IL CENTRO NAZIONALE GERMOPLASMA FRUTTICOLO (CNGF) PRESSO IL CENTRO DI RICERCA PER LA FRUTTICOLTURA DI ROMA CRA-FRU Centro di ricerca per la frutticoltura di Roma Via Fioranello 52 – 00134 Roma Email [email protected] Riassunto E‟ nota l‟importanza dei centri di raccolta del germoplasma in quanto siti per il mantenimento della variabilità genetica delle diverse specie coltivate del pianeta. Il nostro Paese dispone di diversi centri di raccolta del germoplasma delle varietà e genotipi più importanti per l‟agricoltura nazionale. Presso il Centro di Ricerca per la Frutticoltura di Roma è presente la più estesa banca di germoplasma frutticolo del Paese e una tra le più importanti, per numero di accessioni disponibili, del mondo. Attualmente sono state raccolte un totale di 5.159 accessioni appartenenti a 22 diverse specie frutticole coltivate oltre a specie botaniche e ibridi interspecifici. La raccolta è la prima fase di un progetto (RGV-FAO) di valorizzazione e caratterizzazione morfologica, biochimica, agronomica e genetica del materiale presente. Non meno importanti sono le tecniche di conservazione in vitro, quali la crioconservazione e la crescita rallentata. Summary Traditionally fruit research institutions throughout the world maintain working collections of fruit plants. Germplasm collections are much less frequent but the most developed Countries have public institutions devoted to the preservation of seeds or plants. The Fruit Tree Research Centre, in Rome, Italy, is one of the most important fruit collection germplasm of the Country and, considering the number of accessions available, one of the most important of the world. Collection of modern but also traditional and ancient cultivars is the main objective of the germplasm repository. A total of 5,159 accessions belonging to 22 different fruit cultivated species, wild species and inter-specific hybrids have been collected. Morphological, biochemical, agronomical and genetic studies are usually carried out on the accessions of the repository. Cryopreservation protocols are also available for several species and slow growth conservation is also applied. 1 Introduzione Le attività di prospezione e raccolta del germoplasma frutticolo, finalizzate alla salvaguardia e valorizzazione delle Risorse Genetiche Vegetali per l‟Alimentazione e l‟Agricoltura (RGVAA), elementi centrali nell‟agenda delle principali Istituzioni di ricerca nazionali e internazionali, hanno avuto un notevole ulteriore impulso in seguito a diversi accordi, ai quali i Paesi del mondo hanno aderito negli ultimi 20 anni, quali la Convenzione sulla Diversità Biologica, del 1992, il Piano Globale di Azione sulle RGVAA, adottato nel 1994, e il Trattato Internazionale della FAO sulle RGVAA, entrato in vigore nel 2004. Questi accordi, in armonia tra di loro, ma con modalità e priorità diverse, mirano alla tutela e all‟utilizzo sostenibile della biodiversità vegetale di interesse agroalimentare al fine di assicurare un‟alimentazione sana e diversificata, nonché ad una condivisione dei benefici derivanti dal loro utilizzo. Gli areali frutticoli italiani racchiudono una biodiversità amplissima, plasmata da secoli di attività che hanno permesso di selezionare le cultivar autoctone in funzione di clima, suolo, destinazione del prodotto. Questi fruttiferi in genere richiedono pochi input esterni in termini energetici o di mezzi chimici impiegati e i prodotti ottenibili sono facilmente assoggettabili a disciplinari di produzione biologica o integrata. Per una produzione frutticola sostenibile, come esigono i sistemi di coltivazione moderna, questa autoctonia costituisce un patrimonio genetico e culturale di base, funzionale ad un processo permanente di mantenimento ed ad uno sviluppo innovativo di varietà differenziate (biodiversità), a rischio di erosione. L'attenzione alla salvaguardia della diversità biologica e la classificazione, conservazione e valorizzazione dell‟enorme varietà di specie frutticole che hanno caratterizzato la storia agricola delle specie coltivate in Italia sono alla base delle attività del RGVAA. Il fenomeno dell‟erosione 1 genetica ha provocato, secondo recenti stime della FAO, la scomparsa di circa il 75% della diversità genetica tra le piante coltivate. La causa principale dell'elevata uniformità genotipica e del sostanziale restringimento della base genetica delle specie domesticate dall'uomo, vegetali e animali, risiede nella linea di tendenza attuale nel campo della produzione dei beni primari, nel quale predominano modelli di agricoltura e di allevamento intensivi. Nonostante l‟attività di CNR, MIPAF e di varie Università e la conseguente sensibilizzazione indotta nell‟opinione pubblica, l‟erosione genetica non si è arrestata e rischia di decimare quel che resta di un grande patrimonio di risorse genetiche consolidate o accumulate nel corso dei secoli (Baldini, 2005). Il recupero di vecchie varietà non è solo un mero fatto culturale, ma costituisce un potenziale investimento per mercati di nicchia. In questo ambito è sorto, nel 2001, il Centro Nazionale del Germoplasma Frutticolo (CNGF), presso l‟azienda del Centro di ricerca per la frutticoltura di Roma (CRA-FRU) su un‟area di 30 ha, destinata ad accogliere circa 12.000 accessioni di più di 40 specie frutticole presenti in Italia, provenienti prevalentemente dai climi temperati ed in alcuni casi da climi subtropicali. Il Centro conserva accessioni di origine nazionale ed estera, ponendo particolare attenzione alla salvaguardia delle vecchie varietà autoctone recuperate nelle diverse regioni d‟Italia, che potenzialmente possono essere fonte di caratteri utili per programmi di miglioramento genetico, oltre che costituire la base per produzioni locali, ancora molto apprezzate sul territorio. Il CRA-FRU (Centro di ricerca per la Frutticoltura), nato in seguito alla riforma degli Istituti di sperimentazione del Ministero dell‟Agricoltura che hanno portato all‟attuale configurazione del CRA (Centro di ricerca e sperimentazione in agricoltura), coordina tra l‟altro il Progetto Risorse Genetiche Vegetali (RGV/Trattato FAO), finanziato dal Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali (D.M.18862/06) Le azioni connesse alle finalità del CNGF riguardano diverse attività: 1) le collezioni ex situ; 2) la conservazione attraverso metodi di crescita rallentata e crioconservazione; 3) la valutazione agronomica delle risorse genetiche; 4) la caratterizzazione molecolare; 5) la caratterizzazione per i composti nutraceutici; 6) il miglioramento genetico delle piante da frutto. 2 L‟attività di raccolta e riconoscimento riguarda non solo le varietà di nuova costituzione ma, in particolar modo, quelle più vecchie e antiche che è opportuno conservare, oltre che per motivi culturali, legati alla memoria storica, anche quali fonti di variabilità genetica per il miglioramento genetico di oggi e del prossimo futuro. E‟ essenziale poter trasferire alle future generazioni quanto è stato prodotto e recuperato in ambito frutticolo. La maggior parte delle specie frutticole è altamente eterozigote, spesso presenta meccanismi di autoincompatibilità che rendono ogni genotipo una combinazione unica di geni, difficilmente ripetibile. La conservazione che costituisce attività, come detto, essenziale, viene integrata attraverso una serie di attività correlate che saranno esposte nel corso delle pagine che seguono. 1. Le collezioni ex situ L‟attività di conservazione delle risorse genetiche frutticole è iniziata già presso l‟Istituto di Frutticoltura e di Elettrogenetica sotto la direzione di Alberto Pirovano (1927-1959). All‟inizio degli anni ‟60, quando a dirigere l‟Istituto fu chiamato Filippo Lalatta, esistevano due collezioni importanti di uva da tavola e di pero. Con Lalatta l‟interesse per il germoplasma frutticolo fu da subito ampliato al pesco e alla fragola e, dopo la riforma del 1967 e la costituzione dell‟Istituto Sperimentale per la Frutticoltura con Sezioni a Trento, Forlì e Caserta, ulteriormente esteso alle altre specie da frutto (albicocco, ciliegio, melo, pero, susino, frutta secca, piccoli frutti) mentre la collezione di uva da tavola fu trasferita all‟Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano. Le collezioni di accessioni frutticole sono nate con due obiettivi principali: a) valutare le nuove varietà, man mano disponibili sul mercato italiano e internazionale, per fornire ai frutticoltori le informazioni necessarie per una corretta scelta prima di effettuare nuovi impianti; b) disporre del materiale genetico più aggiornato da utilizzare nei programmi di miglioramento genetico, nel frattempo, avviati dall‟Istituto. Con la Legge di riforma del 1999, che ha separato le competenze delle strutture di ricerca in frutticoltura, è nata l‟idea di costituire un Centro Nazionale di Conservazione del Germoplasma Frutticolo (CNGF) per non disperdere una gestione unitaria di questo importante settore di attività del neo-costituito CRA. Il MiPAAF ha finanziato l‟acquisto di 30 ettari nel Parco dell‟Appia Antica, contigui con la precedente azienda sperimentale e, a partire dal 2003, sono stati realizzati i primi impianti, prioritariamente con l‟obiettivo di riunire a Roma tutte le accessioni presenti presso le Sezioni di Trento, Forlì e Caserta e successivamente anche le accessioni non presenti a Roma ma conservate da Università, CNR, Regioni, nonché da altre istituzioni pubbliche e da privati. Il CNGF è stato ufficialmente inaugurato il 6 ottobre 2006 e ospita, attualmente, un totale di 5.159 accessioni appartenenti a 22 diverse specie frutticole coltivate, specie botaniche e ibridi interspecifici (Tab. 1). Considerata la numerosità delle accessioni frutticole censite in Italia (circa 12.000), si è deciso di limitare a due il numero di piante per ogni accessione e di adottare il seguente schema di impianto: Specie albicocco Ciliegio dolce Ciliegio acido feijoa fico kiwi mandorlo melo nocciolo noce pecan pero pesco Susino europeo Susino cino-giapponese Portinnesto Mirabolano 29 C Brokforest (P. avium x P. mahaleb) Brokforest (P. avium x P. mahaleb) franco franco di piede D1 (clone di A. deliciosa) GF 677 (pesco x P. mahaleb) M26 franco di piede franco franco Farold 40 (clone di P. communis) GF 677 Mirabolano 29 C Mirabolano 29 C 3 Distanza di impianto 4,5 x 3,0 m 5,0 x 5,0 m 5,0 x 5,0 m 4,5 x 4,0 m 4,5 x 4,0 m 4,0 x 4,0 m 4,5 x 3,0 m 4,5 x 2,5 m 4,0 x 4,0 m 5,0 x 5,0 m 5,5 x 5,0 m 4,5 x 3,5 m 4,5 x 3,0 m 4,5 x 3,0 m 4,5 x 3,0 m La forma di allevamento prevalente è una forma in volume libera, ottenuta spuntando l‟astone all‟impianto all‟altezza di 60 cm. Gli interventi di potatura, fino alla fruttificazione, si limitano alla pulizia del tronco; successivamente, si procede al diradamento della chioma e ai “tagli di ritorno” sulle branche, una volta raggiunta la dimensione consentita dalla distanza tra le piante. La potatura adottata ha lo scopo di consentire, alle diverse accessioni, di manifestare il portamento naturale. Le specie più rappresentate nel CNGF sono il melo (23%), il pesco (19%), il pero (16%), il ciliegio dolce (11%) e l‟albicocco (7%). Circa il 50% di tutte le accessioni sono di origine italiana, con valori molto diversi da specie a specie: le varietà di fico sono quelle a maggioranza di origine autoctona (74%), seguite dalle varietà di ciliegio acido (71%), melo e pero con circa il 60% delle accessioni, mandorlo con il 48% e albicocco e susino europeo con circa il 44%, pesco (41%) e actinidia con il 38% e, con valori decrescenti, le altre specie. Le accessioni di quattro specie (asimina, mirtillo gigante, nashi e pecan) sono solo di importazione, sia a causa della loro recente introduzione oltre che per il modesto interesse colturale. Per certi versi è sorprendente il dato relativo all‟actinidia, diffusasi come coltura da frutto da poco più di 40 anni, ma che conta già un elevato numero di accessioni italiane. Modesta è la percentuale di duplicazioni delle accessioni conservate a Roma presso altre strutture del CRA (1/3 complessivamente), con una notevole variabilità da specie a specie (Tab.1). Il dato evidenza l‟importanza di avere un censimento nazionale, esteso almeno alle strutture pubbliche, che consenta di razionalizzare l‟azione di conservazione e di ridurre al minimo il rischio di perdita di accessioni. Tab. 1 Accessioni attualmente presenti presso il CNGF Specie Actinidia Albicocco Asimina Ciliegio dolce Ciliegio acido Feijoa Fico Mandorlo Melo Melograno Mirtillo gigante Nashi Nocciolo Noce Pecan Pero Pesco/Nettarine Pistacchio Lampone Rovo Susino europeo Susino cinogiapponese Specie botaniche e ibridi interspecifici Totale n. accessioni di cui di origine ITA % delle accessioni di origine ITA 70 342 15 584 141 46 46 186 1.180 7 32 50 65 58 28 825 999 16 46 13 202 27 150 0 322 100 14 34 89 752 2 0 0 26 13 0 520 419 5 5 0 90 38,6 43,9 0 55,1 71,0 30,5 74,0 47,9 63,8 22,3 0 0 40,0 22,5 0 60,0 41,9 31,3 10,9 0 44,6 accessioni duplicate presso strutture CRA 0 156 0 253 2 24 32 99 156 0 0 28 44 18 0 332 197 0 0 0 62 116 10 8,6 68 92 20 21,7 0 5.159 2.598 50,4 1.471 4 Fig. 2 - Vista aerea del Centro Nazionale Germoplasma Frutticolo Centro Ricerca Frutticoltura 5 2. La conservazione ex situ dei fruttiferi mediante crescita rallentata e crioconservazione La conservazione delle specie che vengono propagate per via vegetativa in quanto altamente eterozigoti viene effettuata in collezioni del germoplasma ex situ, in campo. Il materiale preservato in queste banche, tuttavia, corre il rischio di essere esposto ad attacchi di patogeni e a danni causati da agenti atmosferici e parassiti e necessita di ampie superficie per la sua conservazione Per tale ragione, grande interesse per la conservazione e la moltiplicazione del germoplasma di queste specie è stato riposto sulle tecniche di colture di tessuti in vitro che forniscono approcci di conservazione complementari a quelle in field per completare il programma di conservazione di una specie. I sistemi di coltura dei tessuti presentano, infatti, il vantaggio di permettere tassi di moltiplicazione elevati, di avere un sistema di coltura asettico libero, cioè, da funghi, batteri, virus e insetti, di richiedere spazi e costi di gestione contenuti. Inoltre, i sistemi di conservazione basati sulla coltura in vitro rendono più facili gli scambi di germoplasma. Le tecniche adottate sono: - la crescita rallentata -la crioconservazione 3. La valutazione agronomica delle risorse genetiche La valutazione agronomica delle risorse genetiche costituisce una parte importante nella attività di salvaguardia delle risorse genetiche nei fruttiferi. Tale attività si esplica con continuità nelle diverse fasi che caratterizzano la raccolta e la conservazione del germoplasma in quanto è di supporto iniziale alla prospezione e caratterizzazione della accessione in situ, concorre alla sua immissione e validazione nella collezione ex situ e successivamente alla sua valorizzazione in collaborazione con la ricerca biochimica e genetica. Le azioni connesse alla valutazione agronomica riguardano: a.1 - Prospezione di orti botanici, giardini e aree agricole per l’individuazione di accessioni frutticole autoctone, a.2 - Raccolta del materiale vegetativo e propagazione dello stesso per via agamica mediante tecniche diverse, allevamento dello stesso in vivaio. Messa a dimora delle piante nelle collezioni, b.1- Descrizione delle accessioni: acquisizione dei dati fenologici, vegetativi, agronomici, carpologici, b.2 - Organizzazione e inserimento dei dati nel database. Elaborazione delle informazioni e loro utilizzazione. 4. La caratterizzazione molecolare Presso il Centro di Ricerca per la Frutticoltura l‟attività di caratterizzazione molecolare di accessioni appartenenti a varie specie frutticole inizia a svilupparsi sin dai primi anni ‟90, spinta dalle necessità di controllo dell‟identità varietale che si presentano in ambito vivaistico e nel corretto mantenimento di vaste collezioni. Fino ad allora la verifica era affidata solo a osservazioni fenotipiche. I primi marcatori molecolari utilizzati, gli isoenzimi, risultarono subito inadeguati allo scopo, almeno nelle specie meno variabili come il pesco ), a causa della loro bassa variabilità allelica. Alla fine degli anni '80 però cominciavano ad affermarsi anche in campo vegetale marcatori molecolari basati sul DNA, i Restriction Fragment Length Polymorphism (RFLP), che si rivelarono subito più polimorfici, anche se ottenibili tramite protocolli laboriosi e richiedenti quantità di DNA elevate. Avevano però ottima ripetibilità ed alto potere di risoluzione, fornendo sui polimorfismi rilevati informazioni di tipo codominante (i tre genotipi possibili, eterozigote ed i due omozigoti, erano distinguibili). Poco dopo una nuova classe di marcatori, i Random Amplified Polymorphic DNA (RAPD), basati su un‟applicazione della tecnica di reazione a catena della polimerasi (PCR) risolveva i problemi degli RFLP in 6 termini di laboriosità, quantità di DNA e costo, pur con limiti di bassa ripetitività e ridotta informatività (i RAPDS sono marcatori di tipo dominante). Nel tentativo di sviluppare marcatori molecolari in grado di riunire le migliori caratteristiche dei RAPD e degli RFLP venivano successivamente sviluppati gli Amplified Fragment Length Polymorphism (AFLP) , laboriosi da ottenere e non facili da leggere e, nella seconda metà degli anni „90, i Simple Sequence Repeat (SSR) o microsatelliti. Questi ultimi sono tutt‟oggi i marcatori più usati per le loro caratteristiche: codominanti, altamente polimorfici, facili da ottenere tramite PCR e replicabili. Lo sviluppo di nuove classi di marcatori molecolari, e particolarmente quello degli SSR, e di nuove apparecchiature con una migliore risoluzione e un maggior livello di automazione, ha consentito di allargare gli orizzonti della caratterizzazione, inizialmente costretti dai limiti delle tecniche a poche cultivar e varietà, (essenzialmente con lo scopo di risolvere dubbi di riconoscimento, paternità etc.), ad obiettivi di più ampio respiro. I più recenti marcatori molecolari, gli SNP (Single Nucleotide Polymorphism), pur non essendo ancora alla portata di tutti i laboratori e non disponibili per tutte le specie, mettono a disposizione dei ricercatori una quantità di polimorfismi fino ad oggi impensabile, poiché evidenziano variazioni di un singolo nucleotide a livello della sequenza di DNA. In pesco, ad esempio, è disponibile un chip che consente l'analisi contemporanea di circa 9000 SNP, scelti fra più di un milione di SNP individuati. Attualmente la caratterizzazione molecolare vene applicata per: - la conservazione della Biodiversità e valutazione della variabilità genetica - il controllo dell’identità delle accessioni presenti nelle collezioni la certificazione varietale studi di genetica delle popolazioni, - studi tassonomici e di filogenesi . 5. La caratterizzazione nutraceutica Negli ultimi anni, a seguito di ripetute campagne di informazione, il consumatore medio ha sempre più rivolto la propria attenzione verso prodotti alimentari di qualità superiore in termini organolettici, igienico-sanitari e nutrizionali. In particolare è accresciuto l‟interesse verso gli alimenti ricchi di sostanze benefiche per la salute, caratterizzati dalla presenza di elevate concentrazioni di sostanze nutraceutiche. Numerosi studi sperimentali, epidemiologici e clinici hanno evidenziato l‟importante ruolo che la dieta svolge nella prevenzione delle malattie cronico-degenerative, delle malattie cardiovascolari, di alcune forme tumorali e di gravi patologie indotte da reazioni di stress ossidativi. Il neologismo "nutraceutica" fu introdotto nella seconda metà degli anni 80 dal medico Stephen De Felice, fondatore e presidente della Fondazione per l'innovazione in medicina, unendo le parole "nutrizione" e "farmaceutica". In generale per nutraceutico si intende "un alimento (o parte di un alimento), che fornisce prestazioni mediche o sanitarie, tra cui la prevenzione e/o il trattamento di una malattia." Spesso al termine nutraceutico viene preferito quello di “alimento funzionale”, concetto più ampio con il quale si indicano i cibi che hanno effetti benefici su una o più funzioni nell‟organismo - al di là degli effetti nutritivi - in modo rilevante per il miglioramento dello stato di salute e di benessere e/o per ridurre il rischio di malattia e che vengono assunti attraverso un regime alimentare normale. Tra i diversi nutraceutici un ruolo predominante lo rivestono i cosiddetti “antiossidanti”, sostanze capaci di contrastare parzialmente o totalmente l‟azione dei radicali, prodotti di scarto che si formano durante il metabolismo di ogni organismo aerobico. Numerosi studi hanno dimostrato come, in generale, la frutta risulta essere una delle più importanti fonti di micronutrienti e di sostanze particolarmente attive nel limitare i danni causati dai radicali liberi, come acido ascorbico (vitamina C), tocoferoli, carotenoidi e flavonoidi. Tuttavia, appaiono ancora scarse e insufficienti le notizie in nostro possesso sui differenti profili nel contenuto in nutraceutici peculiari di ogni singola specie frutticola e delle numerose varietà e cultivar che determinano l‟ampio pool genetico delle piante da frutto. In questo ambito il CRA-FRU conduce da tempo uno studio sistematico e progressivo mirato alla caratterizzazione qualitativa e quantitativa delle sostanze antiossidanti contenute nei frutti delle varietà conservate presso la propria collezione di germoplasma, con particolare riguardo a quelle autoctone e di antica origine. Tale attività si propone il duplice obiettivo di approfondire le conoscenze relative alle proprietà salutistiche dell‟alimento “frutta” e di 7 valorizzare quei genotipi che per le loro caratteristiche agronomiche, organolettiche e nutrizionali potrebbero essere utilizzati in produzioni alternative alle cultivar commerciali attualmente in uso. 6. Il miglioramento genetico delle piante da frutto Il miglioramento genetico è frutto dell‟attività umana di selezione svolta su individui ritenuti superiori per una qualche caratteristica di tipo agronomico utile al conseguimento di un risultato economico (maggiore produttività, resistenza a stress biotici e abiotici, migliori caratteristiche qualitative). La selezione, fino a pochi anni fa, è stata fatta sulla base di caratteri morfologici. Sin dai tempi antichi l‟umanità ha selezionato piante, individuando quelle più idonee a supportare le società in rapida evoluzione. Dal materiale di base, costituito inizialmente dagli individui migliori di specie selvatiche, si è giunti alla domesticazione di un certo numero di specie che è giunto, attraverso i secoli, fino ad oggi. La riscoperta delle leggi di Mendel nel secolo scorso e l‟applicazione di metodi di selezione sulla base dei principi della genetica formale ha consentito un notevole progresso nel miglioramento genetico di molte specie. Nel caso delle specie da frutto, tale miglioramento è stato più lento a causa di diversi fattori, la presenza di caratteri poligenici e l‟esistenza nelle piante arboree dello “stadio giovanile” che, a seconda delle specie comporta un ritardo di anni nella differenziazione a fiore. Inoltre la gran parte delle specie arboree da frutto sono altamente eterozigoti, spesso sono presenti meccanismi di autoincompatibilità e, in alcuni casi, di dioicia. Considerata l‟area climatica, l‟estensione di latitudine e l‟orografia, un gran numero di specie arboree sono coltivate nel nostro Paese. La maggior parte di esse appartiene a quelle delle aree temperate, ma gli areali più meridionali sono idonei alla coltivazioni di specie subtropicali. La maggior parte delle specie arboree da frutto sono state domesticate in tempi remoti con qualche notevole eccezione, come l‟Actinidia o kiwi. Il miglioramento genetico moderno si basa quindi, principalmente, su varietà o genotipi notevolmente diversi rispetto ai progenitori ancestrali. Nel corso dei secoli, anche nel nostro paese sono stati selezionati molti genotipi superiori che si sono diffusi su territori più o meno estesi, alle volte conservando i nomi originali e, a volte, cambiandoli passando da un‟area di coltivazione all‟altra. Le vecchie varietà sono state quasi sempre sostituite da quelle moderne, soprattutto a partire dalla seconda metà del secolo scorso. Molte antiche varietà, o semplicemente genotipi locali, sono andati perduti ma molti sono stati recuperati nelle banche del germoplasma di numerose Istituzioni. Queste vecchie varietà sono spesso ancora utili in quanto presentano caratteri di “rusticità” determinati da un adattamento alle aree di coltivazione in cui sono state un tempo selezionate. Questi genotipi, che spesso non possiedono caratteristiche pomologiche idonee alla moderna frutticoltura, possono fungere da “serbatoio” di geni o varianti alleliche interessanti per il moderno miglioramento genetico. Le banche del germoplasma che raccolgono il materiale proveniente, oltre che da diverse parti del mondo, anche e soprattutto dalle aree di coltivazione del nostro paese sono quindi preziose fonti di diversità genetica per la costituzione delle varietà del futuro. A partire da queste informazioni è possibile impostare i programmi di miglioramento genetico delle diverse specie da frutto sulla base della conoscenza della variabilità disponibile in ogni specie. Fin dalla sua costituzione l‟Istituto di ricerca per la frutticoltura, ora CRA-FRU è stato uno delle strutture di ricerca più importanti in Italia e nel mondo per l‟attività di miglioramento genetico che ha riguardato il pesco nelle diverse varianti a frutto pubescente o glabro, le nettarine, la tipologia a frutto appiattito(Prunus persica platicarpa) e altre specie quali l‟albicocco, il ciliegio, il mandorlo, il noce, il melo, il pero. Partendo da germoplasma autoctono italiano sono state ottenute da incrocio o da selezione massale su popolazioni di semenzali diverse cultivar ed in particolare: undici di pesco, quattro di albicocco, una di mandorlo, sei di pero, due di nespolo giapponese, una di noce, una di 8 nocciolo e due di melo (in queste due ultime specie da selezione nell‟ambito di popolazioni naturali) oltre a tre cultivar di ciliegio (da accessioni naturali mediante mutazione indotta). 9