000 pagine.

La research question principale che sottende il progetto di
ricerca è: quali processi di organizzazione e riorganizzazione dell’esperienza sono conseguenti al
processo migratorio?
+
Definizione

“ La situazione è un set di valori e di atteggiamenti con i quali
l’individuo o il gruppo ha a che fare in un processo di attività e
riguardo ai quali quella attività viene pianificata ed i suoi risultati
vengono apprezzati. Ogni attività concreta è la soluzione di una
situazione. La situazione coinvolge tre tipi di dati: 1) le condizioni
oggettive sotto le quali l’individuo o la società devono agire, ossia la
totalità dei valori – economici, sociali, religiosi, intellettuali, ecc. che in
un determinato momento influiscono direttamente o indirettamente
sullo status conscio dell’individuo o del gruppo; (2) Gli atteggiamenti
pre-esistenti dell’individuo o del gruppo e che in un determinato
momento hanno una influenza effettiva sul suo comportamento; (3) La
definizione della situazione, cioè, la concezione più o meno chiara
delle condizioni e la coscienza degli atteggiamenti…solitamente c’è un
processo di riflessione, dopo il quale ogni definizione sociale preesistente viene applicata o una nuova definizione personale viene
elaborata. (Thomas e Znaniecki, 1918-20, 68-69, trad. mia).
+
L’esperienza di vita: definizione
ed esempio letterario

“Se i polacchi si definiscono americani allora diventeranno
americani … In base a questa premessa i polacchi americani,
e tutti gli altri nuovi elementi etnici, ebbero la capacità di
assimilare, nel corso del tempo la vita americana…

La prospettiva di vita e la condizione identitaria di un
soggetto come definizioni dell situazione: dal testo In my
place di Sally Morgan.
+ La definizione della situazione:
la teoria di Thomas e Thomas
“ “ Anche la rilevazione più soggettiva ha un valore per lo studio del
comportamento. Un documento preparato da un soggetto per compensare
un sentimento di inferiorità o per elaborare una delusione o una
persecuzione è il più lontano possibile dalla realtà oggettiva, ma la visione
della situazione del soggetto, come lui la vede, può costituire l’elemento
più importante per l’interpretazione. Per il suo comportamento immediato
è strettamente correlato alla definizione della situazione, che può essere in
termini di realtà oggettiva o di apprezzamento soggettivo – “come se”
fosse così. Molto spesso è l’ampia discrepanza tra la situazione come
appare agli altri e la situazione come sembra all’individuo che porta
all ’ espressione di aperte difficoltà comportamentali. Per portare un
esempio estremo, l ’ agente di custodia della prigione di Dannemora
recentemente si è rifiutato di onorare l’ordine della corte di mandare un
inquilino della prigione al di fuori delle sue mura per degli scopi specifici.
Si è scusato affermando che l’uomo era troppo pericoloso. Aveva ucciso
diverse persone che avevano avuto la sfortunata attitudine a parlargli per
strada. Dal movimento delle loro labbra egli immaginava che lo stessero
chiamando con degli epiteti volgari e si è comportato come se ciò fosse
vero. Se l’uomo definisce le situazioni come reali, esse saranno reali nelle
loro conseguenze” (Thomas e Thomas, 1928: 572).
+ Origini filosofiche: pragmatismo

L’idea principale del pragmatismo è che la verità non è una
corrispondenza fra le idee soggettive e gli oggetti esistenti nel
mondo esterno. La verità è un criterio pratico dell’agire: le idee
sono vere se le conseguenze sono tali da consentire a una persona di
eseguire una certa azione con successo. (Amelie).
Di chi è la responsabilità maggiore nel cattivo rapporto che
hanno italiani e stranieri? (ricerca su “Vivibilità percepita e
relazioni interetniche”
Pr
12345lnce
21470
Campione Stranieri
Graf. 108 Responsabilità – campione stranieri
o
56,
o eo,0eq
61
r ,0
e
69%l
s,tu
ps %
0t %
air
a r %
p
cem
ln
s
oo
e
e
o p
r
n
nos
o
t
t
n e
r ts
a s
u
c
a
a
o
a
b
b
l
pi
l
l
ii e
a
l
i
t
à
Campione Italiani
+ Merton: elaborazioni successive
 La
profezia che si auto-adempie: “è, in origine,
una falsa definizione della situazione che evoca
un nuovo comportamento che rende vere le
originali false concezioni” (“la banca fallirà”)
 La profezia suicida è una profezia
presumibilmente vera in origine ma che per lo
stesso fatto di essere detta, evoca un
comportamento che rende falsa la profezia
iniziale. (esame Dalla Costa).
 In entrambe le definizione un ruolo
fondamentale hanno le credenze.
+ Effetto San Matteo (Merton)
 Dal
passo: “Poiché a chi ha verrà dato, e sarà
nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche
quello che ha"
 Studio su ambito scientifico: interviste a Premi Nobel.
Risultato principale: gli scienziati più famosi ricevono
vantaggi sproporzionati rispetto al loro contributo alla
scienza; e gli scienziati meno famosi ricevono contributi
sproporzionatamente inferiori.
 Applicabilità: effetto dei riconoscimenti su carriera
degli scienziati (eff. 41° sedia). Applicazioni:
conoscenza; economia (aste); pubblicazioni scientifiche;
effetto precocità; effetto visibilità mediatica; fondi alla
ricerca.
+
L’effetto pigmalione

Rosenthal e Jacobson (1968) definiscono operativamente,
l’effetto Pigmalione come quel tipo di profezia che si autoavvera allorché le aspettative e le convinzioni che ci facciamo
nei confronti di una persona influenzano il suo comportamento,
portandolo ad adattarsi alla percezione di sé che gli viene
proposta.

L’oggetto di ricerca è costituito dalle interazioni fra maestri e
scolari, all’interno di scuole primarie. Il metodo sperimentale
consiste nel somministrare testi sull’IQ fittizi assegnando ad
ogni bambino una valutazione data quindi al maestro.

La misura finale dell’effetto viene data dai risultati dei bambini
che tendono ad adeguarsi alla loro misura dell’IQ : ciò indica
che la maestra aveva avuto proiezioni più incoraggianti nei loro
confronti, spingendoli così a migliorare le proprie prestazioni.
La definizione della situazione è un
sistema che tende a riconfermare la
propria identità
“La personalità e l’ambiente sono
connessi e complementari, come
avviene nella relazione tra le chiavi e
le serrature. La personalità, in questa
metafora, è una chiave in cerca della
serratura <<giusta>>, mentre
l’ambiente, includendo in esso anche
le altre persone, è la serratura che
aspetta di essere aperta così che le
sue opportunità possano essere
realizzate” (Baron e Bourdieu, 1987).
+ Applicazioni empiriche
Definire la situazione costituisce una forma di
potere: es. dibattito su testamento biologico,
Iraq, crisi finanziarie, miracoli.
L’autorità dipende da una definizione della
situazione.
Le etichette creano identità
I mass media influiscono nel processo di
definizione della situazione: framing, teoria del
panico morale, casi di Erba, Erika e Omar,
Gorgo al Monticano. (esempio più recente
Englaro).
+ Per studiare la definizione della
situazione bisogna tener conto di:

Attori che vi partecipano

Tratti culturali

Relazioni e significati condivisi

Processi dinamici

Tempo specifico

Posto specifico
+ Fattori da considerare, rispetto agli
attori

Motivazioni

Ruolo e priorità

Competenze

Definizione individuale: più attori hanno definizioni diverse della
situazione e lo stesso attore cambia definizioni con il passare del
tempo.

Contesto culturale di riferimento
+
Frame analysis (1974)
 E’
l’opera più importante e più ampia di
Goffman e quella che sistematizza i suoi
interessi generali
 Indaga il carattere artefatto e la
vulnerabilità delle situazioni umane
rappresentate
 Indaga la molteplicità dell’esperienza e la
segmentazione del self
 È un tentativo di superare i limiti della
metafora drammaturgica.
+
Impostazione teorica

Ammette per la prima volta un chiaro debito rispetto alla
tradizione fenomenologica ed in particolare rispetto alle teorie
di James e Schutz sulla molteplicità dell’esperienza.

L’accento sulla teatralità dell’esperienza quotidiana, si sposta
dalla sua funzione di metafora (come ne La vita quotidiana come
rappresentazione) a paradigma che discende dalla
segmentazione del sé: l’uomo utilizza artifici teatrali per gestire
la molteplicità del sé.

Il libro si divide in due parti: nella prima Goffman cerca di
spiegare quali sono le diverse sfere della realtà esperite
dall’individuo; nella seconda cerca di dimostrare come ognuna
sia soggetta a manipolazione e vulnerabilità.

In tal senso Frame Analysis è l’opera più pessimista della
produzione di Goffman.
+
Impostazione teorica

Il problema principale di Frame Analysis è come un
individuo può dare risposta alla domanda: che cosa sta
succedendo qui?, ovvero attraverso quali procedure cognitive
è possibile giungere alla verità?

O ancora: è possibile parlare di verità? La verità è una
costruzione sociale? O ancora meglio attraverso quali forme di
negoziazione sociale gli individui giungono a definire reale,
vera, una determinata situazione.
Gioco del quadrato.
+
Il problema di Rashomon e la
ballata dell’uomo sottile

Nel Giappone medievale, sotto
il portico del tempio di Rasho
a Kyoto, un monaco, un
boscaiolo e un viandante
riferiscono quattro differenti
versioni di un brutale fatto di
sangue: un samurai viene
ucciso in un bosco e del suo
omicidio si autoaccusano vari
personaggi. Chi racconta la
verità? Cos'è la verità?
+
Cosa sta succedendo qui?

Problema di Goffman: “Lasciatemi dire subito che la
domanda <<che cosa sta succedendo qui?>> è
considerevolmente sospetta” (52).

Ciò per tre motivi:

Essa dipende dalla selezione del reale che si compie

In ogni situazione succedono al contempo molte cose

Il resoconto retrospettivo dell’evento può differire ampiamente
dal vissuto.
+
Soluzioni alla domanda: la realtà è
multipla

James, The perception of Reality (1869) risponde alla
domanda Sotto quali circostanze pensiamo che le cose siano
reali? Indicando tre fattori: l’attenzione selettiva, il
coinvolgimento intimo e la non contraddittorietà, come gli
elementi che costituiscono i diversi mondi dell’esperienza
individuale. Ogni mondo ha <<il suo speciale e separato stile
di esistenza>>: “ogni mondo, quando gli si presta attenzione,
è reale a modo suo; solo che la realtà decade insieme
all’attenzione” (ibidem, p. 293).
+
Definizione della situazione e
frame

Ogni definizione della situazione contiene un frame

Ogni frame contiene una o più definizioni della situazione

Fra frame e definizione della situazione c’è un rapporto
soggetto/assoggettamento e soggetto/oggetto molto
complesso, articolato e problematico sia a livello teorico, che
empirico e disciplinare: “per vestire bene dei bambini, è
probabile che risultino più utili numerosi cappotti, che non
un’unica magnifica tenda, dove tutti muoiono di freddo”
(Goffman, Asylum, premessa, 1961, 30).
+
Metodo: una prospettiva situazionale

“La mia prospettiva è situazionale, che qui sta a significare un
interesse per ciò di cui un individuo può essere consapevole in
un particolare momento, questo implica spesso altri particolari
individui e non è necessariamente ristretto all’arena
reciprocamente controllata dell’incontro faccia a faccia.
Presumo che quando gli individui si trovano in qualsiasi
situazione, affrontano la domanda <<che cosa sta succedendo
qua?>>. Sia che venga chiesto esplicitamente, come in momenti
di confusione e dubbio, sia tacitamente, durante occasioni di
consuetudinaria certezza, la risposta è desunta dal modo in cui
gli individui procedono con le azioni in quel momento. Partendo
dunque con quella domanda, questo volume tenta di descrivere
una struttura (frame work) a cui si potrebbe ricorrere per la
risposta” (Goffman 1974 2001, 52).
+
Conseguenze empiriche

Esisteranno al contempo uno o più frame normati e tanti
frame quanti sono gli attori che partecipano all’interazione

I frame percepiti e proiettati da un attore nella situazione
varieranno di continuo:

un frame pre-figurato che precede l’interazione;

un f. presentato all’altro durante l’interazione e verificato
continuamente;

Un frame negoziato in termini di accordo operativo;

Un frame percepito dall’alter, ecc. ec..
+
Un frame non è mai del tutto chiaro
“Più o meno” è qui l’espressione chiave perché il carattere di
un frame non è sempre chiaro, e anche quando lo è, i
partecipanti all’interazione potrebbero avere interesse ad
oscurarlo, cambiarlo o confonderlo” (Berger, 2001, 17).

Secondo l’etnometodologia opacità e ambiguità sono
caratteristiche di tutte le situazioni. Un comportamento può
essere frainteso sia perché la sua espressione può non
essere del tutto chiara a chi assiste, sia perché lo stesso
comportamento può essere indicativo di due o più
definizioni della situazione differenti. Per reagire a ciò gli
individui ricorrono a metodi di plausibilità rispetto al senso
comune.
+
Conseguenze della prospettiva

Gli individui assumono un frame in base alla loro consapevolezza di ciò
che sta accadendo. (Awareness context theory di Glaser e Strauss)

Questa è desunta dagli attori presenti e astanti, osservando le altrui
azioni. Essa cambia nel tempo, portando ad accordi operativi.

Il processo di framing di una interazione è quindi un interpretazione di
azioni e di ruoli altrui (role taking).

La maggior parte di questo lavoro viene compiuta at first glance
(Sudnow, 1972) ed è quindi altamente soggetto a vulnerabilità e
manipolazione.

Quando la mutual awareness viene raggiunta essa permette dei
mutamenti nei ruoli e nei frame chiari a tutti gli interlocutori, che in
Forms of talk Goffman indica con il concetto di footings (vedi In the mood
for love).
+
Frame analysis è un testo sul dubbio
…e sulla fiducia
“Il mio fine è provare a isolare alcune delle strutture basilari
della comprensione disponibili nella nostra società per dare
un senso agli eventi, e analizzare le particolari vulnerabilità a
cui questi frames di riferimento sono oggetti. Comincio con il
fatto che mentre da particolare punto di vista di un individuo
potrebbe momentaneamente sembrare che stia realmente
capitando qualcosa, di fatto ciò che sta effettivamente
accadendo è semplicemente un gioco o un sogno, un
incidente o un errore, un fraintendimento o un inganno o una
rappresentazione teatrale e così via. L’attenzione verrà
rivolta a tutto ciò che riguarda il nostro senso di ciò che sta
accadendo che lo rende così bisognoso di queste varie
reinterpretazioni. ” (Goffman 1974 2001, 53).
+
Ogni comportamento sociale può
appartenere a due o più frame

“Quando l’individuo della nostra società occidentale
riconosce un particolare evento, tende, qualsiasi altra cosa
egli faccia, a implicare in questa risposta (e di fatto
impiegare) una o più strutture o schemi di interpretazione di
un certo tipo che può essere definito primario- dico primario
perché l’applicazione di una tale struttura o prospettiva
interpretativa è vista da quelli che la applicano come non
dipendente da o riferibile ad alcuna interpretazione
precedente o “originale” ” (66).

Lo stesso evento può essere rivelatore di due cornici
coesistenti o alternative.
+
Dubbio e contesa
“A causa della natura stessa del framing, gli eventi hanno una
caratteristica essenzialmente elastica, soggetta al dubbio,
un’elasticità che interessa sia l’attore e le sue affermazioni che
il testimone e le sue” (349).
Il problema teorico essenziale è: come è possibile fidarsi degli
altri in quanto persone morali in bona fide? È possibile una
interpretazione rituale dell’interazione? Lo stesso problema che
affronta ad esempio Garfinkel in Agnese.
Es. da Il dubbio e da Charles Goodwin.
Dal punto di vista empirico: due attori che dimostrano di capirsi
stanno davvero capendosi? O per non mettere in dubbio la
situazione usano fictional codes (Colin B. Grant)?
+
Goffman individua tre elementi
costituenti un frame

Strutture primarie (frameworks): un frame originario da non
sottoporre ad ulteriore interpretazioni

Keyings

Fabbricazioni
Il concetto di frameworks è un tentativo di superare la teoria di
James e Schutz che pongono la vita quotidiana come base su
cui si fondano tutte gli altri mondi dell’esperienza.
+
I frameworks
“Quando l’individuo della nostra società occidentale
riconosce un particolare evento, tende, qualsiasi altra cosa
egli faccia, a implicare in questa risposta (e di fatto
impiegare) una o più strutture o schemi di interpretazione di
un certo tipo che può essere definito primario- dico primario
perché l’applicazione di una tale struttura o prospettiva
interpretativa è vista da quelli che la applicano come non
dipendente da o riferibile ad alcuna interpretazione
precedente o “originale”; infatti una struttura primaria è
considerata capace di tradurre ciò che altrimenti
rappresenterebbe un aspetto senza significato della
situazione, in qualcosa di significativo. “ (66)
+
I diversi framework hanno livelli di
normatività variabile
“Le strutture primarie variano nel grado d’organizzazione.
Alcune possono essere presentate come un sistema di entità,
postulati e regole; altre – in realtà la maggior parte delle
altre – sembrano non avere alcuna apparente forma
articolata, e forniscono solo nozioni relative alla
comprensione, un approccio, una prospettiva. Qualunque sia
il grado di organizzazione, ogni struttura primaria permette
al suo utente di individuare, percepire, identificare ed
etichettare un numero apparentemente infinito di eventi
concreti definiti nei suoi termini” (idem).
In questo punto Goffman riprende il concetto di densità rituale.
+
Keyings
Definizione: Il key (chiave): “mi riferisco qui all’insieme di
convenzioni sulla base delle quali una data attività, già
significativa in termini di una qualunque struttura primaria,
viene trasformata in qualcosa modellato su questa attività, ma
visto dai partecipanti come qualcos’altro” (Goffman,
1974/2001, 85).
Origine teorica, dalla teoria del gioco di Bateson:
“Quello in cui mio imbattei allo zoo è un fenomeno ben noto a tutti: vidi
due giovani scimmie che giocavano, cioè erano impegnate in una
sequenza interattiva, le cui azioni unitarie, o segnali, erano simili, ma
non identiche, a quelle del combattimento. Era evidente, anche
all’osservatore umano, che la sequenza nel suo complesso non era
un combattimento, ed era evidente all’osservatore umano che, per le
scimmie che vi part4ecipavano, questo era ‘non combattimento’. Ora
questo fenomeno, il gioco, può presentarsi solo se gli organismi
partecipanti sono capaci in qualche misura di meta comunicare, cioè
di scambiarsi segnali che portino il messaggio: <<Questo è un
gioco>>.” (1972/1976, 221).
+ Trasformare un frame tramite un
keying





a) E’ implicita una trasformazione sistematica attraverso materiali
già significativi secondo uno schema di interpretazione, e senza il
quale il keying sarebbe privo di significato.
b) Coloro che partecipano all’attività dovrebbero sapere e
riconoscere apertamente che si ha un’alterazione sistematica,
un’alterazione che ricostituirà radicalmente ciò che per i
partecipanti stessi sta accadendo.
c) Ci saranno segni per stabilire quando deve iniziare la
trasformazione e quando deve finire, cioè ci saranno dei limiti
temporali entro cui la trasformazione deve essere contenuta. In
modo simile ci saranno altre parentesi spaziali ad indicare i confini
all’interno dei quali il keying ha luogo in quella occasione.
d) il keying non è limitato agli eventi percepiti entro qualsiasi
particolare classe di prospettive.
e) La trasformazione sistematica che un particolare keying introduce
potrebbe alterare solo leggermente l’attività così trasformata, ma
cambia completamente ciò che un partecipante direbbe stia
accadendo.
+
Per rendere meno ambigui i frames si
usano dei marcatori
“L’attività incorniciata in un modo particolare – specialmente
l’attività sociale collettivamente organizzata – è spesso distinta
dal flusso in corso degli eventi circostanti da un insieme
speciale di marcatori di confine o parentesi di un genere
convenzionale. Questi vengono prima e dopo l’attività nel
tempo e possono essere delimitanti dello spazio; in breve ci
sono parentesi temporali e spaziali. Questi marcatori,come la
cornice di legno di un quadro, non sono presumibilmente né
parte del contenuto dell’attività vera e propria né parte del
mondo esterno all’attività, ma piuttosto entrambi dentro e fuori,
una condizione paradossale già illustrata, che non va evitata solo
perché non può essere facilmente considerata in modo chiaro.
Uno può parlare allora, di apertura e chiusura di parentesi
temporali e parentesi spaziali delimitanti” (282).
+
Keyings essenziali
 Finzione: imitazione
dichiarata, senza fini
strumentali (il gioco, il sogno, la fiction
teatrale, cinematografica, letteraria)
 Competizioni: traduzione temporanea o
organizzata di eventi reali in competizione
 Rituali: ricontestualizzazione cerimoniale di
eventi
 Prove tecniche: allenamernti, simulazioni,
dimostrazioni, esibizioni, dimostrazione
documentali, proiezione di esperienze
 Rifondamenti: azione che invertono i ruoli
+
Caratteristiche
I
keying variano per intensità: da fedeli a liberi
 Sono soggetti a ulteriori rekeying
 “Data la possibilità che un frame incorpori rekeyings,
diventa conveniente pensare a ogni trasformazione
come l’aggiunta di uno strato o di una lamina all’attività.
Si possono definire due caratteristiche dell’attività. Una
è la stratificazione più profonda in cui l’attività
drammatica può entrare in gioco per assorbire il
partecipante. L’altra è la lamina più esterna, il margine
del frame, che ci dice solo che genere di stato abbia
l’attività nel mondo reale, qualunque sia la complessità
delle lamine più interne” (115)
+
La situazione come frame
Rim (margine
esterno)
Laminazi
oni
La finzione
+
Fiction e realtà interagiscono

I testi drammatici: “la loro importanza più profonda consiste
nel fatto che forniscono un modello dimostrativo della vita di
ogni giorno, una sceneggiatura degli atteggiamenti sociali
non scritti, e così costituiscono una vasta fonte di indizi
riguardanti la struttura di questo dominio” (92).
+
Quando il gioco diventa normativo, si
allontana dal frame che mette in chiave

“Sembra esservi un continuum tra la giocosità, laddove un
qualche atto utilitaristico viene colto e impiegato in modo
trasformato per il divertimento, e gli sport e i giochi. In ogni
modo, mentre nella giocosità la ricostruzione scherzosa di un
qualche oggetto o individuo in un “oggetto di gioco” è
piuttosto temporanea, mai completamente stabilita, nei
giochi organizzati e negli sport questa ricostituzione è
istituzionalizzata – stabilizzata- proprio come l’arena
dell’azione è definita dalle precise regole dell’attività…con
il procedere di questa formalizzazione il contenuto del gioco
sembra allontanarsi sempre più da ogni particolare copia
dell’attività quotidiana per diventare una struttura primaria a
sé” (95).
+
Conseguenze teoriche

I tipi di fictions dello stesso genere tendono ad assomigliarsi
fra di loro (ad es. due romanzi su tematiche diverse, o due
pellicole) più di quanto non assomigliano al framework con
cui entrano in relazione.

L’analisi dei generi comunicativi, ad esempio, si basa
sull’analisi normativa delle strutture di organizzazione degli
argomenti.
+
Fabbricazioni
Una seconda forma di vulnerabilità dei frame è
quella che Goffman chiama fabrication o
contraffazione
“lo sforzo intenzionale di uno o più individui di
gestire l’azione in modo che una persona o più
persone verranno indotte ad avere una falsa
percezione di ciò che sta succedendo. È
implicito un progetto malvagio, un complotto o
un piano ingannevole che porta – quando si
realizza – a una falsificazione di una parte del
mondo”.
+
Caratteristiche e tipi




“Le fabbricazioni, come keyings richiedono l’uso di un modello, l’uso
di qualcosa già significativo in termini di strutture primarie. Ma mentre un
keying porta volutamente tutti i partecipanti ad avere la stessa percezione
di ciò che sta accadendo, una fabbricazione richiede invece delle
differenze. [..] Il bordo del frame è una costruzione, ma solo i fabbricatori
lo vedono” (125-6).
In base all’esito le classifica in fabbricazioni benigne: ideate nell’interesse
della persona contenuta: un inganno scherzoso, una brul,a un tiro mancino,
una festa a sorpresa, una beffa correttiva: le iene; beffe sperimentali: x
esperimento è necessario che nessuno conosca i motivi reali
dell’intervista; beffe di formazione; test vitali: fedeltà ad un azienda o ad
una persona, costruzioni paternalistiche
Fabbricazioni di tipo strumentale:, implicanti camuffamento, mimetismo,
intimidazione. Si compiono producendo apparenze normali che nascondo
le reali attività,
autoinganno: “Se, allora, si pensa all’inganno (reception) come menzonga
intenzionalmente prodotta da persone non coinvolte nella loro stessa
fabbricazione e si pensa all’illusione (illusion) come un errore che risulta
da una falsa interpretazione che nessuno ha creato di propostio e che è
comprensibile nelle circostanze, allora si pensare all’autoinganno (selfdecpetion) coem a un’ostinazione nell’errore attivamente sostenuta, se
non prodotta, esclusivamente dalla persona ingannata” (148).
+
Conseguenze della teoria
 La
coscienza umana della rilevanza di
keyings e fabbricazioni porta a due reazioni
similari: sospetto e dubbio. “Il primo
avviene quando non si è partecipi di tutta la
preparazione di una scena, il secondo
quando non si è sicuri del keying da
applicare ad una determinata realtà” (155).
 La definizione della situazione è un
processo pluriveicolare, con differenti stati
di informazione
 La definizione della situazione è concepita
come una membrana
+
Errori e dispute riguardano
 Il
frame (cade un elicottero, cause)
 Per Miskeying:
 Downkeying: si
scambia una trasposizione per realtà
 Upkeying: si scambia una realtà per trasposizione
 Le
dispute riguardano casi in cui più frame
possono incorniciare stesso comportamento
 Errori sullo stato di informazione possono
portare a cattivi framing: agenda setting e
media.
+
I regolatori

Insieme ai marcatori, un ruolo importanti lo giocano anche i
regolatori che durante una interazione confermano che il frame
viene rispettato e condiviso dagli attori. Essi sono definiti come:
“atti che mantengono e regolano la natura di scambio del
parlare e dell’ascoltare tra due o più interagenti. Essi dicono al
parlante di continuare, ripetere, elaborare, affrettarsi, divenire
più interessante, meno lascivo, dare la possibilità all’altro di
parlare, ecc. Possono dire all’ascoltatore di prestare particolare
attenzione, di aspettare ancora un momento,. Di parlare ecc. [..]
Il regolatore più comune è il cenno del capo, l’equivalente del
mm-hmm verbale; altri regolati comprendono i contatti visivi,
leggeri movimenti in avanti, piccoli cambiamenti di postura,
l’alzare le sopracciglia e molti piccoli altri atti non verbali”
(Ekman e Friesen, 1969, 82, in Goffman 1974 2001, 245).

Ekman P. e Friesen W. V., The Repertoire of Nonverbal Behavior:
Categories, Origins, Usage and Coding, <<Semiotica>>, I (1969).
+
La sovrapposizione dei frame

“Data una sequenza di attività che è incorniciata in un modo
particolare e che fornisce un principale centro di attenzione
ufficiale per i partecipanti riconosciuti, sembra inevitabile che si
verificheranno simultaneamente nello stesso luogo altre
modalità e linee di azione (inclusa la comunicazione in senso
stretto) separate da ciò che domina ufficialmente, e che saranno
trattate, quando vengono trattate, come qualcosa a parte. In altre
parole, i partecipanti seguono una linea di azione – una trama –
attraverso una gamma di eventi che sono considerati fuori frame,
subordinati in questo modo particolare a quella che si è giunti a
definire come l’azione principale. Di certo, gli individui possono
dare l’apparenza di essere rispettosamente coinvolti nel loro
interesse dichiarato, mentre la loro attenzione centrale è, in
realtà, da tutta altra parte. E il mantenere queste apparenze può
esso stesso distrarre dal centro obbligatorio di attenzione,
producendo una tensione specificatamente interazionale.” (235)
+
Lo stato di partecipazione ad un frame
è comunque coercitivo

“Il fatto increscioso (si crede) è che ogni volta che gli individui
sono incorporati all’interno di un’attività quali esecutori di ruoli
di qualche genere, come macchine umane si troveranno sempre
di fronte alla loro fisiologia – che si manifesta in un desiderio di
cambiare leggermente posizione, di grattarsi, di sbadigliare, di
tossire e di impegnarsi in altri coinvolgimenti secondari che
permettono la “liberazione di bisogni umani”. (236).

“E’ chiaro che in molte occasioni, saranno ignorati non solo certi
eventi ma anche certe persone. Guardie, bidelli e tecnici
funzionano regolarmente come non-persone, presenti in un
modo pertinente ma trattati come se non fossero presenti”
(240).

“Le capacità di gestire la distrazione variano piuttosto
considerevolmente con il tempo e lo spazio. Oggi i rumori
minimi che sono appena tollerati nei teatri, sono evidentemente
lievi rispetto alla consuetudine del diciottesimo secolo” (242).
+
… e così anche il coinvolgimento
richiesto agli attori
“il frame non organizza soltanto il senso ma anche il
coinvolgimento. Durante qualsiasi segmento di attività , i
partecipanti solitamente non conseguiranno soltanto il senso di
ciò che sta accadendo ma (in qualche grado) verranno anche
spontaneamente assorbiti, presi, coinvolti. Tutti i frames
comportano tanto più aspettative di tipo normativo, quanto più
profondamente e pienamente l’individuo viene trascinato nelle
attività organizzata da essi. Ovviamente, i frames si differenziano
ampiamente riguardo al coinvolgimento di coloro che li
sostengono. Alcuni frames, come i sistemi del traffico, sono
propriamente mantenuti da un centro di attenzione che va e
viene, il cui richiamo sul partecipante si fa più forte solo quando
si deve evitare un problema improvviso. Altri frames, come quelli
in cui sono intesi i rapporti sessuali, prescrivono un impegno
che è letteralmente e figurativamente coinvolgente. In tutti i casi,
tuttavia, si stabiliranno dei limiti convenuti riguardanti il troppo
e il poco coinvolgimento.” (373).
+
In conclusione

Frame Analysis è un testo che problematizza tutta l’opera di
Goffman:

mette in dubbio la sostenibilità dell’approccio drammaturgico;

Mette in dubbio la normatività della sua teoria del rituale
dell’interazione;

Problematizza il concetto di contesto e di frame

Problematizza il concetto di persona morale

È un’opera che pone al suo centro la molteplicità, la vulnerabilità,
la pluralità delle forme e delle apparenze dell’interazione;

In ciò riprende gli assunti dell’etnometodologia e della
fenomenologia.
+
Unisci 9 punti disposti su tre
righe, usando 4 linee continue

Che un buon sociologo fenomenologo non dovrebbe mai
usare la parola essere, quanto il vedere una cosa come: “vedo
questo come un libro”.

Ciò ci insegna che “il senso è attribuito all’osservatore”.
+
La Gestalt
 In
tedesco significa “forma, formare” e
gestatten significa “permettere”.
 Ciò
vuol dire che la gestalt è un insieme di
possibilità all’interno delle quali ci è
possibile muoverci.
Gestalt si difende”: una volta che una
gestalt viene affermata e condivisa è
difficile da scardinare relativizzandola.
 “La
 Uscire
da una gestalt può creare ansia ed
altre reazioni emotive.
+
A che ci serve sviluppare
questa capacità?

A diventare sociologi: un buon osservatore deve saper
riconoscere la differenza fra cambiare punto di vista entro un
contesto dato per scontato e cambiare quel contesto
(Bateson e Watzlawick)

Perché viviamo in un ambiente così complesso che
dobbiamo sviluppare una riflessività sistemica per andare in
contro al pluralismo ed al mutamento sociale.
+
Per far ciò…

Bisogna superare una visione etnocentrica del mondo.

La cultura occidentale, di matrice illuminista e positivista,in
particolare ha sviluppato un atteggiamento scientifico “cieco
ai contesti” che è contrario a ciò che deve fare un buon
sociologo.
+
Un buon sociologo…
+
Tavola I: due abitudini di
pensiero (Sclavi) Sistemi complessi
Sistemi semplici
Dove “le stesse cose” hanno
lo stesso significato
Stesse premesse implicite
Ciò che diamo per scontato
ci aiuta a comunicare
Valutazione delle scelte
dentro il contesto
Dove “le stesse cose” hanno
significati diversi
Diverse premesse implicite
Ciò che diamo per scontato ci
impedisce di comunicare
Apprezzamento di quel
contesto alla luce di altri
Io ho ragione, tu hai torto (o
viceversa)
Tutti hanno ragione. Anche
chi dice che non possono
avere ragione tutti.
Mondo mono-culturale
Mondo pluri-culturale
Uni/verso
Pluri/verso
+
Risalire alle cornici non implica
condividerle

Non si tratta di accettare o rifiutare un punto di vista ma di
pensare che ogni posizione non è gratuita ed ha un
significato diverso per “loro” e per “noi” e che per
comprendere gli altri bisogna eliminare sia i rifiuti di
espressione sia il disprezzo sia i tentativi di farli diventare
come noi.
+
Che cosa hanno in comune
queste parole?
Ago
Fine
Sale
Mare
Dare
Date
Care
+
Indovinello
Non è possibile capirle solo facendone parte e guardandole
dal di dentro.
Non è possibile capirle solo da outsider, guardandole dal di
fuori.
È possibile comprenderle solo avventurandoci ai loro confini e
riuscendo a guardarle contemporaneamente dal di dentro e
dal di fuori, in una sorta di visione binoculare. Che cosa
sono?
+
I casi particolari
 Siamo
abituati a pensare che essi non si
prestano a generalizzaizoni e che non sono
sufficienti per mettere in discussione le
generalizzazioni.
 Siamo
inoltre abituati a pensaere che lo
stupore e lo spiazzamento siano due
emozioni non adatte a persone mature e
responsabili.
 Dobbiamo
abituarci a pensare che i casi
particolari sono preziosi strumenti per
uscire dalle cornici.
+
Le sette regole dell’ascoltare
(Sclavi)
 Non
avere fretta di arrivare a conclusioni. Le
conclusioni sono la parte più effimera della
ricerca.
 Quel
che vedi dipende dal tuo punto di vista.
 Se
vuoi comprendere quel che un altro sta
dicendo, devi assumere che ha ragione e
chiedegli di aiutarti a vedere le cose e gli
eventi dalla sua prospettiva.
 Le
emozioni sono degli strumenti conoscitivi
fondamentali se sai comprendere il loro
linguaggio. Non ti informano su cosa vedi, ma
su come guardi.
+
Le sette regole dell’ascoltare
(Sclavi)
 Un
buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili.
I segnali più importanti per lui sono quelli che si
presentano alla coscienza come al tempo stesso
trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti, perché
incongruenti con le proprie certezze.
 Un
buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del
pensiero e della comunicazione. Affronta i dissensi
come occasioni per esercitarsi in campo che lo
appassiona: la gestione creativa dei conflitti.
 Per
diventare esperto nell’arte di ascoltare devi
adottare una metodologia umoristica. Ma quando hai
imparato ad ascoltare l’umorismo viene da sé.
Scarica

SOC_COM7_Goffman_pt2 - Lettere e Filosofia