Contributi pratici 06_giugno_2007.qxp 9-06-2007 13:28 Pagina 266 Impianto mobile per la macellazione di Ovini Anna Giovanna Fermani Veduta esterna dell’impianto mobile macellazione ovini Veduta interna Nella splendida cornice degli uliveti di Tivoli (RM) ho avuto modo, insieme a numerosi colleghi delle Aziende USL laziali ed allevatori, di assistere alla prima macellazione sperimentale di ovini in un impianto mobile. La struttura è stata realizzata dalla ditta FAZA di Montecompatri (RM), su sollecitazione degli Enti locali e delle associazioni di categoria, tutti interessati al mantenimento e alla valorizzazione delle filiere brevi che arricchiscono il tessuto produttivo locale. Non casualmente la struttura è stata posizionata per lo scopo in un’azienda agrituristica, dedita, fra l’altro, all’allevamento di ovini. La ditta costruttrice non è nuova all’esperienza, avendo già in precedenza progettato e realizzato su commissione un impianto analogo, richiesto per l’impiego nella macellazione secondo rito islamico in occasione della festa di chiusura del Ramadan. Le autorità sanitarie belghe ne hanno autorizzato l’impiego che è avvenuto con buoni risultati. Anche se la spinta propulsiva alla realizzazione dell’impianto è stata principalmente rivolta alle filiere brevi locali, spesso ubicate in zone decentrate e prevalentemente indirizzate all’allevamento ovino, la struttura può essere immaginata in tutte quelle situazioni in cui l’esigenza del rispetto delle norme igienico-sanitarie deve essere integrata con il mantenimento di realtà produt1 Scivoli per convogliamento esterno sottoprodotti tive fragili, ma vitali per i territori. Una delle collocazioni possibili è nelle aziende agrituristiche, per la vendita delle carni o la loro somministrazione nei propri locali di accoglienza e ristorazione, ma anche in aziende zootecniche, singole o, meglio ancora, opportunamente associate, che intendessero provvedere in proprio alla macellazione ed alla commercializzazione delle carni. Si può pensare, poi, al possibile impiego in zone soggette a restrizione delle movimentazioni in seguito a malattie infettive e diffusive, o all’impiego nei focolai di malattia per l’abbattimento degli animali infetti. Con gli opportuni adattamenti e un’ulteriore fase sperimentale, l’impianto potrebbe trovare impiego nella macellazione della selvaggina, sia di allevamento, sia uccisa a caccia. In alcune situazioni la possibilità di usufruire di un impianto in loco evita l’esposizione degli animali a trasporti che, malgrado tutte le precauzioni adottate a salvaguardia degli animali, diventano lunghi e disagiati a causa della insufficiente funzionalità delle strade da percorrere. Altre realizzazioni della stessa azienda costruttrice riguardano impianti per la macellazione dei volatili, per la macellazione dei conigli, impianti misti avicoli/cunicoli. Interessante il progetto per la realizzazione, secondo gli stessi criteri di funzionalità e rispetto delle norme igienico-sanitarie, di un caseificio aziendale con annesso punto Contenitori esterni corrispondenti agli scivoli vendita. Nel corso di una visita effettuata presso l’officina di produzione FAZA, si è constatata l’estrema versatilità e duttilità delle strutture che, nel rispetto dei criteri igienico-sanitari, consentono la massima personalizzazione degli impianti realizzati, secondo le esigenze del committente. Descrizione della struttura e del ciclo di macellazione L’impianto è costituito da un’armatura in acciaio zincato, con pareti esterne e tetto in pannelli sandwich coibentati. La sala motori ed impianti trova alloggiamento in un vano ispezionabile, separato con parete fissa dalla sala macellazione. Le pareti sono dotate di finestre in alluminio con apertura a compasso, protette da reti antinsetto. Il pavimento è in alluminio antiscivolo. Le superfici interne, i piani e le attrezzature di lavoro sono in acciaio inox aisi 304 per alimenti. Mediante l’utilizzo di una sella scarrabile, l’impianto - che può a scelta avere dimensioni di 2,5x5 m o 2,5x7 m - si sposta e posiziona con la dovuta semplicità. L’approvvigionamento idrico1 è realizzato mediante un serbatoio a tenuta di capacità pari 500 o 1.000 litri, a seconda delle dimensioni dell’impianto. Garantisce la erogazione di acqua fredda e calda. Le acque reflue sono drenate mediante griglie trasversali poste sul pavimento e confluenti in una canala perimetrale, anch’essa con griglia, che si estende su tre lati della Ai sensi del Regolamento (CE) n°852/04 - allegato II, capitolo VII, punto 1.a), “Il rifornimento di acqua potabile deve essere sufficiente... omissis...” Per acqua potabile deve intendersi quella in possesso dei requisiti di cui al D.L.vo 31/2001. 6 / 266 06_giugno_2007.qxp 9-06-2007 13:28 Pagina 267 Schema impianto macellazione ovini Schema impianto avicunicoli Vano tecnico struttura. I reflui2 così drenati vengono raccolti in un serbatoio a tenuta alloggiato nella plancia e di capacità corrispondente a quello delle acque potabili. L’energia elettrica può essere fornita da un generatore autonomo o provenire dall’allaccio alla rete pubblica. Il consumo in esercizio è di 5-7 Kw/h. L’accesso è favorito dalla presenza di una pedana ribaltabile in alluminio antiscivolo ed assicurato dalla presenza di due porte, anch’esse in alluminio. Una è riservata all’accesso degli animali, l’altra al personale. La superficie interna è suddivisa in quattro settori mediante parete fissa e tende a strisce in pvc. La prima tenda, posizionata nel senso della larghezza, delimita la zona di stordimento, jugulazione e dissanguamento3. Gli animali vengono trasferiti ed immobilizzati mediante una gabbia trasportabile. Lo stordimento è praticato per elettronarcosi4 2 3 4 5 6 7 Veduta interna impianto macellazione mobile avicunicoli con elettrodi a pinza munita di potenziometro. L’animale viene quindi jugulato e sospeso alla guidovia aerea. Il sangue defluisce in un serbatoio a tenuta alloggiato nella plancia. La macellazione viene completata in avanzamento continuo con operatori a postazione fissa. La capacità oraria dell’impianto è variabile a seconda delle dimensioni prescelte e dell’addestramento degli operatori. Nella struttura di dimensioni inferiori, varia da 6 a 18 capi/ora. In quella più grande da 15 a 40 capi/ora. Pelli, visceri, materiali specifici a rischio5, carni e visceri non idonei al consumo umano6 e le carcasse vengono avviati all’esterno separatamente attraverso scivoli dedicati che immettono in contenitori. Gli addetti alla macellazione dispongono di un armadietto porta indumenti alloggiato nella parte frontale, separato dalla zona di stordimento e jugulazione tramite una parete fissa in acciaio inox e dalla sala di ma- cellazione mediante tenda a strisce di pvc. In questa zona è disponibile un lavabo con acqua calda e fredda, adeguatamente accessoriato. Il personale dispone inoltre di punti acqua lungo la catena e di uno sterilizzatore per coltelli. L’equipaggiamento dell’impianto si completa con idropulitrice, compressore d’aria e con una serie di accessori opzionali e personalizzabili a richiesta, tra i quali si segnalano l’impianto di climatizzazione, spogliatoi e sevizi per il personale. La velocità di avanzamento della catena e gli spazi interni consentono un adeguato svolgimento della ispezione post mortem7 e della bollatura sanitaria. Nel corso della sessione di macellazione non sono state osservate contaminazioni fecali delle carcasse, né carcasse imbrattate. Il posizionamento e l’altezza della guidovia aerea rispetto agli spazi interni permettono di evitare il contatto con pareti, pavi- Lo smaltimento può avvenire secondo quanto previsto dal D.L.vo 152/99 o secondo quanto previsto dal D.L.vo 22/97 per i rifiuti liquidi, nel rispetto dei regimi autorizzativi e di tenuta delle registrazioni. I Requisiti specifici relativi ai macelli di cui al Regolamento (CE) n°853/04 - allegato III, sezione I, capitolo II, punto 2, lettera c, prevedono che gli Operatori del Settore Alimentare (OSA) devono “assicurare la separazione, nel tempo o nello spazio, delle operazioni seguenti: i) stordimento e dissanguamento; omissis...”. Lo strumento di elettronarcosi risponde alle prescrizioni in materia di cui al D.L.vo 333/98 - allegato C, capitolo II, punto 3, lettera A. Nella seduta di macellazione seguita non si è reso necessario procedere alla rimozione del vello o alla umidificazione della pelle per conseguire uno stordimento efficace. Gli animali mostravano testa, collo e schiena flaccidi e rilassati, la lingua fuoriusciva dalla lima labiale tesa e flaccida. Assenti vocalizzazioni, respiro ritmico, risposta alle sollecitazioni e riflesso corneale. Assente anche l’ammiccamento a 5 e 60 secondi. La buona conduzione dello stordimento è stata confermata dal completo dissanguamento e dall’assenza di emorragie puntiformi nelle carni. Secondo il disposto del Regolamento (CE) n. 999/2001 e succ. mod., All.XI, sezione A, punto 1, lettera ii) negli ovini e caprini sono materiali specifici a rischio “il cranio, compresi il cervello e gli occhi, le tonsille e il midollo spinale di ovini e caprini di età superiore a 12 mesi o ai quali è spuntato un dente incisivo permanente nonché la milza e l’ileo di ovini e caprini di ogni età”. Lo smaltimento di tali sottoprodotti di origine animale deve avvenire, previa classificazione nelle categorie previste, secondo le modalità per ognuna di esse stabilite dal Regolamento 1774/2002. I sottoprodotti dovranno essere scortati dal documento di trasporto e l’operatore deve tenere aggiornate le richieste registrazioni. Effettuata secondo quanto disposto dal Regolamento (CE) n°854/04, Allegato I, Sezione I, capo II, lettera D e Sezione IV, capo II per i requisiti specifici per ovini e caprini. 06_giugno_2007.qxp 9-06-2007 13:28 Pagina 268 Contributi pratici mento, superfici in genere anche per gli ovini adulti. La struttura è stata riconosciuta idonea ai sensi del Regolamento (CE) n. 853/04 con provvedimento della Regione Lazio8, per un periodo di tre mesi ai fini della conduzione di una fase sperimentale. Ai fini del rilascio del parere favorevole di competenza, il servizio veterinario competente per territorio ha acquisito il parere favorevole del Ministero della Salute9. Quest’ultimo vincola l’operatività della strut- Veduta interna impianto avicunicoli 8 Determinazione n. D04380, del 24/11/2006. tura al territorio della Azienda USL che ha condotto la procedura di riconoscimento ed ha il controllo sull’impianto, fatti salvi specifici accordi fra Aziende USL ed eventualmente Regioni contermini. Stabilisce inoltre che sia rispettata la proporzionalità fra animali macellati e capacità operativa della struttura; che lo smaltimento dei rifiuti e dei reflui avvenga nel rispetto delle norme vigenti; l’immediato collocamento delle carni su mezzi frigoriferi per il trasporto verso le strutture di ulteriore la- vorazione; il rispetto delle condizioni di igiene e l’applicazione di procedure GMP, GHP ed HACCP. Al termine della fase sperimentale, dietro rilascio di parere conclusivo favorevole dal servizio veterinario competente per territorio, il riconoscimento di idoneità provvisorio potrà essere confermato. Un momento della dimostrazione e della macellazione 9 Prot. 26776/P del 20/07/2006, rilasciato dalla Direzione Generale della Nutrizione e della Sicurezza Alimentare del Dipartimento della Sanità Pubblica Veterinaria della Nutrizione e della Sicurezza Alimentare.