FEDERAZIONE MAESTRI DEL LAVORO D’ITALIA Ente Morale D.P. n. 1956 del 14.04.1956 CONSOLATO PROVINCIALE DI LUCCA Via del Popolo, 146 - 55100 LUCCA Relatore: MdL. Mario Rosellini LA FABBRICAZIONE DELLE CORDE DI CANAPA LA CANAPA Nel 1954 in Italia la CANAPA venne dichiarata “pianta tossica” poiché utilizzata anche come stupefacente, e ne venne vietata la coltivazione. Fino ad allora, dai tempi antichi, la canapa era stata coltivata diffusamente nei nostri territori, per ricavarne fibra tessile destinata principalmente alla fabbricazione di corde ma anche a tanti altri usi. Le piante adulte hanno una altezza generalmente compresa tra uno e due metri, con stelo del diametro intorno ad un centimetro. Una volta tagliate venivano poste per qualche mese nelle “marcite”, cioè in fosse scavate nel terreno e riempite di acqua stagnante. Successivamente venivano poste a seccare al sole. Lo stelo diventava così secco e fragile, tanto che battendolo su una tavola con un bastone, o passandolo in una macchina semplice detta “gramola”, si sbriciolava e schizzava via in minuscoli pezzi, lasciando libera la fibra tessile. La Gramola. È costituita da due tavole fisse entro le quali si inseriva, abbassandola, una tavola mobile. La canapa era posata sulle tavole fisse e la tavola mobile, abbassandosi, frantumava gli steli resi fragili dalla marcitura, e liberava così le fibre. Foto Mario Rosellini. Archivio privato Diritti riservati Sez. 2 Arg. 1 Pag. 1 di 11 FEDERAZIONE MAESTRI DEL LAVORO D’ITALIA Ente Morale D.P. n. 1956 del 14.04.1956 CONSOLATO PROVINCIALE DI LUCCA Via del Popolo, 146 - 55100 LUCCA Relatore: MdL. Mario Rosellini La fibra veniva poi passata su un “pettine” costituito da una tavola di legno irta di chiodi. “PETTINI” per canapa Foto Mario Rosellini Archivio privato Diritti riservati La fibra “pettinata” che rimaneva era lunga, dritta e liscia, ed era destinata principalmente alla fabbricazione delle corde. Rocche per filare a mano. La fibra di canapa da filare veniva infilata nella gabbietta superiore della rocca (vedi rocca in basso) Conservate al Museo Etnografico di S. Pellegrino in Alpe. Foto Mario Rosellini Archivio Privato Diritti riservati Sez. 2 Arg. 1 Pag. 2 di 11 FEDERAZIONE MAESTRI DEL LAVORO D’ITALIA Ente Morale D.P. n. 1956 del 14.04.1956 CONSOLATO PROVINCIALE DI LUCCA Via del Popolo, 146 - 55100 LUCCA Relatore: MdL. Mario Rosellini Rocche e Fusi per filare a mano. Conservati al Museo Etnografico di S. Pellegrino in Alpe. Foto Mario Rosellini Archivio Privato Diritti riservati Le fibre più corte che rimanevano come “cascame” erano a loro volta utilizzate in molti altri modi: filate con la rocca ed il fuso dalla donne anziane delle famiglie contadine, davano un filo sottile e resistente destinato ad essere tessuto per ricavarne lenzuola, federe e tovaglie per il “corredo” delle spose ed altri usi familiari. Allo stato naturale i cascami erano utilizzati ancora per sigillare le giunzioni a vite dei tubi ed anche, introducendone un batuffolo nel collo come assorbente, per “levare l’olio” dai fiaschi del vino. I CORDAI I cordai, detti anche “funai”, partivano dalla fibra tessile direttamente ricavata dalle piante di canapa e fabbricavano le funi o corde di varie grandezza che per secoli furono utilizzate in impieghi militari e marinari ed anche in agricoltura e cantieri. Per la fabbricazione non servivano grandi attrezzature ma il lavoro era lungo ed erano necessarie più persone tra le quali almeno una doveva avere esperienza nella filatura del cordino e nella torcitura della corda. Una persona era destinata a girare “la ruota”: questo compito era normalmente svolto da un ragazzo o da una persona anziana. Le corde dovevano essere fabbricate in lunghezze notevoli, anche di alcune centinaia di metri, e quindi il lavoro dei cordai avveniva in grandi spazi all’aperto. Sez. 2 Arg. 1 Pag. 3 di 11 FEDERAZIONE MAESTRI DEL LAVORO D’ITALIA Ente Morale D.P. n. 1956 del 14.04.1956 CONSOLATO PROVINCIALE DI LUCCA Via del Popolo, 146 - 55100 LUCCA Relatore: MdL. Mario Rosellini Nelle botteghe dei cordai venivano invece confezionati articoli realizzati con la corda come reti da pesca, “finimenti” per gli animali da tiro a da soma e simili. Nella stagione appropriata, i cordai caricavano il loro prodotti su di un carro ed andavano a visitare i contadini ed i mercati. Il mestiere di cordaio era normalmente tramandato da padre in figlio, ma era considerato un mestiere “povero”. Dopo il 1954, quando la canapa non fu più disponibile, vennero usate fibre vegetali provenienti da paesi tropicali, quali la “sisal” e la “manila”, ma ben presto le fibre sintetiche presero il sopravvento: l’uso delle macchine per la fabbricazione delle corde fece il resto. Alcuni cordai operavano ancora negli anni 1960, ma oggi il mestiere si può considerare completamente estinto. La Ruota del cordaio. Veniva girata a mano con una manovella, e faceva girare velocemente i “fusi” ai quali si attaccavano i fili o le corde da torcere. Modello ricostruito a scopo didattico Immagine dal sito www.gondrano.it per gentile concessione del titolare Prof. Gigi Rizzo Sez. 2 Arg. 1 Pag. 4 di 11 FEDERAZIONE MAESTRI DEL LAVORO D’ITALIA Ente Morale D.P. n. 1956 del 14.04.1956 CONSOLATO PROVINCIALE DI LUCCA Via del Popolo, 146 - 55100 LUCCA Relatore: MdL. Mario Rosellini La Ruota del cordaio: ai fusi, trascinati in veloce rotazione dalla ruota, venivano fissati i fili da filare, o già filati, da torcere per formare la fune. La corda a destra funge da “tendicinghia”: se arrotolata, spostava verso destra il sostegno dei fusi e tendeva le corde che hanno funzione di cinghie di trasmissione. Modello ricostruito a scopo didattico Immagine dal sito www.gondrano.it per gentile concessione del titolare Prof. Gigi Rizzo GLI ATTREZZI DEL CORDAIO Come si può vedere nelle foto, la macchina per fare le corde era costituta da una ruota realizzata scheletricamente in modo molto alleggerito: aveva un diametro di circa un metro e poteva essere fatta ruotare da una persona mediante una manovella. Era posta ad una estremità dello spazio dove sarebbe stata fabbricata la corda. Sulla ruota erano avvolte delle corde che erano avvolte anche su dei “fusi” fissati ad un “giratoio”. Girando la ruota, i fusi giravano velocemente. Sulla parte anteriore del fuso era presente una anello al quale venivano poi fissati i fili e le funi da torcere. Allontanandosi dalla ruota, per mantenere i fili separati tra loro e per tenerli sollevati da terra dovevano essere posti dei cavalletti a distanza di 5 o più metri tra loro, a seconda della grossezza della corda. I cavalletti, nella conformazione più semplice, erano costituiti da un paletto di legno lungo circa un metro ed appuntito per piantarlo stabilmente in terra: alla sommità Sez. 2 Arg. 1 Pag. 5 di 11 FEDERAZIONE MAESTRI DEL LAVORO D’ITALIA Ente Morale D.P. n. 1956 del 14.04.1956 CONSOLATO PROVINCIALE DI LUCCA Via del Popolo, 146 - 55100 LUCCA Relatore: MdL. Mario Rosellini era fissata una traversa di legno che portava dei tondini di ferro disposti a pettine, che avrebbero mantenuto separati i fili poggiati sul cavalletto. Cavalletto da piantare nel terreno. Modellino ricostruito a scopo didattico Foto Mario Rosellini Archivio privato Diritti riservati Un uncino, che poteva ruotare, era tenuto da una persona che normalmente lo fissava ad una cintura intorno alla vita: all’uncino venivano fissati i fili o la corda alla estremità opposta alla ruota. Ultimo attrezzo necessario era un blocchetto di legno, grande da poter essere manovrato con una mano: sul blocchetto erano praticate scanalature nelle quali scorrevano i fili che costituivano la corda nel punto in cui avveniva la loro unione, guidando e regolando in tal modo la cordatura . Uncino girevole e Blocchetto di legno scanalato Immagine dal sito www.gondrano.it Per gentile concessione del titolare Prof. Gigi Rizzo Sez. 2 Arg. 1 Pag. 6 di 11 FEDERAZIONE MAESTRI DEL LAVORO D’ITALIA Ente Morale D.P. n. 1956 del 14.04.1956 CONSOLATO PROVINCIALE DI LUCCA Via del Popolo, 146 - 55100 LUCCA Relatore: MdL. Mario Rosellini LE CORDE - Filatura La fabbricazione iniziava con la filatura dei singoli fili. Una o più persone, i filatori, raccoglievano in un grembiule la canapa pettinata e legavano alcune fibre ad un fuso della ruota. Poi veniva fatta girare la ruota e quindi girava anche il fuso che a sua volta torceva le fibre di canapa facendole diventare filo. Una persona mostra, a scopo didattico, il lavoro del filatore. Si nota la canapa tenuta intorno alla cintura ed il movimento delle mani. La mano sinistra estrae la canapa a poco a poco mentre le dita della mano destra la lasciano andare lentamente, tendendola però a sufficienza perché possa prendere la torsione. La foto proviene dal sito www.gondrano.it per gentile concessione titolare del Prof. Gigi Rizzo I filatori, allontanandosi a ritroso dal fuso, collegavano altre fibre al filo che si andava formando e che diventava così sempre più lungo. La regolarità e la grossezza del filo dipendevano dalla velocità costante della ruota e dalla esperienza del filatore. Una volta fabbricati i fili della lunghezza voluta se ne fabbricavano altri, tenendoli separati tra loro in sommità dei cavalletti. Quando erano stati fatti fili in numero sufficiente si passava alla cordatura. Sez. 2 Arg. 1 Pag. 7 di 11 FEDERAZIONE MAESTRI DEL LAVORO D’ITALIA Ente Morale D.P. n. 1956 del 14.04.1956 CONSOLATO PROVINCIALE DI LUCCA Via del Popolo, 146 - 55100 LUCCA Relatore: MdL. Mario Rosellini LE CORDE - Cordatura Nelle corde si distingue ancora oggi, come allora, la “cordatura semplice” e la “cordatura multipla”. La prima restituisce una corda fabbricata usando dei semplici fili, ed è classificata a seconda del numero dei fili costituenti: se i fili utilizzati sono otto, la corda sarà “ad un capo di 8 fili” La ”cordatura multipla” si ottiene quando la corda viene fabbricata con più capi costituiti da altre corde: utilizzando quattro corde da “un capo di 8 fili”, si realizzerà una corda “a 4 capi di 8 fili”. Per realizzare una corda “da un capo di 8 fili” sarà necessario avere gli otto fili, una ruota collegata ad un “giratoio” con otto fusi ed un blocchetto di legno con otto scanalature. Utilizzo del blocchetto scanalato Particolare di una foto dal sito www.gondrano.it per gentile concessione del titolare Prof. Gigi Rizzo Gli otto fili saranno fissati ai fusi: alla altre estremità saranno invece passati nelle scanalature del blocchetto di legno e quindi legati tutti assieme all’uncino girevole. Una persona terrà l’uncino girevole tirando il tutto per tenere tesi i fili: un’altra persona, il cordatore, terrà il blocchetto di legno facendo attenzione che i fili restino ben separati: poi griderà “gira la ruota” e la cordatura avrà inizio. Inizialmente la rotazione dei fusi provocherà maggiore torsione dei fili: quando questa sarà cresciuta a sufficienza, l’uncino inizierà a girare ed il cordatore, con moto molto regolare, allontanerà il blocchetto scanalato dall’uncino permettendo così ai fili di formare la corda. La torcitura della corda dipenderà dalla velocità di spostamento del blocchetto scanalato. Sez. 2 Arg. 1 Pag. 8 di 11 FEDERAZIONE MAESTRI DEL LAVORO D’ITALIA Ente Morale D.P. n. 1956 del 14.04.1956 CONSOLATO PROVINCIALE DI LUCCA Via del Popolo, 146 - 55100 LUCCA Relatore: MdL. Mario Rosellini Contemporaneamente la persona che sostiene l’uncino girevole terrà tesi fili e corda avvicinandosi lentamente, poiché la torsione e la cordatura riducono la lunghezza iniziale dei fili Blocchetto a cinque scanalature, quindi per corde a non più di cinque capi. Le scanalature sono consumate e scavate dall’uso Particolare di immagine proveniente dal sito www.gondrano.it per gentile concessione del titolare Prof. Gigi Rizzo Una volta cordati i fili per la loro lunghezza, la corda verrà prima legata ad un unico fuso che sarà fatto girare all’indietro per togliere l’eccesso di torcitura e rendere più morbida la fune. Cordai al lavoro sugli spalti delle mura di Lucca. Foto degli anni 1940 dall’Archivio Fotografico Lucchese del Comune di Lucca Fondo Eugenio Ghilardi, per gentile concessione del titolare Sez. 2 Arg. 1 Pag. 9 di 11 FEDERAZIONE MAESTRI DEL LAVORO D’ITALIA Ente Morale D.P. n. 1956 del 14.04.1956 CONSOLATO PROVINCIALE DI LUCCA Via del Popolo, 146 - 55100 LUCCA Relatore: MdL. Mario Rosellini Per ottenere una corda a più capi si opera nel modo appena descritto ma utilizzando corde (una ogni capo) anziché fili. Funi di canapa o altra fibra vegetale. Immagine dal sito www.gondrano.it per gentile concessione del titolare Prof. Gigi Rizzo Per realizzare corde molte grosse, dette “canapi”, è necessario cordare assieme più corde a più capi: in questo modo si ha corda abbastanza morbida e flessibile anche se grossa. Realizzare corde di modesta lunghezza, alcune decine di metri, era abbastanza facile: ottenere invece corde lunghe anche due trecento metri era molto difficile, perché era difficile mantenere costanti le dimensioni e la torcitura sia dei fili che della successiva corda. Il costo unitario delle corde variava quindi sia in funzione della grossezza che della lunghezza. LE MACCHINE PER FARE LA CORDA Già molto tempo fa Leonardo da Vinci aveva disegnato delle macchine che servivano per filare ed anche per fabbricare le corde, ma questi progetti non ebbero certamente molto successo pratico, poiché per molti secoli ancora i fili e le corde furono fabbricati in modo tradizionale. Poi, a metà del 1900, arrivarono le macchine che, partendo dal filo, facevano la cordatura dei capi anche a molti fili e contemporaneamente formavano la fune definitiva, cordando i capi tra loro. E lo facevano in uno spazio molto Sez. 2 Arg. 1 Pag. 10 di 11 FEDERAZIONE MAESTRI DEL LAVORO D’ITALIA Ente Morale D.P. n. 1956 del 14.04.1956 CONSOLATO PROVINCIALE DI LUCCA Via del Popolo, 146 - 55100 LUCCA Relatore: MdL. Mario Rosellini ridotto, in un fabbricato coperto. Quasi contemporaneamente arrivarono le fibre sintetiche, ed anche le funi assunsero aspetti diversi. Oggi ci sono funi anti-torsione, funi che hanno all’interno fibre molto resistenti ed all’esterno una copertura antiusura “a calzetta” , e funi che sono dei nastri. Ma la corda comune, non più di canapa ma di altre fibre vegetali, oggi praticamente prodotta interamente con macchine, è ancora molto usata . Il cordai, invece, da tempo non ci sono più. Il Professor Gigi Rizzo, al termine di una dimostrazione sulla fabbricazione delle funi organizzata il 7 ottobre 2005, dalla quale provengono anche alcune delle foto sopra esposte, racconta questo aneddoto: “………Normalmente alla ruota c'era sempre un ragazzino imbronciato, all'uncino un ragazzo più grande che avesse la forza di tenere tesi i capi e che sorrideva sotto i baffi senza farsene accorgere e infine il cordaio, “u zcheler", nel nostro dialetto (n.d.r. dialetto pugliese), un uomo adulto sempre arrabbiato nero, solitamente povero. Allora poiché il ragazzo alla ruota si stancava, non girava sempre alla stessa velocità, questo determinava una corda non uniforme e qui subentrava il cordaio che bestemmiava come un ossesso chiaramente facendo diventare le madri e le sorelle del povero ragazzo tutte donne di strada: quello all'uncino sorrideva senza farsene accorgere se no anche per lui gli epiteti si sprecavano, e tutto questo dalla mattina alla sera. Poiché il cordaio camminava sempre a marcia indietro nacque il detto popolare che quando a qualcuno gli affari non vanno bene si usa dire: te ne stai andando indietro indietro come u zcheler, (un cordaio). Una delle minaccie piu grosse che i genitori potessero fare ai ragazzi discoli, era la promessa di mandarli a lavorare da u zcheler, (dal Cordaio): diventavano subito più buoni. Infatti era difficile che un ragazzo durasse più di una settimana, neanche i figli stessi del cordaio erano esenti da epiteti di ogni genere non ultimi la minaccia di morte…….” Gigi Rizzo 7 ottobre 2005 © Mario Rosellini, diritti riservati. Sez. 2 Arg. 1 Pag. 11 di 11