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E SCOPRI il cuore del Delta
Il Fiume
La Storia
La Laguna
La Fauna
La Locanda
Il Mare
Le Escursioni
La Storia
Il Delta del Po nell’arco dei millenni ha cambiato più volte la sua forma e il suo assetto idromorfologico; a volte
causa delle continue rotte ed alluvioni, dovute agli eventi meteorici, altre volute e pilotate dall’uomo. L’impronta
più significativa per la formazione del Delta attuale è stata impressa proprio dall’uomo. Dal 1600 al 1604 i veneziani
realizzano un opera faraonica: “ Il Taglio di Porto Viro” dando origine così al Delta moderno e all’attuale cuspide deltizia.
Fino alla seconda metà dell’800 la maggior parte di queste terre erano formate da valli, paludi ed acquitrini.
I primi coloni che insediarono queste “nuove terre” erano dediti alle opere di bonifica, coltivazioni delle risaie, pastorizia,
caccia, pesca e raccolta delle erbe palustri. In queste zone umide e malsane si conduceva una vita dura e grama;
la malaria era endemica, si moriva per tubercolosi, tifo e pelagra mietendo vittime specialmente tra i bambini. Le mie
radici, i miei avi appartenevano proprio a quelle genti. Il papà e lo zio, nativi di Goro, pescatori da non so quante
generazioni; negli anni 50 si stabiliscono a Gorino Sullam – Santa Giulia, ultimo lembo di terra strappato al mare di
rimpetto alla Sacca degli Scardovari. Di notte pescavano le anguille, di giorno traghettavano genti e bestiame da
una sponda all’altra del Po di Gnocca (antico mestiere dei “pasadori”). Da pionieri intraprendono la nuova attività di
operatori turistici,con le tipiche “Batane”, portando i primi turisti alla scoperta dell’estremo Delta.
Da allora tante cose sono cambiate ma il Delta non ha perso il suo fascino. Oggi, con passione, cerco di portare
avanti la strada da loro intrapresa e di far conoscere e svelare tutte quelle cose che non si trovano in nessun libro ma
che si tramandano gelosamente da padre in figlio dovute alla pratica e all’esperienza.
Il Fiume
Il fiume Po, dal Pian del Re, attraversando la Val Padana arriva al mare dopo 652 km, portando con se le acque di
141 affluenti. A Santa Maria in Punta il Po Grande incomincia ad aprirsi a ventaglio diramandosi in sette rami “Septem
Maria” (i sette mari citati da Plinio il Vecchio) dando così origine al Delta del Po. Di questi sette rami uno suscita curiosità
ed interesse per il suo nome: Po della Donzella o Po di Gnocca. La leggenda narra di una giovane e bella donzella,
che per le sue nobili origini si è vista negare la possibilità di condividere il suo amore con un umile pescatore deltino.
Affranta da questo amore impossibile decise di gettarsi nelle acque di questo ramo. Il fiume Po è legato a storie, miti
e leggende: anticamente il suo nome era Eridano dai greci, successivamente Padus dai romani. Si racconta che in
queste acque siano transitati gli Argonauti, i 52 eroi greci guidati da Giasone, alla ricerca del Vello d’oro.
Nelle golene vivevano le Esperidi (le Ninfe figlie della Notte) custodi del giardino dei pomi d’oro.
Nel tratto di fiume che passa vicino Crespino si inabissò la quadriga di fuoco guidata da Fetonte abbattuta da un
fulmine di Zeus adirato. Tutte queste figure mitologiche approdano nel Delta del Po nel periodo greco-etrusco, tra il VI
e il IV secolo a.C., con i greci e la loro cultura attraverso le vie dei commerci. Adria, fiorente porto commerciale, era il
crocevia di questi scambi ed ebbe il vanto di dare il suo nome al mare Adriatico.
Il Grande Fiume, arrivato alle porte del Delta, perde tutto il suo impeto e la
sua forza devastante diventando senile. Giunto alla foce il Po si sposa
con il mare dando origine ad una linea, una sorta di confine
naturale, dove si mescola l’acqua dolce con quella salata.
Navigando lungo questi rami sembra di tornare indietro
negli anni, qua si ferma il tempo e si vivono altri ritmi
rispetto alla vita in città.
La Laguna
Nell’estremo Delta, dove si abbraccia il fiume con il mare,prendono forma: lagune, sacche, spiagge, scanni, buse, barene
e bonelli. Queste zone , essendo quasi inaccessibili all’uomo, mantengono quasi intatte le loro peculiarità naturalistiche e
di biodiversità. Unico mezzo per addentrarsi è la barca e un buon senso dell’orientamento. Questo è il mio habitat, visto
che gran parte della giornata la trascorro tra questi ambienti sia esercitando il mio mestiere di pescatore che guida
naturalistica. Per chi come me è nato in laguna, col passare del tempo e l’esperienza, ti accorgi che non devi mai dare
nulla per scontato; quest’ambiente ti meraviglia e stupisce continuamente. La Sacca degli Scardovari è la più grande
laguna del Delta (3200 ha) ed è una sorta di bacino costiero di acqua salmastra e bassi fondali con caratteristiche fisiche
e morfologiche idonee per la molluschicoltura e venericoltura, mentre l’itticoltura si esercita per lo più nelle valli da pesca.
La laguna è separata dal mare da cordoni di sabbia litoranei, gli scanni, interrotti da bocche di accesso per il ricircolo
delle acque con il cambio delle maree. Queste lingue di sabbia traggono origine dagli accumuli di materiale inerte
trasportato dalle correnti marine in prossimità delle foci dei rami fluviali. La loro morfologia muta continuamente tanto da
definirsi “l’isola che non c’è”. Qui vivono in simbiosi specie ittiche eurialine come: gò, latterini, l’anguilla, il branzino o spigola,
cefali, passere, sogliole, seppie, gamberetti, schille, masenete e moleche. Le acque della laguna ospitano un vasto strato
di zostera, erba marina con foglie lunghe e sottili a forma di nastro, oltre ad un alga comune denominata Ulva o lattuga di
mare, che nel periodo estivo prolifera in gran quantità assieme all’alga rossa (agar-agar) e la ruppia. Sugli scanni crescono
le prime piante pioniere, che con il loro apparato radicale vanno a compattare le sabbie delle prime dune embrionali.
Tali piante hanno caratteristiche uniche perché riescono a tollerare la sabbia (psammofile) e l’elevato grado di salinità
(alofile) come la ruchetta di mare, lo sparto pungente, la gramigna delle spiagge, la nappola italiana, il convolvolo,
l’eringio di mare, il finocchio di litorale, l’enula bacicci, la salsola kali, il limonio di mare
e nel periodo tardo estivo le salicornie tappezzano di un rosso porpora le
barene. Tutto questo coronato dall’avifauna nidificante-estivante,
svernante di passo e stanziale.
La Fauna
Le zone umide e salmastre del Delta del Po, oltre ad essere inserite nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dall’Unesco,
rientrano anche a far parte delle zone umide d’importanza internazionale con la Convenzione di Ramsar redatta
nel 1971 e con Rete Natura 2000 e rispettive Direttive “Habitat” e “Uccelli” che prevedono l’individuazione, protezione
e salvaguardia delle aree SIC (Siti di Interesse Comunitario) e ZPS (Zone a Protezione Speciale) su tutto il territorio
dell’Unione Europea. Il Delta è un connubio di terra ed acqua, per cui una zona ricca di biodiversità, dove si creano
innumerevoli situazioni ecologiche nelle quali si verificano le condizioni ottimali per varie specie animali e vegetali.
Tutto questo lo possiamo toccare con mano navigando dal fiume verso la foce tra golene, barene, bonelli, buse, valli,
velme, lagune, scanni e finalmente il mare. Ogni ambiente ha le proprie caratteristiche e peculiarità dove vivono in
simbiosi svariate specie di fauna ittica, molluschi, crostacei ed invertebrati, ma anche rettili, anfibi e mammiferi. L’avifauna
sicuramente ne fa da padrona: gli uccelli sono sicuramente la componente faunistica di maggior pregio, con circa 370
specie, tra nidificanti, estivanti, svernanti e di passaggio essendo il Delta un importante crocevia per le rotte migratorie.
Il Mare
Il mare, le spiagge gli scanni: zone incontaminate ed uniche dove la brezza del mare, il rumore delle onde, il fruscio delle
canne e il melodioso canto degli uccelli ne fanno da sovrani. Sterminati cordoni e dune di sabbia che si perdono a vista
d’occhio dove le uniche impronte sono le increspature sulla sabbia lasciate dal vento e le orme degli uccelli che in
colonie passano la notte formando dormitori. Gli scanni, formati da sabbie fini, sono costellati da una miriade di svariate
conchiglie che il mare continuamente deposita sulla battigia. Zone molto fragili dove bisogna scendere in punta di
piedi nel rispetto della flora e della fauna. In questi siti, scelti prima di noi dall’avifauna migratoria, vengono a riprodursi
specie come: fraticelli, beccacce di mare, fratini, avocette, sterne e gabbiani. Passeggiando lungo il bagnasciuga e
facile trovare tronchi e radici trasportati dal Po fino alla foce con le piene; queste sono vere opere d’arte levigate dal
mare. Tuffarsi in quet’ambiente è come perdersi nell’infinito
Le Escursioni
Punto d’incontro presso le località di Gorino Sullam e Santa Giulia con imbarco in prossimità di uno dei pochi ponti rimasti
in chiatte galleggianti: che ancora adesso nell’attraversarlo suscita antiche emozioni e ricordi di tempi passati. Si naviga il
ramo del Po di Gnocca trasportati dal corso del fiume verso la foce costeggiando le rispettive rive e golene: zone uniche
per la loro biodiversità e ricche di avifauna, regno per gli amanti di birdwatching e della fotografia naturalistica. Arrivati
presso località Bacucco attraversiamo una diga a porte vinciane, costruita per fermare la risalita del cuneo salino, da qua
navigando un canale interno ci tuffiamo nella Sacca degli Scardovari: la più grande laguna del Delta e regno della pesca
alle vongole, cozze, ostriche. Con i nostri barchini o “batane” a fondo piatto,costruiti da noi pescatori appositamente per
navigare in bassi fondali, entriamo in contatto con la vita dei “vongolari” provando con loro le varie tecniche di pesca.
Dalla Sacca attraversati gli scanni,lingue di sabbia naturali che dividono la laguna dal mare, arriviamo alle foci del Po di
Gnocca proprio la dove il Po si sposa con il mare: dove si mescola l’acqua dolce con l’acqua salata dando origine ad
una linea continua come un confine naturale che corre lungo tutta la foce. Dalla foce ci inoltriamo nel cuore della valle.
Il bonello del Bacucco, un dedalo di canali (i paradei), laghetti ed ex posti di cacciagione l’habitat ideale per l’avifauna
Info: 3389730072
con specie visibili quasi esclusivamente solo in questi siti. Non passa in secondo piano il tipo di vegetazione alofila tipica
E-mail: [email protected]
di queste zone umide e salmastre: come la salicornia, la ruchetta di mare, i giunchi, lo sparto pungente, l’iris d’acqua, il
Barini Alberto
mughetto selvatico e l’eringio di mare. Dalla valle ci dirigiamo verso l’isola dei gabbiani e l’isola dell’amore alle foci del Po
di Goro, il ramo attivo più antico situato più a sud, che funge da confine naturale dividendo il Veneto dall’Emilia. Sosta al
faro di Goro, passeggiata lungo la spiaggia e ritorno risalendo il ramo principale.
La Locanda
Al centro della piccola frazione denominata Santa Giulia si trova la Locanda degli antichi sospiri. Il nome trae origine
dalla località, che in tempi remoti pare venisse indicata come Polesinello dei sospiri , forse lontana eco del famosissimo
ponte veneziano oppure, più probabilmente, riferimento concreto alle fatiche quotidiane degli abitanti. La locanda è
un piccolo albergo-ristorante, con giardino esclusivo, di recente ristrutturazione, gestito dalla signora Fabrizia, che con
calore e simpatia offre ai propri clienti un’accoglienza spontanea ed un’attenta cura nel servizio. Il ristorante è al piano
terra, in un ampia ed elegante sala, climatizzato, con capienza fino a 90 posti, dove si possono apprezzare oltre ai piatti
tipici della cucina locale, anche originali proposte rigorosamente a base di pesce. In estate, offre ai propri clienti la
possibilità di pranzare o cenare nel giardino in una cornice suggestiva. Ottima cantina fornita delle migliori etichette di
vini e dolci casalinghi. La Locanda, per le sue caratteristiche si presta molto come sala per meeting, riunioni, battesimi,
cresime, comunioni, matrimoni, compleanni, ecc. La struttura riservata alla zona notte, e’ composta da cinque camere
da letto accoglienti, ognuna con i servizi in camera, e con ogni genere di confort, frigobar, tv color,aria condizionata.
Ai propri clienti, la locanda, organizza gite in bicicletta oppure escursioni sul delta del Po.
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Barini – Pieghevole Delta del Po