Brevi esempi di interventi di restauro su dipinti di fine ottocento e primo novecento
Mi è stato chiesto di contenere al massimo i tempi, perciò dovrò essere estremamente sintetica. In
questo mi aiuterà il fatto di presentare gli interventi mediante diapositive – poche, una quindicina in
tutto – che dovrebbero già evidenziare visivamente, abbastanza bene, i diversi problemi affrontati
ed i risultati raggiunti nel restauro di otto opere, tutte eseguite a cavallo del 1900. Mi limiterò,
quindi, a parlare di interventi di restauro su dipinti moderni, non anche su opere contemporanee, che
pongono problematiche del tutto diverse e richiedono interventi troppo diversi tra loro, per poter
fare in poco tempo una sia pur velocissima panoramica. Infine, sempre per ragioni di tempo, vi
parlerò solo delle modalità di intervento relative a pulitura e consolidamento, che ritengo possano
interessare di più sotto l’aspetto tecnico, non anche dell’integrazione pittorica, che pure è spesso di
rilevante importanza per la leggibilità e la piena godibilità dell’opera.
Il primo intervento che vi propongo riguarda la ”guardianella di tacchini”, opera di Francesco
Paolo Michetti datata 1876, in passato appartenente alla Collezione William Stewart, American Art
Galleries. E’ un olio su tela interessante, oltre che per la qualità, per una specifica soluzione tecnica
adottata dall’autore: è stata utilizzata la tela nuda, priva anche di preparazione, come cromia per la
pettorina e il fondo del grembiule della ragazza. Il mio intervento di restauro è consistito nel
ritensionare il dipinto, schiodandolo e riapplicandolo al telaio originale, e nella rimozione dello
sporco (per lo più semplice polvere) con detergente a secco sia nella parte tela che in quella ad olio.
Proseguendo in ordine cronologico, possiamo ora vedere un ritratto
eseguito da Luigi Bertelli nel 1890 circa. E’ un dipinto ad olio su cartone
che presenta una vistosa rottura orizzontale su tutta la superficie. La
fenditura è stata ricomposta iniettando cellulosa e facendo piccola
pressione, procedendo con molta cautela a pochi millimetri per volta ed
asciugando con termocauterio.
Vorrei ora farvi vedere insieme due dipinti, entrambi di
Guglielmo Ciardi: “mare e cielo”, olio su tela del 1898, e
“canale di Venezia”, olio su tavola del 1904. Hanno entrambi
una spessa copertura spessa e composta di fumo, polvere e
vernici sovrapposte in tempi diversi, ben visibili dai tasselli di
pulitura. Per la rimozione dello strato offuscante si è reso
necessario l’utilizzo di un solvente chimico.
Quello che vedete ora è un particolare di “Madame Joss De
Coucky” , dipinta da Giovanni Boldini nel 1900, olio su tela.
Nel tassello di pulitura è visibile il roseo dell’incarnato
“uscire” dal velo giallo, costituitosi col tempo con il
depositarsi sul dipinto di polveri e fumo (nicotina). Ho
ottenuto un risultato di piena soddisfazione, come è possibile
vedere dalle immagini, con un intervento di estrema
semplicità: infatti la rimozione è avvenuta, con la dovuta
cautela e pazienza, con semplice acqua demineralizzata.
Passiamo ora ad un altro dipinto, opera di Giuseppe Vizzotto Alberti, “la guardiana di oche”,
anch’esso datato 1900. Ha uno strato pittorico molto spesso, a grassetto, che tendeva a staccarsi dal
supporto, a sua volta molto irrigidito. Presentava anche uno strappo di circa due centimetri, dovuto
a un piccolo trauma. Ho proceduto al fissaggio del dipinto con resina acrilica e alla sutura dello
strappo mediante ricostruzione del tessuto con fili di lino ed akeogard. Una volta certi dell’avvenuto
consolidamento sia del supporto che dello strato pittorico, è stato possibile procedere al
ritensionamento e questo ha ridato all’opera l’aspetto che vediamo.
Vi presento un pezzo forte, “alta montagna”, eseguito da
Angelo Morbelli nel 1912, con tecnica divisionista. A tale
proposito può essere interessante rilevare che nello stesso
anno l’autore ha iniziato a scrivere il suo diario di
riflessioni “via crucis del divisionismo”.
All’esame
microscopico è stata accertata una sovrapposizione di
diverse verniciature che offuscavano e appiattivano
visibilmente la caratteristica luminosità della materia
sottostante. In questo caso, dopo diverse prove, ho adottato soluzioni e materiali ancora diversi da
quelli precedenti: la vernice è stata alleggerita con numerose ma brevi applicazioni di carta
giapponese imbevuta di solvente vegetale. Così facendo il dipinto ha riacquistato la sua naturale
trasparenza.
Come ottavo ed ultimo dipinto,
vediamo “figura azzurra” di Carlo
Corsi, del 1925 circa. E’ un dipinto a
tempera su foglio di carta da pacchi.
E’ da notare che, diversamente dal
solito, è stato eseguito sul lato lucido
della carta, anziché su quello opaco,
con la conseguenza che lo strato
pittorico aveva scarsissima adesione al
supporto e tendeva a “sfarinare”. Come
possiamo vedere, è molto accartocciato
e la pellicola pittorica fragilissima.
Dopo attento esame il dipinto è stato adagiato su un supporto aerato (tela a trama larga) e
nebulizzato con fissativo acrilico, riattivato il giorno successivo. Così ho ottenuto il fissaggio del
colore. Per ridistendere il foglio si è reso necessario umidificare il retro con cellulosa e metterlo in
sottovuoto più volte aumentando man mano la pressione. Il risultato lo vediamo.
Sono certa di essere stata breve, come mi era stato richiesto, ma spero anche di avere dato
indicazioni sufficientemente chiare sui diversi interventi che vi ho proposto. Grazie comunque per
l’attenzione.
Tilde Di Giacinto Romani
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