Più flessibilità, maggiore produttività?
Pier Giorgio Ardeni
A fronte di una produttività stagnante, da più parti si dà la colpa
alle rigidità del mercato del lavoro invocando maggiore flessibilità.
Ma esiste davvero un legame tra flessibilità e produttività del
lavoro? La teoria non ci aiuta a stabilire un nesso unidirezionale...
Se guardiamo alla produttività del lavoro – PIL reale per ora
lavorata – misurata per Grecia, Italia, Portogallo, Spagna e Irlanda
(GIPSI), vediamo che essa non è aumentata da ben prima del 2008,
l'anno in cui è scoppiata la crisi finanziaria che ha poi investito
l'economia europea e mondiale.
Simile l'andamento del PIL per occupato o della produttività totale
dei fattori
Più flessibilità, maggiore produttività?
Anche se è noto che il fenomeno è complesso, alcuni studi hanno
attribuiti la bassa o nulla crescita della produttività alla presunta
scarsa flessibilità/alta rigidità del mercato del lavoro.
La rigidità/flessibilità del lavoro viene misurata da indicatori di
protezione dell'occupazione (employment protection legislation EPL) compilati dall'OECD.
Qui mostriamo i due indici di protezione per il lavoro a tempo
indeterminato (EPRC) e per quello a tempo determinato (EPT).
Più flessibilità, maggiore produttività?
Il grado di protezione del lavoro a tempo indeterminato. Indice EPRC (versione 1), 1990-2013.
Più flessibilità, maggiore produttività?
Il grado di protezione del lavoro a tempo determinato. Indice EPT (versione 1), 1990-2013.
Più flessibilità, maggiore produttività?
Come si può vedere, per quanto riguarda l’indice EPRC, è da notare
che (anche in base alla versione 3), il valore italiano nel 2013 non è
particolarmente alto, ponendosi al di sotto sia del valore tedesco
che di quello francese.
L’indice EPT nella versione 3 segnala una sostanziale stabilità nel
periodo considerato per diversi paesi (tra cui l’Italia), un aumento
per Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Portogallo e Svezia, una
riduzione per Spagna e Grecia.
Il rapporto EPT/EPRC, un indicatore di “dualismo” del mercato
(minore il valore, minore la protezione dei lavoratori a tempo
determinato rispetto a quelli a tempo indeterminato), mostra che
la maggior parte dei paesi sembra caratterizzata da una tendenza
alla riduzione di tale rapporto, che segnala un aumento del
dualismo della normativa del mercato del lavoro.
Più flessibilità, maggiore produttività?
Il mercato del lavoro italiano, per il quale si parla spesso di
“mercato protetto” degli “iper-garantiti” a tempo indeterminato a
scapito di chi (soprattutto giovani) è occupato con contratti atipici,
non sembra essere caratterizzato da un dualismo della normativa a
tutela dei lavoratori superiore a quello che caratterizza altri paesi.
Al contrario, a guardare gli indici forniti dall’OECD, in paesi come
Germania, Danimarca e Svezia sembra esserci molto più “mercato
protetto” che in Italia.
Più flessibilità, maggiore produttività?
Vi sono poi altre tendenze rilevanti, che mostrano come flessibilità
e diminuzione delle rigidità delle tutele nel mercato del lavoro non
hanno contribuito ad un miglioramento della produttività.
Guadiamo alle forme di lavoro flessibile. Tra il 1991 e il 2013:
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il lavoro a tempo parziale è aumentato a scapito di quello fulltime – tuttavia, il part-time è aumentato più in Germania e UK
che nei GIPSI, tranne che in Irlanda – la produttività oraria è salita
in Germania e calata in UK. E quindi?
Il part-time “volontario” è aumentato più nei GIPSI che altrove
I contratti a breve e a tempo determinato (“occupazione
termporanea”) sono aumentati in Portogallo, Italia, Francia e
Germania ma sono diminuiti in Grecia e Spagna, costanti in UK e
Irlanda
Più flessibilità, maggiore produttività?
In conclusione, non sembra esservi evidenza che le forme di lavoro
flessibile stiano diventando più “strutturali”; non vi è evidenza che
siano necessariamente aumentate dopo il 2007 e non vi è neppure
evidenza che siano direttamente legate all'andamento della
produttività.
Per saperne di più:
P.G. Ardeni, “Growth, productivity and flexibility. A look at the GIPSI
countries”, Settembre 2014.
E la produttività? La parola a Giuseppe Travaglini...
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