Diario Segreto
di
Eleonora Brigliadori
Productions and Communications
Ciao ragazzi, mi chiamo Eleonora e mi piacerebbe
portare alla vostra attenzione la Docuplay “Diario Segreto”, testo tratto da una vera
testimonianza ancora inedita che traccia un interessante excursus storico sociale e umano,
riguardo alle vicende legate alla seconda guerra mondiale e alla tragedia della Shoah. Il
progetto è nato grazie al supporto della Comunità Ebraica di Roma e al personale
interessamento e incoraggiamento del Presidente Riccardo Pacifici ed è destinato,
principalmente, ai giovani. Si tratta di un’opportunità che vi offre, per la prima volta,
l’interessante sinergia tra immagini storiche (documento) e un testo teatrale.
Allego alla presente una sintesi del materiale divulgativo (programma di sala con
locandina, contenuti del progetto, comunicato stampa) e resto a disposizione per poter
approfondire e ampliare ogni ulteriore aspetto del progetto e dei suoi contenuti già molto
apprezzati da vostri colleghi, docenti, e Presidi per i suoi contenuti e per il suo alto valore
formativo.
Singolarità del progetto
La preziosa peculiarità del testo, consente di sviscerare da un punto di vista singolare, la
genesi sociale e storica dei fatti che provocarono, come estrema conseguenza, l’orrore dei
campi di Sterminio. Proprio una donna tedesca, da membro interno delle SS, ci fornisce lo
spaccato più crudo e spietato per affrontare la realtà di Auschwitz.
A sua volta nella condizione paradossale di vittima tra i carnefici,
vincolata da un perverso sistema militare basato sul ricatto,
è costretta ad accettare un ruolo non voluto, senza possibilità di fuga.
Questo consente a Ruth di conservare, nonostante l’incarico, una capacità critica dalla
sconvolgente lucidità. Lungo gli anni bui del massacro si sente, in cuor suo, più vicina alle
vittime che ai carnefici, sempre in bilico tra due ragioni incompatibili. Riesce infine dopo 40
anni da quei tragici giorni a confessarsi, abbracciando con la sua testimonianza, una
visione ampliata della realtà, attraverso cui sembra oggi possibile intuire una probabile via
d’uscita dall’equivoco umano che spesso confonde le proprie paure, attraverso lo specchio
deformante del razzismo, con un’incapacità generalizzata a comprendere la diversità
come valore.
Introduzione al testo
Miriam è la figlia di Christen che nel 1985, dopo la morte della madre, avvenuta in
circostanze drammatiche si reca a Berlino per un ultimo saluto.
In quell’occasione Miriam scopre, riordinando la soffitta nella casa il cui sua madre aveva
trascorso in solitudine gli ultimi anni, un documento dalla portata sconcertante.
Christen non era il vero nome della donna, bensì Ruth Strasser.
Attraverso una confessione postuma veniamo così a conoscenza della vicenda umana di
questa donna, da quando, ancora giovane studentessa tedesca, si accorge di come il
mondo stia rapidamente cambiando sotto i suoi occhi. Sullo sfondo della sua storia
personale, si intrecciano i fondamentali avvenimenti storici che dal ‘38 al ‘45 sconvolsero
l’Europa e la Germania.
Ruth è, fin dal principio, istintivamente ostile al Terzo Reich, ma viene coinvolta, suo
malgrado, a seguito di un’intricata e conflittuale vicenda affettiva, nelle attività parabelliche
dal suo fidanzato Ludwig. Entra in seguito a far parte, ancora convinta da Ludwig, ufficiale
delle SS, dei famigerati corpi speciali, che la porteranno senza possibilità di rifiuto, ad
essere destinata in forza al campo femminile di Auschwitz, fino al suo tragico epilogo.
Sarà un’ebrea che cambierà la sua vita, in risposta ad un suo passato gesto di umanità. È
grazie a questa donna che Ruth avrà la possibilità di salvarsi e riprendere a sperare nel
futuro ricominciando una vita insospettabile in Italia, con una diversa identità.
Taglia nettamente con il suo passato rinnegando tutto ciò che conteneva nel bene e nel
male. È l’estremo tentativo di Ruth per cercare di sopravvivere alla proprie colpe,
nell’illusione di dimenticare una verità tanto devastante.
Invece nell’ultimo scorcio di vita, l’ormai anziana Christen, decide di ripercorrere in
retrospettiva la sua intera esistenza, fronteggiandosi con questa verità troppo a lungo
nascosta. Ecco allora che tutta la vicenda si ricopre di un’agghiacciante attualità facendo
riaffiorare con prepotenza la necessità di essere riaffrontata e affidata ai posteri.
La vicenda personale e umana di queste due donne, entrambe madri, si intreccia con
imprevedibile intensità, modificando un passato già apparentemente concluso.
Anche Miriam dovrà infatti ridisegnare completamente, non solo la propria identità
interiore, ma l’intero passato familiare, riconsiderandolo alla luce dei nuovi fatti che
renderanno però finalmente comprensibili, altri eventi inspiegabili della sua giovinezza.
Una vicenda di bruciante attualità, un monito nei confronti del razzismo e dei pericoli in
agguato di fronte ad ogni rinuncia alla libertà personale.
La confessione in estremis rivela non solo gli errori personali della giovane Ruth, ma getta
una speranza riguardo alla possibilità di trasformare le infinite opportunità mancate della
sua esistenza in nuovi bivi del futuro. Denunciando la propria incapacità di opporsi alle
scelte di altri, Ruth ha nel tempo però maturato la consapevolezza che ogni individuo se
vuole può cambiare il destino di molti. Con questa convinzione, invocando un difficile
perdono, esprime come ultimo desiderio la volontà di impedire che altre allucinazioni
collettive, possano in futuro trovare i giovani ancora impreparati a fronteggiarle.
Il prologo:
Un enigmatico omaggio a Pirandello
Nel singolare carteggio tra Miriam e Christen, che appartiene alla biografia da cui è tratto
lo spettacolo, una lettera in particolare, suscita interesse e diventa per questo simbolica
introduzione e antefatto del dramma incipiente.
Si tratta della lettera conclusiva che la madre consegna a mano alla figlia durante il loro
ultimo incontro, rimandando ulteriori spiegazioni ad un successivo dialogo,
che però sarà possibile, in maniera impersonale, solo attraverso il diario stesso.
La madre, non riuscendo a trovare le giuste parole per preparare la figlia alle rivelazioni
future, sceglie di usare quelle di Pirandello. Un brano del finale del secondo atto dei
“Giganti della Montagna” nel quale Cotrone, mago regista di un’immaginaria
rappresentazione, parla di “fantasmi del passato” in una dimensione sognante che pare
introdurre il tema di una presenza ultraterrena,
sempre viva nella coscienza di Ruth-Christen.
Scelta assai enigmatica, ma densa di significato questa, in relazione ad una serie di
coincidenze. “I giganti” costituiscono, come è noto, l’ultima opera incompiuta di Pirandello,
incompleta come la vita che Christen sente di aver vissuto con la figlia. Inoltre si tratta di
un autore italiano, scelta dunque che rivela l’amore della donna per tutto quello che era
Italico e solare. Pirandello è forse anche l’unico dei nostri grandi letterati contemporanei ad
essersi laureato proprio in Germania a Bonn, ancora prima del ‘900. Forse la giovane Ruth
ne aveva già apprezzato la prosa nella sua adolescenza? Forse l’aveva letto in seguito
alla notorietà scaturita dal prestigioso nobel del ‘34…? Non ci è dato saperlo, ma le
allusioni ai “Giganti” sono certo anche il riflesso delle paure che la giovane Ruth presentiva
in quegli anni di sconvolgimenti, le stesse che il celebre drammaturgo rende nella sua
lungimiranza quasi profetica, come una presenza incombente sebbene ancora lontana,
proprio in quell’ultima opera.
Note di regia
L’impostazione del monologo, volutamente essenziale e necessariamente lineare,
porta il pubblico ad immedesimarsi nel personaggio di Miriam, e a comprendere come,
una vicenda apparentemente conclusa e lontana, abbia invece ancora oggi, radici attive
nel nostro presente. L’alternanza tra le parole, i ricordi, le lettere e i brevi momenti in cui
Miriam si mette in contatto con la sua famiglia, avvicinano il passato al presente.
La messa in scena documenta così in modo agghiacciante la concatenazione dei fatti
narrati, attraverso gli effetti di un’unica giusta azione passata, che ha il potere di
manifestarsi e ripercuotersi tuttora nel presente, arrivando forse a portare i suoi effetti
benefici anche nel prossimo futuro. Il Monologo, come forma drammaturgica accentua
questa possibilità espressiva, eliminando la frattura temporale degli eventi, che si
riaccende in maniera struggente solo di fronte alle immagini documento.
Il testo offre in questo modo lo spunto necessario a creare un essenziale momento di
riflessione e d’approfondimento, che riporta l’attenzione verso il valore di ogni gesto
individuale.
Le musiche attinte dalla tradizione ebraica, completano il significato di questa
esperienza drammatica, facendola assurgere al valore di celebrazione.
Contenuti dei filmati
Dalla visita ufficiale di Hitler a Roma del 1938, alla costruzione del “Campo
Madre” fino alla liberazione di Auschwitz, per opera dei Russi nel ‘45,
i passi più salienti delle tappe dell’espansionismo tedesco fino alla disfatta, e
della conseguente strategia delle deportazioni, attraverso foto e documenti
filmati dalle cineteche di tutto il mondo.
Un parallelismo alternato, tra vicende personali e storia, in un montaggio
asciutto e ritmato, che rende la tragica realtà della Shoah, inequivocabile, fin
nei suoi più sconvolgenti documenti visivi.
Progetto: “Teatro incontra Giovani”
La nostra società promuove un’interessante opportunità di
incontro tra il “Teatro dei Professionisti” ed i giovani in
formazione, nei suoi vari ordini e gradi.
Grazie alla disponibilità della signora Eleonora Brigliadori,
attrice di pluridecennale esperienza professionale e alla sua
sensibilità riguardo a temi etici e sociali, ed un testo quale
“Diario Segreto”, è nata l’opportunità di proporre una nuova
formula d’incontro, tra i giovani e la cultura.
• La qualità dell’evento crea un primo passo verso
l’affezione dei giovani nei riguardi del mondo del teatro,
anche laddove le strutture non permettono l’accesso di
spettacoli più complessi.
• La multimedialità del progetto unisce la magia del
palcoscenico e i contenuti del testo con una verifica
simultanea ed un approfondimento diretto delle fonti tramite
filmati storici.
• Il dibattito, (a Vostra discrezione), viene proposto al
termine della rappresentazione e crea un’opportunità
costruttiva di incontro e confronto tra i ragazzi, gli insegnanti
ed esperti, appositamente invitati, sui temi affrontati, al fine
di suscitare ulteriori riflessioni utili agli scopi formativi ed
educativi.
PROGRAMMA DI SALA (face 1)
PROGRAMMA DI SALA (face 2)
prologo
nella soffitta
monologo finale
Per informazioni e dettagli produzione:
Arwen Films
Piazza Monteleone di Spoleto, 36
00191 Roma
Tel. 063337748 – Fax. 063331804 - 335421850
e-mail: [email protected]
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