Dai tempi di Mani Pulite a oggi Cambiano le inchieste, il «sistema» è lo stesso di Angelo Mincuzzi isogna riavvolgere i fotogrammi e riportarli indietro di vent'anni per comprendere il rapporto malato trail"sistemacoop" elapolitica.É il 1994, Mani pulite ormai divampa e sta per dare la zampata a Silvio Berlusconi. A Venezia, 280 chilometri da Milano, un magistrato si intestardisce su alcune cooperative rosse e decide di scavare sui legami finanziari con il Pci-Pds. Lui è Carlo Nordio, oggi procuratore aggiunto, all'epoca semplice magistrato. Sono passate le stagioni, anche politiche, ma il quadro che le indagini portarono alla luce ricorda ciò che si va delineando oggi nell'inchiesta dellaprocuradi Napoli con l'arresto dell'ex presidente della cooperativarossa Cpl Concordia,Roberto Casari. Lo stesso quadro di altri casi giudiziari: il Mose di Venezia,l'Expo di Mi]ano, il porto di Brindisi, il "sistema Sesto" o altri "sistemi" come quello del grand commis di Stato, Ercole Incalza. Valelapena, allora, diriascoltareleparole che Nordio scandisce inun'intervista del 2006 al settimanale PanoramaEconomyricordando l'inchiesta del'94: «Interrogando i protagonisti e acquisendo gli organigrammi - racconta il magistrato - risultò che i vertici delle coop erano dirigorosanomina politica e che quasi sempre, dopo un'esperienza al vertice di un'azienda, il funzionario rientrava nel partito. Era un rapporto, come si disse, "organico"». Già, organico. Ma quanto lo fosse, Nordio lo scopre quasi immediatamente in quei mesi. Sono i soldi, e cioé i finanziamenti per l'attività politica del partito, il carburante che muove questa potente cinghia di trasmissione. Il finanziamento, ricorda il pm, avveniva «in modo diretto c indiretto. Le coop avevano una riserva rigorosa di appaltipubblici, frutto di accordi politici spartitori a livello nazionale e regionale. In questo senso non c'era alcuna differenza tra Dc, Psi e Pci: si erano divisi equamente tutto. Nel Pci i funzionari erano pagati dalle coop, ma lavoravano per il partito». Continuando a scavare, Nordio arriverà al torinese Agostino Borello, consigliere di amministrazione diuna cooperativa agricola, l'Aica, controllata dalla finanziaria Finaica. Borello racconterà a Nordio che nel1988 Finaica aveva «erogato al Pci finanziamenti per circa 30 miliardi. Il meccanismo era quello solito: si concedevanofinanziamenti a coop o società, che a loro volta finanziavano direttamente i partiti. Tali società simulavano perdite inesistenti e venivano poste inliquidazione» con la complicità «di liquidatori nominati dal ministero del Lavoro su segnalazione della stessa Lega delle cooperative». Qualche mese prima, nel settembre 1995, Nordio aveva inviato un avviso di garanzia all'allora segretario delPds Massimo D'Alema e al suo predecessore Achille Occhetto. I due usciranno indenni dall'inchiesta. Dai tempi di Mani pulite niente è cambiato. Le radici del rapporto incestuoso tra "sistema coop" e mondo politico si sono nel frattempo sviluppate modificando l'aspetto ma continuano a irradiarsi sotto traccia alimentando meccanismi corrottivi. C'è un nome che riassume tutto questo, ed è quello diPrimo Greganti, il "compagno G". Sotto Mani pulite Greganti va in galera ma non parla. Nel 2014 torna in carcere nell'inchiesta sugli appalti di Expo 2015. Per quale motivo? Lo spiega un inconsapevole AngeloParis, ex manager di Expo, finito anche lui in cella, in alcuni sms inviati a un amico. Inconsapevole perché non sa di essere intercettato dagli investigatori. «Sai chi è Primo Greganti? - scrive Paris - Uno che conta in quel mondo. Perché è uno che governa le coop rosse». Quando l'indagine finisce sui giornali il presidente della Cpl Concordia non nasconde la sua sorpresa: «Primo Greganti? - dice Casari- Quando ho letto il suo nome ho pensato che l'Italia non finirà mai di stupirmi». Da lunedì è in cella anche lui. © RIPP.OOOZIONERISEP.vArA