Emergenza e resistenze 14-12-2007 15:20 Pagina 169 GIMMOC Vol. XI N° 3, 2007 Giornale Italiano di Microbiologia Medica Odontoiatrica e Clinica Vol. XI, N° 3, 2007 p. 169 - 188 Organo ufficiale della S.I.M.M.O.C. 34° Congresso Nazionale Società Italiana di Microbiologia Copyright © 2007 Genova, 15 – 18 ottobre 2006 EMERGENZA RESISTENZE E ANTIBIOTICOTERAPIA Moderatore: G. C. Schito (Genova) Sviluppo ESBLs in ambito comunitario e ospedaliero in Italia Antibioticoresistenza e utilizzo appropriato dei carbapenemici M. Bassetti (Genova) * Tratto dalla audioregistrazione del 34° Congresso Nazionale della Società Italiana di Microbiologia Genova, 15 - 18 Ottobre 2006 CONGRESS REPORT F. Luzzaro (Varese) 169 Emergenza e resistenze 15:20 Pagina 170 GIMMOC Vol. XI N° 3, 2007 Sviluppo ESBLs in ambito comunitario e ospedaliero in Italia Giornale Italiano di Microbiologia Medica Odontoiatrica e Clinica Vol. XI, N° 3, 2007 p. 170 - 178 Organo ufficiale della S.I.M.M.O.C. Copyright © 2007 F. Luzzaro1 CONGRESS REPORT 170 14-12-2007 Le beta-lattamasi a spettro esteso (ESBL) rappresentano l’evoluzione di enzimi plasmidici a spettro ristretto (TEM-1, TEM-2, SHV-1) già identificati negli Enterobatteri all’inizio degli anni ’60, prima in Europa e poi negli Stati Uniti. L’introduzione nella pratica clinica delle cefalosporine a spettro allargato (anni ’80) è comunemente considerata la causa principale della comparsa delle ESBL. La situazione epidemiologica relativa alla diffusione delle ESBL fra gli Enterobatteri è molto cambiata negli ultimi anni: in particolare, verso la fine degli anni ’90 la percentuale di ceppi produttori di ESBL è decisamente aumentata in tutti i Paesi Europei, specialmente in Portogallo (15.5%) ed in Grecia (27.4%) (12). Al momento attuale, la diffusione di Enterobatteri produttori di ESBL rappresenta un problema globale (Figura 1), specialmente per quanto riguarda alcuni patogeni (Klebsiella pneumoniae, Escherichia coli), per i quali in alcune aree geografiche la percentuale di ceppi produttori di ESBL è molto elevata (2-5). In Italia, nel 1999 e nel 2003 sono stati eseguiti due ampi studi di sorveglianza a livello nazionale sulla diffusione dei ceppi produttori di ESBL e sul tipo di enzimi prodotti, studi che forniscono quindi un quadro aggiornato, ampio e dettagliato della situazione epidemiologica italiana (6-7). Complessivamente, tra il 1999 ed il 2003 è stato osservato un moderato aumento dei ceppi produttori di ESBL nei pazienti ricoverati in Ospe- 1 dale (dal 6.3% al 7.4%). Per quanto riguarda i pazienti ambulatoriali (considerati solo nell’ambito della sorveglianza del 2003), la percentuale di ceppi produttori di ESBL tra gli Enterobatteri era pari al 3.5% (Tabella 1) (6-7). Per quanto riguarda le specie batteriche coinvolte, le due sorveglianze nazionali hanno messo in evidenza notevoli differenze: nel 1999 la specie batterica che maggiormente risultava produttore di ESBL era K. pneumoniae con il 37.1% (caratteristica comune nella maggior parte delle indagini di questo tipo), seguita da Proteus mirabilis con il 25.7% (aspetto questo peculiare della situazione italiana, poiché in altri Paesi questa specie non è considerata tra quelle che più frequentemente producono ESBL) e da E. coli con il 10.8% (6). Nella sorveglianza più recente (2003), E. coli è diventato il primo patogeno produttore di ESBL (31.9%), seguito da P. mirabilis, che mantiene un livello elevato (26.2%), mentre la percentuale di K. pneumoniae produttore di ESBL è risultata molto ridotta rispetto alla sorveglianza del 1999 (15.1%). In aggiunta a questi tre patogeni, un ruolo importante ha assunto Providencia stuartii (7.1%), in cui la produzione di ESBL era molto inferiore nella precedente rilevazione. Nel 2003 sono stati studiati anche i ceppi provenienti da pazienti ambulatoriali: in questo ambito, la percentuale di K. pneumoniae si riduce drasticamente (6.3%), mentre P. mirabilis diventa il primo pa- Francesco Luzzaro, Laboratorio di Microbiologia e Virologia, Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi, Varese Emergenza e resistenze 14-12-2007 15:20 Pagina 171 GIMMOC Vol. XI N° 3, 2007 Figura 1. Le ESBL negli Enterobatteri: un problema globale 5% K. pneumoniae 4% E. coli 3% P. mirabilis 8% K. pneumoniae 3% E. coli 5% P. mirabilis 23% K. pneumoniae 5% E. coli 11% P. mirabilis 45% K. pneumoniae 9% E. coli 22% P. mirabilis 61% K. pneumoniae 16% E. coli 27% K. pneumoniae 14% E. coli 30% K. pneumoniae 2% E. coli 0% P. mirabilis Sviluppo ESBLs in ambito comunitario e ospedaliero in Italia 25% K. pneumoniae 8% E. coli 2% P. mirabilis 4 % K. pneumoniae 1 % E. coli 0% P. mirabilis Winokur et al. CID 2001, 32(S2):S94 Bouchillon et al. IJAA 2004, 24:119 Edelstein et al. AAC 2003, 47:3724 Hirakata et al. DMID 2005, 52:323 Tabella 1. Enterobatteri produttori di ESBL in Italia Isolati ESBL No. No. (%) _______________________________________ Ricoverati (1999) 8.015 509 (6.3) Ricoverati (2003) 6.609 489 (7.4) Ambulatoriali (2003) 2.072 74 (3.5) _______________________________________ Spanu et al., AAC 2002, 46:196 Luzzaro et al., JCM 2006, 44:1659 CONGRESS REPORT Pazienti 171 Emergenza e resistenze 15:20 Pagina 172 GIMMOC Vol. XI N° 3, 2007 Luzzaro presumibilmente come conseguenza del ridotto isolamento di ceppi produttori da pazienti ricoverati in reparti di Terapia Intensiva, mentre sono aumentati gli isolamenti da pazienti con infezioni delle vie urinarie (che rappresentano le infezioni più frequenti nei reparti di Medicina Interna). A livello ambulatoriale, più dell’85% dei ceppi produttori di ESBL sono stati isolati da pazienti con infezione delle vie urinarie (7). togeno produttore di ESBL (39.2%), seguito da E. coli (34.2%) e da P. stuartii (10.1%) (7). Un notevole cambiamento è stato osservato nei due studi nazionali anche in relazione al reparto in cui sono stati isolati i ceppi produttori di ESBL. Nella sorveglianza del 2003 più del 50% di questi ceppi è stato isolato da campioni di pazienti ricoverati in reparti di Medicina Interna, mentre solo una limitata quota di ceppi era riferibile a reparti di Terapia Intensiva. In questo contesto trova anche una spiegazione la ridotta prevalenza di ceppi di K. pneumoniae, agente eziologico spesso responsabile di episodi epidemici in Terapia Intensiva (7). L’analisi della sensibilità agli antibiotici dei ceppi produttori di ESBL effettuata nelle due sorveglianza è risultata molto simile, dimostrando la piena attività dei carbapenemi (imipenem e meropenem), mentre la contemporanea resistenza a più classi di antimicrobici era spesso associata alla produzione di ESBL, interessando in modo particolare aminoglicosidi e fluorochinoloni (Figura 2). Nel caso di K. pneumoniae, la resistenza associata a gentamicina, amikacina e ciprofloxacina coinvolgeva circa il 50% dei ceppi (7). Infine, sono stati considerati i materiali da cui sono stati isolati i ceppi produttori di ESBL. Nel 1999 più del 50% degli isolati provenivano dalle urine, mentre le emocolture erano la seconda fonte di isolamento (16.5%), seguite da ferite chirurgiche (14.5%) e basse vie respiratorie (10.4%) (6). Nel 2003 la quota delle emocolture si è ridotta (circa il 6%), Figura 2. Sorveglianza ESBL in Italia (2003): sensibilità a farmaci potenzialmente attivi (n=583) CONGRESS REPORT 172 14-12-2007 Meropenem 100 Imipenem 99.3 Cefoxitina 83.9 Pipera-tazo 84.4 Amikacina 84.7 Amoxi-clav 64.2 Amp-sulb 49.1 Gentamicina Ciprofloxacina 0 20 48.0 32.8 40 60 %sensibilità 80 100 Luzzaro et al., JCM 2006, 44:1659 Emergenza e resistenze 14-12-2007 15:20 Pagina 173 GIMMOC Vol. XI N° 3, 2007 Nell’ambito delle due sorveglianze sono state analizzate anche le varianti di ESBL presenti. Come già osservato per i reparti ed i materiali di isolamento, la differenza tra i due studi è stata notevole. Nel 1999 le varianti di tipo TEM erano le più rappresentate (46.8%), seguite da SHV (34.6%) e da ceppi che presentavano entrambe le varianti TEM e SHV (11%); una piccola quota di Enterobatteri produceva ESBL di tipo non-TEM e non-SHV (7.6%) (6). La seconda sorveglianza, a soli 4 anni di distanza, ha mostrato una situazione molto cambiata: anche se le varianti di tipo TEM rimangono le più diffuse (45.5%), è diventata rilevante la quota di enzimi di tipo CTXM (19.7%). In aggiunta, sono stati isolati anche Enterobatteri produttori di enzimi di tipo PER, mentre si è marcatamente ridotta la quota di enzimi di tipo SHV (7). Questa modificata situazione epidemiologica ha un significato rilevante dal punto di vista diagnostico. Le prime segnalazioni di batteri produttori di ESBL di tipo CTX-M risalgono ai primi anni ‘80 e sono state effettuate in Europa, Giappone, e Sud America (8-10). Attualmente esiste una disseminazione pandemica di ceppi produttori di enzimi di tipo CTX-M, con particolare riguardo a E. coli e K. pneumoniae, che in alcune aree geografiche sono caratterizzate da percentuali che spesso superano il 50%. Per quanto riguarda l’Italia, uno studio effettuato su una collezione di ceppi produttori di ESBL conservati presso il Laboratorio di Microbiologia Clinica dell’Ospedale di Varese, ha analizzato il trend di evoluzione delle CTX-M nel periodo compreso tra le due indagini di sorveglianza (11). Lo studio ha messo in evidenza che i ceppi produttori di CTXM sono comparsi nella nostra area geografica alla fine del 1999 e che la loro frequenza di isolamento è progressivamente aumentata nel tempo fino ad arrivare nel 2003 ad una quota pari al 38% di tutti i ceppi produttori di ESBL (11). Sviluppo ESBLs in ambito comunitario e ospedaliero in Italia A livello nazionale, la sorveglianza epidemiologica del 2003 ha evidenziato Figura 3. Sorveglianza ESBL in Italia (1999 - 2003): aumento di E. coli produttore di CTX-M 6.3% 7.4% 80% Prevalenza (%) per specie altre P. stuartii Enterobacter E. coli P. mirabilis K. pneumoniae 60% 40% 20% 0% 1999 2003 Produttori di CTX-M Spanu et al., AAC 2002, 46:196 Luzzaro et al., JCM 2006, 44:1659 CONGRESS REPORT 100% 173 Emergenza e resistenze 15:21 Pagina 174 GIMMOC Vol. XI N° 3, 2007 Luzzaro che la presenza di enzimi di tipo CTX-M è ubiquitaria ed estremamente diffusa, anche se con percentuali molto diverse da regione a regione: in alcune zone la quota di ceppi produttori si avvicina al 50%. Come già osservato, la percentuale di E. coli produttore di ESBL è aumentata notevolmente nel 2003 (Figura 3); all’interno di questo gruppo, inoltre, la quota di ceppi produttori di CTX-M è risultata prevalente rispetto a TEM e SHV (7), rappresentando complessivamente il 60% degli enzimi di tipo ESBL isolati in E. coli. La prevalenza di ceppi di E. coli produttori di enzimi di tipo CTX-M è diventata molto rilevante in alcune zone geografiche nazionali, raggiungendo percentuali pari all’80% (12). La maggior parte degli enzimi di tipo CTX-M è stata identificata come CTX-M1, anche se le varianti CTX-M-15, e CTX-M-32 (peraltro appartenenti allo stesso gruppo) sono state identificate sia in E. coli che in K. pneumoniae. Al contrario, solo la variante CTX-M-1 è stata ritrovata in Morganella morganii e in Citrobacter amalonaticus. La diffusione di ceppi produttori di enzimi di tipo CTX-M-1 è molto importante dal punto di vista della diagnostica microbiologica, poiché in questi ceppi il valore di MIC per il ceftazidime varia da 1 a 2 µg/ml, mentre il suo alone di inibizione è di circa 30 mm: se si utilizza solo questa cefalosporina come test di screening, quindi, non è sempre possibile evidenziare la sospetta produzione di ESBL da parte del ceppo batterico (e non ci sono i presupposti per procedere alla conferma con metodo di approssimazione mediante doppio disco o utilizzando dischi di combinazione). Inoltre, in questo caso il ceftazidime non è indicato nemmeno come test di conferma, poiché l’alone di inibizione è molto esteso e rende difficile valutare il recupero dell’attività antibatterica operato dagli inibitori delle beta-lattamasi (Figura 4). Il secondo fenomeno di tipo evolutivo è rappresentato dalla produzione di en- Figura 4. Escherichia coli produttore di CTX-M-1 Diffusione in agar di Mueller-Hinton: test di sinergia con acido clavulanico (distanza centro-centro 25 mm) Aztreonam CONGRESS REPORT 174 14-12-2007 Cefotaxime Ceftazidime Ceftriaxone Diametro aloni: ceftazidime, 26 mm; cefotaxime, 14 mm; ceftriaxone, 12 mm; aztreonam, 20 mm Emergenza e resistenze 14-12-2007 15:21 Pagina 175 GIMMOC Vol. XI N° 3, 2007 zima PER-1, anche se la sorveglianza del 2003 dimostra che la sua quota percentuale è ancora ridotta (7). Questo enzima, identificato per la prima volta in P. aeruginosa da un paziente turco, e successivamente in Italia alla fine degli anni ’90, idrolizza cefalosporine a spettro esteso e aztreonam ma non i carbapenemi (Figura 5). In Italia, dopo la prima rilevazione effettuata a Varese nel corso di un episodio epidemico causato da P. aeruginosa, l’enzima è stato dimostrato in numerosi ceppi di P. aeruginosa isolati in diversi Ospedali della Lombardia (13). Nella sorveglianza nazionale del 2003, l’enzima PER-1 è stato identificato anche in P. mirabilis, P. stuartii, Providencia rettgeri ed E. coli (7), indicando un possibile trasferimento genetico non solo all’interno del gruppo degli Enterobatteri, ma anche da batteri Gram-negativi non fermentanti (come P. aeruginosa) verso gli Enterobatteri. Da un punto di vista diagnostico, la produzione di PER-1 da parte degli Enterobatteri non crea particolari proble- Imipenem mi: l’espressione dell’enzima viene ben evidenziata sia nei comuni test di screening con ceftazidime, sia con il classico test di conferma con dischi di combinazione o mediante approssimazione con metodo del doppio disco (Figura 6). Tra le diverse varianti di ESBL, gli enzimi di tipo TEM sono clinicamente importanti e possono creare problemi diagnostici, come nel caso dell’enzima TEM-26 che inibisce specificamente l’attività di ceftazidime: testando altre cefalosporine (come ceftriaxone, cefotaxime o aztreonam), il ceppo produttore di TEM-26 può essere erroneamente classificato come negativo per la produzione di ESBL. Anche l’enzima TEM92, frequentemente riscontrato in Italia in P. mirabilis, può creare problemi diagnostici in quanto idrolizza preferibilmente il cefotaxime (e non il ceftazidime). Dall’insieme dei dati sopra descritti risulta evidente che un efficace screening per la produzione di ESBL richiede almeno due molecole di cefalosporine di terza generazione: ceftazidime e cefotaxime. Sviluppo ESBLs in ambito comunitario e ospedaliero in Italia Cefepime Figura 5. produttore di ESBL PER-1 Sinergia con acido clavulanico valutata con test del doppio disco Aztreonam Ceftazidime CONGRESS REPORT P. aeruginosa 175 Emergenza e resistenze 15:21 Pagina 176 GIMMOC Vol. XI N° 3, 2007 Luzzaro Figura 6. Providencia stuartii produttore di PER-1 Diffusione in agar di Mueller-Hinton: test di sinergia con acido clavulanico (distanza centro-centro 25 mm) Aztreonam Cefotaxime Ceftazidime Ceftriaxone Diametro aloni: ceftazidime, 12 mm; cefotaxime, 18 mm; ceftriaxone, 18 mm; aztreonam, 20 mm CONGRESS REPORT 176 14-12-2007 Da un punto di vista epidemiologico, va considerato il recente isolamento clinico di un ceppo di Acinetobacter baumannii produttore di ESBL TEM-92. Tale riscontro suggerisce che gli scambi genetici possono essere a doppia direzione: se da un lato P. aeruginosa può trasmettere agli Enterobatteri l’informazione genetica per la produzione di ESBL (come nel caso dell’enzima PER1), il passaggio può essere anche in senso inverso (dagli Enterobatteri ad Acinetobacter baumannii). Una problematica non molto considerata e non abbastanza studiata è la situazione delle strutture di lungodegenza. In alcune di queste strutture, i ceppi produttori di ESBL sono molto diffusi. Inizialmente, le infezioni causate da batteri resistenti sono comparse negli ospedali, dove maggiore era l’uso degli antibiotici, poi i continui interscambi di pazienti hanno diffuso questi ceppi anche nelle residenze protette. Oggi, la diffusione di ceppi resistenti rappresenta un allarmante problema di sanità pubblica in tutto il mondo (14). Le poche rileva- zioni effettuate in Centri per Lungodegenti dimostrano che la produzione di ESBL ha una netta prevalenza nei ceppi di E. coli (20 – 28%), P. mirabilis (29 – 67%) e K. pneumoniae (10 – 20%), percentuali di gran lunga superiori a quelle rilevate in comunità e anche in molti Ospedali. Un ultimo aspetto riguarda altri tipi di enzimi che si stanno diffondendo negli Enterobatteri: gli enzimi AmpC, rilevati in diverse realtà ospedaliere italiane in ceppi di P. mirabilis, K. pneumoniae, E. coli, E. cloacae e K. oxytoca. Gli isolati produttori di questi enzimi creano problemi dal punto di vista diagnostico. Il risultato di un test di sensibilità eseguito mediante diffusione in agar su un ceppo di P. mirabilis produttore di TEM-92 o di CMY-16 non differisce di molto. Quando però si esegue un metodo di conferma per la produzione di ESBL, nel primo caso (TEM-92) si osserva la presenza di una notevole attività sinergica, mentre nel secondo caso (CMY-16) questa risulta del tutto assente. Un classico esempio di questo differente comporta- Emergenza e resistenze 14-12-2007 15:21 Pagina 177 GIMMOC Vol. XI N° 3, 2007 mento è riportato in Figura 7, utilizzando il metodo di approssimazione con doppio disco per testare la sinergia tra cefalosporine a spettro esteso ed acido clavulanico. Un valido mezzo per identificare con maggiore certezza la presenza di enzimi di tipo AmpC è rappresentato dal test di sensibilità con cefoxitina e cefepime: i ceppi produttori sono resistenti alla cefoxitina, mentre il cefepime mantiene la sua attività (così come i carbapenemi, attivi sia nei confronti di Enterobatteri produttori di AmpC sia sugli Enterobatteri produttori di ESBL). In conclusione, la diffusione di beta-lattamasi a spettro esteso appare in aumento in ambito ospedaliero, con tendenza a diffondere anche in comunità, particolarmente nelle strutture per lungodegenti. Le specie coinvolte e le differenti varianti prodotte evolvono e richiedono al microbiologo un continuo aggiornamento delle tecniche diagnostiche. L’evidenza di scambi genetici fra Enterobatteri e Gram-negativi non fermentanti rappresenta un ulteriore problema che complica l’interpretazione dei fenotipi di resistenza e rende essenziale un continuo monitoraggio epidemiologico. Sviluppo ESBLs in ambito comunitario e ospedaliero in Italia Figura 7. Test fenotipici di conferma Test di sinergia con acido clavulanico P. mirabilis produttore di TEM-92 P. mirabilis produttore di CMY-16 Test negativo ATM ATM CTX CTX CAZ CAZ CRO CRO CONGRESS REPORT Test positivo 177 Emergenza e resistenze 15:21 Pagina 178 GIMMOC Vol. XI N° 3, 2007 BIBLIOGRAFIA Luzzaro 1) Nijssen S, Florijn A, Bonten MJ et al. 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Copyright © 2007 1 - le tetracicline sono inattive sulla maggior parte di patogeni respiratori; - le aminopenicilline vengono inattivate dalla produzione di vari tipi di beta-lattamasi (semplici o ad ampio spettro); - la resistenza ai macrolidi di S. pneumoniae in Italia supera il 40%; - i fluorochinoloni, oltre che essere scarsamente attivi nei confronti di MRSA e MRSE, oggi risentono delle resistenze createsi in P. aeruginosa ma soprattutto in E. coli; - le cefalosporine di terza generazione, classe di antibiotici molto importante in passato sia a livello ospedaliero che ambulatoriale, hanno problemi di resistenza soprattutto sui patogeni Gram negativi difficili (Pseudomonas e produttori di ESBL); - in generale, tutti i beta-lattamici sono inattivi non solo nei confronti dei ceppi di MRSA, ma anche di quelli VRE (che sono spesso anche ampicillino resistenti) - VRE e VRSA, anche se di numero ancora limitato, hanno ridotto l’efficacia terapeutica dei glicopeptidi, che hanno rappresentato a lungo l’ultimo baluardo verso i patogeni Gram positivi multiresistenti; - anche i carbapenemi tradizionali (imipenem e meropenem) risentono dei meccanismi di resistenza prodotti da P. aeruginosa e da Acinetobacter spp. Clinica Malattie infettive, Università di Genova, A.O.Universitaria San Martino di Genova M. Bassetti1 CONGRESS REPORT Nel corso degli anni, l’antibioticoterapia ha avuto un impatto notevole sull’insorgenza e sulla diffusione della resistenze batteriche, tanto che la situazione attuale può essere definita di “emergenza”, poiché le armi a disposizione del medico sono sempre meno efficaci. Infatti negli anni ’60 - 70, con l’avvento delle molteplici e innovative classi di antibiotici, si riteneva che il problema del trattamento delle malattie infettive fosse definitivamente risolto. La situazione attuale è notevolmente diversa: non solo la resistenza sta interessando la maggior parte dei batteri patogeni per l’uomo, ma sta anche coinvolgendo le principali classi di antibiotici, creando i cosiddetti “superbugs” (Enterobatteri produttori di ESBL; P. aeruginosa, Acinetobacter spp. e S. malthophilia multiresistenti; S. pneumoniae multiresistente – MDRSP; Enterococchi vancomicino resistenti – VRE; S. aureus ed epidermidis meticillino resistenti – MRSA e MRSE; S. aureus vancomicino intermedio o resistente – VISA o VRSA; M. tuberculosis multiresistente – MDRMT), che interessano soprattutto la realtà ospedaliera e rendono problematica la gestione terapeutica delle infezioni da essi provocate. La ricaduta pratica delle resistenze batteriche è che molte classi di antibiotici hanno perso l’efficacia nei confronti di determinati patogeni ed in varie situazioni cliniche: 179 Emergenza e resistenze 15:21 Pagina 180 GIMMOC Vol. XI N° 3, 2007 Bassetti CONGRESS REPORT 180 14-12-2007 Dal punto di vista clinico, le risposte ai problemi batteriologici possono essere molteplici: l’introduzione nella pratica medica di nuovi antibiotici, la rivalutazione di vecchi antibiotici (ad esempio, la colistina, se maneggiata in maniera attenta, riduce la sua tossicità ed è attiva su alcuni ceppi Gram negativi multiresistenti), la conoscenza dei meccanismi di resistenza per scegliere l’antibiotico più adeguato, la limitazione dell’utilizzo di alcuni antibiotici (in particolare quelli che selezionano più facilmente resistenze, come le cefalosporine ed i carbapenemi attualmente in uso), l’identificazione di nuove emergenze cliniche (ad esempio, la comparsa di MRSA di comunità, che negli USA è diventata un problema rilevante), l’uso di terapie di combinazione (sfruttare il potere battericida di tipo sinergico di due molecole attive); in generale, occorre che il medico, nell’impostare una corretta terapia antibiotica, utilizzi in maniera più razionale (quando necessario, su base epidemiologica) ed appro- priata (posologia ed intervallo di somministrazione adeguati) questi farmaci. La situazione che riguarda lo sviluppo di nuovi antibiotici è abbastanza preoccupante, poiché sempre meno molecole vengono messe a disposizione del medico: infatti, nel quinquennio 1998 – 2002, sono stati registrati solo 6 nuovi antibiotici, confermando un trend di riduzione iniziato nel decennio precedente (1). Tra le nuove molecole, la maggior parte di esse ha uno spettro focalizzato verso le specie batteriche Gram positive multiresistenti (cefalosporine di quinta generazione, linezolid, nuovi glicopeptidi e daptomicina), che rappresentavano l’emergenza principale degli anni ’80 – ’90. Altri antibiotici hanno uno spettro di attività molto interessante e promettente, come tigeciclina, attiva nei confronti di tutti i patogeni multiresistenti tranne P. aeruginosa, o i nuovi carbapenemi come ertapenem (tabella 1). Emergenza e resistenze 14-12-2007 15:21 Pagina 181 GIMMOC Vol. XI N° 3, 2007 Esistono diverse strategie per migliorare l’uso degli antibiotici: le Linee Guida, le richieste motivate in ambito ospedaliero, la restrizione dell’uso di antibiotici particolarmente dannosi (ad esempio,le cefalosporine o i vecchi carbapenemi) ed il cycling antibiotico (sperimentato in alcuni reparti particolari come le Terapia Intensive, anche se non sempre si è rivelato efficace). I patogeni produttori di beta-lattamasi a spettro esteso (ESBL) rappresentano un problema attuale, e sono stati identificati diversi fattori di rischio per la loro selezione, presenti sia in ospedale che in ambito extraospedaliero: durata della degenza, gravità della patologia, tempo di degenza in Terapia Intensiva, intubazione e ventilazione meccanica, cateteri urinari o vascolari e precedente esposizione a terapie antibiotiche (2-3). Riguardo a quest’ultimo aspetto, uno studio clinico ha dimostrato che alcuni antibiotici selezionavano con maggiore facilità ceppi produttori di ESBL rispetto ad altri, come ad esempio le cefalosporine di terza generazione, molto utilizzate in Italia a livello ospedaliero (oltre il 50% di tutti gli antibiotici) (4). Di conseguenza, il trattamento di infezioni da ceppi ESBL positivi richiede l’impiego di particolari antibiotici, come i carba- penemi in uso (imipenem e meropenem), che possono favorire l’emergenza di altri patogeni resistenti (Acinetobacter spp.) o di sovrainfezioni fungine. La mancata copertura da parte delle cefalosporine di terza generazione nei confronti di Enterococcus spp. ha portato all’uso estensivo di vancomicina, responsabile della selezione di ceppi VRE (5), in continua crescita anche in ambito italiano. In Italia, la frequenza di isolamento di ceppi produttori di ESBL nell’ambito degli Enterobatteri (in particolare in E. coli, K. pneumoniae e Proteus spp.) è molto aumentata (6). Antibioticoresistenza e utilizzo appropriato dei carbapenemici Un’esperienza clinica, effettuata alla fine degli anni ’90 in un ospedale con problematiche legate alla presenza di un’elevata percentuale di ceppi MRSA e di K. pneumoniae resistenti a ceftazidime (probabilmente ESBL positivi), ha dimostrato che la riduzione dell’uso di alcuni antibiotici, ed in particolare di cefalosporine, di imipenem, di clindamicina e di vancomicina e l’aumento di altri (beta-lattamico + inibitore delle betalattamasi) ha provocato, dopo un anno dall’implementazione di questa strategia, la diminuzione della frequenza di isolamento sia dei ceppi MRSA che di K. pneumoniae (Figura 1) (7). Le scelte terapeutiche per il trattamento di un’infezione causata da un ceppo produttore di ESBL sono limitate. Le cefalosporine iniettive di terza generazione, il cefepime, i fluorochinoloni e piperacilina/tazobactam non sono attive nei confronti di questi patogeni e non dovrebbero essere utilizzate in clinica, anche se esistono segnalazioni di casi trattati con successo con queste molecole (8-9). I carbapenemi sono sicuramente i farmaci di scelta in questo ambito: uno studio clinico ha dimostrato una notevole riduzione della mortalità a 14 giorni rispetto ad altre classi di antibiotici (5 vs 27%, p = 0.012) in pazienti trattati con un antibiotico carbapenemico (figura 2) (10). Quale carbapenemico deve essere utilizzato per la terapia delle infezioni pro- CONGRESS REPORT Dal punto di vista pratico, un modo semplice per controllare l’insorgenza di nuove resistenze potrebbe essere la diminuzione dell’uso delle terapie antibiotiche, riducendo in tal modo la pressione selettiva, ma non sempre è possibile, poiché i pazienti con infezione devono essere trattati in maniera adeguata. Di più facile realizzazione è invece l’aumento dell’efficacia delle terapie, adeguando la posologia del farmaco alle caratteristiche del paziente e della malattia, utilizzando le associazioni di antibiotici e garantendo al paziente la miglior terapia ragionata possibile. Un altro sistema consiste nel massimizzare l’effetto dell’antibiotico, impedendo l’esposizione del batterio a concentrazioni sub-ottimali di antibiotico, fattore favorente l’insorgenza di resistenza. 181 Emergenza e resistenze 15:21 Pagina 182 GIMMOC Vol. XI N° 3, 2007 Bassetti Figura 1. Impatto di una strategia di sostituzione di antibiotici su MRSA e K. pneumoniae resistente a ceftazidime No. di nuovi pazienti per 1.000 dimissioni 25 20 15 10 5 P = 0.03 0 MRSA Periodo basale P = 0.02 K. pneumoniae resistente a ceftazidime Periodo postpost-intervento Landman D et al. Clin Infect Dis. 1999;28:10621999;28:1062-1066. Figura 2. Implicazioni della produzione di ESBL da parte di K. pneumoniae sulla mortalità in funzione del trattamento antibiotico 30 25 14-day mortality (%) CONGRESS REPORT 182 14-12-2007 20 p = .012 15 10 5 0 Carbapenem Other active antibiotics Paterson D. et al. Clin Infect Dis. 2004; 39: 3131-7. Emergenza e resistenze 14-12-2007 15:21 Pagina 183 GIMMOC Vol. XI N° 3, 2007 vocate da un ceppo ESBL produttore? Sulla base dei risultati di uno studio di sorveglianza italiano, entrambi i carbapenemi attualmente in uso (imipenem e meropenem) sono pienamente attivi (100% dei ceppi sono sensibili ai carbapenemi). Ertapenem, già disponibile per l’uso clinico da un paio di anni, possiede un’ottima attività nei confronti di questi patogeni, simile a quelle degli altri due composti della stessa classe (tabella 2) (11-13). Inoltre, i valori di Minima Concentrazione Inibente (MIC) di ertapenem nei confronti di ceppi di K. pneumoniae produttore di beta-lattamasi a spettro esteso e di AmpC sono estremamente bassi (tabella 3) (14). Nel caso di episodi epidemici causati da ceppi produttori di ESBL occorre prestare la massima attenzione. Uno studio ha dimostrato come la riduzione dell’utilizzo di cefalosporine di terza generazione ed il conseguente aumento dell’impiego di imipenem abbia risolto l’emergenza legata ai ceppi ESBL positivi, ma selezionato nello stesso momento ceppi di P. aeruginosa resistenti ai carbapenemi (15). Antibioticoresistenza e utilizzo appropriato dei carbapenemici La produzione di beta-lattamasi può interessare anche Pseudomonas aeruginosa. In un Reparto di Terapia Intensiva di un importante Ospedale del Nord Italia si è verificata un’epidemia causata da ceppi di P. aeruginosa produttori di ESBL tipo PER-1 con iperproduzione di AmpC. I 108 ceppi isolati di P. aeruginosa erano resistenti sia a diversi antibiotici ad ampio spettro (piperacillina, ceftazidime, cefepime, aztreonam, amikacina, gentamicina, tobramicina e ciprofloxacina) sia a disinfettanti (clorexidina, iodio povidone) (16). Da una parte sono state implementate alcune misure igieniche, mentre la disinfezione delle ulcere è stata attuata mediante mercurocromo e nitrato d’argento; dall’altra parte è stata adottata una terapia antibiotica con carbapenemi. L’episodio epidemico è stato controllato, ma in seguito alla terapia antibiotica sono stati selezionati ceppi di P. aeruginosa e di P. putida resistenti ai carbapenemici (16). Farmaco Imipenem Meropenem Ertapenem Amikacina Gentamicina Ciprofloxacina % sensibilità 100 100 100 90 – 95 42 – 56 52 – 66 Mulvey et al. AAC 2004; 48:1204: Hernandez et al. AAC 2005; 49:2122; Samaha-Kfoury et al. AJIC 2005; 33:134 CONGRESS REPORT Tabella 2. Enterobacteriaceae produttori di ESBL. Sensibilità a farmaci potenzialmente attivi 183 Emergenza e resistenze 15:21 Pagina 184 GIMMOC Vol. XI N° 3, 2007 Bassetti Tabella 3. Attività microbiologica in vitro: Ertapenem vs. farmaci di confronto Enterobacteriaceae con potenti betalattamasi*–MIC 90 (µg/ml) Beta-lattamasi Ertapenem Imipenem ESBL-producing Klebsiella 0.06 0.5 AmpC-hyperproducing 0.015–0.5 Enterobacteriaceae Piperacillin/ Cefepime Ceftazidime tazobactam 8 0.25–1.0 0.5–4.0 >128 >128 >128 >128 *181 ceppi di Klebsiella produttori di ESBL (raccolti da pazienti ricoverati in ICU nel Sud e Nord Europa) Livermore DM et al Antimicrob Agents Chemother 2001;45:2831–2837 Una review recente ha valutato i fattori di rischio per la selezione di ceppi di P. aeruginosa multiresistenti. L’analisi multivariata ha mostrato che l’esposizione ai carbapenemi era associata allo sviluppo di ceppi di P. aeruginosa sensibili solamente alla polimixina (P = 0.001) (17). CONGRESS REPORT 184 14-12-2007 La correlazione diretta tra impiego clinico di imipenem e aumento di ceppi resistenti è evidente da tempo: all’aumentare del consumo di farmaco, si verifica un aumento parallelo e concomitante della resistenza in P. aeruginosa (rischio 44 volte maggiore rispetto a ceftazidime) (18-19). Acinetobacter baumanii, isolato sempre più frequentemente in pazienti ricoverati in Terapia Intensiva, è un patogeno multiresistente, sensibile in alcuni casi solo alla polimixina. Anche Stenotrophomonas maltophilia, nuovo patogeno emergente in pazienti immunodepressi in Terapia Intensiva, presenta problemi di gestione terapeutica. In entrambi i casi, è stato dimostrato che l’uso dei carbapenemi di vecchia generazione (imipenem e meropenem) rappresenta un fattore di rischio per l’aumento delle resistenza in questi patogeni (20-21). I carbapenemi attualmente disponibili in Italia sono tre, e appartengono al gruppo 1: l’ertapenem (con attività limitata nei confronti di bacilli gram-negativi non fermentanti) e al gruppo 2: imipenem, meropenem e altri in fase di studio (attivi anche nei confronti di P. aeruginosa e Acinetobacter spp). Al gruppo 3 appartengono molecole sperimentali ad attività anti-MRSA (tabella 4) (2224). Nel corso dello sviluppo clinico, ertapenem ha dimostrato di causare una minima selezione di resistenza in P. aeruginosa (lo svantaggio dell’inattività nei confronti di questo patogeno si traduce nel vantaggio di non selezionare la resistenza in vivo). Inoltre, i carbapenemi (compreso ertapenem, come dimostrato da recenti studi in vitro), non avendo selezionato resistenze nei ceppi Emergenza e resistenze 14-12-2007 15:21 Pagina 185 GIMMOC Vol. XI N° 3, 2007 Tabella 4. Classificazione dei carbapenemi Carbapenemi di GRUPPO 1 (infezioni su base ospedaliera - attività limitata nei confronti di bacilli gram-negativi non fermentanti) Ertapenem Carbapenemi di GRUPPO 2 (infezioni nosocomiali attività su Pseudomonas e Acinetobacter) Imipenem Meropenem Panipenem Biapenem Doripenem * (sperimentale) Aspetti microbiologici Carbapenemi di GRUPPO 3 (Attività su MRSA) CS-023 * (sperimentale) * prodotti non in commercio in Italia MRSA=methicillin-resistant S. aureus Adattata da Shah PM, Isaacs RD J Antimicrob Chemother 2003;52:538–542; Thomson KS, Smith Moland E J Antimicrob Chemother 2004;54:557–562; Mouton JW et al Clin Pharmacokinet 2000;39:185–201. moniti acquisite in comunità, infezioni complicate delle vie urinarie, infezioni complicate della cute e dei tessuti molli ed infezioni del piede diabetico senza osteomielite. Dai dati esposti si possono trarre alcune importanti considerazioni. La prevalenza di ceppi di Enterobatteri produttori di ESBL è in continua crescita a livello nazionale, sia in ospedale che in comunità; la resistenza in P. aeruginosa e Acinetobacter spp. è ormai giunta a livelli preoccupanti, ed è correlata al notevole ed indiscriminato utilizzo dei “vecchi” carbapenemici (imipenem e meropenem); alcune molecole attualmente a disposizione del medico, come il nuovo carbapenemico ertapenem, o ancora in fase di sviluppo clinico possiedono notevoli potenzialità nel trattamento di infezioni ospedaliere da Gram-negativi multiresistenti non fermentanti. CONGRESS REPORT di Enterobacteriaceae nonostante l’uso ventennale, rimangono totalmente attivi nei loro confronti ed i farmaci di scelta per il trattamento di infezioni da questi patogeni, compresi i ceppi produttori di ESBL (25-30). L’attività in vitro di ertapenem è di tipo battericida rapido nei confronti di Enterobacteriaceae ESBL positive, come dimostrato da un recente studio che ha valutato le curve di batteriocidia di ertapenem, ceftriaxone e di piperacillina/tazobactam su E. coli. Già dopo 4 ore è stata ottenuta la completa eradicazione batterica dei ceppi di E. coli dopo esposizione a ertapenem (figura 3) (31). Un altro aspetto importante riguarda lo sviluppo di resistenze: uno studio clinico ha dimostrato che in pazienti con infezione intra-addominale, il trattamento con ertapenem ha provocato una minore selezione di resistenze rispetto alla terapia di associazione ceftriaxone + metronidazolo (figura 4) (26). Sul piano clinico, ertapenem ha dimostrato un’ottima efficacia nel trattamento di infezioni complicate intra-addominali, infezioni pelviche acute, pol- 185 Emergenza e resistenze 15:21 Pagina 186 GIMMOC Vol. XI N° 3, 2007 Bassetti Figura 3. Attività battericida in vitro di Ertapenem nei confronti di E. coli ESBL-produttore 101 Kill rate vs. ESBL+ E. coli CL 12082 0 Ertapenem 10 µg/ml Ceftriaxone 28 µg/ml Piperacillin/tazobactam 11.5/1.4 µg/ml Growth control CFU/ml 108 106 104 100 1 0 2 24 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 Tempo (ore) Riduzione di CFU/ml (log10) 6 ore 24 ore Ertapenem 5.30 5.30 Ceftriaxone 2.10 4.25 Crescita Crescita Piperacillin/tazobactam Dorso K et al. Presented at the American Society for Microbiology, Salt Lake City, UT, USA, May 19–24, 2002 (Poster A-156). CONGRESS REPORT 186 14-12-2007 Emergenza e resistenze 14-12-2007 15:21 Pagina 187 GIMMOC Vol. XI N° 3, 2007 1) Spellberg B, Powers JH, Brass EP, Miller LG. Trends in antimicrobial drug development: implications for the future. Clin Infect Dis 2004; 38(9):1279-86 2) Bradford PA. Extended-spectrum beta-lactamases in the 21st century: characterization, epidemiology, and detection of this important resistance threat. 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