mario pagliaro Design ed espressione della tecnica intervista di ludovica assini “Semplificare è più difficile che complicare” Bruno Munari. Avere un’idea non basta. Un’idea è tale solo se realizzabile ed è la creatività a darle modo di esistere. Interessato al famoso “metodo Munari”, Mario Pagliaro, giovane architetto napoletano, ha brevettato, alla Camera di Commercio, un sistema di montaggio per rendere realizzabili alcune delle sue idee. Per me la lezione di Munari fornisce un metodo preciso da seguire. Progettare è una cosa semplice, più che vedere le cose, guardarle, bisogna assimilarle e dopo si va per associazione e soprattutto non bisogna essere un enfant prodige. La prima idea nasce dall’esigenza, dal bisogno, infatti ho cominciato arredando la mia stanza con librerie strallate e soppalco in legno realizzati da me. Come si esprime la versatilità di questo sistema che hai brevettato? Il mio Sistema permette di utilizzare il cartone e montarlo, senza uso di collanti, mediante assi di legno con una notevole velocità del processo costruttivo mentre l’incollaggio richiede l’intervento su ogni tavola. Così è come fare un sandwich! Realizzo mobili smontabili, la tecnica è sempre la stessa, quella del taglio laser, la filosofia è quella dell’incastro e ne nascono vari mobili. Posso sviluppare qualunque tipo di arredo con ognuna delle tre tecniche che applico, assi di legno per fissare i cartoni, sagome di cartone incollato, e infine il taglio laser con il quale realizzo mobili ad incastro con una personale espressione data dal bordo nero dovuto alle bruciature del laser. Sono molti i designers che hanno realizzato mobili in cartone ondulato, tra questi ricordiamo Peter Murdoch nel 1963 con la sua sedia per bambini prodotta dalla International Paper e una serie di arredi a cui diede nome Those Things. Spotty è considerata una delle icone del Pop Design anche perché il suo costo molto ridotto ne ha fatto un oggetto perfetto per la produzione di massa; nel 1972 Frank Gehry ha progettato un set di poltrone e tavoli chiamati Easy Edge. La mia impressione è che tu abbia seguito la lezione di Gehry volendo dare il senso della solidità e della resistenza che i fogli assumono quando sono uniti. Porti l’utente a dirsi: “posso sedermi, non solo guardare, non è una scultura!”. Scelgo la forma più coerente con la natura del materiale, non lo forzo, così manifesterà tutta la sua capacità portante. Sono mobili fatti manualmente perché solo facendoli ci si rende conto di come poterli modificare in base a come risponde il materiale. Credo tu segua il principio di Loosiana memoria ”ornamento è delitto”, ma le tue opere sono espressione di funzionalità decorativa. Si infatti sempre Munari fa riferimento ad un’estetica come risultato di una tecnica coerente con il materiale utilizzato quindi può esistere un’estetica del ferro, del legno. La tecnica, il processo costruttivo sono protagonisti, infatti le mie opere non sono ”decorate”, il decor scaturisce dal materiale non da qualcosa di aggiunto. Ogni forma sarà il risultato della tecnica utilizzata in rapporto al materiale. Quali sono le ragioni che ti hanno portato a scegliere determinati materiali piuttosto che altri? Il cartone, perché di basso costo, è caldo come il legno, facile da lavorare; 26 27 utilizzato nella maniera giusta è molto espressivo con la sua sagoma, le sue onde. Il primo oggetto, da me realizzato, è stato una sedia ergonomica, tipo stokke, è venuta molto resistente, ho tagliato le varie sagome con un bisturi. Gli ultimi anni hanno visto nascere una coscienza collettiva sul riuso espressa anche in Italia nel 1998, ad esempio, durante il Salone del Mobile di Milano, sono stati presentati i risultati del concorso “RiOggetto, Recuperandocrea” promosso da Legambiente con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e del Politecnico di Milano e tra i prodotti presentati c’erano anche sperimentazioni con il cartone ondulato. Credi che il Low Cost design, forma spontanea di design basato sull’uso di oggetti del quotidiano, trasposizione della creatività e dell’inventiva di persone capaci di vivere la propria quotidianità all’insegna del riciclo e della sostenibilità, sia una moda, un fenomeno ancora limitato, strettamente legato a determinate zone e ceti sociali? Credo sia una tendenza a fare del bene per le prossime generazioni; è una tendenza che sarà sempre più forte. Nelle mie scelte c’è lo spirito del nostro tempo, il design è espressione del nostro tempo. Io seguo le tecniche e materiali del nostro tempo. Senza considerare che riutilizzare, riciclare, ricostruire sono attività che tengono viva la nostra creatività. Non usare mobili tossici, collanti, sostituire pezzi danneggiati, ampliare. Flessibilità e innovazione sono presenti entrambe nei tuoi mobili. Le mie cose sono flessibili: da due poltrone ne ricavo un divano e viceversa, dal tavolo due troni e viceversa. Quelli in legno sono adatti per tutti coloro che abbiano necessità di smontare e trasportare in poco tempo da soli i mobili. La Flessibilità è nelle tavole che quando non mi servono le riutilizzo e l’innovazione è a servizio della ricerca, della sperimentazione per produrre altro. Semplicità nella produzione, agilità nel trasporto ed economia, velocità nel montaggio. Forte funzionalità e non c’è scarto di materiale, smontati hanno un ingombro minimo. Penso ad esempio alla prima sedia della cassina: un sudario immerso in resine epossidiche da cui poi ne scaturiva una sedia. Progetti in cantiere? Allestimenti in cartone x spazi ad uso uffici (in corso di realizzazione spazio magma all’Iris di Mugnano), pareti attrezzate, smontabili, scaffali chiusi e una sedia – poltrona in corian, tanto semplice quanto complessa nella sua realizzazione. Qual è il tuo sogno a livello professionale: budget illimitati, ispirazione senza fine, materiali innovativi o altro? Continuare a fare quello che sto facendo con una filosofia puntata verso l’innovazione dando un contributo forte nel campo del design. http://www.mariopagliaro.it/ 28 29