Il Vescovo di Crema
A tutti i credenti in Cristo,
membri della parrocchia di Bagnolo Cremasco,
al parroco don Mario Pavesi,
al vicario parrocchiale don Lorenzo Roncali,
alle persone consacrate,
ai membri del consiglio pastorale parrocchiale,
ai catechisti, agli educatori,
ai diversi gruppi impegnati nel Volontariato.
La visita pastorale nella parrocchia di Bagnolo, svoltasi da mercoledì 26
a domenica 29 novembre 2009, sarà sempre da me ricordata come un
tempo denso di appuntamenti, di incontri comunitari e di categoria. Si è
cercato di presentarmi una panoramica globale, dalle variegate realtà ,
nella ricchezza di molteplici iniziative pastorali.
Sono felicemente ammirato dalla partecipazione corale di tante persone,
che con me hanno pregato, condiviso momenti intensi di riflessione, di
scambio di esperienze, in un clima di gioiosa serenità e di calda
accoglienza.
Mi avete accolto in un buon “clima di famiglia”, permettendomi di
realizzare, con una programmazione più estesa (da mercoledì
pomeriggio alla domenica!) una vera e propria “missione al popolo”.
Le benedizioni che Dio ha elargito con larghezza nei giorni della visita
pastorale porteranno certamente il loro frutto, mentre vi auguro che tutti
voi possiate, ricordando questo evento, attualizzare ciò che lo Spirito del
Signore ha suggerito.
Ora offro alcune considerazioni, che riprenderete puntualmente, per un
discernimento comune, in una prossima seduta del Consiglio Pastorale e
offrirete anche alla riflessione delle molteplici realtà pastorali, dentro le
quali numerosi laici/laiche esercitano la loro ministerialità battesimale.
Piazza Duomo, 27 – 26013 CREMA (CR) – Telefono 0373/256565
1. Una parrocchia dalle radici cristiane ben radicate
Bagnolo è una parrocchia le cui radici cristiane risalgono a molto
lontano. Qui si sperimenta come il cristianesimo abbia prodotto, lungo il
tempo, un certo tipo di umanesimo, una determinata concezione di vita,
al centro della quale sta la figura centrale dell’uomo, quale figlio di Dio, e
dell’uomo in relazione, ossia del popolo di Dio, protagonista e costruttore
solerte della città dell’uomo, all’interno della sua situazione storica.
E dal momento che nulla cresce da sé, né una mentalità cristiana si
improvvisa, ma ha bisogno di lunghi tempi per radicarsi, per poi tradursi
in scelte di vita condivise, e di guide sapienti che la coltivino, è bello e
doveroso fare memoria dei “padri nella fede”, in modo speciale di quanti
hanno contribuito a formare la comunità parrocchiale in un recente
passato e ora continuano con lo stesso slancio e passione nel costruire
solide personalità cristiane.
Un saluto pieno di affettuosa riconoscenza rivolgo, oltre che al vostro
nuovo parroco, don Mario Pavesi e al vicario parrocchiale, don Lorenzo
Roncali, anche agli ultimi due precedenti pastori, don Bernardo Fusar
Poli e don Ennio Raimondi, che sono stati tra voi negli anni passati,
mentre oggi continuano a vegliare sulla comunità di Bagnolo,
assistendola con la preghiera e con l’affetto. Essi hanno preparato il
terreno nel quale, da un anno, ha “posto mano all’aratro” l’attuale vostro
parroco, perché la seminagione della Parola, la forza dei Sacramenti e
l’esercizio vivo della Carità, possano portare i loro frutti nel cuore e nella
vita degli uomini.
Ricordo pure con gratitudine il servizio educativo delle Suore Trinitarie,
presenti da molti anni in parrocchia a vantaggio dei bambini e delle loro
famiglie e nella animazione delle opere parrocchiali.
A tutta la Comunità parrocchiale di Bagnolo, memore di un lungo
cammino di storia e di santità, rinnovo questo invito: “Non rinunciare alle
tue radici e non permettere che esse si affievoliscano”, assecondando
altri progetti di vita, oggi tanto conclamati, ma di cui si constatano
dolorosamente anche i limiti! La Chiesa intende aiutare i cristiani di oggi
a vivere la loro fede non solo per tradizione, ma per scelta personale,
nella convinzione che seguire Cristo, l’uomo perfetto, è occasione
splendida per divenire “più uomini”.1
1
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, n.41: “Chiunque segue Cristo, l’uomo perfetto, si fa lui pure più uomo”.
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2. Una attenzione vigile alle mutate situazioni per “riscegliere di
credere”, in vista di una nuova evangelizzazione.
Occorre rendersi conto, tuttavia, che oggi iI clima culturale è cambiato,
l’ambiente di vita, anche a Bagnolo, si è secolarizzato. Il pluralismo
culturale obbliga a un confronto critico con altri modi di vivere.
Un nuovo modo di pensare e di agire si è stabilito, poi, per l’influsso
determinante dei mass media, insinuatesi nelle case senza far rumore.
Essi hanno generato una mentalità, di cui alcuni valori sono certamente
positivi, al contrario di altri, che irridono e spesso si contrappongono a
quelli proposti dal cristianesimo. Aiutarsi in un comune discernimento
aiuterà a prendere le giuste distanze: c’è di mezzo la qualità della nostra
fede, ma ancor prima della nostra umanità!
Mentre nel passato, in tempo di cristianità, nascere e divenire cristiani
andavano insieme, oggi la scelta della fede non può più essere data per
scontata da parte di alcuno!2
In secondo luogo, una lettura attenta al territorio, in vista della
evangelizzazione, apre l’orizzonte sulle non poche persone arrivate di
recente a Bagnolo, che hanno in parte contribuito a dare un volto nuovo
al paese. Si tratta di immigrati, ma anche di persone provenienti
dall’hinterland milanese o da altre regioni d’ Italia. Esse debbono essere
considerate una risorsa, anziché un problema, anche dal punto di vista
ecclesiale. Sono infatti una occasione straordinaria attraverso cui Dio ci
visita: ci obbligano a ripensare a fondo le ragioni della nostra fede in
vista di un dialogo con esse. Ci costringono ad andare oltre una fede
abitudinaria e scontata, magari relegata ai soli momenti cultuali, o
limitata all’ambiente parrocchiale (o oratoriano). Questi nuovi arrivati ci
stimolano a trovare vie nuove per entrare in rapporto con loro ed essere
capaci di annuncio, offrendo loro innanzitutto una bella testimonianza di
fede e di carità, in spirito di cristiana accoglienza. Non è facile entrare in
dialogo con i nuovi arrivati, ma anch’essi hanno diritto di appartenere a
una Comunità ecclesiale o almeno di avvicinarvisi per sperimentare che
il cristianesimo propone una vita bella e felice, degna dell’uomo, amato
da Dio.
Fare della vostra Comunità parrocchiale di Bagnolo una comunità
“attraente”, in una decisa prospettiva missionaria, è obiettivo che oggi
deve essere preso in seria considerazione.
2
Si veda quanto ho scritto nella traccia per una revisione del triennio “Trasmettere la fede battesimale” ai n.5/8
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3. Il centro e il cuore dell’ impegno apostolico
Davvero numerose sono le persone (di ogni età) impegnate in tante
attività apostoliche e caritative.
La parrocchia può contare sull’apporto di molti, che partecipano alle
diverse proposte con la creatività del loro dono, offrendo anche mezzi,
tempo e non poche energie fisiche e spirituali. E’ bello imparare a
lavorare insieme, ma anche valorizzare le diversità di ciascun gruppo,
imparando a stimarsi sempre più a vicenda!
Come ho sottolineato nell’incontro di presentazione di quanti vivono le
diverse forme di volontariato, ricordo loro di “rinverdire” (o di ritrovare),
con l’aiuto dei sacerdoti, le motivazioni di fondo che inducono
all’impegno di servizio, purificando quelle spurie3.
Un pericolo sempre incombente è per tutti, quello di buttarsi
generosamente in tante attività, di dotarsi di tante strutture, ma di
perdere il contatto vivo con il Signore Gesù, unica fonte da cui attingere
continuamente forza e freschezza per un servizio generoso e continuato,
anche quando si sperimentassero incomprensioni e ingratitudini4.
Ogni persona, impegnata nella pastorale, nel servizio di carità, nella vita
di oratorio, nella catechesi, nel servizio Caritas ricordi sempre la “regola
aurea” che permette di ritrovare sempre nuova forza e capacità di dono:
“La fecondità dell’ impegno pastorale dipende dalla intensità della vita di
unione con il Signore!”
Chi ha scelto di sottolineare il “primato di Dio” nella propria vita sa come
contribuire a rendere visibile il suo amore verso tutti, e nello stesso
tempo è aiutato a non “vedere nell’altro sempre soltanto l’altro”, ma di
riconoscere in lui l’immagine divina, giungendo così a scoprire
veramente l’altro e a maturare un amore che “diventa cura dell’ altro e
per l’altro”.5 La presenza in parrocchia di tanti collaboratori offre già
l’opportunità di programmare, proprio per loro, momenti formativi
catechistici, biblici e liturgici. Non si dimentichi quanto scriveva
s.Gregorio Nazianzeno: “Bisogna cominciare col purificare se stessi
prima di purificare gli altri; bisogna essere istruiti per poter istruire;
bisogna divenire luce per poter illuminare, avvicinarsi a Dio per
avvicinare gli altri; essere santificati per santificare, condurre per mano e
consigliare con intelligenza”.
3
“La carità non è per la Chiesa una specie di attività di assistenza sociale che si potrebbe anche lasciare ad altri,
ma appartiene alla sua natura, è espressione irrinunciabile della sua essenza” (Deus caritas est, n.25)
4
“Chi prega non spreca il suo tempo, anche se la situazione ha tutte le caratteristiche dell’emergenza e sembra
spingere unicamente all’azione” (Deus caritas est, n.36)
5
Caritas in veritate, n.11
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4. Evangelizzare, compito e fascino della Chiesa di oggi
Evangelizzare è il grande compito e fascino della Chiesa di tutti i tempi.
Essa esiste, infatti, per evangelizzare, cioè per annunciare agli uomini di
ogni epoca, che Cristo è il salvatore dell’uomo, Colui che insegna
all’uomo la sua vera vocazione e il giusto atteggiamento da assumere
verso Dio, l’uomo e il mondo, Colui che libera l’uomo dal male, dal
peccato e dalla morte.
Per aiutare l’uomo a giungere alla “piena maturità in Cristo”, nella vostra
parrocchia sono già proposte varie occasioni formative, che richiedono
un vaglio paziente, così da garantire una migliore qualità ed
eventualmente completare ciò che già viene offerto.
Ringrazio, innanzitutto, chi collabora da vicino con i sacerdoti a questa
opera primaria (nella catechesi, nella liturgia, nella carità (che è
anch’essa uno strumento di evangelizzazione!6) e li invito a continuare
con coraggio e impegno.
Oggi, oltre a momenti prefissati, è tempo di imparare a conoscere nuovi
metodi pastorali per entrare in dialogo con le persone singole, con le
famiglie, con le persone della medesima età, o della stessa professione,
utilizzando le occasioni più disparate, senza attendere che essi vengano
da noi, ma piuttosto noi andare da loro!
Ricordo,
per
esempio,
quale
occasione
privilegiata
per
l’evangelizzazione, per i genitori, gli anni della iniziazione cristiana dei
figli; possibili incontri informali nelle famiglie in occasioni varie, quali ad
es. la malattia o la morte di congiunti; una situazione di fragilità, un
anniversario; utilizzando anche tempi di particolare incontro con il
Signore o con Maria attraverso un pellegrinaggio.
Anche le opere d’arte si rivelano uno strumento per confrontarsi sulla
fede, ecc..
Che conta è di poter essere una vicinanza amica per quanti sono in
ricerca di Dio e hanno bisogno di sperimentare il suo amore paterno e
provvidente, soprattutto con quanti vogliono “ricominciare a credere”.
Mi piace elencare diverse proposte oltre quelle già in uso nella vostra
parrocchia per la formazione degli adulti, con l’auspicio che essi
diventino vere occasioni di evangelizzazione. Ricordo, tra gli altri,i gruppi
di ascolto della Parola, i gruppi di animazione “fuori le mura”, i catechisti
battesimali, i gruppi famiglia, in collaborazione con la zona pastorale, i
gruppi di formazione alla dottrina sociale della Chiesa, i gruppi di genitori
che si avvalgono dell’AGe per essere aiutati nel loro importante impegno
formativo7. Non si dimentichi che in Italia la maggior parte degli adulti
che chiedono di essere battezzati provengono da paesi stranieri: si tratta
6
7
Caritas in veritate, n.15
Si veda quanto ho scritto nella lettera “Dal Battesimo, il coraggio della missione” ai nn. 25/26
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di immigrati, ammirati dalla testimonianza di fede e di carità, che essi
ricevono dai cristiani8.
5. La formazione alla fede degli adolescenti e dei giovani
Con molta soddisfazione, ho incontrato nella vostra parrocchia un buon
gruppo di adolescenti e giovani (più ragazzi che ragazze!), affidati alle
solerti cure di don Lorenzo.
Si tratta di un gruppo di adolescenti e di giovani ben coeso, che
partecipa volentieri alle varie proposte liturgiche, pastorali e caritative
che vengono offerte dalla parrocchia.
L’impegno della Chiesa, in questi tempi soprattutto, ha come compito
fondamentale e prioritario quello dell’educazione degli adolescenti e dei
giovani, in un momento in cui essi sembrano abbandonati a loro stessi e
privi di ogni punto di riferimento. Eppure essi non possono essere lasciati
soli di fronte alle sfide della vita; hanno bisogno di un confronto critico
con gli adulti, con educatori (preti e laici) preparati e competenti. “Non
possiamo non essere solleciti, afferma Benedetto XVI, per la formazione
delle nuove generazioni, per la loro capacità di orientarsi nella vita e di
discernere il bene dal male,per la loro salute non soltanto fisica, ma
anche morale”.
Nell’incontro programmato per i giovani e gli adolescenti ho
raccomandato loro di vivere integralmente l’esperienza cristiana, con
tutto l’ ardore e l’entusiasmo della loro età, senza rinunciare a scoprire
personalmente “le ragioni della fede”, anche per un confronto critico con
compagni di scuola o di lavoro9.
Nel corso di un anno è possibile programmare una seria formazione alla
fede che educhi all’ amore, alla vita di preghiera personale e liturgica, ai
nuovi stili di vita, alla vocazione personale, all’ impegno politico, al
servizio di carità, alla testimonianza missionaria.
E’ necessario, poi, che i giovani non solo allarghino gli orizzonti della
mente e del cuore, coltivando la voglia di futuro, ma anche sappiano
affrontare con coraggio e fede i grandi e inquietanti problemi di sempre,
quali: il senso della vita, il male, il dolore,la morte, la verità, il bene, la
bellezza. Tra le diverse proposte educative non manchi soprattutto nei
“periodi forti” una catechesi sistematica (con i catechismi CEI), che non
tema anche di affrontare tematiche non sempre o subito gradite ai
giovani stessi, perché di non immediata utilizzazione.
8
CEI, Rigenerati per una speranza viva, nota dopo Verona, n. 9
“Per questo diventa essenziale accelerare l’ora dei laici, rilanciandone l’impegno ecclesiale e secolare, senza il
quale il fermento del Vangelo non può giungere nei contesti di vita quotidiana, né penetrare quegli ambienti più
fortemente segnati dal processo di secolarizzazione” (CEI, Rigenerati per una speranza viva, n.26)
9
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Secondo le indicazioni della pastorale giovanile diocesana, e in
particolare la “missione giovani”, invito poi tutti i partecipanti al gruppo
giovanile a sentirsi apostoli dei loro coetanei, capaci di “rendere ragione
della loro fede” a quanti non hanno la fortuna di frequentare l’ambiente
parrocchiale o hanno fatto altre scelte di vita (e sono la maggioranza!).
6. L’Oratorio: un luogo di formazione alla vita cristiana
Secondo la grande tradizione lombarda, gli oratori parrocchiali sono
ambienti di vita, luoghi di educazione alla fede, che ha bisogno di
relazioni amicali e si sviluppa attraverso molteplici vie, quali ad es. la
preghiera, lo sport, le attività ludiche, la ricerca comune, il servizio ai
poveri, la vicinanza con i malati e attraverso molte realizzazioni, quali i
recital, i grest estivi, servizi di carità, impegno missionario, campi scuola,
giornate di ritiro spirituale, ecc..
A Bagnolo esiste un oratorio ben strutturato, frequentato da molti ragazzi
e giovani, con la presenza anche di educatori adulti, genitori e sacerdoti.
Auspico che questa istituzione si caratterizzi sempre più come luogo
formativo di chiaro orientamento cristiano, in pieno collegamento con la
pastorale parrocchiale e in accordo con le linee di pastorale giovanile
promosse dalla diocesi.
E’ opportuno che l’oratorio si doti di un “progetto educativo”, che possa
servire come punto di riferimento per i ragazzi e le loro famiglie, ma
anche possa essere utilizzato anche come modello per le altre comunità
parrocchiali.
Raccomando che, oltre le attività comunitarie, siano offerti momenti in
cui i singoli possano vivere, in tutta libertà, senza creare dipendenze,
confronti veri e qualificati: si coltivi cioè la possibilità di proporre un
“accompagnamento spirituale” personalizzato, necessaria premessa per
aiutare i singoli a cercare (e trovare!) la propria vocazione personale.
Come ho esplicitamente ricordato, incontrando i giovani, la prova
inequivocabile di un apostolato fecondo sarà se, lungo gli anni,
dall’oratorio, e comunque dalla pastorale giovanile, scaturiranno
decisioni vocazionali orientati al sacerdozio, alla vita consacrata e
missionaria.
7. La scelta prioritaria dell’Azione Cattolica
Per la formazione dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani, è
necessario rilanciare la presenza sistematica dell’ACR, che prepara poi
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l’immissione nei gruppi giovanissimi e nei giovani e assicura una
continuità anche con i giovani adulti e le famiglie di AC.
E’ vero tuttavia che per dare avvio ai gruppi di AC occorre previamente
formare gli animatori, che si dispongano a questo prezioso ministero. E’
facile pensare a un contatto con il centro diocesano di AC, disponibile a
formare gli educatori.
I vescovi italiani hanno raccomandato più volte la presenza della vita
associata nell’Azione cattolica, che assicura di proseguire una continuità
educativa anche dopo la conclusione del ministero di un singolo
sacerdote.
E’ opportuno offrire ai giovani universitari la possibilità di entrare a far
parte del gruppo diocesano della FUCI.
8. La testimonianza di carità offerta dai gruppi di volontariato
Molta ammirazione ha suscitato in me la presenza di gruppi di
volontariato, che lodo e ringrazio per le loro molteplici attività. I poveri e
gli ammalati sono le realtà più preziose di una Comunità cristiana e
ciascuno di noi sarà giudicato dall’impegno di servizio e dall’amore che
avrà avuto nei loro confronti.
Tra i gruppi di volontariato, la Caritas assume tuttavia una fisionomia
particolare. Essa è stata istituita da Paolo VI per aiutare l’intera
Comunità parrocchiale a crescere nella consapevolezza che deve
essere l’intera Comunità cristiana, e non solo alcuni “addetti ai lavori”, a
prendersi cura delle necessità dei poveri, degli emarginati, delle famiglie
bisognose, di tanti casi pietosi che richiedono una assistenza discreta e
silenziosa,
Deve entrare nella mentalità comune dei membri della Comunità
parrocchiale che tutti devono praticare l’amore verso le vedove e gli
orfani, i malati e i bisognosi di ogni genere. L’esercizio della carità “
appartiene alla sua essenza tanto quanto il servizio dei Sacramenti e
l’annuncio del Vangelo. La Chiesa non può tralasciare il servizio della
carità come non può tralasciare i Sacramenti e la Parola”.10
Tra le attività caritative proposte dalla Caritas parrocchiale può nascere
un “Centro di ascolto”, mediante la presenza di animatori qualificati, in
collaborazione con la Caritas diocesana e il centro di ascolto zonale (di
futura composizione).
10
Benedetto XVI, Enciclica “Deus Caritas est”, n.22
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9. Attenzione pastorale alle famiglie
A conclusione di questi punti, che analizzano le diverse categorie di
persone incontrate e i diversi ambiti di impegno pastorale, non posso
non soffermarmi, almeno per brevi cenni, sulle famiglie. Esse sono il
vero centro su cui impostare tutta la pastorale, tanto importante è la loro
funzione all’interno della società e della Chiesa, e gravoso soprattutto il
compito educativo che ricade su di esse.
“La famiglia rappresenta il luogo fondamentale e privilegiato
dell’esperienza affettiva. Di conseguenza deve essere anche il soggetto
centrale della vita ecclesiale, grembo vitale di educazione alla fede e
cellula fondante e ineguagliabile della vita sociale. Ciò richiede
un’attenzione privilegiata per la sua formazione umana e spirituale,
insieme al rispetto dei tempi e delle sue esigenze”11.
Auspico che la famiglia diventi il nucleo centrale della pastorale ordinaria
della intera Comunità parrocchiale.
* Mi commiato ora da voi ricordandovi alcuni passaggi significativi della
seconda lettura della S.Messa, celebrata con voi nella vostra Chiesa
parrocchiale, la domenica 29 novembre, 1^ domenica di Avvento.
Con l’augurio più sincero perché possiate camminare in unità di intenti e
aiutarvi a crescere nella santità, che è il fine e la meta della vita cristiana.
”Fratelli, il Signore vi faccia crescere e abbondare nell’amore
vicendevole e verso tutti, come è il nostro amore verso di voi, per
rendere saldi e irreprensibili i vostri cuori nella santità, davanti a Dio
Padre nostro, al momento della venuta del Signore nostro Gesù Cristo
con tutti i suoi santi”. (1Tess 3, 12-13)
+ Oscar Cantoni, vescovo
Crema, residenza vescovile,
3 gennaio 2010
11
CEI, Rigenerati per una speranza viva, n.12
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