Dalla 285 ai Piani di zona Piacenza 16 marzo 2004 Katja Avanzini ([email protected]) 1 Il Piano nazionale valorizza il livello di ambito zonale (distretto) per la costruzione del Piano territoriale infanzia ed adolescenza si può pertanto ipotizzare che i progetti distrettuali divengano Piani territoriali per infanzia ed adolescenza e che divengano capitoli specifici dei Piani di Zona. 2 Il futuro della 285 (e della sua valutazione)... Nell’attuale scenario politico istituzionale è realistico pensare che mentre i primi anni 285 sono stati condotti secondo una logica dall’alto verso il basso (stato/regioni /province /ambiti) nei prossimi anni, anche in relazione all’impostazione della 328, il processo andrà condotto dal basso verso l’alto. 3 cosa comporta la strategia "dal basso” ? Diviene cruciale valutare i progetti e i piani del triennio in corso, riconoscerne i risultati per portarli nei tavoli negoziali nei quali si costruiranno i piani di zona Più i risultati raggiunti dai progetti e dai piani saranno riconoscibili, visibili, comunicabili, più aumenteranno le probabilità che le politiche per infanzia ed adolescenza che, grazie anche alla 285,hanno avuto un recente impulso, non arretrino, ma che anzi, procedano nel loro consolidarsi, svilupparsi, migliorarsi. 4 Quindi... Il Piano di Zona è lo strumento programmatorio previsto dalla 328 che ha la funzione di comprendere e sintetizzare le politiche sociali di un territorio, e che comprenderà al suo interno il piano 285. La 285 non sparirà dopo il triennio, ma le politiche per l'infanzia e l'adolescenza andranno negoziate nei tavoli dei Piani di Zona. 5 E’ opinione diffusa fra chi si occupa di infanzia ed adolescenza che, con l’approssimarsi della conclusione del secondo triennio di finanziamenti della l.285\97 e il successivo “traghettamento” dei progetti ed interventi per minori all’interno dei piani di zona, sia “finita la festa”, ovvero che una stagione privilegiata e fortunata per l’area minori vada concludendosi. 6 Serpeggia pertanto la sensazione che sia giunto il momento di “rientrare nei ranghi” e ridurre le aspettative di sviluppo di progetti ed interventi. 7 Va ricordato però che l’Italia rimane uno dei paesi europei che in assoluto spende di meno per l’infanzia e l’adolescenza. Da una recente indagine Eurispes sui membri UE “storici” risulta infatti che in tale classifica il nostro pese è al dodicesimo e terzultimo posto, davanti solo a Portogallo e Spagna ma dietro oltre che alle solide socialdemocrazie nordeuropee anche a Regno Unito, Belgio, Grecia, Irlanda. 8 Anche per questa ragione ci sembra che non sia il caso di rassegnarsi ad un arretramento e ad una involuzione delle politiche, bensì sia opportuno considerare l’attuale momento di cambiamento come un’occasione per rilanciare l’interesse e l’attenzione vero la realizzazione di progetti ed interventi per bambini e ragazzi. 9 Stanno infatti cambiando le regole della programmazione, e moltiplicandosi i soggetti che “pensano” in termini di costruzione di politiche minorili integrate per il proprio territorio, negoziando le risorse disponibili in relazione ad una analisi dei bisogni e delle esigenze specifiche di ciascuna zona. 10 Amministratori, dirigenti, funzionari, ma anche responsabili e operatori pubblici e di privato sociale sono chiamati nei tavoli politici e tecnici territoriali, dedicati ai minori, a costruire politiche per infanzia e adolescenza attraverso uno strumento che non è più il piano (quasi dappertutto provinciale) della l. 285, ma è il piano sociale di zona, o meglio, il capitolo di tale piano dedicato ai minori. 11 E’ dunque molto importante che il processo di razionalizzazione e riforma del sistema degli interventi e servizi sociali, avviato con la 328, non tralasci la necessità di mantenere agli interventi per infanzia ed adolescenza anche orientati alla promozione e prevenzione, quello spazio che rappresenta un elemento vitale per il sistema stesso. DA QUI L’ESIGENZA DI PROSEGUIRE NELLA STRADA GIA’ AVVIATA, DI VALUTAZIONE 12 DEI PROGETTI . ….. E DA QUI L’ESIGENZA DI PROPORRE AI DIVERSI SOGGETTI COINVOLTI NELLA COSTRUZIONE DELLE POLITICHE PER MINORI E ADOLESCENTI ALCUNE LINEE GUIDA \ SUGGERIMENTI. 13 LE LINEE GUIDA Sono un insieme di indicazioni, raccomandazioni, punti di attenzione, riferite ad uno specifico programma, intervento o politica, elaborate da un gruppo di pari, allo scopo di ridurre l’alta variabilità dei comportamenti organizzativi, evidenziare le buone pratiche e fornire suggerimenti operativi agli stakeholders di programmi, politiche o interventi dello stesso tipo14 Indicazioni per il livello regionale Fornire un indirizzo forte alle zone perché parte delle risorse venga destinata al proseguimento delle esperienze 285 Identificare con chiarezza quali sono i servizi di base essenziali definiti per l’area infanzia ed adolescenza Portare avanti l’idea di Legge Regionale sui minori che dia un quadro chiaro del campo di servizi ed interventi da programmare in quest’area. Procedere nella direzione di promuovere esperienze valutative integrate (Regione, Province, territori), come quella condotta relativamente all’ultima annualità 285. 15 Indicazioni per la Regione e le Province Sarebbe importante fornire alle zone informazioni sulla distribuzione della spesa sociale complessiva sia aggregata a livello regionale e provinciale, sia disaggregata per zone, comprendendo il fondo indistinto e le leggi di settore e divisa per aree di bisogno. Tali informazioni hanno la funzione cruciale di dare ai pianificatori zonali gli input necessari affinché si possano realizzare i prossimi passi di programmazione, consapevoli delle proporzioni di spesa fin qui adottate ai vari livelli. 16 Indicazioni per la provincia Fornire ai territori informazioni di scenario relative all’evoluzione dei bisogni di infanzia ed adolescenza, disaggregate per zone, utili per la programmazione locale (funzione dell’osservatorio prov.le). Proseguire nella funzione di accompagnamento della programmazione locale attivando un tavolo provinciale infanzia ed adolescenza, con rappresentanze di tutti i territori, funzionale a confrontare i diversi orientamenti locali in materia di sviluppo delle politiche minorili e a elaborare scelte strategiche per la individuazione di esperienze attuate rispetto ai diversi Ambiti di intervento: Educativo - Sociale – Sanitario Appare importante che un eventuale coordinamento provinciale degli interventi sociali per infanzia ed adolescenza si connetta strettamente con il coordinamento pedagogico provinciale Mantenere e valorizzare la propria funzione di monitoraggio e valutazione di progetti ed interventi, al fine di fornire costanti suggerimenti migliorativi della qualità di progetti ed interventi. 17 Indicazioni per gli ambiti zonali -1 Promuovere in ciascun ambito l’integrazione fra le due “famiglie” (328 e 285), proponendo in ciascun ambito al più presto un incontro ad hoc fra ufficio di piano e progettisti 285, al fine di scambiarsi informazioni e rendersi consapevoli del prossimo accorpamento fra le due azioni di programmazione e stabilire le successive tappe di programmazione partecipata. Diffondere e condividere con gli Uffici di Piano l'apporto valutativo e propositivo dei diversi soggetti, compresi quelli fino ad oggi coinvolti nei progetti 285. Orientare l’attività programmatoria degli uffici di piano verso una maggiore integrazione tra la Scuola ed il territorio 18 Indicazioni per gli ambiti zonali - 2 Promuovere una collaborazione attiva tra gli Uffici di Piano e i Comuni (chiedendo anche la collaborazione della Provincia) per sostenere i comuni, spt i + piccoli, a divenire parte attiva della progettazione anche in riferimento all’area infanzia ed adolescenza Attivare una politica di maggiore circolazione dell’informazione a livello locale anche valorizzando e potenziando le proprie tecnologie (uso di Posta elettronica, sito internet e altro) E’ importante che l’azione programmatoria, a livello locale, verso infanzia ed adolescenza, sia attenta al mantenimento della flessibilità dei progetti, in quanto elemento caratterizzante i progetti della 285/97 ed in quanto tale caratteristica permette un forte e continuo 19 aggancio con le esigenze espresse dai minori La valutazione di processo 20 Tipologia di ostacoli/difficoltà incontrati progettazione: Emilia Romagna Piacenza Organizzazione interna/difficoltà progettuali 37% 42,8% Rapporti fra gli attori della rete 31% 28,6% Coinvolgimento dei destinatari 17% 21,4% Tempi burocratici 14% 7,1% 21 Qualche osservazione… A livello regionale e allo stesso modo per quanto riguarda la Provincia di Piacenza le principali aree critiche si concentrano sugli aspetti di processo, quelli connessi al “mettere in moto la macchina”; Gli aspetti più critici riguardano l’organizzazione interna e l’attivazione/promozione del lavoro di rete 22 Fattori di facilitazione Oltre agli elementi ostacolanti si sono registrati anche fattori di facilitazione all’avvio e all’implementazione del progetto In Provincia di Piacenza incontriamo La rete di relazioni La conoscenza del territorio e dei soggetti che vi operano La continuità del progetto con il primo piano 285 La motivazione personale di chi opera all’interno del progetto e la condivisione degli obiettivi che esso si 23 propone Qualche osservazione… Nella provincia di Piacenza, così come a livello regionale uno dei principali elementi di facilitazione è l’esperienza pregressa. L’operare in continuità con il primo triennio ha consentito infatti una conoscenza più approfondita dei bisogni del territorio e del target di riferimento Ulteriore elemento di facilitazione è legato alla volontà e motivazione di tutti gli attori coinvolti nel processo: i destinatari degli interventi, attraverso azioni mirate al loro coinvolgimento, il personale e gli attori della rete più allargata 24 Alcuni elementi di sintesi Nodo critico 1 processi poco governati A livello regionale La difficoltà principale nella realizzazione degli interventi e dei piani 285 è data dal fatto che questi non sono attività di singoli attori, ma derivano dalla interazione di reti complesse di attori Gli attori maggiormente coinvolti sono ovunque organizzazioni complesse I ruoli giocati dai diversi attori sono stati spesso ruoli complessi e in molti casi sovrapposti Tali sovrapposizioni contengono il rischio di poca chiarezza sui ruoli di ciascun attore dentro il processo. 25 Nodo critico 1 processi poco governati A livello regionale la poca chiarezza nella distribuzione dei ruoli e la carenza di forme di coordinamento interno efficaci sembrano mostrare come i processi siano stati in diversi casi processi poco governati, e come questo nodo sia stato la causa di molte difficoltà ed intoppi nei percorsi di attuazione delle azioni 26 Nodo critico 1 processi poco governati A livello regionale Una strategia senza dubbio vincente per governare la complessità è quella di costituire forme di coordinamento forti, per evitare rischi di dispersioni e disorientamento I dati mostrano invece forme di coordinamento tra i diversi attori delle reti deboli, parziali, poco strutturate e formalizzate 27 Nodo critico 1 processi poco governati In Provincia di Piacenza La maggior parte degli interventi ( 20 su 23) ha attivato forme di coordinamento (la media regionale è leggermente più bassa, 82%) In generale sembra possibile rilevare che il coordinamento è stato realizzato attraverso riunioni e tavoli di lavoro E’ sicuramente interessante, oltre che strategico, cercare di diffondere il più possibile una modalità 28 di coordinamento articolata per livelli Nodo critico 2: debole dimensione di piano distrettuale A livello regionale in media il 62.8% circa degli interventi ha sviluppato interazioni con altri interventi del piano distrettuale, il giudizio medio sulla efficacia di queste interazioni è appena sufficiente la dimensione di piano risulta essere ancora molto debole, la logica che pare tuttora prevalere è quella di orientamento al singolo intervento 29 Nodo critico 2: debole dimensione di piano distrettuale In Provincia di Piacenza Il quadro che emerge non è molto brillante: Le connessioni tra gli interventi che compongono il piano territoriale 285 pare che non siano molto sviluppate Il giudizio sulle relazioni intrecciate non sembra essere particolarmente positivo Questo aspetto sottolinea la presenza di alcune criticità che andranno affrontate e approfondite al fine di incentivare la costruzione di una politica per l’infanzia e l’adolescenza il più possibile sinergica e che possa contare su una stretta connessione tra i diversi attori che operano in un 30 medesimo territorio Fattori di successo - 1 A livello regionale In tutte le situazioni in cui si sono incontrati ostacoli questi sono stati comunque fronteggiati con strategie puntuali e mirate che hanno prodotto degli effetti Questo indica l’esistenza di una diffusa cultura progettuale 31 Fattori di successo - 2 I buoni legami con le reti territoriali In media circa l’80% degli interventi ha avviato rapporti e scambi con le reti dei servizi esistenti sui territori, il giudizio medio sulla buona riuscita di tali interazioni è inoltre molto elevato ( hanno funzionato in più del 90% dei casi) Si evidenzia dunque un forte radicamento territoriale degli interventi A livello provinciale il territorio di Piacenza presenta un dato in linea con la media regionale: l’80,4% dei progetti ha attivato relazioni con le reti territoriali che hanno funzionato nel 97% dei casi (giudizio: 90,9% ottimo-buono; 9,1% sufficiente) 32 Fattori di successo - 3 A livello regionale Esiste una consapevolezza diffusa su quali siano in nodi critici da affrontare ( le considerazioni svolte dagli attori circa i fattori di facilitazione all’avvio sono speculari alle difficoltà incontrate) Come mostrano le positive interazioni con i sistemi locali di servizi, gli interventi paiono radicati e per alcuni aspetti ben integrati al livello locale 33 Questo primo anno di attività del triennio pare essere stato un anno di investimento: I maggiori sforzi sono stati indirizzati alla costruzione di legami e connessioni tra attori eterogenei chiamati dalla 285 a co- progettare e co- gestire interventi molto complessi Possiamo dire che … E’ stato creato un plus- valore che senza dubbio favorirà il lavoro negli anni a venire anche relativamente alla programmazione zonale 34 La valutazione di esito Elementi di sintesi 35 Aspetto – 1: punto di forza Un primo aspetto riguarda la alta capacità mostrata di apprendere delle esperienze progettuali Nella quasi totalità dei progetti gli interventi hanno infatti prodotto apprendimenti riconosciuti esplicitamente dai progettisti stessi E’ un dato rilevante che riflette la alta dinamicità dei progetti e anche la “potenza” della valutazione come strumento di learning 36 Aspetto – 2: punto critico Un secondo aspetto riguarda la difficoltà a tradurre operativamente ciò che si apprende lungo il percorso Il passaggio dalla conoscenza all’azione sembra essere problematico nella maggioranza dei casi; l’ipotesi che è stata avanzata a spiegazione di tali difficoltà è che esista una consistente parte del lavoro svolto che resta a un livello implicito e che rende problematica la traduzione operativa Il suggerimento è stato quello di maggiormente investire nella esplicitazione e nel confronto di 37 tali aspetti Aspetto – 3: risorsa e rischio In molti casi i progetti hanno prodotto risultati inattesi quali ad esempio la mobilitazione ed attivazione di risorse del territorio e la generazione di nuove iniziative ed attività Tale ruolo di “animazione” svolto dagli interventi non sembra essere stato dai progettisti sufficientemente riconosciuto e valorizzato, e soprattutto non sembra essere stato sufficientemente correlato ad una propria 38 azione strategica Considerazioni di sintesi Questi tre aspetti sembrano indicare: da un lato una forte potenzialità progettuale delle esperienze 285 che assumono la progettazione come attenzione continua, in corso di azione; dall’altro una tendenza a non sviluppare a pieno le proprie potenzialità di ri-progettazione in corso d’azione da parte degli interventi Essi sono molto attivi nel mettere in evidenza i nodi e i problemi incontrati, ed i propri limiti, ma sono meno attivi nel trasformare tali risorse e limiti in nuove strategie di intervento 39