Speciale
Trasporti
pubblici
Berna – Le ferrovie faticano a
tenere il passo con la domanda
crescente di trasporto. ‘‘Sono
vittime del loro successo” come
disse a suo tempo l’allora consigliere federale Moritz Leuenberger. Il discorso non riguarda
unicamente il potenziamento
del materiale rotabile, ma anche il rinnovamento della rete
che è gestita da una delle divisioni che compongono l’organigramma delle Ferrovie federali:
Ffs Infrastruttura.
Delle sfide sul tappeto abbiamo parlato con il suo direttore
Philippe Gauderon, alla luce
delle più recenti decisioni delConsiglio federale, in particolare il progetto Faif (Finanziamento e ampliamento dell’infrastruttura ferroviaria).
Sono due i punti principali sollevati nelle discussioni seguite
alle proposte della direttrice del
Dipartimento dell’ambiente e
dei trasporti Doris Leuthard: i
mezzi previsti per l’ampliamento delle linee (3,5 miliardi da qui
al 2025) e la maggior partecipazione che sarà chiesta all’utenza
per finanziare la manutenzione
e l’esercizio della rete, tramite
l’aumento dei prezzi delle tracce (costo pagato dalle imprese di
trasporto per l’uso dei binari).
Mantenere
ciò che abbiamo
è la priorità
«Prima di parlare di nuovi
progetti la nostra preoccupazione principale è legata al mantenimento e al miglioramento della qualità dell’infrastruttura di
cui disponiamo, che è sottoposta
ad una usura accresciuta perché
sempre più viaggiatori e di conseguenza treni, questa è una buona cosa, circolano sulle nostre linee. Si tratta di un atto dovuto
anche nel rispetto di quanto abbiamo ereditato da intere generazioni di ferrovieri» afferma Gau-
a cura di
Edy Bernasconi
foto Keystone
La rete ferroviaria svizzera
è satura, ma le recenti
proposte di Doris Leuthard
sul mantenimento e il
potenziamento della rete
ferroviaria vanno nella
giusta direzione. Lo dice
il direttore di Ffs
infrastruttura Philippe
Gauderon per il quale con
le risorse a disposizione
sarà possibile soddisfare
la crescente domanda di
trasporto su rotaia almeno
nei prossimi anni
Sui binari
del futuro
Le priorità per lo sviluppo dell’infrastruttura ferroviaria secondo il suo direttore Philippe Gauderon (nel riquadro)
deron. «A seguito di un ‘audit’
condotto tra il 2009 e il 2010 ci siamo resi conto che mancavano
centinaia di milioni per assolvere questo compito e che avevamo
accumulato pesanti ritardi. Questo scenario è stato confermato
da una successiva perizia esterna chiesta dall’Ufficio federale
dei trasporti. Il progetto Faif, ora
all’esame del parlamento, rappresenta un passo nella giusta
direzione per recuperare il terreno perso. Nell’ambito della Convenzione di prestazioni con la
Confederazione per il periodo
2013-2016 avremo a disposizione
mezzi supplementari (circa 75
milioni l’anno) che ci arriveranno, questo è vero, da una maggiore partecipazione delle compagnie che utilizzano la nostra
rete attraverso l’aumento del
prezzo delle tracce. Anche la nostra divisione farà tuttavia la
sua parte con un importante
sforzo legato ad un aumento della produttività, ciò che ci permetterà di recuperare circa 300 milioni. Nel contempo vogliamo
pure migliorare la trasparenza
finanziaria, attraverso un più
dettagliato monitoraggio delle
spese. Vogliamo riuscire a capire
con precisione quali sono i costi
generati dal traffico regionale e
da quello di lunga percorrenza.
Non solo: il discorso riguarda
pure le singole linee. Ad esempio:
quanto costa la gestione del collegamento tra Bellinzona e Locarno o, ancora, tra Bellinzona e Lugano? Lo stesso ragionamento
vale per i costi generati dai gruppi di apparecchi per la gestione
del traffico ferroviario. Siamo
sulla giusta via» si dice convinto Philippe Gauderon, in carica
dal 2008.
Parliamo però anche dei nuovi progetti. Si sono alzate voci
che chiedono la messa a disposizione di risorse supplementari,
almeno 6 miliardi invece dei 3,5
promessi dalla signora Leuthard.
«Siamo coscienti che attualmente, per il motivo che le ho
spiegato poc’anzi, e cioè il crescente utilizzo del treno, la rete è
satura» ammette Gauderon. «I
progetti ai quali stiamo lavorando sono molti. Quale priorità intendiamo concentrarci sui colli
di bottiglia, che caratterizzano
oggi la nostra rete ferroviaria.
Abbiamo allo studio una serie di
interventi per eliminare queste
strettoie che impediscono la fluidità del traffico e rallentano i
tempi di percorrenza. Questi progetti riguardano non solo l’arco
del Lemano, ma anche la regione
di Zurigo e in misura minore
quelle di Berna e Basilea. La
somma che sarà destinata a questo scopo rappresenta una prima
importante tappa di un discorso
che dovrà avere continuità nel
tempo e qui contiamo, naturalmente, sul sostegno dei poteri
pubblici. Tutte le città, lo stesso
discorso vale per i Cantoni compreso il Ticino, vorrebbero un potenziamento dei collegamenti
nella loro regione. Se sommiamo
i costi di tutti questi progetti e
delle rivendicazioni regionali
arriviamo a 36 miliardi. Quindi
anche 6 miliardi non basterebbero. Non possiamo pretendere di
ricevere tutti questi soldi in un
colpo solo. La politica ci direbbe
di no. È invece importante avere
continuità nel tempo, anche perché un grosso impegno sarà
quello legato alla messa in esercizio di quanto già stiamo realizzando. Penso, prima di tutto,
alla galleria di base del San Gottardo. La scadenza del 2016 è alle
porte. Un anno fa tutta l’Europa
ha assistito ammirata alla caduta dell’ultimo diaframma della
galleria di base. Ma, presto, dovremo mettere in funzione AlpTransit. È un compito immane.
Da oggi al 2016 saremo chiamati
a formare 2’900 persone, tra macchinisti, personale di accompagnamento dei treni, addetti di El-
vetino e, ancora, tecnici e operai
che lavorano sulla linea. Bisognerà pure procedere all’acquisto dei nuovi treni che circoleranno lungo la Nuova trasversale
ferroviaria. Solo a questo scopo
le Ffs dovranno destinare tra gli
800 milioni e il miliardo di franchi. Non c’è solo il Gottardo, vi
sono anche, sempre pensando al
Ticino, la galleria del Ceneri e,
ancora, la futura linea transfrontaliera Mendrisio-StabioVarese. L’agenda è già molto carica».
Il previsto aumento del prezzo delle tracce per far fronte ai
futuri investimenti ha sollevato
perplessità e reazioni negative.
Critiche sono venute, ad esempio, dalle associazioni degli
utenti come Pro Bahn Schweiz,
dalle organizzazioni ambientaliste come l’Ata e dallo stesso
sindacato dei ferrovieri, il Sev.
Scetticismo hanno pure espresso alcuni operatori del trasporto delle merci. Dal momento che
il maggior costo per l’utilizzo
dei binari si ripercuoterà inevitabilmente sul prezzo di biglietti e abbonamenti, si teme il ritorno alla strada di una parte di
coloro che oggi hanno scelto la
ferrovia. E anche la politica di
trasferimento delle merci potrebbe soffrirne.
«I prezzi delle tracce non saranno aumentati in modo arbitrario e incontrollato. L’ultima
parola spetta infatti al Consiglio
federale e la percentuale di partecipazione sarà applicata in
modo identico per tutte le imprese» precisa Gauderon. «Ffs Infrastruttura, che dirigo, non opera per conseguire utili e distribuire dividendi. Neppure per
versare dei bonus ai suoi dirigenti. Persegue l’obiettivo del pareggio dei conti nel rispetto del mandato di prestazioni che le è assegnato dalla Confederazione» ricorda ancora Philippe Gauderon. «Quanto pagano oggi coloro
che utilizzano le tracce copre
solo i costi marginali dell’esercizio: il 40 per cento per i collegamenti di lunga percorrenza e,
ancora meno, il 20 per cento nel
L’aumento dei prezzi
permetterà
di garantire la qualità
traffico regionale. Nel resto dell’Europa il prezzo delle tracce
deve invece coprire i costi di gestione. Certo, potremmo non alzare i prezzi, ma in quel caso toccherebbe all’ente pubblico colmare la differenza. Credo sia una
fattura da pagare se vogliamo
mantenere l’attuale standard di
qualità del nostro sistema ferroviario. Quanto al traffico merci,
in Svizzera gode di condizioni
migliori rispetto all’estero. Faccio un solo esempio: quello del
consumo di energia. Il costo dell’elettricità fa parte del prezzo
pagato dagli operatori che circolano sulle nostre linee, a differenza di quanto avviene altrove,
penso alla Germania, dove è fatturato a parte. Ffs energia fattura 11 centesimi al Kwh. Il medesimo consumo di elettricità è invece fatturato 18 centesimi dalle Db
in Germania. Non si può dire che
non siamo concorrenziali», dice
Gauderon.
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