Fatti “noti” • • • la luce si propaga nel vuoto alla velocità c=2,998 ·108 m/s; in un mezzo omogeneo e isotropo la luce si propaga in tutte le direzioni con la stessa velocità v=c/n, con n>1 indice di rifrazione del mezzo; la luce è un’onda elettro-magnetica; In ogni punto dello spazio dove la luce si propaga, l’onda elettromagnetica consiste nell’oscillazione del vettore campo elettrico e del vettore campo magnetico. Questi vettori sono perpendicolari alla direzione di propagazione della luce (onda trasversale) e il campo elettrico e magnetico sono perpendicolari tra di loro e i loro moduli hanno rapporto costante. Visto che campo elettrico e magnetico sono legati tra di loro in modo noto si preferisce semplificare il problema e pensare al solo vettore campo elettrico. L’immagine mostra il vettore campo elettrico in un punto dello spazio sull’asse Z (il riferimento cartesiano è scelto con la direzione dell’asse Z parallela alla direzione di propagazione della luce quindi il campo elettrico è perpendicolare all’asse Z) Scomponiamo il vettore campo elettrico lungo le direzioni X e Y. Polarizzazione lineare Se i componenti del campo oscillano di moto armonico in fase tra di loro, allora il vettore campo elettrico rimane su una retta ed oscilla di moto armonico. Si parla in questo caso di onda trasversale polarizzata linearmente. Nel caso di una corda questa situazione può essere facilmente visualizzata: Polarizzazione ellittica Se i componenti del campo oscillano di moto armonico non in fase tra di loro, allora il vettore campo elettrico percorre una ellisse nel piano perpendicolare alla direzione di propagazione della luce. Si parla in questo caso di onda trasversale polarizzata ellitticamente. Nel caso di una corda questa situazione può essere facilmente visualizzata (caso particolare di polarizzazione circolare): La frequenza di oscillazione del campo elettrico è legata al colore percepito. Nei casi descritti precedentemente questa frequenza è unica e si parla di luce monocromatica. Colore λ (nm) ν (10¹⁴ Hz) Violetto 380-430 7.9-7.0 Indaco 430-460 7.0-6.5 Blu 460-490 6.5-6.1 Verde 490-560 6.1-5.4 Giallo 560-580 5.4-5.2 Arancio 580-620 5.2-4.8 Rosso 620-780 4.8-3.8 La luce naturale (proveniente dal sole o da una lampadina per esempio) può essere pensata come la sovrapposizione disordinata di molte onde polarizzate in direzioni diverse e con frequenze diverse tra loro. In questo caso si parla di luce non monocromatica e non polarizzata. Anche se si parte con luce inizialmente non polarizzata, questa in genere risulta almeno parzialmente polarizzata in seguito all’interazione con la materia (ad esempio per riflessione, diffusione, ecc…). Ci sono appositi dispositivi (detti polarizzatori) basati su principi differenti che fanno in modo di polarizzare linearmente, in una direzione scelta, la luce incidente. Analogia con il caso di un’onda su una corda: una fenditura verticale permette il passaggio della sola componente verticale dell’onda incidente Intensità luminosa I nostri occhi e gli strumenti sono sensibili alll’intensità luminosa (l’energia trasportata dalla luce per unità di tempo e di superficie). L’intensità è direttamente proporzionale al quadrato dell’ampiezza del campo elettrico: I∝E2 Consideriamo un fascio di luce naturale (quella del Sole, di una lampada ad incandescenza, ecc...) che attraversa un polarizzatore lineare: Ruotando il polarizzatore misuro sempre la stessa intensità I₀ della luce trasmessa. Inseriamo un secondo polarizzatore (detto analizzatore) sul cammino della luce: Ruotando il secondo polarizzatore misuro una intensità I della luce trasmessa in funzione dell’angolo di rotazione ϴ. legge di Malus Il precedente esperimento ha la seguente interpretazione: • la luce è un’onda trasversale; • esistono dispositivi che trasmettono luce polarizzata linearmente in una certa direzione mentre assorbono quella polarizzata in direzione ortogonale (come il polarizzatore); • la luce naturale è non polarizzata; • la luce in uscita dal primo polarizzatore è linearmente polarizzata; • l’intensità della luce in uscita dal secondo polarizzatore è nulla nel caso che i polarizzatori siano “incrociati”. Dimostrazione legge di Malus Birifrangenza Se un materiale è anisotropo le sue proprietà (comprese quelle ottiche) in generale non sono le stesse in tutte le direzioni. Se facciamo incidere su un materiale birifrangente luce polarizzata linearmente, in generale in uscita dal materiale la luce risulta polarizzata ellitticamente. Esistono due direzioni (detti assi principali) del materiale, tra loro perpendicolari, tali che se la luce incidente è polarizzata linearmente lungo una delle due direzioni, in uscita continua ad essere polarizzata linearmente nella stessa direzione. Il motivo di questo risiede nel fatto che la disposizione delle molecole del materiale non è isotropa, quindi risultano birifrangenti molti cristalli ed anche materiali amorfi a patto che venga introdotta una anisotropia dall’esterno (come vedremo in seguito). Indichiamo con X e Y gli assi gli assi principali del materiale e immaginiamo di incidere con luce monocromatica (per semplificare il ragionamento) polarizzata linearmente in una direzione che non coincida con X o Y. I due componenti lungo X e Y oscillano inizialmente in fase (come visto in precedenza) La birifrangenza consiste nel fatto che l’indice di rifrazione del materiale per la luce polarizzata lungo X è diversa da quello per la luce polarizzata lungo Y. Questo vuol dire che una delle due componenti viaggia più veloce dell’altra e quindi impiega meno tempo ad attraversare il materiale. La differenza nei tempi di percorrenza è: dove l è lo spessore del materiale. Questo significa che se inizialmente le due componenti oscillano in fase, dopo aver attraversato il mezzo si trovano ad essere sfasate e la loro composizione determina una polarizzazione ellittica della luce. L’ellisse descritta dal vettore campo elettrico è tangente al rettangolo i cui lati sono paralleli a X e Y e la cui diagonale rappresenta l’oscillazione lineare dell’onda incidente. Ci sono due casi particolari da esaminare: 1. all’uscita dal mezzo le componenti oscillano in quadratura di fase (quando una è al suo massimo l’altra si annulla e così via). gli assi dell’ellisse coincidono con gli assi principali del materiale 2. all’uscita dal mezzo le componenti oscillano in opposizione di fase (quando una è al suo massimo l’altra è al minimo e così via). l’ellisse degenere in un segmento: la luce in uscita è polarizzata linearmente, ma con direzione parallela all’altra diagonale del rettangolo Per chi ha nozioni di goniometria possiamo scrivere l’oscillazione delle componenti X e Y della luce incidente in questo modo (ponendo il campo iniziale nullo all’istante t=0): Si tratta di due oscillatori armonici in fase tra loro. In seguito al passaggio per il materiale di spessore l, le componenti risultano sfasate: Lo sfasamento φ è un angolo, in radianti, che si può esprimere in funzione del tempo di ritardo τ, scritto in precedenza, di una componente rispetto all’altra: Se indichiamo con λ la lunghezza d’onda della luce e notiamo che λ⋅f=c, possiamo scrivere: Possiamo ora affermare che se con m intero, le componenti in uscita risultano in opposizione di fase e la polarizzazione della luce risulta nuovamente lineare ma diretta lungo l’altra diagonale del rettangolo, rispetto alla direzione di polarizzazione della luce incidente. Birifrangenza indotta da stress (foto-elasticità) Un campione di vetro o di plastica trasparente in condizioni normali è isotropo, ma quando è soggetto a compressione o tensione diventa birifrangente. Se questo stress non è uniforme in intensità e/o direzione all’interno del campione la birifrangenza varia in generale da punto a punto. Assumiamo che il campione sia un parallelepipedo e supponiamo sia soggetto alla compressione uniforme di due superfici opposte. I due assi principali di birifrangenza saranno allora diretti uno parallelamente alla compressione e l’altro in direzione perpendicolare Per quanto riguarda la differenza tra gli indici di rifrazione abbiamo che essa è direttamente proporzionale alla pressione esercitata sul campione: La costante di proporzionalità dipende dal materiale. Per le plastiche essa è dell’ordine di 10-10 Pa-1 Fintanto che il campione perde la birifrangenza acquisita e ritorna nelle condizioni iniziali quando si cessano gli sforzi si parla di fotoelasticità. Set-up sperimentale Set-up sperimentale L’esperimento • • • prima di iniziare a comprimere il campione, ruotare l’analizzatore fino a che non si ha lettura nulla sul fotodiodo (polarizzatore e analizzatore sono incrociati e non passa luce dall’analizzatore) iniziare a comprimere il campione. La lettura sul fotodiodo dovrebbe crescere, quindi un po’ di luce passa attraverso l’analizzatore (se non dovesse cambiare nulla nella lettura del fotodiodo è probabile che il polarizzatore abbia l’asse parallelo con uno dei due assi del campione compresso, quindi la polarizzazione della luce non cambia in uscita dal campione e risulta comunque perpendicolare all’asse dell’analizzatore. In questo caso provare a ruotare leggermente il polarizzatore ed iniziare di nuovo la procedura riportando il campione nella situazione iniziale) comprimendo il campione si arriva ad un primo massimo di intensità luminosa sul fotodiodo. Comprimendo ancora il campione l’intensità torna a diminuire. Cerchiamo di capire perché osserviamo questo andamento dell’intensità. In uscita dal polarizzatore la luce è polarizzata linearmente lungo la direzione dell’asse del polarizzatore. In uscita dal campione la luce in generale è polarizzata ellitticamente. L’ampiezza della componente del campo elettrico in uscita dall’analizzatore corrisponde alla proiezione dell’ellisse sull’asse dell’analizzatore. L’ampiezza massima in uscita dall’analizzatore si ha quando l’ellisse degenera nella diagonale del rettangolo Quando l’ampiezza è massima anche l’intensità è massima e questo spiega l’andamento dell’intensità sul fotodiodo. La condizione di massimo corrisponde alla condizione di opposizione di fase tra le componenti X e Y del campo elettrico in uscita dal campione. Questo avviene quando: Comprimendo il campione, il primo massimo si trova quando: • • • • • misura con il calibro lo spessore l del campione attraversato dalla luce conoscendo la lunghezza d’onda della luce utilizzata per l’esperimento, determina la differenza degli indici di rifrazione nx-ny corrispondente al massimo di intensità luminosa misurata dal fotodiodo varia leggermente la compressione agendo sul morsetto e cerca di nuovo il massimo. Determina nuovamente nx-ny e stima l’errore su nx-ny tenendo conto anche dell’incertezza derivante dalla riproducibilità nella determinazione del massimo assumendo C= 10-10 Pa-1 stima la pressione esercitata sul campione in corrispondenza del primo massimo di intensità luminosa determina la forza esercitata dal morsetto sulla faccia superiore del campione Verifica della legge di Malus • • • • • porta il morsetto alla compressione corrispondente al primo massimo di intensità luminosa e fermati ruota l’analizzatore e misura l’intensità luminosa rivelata dal fotodiodo in corrispondenza dell’angolo di rotazione dell’analizzatore riporta in grafico l’intensità luminosa in funzione del coseno quadrato dell’angolo θ verifica dal grafico che l’intensità luminosa segue la legge di Malus (I∝cos2θ) puoi concludere che la luce uscente dal campione in corrispondenza del primo massimo di intensità luminosa è polarizzata linearmente come ti aspetti? • • • Osserva i campioni a disposizione, compressi nel morsetto, alla luce naturale, disponendoli tra polarizzatori incrociati cerca di spiegare le frange colorate osservate (considera che la luce bianca è composta da luce di lunghezza d’onda diversa e a ciascuna lunghezza d’onda corrisponde un colore diverso…) ritieni che la compressione è uniforme nel campione (in intensità e direzione)? Foto-plasticità Taglia una striscia dal sacchetto di plastica in dotazione e comincia a stirarla osservandola tra polarizzatori incrociati. Compaiono le frange dovute alla birifrangenza indotta dallo stiramento. Superato un certo valore della tensione, la birifrangenza rimane anche una volta cessato lo sforzo (si parla quindi di foto-plasticità). Un altro caso di fotoplasticità si presenta quando un materiale plastico, riscaldato fino a 92liquefarlo, viene colato in una “forma” metallica per ottenerne oggetti di forma definita: a contatto colla “forma”, la plastica si raffredda bruscamente, ma spesso in maniera non omogenea, e solidifica. Il raffreddamento ineguale provoca delle tensioni interne nel materiale che non possono riassestarsi, poiché nel frattempo il materiale è indurito, e rimangono quindi “congelate” nel pezzo.