“ASSENTI GIUSTIFICATI” “ABSENT WITH PERMISSION” Re-visioni mediatiche Media re-views di Stefano Bullo by Stefano Bullo’s 10-30 agosto 2012 10-30 august 2012 Cortina d’Ampezzo (BL) Cortina d’Ampezzo (BL) HOTEL ANCORA HOTEL ANCORA a cura di Diego Mantoan curated by Diego Mantoan Direzione Generale Nicolas De Luigi Federica Santoro General Direction Nicolas De Luigi Federica Santoro Assistente Curatore Antonino Busa’ Assistent Curator Antonino Busa’ Direzione Artistica Diego Mantoan Art Direction Diego Mantoan ”ASSENTI GIUSTIFICATI” “ABSENT WITH PERMISSION” Re-visioni mediatiche di Stefano Bullo Media re-views by Stefano Bullo’s Mostra e catalogo a cura di Diego Mantoan Exibhition and catalogue curated by Diego Mantoan Con il supporto di Supported by Editing e impaginazione Federica Santoro, Antonino Busa’ Editing and layout Federica Santoro, Antonino Busa’ “LA CONCA DELL’ARTE” Presentazione e ringraziamenti di Diego Mantoan Poche cose al mondo sanno proiettare l’individuo in una dimensione d’estasi visiva ed emotiva. Fra queste vi è certo l’arte, frutto dell’ingegno e abilità umana. Ma gli sforzi della nostra genia paiono spesso vani, se confrontati con le meraviglie naturali. La straordinaria bellezza della conca ampezzana lascia stupefatti, dando vita a un ambiente di quiete e raccoglimento, cui molta arte aspira. Risulta difficile immaginare posto migliore per proporre i primi risultati di un’approfondita ricerca sull’arte di giovani emergenti nel nostro Paese. Fondata nel 2011 come realtà non profit da Nicolas De Luigi e Federica Santoro, l’impegno di FLUIDA è stato rivolto al supporto di artisti esordienti, a fronte del difficile accesso al palcoscenico mondiale. Aiutando giovani autori a esprimere la propria originalità e confrontarsi con le tendenze internazionali, FLUIDA vuole contribuire allo sviluppo delle arti in Italia favorendo scambio d’idee e “THE ART VALLEY” Presentation and acknowledgments by Diego Mantoan Only a few things are capable of conveying the individual into a dimension of visual and emotional ecstasy. Amongst them one may certainly count art, the very product of mankind’s ability and genius. However, human efforts often disappear as compared to nature’s marvels. Ampezzo Valley’s extraordinary beauty is indeed astonishing, generating a sense of quiet and meditation, which art often seeks to create. One couldn’t imagine a better place to expose the primal results of a thorough research on contemporary art by young Italian artists. Founded by Nicolas De Luigi and Federica Santoro in 2011, FLUIDA is a non profit organization committed to supporting young artists at the early stage of their career. By helping them to enhance their own peculiarities and match against international trends, FLUIDA tries to improve art development in Italy and favour the exchange immagini, forme e rappresentazioni del nostro tempo. Grazie alla passione di Flavia Sartor, FLUIDA sbarca nelle Dolomiti con le opere del giovane pittore veneziano Stefano Bullo presso l’esclusivo Hotel Ancora. Collezionista d’immagini mediatiche, Bullo rielabora scene e personaggi strappati alle visioni dello spettatore di massa. Come fugaci istantanee, i suoi quadri propongono l’immagine residuale della società mediatica, sfocata e indefinita, ma pur viva nella memoria di ciascuno. Impreziosito da un saggio di Federica Santoro, il catalogo intende fornire una visione critica sul giovane pittore, oltre a presentare un ricco apparato iconografico. Un ringraziamento speciale va a quanti hanno contribuito alla riuscita della mostra, a cominciare da Flavia Sartor (Hotel Ancora) e Roberto Manaigo (Cooperativa di Cortina), nonché dall’accorato sostegno di Marina Verocai. Nella convinzione che l’arte contemporanea, specie di giovani autori, possa rappresentare una prospettiva per Cortina d’Ampezzo, speriamo questa iniziativa possa segnare la prima tappa di un lungo percorso. of ideas and images, as well as of form and depiction of our present times. Thanks to Flavia Sartor’s love for art, FLUIDA reaches the Dolomites to show works by a young Venetian painter, Stefano Bullo, inside the exclusive Hotel Ancora. Working as a collector of media-images, Bullo revises scenes and characters taken from ordinary visions of mass culture. As if they were snapshots, his paintings hint at mass-media-society residual images: unfocused and vague, although very vivid pictures in everyone’s mind. This catalogue presents a critical review of the young Venetian painter, besides including a rich table of his most recent works and an essay by Federica Santoro. We would like to express our gratitude to all supporters of this exhibition, starting with Flavia Sartor (Hotel Ancora) and Roberto Manaigo (Cooperativa di Cortina), together with Marina Verocai’s passionate endorsement. As we are convinced that contemporary art, especially if created by young artists, should play an important role in the future of Cortina d’Ampezzo, we sincerely hope this may be the first round of a long match. “ASSENTI GIUSTIFICATI” re-visioni mediatiche di Stefano Bullo di Diego Mantoan Nel costante fluire d’immagini, segno distintivo della società mediatizzata, l’occhio umano fatica a catturare visioni della realtà capaci di resistere nella memoria per più di pochi secondi. Scomparsa la visione diretta del reale, l’uomo contemporaneo resta esposto a un mondo di rappresentazioni, che imitano la realtà e si sostituiscono ad essa. Al bombardamento costante di fotografie e filmati lo spettatore resiste soltanto grazie all’innata capacità dell’occhio di fare economia. Bastano pochi tratti somatici e alcune linee di contorno per riconoscere in pochi millesimi di secondo una personalità mediatica, o la confezione di un prodotto di massa. I dipinti di Stefano Bullo traggono a piene mani da quel fiume di immaAbsent with permission media re-views by Stefano Bullo by Diego Mantoan Considering the constant flow of images, a distinctive mark of the media influenced society, the human eye finds it hard to catch pictures of reality that can settle in our memory for more than a handful of seconds. Contemporary men and women are subdued by a fictional world crowded with visual representations, capable of imitating reality and finally replacing it. The modern viewer withstands the non-stopping picture and image circus by means of one basic eye skill, that of catching key fundamental traits. It is called visual economy: a few features of a face and some outlines are enough to recognize a media celebrity, or a mass-produced commodity. gini che inonda la nostra realtà quotidiana. Egli opera come un collezionista di esperienze mediatiche, ossessionato dalla volontà di fissare la storicità di tali avvenimenti e rendere eterno un istante. Nei suoi quadri si susseguono personaggi più o meno celebri che fanno parte del nostro immaginario mediatico, oppure scene tratte dalla rappresentazione dei fatti di cronaca sui quotidiani o in rete. Spesso presenta immagini che si preferirebbe rimuovere o che conosciamo soltanto per trasmissione indiretta, come scene di guerriglia urbana e di immigrazione clandestina, la cui assenza dall’esperienza di vita diretta viene felicemente giustificata. La scelta di questi soggetti porta il giovane pittore a lavorare su due generi assai consolidati nella tradizione occidentale, il ritratto e il paesaggio. Essi si rivelano però semplici grimaldelli archetipici per una riflessione ben più approfondita su persone e luoghi, nonché sulle forme compositive nella rappresentazione della realtà circostante. Emerge così in tutta la sua deflagrante potenza l’effettiva esistenza di un linguaggio delle immagini mediatiche che riporta alla mente questioni antiche sulla Stefano Bullo’s paintings draw from the images that submerge our everyday life. He collects media events, as if he were obsessed by the determination to fix a historic instant and convert a quick second into eternity. Celebrities – as well as almost famous people, all pertaining to our imagination through the media world are portrayed in his works, and so are sketches drawn from newspapers or the Internet depicting current events. He often paints images we would like to forget or that we know only from second-hand information, such as scenes of urban guerrillas or illegal immigration, giving sound reasons for our lack of first-hand knowledge. The choice of such themes leads the young painter to illustrate two types of subjects, both well established in Western tradition, the portrait and the landscape. As a matter of fact, they prove to be an archetypical key to an indepth insight on people and places, as well as on compositional techniques used to describe our surrounding reality. Thus the language of media imagery flares up powerfully and prompts us to think about erstwhile issues on posing in photography. As a result, Bullo’s portraits become a psychologi- posa fotografica. I ritratti di Bullo si trasformano così nella rappresentazione psicologica dei valori umani propri della società contemporanea. Parimenti, i suoi paesaggi riflettono le categorie economiche, sociali e culturali con cui siamo soliti caratterizzare, suddividere e giudicare gli ambienti della nostra quotidianità. Nei dipinti di Stefano Bullo, tuttavia, queste realtà non si impongono prepotentemente, bensì insinuandosi lievemente, attivando un processo di riconoscimento calibrato. Attraverso un’attenta procedura di sottrazione della definitezza, infatti, nei suoi ritratti e nelle scene d’assieme cerca di raggiungere la forma sufficiente, ma necessaria, che permetta l’identificazione sicura del soggetto da parte dello spettatore. La qualità pittorica del giovane veneziano, sia nei ritratti che nei dipinti di grande formato, supporta la famigliarità e vicinanza dello spettatore con i soggetti rappresentati. Scevra di dettagli, ma eroicamente colorata, la realtà che dipinge si presenta come le immagini trasmesse da uno schermo al cal rendering of the typical human values of contemporary society, through which we usually typify, classify and assess our everyday environment. In Stefano Bullo’s paintings, though, these facts do not force themselves on the viewer, but allude gently, setting up an objective identification process. By exerting a careful procedure of diminished definiteness, in his portraits and ensemble scenes he tries to attain the necessary but sufficient form, through which the viewer can securely identify the subject. The illustrative skill of the young Venetian artist, both in portraits and in large paintings, endorses the viewer’s familiarity and proximity to the subjects depicted. The scenes are rendered sketchily, but are boldly coloured, and appear like the images on a plasma display panel. His brushstrokes are full and confident and outline the subjects’ essential features, while the backdrops summarize the fundamental space references by means of just a few colours, which also apply to incessant reinterpretations connected to the depicted subject itself. The images generated are iconic, but at the same time out of plasma. Le pennellate dense e sicure delineano le fattezze minime dei soggetti, mentre i fondali sintetizzano con pochi tratti le coordinate spaziali fondamentali e i colori si prestano a reinterpretazioni continue in connessione al soggetto stesso. Le immagini che ne derivano risultano iconiche, ma al tempo stesso sfuocate, quasi si fossero logorate durante il processo di riutilizzo massificato tipico della nostra società. Ricordano le xerotipie di un mostro sacro della Pop Art quale il tedesco Sigmar Polke, impegnato a sperimentare i risultati estetici che si potevano trarre dal trascinamento delle foto tratte da riviste e giornali sulla fotocopiatrice in funzione. Ne deriva un analogo senso di distorsione della realtà rappresentata, che nel caso del giovane artista veneziano viene equilibrata a partire dalla famigliarità delle forme richiamate e dalla scelta dei colori. La sobrietà della sua pittura, capace di semplificare con grande sicurezza visioni complesse, è frutto di un ragionamento mirato a definire con focus, as if they had been worn out in the mass recycle process typical of our society. They remind us of Sigmar Polke’s xerotypes, a foremost German Pop-Artist who experimented the aesthetic results that could be obtained by dragging pictures cut out from newspapers and magazines on a working photocopier. The result is a similar sense of alteration of the scenes and people portrayed, which – in the case of the young Venetian artist – is balanced by the choice of familiar shapes and colours. His understated painting technique, that succeeds in making complex visions simple, is the result of a construction aiming to define what is added and what is subtracted from the original picture source. As in fashion magazines postproduction, no detail is accidental, but it contributes to express a precise feeling or setting, towards which the viewer is lead unaware. The harmony expressed in Bullo’s paintings might seem to be at variance with the iconoclastic procedure used to achieve it, if we consider Young British Artist Douglas Gordon havoc on celebrities’ posters. While the well-known British artist attacks the media society icons with a blowtorch, unmasking the precisione le aggiunte e le sottrazioni rispetto alla fotografia di partenza. Quasi a voler replicare le fasi nella post-produzione di una rivista di moda, nessun dettaglio è lasciato al caso, bensì concorre ad esprimere una specifica sensazione o ambientazione, nella quale lo spettatore è fatto scivolare inconsciamente. L’armonia compositiva espressa nei dipinti di Bullo sembrerebbe stridere con il procedimento iconoclasta adottato per il suo raggiungimento, memore delle devastazioni operate sui poster di varie celebrità da parte di uno Young British Artist come Douglas Gordon. Mentre il celebre artista britannico si avventa con la fiamma ossidrica sulle icone della società mediatica, dando espressione all’atteggiamento adolescenziale sotteso allo star system, Bullo procede con la trementina per togliere il segno pittorico e sfigurare i volti dei suoi protagonisti. In entrambi i casi l’effetto è molto simile, seppur di matrice differente. Se nel caso di Gordon si può parlare di una violenta devastazione della personalità iconica, il giovane pittore veneziano pare ricercarla con tratti leggeri che sfumano nell’oblio del tempo, l’antidoto più micidiale alla vanità dell’esistente. Nei disegni di Bullo la decostruzione dell’immateenage-like attitude on which the star system thrives on, Bullo employs turpentine to cancel the pictorial marks and disfigure his characters’ faces. In both cases the result is very similar, even if the starting point is different. As far as Gordon is concerned, we can realize a violent devastation of iconic personalities, while the young Venetian painter seems to pursue the same aim with light strokes that seem to sink in time oblivion, the real lethal antidote to the vanity fair. In Bullo’s sketches, image deconstruction gives way to its opposite, but achieving the same result. His pastel sketches reverse his painting method and mark the paper only to obtain the bare outlines apt to trigger the identification process. gine lascia il posto al suo inverso, pur giungendo al medesimo risultato. Capovolgendo la prassi adottata per le sue pitture, i tratti a matita colorata solcano la carta fino ad arrestarsi prestissimo, una volta ottenuti i contorni minimi sufficienti per innescare il meccanismo di riconoscimento. Come visioni fugaci strappate alla memoria, nei quadri di Stefano Bullo viene presentata l’immagine residuale della società mediatica, quella che resta catalogata e latente nella mente di ciascuno. Nelle sue opere rielabora la realtà rappresentata e grazie a questa re-visione rende evidente, in maniera disarmante, l’artificialità della nostra immagine del mondo e il suo completo rispecchiamento nella struttura di potere sottostante. As fleeting images snatched out of memory, in Stefano Bullo’s paintings the residual visions of the media world are shown as latent as they are in anyone’s mind. In his works he processes the reality he portrays and, thanks to this reassessment, he highlights the artificiality of our vision of the world and the way it mirrors itself in the underlying power Oltre lo spettacolo Analisi di una schizofrenia contemporanea Che la natura umana e la società possano avere esigenze tra loro inconciliabili e che di conseguenza una società si possa definire malata, è una tesi che fu presentata già chiaramente da Freud ne“Il disagio della civiltà”(Das Unbehagen in der Kultur 1930). Essa si basò sull’idea che una società sana è quella che corrisponde ai bisogni dell’uomo ma non è detto che questi corrispondano necessariamente a quelli che egli sente essere i suoi bisogni. Mi piace definire pantagruelica la nostra società, creatura ingorda, tanto straordinaria quanto fuori controllo che ci spinge ai bisogni più impensabili attraverso rappresentazioni idealizzate di realtà, talvolta perfette, dove l’essere umano realizzato vive una esistenza circondata di bellezza e prosperità; talvolta insudiciate dall’eccesso e dall’oscenità di ciò che essa stessa ha prodotto abbandonandosi ad un delirio senza coscienza. Beyond the Show Analysis of a Contemporary Schizophrenia by Federica Santoro In Das Unbenhagen in der Kultur (1930) Freud clearly presented the thesis, that human nature and society may have specific requirements, which cannot be reconciled. As a consequence, society can be defined a sick social order. This theory was based on the idea that a healthy society meets the individual’s requirements, but these do not necessarily correspond to what he/she feels his needs are. I like to define our society “gargantuan”, a greedy creature that is both extraordinary and out of control and urges us towards most unthinkable needs by means of idealized depictions of the real world – that are sometimes perfect – where the human being lives his/her time surrounded by beauty and prosperity, but that can occasionally be fouled by the excess its own products, indulging in an unaware frenzy. In balancing the con- In equilibrio fra le contraddizioni e le ambiguità del suo ambiente sociale, l’uomo post-moderno è chiamato a ridefinire di continuo direzioni e limiti di una esistenza che essendosi integrata con un mondo spettacolare è divenuta sempre più illogica e schizofrenica. Braccato dall’ansia del futuro, dall’insoddisfazione, dalla paura di non essere riconosciuto e accettato dai suoi simili, l’uomo post-moderno è impegnato in una lotta contro se stesso per ricreare ex post le condizioni che possono condurlo ad accettare come autentica la rappresentazione che ormai identifica come la sua vita. L’adattamento diventa prerogativa per la sopravvivenza. Nella società dell’immagine lo spettacolo ha finito per normalizzare la ribellione proiettandoci nello spazio del sogno e del desiderio attualizzato, ci ha resi dipendenti e schiavi di una illusione di felicità eterna, dove è accettata bonariamente ogni perversione. Parlo di quelle forme di politica-spettacolo o giustizia-spettacolo dove la logica della merce si sostituisce alla logica del bene collettivo, falsificando ogni sincero proponimento dialettico a favore del puro intrattenimento. Frenando ogni impeto rivoluziotradictions and ambiguities of his/her social environment, the post-modern human being is incessantly called to realign the directions and limits of his/her life that, as it is integrated in a world that has been turned into a show, has become increasingly schizophrenic and illogical. Hunted by anxiety about the future, dissatisfaction, fear of not being acknowledged and accepted by his peers, the post-modern being is engaged in a struggle against him/herself to recreate the conditions that, ex post, may lead him/her to accept the depiction that he/she now identifies as his/her life as authentic. Adaptation becomes an advantage endurance. In this society, performance has come to normalize rebellion, projecting us into the space of dream and accomplished desire, and has enslaved us in a sort of delusion of eternal happiness, where every perversion is accepted good-naturedly. I am speaking about those forms of show politics or justice/performance, where the logic aimed at commodities replaces the logic aimed at common good, distorting any sincere dialectic resolution and focusing on pure nario, l’esperienza delle cose si forma oggi a partire dall’immagine che ce ne viene offerta, artificioso e reale si fondono realizzando l’ultima utopia possibile, l’utopia spettacolare. Proiettati verso un mondo di illusioni mediatiche e sogni ad occhi aperti, messi di fronte ad una molteplicità di identità possibili su cui poter plasmare la propria ormai incerta e smarrita appartenenza, ci affidiamo alle vite degli altri per rifondare il nostro senso della realtà. Consideriamo attori, subrette, starlette e calciatori, come persone di famiglia, oltre che come modelli, con loro crediamo di condividere desideri e sentimenti, a loro affidiamo le nostre sicurezze e i nostri sogni illudendoci di partecipare così anche noi della loro gloria e fama. Ipnotizzati in questa farsa affrontiamo le difficoltà quotidiane con paura e isolamento e ci illudiamo di trasformare il possesso in libertà: ciò che conta è essere padroni di se stessi seppure per brevissimo tempo, per una frazione di secondo aver vissuto, goduto e dimenticato. Il discorso mediato si fa univoco e il contenuto viene rettificato di volta in volta a seconda dell’interesse. Eppure il suo linguaggio comincia a rientertainment instead. When any revolutionary momentum is impeded, the experience of things lies in the image shown, the artificial and the real world blend and so they create the last possible utopia, the performance utopia. Stepping to a world of illusions and daydreams media, confronted with a wealth of possible identities according to which we are able to shape our now undefined and mislaid sense of belonging, we rely on the lives of others to re-establish our sense of reality. We take actors, showgirls, starlets and footballers as family members, as well as models, we believe them to share feelings and desires, we entrust them with our safety and our dreams so we labour under the illusion we participate in their glory and fame. Being hypnotised by this farce, we face daily toil fearfully isolated, and we deceive ourselves thinking we can turn possession into freedom: what counts is to be our own masters – if only for a short time – to live, enjoy and forget for a split second. The media-discourse becomes the sole one, and its content is adjusted from time to time depending on several interests. Yet its language begins to be sultare insufficiente per rispondere ai nuovi bisogni di una collettività sazia di immagini.“L’intenzione originaria del dominio spettacolare era far sparire la coscienza storica in generale; e in primo luogo quasi tutte le informazioni e tutti i commenti ragionevoli sul passato più recente”. (Guy Debord, Commentari sulla società dello spettacolo, 1988). Tra resoconti inverosimili, cifre e statistiche non verificabili, ritrattazioni e dichiarazioni fasulle, i fatti si allontanano immediatamente ad una distanza favolosa, che acquista però di autorevolezza per il solo fatto di essere mediata attraverso un mezzo ritenuto esso stesso autorità. Ciò di cui non si parla non esiste. Ciò che non appare non accade. Anni di manipolazioni di immagini e notizie hanno distrutto la nostra coscienza storica travolgendoci in una sintesi semplificata del mondo che rifonda e simula valori, idealizzando se stessa, ergendosi come esempio e modello oltre che come custode della memoria collettiva. Il senso della storia va perduto e con lui il senso dell’umanità. Annullata ogni autentica individualità, l’uomo vive separato dalla eventualità di vivere un’esperienza originaria, nell’impossibilità di scoprire se stesso se non all’interno di quello che inadequate to meet the new needs of a community sated with pictures. “Spectacular domination’s first priority was to make historical knowledge in general disappear; beginning with just about all rational information and commentary on the most recent past” (Guy Debord, Comments on the Spectacular Society, 1988). Improbable reports, figures and arguable statistics, disavowals and statements, cause facts to drift away towards a fabulous remoteness, but they hold sway thanks to the mere fact they are conveyed by a medium which is an authority in itself. What is not discussed in the media does not exist. What is not visible, simply is not. Years of image and news manipulation have destroyed our historical perception leading us to an abridged perception of the world. That vision creates and fakes values, idealizing itself, standing as an example and model as well as the guardian of shared knowledge. The sense of history is lost and, together with it, the sense of humanity vanishes. Once all true individuality is cancelled, human beings cannot live through an original experience, or find themselves except for what is suggested by the social order. The medium viene proposto dalla società stessa. Il mezzo diventa strumento di potere. Un soft power che dopo più di cinquant’anni non ha ancora esaurito tutta la sua forza. becomes a means of exerting power. A soft power that, after more than fifty years, has not yet used up all its strength. Opere di Stefano Bullo Works by Stefano Bullo Camp David 23,5x40cm olio su tela (oil on canvas) 2012 Mario D. Mario M. Mario B. 3x (40x50cm) olio su tela (oil on canvas) 2012 Lampedusa 96x80cm olio su tela (oil on canvas) 2011 da sinistra: Ambrosini, Gattuso, Abbiati, Robinho 4x (40x50cm) olio su tela (oil on canvas) 2011 Paris H. Cipriani E, Ilona S. 3x (60x75) without makup (particolare) 29,5x34cm olio su tela (oil on canvas) 2012 Uomini e donne story 8 di 19 (40x40cm) olio su tela (oil on canvas) 2012 8; 18; 46 3x (100x150cm) olio su tela 2 (oil on canvas) 2012 Lavoro 1, Lavoro 5 Lavoro 2, Lavoro 4 4x (40x40cm) olio su tela (oil on canvas) 2012 Roma 1, Roma 2 2x (40x50cm) Roma 220x140cm olio su tela (oil on canvas) 2011 TV 170x112cm olio su tela (oil on canvas) 2012 Tangram 210x130cm olio su tela (oil on canvas) 2011 Stefano Bullo Biografia e mostre Stefano Bullo nasce a Venezia l’8 Agosto 1985 e dimostra giovanissimo la sua spiccata propensione per l’arte, conseguendo il Diploma quinquennale al Liceo Artistico Statale di Venezia. Dal 2004 studia all’Accademia di Belle Arti di Venezia frequentando il corso di pittura del Prof. Carlo Di Raco. Consegue la Laurea triennale e infine quella di secondo livello nel 2011 con il massimo dei voti, sempre sotto la guida del Prof. Di Raco. Vive e lavora a Murano, dove ha ricavato uno studio all’interno di una fornace dismessa. A partire dal 2007, ha partecipato a diverse mostre collettive, venendo inoltre selezionato da istituzioni culturali di rilievo e per importanti premi artistici. Ripetutamente scelto dalla Fondazione Bevilacqua La Masa (Venezia), è stato fra gli artisti alla IV Biennale Internazionale di Pittura e finalista al Premio Felice Casorati (Torino e Barcellona). Attualmente è fra i finalisti del Premio Burano di Pittura (Venezia). Mostre collettive/Group exhibitions 2012 - Invito al Colore, Associazione artistica culturale di Burano, Venezia/Venice - intuAzioni, a cura di/curated by Diego Mantoan, Fluida Project Space, Venezia/Venice 2011 - ESSAI(Y), a cura di/curated by Stefano Coletto, Fondazione Bevilacqua La Masa – Palazzetto Tito, Venezia/ Venice - Pantagruelica, Eccessi e Guarigioni, a cura di/curated by Nicolas De Luigi e Federica Santoro, Fluida Culture Contemporanee, Venezia/Venice - ESSAI(Y), a cura di Carlo Di Raco, Magazzino del Sale 3, Venezia/Venice 2010 - 94ma Collettiva Giovani Artisti, a cura di/curated by Stefano Coletto, Galleria Bevilacqua La Masa – Piazza San Marco,Venezia/Venice - Workshop aperto di Pittura e Disegno, a cura di/curated by Carlo Di Raco, Magazzino del Sale 3, Venezia/ Venice - L’altro Corpo, Magazzino del Sale 3, Venezia/Venice 2009 - Nuove figure 3, a cura di/curated by Carlo Di Raco, Forte Marghera, Venezia/Venice - Atelier F, a cura di/curated by Carlo Di Raco, Ex Ospedale degli Incurabili, Venezia/Venice - Nudisegni, a cura di/curated by Annalisa Tornabene, Fondazione Bevilacqua la Masa – Palazzetto Tito, Venezia/Venice 2008 - 92ma Collettiva Giovani Artisti, a cura di/curated by Stefano Coletto e/and Mara Ambrozic, Galleria Bevilacqua La Masa – Piazza San Marco,Venezia/Venice - IV Biennale Internazionale di Pittura, Premio Felice Casorati, Castello Zavattaro Adrizzi a Pavarolo (Torino/ Turin) e Facultat de Belles Arts en Barcelona - Biennale di Alessandria, Sezione video e fotografia contemporanea, a cura di/curated by Guido Cecere, Accademia di Belle Arti, Alessandria 2007 - Atelier F, a cura di/curated by Carlo Di Raco, Accademia di Belle Arti, Venezia/Venice Stefano Bullo Biography and exhibitions Born in Venice on 8th August 1985, Stefano Bullo starts his art education as a very young man, earning a diploma at his hometown Art School. In 2004 he enters the Academy of Fine Arts in Venice attending Prof. Carlo Di Raco’s painting art classes. He obtains the BA and later in 2011 the MA in Fine Arts with honours, still under Prof. Di Raco’s supervision. He lives and works on Murano island, where he has housed his studio in an deserted glass furnace. Since 2007 he has taken part in several group exhibitions, being even selected for shows at important institutions and shortlisted for relevant prizes. He has joined several exhibitions at the Bevilacqua La Masa Foundation (Venice), he has been involved in the 4th International Painting Biennial and nominated for the Felice Casorati Prize (Turin and Barcelona). Currently he is on the shortlist for the Burano Painting Prize (Venice). Indice/Table of contents 5-6 7-12 LA CONCA DELL’ARTE Presentazione e ringraziamenti THE ART VALLEY Presentation and acknowledgments di Diego Mantoan ASSENTI GIUSTIFICATI Re-visioni mediatiche di Stefano Bullo ABSENT WITH PERMISSION Media re-views by Stefano Bullo di Diego Mantoan 13-17 OLTRE LO SPETTACOLO Analisi di una schizofrenia contemporanea BEYOND THE SHOW Analysis of a contemporary schizophrenia di Federica Santoro 20-37 OPERE DI STEFANO BULLO WORKS BY STEFANO BULLO 38-39 STEFANO BULLO Biografia e mostre STEFANO BULLO Biography and exhibitions