+ Il rituale dell’interazione Sociologia della comunicazione Prof. Vincenzo Romania + Il rituale in Durkheim Il modello classico di rituale religioso che viene utilizzato in sociologia è quello sviluppato da Emile Durkheim secondo cui la religione in quanto credenza è la rappresentazione collettiva della credenza nella società stessa ed il rituale è una forma di cerimonia attraverso cui gli individui riconfermano la propria appartenenza a questa realtà collettiva. Il concetto di rituale in Durkheim è perciò applicato a cerimonie collettive che coinvolgono tutti i membri di una data società. Il suo oggetto di studio nel testo Forme elementari della vita religiosa (1912) sono le società tribali, i loro riti collettivi e le forme di integrazione sociale ad essi collegati. + Caratteristiche di un rituale secondo Durkheim la riunione fisica di un gruppo di persone; la loro condivisione di un focus di attenzione comune e consapevole; una tonalità emozionale comune; la presenza di oggetti sacri da venerare che rappresentano l’appartenenza al gruppo; un insieme di sanzioni negative e positive. + Effervescenza sociale Il prodotto di ogni rituale, secondo Durkheim, è ciò che viene definito come effervescenza sociale: “Non appena gli individui sono raccolti, dal loro accatastamento (sic) scaturisce una specie di elettricità che li trasporta con rapidità a un grado straordinario di esaltazione. Ogni sentimento espresso risuona senza resistenza in tutte queste coscienze aperte alle impressioni esterne: ognuna fa da eco alle altre e viceversa” (Durkheim 1912 1963: 238). Il modello durkheimiano di rituale è stato applicato a nuove forme di rituale non religioso (lettura). In particolare è stata sottolineata la capacità della televisione di creare media event di tipo rituale (Dayan e Katz). + Il rito è formale Esso è caratterizzato da un alto grado di conformità, stereotipicità, stilizzazione del rito stesso ed a livello spaziotemporale dal ricorrere in luoghi e momenti precisi. Una cerimonia religiosa, ad esempio la messa cristiana, avviene in luoghi (le chiese), tempi (alla domenica mattina la messa domenicale) e secondo sequenze (letture e parti della liturgia) ricorrenti in maniera pressoché invariabile nel tempo e nello spazio. + Il rito è performativo Un rito non può essere definito semplicemente da un testo, ma diviene tale solo attraverso l’esecuzione reale, ovvero la performance delle azioni che prevede. Rispetto alle concezioni teologiche, l’antropologia sottolinea però l’aspetto propriamente umano, reale e incarnato del rito che si realizza, per l’appunto, in un determinato contesto sociale, tramite la performance, ovvero tramite l’interpretazione drammaturgica degli attori – nel nostro caso dei fedeli che si recano a messa – di un copione cerimoniale. + Il rito è in-utile Il rito non contempla cioè un valore strumentale inteso in termini di produttività, ma soprattutto è in-utile in quanto sospende l’attività di working tipica della vita quotidiana (Schutz, 1979). + Il rito è comunicativo e ripetitivo Comunica messaggi canonici e messaggi sociali: siamo tutti parte della stessa comunità, ci identifichiamo in essa, la nostra esistenza è pacificata. La ripetitività dei riti è una funzione della stabilità societaria ed è una funziopne di adattamento all’ambiente, che, secondo etologi e sociobiologi, rende l’esperienza umana una continuazione di quella di altre specie animali. + I rituali dell’interazione in Goffman Il rituale viene considerato – come faceva anche Durkheim – un sistema simbolico che contribuisce all’integrità ed alla solidarietà del gruppo che l’adotta. Goffman sposta il focus di attenzione, rispetto a Durkheim, dai rituali collettivi ai rituali interpersonali riguardanti il Sé: “nel nostro mondo urbano e secolare, all’individuo è concessa una certa sacralità che viene manifestata e confermata da atti simbolici”. Il Sé è quindi considerato come una sfera sacra, ideale, in accordo con quanto affermato da Simmel, che nessuno può profanare. “Questa sfera non può essere violata senza provocare la distruzione del valore della personalità dell’individuo. Una sfera di questo tipo è posta attorno a una persona del suo onore. Nel linguaggio comune l’espressione <<passare i limiti>> definisce spesso un insulto all’onore di qualcuno. Il raggio di questa sfera segna, per così dire, il limite il cui sconfinamento costituisce un insulto all’onore di una persona” (Simmel, 1908). + La natura della deferenza e del contegno Il saggio è contenuto all’interno de Il rituale dell’interazione (1967). Analizza le regole di condotta che regolano il comportamento umano. Le regole di condotte sono considerate come guide all’azione, contraddistinte da obblighi ed aspettative relative ai contesti e ai ruoli. + Regole di condotta e comunicazione “Un atto che sia soggetto a una regola di condotta è quindi una comunicazione, poiché rappresenta un modo in cui vengono confermate le identità personali: sia l’identità della persona per cui la regola è un obbligo, sia quella della persona per cui è un’aspettativa”. Allo stesso modo lo è un atto che non si conforma in quanto “le infrazioni hanno grande risonanza, talvolta fino al punto di sconfessare il sé dei partecipanti”. + Tipi di regole di condotta Esistono regole simmetrice ed asimmetriche a secondo dello status degli interlocutori E regole sostanziali e di cerimonia. Le prime sono regole in sé, che prescindono dalle conseguenze sull’identità dell’individuo, sono codificate da leggi e regolamenti. Le seconde invece sono regole convenzionali che comunicano il carattere e l’identità del personaggio ed il proprio giudizio su chi partecipa alla situazione. Queste regole sono codificate dal codice cerimoniale o etichetta. + Deferenza e contegno L’insieme delle regole cerimoniali di un gruppo costituiscono un idioma del gruppo stesso. Principalmente l’attività cerimoniale si può dividere in due componenti principali: la deferenza e il contegno. + Deferenza Definizione“Con il termine <<deferenza>> io indicherò quella componente della attività che funziona come strumento simbolico col quale si esprime regolarmente a una persona il proprio apprezzamento nei confronti di qualcosa di cui questa persona è assunta come simbolo, estensione o agente”. Può essere agita fra individui, istituzioni, oggetti. La deferenza è un riconoscimento che non può essere pretesto, autonomamente, ma viene riconosciuto da altri. + Funzioni della deferenza Per il suo essere intersoggettiva la deferenza è un sistema che permetter l’integrazione fra i membri di una comunità. Un gesto di deferenza è in effetti un riconoscimento o una valutazione generale della persona. Come per la rappresentazione è una idealizzazione: il tono reverenziale da cui è caratterizzata da infatti una rappresentazione migliore della realtà. Oltre che un riconoscimento, la deferenza è anche una promessa,perché impegna l’autore a comportarsi nello stesso modo anche in futuro + Deferenza e status I rituali di deferenza sono influenzati dagli status (simmetrici o meno), relativi all’area lavorativa, sentimentale e familiare soprattutto. Si creano conflitti quando le persone si conoscono per più status incrociati (paziente e figlio, collega e partner). La deferenza si esplica soprattutto in due forme: rituali di discrezione e rituali di presentazione. + Rituali di discrezione Si riferiscono al rispetto della sfera ideale. La sfera ideale può essere contaminata solo da chi possiede familiarità con l’individuo Più elevata è la classe dell’individuo tanto maggiore tenderà ad essere la distanza spaziale e sociale che gli si rivolgerà I rituali di discrezione tendono spesso ad essere asimmetrici Esempio da Philip K. Dick, Minority report + Rituali di discrezione: contenuti Nome di battesimo o nome di status Proprietà e luoghi fisici dell’individuo Intimità Distanza fisica Argomenti che possono causare sofferenza, imbarazzo, umiliazione. In Asylum si verificano situazioni opposte: violazione regole della discrezione, discussione su questioni intime del paziente, messa in imbarazzo, pazienti che non rispettano distanze sociali + Rituali di presentazione Sono rituali coi quali l’individuo rende testimonianza al destinatario del modo in cui lo considera e lo tratterà nell’imminente interazione. Es: saluti, regali, notazioni riguardo ai cambi di status, aspetto o reputazione, inviti, offerte di piccoli favori, complimenti. I saluti tendono ad essere tanto più lunghi quanto più tempo è passato dall’ultimo incontro. Questi rituali sono “il mezzo con cui s’informa il destinatario che egli non è un’isola a sé stante ma che gli altri sono, o desiderano essere, partecipi delle sue preoccupazioni”. + Il contegno “L’elemento del comportamento cerimoniale dell’individuo tipicamente manifestato mediante l’atteggiamento, il modo di vestire o di muoversi, e che serve a comunicare a coloro che sono in sua presenza che egli è una persona che possiede certe qualità desiderabili o indesiderabili”. Qualità relative al contegno: discrezione, sincerità, modestia, spirito sportivo, padronanza verbale e motoria, autocontrollo emotivo e fisico. + Il contegno Il contegno è frutto e dimostrazione di un processo di socializzazione (come habitus). Il contegno per realizzarsi ha bisogno di risorse ed è quindi più facile per le classi più ricche. Esso è il biglietto da visita che si presenta agli altri per ottenere la loro fiducia, in quanto soggetto interagente affidabile. Anche il contegno è soggetto a regole simmetriche e asimmetriche. Le malattie mentali si verificano soprattutto come mancanza di contegno: durante i pasti, controllo proprio corpo, denudazioni, controllo sfera intima sessuale, etc. Sono le stesse istituzioni totali, tuttavia, a portare a questo. + Conclusioni: deferenza e contegno Deferenza e contegno sono rituali incrociati e complementari. “Perché possa essere espressa un’immagine completa dell’uomo, gli individui debbono tenersi per mano in una catena cerimoniale e ognuno di essi deve dare deferentemente col proprio contegno a chi sta alla sua destra ciò che riceve deferentemente da chi sta alla sua sinistra” Il sé è quindi un oggetto rituale sacro “Questo moderno mondo laico non è poi così irreligioso come si potrebbe pensare. Ci siamo sbarazzati di molti dei, ma l’individuo stesso rimane ostinatamente una divinità di notevole importanza”. (Goffman, 1967, 104). “Forse l’individuo è un dio così vitale perché può effettivamente capire il significato cerimoniale del modo in cui è trattato e può rispondere drammaticamente di persona a ciò che gli viene offerto. Nei rapporti tra questi divinità non è necessario l’intervento di intermediari; ognuno di questi dei è in grado di celebrare l’ufficio divino come sacerdote di se stesso”. + Differenze fra rituali collettivi e rituali dell’interazione La contingenza: non si può prevedere in precedenza in quale momento un determinato rito avverrà (contingenza temporale), come in un contesto culturale più debole verrà eseguito (contingenza individuale), come le diverse cerchie sociali reagiranno (contingenza interpersonale); La partecipazione: in una società primitiva, infatti le performance rituali coinvolgevano praticamente la totalità del corpo sociale L’obbligatorietà socialmente sanzionata: il non rispondere a determinati obblighi rituali crea ancora ai giorni d’oggi delle forme di sanzioni informali e a volte anche formalizzate, ma la loro influenza sul comportamento quotidiano è sicuramente diminuita rispetto a società più semplici, con interazioni più rare, più prevedibili e ritualizzate; + Differenze fra rituali collettivi e rituali dell’interazione La differenziazione: al moltiplicarsi delle cerchie sociali ed al decadere delle grandi narrazioni (le ideologie e le religioni) che definivano degli universali simbolici di riferimento per l’azione sociale (Berger, Berger e Kellner, 19..*), i rituali tendono a diventare sempre più differenziati a partire dai diversi contesti sociali; L’adattamento al cambiamento sociale: in una società altamente complessa nella quale i canali di interazione sociale aumentano, i rituali tendono ad adattarsi e a svilupparsi a partire da questi nuovi canali. Goffman, Il rapporto tra i sessi (1977) IDEE PRINCIPALI Tutti gli individui sono divisi sin dalla nascita in classi sessuali (23). La classificazione inizialmente si basa sull’ispezione medica e viene poi confermata dal comportamento e dall’apparenza (24). Le due classi si didfferenziano per esperienze, aspettative, ricompense, modi di agire e di sentire (25). A queste 2 classi, ogni società associa ideali di mascolinità e femminilità, non basati sul reale dato biologico ma su credenze di stampo folcloristico sul genere. In particolare, in ogni società esiste una universale organizzazione per classi sessuali delle attività familiari (31). Le differenze fra le classi non vanno valutate a partire dalle risorse ma dai meccanismi simbolici di inferiorizzazione della donna (33). In tal senso, la società moderna non Goffman, Il rapporto tra i sessi (1977) IDEE PRINCIPALI Due esempi del meccanismo simbolico sono il corteggiamento e i rituali di cortesia (36-43). In entrambi i casi, la donna viene concepita come un essere vulnerabile, fragile che accetta una forma di dominio maschile, che si esprime in modalità differenti [lettura]. Goffman prende quindi in analisi alcuni ambiti istituzionali di ‘organizzazione’ delle classi sessuali, per dimostrare l’infondatezza di alcune differenze di genere. In primo luogo, parte dalla divisione familiare dei compiti domestici (46-48) e delle gerarchie di genere, nei contesti egualitari. Quindi, prende come esempio la divisione sessuale di alcuni luoghi pubblici (come ad es. la toilette) e ne spiega la funzionalità al mantenimento delle classi sessuali (49-52); il job placement e il ruolo dell’attrività fisica delle donne nell’essere assunte (51-55); i sistemi di identificazione (55) di genere; il dimorfismo fisico; il ruolo dell’attività sportiva nel riconfermare la superiorità maschile e ne ricava appunto come si tratti di pratiche non giustificate da reali differenze fisiche ma piuttosto dal mantenimento della differenza fra classi + Definizione della situazione e frame analysis Sociologia della comunicazione prof. Vincenzo Romania + Definizione della situazione Il concetto di “Definizione della situazione” è il concetto che porta in sociologia, la valutazione individuale, sociale e di gruppo, delle norme che organizzano e definiscono una determinata situazione. Il concetto tiene quindi insieme una dimensione micro, una meso ed una micro-sociale delle interazioni umane. Tiene conto dell’aspetto culturale, normativo, cognitivo che definisce ogni interazione umana. + Origini teoriche La riflessione sulla “definizione della situazione” viene introdotta in sociologia da William I Thomas, uno dei fondatori della Scuola di Chicago (notizie biobibliografiche in Le cornici dell’interazione). Esso ha quindi una parentela teorica con l’approccio dell’ecologia sociale, in quanto nasce in un ambiente ove la riflessione teorica è molto legata alla analisi empirica delle condizioni sociali degli abitanti della città industriale americana. [esempio da Le cornici dell’interazione su casi Muro di Berlino e cornici politiche]. + Il contadino polacco in Europa e in America (1918-20) Studio monumentale sul processo migratorio dei polacchi, uno dei gruppi meno integrati del suo tempo, verso la città di Chicago. Esso unisce analisi di interviste biografiche, di materiale epistolare, di memoirs ed osservazioni partecipanti. Il rapporto di ricerca conseguente è di oltre 2000 pagine. La research question principale che sottende il progetto di ricerca è: quali processi di organizzazione e riorganizzazione dell’esperienza sono conseguenti al processo migratorio? + Definizione “ La situazione è un set di valori e di atteggiamenti con i quali l’individuo o il gruppo ha a che fare in un processo di attività e riguardo ai quali quella attività viene pianificata ed i suoi risultati vengono apprezzati. Ogni attività concreta è la soluzione di una situazione. La situazione coinvolge tre tipi di dati: 1) le condizioni oggettive sotto le quali l’individuo o la società devono agire, ossia la totalità dei valori – economici, sociali, religiosi, intellettuali, ecc. che in un determinato momento influiscono direttamente o indirettamente sullo status conscio dell’individuo o del gruppo; (2) Gli atteggiamenti pre-esistenti dell’individuo o del gruppo e che in un determinato momento hanno una influenza effettiva sul suo comportamento; (3) La definizione della situazione, cioè, la concezione più o meno chiara delle condizioni e la coscienza degli atteggiamenti…solitamente c’è un processo di riflessione, dopo il quale ogni definizione sociale preesistente viene applicata o una nuova definizione personale viene elaborata. (Thomas e Znaniecki, 1918-20, 68-69, trad. mia). + L’esperienza di vita: definizione ed esempio letterario “Se i polacchi si definiscono americani allora diventeranno americani … In base a questa premessa i polacchi americani, e tutti gli altri nuovi elementi etnici, ebbero la capacità di assimilare, nel corso del tempo la vita americana… La prospettiva di vita e la condizione identitaria di un soggetto come definizioni dell situazione: dal testo In my place di Sally Morgan. + La definizione della situazione: la teoria di Thomas e Thomas “ “ Anche la rilevazione più soggettiva ha un valore per lo studio del comportamento. Un documento preparato da un soggetto per compensare un sentimento di inferiorità o per elaborare una delusione o una persecuzione è il più lontano possibile dalla realtà oggettiva, ma la visione della situazione del soggetto, come lui la vede, può costituire l’elemento più importante per l’interpretazione. Per il suo comportamento immediato è strettamente correlato alla definizione della situazione, che può essere in termini di realtà oggettiva o di apprezzamento soggettivo – “come se” fosse così. Molto spesso è l’ampia discrepanza tra la situazione come appare agli altri e la situazione come sembra all’individuo che porta all ’ espressione di aperte difficoltà comportamentali. Per portare un esempio estremo, l ’ agente di custodia della prigione di Dannemora recentemente si è rifiutato di onorare l’ordine della corte di mandare un inquilino della prigione al di fuori delle sue mura per degli scopi specifici. Si è scusato affermando che l’uomo era troppo pericoloso. Aveva ucciso diverse persone che avevano avuto la sfortunata attitudine a parlargli per strada. Dal movimento delle loro labbra egli immaginava che lo stessero chiamando con degli epiteti volgari e si è comportato come se ciò fosse vero. Se l’uomo definisce le situazioni come reali, esse saranno reali nelle loro conseguenze” (Thomas e Thomas, 1928: 572). + Origini filosofiche: pragmatismo L’idea principale del pragmatismo è che la verità non è una corrispondenza fra le idee soggettive e gli oggetti esistenti nel mondo esterno. La verità è un criterio pratico dell’agire: le idee sono vere se le conseguenze sono tali da consentire a una persona di eseguire una certa azione con successo. (Amelie). Di chi è la responsabilità maggiore nel cattivo rapporto che hanno italiani e stranieri? (ricerca su “Vivibilità percepita e relazioni interetniche” Pr 12345lnce 21470 Campione Stranieri Graf. 108 Responsabilità – campione stranieri o 56, o eo,0eq 61 r ,0 e 69%l s,tu ps % 0t % air a r % p cem ln s oo e e o p r n nos o t t n e r ts a s u c a a o a b b l pi l l ii e a l i t à Campione Italiani + Merton: elaborazioni successive La profezia che si auto-adempie: “è, in origine, una falsa definizione della situazione che evoca un nuovo comportamento che rende vere le originali false concezioni” (“la banca fallirà”) La profezia suicida è una profezia presumibilmente vera in origine ma che per lo stesso fatto di essere detta, evoca un comportamento che rende falsa la profezia iniziale. (esame Dalla Costa). In entrambe le definizione un ruolo fondamentale hanno le credenze. + Effetto San Matteo (Merton) Dal passo: “Poiché a chi ha verrà dato, e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha" Studio su ambito scientifico: interviste a Premi Nobel. Risultato principale: gli scienziati più famosi ricevono vantaggi sproporzionati rispetto al loro contributo alla scienza; e gli scienziati meno famosi ricevono contributi sproporzionatamente inferiori. Applicabilità: effetto dei riconoscimenti su carriera degli scienziati (eff. 41° sedia). Applicazioni: conoscenza; economia (aste); pubblicazioni scientifiche; effetto precocità; effetto visibilità mediatica; fondi alla ricerca. + L’effetto pigmalione Rosenthal e Jacobson (1968) definiscono operativamente, l’effetto Pigmalione come quel tipo di profezia che si autoavvera allorché le aspettative e le convinzioni che ci facciamo nei confronti di una persona influenzano il suo comportamento, portandolo ad adattarsi alla percezione di sé che gli viene proposta. L’oggetto di ricerca è costituito dalle interazioni fra maestri e scolari, all’interno di scuole primarie. Il metodo sperimentale consiste nel somministrare testi sull’IQ fittizi assegnando ad ogni bambino una valutazione data quindi al maestro. La misura finale dell’effetto viene data dai risultati dei bambini che tendono ad adeguarsi alla loro misura dell’IQ : ciò indica che la maestra aveva avuto proiezioni più incoraggianti nei loro confronti, spingendoli così a migliorare le proprie prestazioni. La definizione della situazione è un sistema che tende a riconfermare la propria identità “La personalità e l’ambiente sono connessi e complementari, come avviene nella relazione tra le chiavi e le serrature. La personalità, in questa metafora, è una chiave in cerca della serratura <<giusta>>, mentre l’ambiente, includendo in esso anche le altre persone, è la serratura che aspetta di essere aperta così che le sue opportunità possano essere realizzate” (Baron e Bourdieu, 1987). + Applicazioni empiriche Definire la situazione costituisce una forma di potere: es. dibattito su testamento biologico, Iraq, crisi finanziarie, miracoli. L’autorità dipende da una definizione della situazione. Le etichette creano identità I mass media influiscono nel processo di definizione della situazione: framing, teoria del panico morale, casi di Erba, Erika e Omar, Gorgo al Monticano. (esempio più recente Englaro). + Per studiare la definizione della situazione bisogna tener conto di: Attori che vi partecipano Tratti culturali Relazioni e significati condivisi Processi dinamici Tempo specifico Posto specifico + Fattori da considerare, rispetto agli attori Motivazioni Ruolo e priorità Competenze Definizione individuale: più attori hanno definizioni diverse della situazione e lo stesso attore cambia definizioni con il passare del tempo. Contesto culturale di riferimento + Frame analysis (1974) E’ l’opera più importante e più ampia di Goffman e quella che sistematizza i suoi interessi generali Indaga il carattere artefatto e la vulnerabilità delle situazioni umane rappresentate Indaga la molteplicità dell’esperienza e la segmentazione del self È un tentativo di superare i limiti della metafora drammaturgica. + Impostazione teorica Ammette per la prima volta un chiaro debito rispetto alla tradizione fenomenologica ed in particolare rispetto alle teorie di James e Schutz sulla molteplicità dell’esperienza. L’accento sulla teatralità dell’esperienza quotidiana, si sposta dalla sua funzione di metafora (come ne La vita quotidiana come rappresentazione) a paradigma che discende dalla segmentazione del sé: l’uomo utilizza artifici teatrali per gestire la molteplicità del sé. Il libro si divide in due parti: nella prima Goffman cerca di spiegare quali sono le diverse sfere della realtà esperite dall’individuo; nella seconda cerca di dimostrare come ognuna sia soggetta a manipolazione e vulnerabilità. In tal senso Frame Analysis è l’opera più pessimista della produzione di Goffman. + Impostazione teorica Il problema principale di Frame Analysis è come un individuo può dare risposta alla domanda: che cosa sta succedendo qui?, ovvero attraverso quali procedure cognitive è possibile giungere alla verità? O ancora: è possibile parlare di verità? La verità è una costruzione sociale? O ancora meglio attraverso quali forme di negoziazione sociale gli individui giungono a definire reale, vera, una determinata situazione. Gioco del quadrato. + Il problema di Rashomon e la ballata dell’uomo sottile Nel Giappone medievale, sotto il portico del tempio di Rasho a Kyoto, un monaco, un boscaiolo e un viandante riferiscono quattro differenti versioni di un brutale fatto di sangue: un samurai viene ucciso in un bosco e del suo omicidio si autoaccusano vari personaggi. Chi racconta la verità? Cos'è la verità? + Cosa sta succedendo qui? Problema di Goffman: “Lasciatemi dire subito che la domanda <<che cosa sta succedendo qui?>> è considerevolmente sospetta” (52). Ciò per tre motivi: Essa dipende dalla selezione del reale che si compie In ogni situazione succedono al contempo molte cose Il resoconto retrospettivo dell’evento può differire ampiamente dal vissuto. + Soluzioni alla domanda: la realtà è multipla James, The perception of Reality (1869) risponde alla domanda Sotto quali circostanze pensiamo che le cose siano reali? Indicando tre fattori: l’attenzione selettiva, il coinvolgimento intimo e la non contraddittorietà, come gli elementi che costituiscono i diversi mondi dell’esperienza individuale. Ogni mondo ha <<il suo speciale e separato stile di esistenza>>: “ogni mondo, quando gli si presta attenzione, è reale a modo suo; solo che la realtà decade insieme all’attenzione” (ibidem, p. 293). + Definizione della situazione e frame Ogni definizione della situazione contiene un frame Ogni frame contiene una o più definizioni della situazione Fra frame e definizione della situazione c’è un rapporto soggetto/assoggettamento e soggetto/oggetto molto complesso, articolato e problematico sia a livello teorico, che empirico e disciplinare: “per vestire bene dei bambini, è probabile che risultino più utili numerosi cappotti, che non un’unica magnifica tenda, dove tutti muoiono di freddo” (Goffman, Asylum, premessa, 1961, 30). + Metodo: una prospettiva situazionale “La mia prospettiva è situazionale, che qui sta a significare un interesse per ciò di cui un individuo può essere consapevole in un particolare momento, questo implica spesso altri particolari individui e non è necessariamente ristretto all’arena reciprocamente controllata dell’incontro faccia a faccia. Presumo che quando gli individui si trovano in qualsiasi situazione, affrontano la domanda <<che cosa sta succedendo qua?>>. Sia che venga chiesto esplicitamente, come in momenti di confusione e dubbio, sia tacitamente, durante occasioni di consuetudinaria certezza, la risposta è desunta dal modo in cui gli individui procedono con le azioni in quel momento. Partendo dunque con quella domanda, questo volume tenta di descrivere una struttura (frame work) a cui si potrebbe ricorrere per la risposta” (Goffman 1974 2001, 52). + Conseguenze empiriche Esisteranno al contempo uno o più frame normati e tanti frame quanti sono gli attori che partecipano all’interazione I frame percepiti e proiettati da un attore nella situazione varieranno di continuo: un frame pre-figurato che precede l’interazione; un f. presentato all’altro durante l’interazione e verificato continuamente; Un frame negoziato in termini di accordo operativo; Un frame percepito dall’alter, ecc. ec.. + Un frame non è mai del tutto chiaro “Più o meno” è qui l’espressione chiave perché il carattere di un frame non è sempre chiaro, e anche quando lo è, i partecipanti all’interazione potrebbero avere interesse ad oscurarlo, cambiarlo o confonderlo” (Berger, 2001, 17). Secondo l’etnometodologia opacità e ambiguità sono caratteristiche di tutte le situazioni. Un comportamento può essere frainteso sia perché la sua espressione può non essere del tutto chiara a chi assiste, sia perché lo stesso comportamento può essere indicativo di due o più definizioni della situazione differenti. Per reagire a ciò gli individui ricorrono a metodi di plausibilità rispetto al senso comune. + Conseguenze della prospettiva Gli individui assumono un frame in base alla loro consapevolezza di ciò che sta accadendo. (Awareness context theory di Glaser e Strauss) Questa è desunta dagli attori presenti e astanti, osservando le altrui azioni. Essa cambia nel tempo, portando ad accordi operativi. Il processo di framing di una interazione è quindi un interpretazione di azioni e di ruoli altrui (role taking). La maggior parte di questo lavoro viene compiuta at first glance (Sudnow, 1972) ed è quindi altamente soggetto a vulnerabilità e manipolazione. Quando la mutual awareness viene raggiunta essa permette dei mutamenti nei ruoli e nei frame chiari a tutti gli interlocutori, che in Forms of talk Goffman indica con il concetto di footings (vedi In the mood for love). + Frame analysis è un testo sul dubbio …e sulla fiducia “Il mio fine è provare a isolare alcune delle strutture basilari della comprensione disponibili nella nostra società per dare un senso agli eventi, e analizzare le particolari vulnerabilità a cui questi frames di riferimento sono oggetti. Comincio con il fatto che mentre da particolare punto di vista di un individuo potrebbe momentaneamente sembrare che stia realmente capitando qualcosa, di fatto ciò che sta effettivamente accadendo è semplicemente un gioco o un sogno, un incidente o un errore, un fraintendimento o un inganno o una rappresentazione teatrale e così via. L’attenzione verrà rivolta a tutto ciò che riguarda il nostro senso di ciò che sta accadendo che lo rende così bisognoso di queste varie reinterpretazioni. ” (Goffman 1974 2001, 53). + Ogni comportamento sociale può appartenere a due o più frame “Quando l’individuo della nostra società occidentale riconosce un particolare evento, tende, qualsiasi altra cosa egli faccia, a implicare in questa risposta (e di fatto impiegare) una o più strutture o schemi di interpretazione di un certo tipo che può essere definito primario- dico primario perché l’applicazione di una tale struttura o prospettiva interpretativa è vista da quelli che la applicano come non dipendente da o riferibile ad alcuna interpretazione precedente o “originale” ” (66). Lo stesso evento può essere rivelatore di due cornici coesistenti o alternative. + Dubbio e contesa “A causa della natura stessa del framing, gli eventi hanno una caratteristica essenzialmente elastica, soggetta al dubbio, un’elasticità che interessa sia l’attore e le sue affermazioni che il testimone e le sue” (349). Il problema teorico essenziale è: come è possibile fidarsi degli altri in quanto persone morali in bona fide? È possibile una interpretazione rituale dell’interazione? Lo stesso problema che affronta ad esempio Garfinkel in Agnese. Es. da Il dubbio e da Charles Goodwin. Dal punto di vista empirico: due attori che dimostrano di capirsi stanno davvero capendosi? O per non mettere in dubbio la situazione usano fictional codes (Colin B. Grant)? + Goffman individua tre elementi costituenti un frame Strutture primarie (frameworks): un frame originario da non sottoporre ad ulteriore interpretazioni Keyings Fabbricazioni Il concetto di frameworks è un tentativo di superare la teoria di James e Schutz che pongono la vita quotidiana come base su cui si fondano tutte gli altri mondi dell’esperienza. + I frameworks “Quando l’individuo della nostra società occidentale riconosce un particolare evento, tende, qualsiasi altra cosa egli faccia, a implicare in questa risposta (e di fatto impiegare) una o più strutture o schemi di interpretazione di un certo tipo che può essere definito primario- dico primario perché l’applicazione di una tale struttura o prospettiva interpretativa è vista da quelli che la applicano come non dipendente da o riferibile ad alcuna interpretazione precedente o “originale”; infatti una struttura primaria è considerata capace di tradurre ciò che altrimenti rappresenterebbe un aspetto senza significato della situazione, in qualcosa di significativo. “ (66) + I diversi framework hanno livelli di normatività variabile “Le strutture primarie variano nel grado d’organizzazione. Alcune possono essere presentate come un sistema di entità, postulati e regole; altre – in realtà la maggior parte delle altre – sembrano non avere alcuna apparente forma articolata, e forniscono solo nozioni relative alla comprensione, un approccio, una prospettiva. Qualunque sia il grado di organizzazione, ogni struttura primaria permette al suo utente di individuare, percepire, identificare ed etichettare un numero apparentemente infinito di eventi concreti definiti nei suoi termini” (idem). In questo punto Goffman riprende il concetto di densità rituale. + Keyings Definizione: Il key (chiave): “mi riferisco qui all’insieme di convenzioni sulla base delle quali una data attività, già significativa in termini di una qualunque struttura primaria, viene trasformata in qualcosa modellato su questa attività, ma visto dai partecipanti come qualcos’altro” (Goffman, 1974/2001, 85). Origine teorica, dalla teoria del gioco di Bateson: “Quello in cui mio imbattei allo zoo è un fenomeno ben noto a tutti: vidi due giovani scimmie che giocavano, cioè erano impegnate in una sequenza interattiva, le cui azioni unitarie, o segnali, erano simili, ma non identiche, a quelle del combattimento. Era evidente, anche all’osservatore umano, che la sequenza nel suo complesso non era un combattimento, ed era evidente all’osservatore umano che, per le scimmie che vi part4ecipavano, questo era ‘non combattimento’. Ora questo fenomeno, il gioco, può presentarsi solo se gli organismi partecipanti sono capaci in qualche misura di meta comunicare, cioè di scambiarsi segnali che portino il messaggio: <<Questo è un gioco>>.” (1972/1976, 221). + Trasformare un frame tramite un keying a) E’ implicita una trasformazione sistematica attraverso materiali già significativi secondo uno schema di interpretazione, e senza il quale il keying sarebbe privo di significato. b) Coloro che partecipano all’attività dovrebbero sapere e riconoscere apertamente che si ha un’alterazione sistematica, un’alterazione che ricostituirà radicalmente ciò che per i partecipanti stessi sta accadendo. c) Ci saranno segni per stabilire quando deve iniziare la trasformazione e quando deve finire, cioè ci saranno dei limiti temporali entro cui la trasformazione deve essere contenuta. In modo simile ci saranno altre parentesi spaziali ad indicare i confini all’interno dei quali il keying ha luogo in quella occasione. d) il keying non è limitato agli eventi percepiti entro qualsiasi particolare classe di prospettive. e) La trasformazione sistematica che un particolare keying introduce potrebbe alterare solo leggermente l’attività così trasformata, ma cambia completamente ciò che un partecipante direbbe stia accadendo. + Per rendere meno ambigui i frames si usano dei marcatori “L’attività incorniciata in un modo particolare – specialmente l’attività sociale collettivamente organizzata – è spesso distinta dal flusso in corso degli eventi circostanti da un insieme speciale di marcatori di confine o parentesi di un genere convenzionale. Questi vengono prima e dopo l’attività nel tempo e possono essere delimitanti dello spazio; in breve ci sono parentesi temporali e spaziali. Questi marcatori,come la cornice di legno di un quadro, non sono presumibilmente né parte del contenuto dell’attività vera e propria né parte del mondo esterno all’attività, ma piuttosto entrambi dentro e fuori, una condizione paradossale già illustrata, che non va evitata solo perché non può essere facilmente considerata in modo chiaro. Uno può parlare allora, di apertura e chiusura di parentesi temporali e parentesi spaziali delimitanti” (282). + Keyings essenziali Finzione: imitazione dichiarata, senza fini strumentali (il gioco, il sogno, la fiction teatrale, cinematografica, letteraria) Competizioni: traduzione temporanea o organizzata di eventi reali in competizione Rituali: ricontestualizzazione cerimoniale di eventi Prove tecniche: allenamernti, simulazioni, dimostrazioni, esibizioni, dimostrazione documentali, proiezione di esperienze Rifondamenti: azione che invertono i ruoli + Caratteristiche I keying variano per intensità: da fedeli a liberi Sono soggetti a ulteriori rekeying “Data la possibilità che un frame incorpori rekeyings, diventa conveniente pensare a ogni trasformazione come l’aggiunta di uno strato o di una lamina all’attività. Si possono definire due caratteristiche dell’attività. Una è la stratificazione più profonda in cui l’attività drammatica può entrare in gioco per assorbire il partecipante. L’altra è la lamina più esterna, il margine del frame, che ci dice solo che genere di stato abbia l’attività nel mondo reale, qualunque sia la complessità delle lamine più interne” (115) + La situazione come frame Rim (margine esterno) Laminazi oni La finzione + Fiction e realtà interagiscono I testi drammatici: “la loro importanza più profonda consiste nel fatto che forniscono un modello dimostrativo della vita di ogni giorno, una sceneggiatura degli atteggiamenti sociali non scritti, e così costituiscono una vasta fonte di indizi riguardanti la struttura di questo dominio” (92). + Quando il gioco diventa normativo, si allontana dal frame che mette in chiave “Sembra esservi un continuum tra la giocosità, laddove un qualche atto utilitaristico viene colto e impiegato in modo trasformato per il divertimento, e gli sport e i giochi. In ogni modo, mentre nella giocosità la ricostruzione scherzosa di un qualche oggetto o individuo in un “oggetto di gioco” è piuttosto temporanea, mai completamente stabilita, nei giochi organizzati e negli sport questa ricostituzione è istituzionalizzata – stabilizzata- proprio come l’arena dell’azione è definita dalle precise regole dell’attività…con il procedere di questa formalizzazione il contenuto del gioco sembra allontanarsi sempre più da ogni particolare copia dell’attività quotidiana per diventare una struttura primaria a sé” (95). + Conseguenze teoriche I tipi di fictions dello stesso genere tendono ad assomigliarsi fra di loro (ad es. due romanzi su tematiche diverse, o due pellicole) più di quanto non assomigliano al framework con cui entrano in relazione. L’analisi dei generi comunicativi, ad esempio, si basa sull’analisi normativa delle strutture di organizzazione degli argomenti. + Fabbricazioni Una seconda forma di vulnerabilità dei frame è quella che Goffman chiama fabrication o contraffazione “lo sforzo intenzionale di uno o più individui di gestire l’azione in modo che una persona o più persone verranno indotte ad avere una falsa percezione di ciò che sta succedendo. È implicito un progetto malvagio, un complotto o un piano ingannevole che porta – quando si realizza – a una falsificazione di una parte del mondo”. + Caratteristiche e tipi “Le fabbricazioni, come keyings richiedono l’uso di un modello, l’uso di qualcosa già significativo in termini di strutture primarie. Ma mentre un keying porta volutamente tutti i partecipanti ad avere la stessa percezione di ciò che sta accadendo, una fabbricazione richiede invece delle differenze. [..] Il bordo del frame è una costruzione, ma solo i fabbricatori lo vedono” (125-6). In base all’esito le classifica in fabbricazioni benigne: ideate nell’interesse della persona contenuta: un inganno scherzoso, una brul,a un tiro mancino, una festa a sorpresa, una beffa correttiva: le iene; beffe sperimentali: x esperimento è necessario che nessuno conosca i motivi reali dell’intervista; beffe di formazione; test vitali: fedeltà ad un azienda o ad una persona, costruzioni paternalistiche Fabbricazioni di tipo strumentale:, implicanti camuffamento, mimetismo, intimidazione. Si compiono producendo apparenze normali che nascondo le reali attività, autoinganno: “Se, allora, si pensa all’inganno (reception) come menzonga intenzionalmente prodotta da persone non coinvolte nella loro stessa fabbricazione e si pensa all’illusione (illusion) come un errore che risulta da una falsa interpretazione che nessuno ha creato di propostio e che è comprensibile nelle circostanze, allora si pensare all’autoinganno (selfdecpetion) coem a un’ostinazione nell’errore attivamente sostenuta, se non prodotta, esclusivamente dalla persona ingannata” (148). + Conseguenze della teoria La coscienza umana della rilevanza di keyings e fabbricazioni porta a due reazioni similari: sospetto e dubbio. “Il primo avviene quando non si è partecipi di tutta la preparazione di una scena, il secondo quando non si è sicuri del keying da applicare ad una determinata realtà” (155). La definizione della situazione è un processo pluriveicolare, con differenti stati di informazione La definizione della situazione è concepita come una membrana + Errori e dispute riguardano Il frame (cade un elicottero, cause) Per Miskeying: Downkeying: si scambia una trasposizione per realtà Upkeying: si scambia una realtà per trasposizione Le dispute riguardano casi in cui più frame possono incorniciare stesso comportamento Errori sullo stato di informazione possono portare a cattivi framing: agenda setting e media. + I regolatori Insieme ai marcatori, un ruolo importanti lo giocano anche i regolatori che durante una interazione confermano che il frame viene rispettato e condiviso dagli attori. Essi sono definiti come: “atti che mantengono e regolano la natura di scambio del parlare e dell’ascoltare tra due o più interagenti. Essi dicono al parlante di continuare, ripetere, elaborare, affrettarsi, divenire più interessante, meno lascivo, dare la possibilità all’altro di parlare, ecc. Possono dire all’ascoltatore di prestare particolare attenzione, di aspettare ancora un momento,. Di parlare ecc. [..] Il regolatore più comune è il cenno del capo, l’equivalente del mm-hmm verbale; altri regolati comprendono i contatti visivi, leggeri movimenti in avanti, piccoli cambiamenti di postura, l’alzare le sopracciglia e molti piccoli altri atti non verbali” (Ekman e Friesen, 1969, 82, in Goffman 1974 2001, 245). Ekman P. e Friesen W. V., The Repertoire of Nonverbal Behavior: Categories, Origins, Usage and Coding, <<Semiotica>>, I (1969). + La sovrapposizione dei frame “Data una sequenza di attività che è incorniciata in un modo particolare e che fornisce un principale centro di attenzione ufficiale per i partecipanti riconosciuti, sembra inevitabile che si verificheranno simultaneamente nello stesso luogo altre modalità e linee di azione (inclusa la comunicazione in senso stretto) separate da ciò che domina ufficialmente, e che saranno trattate, quando vengono trattate, come qualcosa a parte. In altre parole, i partecipanti seguono una linea di azione – una trama – attraverso una gamma di eventi che sono considerati fuori frame, subordinati in questo modo particolare a quella che si è giunti a definire come l’azione principale. Di certo, gli individui possono dare l’apparenza di essere rispettosamente coinvolti nel loro interesse dichiarato, mentre la loro attenzione centrale è, in realtà, da tutta altra parte. E il mantenere queste apparenze può esso stesso distrarre dal centro obbligatorio di attenzione, producendo una tensione specificatamente interazionale.” (235) + Lo stato di partecipazione ad un frame è comunque coercitivo “Il fatto increscioso (si crede) è che ogni volta che gli individui sono incorporati all’interno di un’attività quali esecutori di ruoli di qualche genere, come macchine umane si troveranno sempre di fronte alla loro fisiologia – che si manifesta in un desiderio di cambiare leggermente posizione, di grattarsi, di sbadigliare, di tossire e di impegnarsi in altri coinvolgimenti secondari che permettono la “liberazione di bisogni umani”. (236). “E’ chiaro che in molte occasioni, saranno ignorati non solo certi eventi ma anche certe persone. Guardie, bidelli e tecnici funzionano regolarmente come non-persone, presenti in un modo pertinente ma trattati come se non fossero presenti” (240). “Le capacità di gestire la distrazione variano piuttosto considerevolmente con il tempo e lo spazio. Oggi i rumori minimi che sono appena tollerati nei teatri, sono evidentemente lievi rispetto alla consuetudine del diciottesimo secolo” (242). + … e così anche il coinvolgimento richiesto agli attori “il frame non organizza soltanto il senso ma anche il coinvolgimento. Durante qualsiasi segmento di attività , i partecipanti solitamente non conseguiranno soltanto il senso di ciò che sta accadendo ma (in qualche grado) verranno anche spontaneamente assorbiti, presi, coinvolti. Tutti i frames comportano tanto più aspettative di tipo normativo, quanto più profondamente e pienamente l’individuo viene trascinato nelle attività organizzata da essi. Ovviamente, i frames si differenziano ampiamente riguardo al coinvolgimento di coloro che li sostengono. Alcuni frames, come i sistemi del traffico, sono propriamente mantenuti da un centro di attenzione che va e viene, il cui richiamo sul partecipante si fa più forte solo quando si deve evitare un problema improvviso. Altri frames, come quelli in cui sono intesi i rapporti sessuali, prescrivono un impegno che è letteralmente e figurativamente coinvolgente. In tutti i casi, tuttavia, si stabiliranno dei limiti convenuti riguardanti il troppo e il poco coinvolgimento.” (373). + In conclusione Frame Analysis è un testo che problematizza tutta l’opera di Goffman: mette in dubbio la sostenibilità dell’approccio drammaturgico; Mette in dubbio la normatività della sua teoria del rituale dell’interazione; Problematizza il concetto di contesto e di frame Problematizza il concetto di persona morale È un’opera che pone al suo centro la molteplicità, la vulnerabilità, la pluralità delle forme e delle apparenze dell’interazione; In ciò riprende gli assunti dell’etnometodologia e della fenomenologia. + Unisci 9 punti disposti su tre righe, usando 4 linee continue Che un buon sociologo fenomenologo non dovrebbe mai usare la parola essere, quanto il vedere una cosa come: “vedo questo come un libro”. Ciò ci insegna che “il senso è attribuito all’osservatore”. + La Gestalt In tedesco significa “forma, formare” e gestatten significa “permettere”. Ciò vuol dire che la gestalt è un insieme di possibilità all’interno delle quali ci è possibile muoverci. Gestalt si difende”: una volta che una gestalt viene affermata e condivisa è difficile da scardinare relativizzandola. “La Uscire da una gestalt può creare ansia ed altre reazioni emotive. + A che ci serve sviluppare questa capacità? A diventare sociologi: un buon osservatore deve saper riconoscere la differenza fra cambiare punto di vista entro un contesto dato per scontato e cambiare quel contesto (Bateson e Watzlawick) Perché viviamo in un ambiente così complesso che dobbiamo sviluppare una riflessività sistemica per andare in contro al pluralismo ed al mutamento sociale. + Per far ciò… Bisogna superare una visione etnocentrica del mondo. La cultura occidentale, di matrice illuminista e positivista,in particolare ha sviluppato un atteggiamento scientifico “cieco ai contesti” che è contrario a ciò che deve fare un buon sociologo. + Un buon sociologo… + Tavola I: due abitudini di pensiero (Sclavi) Sistemi complessi Sistemi semplici Dove “le stesse cose” hanno lo stesso significato Stesse premesse implicite Ciò che diamo per scontato ci aiuta a comunicare Valutazione delle scelte dentro il contesto Dove “le stesse cose” hanno significati diversi Diverse premesse implicite Ciò che diamo per scontato ci impedisce di comunicare Apprezzamento di quel contesto alla luce di altri Io ho ragione, tu hai torto (o viceversa) Tutti hanno ragione. Anche chi dice che non possono avere ragione tutti. Mondo mono-culturale Mondo pluri-culturale Uni/verso Pluri/verso + Risalire alle cornici non implica condividerle Non si tratta di accettare o rifiutare un punto di vista ma di pensare che ogni posizione non è gratuita ed ha un significato diverso per “loro” e per “noi” e che per comprendere gli altri bisogna eliminare sia i rifiuti di espressione sia il disprezzo sia i tentativi di farli diventare come noi. + Che cosa hanno in comune queste parole? Ago Fine Sale Mare Dare Date Care + Indovinello Non è possibile capirle solo facendone parte e guardandole dal di dentro. Non è possibile capirle solo da outsider, guardandole dal di fuori. È possibile comprenderle solo avventurandoci ai loro confini e riuscendo a guardarle contemporaneamente dal di dentro e dal di fuori, in una sorta di visione binoculare. Che cosa sono? + I casi particolari Siamo abituati a pensare che essi non si prestano a generalizzaizoni e che non sono sufficienti per mettere in discussione le generalizzazioni. Siamo inoltre abituati a pensaere che lo stupore e lo spiazzamento siano due emozioni non adatte a persone mature e responsabili. Dobbiamo abituarci a pensare che i casi particolari sono preziosi strumenti per uscire dalle cornici. + Le sette regole dell’ascoltare (Sclavi) Non avere fretta di arrivare a conclusioni. Le conclusioni sono la parte più effimera della ricerca. Quel che vedi dipende dal tuo punto di vista. Se vuoi comprendere quel che un altro sta dicendo, devi assumere che ha ragione e chiedegli di aiutarti a vedere le cose e gli eventi dalla sua prospettiva. Le emozioni sono degli strumenti conoscitivi fondamentali se sai comprendere il loro linguaggio. Non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi. + Le sette regole dell’ascoltare (Sclavi) Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili. I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come al tempo stesso trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti, perché incongruenti con le proprie certezze. Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione. Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti. Per diventare esperto nell’arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica. Ma quando hai imparato ad ascoltare l’umorismo viene da sé.