STORIA ECONOMICA
e
STORIA D’IMPRESA
introduzione
all’impresa come “paradigma storico”
_____
slides prima lezione a.a. 2008-09
La Storia economica può essere:
● Ricostruzione storica dell’economia
del mondo, di una nazione, di un territorio)
attraverso i grandi aggregati statistici
(Storia macroeconomica)
● Ricostruzione storica dell’economia
del mondo, di una nazione, di un territorio)
In Italia, la storia d’impresa è stata a
a lungo giudicata con diffidenza dagli
storici accademici, che la consideravano
nulla più che “microstoria”, e quindi
di scarsa utilità…
E, tuttavia,
la STORIA D’IMPRESA,
nata negli Stati Uniti,
e da lì diffusasi rapidamente
in Europa, costituisce un elemento
qualitativamente fondamentale
per la conoscenza del tessuto
economico di un paese.
I MOTIVI ?
 La storia d’impresa generalmente indaga
le grandi imprese, e dal loro studio
emerge non solo la vita dell’azienda
studiata ma – soprattutto – le problematiche del settore di appartenenza.
 La storia d’impresa mette a fuoco le
problematiche organizzative, e quindi la
maggiore o minore “modernità”, nonché
le dinamiche imprenditoriali, senza la cui
conoscenza lo studio dello sviluppo
economico di un paese risulterebbe
monco.
 La storia d’impresa, attraverso lo studio
dei casi delle aziende significative di un
paese, consente infine di conoscere i
suoi percorsi di internazionalizzazione.
 In conclusione, la storia d’impresa è
uno strumento di straordinaria utilità
che completa la storia economica
classica, consentendole di arricchire le
sue ricostruzioni quantitative con dati
qualitativi di rilievo.
 IL CASO ITALIANO…
La Storia economica in una immagine
di Carlo Maria Cipolla, uno dei più
rilevanti storici italiani dell’Economia:
“Uno spettacolo teatrale normalmente lo si
segue dalla platea: e allora (se le cose van
bene) son solo luci e sfavillii e il pubblico
è tutto assorbito dallo svolgersi della
vicenda o dal susseguirsi delle note
musicali o da tutte e due le cose insieme.
Ma uno spettacolo teatrale può essere
seguito anche da dietro le quinte: e allora
le cose appaiono ben diversamente.”
“La vicenda recitata o musicata non interessa
più. Quel che interessa è lo sforzo produttivo
ed il modo in cui viene portato avanti.
Si vedono cordami, cavi elettrici, riflettori, macchinari, attori appena usciti di scena con i
segni dello sforzo compiuto e il trucco colante
assieme al sudore, altri attori pronti ad entrare in scena che si danno gli ultimi ritocchi e si
preparano l'espressione facciale richiesta dal
ruolo, un via vai silenzioso di attori,
comparse, amministratori che si sussurrano
frasi o si fanno cenni incomprensibili, il tutto in
una apparenza di gran confusione.”
“L'opera dello storico è normalmente seguita
dal pubblico dal punto di vista della platea, e il
pubblico è invitato ad immergersi nella vicenda storica narrata, senza preoccuparsi di tutto
quel che c'è dietro le quinte, cioè di tutto ciò
che sta dietro la narrazione storica: i materiali
che lo storico ha raccolto e come li ha raccolti
e come li ha ricomposti nella interpretazione
di quel gran puzzle [...] che è la storia…”
“La Storia economica è materia eminentemente interdisciplinare: essa occupa
un’area dell'umano sapere piazzata al
crocevia di due altre discipline, la Storia
e l'Economia politica.
La Storia economica non può ignorare né la
Storia né l'Economia politica.
Se cede su uno solo di questi due fronti si snatura e perde la propria identità.”
“Il problema è che le due discipline che stanno per così dire alla sua base appartengono
a due culture diverse.
La Storia è e rimane la disciplina umanistica
per antonomasia.
L'Economia politica dai tempi di Ricardo si è
venuta invece progressivamente destoricizzando e deumanizzando.
Pur restando quanto mai debole sul versante
della sperimentazione e della previsione, si
è andata ostinatamente abbarbicando
all'area culturale delle cosiddette scienze
esatte mediante l'uso e l'abuso dello
strumento logico-matematico come
strumento di base della propria analisi.”
“Di conseguenza la Storia economica è
venuta a trovarsi nella difficile posizione
di dover mediare tra due culture e due
modi di pensare che purtroppo continuano a
restare stranieri l'uno all'altro.”
da Carlo M. Cipolla
Tra due culture. Introduzione
alla Storia economica.
Di cosa ci parla questa “immagine”?
Qualche riflessione, prima di passare alle fonti
per la storia dell’impresa nel nostro paese…
Le fonti
per la storia dell’impresa
in Italia
 Fonti pubbliche. Edite.
 Fonti pubbliche. Inedite.
 Fonti private: gli archivi aziendali,
ma non solo...
(le fonti orali, la memorialistica,
gli epistolari degli imprenditori...)
Le fonti “altre”…
GLI ARCHIVI
delle associazioni imprenditoriali
 Difficoltà e problemi per gli anni del
dopoguerra e fino ai primi anni ‘70 del ‘900
 dagli anni ‘70 ricchezza documentaria
(dati statistici, contenziosi sindacali,
profili delle aziende associate)
 un archivio esemplare:
quello di Assindustria Vicenza
ancora delle fonti “altre”…
GLI ARCHIVI
delle organizzazioni sindacali
 Ricchezza documentaria accompagnata
da elevata asistematicità e da rilevanti
“buchi”…
 disinteresse alla conservazione dei
documenti, essendo l’attività di queste
organizzazioni mirata tutta al presente…
 interessantissime le controversie
individuali, le trattative sindacali in
genere, spesso accompagnate da piani di
ristrutturazione aziendale, controproposte
delle organizzazioni dei lavoratori…
L’IMPRESA
come
“paradigma” storico
_____
slides seconda lezione a.a. 2008-09
L’impresa è, nel mondo contemporaneo,
una tra le fondamentali strutture
organizzative in cui si articola
la vita associata.
Per “impresa” si intende normalmente
un organismo economico finalizzato alla
produzione e/o allo scambio di beni
o di servizi.
Ma, in realtà, essa è anche altro.
Ad esempio, l’impresa è una comunità di
persone, le quali – giusto moduli gerarchici
variabilmente definiti a seconda del tempo e
del luogo – contribuiscono, interagendo tra
loro, alla creazione di ricchezza.
Una “ricchezza” che non è mai in capo ad un
solo soggetto (l’imprenditore, od il capitalista),
ma che per mille rivoli si riversa nell’intero
corpo sociale, vuoi attraverso i salari e
l’imposizione fiscale sul reddito, vuoi mediante
il benessere che la fruizione dei beni (o dei
servizi) prodotti determina in una società data.
In sostanza, l’impresa economica – che
indubbiamente è nelle sue origini un
soggetto egoistico e privatistico –
partecipa, per il solo fatto di dare valore
aggiunto alle materie prime mediante
la loro lavorazione, alla crescita ed al
benessere di una miriade di soggetti,
non necessariamente ad essa legati,
spesso nemmeno vivendo nelle sue
vicinanze.
L’impresa, peraltro, modificando nel
tempo la sua struttura organizzativa, i suoi
prodotti, le metodologie di vendita e di
transazione, concorre a modellare nella
società rilevanti trasformazioni nel
comportamento di ognuno di noi.
Si pensi, ad esempio, cosa hanno
significato in termini di qualità della vita le
forme di acquisto rateale nel settore dei beni
di consumo durevoli, od in tempi più recenti
la telefonia mobile.
Il che porta a considerare l’impresa
qualcosa di più di un soggetto economico
“egoista”, e la proietta ad attore (uno dei
tanti, ma non il meno importante) della vita
comunitaria.
Tanto da imporla come elemento
paradigmatico della vita associata stessa,
anzi come paradigma storico delle società
odierne, assumendo il concetto di
paradigma nella sua accezione di insieme
coerente di metodi e procedimenti che
contraddistinguono una determinata fase
dell’evoluzione della società.
E, di fatto, l’esistenza dell’impresa quale
organismo economico complesso
(“complesso” per le sue valenze
extraeconomiche) ha segnato davvero
gli oltre due secoli di vita del mondo
industriale, anche se – ovviamente – con
segni ed intensità diverse a seconda del
diverso grado, e delle diverse intensità,
dello sviluppo socio-economico di un
ambiente dato.
La rilevanza dell’impresa, anche dal
punto di vista teorico, deriva infatti dalla
circostanza che pur essendo la più
classica delle organizzazioni
economiche, essa può in non pochi casi
assumere nella società un peso (ed un
ruolo) che travalicano i ristretti confini
in cui è originata.
Ciò vale soprattutto per la “grande
impresa”, che pur operando sul mercato
dei beni, e quindi della produzione e della
distribuzione, può facilmente giungere ad
influenzare i comportamenti del potere
politico, o a scontrarsi con esso.
Ma riguarda anche quei sistemi di
impresa-rete (basati sulla limitata
dimensione delle singole unità produttive,
e però su una loro stretta compenetrazione
organizzativa) prepotentemente emersi in
questi ultimi decenni nel nostro come in altri
Paesi occidentali, e più ancora in quelli di
recente industrializzazione nel sud-est
asiatico, capaci di irradiarsi nel territorio,
condizionandone o stimolandone i
comportamenti.
LA GRANDE IMPRESA
 è la forma moderna dell’impresa
 è una istituzione fondante
del capitalismo contemporaneo
LA GRANDE IMPRESA
 è ad alta intensità di capitale
 utilizza processi produttivi
a ciclo continuo
 ha forte incidenza sul mercato
 ha rilevante impatto occupazionale
 ha influenza sulle decisioni governative
riguardanti il suo settore
CARATTERISTICHE COMUNI:
 Multiunitaria
 Multifunzione
 impresa complessa
 Multiprodotto
 Multinazionale
 Impersonale (manageriale)
EVOLUZIONE
DELL’ IMPRESA OCCIDENTALE
 DITTA INDIVIDUALE
(e cioè impresa personale: agricola,
mercantile, manifatturiera)
 SOCIETA’ DI PERSONE
(partnership nel mondo anglosassone)
 SOCIETA’ PER AZIONI
 HOLDING FINANZIARIA
(o capogruppo di imprese)
LA SOCIETA’ PER AZIONI
può essere:
 di numero limitato di soci
(imprenditoriale)
 di numero potenzialmente illimitato
(manageriale)
NATURA DELL’ EVOLUZIONE
dell’impresa occidentale
 SPECIALIZZAZIONE
 AUMENTO DELL’AMBITO OPERATIVO
(o raggio d’azione territoriale)
 SPERSONALIZZAZIONE DEI
RAPPORTI ECONOMICI
 RICORSO A RISORSE “TERZE”
I CASI NAZIONALI






STATI UNITI
GRAN BRETAGNA
FRANCIA
GERMANIA
GIAPPONE
ITALIA
Scarica

Introduzione - GIORGIO ROVERATO