LINGUISTICA GENERALE
(ISTITUZIONALE)
PROF. MARIA CRISTINA GATTI
A.A. 2013-14
Università Cattolica del Sacro Cuore - Facoltà di Lettere e Filosofia, Scienze
linguistiche e letterature straniere
Introduzione
Il corso di Linguistica generale è tenuto dalla professoressa Maria Cristina Gatti per gli studenti di
più facoltà: Lettere e filosofia e Scienze linguistiche e letterature straniere.
Benché la bibliografia sia leggermente diversa a seconda della facoltà che si frequenta, di essa
cambia soltanto l'ordine con cui portare determinati testi (cioè relativamente al primo od al secondo
semestre del corso), così, nel complesso dei 12 crediti, la bibliografia risulta uguale. Non c'è
distinzione tra frequentanti o non frequentanti.
Qui si allegano dei materiali che servono a tutti gli studenti che dovranno affrontare l'esame, sia da
6 sia da 12, sia di lettere, sia di lingue; tuttavia, in particolare, questi materiali ricostituiscono i
primi 6 cfu, cioè il primo semestre, al completo, per uno studente di lettere. Essi sono:
- Appunti molto precisi di tutte le lezioni della prof. Gatti del primo semestre (con anche compresi i
testi che ivi ha analizzato).
- Riassunto molto dettagliato del manuale E. Rigotti – S. Cigada, La comunicazione verbale,
Ravenna, Maggioli, 2013, dal capitolo 1.1 al capitolo 4.5.
- Riassunto della dispensa storica “Testi per il corso di linguistica generale”, pp. 1-41 (cioè
dall'introduzione alla scuola di Praga compresa), che altrimenti si comprerebbe in fotocopisteria.
- Riassunto dei seguenti saggi di E. Rigotti: 1) Verità e persuasione; 2) Towards a typology of
manipulative processes; 3) La dinamica della persuasione; 4) La retorica classica come una prima
forma di teoria della comunicazione. Questi articoli si scaricherebbero altrimenti dall’aula virtuale
della professoressa, alla voce Didattica > Linguistica generale.
Per l’esame è necessario sapere con precisione e con ordine tutti gli argomenti affrontati a lezione,
che coincidono quasi totalmente con la bibliografia da preparare all’esame. Si tratta davvero di
pochi concetti, quindi è necessario conoscerli nel dettaglio.
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Manuale Rigotti-Cigada unito alle lezioni della Gatti
Introduzione e scambio comunicativo
- La linguistica generale è lo studio non delle lingue, di quello si occupa la glottologia, bensì del
linguaggio umano, cioè di quell’atto con cui ogni popolazione del mondo comunica, nonostante le
grandi diversità delle lingue storico-naturali (si pensi che in italiano si usa andare in maniera
generica, invece in tedesco c’è gehen, andare coi mezzi, e fahren, andare a piedi, oppure che in
italiano si usa zio in maniera generica, invece in latino c’è patrus, zio paterno, ed avunculus, zio
materno). In particolare, la linguistica generale si occupa del linguaggio verbale, ossia quello in cui
la comunicazione si realizza a voce con le parole o per iscritto nei testi. La comunicazione è
complessa e multidisciplinare, nel senso che coinvolge un numero molteplice di dimensioni e
discipline, cioè le scienze linguistiche (in senso stretto, quelle che si occupano del linguaggio), la
semiotica (che si occupa di produzione, trasmissione ed interpretazione dei segni, riguardanti la
moda, le abitudini, i modi di fare ecc…), le scienze umane (psicologia, sociologia, antropologia
ecc…), le scienze tecnologiche (quelle che si occupano dei media, dal giornalismo ad Internet) ed
altre scienze in cui la comunicazione è fondante (almeno economia, politica e religione). La
comunicazione è pervasiva, nel senso che raggiunge ogni punto dell’esistenza umana, storicamente
e geograficamente. La comunicazione è lo strumento dell’intersoggettività, nel senso che mette in
contatto i diversi soggetti del mondo. Tuttavia, la comunicazione può fallire ed il linguaggio andare
in crisi, quando: 1) vengono meno le strategie di comunicazione, cioè non si dà la corretta
impostazione formale e stilistica; 2) manca di sensatezza, cioè quello che si dice non ha senso o è
sbagliato; 3) manca di pertinenza, cioè quello che si dice non interessa e non coinvolge.
- La comunicazione è un termine sovradefinito, nel senso che per essa ci sono troppe definizioni. Si
può dire che la comunicazione sia la somma degli eventi comunicativi, secondo una definizione
induttiva (cioè che dal particolare va all’universale), oppure il meccanismo che produce ogni evento
comunicativo, secondo una definizione deduttiva (cioè che dall’universale va al particolare).
Etimologicamente, recuperando l’origine latina del termine, comunicare non solo, da communis,
significa mettere in comune, cioè creare nessi e relazioni tramite lo scambio di parole, ma anche, da
munus, significa sia dono, sia compito, cioè dare qualcosa, consegnare qualcosa da parte di chi deve
domandare, e così imporre un dovere, marcare una responsabilità verso chi deve rispondere.
Un’immagine della comunicazione per gli antichi si constata nel dio Mercurio per i Latini o Hermès
per i Greci, il quale è il messaggero degli dei e non a caso ha a che fare con la comunicazione,
perché dalle sue due radici derivano sia il nesso tra comunicazione e commercio, dato che da
Mercurio deriva merce (ted. Markt, ing. Marketing, fr. marché), sia il nesso tra comunicazione ed
interpretazione, dato che da Hermès deriva ermeneutica (gr. ermenèuo).
- La comunicazione rende possibile la vita stessa nella comunità, anzi la rende possibile solo
all’interno di una particolare comunità linguistica. Per comunità linguistica, Saussure intende un
gruppo di persone che parlano la stessa lingua, ma Hymes precisa che è un gruppo di persone che
sono in grado di comunicare tra loro in una certa lingua, invece l’analisi testuale specifica che è un
gruppo di persone che sono in grado di comunicare tra loro usando una particolare lingua storiconaturale. Ma la comunicazione in comunità funziona solo tramite la cultura, perché la
comunicazione fa passare i dati di generazione in generazione solo se gli emittenti ed i riceventi
hanno un minimo di cultura e perché la comunità è tale se condivide alcuni principi, valori e
conoscenze culturali.
- Il compito fondamentale della comunicazione è creare la comunità civile e sociale, cioè creare
consenso ed intesa condivisi dentro alla comunità. Il primo luogo della cultura occidentale in cui è
stata possibile questa creazione è la civiltà greca, in quanto inventrice della democrazia, il regime in
cui tutti i cittadini (gr. polìtai) si radunano nell’assemblea (gr. ekklesìa o boulè) e manifestano il
proprio parere in libertà di parola (gr. parrhesìa), così c’è bisogno di opinioni valide
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comunicativamente, che sappiano reggere i discorsi in pubblico e sappiano consigliare le masse. È
allora in quel contesto che nasce la prima teoria della comunicazione, ad opera dei sofisti, che sono
degli esperti di comunicazione, ossia la retorica classica, che è l’arte del persuadere ed aiuta la
comunicazione perché fa meglio passare il messaggio. Eppure con ciò il discorso si fa pericoloso,
perché si può cercare consenso con opinioni sbagliate, ribaltando la verità e rendendola bugia o
vice-versa, insomma può esserci la manipolazione. A conclusione, pur nata con la democrazia, la
comunicazione retorica medesima la mette in pericolo. Nel passaggio dalla comunicazione antica a
quella contemporanea, il compito della comunicazione non è cambiato, se non per due aspetti: 1) la
comunicazione impoverisce il donatore, dunque ha una certa rilevanza economica, deve essere
pagata; 2) la comunicazione impiega nuovi mezzi di comunicazione, dunque è molto più espansiva
ed illimitata.
Primi modelli per la comunicazione
- Pur essendosene occupate gran parte delle discipline scientifiche, non esiste una definizione
indiscutibile e da tutti accettata di comunicazione, così sono stati portati avanti nel Novecento
diversi approcci che tentano di definirla, aprendo la strada verso un modello della comunicazione.
- Lo svizzero Ferdinand de Saussure propone di intendere la comunicazione secondo un modello
noto come circuit de la parole, in cui gli interlocutori sono coinvolti in un circuito del discorso,
poiché i mittenti sono in grado di produrre segni materiali ed i destinatari sono capaci di
interpretarli, grazie alla condivisione della langue, cioè del codice.
- Il tedesco Karl Bühler, per definire la comunicazione, elabora il concetto di segno linguistico e lo
mette in rapporto ad un emittente, ad un ricevente ed all’oggetto (cioè alla realtà), così il segno
instaura delle relazioni specifiche con questi elementi, ossia per l’emittente il segno è un sintomo
che ha funzione di espressione, per il ricevente il segno è un segnale che ha funzione di appello, per
l’oggetto il segno è un simbolo che ha funzione di rappresentazione.
- L’americano Claude Shannon, elaborando un modello matematico-informatico dell’informazione,
spiega che la comunicazione è una semplice trasmissione di informazioni dove c’è un mittente
(source, che non è umana, ma è un device), un destinatario (receiver, che non è umano, ma è un
device), un canale ed una sorgente di rumori per quel canale (noise, che non è umana, è un device),
ovvero errori che disturbano la comunicazione. Allora, per risolvere il problema, egli elabora il
teorema di Shannon, che determina qual è la capacità di un canale, ossia la massima quantità di
scambio di informazioni che può essere trasmessa senza che ci siano errori.
- Il russo Roman Jakobson, per definire la comunicazione, riprende le idee di Bühler, ma sposta
l’attenzione dal segno alla lingua vera e propria, così il suo modello classico della comunicazione
comprende sei “fattori”, per cui il mittente invia al destinatario un messaggio che è suscettibile di
verbalizzazione (cioè che può essere espresso in termini semiotici) in quanto i due condividono un
codice (i segni di una determinata lingua), attraverso un canale (la voce, la linea telefonica, un libro,
una pagina web ecc…), trattando un determinato contesto (la realtà, l’oggetto di cui tratta il
messaggio). Inoltre, dando una visione funzionalistica, Jakobson spiega le funzioni che gli elementi
della comunicazione possiedono: emotiva il mittente (esprimere uno stato d’animo), referenziale il
contesto (informare con narrazioni o descrizioni), poetica il messaggio (ottenere effetti speciali),
fàtica il canale (mantenere il contatto), metalinguistica il codice (dare spiegazioni sulla lingua),
conativa il destinatario (influenzare, esortare e persuadere); ogni informazione si orienta
prevalentemente su di uno soltanto di questi elementi, che è detto dominante (e.g., la pubblicità è
dedita al destinatario, il diario al mittente, dire “pronto” o “mi senti” al telefono al canale).
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