METODI 2 2007-2008 1 SPEGNETE • • GRAZIE 2 L’APPARENZA INGANNA!!! 3 NON SEMPRE CIO’ CHE APPARE COMPLESSO E’ IN REALTA’ PIU’ COMPLICATO DI CIO’ CHE APPARE ORDINATO. occorre intelligenza!... Ma cos’è l’intelligenza e come si manifesta? 4 PARERI DEGLI STUDENTI • • • • - capacità logica (Einstein) - intuito (Michelangelo) - Coniugare diversi elementi (Touring) - capacità di scoperta delle interconnessioni (Papa G.P.II) • - andare oltre (Greenspan) 5 CARATTERISTICHE DELL’INTELLIGENZA (1) 1. Reagire in modo molto flessibile alle situazioni 2. Trarre vantaggio da circostanze fortuite 3. Ricavare un senso da messaggi ambigui e contraddittori 4. Riconoscere l’importanza relativa dei diversi elementi di una situazione 6 CARATTERISTICHE DELL’INTELLIGENZA (2) 5. Trovare somiglianze tra situazioni diverse nonostante le differenze che possono dividerle 6. Notare distinzioni tra situazioni diverse nonostante le somiglianze che possono unirle 7. Sintetizzare nuovi concetti prendendo concetti vecchi e collegandoli in modi nuovi 8. Produrre idee nuove. 7 e nuove teorie… 8 •Teoria del Caos •Teoria catastrofi •Frattali •Teoria dei giochi •Fuzzy Logic •Teoria della complessità •Teoria degli Small Worlds 9 •Metodi basati sulla conoscenza (Sistemi esperti) •Metodi basati sui dati (Data Mining, Statistica non parametrica,Reti neurali, Rought sets, Algoritmi genetici,…) •Metodi ibridi (Reti Neuro-Fuzzy, Sistemi tipo Sugeno, …) 10 Si potrebbe descrivere sinteticamente ciascuna teoria (opera comunque meritoria!!!), identificare a quali problemi (o categoria di problemi) ciascuna può essere applicata e costruire una tabella dove in ciascuna casella si trova il giusto strumento per affrontare una data situazione decisionale. Ma…. 11 In base al Teorema dell’Incompletezza di Gödel ci sarà sempre un problema che non viene censito!!! Quello che si propone è un altro approccio; un approccio sistemico che utilizzi la complessità come valore e non come limite. Un approccio metodologico in grado di catturare i vantaggi dei modelli e degli strumenti senza diventarne però schiavo. 12 Un problema reale può essere modellizzato da un sistema matematico. Esso può essere complicato sempre di più per cercare di considerare tutte (o molte) le variabili in gioco, aumentando, però, nel contempo i rischi di insorgenza di errori di misurazione delle variabili e di conseguente propagazione dell’errore (effetto farfalla) che conduce al caos, alla catastrofe,... www.nemesi.net/farf.htm 13 Occorre quindi rendersi conto che la soluzione derivante dall’applicazione di un modello rappresenta un’autostrada di riferimento per le previsioni sull’andamento futuro del processo e che soprattutto l’utilità dei modelli è legata alla possibilità di elaborare una grande massa di dati ed informazioni, cosa che le nostre capacità non sanno gestire. 14 Quark del CAOS Il caos riguarda i fenomeni che si evolvono in modi prevedibilmente imprevedibili. All'interno della teoria del caos anche le dinamiche più complesse rispondono ad equazioni matematiche prestabilite i cui effetti sono immutabili e non adattabili. Il caos non è casualità né disordine ma un ordine complesso. http://www.sicap.it/merciai/psicosomatica/students/alimenta2.htm 15 Quark del CAOS Un sistema dinamico deterministico si dice caotico se la sua dinamica è governata da uno strano attrattore. Una caratteristica peculiare di un sistema caotico è l'apparente imprevedibilità delle traiettorie del sistema, dovuta alla forte sensibilità rispetto alle condizioni iniziali: un piccolo errore nella conoscenza dello stato del sistema in un certo istante può provocare un errore anche grande nelle previsioni a medio e lungo termine. 16 Quark del CAOS L’attrattore di Lorentz 17 Il caos è più importante dell'ordine. La Natura usa il caos come parte integrante del suo programma di evoluzione. Per risolvere il problema di adattare le forme di vita per la sopravvivenza in un ambiente in continua trasformazione, complesso e apparentemente caotico, ogni schema deterministico sarebbe destinato al fallimento. Perciò la Natura sceglie di combattere il caos con il caos, generando una moltitudine di forme di vita attraverso mutazioni adattative. 18 La teoria del caos suggerisce che non si possono sempre prevedere gli effetti a lungo termine delle nostre creazioni e che è quindi meglio essere aperti e flessibili. Così come la natura sopravvive grazie alla biodiversità, è fondamentale avere una varietà di idee e di approcci. Quando si chiude una via, la natura ha molte altre strade tra cui scegliere. Ciò dovrebbe insegnare alle organizzazioni che una eccessiva specializzazione porta al decadimento e alla morte. 19 Quark della TEORIA DELLE CATASTROFI La teoria delle catastrofi (R.Thom 1962) mostra come in sistemi dinamici matematici, anche molto semplici, i cambiamenti osservati possono essere deformazioni continue e graduali dello stato precedente ma, in un momento critico, l’intera forma del sistema subisce un cambiamento “catastrofico” e prosegue il proprio sviluppo in una nuova forma.. Il caos e le catastrofi sono intimamente collegate. 20 Le catastrofi (e anche il caos) descrivono cambiamenti e passaggi di stato repentini tra situazioni qualitativamente diverse di stabilità strutturale. Occorre individuare in quali condizioni il sistema si comporterà in un modo caotico o catastrofico. Queste informazioni sono più importanti che non la conoscenza esatta della evoluzione futura del sistema. Infatti è sui parametri esterni di un sistema che eventualmente noi possiamo agire, come dobbiamo regolare questi parametri per evitare l'insorgere del caos o il manifestarsi di una catastrofe. 21 Il modello delle catastrofi è stato utilizzato anche per illustrare i disturbi alimentari, come ad esempio l'anoressia. La "catastrofe” dipende da più fattori di controllo che determinano e guidano passaggi regolari o repentini fra gli stati. Nel ciclo dell'anoressia, al digiunare e al purgarsi segue la "catastrofe del lasciarsi andare" la cui conseguenza è una condotta di ingordigia ed il riproporsi del ciclo: "digiuno - catastrofe - ingordigia" seguita da altra catastrofe "assunzione di purganti - ingordigia" … 22 LAVORO DI GRUPPO Fare una ricerca su Internet sulla Teoria del Caos Analizzare e discutere il lavoro: “Un problema di pianificazione del personale alla luce della teoria delle catastrofi” 23 Quark dei FRATTALI Cos'è un frattale? È una figura geometrica in cui uno stesso motivo si ripete su scala continuamente ridotta. Ingrandendo la figura si otterranno forme ricorrenti e ad ogni ingrandimento essa rivelerà nuovi dettagli simili ai precedenti. Il termine frattale, coniato da Mandelbrot (1970),deriva dal termine latino fractus, poichè la dimensione di un frattale non è intera. 24 Quark dei FRATTALI Ad una retta, una circonferenza, un piano, la superficie di una sfera, un cubo ecc. siamo in grado di associare la sua "dimensione": la retta e la circonferenza hanno dimensione 1, mentre il piano e la superficie della sfera hanno dimensione due; il cubo, in quanto oggetto "pieno", ha dimensione tre e, per contro, il punto ha dimensione zero. In tutti questi casi la dimensione è un numero intero. I frattali sono insiemi di dimensione non intera. 25 Consideriamo ad esempio una comune felce. La cosa che si nota immediatamente è che una parte della felce è simile a tutta la felce stessa, ovvero è una copia in piccolo della foglia completa. Nella figura accanto sono evidenziati i primi tre passi di questo confronto. La parte evidenziata in rosso è la copia in piccolo dell'intera foglia. La parte evidenziata in blu a sua volta è la copia ridotta della parte in rosso. Infine la parte celeste è la copia ridotta della parte blu. 26 Quark di TEORIA DEI GIOCHI “La vita è un gioco la cui prima regola è: essa non è un gioco”. Alan Watts 27 Quark di TEORIA DEI GIOCHI La teoria dei giochi studia i meccanismi della scelta razionale in situazioni caratterizzate da interdipendenza, vale a dire in quelle circostanze in cui il risultato - ottenuto da un soggetto dipende dalle scelte degli altri soggetti che interagiscono con lui, e viceversa. Ne segue che il soggetto, se è razionale, tiene conto di questo stato di cose nel decidere le proprie azioni: vale a dire si comporta in modo strategico. 28 •I giochi a somma zero: la perdita di un giocatore significa la vincita dell’altro •I giochi a somma diversa da zero: vincita e perdita non si pareggiano I rapporti umani sono: giochi a somma 0 o diversa da 0? 29 Le P.A. come attrattori di procedure, .. •Le organizzazioni come meccanismi generatori di fiducia, attraverso i quali soggetti conflittuali sono spinti a cooperare •Più i giocatori aumentano, più le condizioni in cui si opera si allontanano da un contesto “contrattuale” per avvicinarsi ad un contesto “autoritario”. 30 .. ma non di risultati. •Le organizzazioni esistono perché le capacità computazionali umane sono limitate •Le organizzazioni assicurano che il gioco possa muoversi verso l’ottimo, ma non assicurano il raggiungimento dell’ottimo •In altre parole: le organizzazioni creano fiducia, non efficienza •L’organizzazione non ha colpe se il risultato raggiunto è insufficiente: la soluzione ragionevole è colpire la norma, sostituendola 31 Qualche conclusione,… •La moltiplicazione dei soggetti-giocatori è costosa •L’approccio vincente è quello cooperativo, l’approccio perdente è quello non cooperativo •Non esiste una strategia vincente per definizione, esiste la migliore risposta alla strategia avversaria 32 .., e il dilemma del prigioniero. •Due persone sono accusate di aver commesso un grave delitto. Il giudice è certo della loro colpevolezza ma non dispone di prove sufficienti per incriminarle. •Il giudice le incontra separatamente e fa loro questa proposta: Se tu confessi e il tuo compare non confessa a lui 20 anni a te la libertà Se entrambi confessate a tutti e due 8 anni Se nessuno confessa Con le prove che ho,opto per un reato minore e vi condanno a 2 anni 33 UNA RAPPRESENTAZIONE SINTETICA Le alternative descritte possono essere raccolte in una “bimatrice” B Non confessa confessa A Non (2,2) confessa confessa (0,20) (20,0) (8,8) 34 ALCUNE CONCLUSIONI •Confessare è la scelta ottimale per gli individui in quanto singoli •Non confessare è la scelta ottimale per gli individui in quanto gruppo QUINDI: •ciò che è meglio per l’individuo non è sempre meglio per tutti gli individui come entità collettiva •talvolta il perseguimento del risultato individuale conduce ad un risultato meno favorevole sul piano collettivo 35 …COME IN …. 36 Quark della LOGICA FUZZY La logica fuzzy (dall’inglese “sfumato”, “sfuocato” ) è stata introdotta per formalizzare concetti del linguaggio naturale che non possono essere categoricamente riconosciuti come veri o falsi, ma che possono avere un certo grado di verità. 37 Quark della LOGICA FUZZY La Logica Fuzzy è estremamente efficace per superare le difficoltà che nascono dalla presenza di soglie decisionali che generano la necessità di usare valori “secchi” (crisp). Ha la possibilità di stabilire un’algebra del linguaggio. Sacrifica la precisione a favore del significato. 38 Quark della LOGICA FUZZY Anche se concetti simili compaiono nelle opere di Cartesio, Russell, Einstein e Heisenberg la sistematizzazione della Logica Fuzzy è dovuta a Lotfi Zadeh (1965). 39 Quark della COMPLESSITA’ I sistemi complessi sono formati da agenti indipendenti che interagiscono , adattandosi ed evolvendo. Essi sviluppano una forma di autorganizzazione che consente al sistema di acquisire proprietà collettive che non sono proprie dei singoli agenti. Gli stessi sistemi sono adattativi rispetto alla realtà esterna e si pongono nella regione conosciuta come margine del caos. 40 I sistemi complessi adattativi sono formati da agenti che operano in parallelo sulla base di strategie di cooperazione e/o di competizione. Dispongono di diversi livelli di organizzazione che vengono costantemente ridefiniti sulla base dell'esperienza (apprendimento) la quale da luogo all'adattamento e quindi all'evoluzione. Hanno capacità di previsione basata su propri modelli interni della realtà (coscienti o impliciti), modelli che ne guidano i comportamenti e che si adattano con l'esperienza. 41 COMPLESSITA’ 1 Quello che segue è un tentativo di spiegare in modo semplice la COMPLESSITA’. È una contraddizione in termini, ma ci proviamo…. 42 COMPLESSITA’ 2 Teoricamente per andare da A a B pensiamo ad un percorso lineare: Ma nella realtà, ci sono ostacoli di varia natura per cui il percorso diventa: In un processo semplice non dimentichiamo il punto di partenza A, il punto di arrivo B e il motivo dello spostamento. 43 COMPLESSITA’ 3 In una organizzazione, con percorsi più complessi, eventi imprevisti, cambiamenti di scenario il percorso assume una forma del tipo: Alcune parti dell’organizzazione dimenticano A e/o B, alcune componenti pensano che il punto finale sia C o D o E o F lavorando quindi in modo non armonico tra loro. (commento su C, F e su D,E) 44 COMPLESSITA’ 4 In un ambiente stabile, con evoluzioni controllabili e dove l’informazione che il traguardo è B è condivisa, è sufficiente verificare il percorso corrente e riconvergere le deviazioni verso l’obiettivo B. Ma è sempre un vantaggio cercare di raggiungere B? 45 COMPLESSITA’ 5 L’evoluzione del sistema ci può fare scoprire un nuovo obiettivo N che può essere più vantaggioso di B. Non debbono quindi essere tagliate altre strade. C’è meno logica ma la struttura appare più semplice di quella nella quale si cerca a tutti i costi di mantenere il percorso lineare verso l’obiettivo B. 46 COMPLESSITA’ 6 La COMPLESSITA’ non è intimamente più complicata dei sistemi apparentemente ordinati e tende a sintesi più semplici. Ma non siamo preparati a capirla, non si concilia con le nostre abitudini. L’analogia con la biologia appare inevitabile così come evidente appare vincente il pensiero “non lineare”. Intuizione e fantasia appaiono più efficaci di un approccio razionale e troppo “lineare”. www.gandalf.it 47 COMPLESSITA’ 7 La teoria della Complessità è una scienza multidisciplinare. 48 COMPLESSITA’ 8 I sistemi complessi sono caratterizzati da elementi numerosi e differenti e da connessioni numerose e non-lineari. I Sistemi adattativi complessi (SAC) sono sistemi complessi viventi, ciascuno è un insieme di agenti e di connessioni, organizzato in modo da permettere l'adattamento. 49 COMPLESSITA’ 9 Questa capacità di adattamento è ottenuta attraverso l'elaborazione delle informazioni e per ottenere il loro obiettivo essi cercano continuamente nuovi modi per fare le cose e di apprendere. I SAC creano sistemi estremamente dinamici, dove piccoli cambiamenti possono causare conseguenze inimmaginabili. Essi si pongono tra la semplicità - troppo vicina all'immobilità di un meccanismo - e l'imprevedibilità troppo vicina alla perdita di controllo (Battram, 1999). 50 COMPLESSITA’ 10 L’orlo del caos è dove la vita ha trovato abbastanza stabilità per sostenersi e abbastanza creatività per meritare il nome di vita. L’orlo del caos è dove nuove idee e genotipi innovativi rosicchiano continuamente il bordo dello status quo; e dove anche la più radicata vecchia guardia sarà, presto o tardi, rovesciata». (Waldrop, 1992). Troppo ordine causa morte per fossilizzazione, troppo disordine causa morte per disintegrazione. Quindi, l'orlo del caos è una zona pericolosa da visitare. Non è né ordine né disordine. E' luogo di creazione, ma può essere anche luogo di distruzione. 51 COMPLESSITA’ 11 52 COMPLESSITA’ 12 Principi della teoria e gestione della complessità (De Toni and Comello, 2004) 53 COMPLESSITA’ 13 Le imprese possono ottenere l'orlo del caos attraverso la disorganizzazione creativa, un principio simile al concetto di innovazione proposto dall'economista austriaco Schumpeter (1942), il quale definisce "gli agglomerati dell'esplosione" che genera un cambiamento come "una tempesta perpetua di distruzione creatrice". È necessario abbandonare l'idea che il successo provenga dalla stabilità e dall'ordine: vita e innovazione sono generate all'orlo del caos. 54 COMPLESSITA’ 14 Anche se ci mette in crisi il caos può rappresentare un’ottima occasione. I sistemi complessi oscillano tra lo stato di quiete e quello di disordine. È proprio la situazione di disorganizzazione che si accompagna al caos che fornisce terreno fertile per le iniziative e le scoperte. Quando è gestita con la dovuta attenzione, l’esperienza di non poter fare affidamento sulle routine consolidate può essere salutare. 55 COMPLESSITA’ 14 Le nuove idee, i nuovi comportamenti e le pratiche innovative rivitalizzano le relazioni e definiscono nuove norme di comportamento. Alcuni studiosi hanno suggerito che per aiutare le persone ad accettare il cambiamento può essere d’aiuto creare una situazione di tensione, per esempio cambiando le regole per la comunicazione o dando la parola a chi di solito non viene interpellato. 56 COMPLESSITA’ 15 La disorganizzazione creativa può essere favorita agendo secondo tre direzioni differenti: strutture organizzative, stili direzionali, management. 57 COMPLESSITA’ 16 Riguardo alle strutture organizzative, è necessario creare una struttura piatta, coordinamento laterale e decentralizzazione delle decisioni. Riguardo agli stili direzionali, è necessario sviluppare imprenditorialità, non avere paura degli errori e non temere i conflitti ma sfruttarli. Riguardo al management, è importante usare tecniche per sviluppare la creatività individuale e di gruppo. 58