I PRESUNTI COSTI DEL NON FARE (Paolo Beria, Marco Ponti, Francesco Ramella) “Di recente, ha acquisito popolarità sui media e presso i decisori politici l’analisi dei costi del non fare, il cui più tenace sostenitore è Andrea Gilardoni, ex-assessore “pro tempore” ai trasporti della giunta regionale lombarda guidata da Roberto Formigoni. … Il professor Gilardoni è uno dei pochi, in Italia, a sostenere la necessità di valutare le politiche economiche, in particolare le opere pubbliche, utilizzando l’analisi costi-benefici. E di ciò gli va reso merito. Tuttavia, l’analisi costi-benefici ha le sue regole del gioco, la sua metodologia consolidata. E non siamo sicuri che i risultati di Gilardoni siano ottenibili rispettando le regole. Anzi, traspare un approccio davvero singolare dal punto di vista scientifico: in estrema sintesi, sembra che vengano estesi all’intero paese e a tutti i progetti sul tavolo, i benefici unitari di alcuni progetti-campione, il cui calcolo non è peraltro dettagliato e quindi non è verificabile, ma usa valori unitari molto opinabili. Per esempio, se un progetto di alta velocità ferroviaria è lungo 100 chilometri e genera benefici economici netti di 10 miliardi di euro, ne viene dedotto che i progetti di alta velocità generano in media 100 milioni di euro di benefici al chilometro. Il valore è esteso a tutti i progetti in esame in Italia relativi allo stesso settore, qualunque essi siano. Per avere un’idea delle distorsioni cui questo approccio può dare luogo, si pensi alla linea alta velocità Milano-Torino. Ha una capacità di 300 treni/giorno e, dopo quattro anni di operatività, è percorsa da circa 40 treni al giorno. Se a essa venissero applicati i benefici medi della linea Milano-Bologna, scelta come “campione”, che è percorsa da più di 100 treni al giorno, la Milano-Torino risulterebbe probabilmente un investimento eccellente, mentre la dura realtà dei numeri porta a ritenere che si tratti di denaro pubblico che poteva essere speso meglio per altri progetti. Un altro effetto singolare dell’approccio di Andrea Gilardoni è che più progetti ci sono sul piatto, più alti sono i “costi del non fare”, anche se si trattasse di progetti ovviamente poco sensati. A riprova di ciò, si può notare come a ogni nuova edizione dello “studio”, i “costi del non fare” lievitino: semplicemente perché la lista di progetti proposti, ma non fatti, si allunga sempre. Inoltre, non ci risultano casi di redditività (sociale) negativa emergente in nessuna delle moltissime analisi costi-benefici condotte da Gilardoni. Anche questo è un fatto di straordinaria rarità nell’esperienza internazionale. Ma le analisi dei “costi del non fare” hanno avuto anche altri tipi di problemi: alcuni anni fa fu presentata a Milano un’analisi costi-benefici molto dettagliata della linea alta velocità Milano-Venezia, alla presenza dei responsabili di Fs, del mondo politico e di quello industriale, e con ampia eco sui media. L’analisi conteneva risultati straordinariamente positivi per la collettività, e i calcoli questa volta erano tutti “in chiaro”, cioè ricostruibili, secondo la lodevole prassi internazionale in materia. Purtroppo la ricostruzione metteva in luce un banalissimo errore: una moltiplicazione sul valore del tempo (chi non fa errori di questo tipo?). Eliminando il banale errore, i benefici socio-economici dell’opera passavano da molto positivi a molto negativi. Non vi fu nessuna risposta da parte degli autori dello studio, né ci fu alcuna eco sui media, così pronti a entusiasmarsi per l’analisi presentata non molti mesi prima. Naturalmente, speriamo di essere smentiti da una convincente nota metodologica del collega Gilardoni.” Questo appariva sulla Voce.info di due anni fa. Ma il tempo non è galantuomo: non solo non è emersa nessuna obiezione a queste argomentazioni, ma anzi, i non disinteressati appoggi a posizioni di questo tipo si sono moltiplicati. Né questa straordinaria metodologia risulta presentata in sedi accademiche estere qualificate, dove sicuramente avrebbe fatto molto scalpore. L’unica riflessione che viene in mente puo’ essere tratta dal Rigoletto di Verdi: “A voi nulla per l’oro sconviene”, riferito nel caso presente ad una classe tecnica e politica non degna di un paese sviluppato.