Ludiano, Chiesa di S. Secondo M. Premessa La scarsa documentazione sulle origini e la vita della chiesa di S. Secondo fino al XVIII sec. ci permette di pensare ad una fondazione anteriore al 1293 e ad una situazione di pianta quadrata di circa 20 cubiti di lato, soffitto a lacunari da poco messo in opera e imbiancata nel 1350. Nel 1671 se ne attesta un coro voltato e sicuramente prima del rinnovo del 1671, e probabilmente prima della riedificazione del 1779, l’edificio presentava due navate. Più ricca d’informazioni, grazie alla documentazione superstite nell’archivio parrocchiale di Ludiano, è risultata la riedificazione dell’edificio, avvenuta tra il il 1779 ed il 1786. È certa la presenza in cantiere dello stuccatore Michele Reali di Cadro, coadiuvato da un “Giovane”, verosimilmente il nipote Sebastiano. Non si conserva invece alcun documento che certifichi l’attività pittorica di Lorenzo Peretti, autore di quattro dipinti murali, dei quali uno, il Battesimo di S. Secondo, è firmato e datato 1800. Durante i restauri effettuati intorno al 1910 l’originario pulpito, inserito tra le due cappelle settentrionali, venne rimosso e sostituito da una figura di S. Ambrogio, pendant della figura di S. Giuseppe, dipinta sul versante opposto. Rimandi bibliografici: V. Gilardoni, Il Romanico. Catalogo dei monumenti della Repubblica e Cantone del Ticino, Bellinzona, 1967, sub voce Ludiano, vedere soprattutto le note. P. Bianconi, Inventario delle cose d’arte e di antichità. Leventina, Blenio e Riviera, Bellinzona, 1948, p. 115. ________________________ Documentazione dalla 2ª metà del XVI sec. (dall’archivio parrocchiale di Ludiano) In occasione di una visita di Carlo Borromeo una relazione del 24 ottobre 1567 nota che non vi è un luogo specifico designabile come battistero ma esiste un “sacrarium”, verosimilmente un piccolo spazio, che si suggerisce potrebbe essere adattato a battistero. Sempre nello stesso documento si parla di un cimitero annesso alla chiesa e circondato da un muro. Nella chiesa che consta di due navate, la cui volta è definita “ottimamente soffittata”, vi sono due altari, uno più grande, costruito entro una nicchia dipinta e dedicato a S. Secondo, e uno più piccolo, consacrato e dedicato a S.Maria, costruito anch’esso in una nicchia. Il documento nota la buona stesura del pavimento (“optime stratum”). Vi è segnalata la presenza di due campane nel campanile e di una sagrestia sprovvista però di armadi per i paramenti, pur avendo almeno un lavabo a uso dei sacerdoti. Infine si annota che manca un “oratorium”, cioè un piccolo vano per la preghiera personale dei devoti. (doc. 4.4) Circa vent’anni dopo, in data 13 settembre 1596, dopo una delle rituali Visite pastorali stabilite dal Concilio di Trento (1545-1563), in cui si rilevavano errori, disfunzioni e simili e si suggerivano miglioramenti riguardo al culto e al mantenimento degli oggetti relativi alla liturgia, si legge l’ordine di realizzare un tabernacolo ligneo bello e dorato da collocarsi sopra l’altar maggiore “per maggior riverenza e devozione”; parimenti si auspica che sia adattata a fonte battesimale una semplice conca allora in uso e che si provveda ad una copertura in forma di ciborio ligneo piramidale. Nello stesso documento si segnala la mancanza di una nicchia ben costituita (“sacrarium”) presso il fonte battesimale che possa essere protetto e chiuso con serratura e chiave. Infine vi è l’ordine di dotare tutti gli altari di questa chiesa di congrue predelle, in ordine alle regole prescritte. (doc. 4.5) È lecito pensare che alla fine del XVI sec. la chiesa si trovasse in un discreto stato di conservazione per quanto riguarda la struttura: infatti non vengono richiesti interventi su parti vitali dell’edificio, ma miglioramenti per lo più riguardanti elementi d’arredo mobile. 1 Documentazione del XVII sec. (ibid) L’esortazione alla realizzazione di una vasca battesimale più consona alle esigenze della parrocchia viene accolta: già nel 1608 i documenti attestano la presenza di un battistero ricavato da una pietra marmorea volgarmente detta “bastarda” nella quale era stato inserito un vaso bronzeo per l’acqua battesimale. La Visita rituale di quell’anno, il 18 ottobre, rileva però che non vi è la protezione di un coperchio ligneo. In ogni caso si elogia il ciborio del battistero, definito abbastanza bello, di forma esagonale, in assi di legno di noce, recante una croce lignea alla sommità. Anche per questo si lamenta la mancanza di una protezione, quale può essere il conopeum (o conopium), velo protettivo normalmente per avvolgere il tabernacolo. Questo battistero era situato in una cappella quadrata verso nord, chiusa da alti cancelli lignei. Lo stesso documento nota che l’altar maggiore dista dalla parete un cubito1 o poco più, ed è posto in una cappella semicircolare di 5 cubiti di lunghezza, 11 di larghezza e 9 di altezza, dipinta con le immagini di due apostoli. Il suolo risultava in battuto di calce (“sassolini cementati”), sopraelevato dal suolo della navata di un gradino ligneo. La volta di essa è ornata con l’immagine del Cristo e il Tetramorfo. Sul lato meridionale si apre l’unica finestra, vetrata e provvista d’inferriata. Il documento rileva la mancanza di alcuna immagine del crocifisso sotto l’arco, benché questa sia appesa alla parete nord lì vicino. L’arco trionfale contiene un’Annunciazione. Nel rapporto della medesima visita, si rileva la non conformità alle regole della nicchia che conserva gli orcioli (recipienti degli oli santi), protetta da una semplice griglia di legno. La seconda cappella, contigua alla precedente, è intitolata alla Beata Vergine Maria, con un altare consacrato ma senza tela cerata e non conforme alle norme. Era ornato da una croce dorata “antica” ma senza sostegno. Sopra il detto altare vi erano due gradini dipinti. Questa cappella era definita semicircolare, angusta e “indecente”. Lunga 2 cubiti, larga 6 e alta 9, era dipinta con l’immagine dell’Incoronazione ella Vergine e le quattro figure dei Dottori: ma si dice che sia una “pittura antica troppo rovinata”, nella quale a malapena si discernono le sagome dei personaggi. Chiusa da cancelli lignei, ha una sola finestra rivolta a sud. La predella costituisce un solo gradino. Sull’arco trionfale vi è l’immagine dell’Assunzione della Vergine. Si nota la mancanza della nicchia degli oli santi. Mentre nella cappella principale si celebrano solo le messe parrocchiali, in questa minore si celebra nei soli giorni di sabato. Nella parete tra le due cappelle vi è un’immagine della Beata Vergine Maria con il Figlio e, appesa, una tavola votiva che mostra l’Annunciazione e immagini del popolo locale. Sono segnalati anche due archi dei quali uno è dipinto con figure di profeti e dei SS. Antonio, Gottardo e Secondo. Sulla chiesa in generale si rilevano i seguenti dati: consta di due navate, è rivolta ad oriente, ha navate lunghe 18 cubiti, una larghezza complessiva di 20 cubiti ed alta 11 cubiti. Il pavimento è detto cementizio, le pareti sul lato nord non sono dipinte ma pulverulente, mentre quelle sul lato meridionale sono affrescate con un Cenacolo, una Crocifissione e figure della Vergine Maria, la Maddalena e S. Sebastiano. Il prospetto principale non ha dipinti. Il soffitto in assi è da installare. La porta della facciata è nella navata principale e la porta minore (ostium) è a sud, munito di solidi battenti. Non vi è vestibolo per i battezzandi. È presente una sola finestra nella parte meridionale e munita d’inferriata. All’esterno vi sono affreschi della Vergine col Figlio, di S. Cristoforo e di S. Rocco. Le restanti pareti sono intonacate. Il visitatore osservava una cappella sul prospetto esterno settentrionale, edificata al tempo della peste. Nell’angolo del fronte settentrionale si erge il campanile munito da due campane consacrate e comunica con l’interno della chiesa tramite una porticina senza battenti. Anche la sagrestia si trova nel lato nord. (doc. 4.7) 1 Cubito milanese: cm 44 ca. Cubito ecclesiastico: cm 43 ca (www.angelfire.com) 2 Dopo poco più di sessant’anni, il 16 aprile 1671, facendo riferimento a decreti già emessi, riguardanti progetti di ingrandimento del coro e della sagrestia –fino a quel momento non realizzati per mancanza di fondi- si annuncia che si è raggiunta la disponibilità finanziaria, ma si deve poter usufruire di una vigna contigua alla chiesa, del valore di Lire 50, per procedere agli ampliamenti. Si discute di un pagamento in natura, che verrà definito poche settimane dopo, il 20 maggio, procedendo al baratto di tale vigna con due appezzamenti a prato di proprietà della parrocchia. (doc. 15.12 e 8.12) Documentazione del XVIII sec. (ibid) Nel corso della prima metà del secolo vengono via via registrati alcuni cambiamenti riguardanti soprattutto arredi, tinteggi e simili. L’arco di trionfo risultò imbiancato, il crocifisso era stato posto sulla trave e il coro risultava chiusa da una balaustra lignea. Una certa attenzione era stata data agli arredi mobili (vasi per gli oli sacri e simili). Lo stato di fatto risulta da un documento dell’estate del 1745, che però segnala con una certa preoccupazione lo stato dell’intonaco della cappella della Madonna della Cintura, “stillante umidità”. La notizia più interessante di questo documento è che si parla di una sola navata che “abbraccia questo tempio”. Nel medesimo rapporto si descrive il controsoffitto a lacunari fittili. Altre notizie riguardano armadi e confessionali. Si richiede che siano completati con battenti i cancelli dei due altari e che si provveda ad un lavamano per i sacerdoti, che dovrebbe sostituire “un secchio pensile” provvisorio. (doc. 4.9) Nel 1753, il 5 ottobre, si attesta che la popolazione ha contribuito a sistemare il cimitero, che si era abbassato per cedimenti del muro di sostegno e ad eseguire lavori al fine di salvare dall’umidità la chiesa stessa, la sagrestia e la salute dei fedeli. Restava da sistemare decorosamente la scala d’accesso alla chiesa, passante dal cimitero. Per questo lavoro già la popolazione aveva fornito il materiale agli scalpellini, ma rimaneva da chiedere la speciale licenza per il prelevamento di denari dalla cassa della parrocchiale, affinché i lavori potessero essere conclusi. (doc. 16.14) Il 19 febbraio 1776 la chiesa concede un prestito al comune per rifare le campane: il documento enumera le condizioni della resa della somma in forma rateale. (doc. 16.20) L’effettiva ricostruzione fu iniziata nel 1779: nella documentazione, rappresentata da quaderni che indicano le spese, le giornate di lavoro, i nomi delle maestranze presenti via via nel cantiere, gli elenchi delle donazioni da parte di privati e le giornate di lavoro offerte dalla popolazione ecc., si inizia la registrazione dal 5 marzo 1779, con il titolo “Libro e nota di Quanto il Curato Pizzotti ha spenduto per conto e Fabrica della Chiesa Parrochiale di S. Secondo di Ludiano cominciano l’anno 1779”. I quaderni presenti nell’archivio sono quattro, a giungono fino al 1782. Oltre ai quaderni, il seguente documento senza data, ma presumibilmente di poco precedente l’inizio dei lavori, redatto da anonimo, sembra elencare con scrupolosa attenzione, anche ai particolari, tutti i lavori che devono essere eseguiti, probabilmente riferendosi al progetto del capomastro Giuseppe Lepori di Sala Capriasca: Patti d’osservarsi da Chionque intende rilevare il Contratto o sia appalto per la fabrica della Chiesa Parrochiale di Ludiano P.º La Chiesa Parrochiale di Ludiano da fabbricarsi dovrà il Corpo della Chiesa essere longa di netto senza l’Arcone Brazza milanesi 24:1/2 larga Brazza 15:1/2. Il Coro, e Presbiterio senza l’arcone deve essere largo Brazza 10: e profondo o sia longo Brazza 11. 3 Nella Chiesa vi doveranno essere due Altari o Capelle Latterali cioe uno per parte larghe, e profonde, alte a proporzione e situate come al disegno fatte a volta di sasso. In mezzo al Corpo della Chiesa verso ora vi sarà una portina, e per contro sito per un Confessionale e sopra il pulpito, al quale si ascenderà per scala secreta dalla Capella verso vento. Nel disegno poi delli due Altari pinti, cioe verso vento vi si farà il Batisterio alto e profondo a proport(ione) con il Sacrario. Verso ora poi vi deve essere un rilasso nel muro per meterci il Credenzone de Stendardi. La Porta maggiore deve essere alta, e larga a tenore al disegno: e la facciata al di fuori deve essere sul modello di quella della Chiesa Parrochiale di Dongio. La Chiesa dovrà essere fatta a volta di cantinelle a moda di Gerone (?), e con tutta la perizia e perfezione alla veneziana. Con Cornicione girante a tenore al disegno: sopra il cornicione dovranno esservi due finestre per parte larghe, ed alte a tenore il disegno signato come pure una finestra grande sopra la porta maggiore come al disegno. Li due altari latterali si daranno fatti in nicchia a volta di sasso con l’altare e scalini sopra l’altare, e mettere li scalini della bredella di sasso, che si daranno. L’altare i scalini saranno fatti di finta scajola e l’altare fatto a moda di Urna: Il Coro, e Presbiterio sarà alto a’ proporzione della Chiesa Parrochiale ed in Volta di sasso a tenore al disegno con il cornicione che gira compagno alla Chiesa e secondo il disegno signato. Sopra il cornicione vi saranno due finestre, come pure due finestre laterali nel Coro. Il Coro sarà semitondo, o sia alquanto ovato come si stimerà meglio. Nel Presbiterio vi saranno due portine una, che vadi al Campanile l’altra verso ora che conduca in sacrestia. La Sacristia deve essere verso ora attacata al Coro larga di netto brazza … longa brazza alta a’ proporzione con volto tondo di sasso. In detta sacristia vi saranno quelle finestre necess(ari)e e que’ rilassi nel muro stimati opportuni, e dalla sacristia per un uscio e strada secreta chiusa si deve andare all’Altare latterale verso ora. Nel Coro pure vi saranno le finestre per orzoli, oglio Santo, e doppo il Coro un rilasso per riporre le S.te Reliquie Detta Chiesa sarà in oltre fabricata a’ tenore il disegno con le sue lesene desegnate, Capitelli, basi, abelimenti, Stucchi sull’ordine soraposito. Sarà di più perfezionata al di dentro, e ridotta al compimento, e biancata,, e fatte tutte quelle cose che non sono qui spiegatte tutte, ma ben si che sono notate nel disegno massime riguardo alle opere di stucco Si metterà il pavimento di Pietra in Chiesa e Coro e la sepoltura. Si metterà a dovere l’altare maggiore, ed abisognando qualche ornamento latterale per accompagnare l’urna di marmo si suplirà con finta scajola. Al di fuori poi sara pure stabilita e biancata a perfez(ion)e attorno o come si stimerà meglio. Le gronde attorno saranno con sua Gujsa e larghe. Il Coperto sarà fatto di tutta la fabrica a perfezione e darlo senz’aqua (quando non piove?). Quest’opera si dovrà dare in perfezione e stabile secondo l’arte maestra, e secondo il disegno segnato. Sara lecito alli Signori Deputati della Chiesa trovando mancanza al contratto, e a detta opera farla esaminare, e giudicare da Periti Maestri, e trovandosi mancanza in detta fabrica a 4 tenore alle Convenzioni, si possa convenire gli appaltatori per le spese, e danni, e in loro vece la loro Sigurtà. Li muri maestri saranno di grosezza oncie tredeci, e li sassi si metteranno alla longa nel muro, quale deve essere ben legato con sassi alla longa sino almeno al quadrato. (doc. 17.5) Sfogliando i quaderni, per esempio, riguardo all’apparato decorativo in stucco, emerge il nome di Michele Reali, accompagnato dal suo “Giovine” (un anonimo garzone? o il nipote Sebastiano?): Quaderno 1 – pagato il 13 ottobre 1781 per colori acquistati a Lugano (4 verso) Quaderno 2 – si registra tra le giornate di lavoro la presenza di un Signor Michele (Reale?) dal 5 ottobre 1781 al 27 dello stesso mese; e dal 3 maggio 1782 compare il Signor Reale costantemente presente in cantiere fino al 12 ottobre (f. 17 recto e sgg.). Un pagamento ben specificato al “Signor Michele Reali stuccatore” è segnalato in data 29 ottobre 1781: ciò fa pensare che il suddetto signor Michele attivo a Ludiano nell’ottobre 1781 sia da identificarsi proprio con lo stuccatore Michele Reali (f. 22 r). Un altro cospicuo pagamento al “Signor Michele Reali stuccatore” è registrato il 6 ottobre 1782 (f. 22 v). Quaderno 4 (Libro del gesso – giornate – Somministrazioni fatte ai Lavoratori della Chiesa Parochi. per l’anno 1784): citato ancora il “Sig. Michele Reale stucatore” in una serie di versamenti d’ottobre (f. 8 r), o l’anno precedente (8 ottobre 1783), quando sul registro compare “la spesa del Giovane dello Stucatore” di 3.- (fiorini? gigliati?) (8 recto). Membrature e modanature sono state eseguite da maestro Pantaleone, esplicitamente citato nel Quaderno 4 come autore di capitelli, elevazione, fregi, realizzati tra gli ultimi giorni di luglio e tutto agosto 1784. (f. 5 v). Per i lavori di stabilitura e quadratura, venne stipulato un contratto con Giuseppe Guidoli di Cadro (infra: di Milano). (doc. 17.29) Così, per la decorazione pittorica, il 23 luglio 1783 viene stipulato a Lugano un contratto, testimone Michele Reali, con Giuseppe Rezzonico luganese. Il pittore avrebbe dovuto eseguire due tele raffiguranti rispettivamente il Battesimo e il Martirio di S. Secondo (doc 17.26), da collocarsi sulle pareti laterali del presbiterio, e una Gloria del Santo, nel medaglione della volta, ad affresco. Battesimo e Martirio vennero sostituite nel XIX dai dipinti murali di Lorenzo Peretti (1774-1851), la Gloria fu ampiamente ridipinta. Giovanni Antonio Torricelli eseguirà invece la pittura di una cappella laterale (Cappella sinistra, della Madonna della Cintura). (doc. 17.31). Il contratto venne stilato dal notaio Andrea Clemente Beltramo, in Ludiano, il 7 settembre 1784. Balaustre ed acquasantiere, in marmo d’Arzo, vengono eseguite da Gerolamo Carone (Caroni) di Rancate. Dai pagamenti (18 giugno 1786 – 13 gennaio 1787) si deducono i tempi di messa in opera, e i lavori eseguiti: balaustre e 3 arzelle (= arselle, ovvero conchiglie), due più grandi, una più piccola, “da mettersi alle porte della chiesa” (doc. 19.1 e 19.8). A conclusione dell’altar maggiore, il 30 agosto 1786 l’arcivescovo Filippo Visconti concede facoltà di procedere alla sua benedizione-consacrazione. (doc. 19.4). 5 Documentazione del XIX sec. (ibid) Un’assemblea generale della municipalità del comune di Ludiano, in data 9 giugno 1816, delegò il Signor Giovan Battista Scheggia ad acquistare il nuovo altare di marmo, attualmente presente nella chiesa. Il documento indica le condizioni accettate dall’assemblea stessa. (doc. 19.25) Lo Scheggia riuscì a stipulare il contratto solo alcuni anni dopo, a Milano, il 20 dicembre 1823, allogando l’incarico a due marmorini viggiutesi: Ludovico Argenti e Gerolamo Butti (doc. 19.29) e soltanto il 30 maggio 1825 si potrà procedere alla benedizione del nuovo altare (doc. 19.34b), progettato dall’architetto Giusepe Barambila (Giuseppe Brambilla). (doc. 19.32). La delega per la benedizione dell’altare al vicario Jemini, parroco di Prugiasco, o allo stesso parroco di Ludiano, rilasciata a Milano dal provisitatore Antonio Maria Cattaneo, risale al 30 agosto 1825 (doc. 19.33). Se la consacrazione dell’altare era avvenuta il 30 maggio 1825, i lavori per la messa in opera definitiva dell’altare stesso continuano ancora: una ricevuta del 12 settembre seguente attesta che ancora dei marmorini vi stavano lavorando. Le dorature del medesimo altare vengono eseguite da “Luigi Marajni indoratore”, che rilascia fattura il 3 agosto 1825 (doc. 19.37a). Documentazione del XX sec. (ibid) Risale al 1900, parroco Don L. Lepori, la decisione di dotare la chiesa di nuovi banchi e di un nuovo pulpito, per i quali l’ing. G. Martinoli, in data 12 gennaio, fornisce i disegni (doc. 23.1). I banchi verranno eseguiti dall’impresa Maissen di Rabius (GR), le porte da Stefano Bianchi di Cureglia (coadiuvato dal prof. Giacomo Solari, che fornisce ulteriori disegni su richiesta del falegname Bianchi stesso). Per la realizzazione del pulpito si dovrà attendere il 1908, e diverse saranno le falegnamerie concorrenti: ad aggiudicarsi l’appalto è Alessandro Broggini. La domanda di permesso rivolta all’autorità ecclesiastica di benedire la nuova statua del Sacro Cuore, datata 27 maggio 1902, ne documenta la presenza nella parrocchiale di Ludiano. Data 17 novembre 1902 una ricevuta dell’importo di 65 Frs. per il “lavoro fatto alli chanali” eseguito da Pietro Balestra. Tal Ceresa firma una ricevuta in data 25 febbraio 1905, per aver “fornito un sacco di cimento usato a stabilire atorno al campanile” (doc. 22.7). Da una “Perizia dei restauri da eseguirsi nella chiesa di Ludiano”, datata 3 giugno 1908, redatta da Antonio Giobbi (doc. 22.12), risultano necessari lavori di muratore (demolizione e rifacimento d’intonaco del campanile e della chiesa, abbassamento del calpestio del campanile stesso), saldati il 22 febbraio 1909 (doc. 22.13). Per alcuni lavori inerenti il restauro della chiesa, il parroco Antonio Galli, in data 12 settembre 1908, rinnova un permesso di lavoro festivo all’autorità ecclesiastica (doc. 22.8), già attenuto per un primo stralcio il 1 aprile del medesimo anno, e firmato dal Vicario Generale Tartini (doc. 23.66). Ai lavori preventivati dal Giobbi il 3 giugno 1908, se ne aggiungeranno altri, quali il “restauro alla base delle muraglie tutto in giro all’esterno della chiesa”, la “riattazione della base di diverse colonne all’interno”, la posa di piastrelle di cemento sotto l’altar maggiore e nella cappella del battistero, la sottomuratura all’interno del campanile con conseguente ampliamento della superficie del piano terreno del campanile stesso. Viene inoltre ricostruito il lato settentrionale del muro di cinta del sagrato e posato un tubo di ghisa “per lo stillicidio”, per un totale di 865.00 Frs. (doc. 22.14). Ancora il 10 maggio 1910 il Giobbi rilascia fattura per due “carete” di calce e 25 kg di gesso (doc. 22.16), il cui utilizzo non viene specificato. Risalgono ai mesi di luglio e agosto 1910 i documenti inerenti la nuova statua di S. Antonio, fornita da Luigi Avondo (sua offerta del 28 luglio, doc. 23.69; consegna e fattura del 12 agosto, saldata il 19 dello stesso mese, doc. 23.70). Il 17 dicembre 1910 il Giobbi firmava ricevuta di 200 Frs. per lavori di muratura e noleggio legname (doc. 22.17). Una distinta dell’impresa Giobbi, senza data, con 19 voci, dà conto dei lavori eseguiti dall’impresa edile (doc. 22.18). Negli interni, oltre alla “riparazione” del coro, dell’altar maggiore, alla 6 demolizione del pavimento in pietra e successiva posa di piastrelle, vennero reintonacate le pareti per 1 m d’altezza “con malta e cimento tutto all’ingiro” e risarciti “zoccoli e lesene con cimento e mattoni”. Reca la data 11 giugno 1909 (firmatari i membri della “Commissione Ristauri” don Antonio Galli, il presidente del consiglio parrocchiale Pasquale Ferrari di Gaetano e il segretario Dionigi Ferrari di P.) il “Progetto e Capitolato pei lavori di decorazione della Ven. Chiesa Parrocchiale di S. Secondo M. – in Ludiano”: il documento riporta 16 articoli, ai quali l’assuntore dei lavori avrebbe dovuto attenersi (doc. 22.21, copia in allegato). Parteciperanno al bando di concorso, tra gli altri, Pompeo Maino e Bruno Nizzola di Locarno, Taddeo Carloni di Rovio per la Franchini Rossi, la Daldini e Lepori di Bellinzona, Pietro Mazzoni di Solduno, Luigi Faini di Milano, Lorenzo Casanova di Bellinzona, Domenico Rusca di Torricella. “Pio Renzoni pittore”, residente a Massagno, concorre alla realizzazione delle nuove vetrate artistiche della chiesa e al restauro degli interni. Ricca di documenti le trattative tra l’artista e la parrocchia: i primi contatti –un progettino perduto accompagnato da uno scritto (doc. 22.24)risalgono al 27 giugno 1909, e si concludono il 22 febbraio 1911, quando il Renzoni presenta il conto finale (doc. 22.81), saldato il 3 aprile del medesimo anno, sul quale compaiono lavori eseguiti “da” e “fuori contratto”. 2 Per contratto il Renzoni aveva eseguito la decorazione della navata, del coro e delle due cappelle laterali (di S. Carlo e della Madonna). Fuori contratto dodici interventi conteggiati di minore entità, tra i quali “dorature nei due quadri grandi”, e sei interventi “donati dal Renzoni alla Lodevole Commissione lavori”. Della “riparazione agli stucchi” il Renzoni incarica “Luigi Bullani stuccatore” (come si firma il medesimo su ricevuta del 4 novembre 1910, doc. 22.61), dipendente della Società Ticinese con sede a Bellinzona. Sempre il Bullani rilascia ricevuta il 9 luglio 1911: tra i vari lavori eseguiti, il documento riferisce di una “riparazione di avarie agli stucchi prodotti per la posa delle canne di appoggio sopra il cornicione”. Contestualmente ai lavori di restauro, approfittando della permanenza del Renzoni a Ludiano, e grazie alla donazione di Francesco Ferrari di Giuseppe, si decide di affidare all’artista anche la realizzazione delle stazioni della Via Crucis, delle cromolitografie su tela, entro cornici a rilievo “in materia consistente e resistente, uso stucco”. Il contratto per le stazioni è del 19 dicembre 1910 (doc. 22.75). Il restauro è commemorato da una scritta posta nel cartoccio in controfacciata, sopra la porta d’ingresso: “Ad majorem Dei gloriam / templum hoc / Divo Secundo dicatum / tertio centenario / Caroli Borromaei inter Sanctos adlecti / Ludianenses / magno cum gaudio / restaura vere MCMX”. Una ricevuta per lavori di lattoniere eseguiti da Agostino Galli alla chiesa e al campanile (per un totale di 200 Frs.), reca la data 8 dicembre 1912. Risalgono agli anni 1917-1918 i lavori relativi alla facciata e alla posa dell’impianto elettrico. Grazie ai 500 Frs. Donati da Agostino Corazzini (di C. Antonio), vengono acquistate due statue raffiguranti rispettivamente S. Agostino e S. Giuseppe da collocare nelle due nicchie. Queste sono ordinate ad Alfredo Gilardoni (Piazza della Cattedrale, Lugano) il quale, in data 14 novembre 1917, comunica alla parrocchia di Ludiano che la comanda è stata inoltrata a Milano, alla ditta Raffaelli (doc. 24.17 e 24.21). Il trasporto avviene su binari, e le statue giungono a destinazione lievemente danneggiata. I lavori edili vengono nuovamente eseguiti dall’impresa Giobbi (nella persona di Nicola), che ne fornisce un resoconto il 5 agosto 1917 (doc. 24.4), da cui risulta un importo di 1176,50 Frs.. Agostino Metalli invece, pittore e decoratore in Ludiano, esegue “lavori di imbiancatura e tinteggio” e verniciatura delle porte nella medesima estate del 1917, per un totale di 200 Frs., corrisposti in 4 rate (l’ultima, di 10 Frs. a saldo finale, furono versati al Metalli il 26 luglio 1918). Le due statue collocate in facciata vennero trattate dal Metalli con della “pittura lavabile”. 2 Il carteggio depositato nell’Archivio parrocchiale di Ludiano riguardante questioni finanziarie insolute tra il Renzoni ed alcune parrocchie bleniesi si protrae fino al 1913. 7 Luigi Rezzonico di Lugano esegue dapprima i necessari “lavori di ristauro degli stucchi della facciata” (ricevuta del 10 giugno 1917, doc. 24.2). Dette riparazioni, come da preventivo (doc. 24.1), sarebbero state “imbiancate a calce appena finite”. L’elettrificazione della chiesa segue nel 1918. La decisione era stata presa dall’Assemblea parrocchiale il 21 giugno 1914 (doc. 24.30), ma sopraggiunta la guerra i lavori erano stati rimandati. Un lampadario a sei bracci, successivamente sostituito da altro tipo d’illuminazione, viene acquistato presso la ditta Schilter di Einsiedeln per 400 frs. (imballaggio e trasporto non compresi, doc. 24.42). Risale al 18 gennaio 1925 il conto di 37 Frs. presentato da Fortunato Ferrari per la verniciatura della sacrestia (doc. 24.68). Il 10 luglio 1927 viene stilato un capitolato per lavori da lattoniere da eseguire al tetto della parrocchiale, con precisi riferimenti alle opere. Una successiva domanda di permesso di benedire la statua di S. Teresa del B.G. inoltrata alle autorità ecclesiastiche luganesi, concesso, risalente al 14 febbraio 1928, attesta la presenza in loco della statua (doc. 23.73). Una seconda campagna di restauro della parrocchiale, voluta dal parroco e dal Consiglio parrocchiale, risale al 1950. G Poretti, per la Commissione d’Arte Sacra, riferisce in data 28 settembre 1950 a don Giuseppe Martinoli, con dettagliata relazione, dello stato di fatto dell’interno dell’edificio, “guastato in modo evidente dalla disarmonia e durezza delle tinte, dei finti marmi nonché delle decorazioni a finta tappezzeria”, indici di un palese “cattivo gusto”, suggerendo un preciso intervento volto al ripristino di un “assieme armonioso” (doc. 24.92-93). Il lavoro sarà affidato alla ditta Flli. Darani di Faido, i cui ponteggi vengono posati il 27 novembre 1950 (doc. 2497). La fattura finale, del 31 ottobre 1951, ammonta a 4000 Frs. (doc. 24.98-99). Data 16 dicembre 1958 il conto presentato dalla ditta Celeste Milani & Figlio di Ludiano per lavori di manutenzione alla copertura del tetto della chiesa e del campanile, che comportò la sostituzione di 70 piode (doc. 24.100). Marcel Verda 8